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Autore: AlbAM    01/04/2023    12 recensioni
Alba e Azaele finalmente si sono ritrovati e la loro storia sembra filare a gonfie vele. Ma la vita non è mai semplice e i problemi sono sempre dietro l'angolo, soprattutto se il protagonista è un diavolo innamorato e talmente sbadato da rischiare di provocare una nuova "Grande Guerra" tra Inferno e Paradiso. Ma che diavolo avrà combinato stavolta Azaele?
La scombinata banda di Demoni e Angeli di Un diavolo a Roma è tornata più in forma e incasinata che mai!
Genere: Azione, Commedia, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Universo Aza&Miky'
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Capitolo 17

La furia di Akenet




Akenet osservava Adel esterrefatto. Nella sua lunga vita, nessuno aveva mai osato dargli dello stronzo e men che meno dello stronzo totale. Per non parlare del fatto che la demonietta aveva avuto il coraggio di sbattergli in faccia la pura verità senza tanti giri di parole. Perché in fondo, dentro di sé, Akenet sapeva che assassinare la compagna umana di Azaele per rapire la creatura che ancora portava in grembo, era una porcheria indicibile.

Allo stupore poi si aggiunse la scoperta di non provare alcun desiderio di incenerirla. Al contrario vederla tenergli testa con gli occhi fiammeggianti di rabbia, il labbro inferiore spinto in fuori a formare un broncio delizioso e le piccole mani strette a pugno, gli stava provocando un inconsueto sfarfallio allo stomaco e l'irresistibile desiderio di strapparsi di dosso i jeans, sdraiarla sul divano, riempirla di baci e scoparla come se non ci fosse stato un domani, abbandonando al loro destino Krastet, Zoel e l'Alfiere del male di cui in quel preciso momento non poteva fregargliene di meno.

L'orgoglio di Arcidiavolo però ebbe la meglio. «Ti consiglio di uscire da qui prima che sia troppo tardi» suggerì con una calma che spaventò Adel.

Ignara dei veri sentimenti dell'Arcidiavolo la demonietta arretrò di un passo, ma prima di arrendersi del tutto volle fare un ultimo tentativo per convincere il suo superiore ad agire. «C'è un'altra cosa che deve sapere. I demoni mandati da Krastet e Zoel sono comandati da uno dei suoi utenti, l'inquisitore di nome Eymerich!»

Se Adel avesse lanciato una bomba incendiaria sul basso elettrico di Akenet, probabilmente avrebbe provocato una reazione solo di poco più furiosa: il suo volto divenne terreo, gli occhi si strinsero fino a ridursi a due lame rosse, le mani si trasformarono in artigli neri. «Cosa. Stai. Dicendo?» Sibilò con una voce demoniaca che Adel non gli aveva mai sentito prima.

«È la verità. Eowynziel era presente all'attacco e lo ha visto!» Ribatté lei cercando di non abbassare lo sguardo, non era il momento di mostrarsi impaurita o insicura

L'Arcidiavolo si alzò dal divano, afferrò i suoi anfibi, li infilò, si diresse con una calma solo apparente alla scrivania, accese il portatile e cercò il nome dell'utente Eymerich sul gestionale che controllava i movimenti dei dannati. Ci fu un attimo di silenzio, poi emise un ringhio terrificante e con un gesto della mano spalancò la porta d'ingresso.

«Seguimi!» ruggì.

La demone non se lo fece ripetere.

Akenet volò fino alla posizione del dannato NE - 6.990.999.999, atterrò e verificò attentamente il ghiaccio che ricopriva la prigione.

«È recente… qualcuno ha sciolto il ghiaccio e richiuso dopo aver fatto uscire Eymerich, e dal momento che non sono stato io, può essere stato soltanto un altro!» Sentenziò.

Adel provò un brivido di paura, nel viso di Akenet si leggeva chiaramente il tragico destino del demone idraulico.


#


Kafresh era intento a mettere in ordine la grotta “magazzino utensili”, quando sentì Akenet chiamare il suo nome. Uscì e nel vedere l'Arcidiavolo precipitarsi su di lui, capì all'istante di essere stato scoperto. Impallidì sentendosi perduto ma non fuggì, nella speranza che non mostrarsi codardo lo avrebbe aiutato a ottenere un minimo di pietà. Ma Akenet era troppo furioso per apprezzare il moto d'orgoglio del demone idraulico, la sua rabbia devastante travolse il povero Kafresh crocifiggendolo contro il muro della grotta mentre tutte le sue attrezzature prendevano fuoco in un turbinio di fiamme e scintille.

«Tu, lurido traditore!» ringhiò l'Arcidiavolo, fuori di sé dalla rabbia, schioccando le dita e avvolgendo il demone in un fiotto di lava infernale.

Kafresh urlò di dolore e terrore mentre la lava bruciava ogni centimetro del suo corpo.

Adel terrorizzata si lanciò in mezzo al fuoco e si frappose tra il demone e Akenet. «La prego signore torturando Kafresh non otterrà nulla, a parte farci arrivare in ritardo!»

Akenet che ancora non ragionava, strinse il collo di Adel in una morsa terribile e senza rendersene conto diede fuoco anche a lei.

Le urla di Adel si unirono a quelle di Kafresh. «Mi lasci Signore, mi sta uccidendo!»

Akenet a quelle parole riprese il controllo di sé, le lasciò andare il collo e spense le fiamme che la circondavano risanandola completamente.

Adel cadde a terra priva di forze. L'arcidivolo, preoccupato, si inginocchiò davanti a lei e le poggiò una mano sulla guancia rigata di lacrime. Si sentiva terribilmente in colpa per aver perso il controllo al punto di rischiare di ucciderla.

«Stai bene?» Domandò preoccupato.

Lei annuì, poi non riuscendo più a sopportare i lamenti strazianti del collega, cercò di riportarlo del tutto alla ragione. «Kafresh era un buon guerriero. La imploro, Signore, gli permetta di riparare al suo errore portandolo con noi. Farlo soffrire così, non ci aiuterà a recuperare Eymerich!»

Forse furono le lacrime di Adel, o forse la verità contenuta nelle sue parole o magari entrambe le cose. Fatto sta che Kafresh si ritrovò improvvisamente a terra, libero dal fuoco e dal dolore.

Akenet lo afferrò per i capelli e lo tirò su avvicinando il suo volto a quello pallido e terrorizzato del demone.

«Non avrai un'altra possibilità, lo sai vero?»

«Si, Signore!»

Akenet lo lasciò andare.

«Muovetevi!» Ordinò dirigendosi verso l'uscita della grotta senza riuscire a guardare Adel negli occhi.

Kafresh le rivolse uno sguardo grato. «Come hai fatto?» Sussurrò debolmente.

«Non lo so. A volte mi ascolta!» rispose lei ancora pallida.


#


Azaele era molto preoccupato per Alba che cominciava ad essere stanca, era evidente dalle palle di fuoco che lanciava contro i demoni ormai diminuite sia di grandezza che di potenza. Anche la sua mira era peggiorata e a causa di questo era stata costretta a salire sopra le mura del fortino di roccia improvvisato da Azaele, uscendo pericolosamente allo scoperto pur di continuare a colpire i nemici che non sembravano ancora stufi di attaccarli malgrado continuassero ad essere respinti.

Anche lui era notevolmente stanco perché, oltre a difendere se stesso, più di una volta era dovuto intervenire per allontanare i demoni che cercavano di sorprendere Michele alle spalle. Quei codardi lo attaccavano sempre in due o tre contemporaneamente e l'angelo ormai iniziava a dare segni di cedimento.

Quanto a Sakmeel, era stato ferito e anche se riusciva ancora a tenere in mano la spada, non era più in grado di combattere come prima.

Azaele prese in considerazione l'idea di sorprendere il nemico tentando una sortita dal fortino di pietra e stava per comunicare la sua decisione a Michele quando la situazione precipitò di colpo. I demoni, obbedendo a un ordine dell'incappucciato, si riunirono e attaccarono Alba tutti insieme circondandola prima che Azaele, Michele e Sakmeel avessero il tempo di impedirlo.

Azaele si lanciò in difesa di Alba, ma fu spinto contro le rocce da un turbine di fuoco e fiamme che tranciò in due il piccolo esercito di demoni e raggiunse Alba in meno di un secondo.

La giovane strega scomparve tra le ali di un demone alto, nero e furibondo che Azaele riconobbe immediatamente. «Ohmmerda, quello è...».

Una mano lo trattenne stringendogli una spalla. «Non aver paura per lei, ora ci pensa Akenet» cercò di rassicurarlo Adel.

Azaele però non si sentiva affatto rassicurato dall'idea della sua ragazza stretta tra gli artigli di uno degli Arcidiavoli più forti dell'Inferno.


#


Alba non si accorse di Akenet finché non si ritrovò stretta in mezzo alle sue ali e con un artiglio nero che le copriva la pancia. Per un attimo il pensiero che le avrebbe squarciato il ventre la terrorizzò e provò a divincolarsi.

Il demone la strinse più forte, facendo attenzione a non far male né a lei né alla creatura che aveva dentro di sé. «Stai calma!» le ordinò con un tono di voce fermo e tutto sommato rassicurante, poi ruggì degli ordini in una lingua incomprensibile. I demoni interruppero l'attacco confusi e indecisi.

L'incappucciato imprecò contro di loro e frustò il cavallo con cattiveria per spingerlo ad avvicinarsi alle rocce in modo da trovarsi di fronte all'Arcidiavolo.

«Come osi proteggere la strega e il suo abominio? Lasciala andare immediatamente, ho ordini precisi da parte di Krastet e Zoel: la strega deve morire!».

Akenet si fece una risata. «Come al solito non hai capito niente, Eymerich! Io, sono l'Arcidiavolo Responsabile del Nono girone, quello più vicino a Lucifero. Questo significa che dopo di lui, sono il più alto in comando, per cui me ne sbatto altamente di quello che ti hanno ordinato quei due imbecilli. Ti è chiaro?»

I demoni neri circondarono silenziosamente Eymerich.

«Mi è chiaro il motivo per cui sei al comando del Nono girone: non solo sei un traditore di Dio, ma anche dei tuoi simili! E ora spostati e fammi portare a termine la missione!» osò replicare Eymerich per nulla impressionato.

«Fottiti, merda umana, e la prossima volta ricordati che è proibito chiamarLo in causa invano!» Rispose Akenet schioccando le dita e dandogli fuoco.

Il cavallo nero, terrorizzato malgrado il fuoco l'avesse risparmiato, si imbizzarrì disarcionando l'inquisitore che rotolò a terra. I demoni si gettarono su di lui cercando inutilmente di spegnere le fiamme che lo stavano divorando. In quel momento si aprì una voragine infernale che permise loro di fuggire portandosi dietro l'inquisitore e sparendo alla vista di Akenet.

Un istante dopo un lampo di luce angelica trafisse la spalla sinistra dell'Arcidiavolo facendolo urlare di dolore.

Akenet lasciò andare Alba e prima di riuscire a capire come fosse potuto succedere, si ritrovò inchiodato a terra da un ginocchio di Gabriel che gli premeva sullo sterno. L'arcangelo sguainò la spada e gliela puntò alla gola.

«Non fare niente di stupido, vorrei evitare di staccarti la testa, se possibile!»

Akenet era un guerriero di grande esperienza e sapeva valutare quando era il momento di arrendersi. Malgrado il dolore lancinante e l'orgoglio ferito per essersi fatto prendere di sorpresa, allargò le braccia in segno di resa .

«Sei stato scorretto a usare il fascio di luce angelica» polemizzò notando che gli occhi dorati dell'Arcangelo brillavano ancora di una luce innaturale.

Gabriel si strinse nelle spalle. «Se è per questo, tu sei stato molto più scorretto ad attaccare un'umana in attesa di un bambino».

Adel atterrò dietro Akenet e si inginocchiò di fronte a Gabriel. «La prego Signore, non lo uccida! Non volevamo fare del male ad Alba, volevamo aiutarvi a proteggerla!»

«È vero?» domandò Gabriel.

«No, volevo solo recuperare il mio dannato!» ammise Akenet.

Adel si sentì morire, possibile che il suo capo dovesse essere sempre così cocciuto e orgoglioso?

Fortunatamente Gabriel apprezzò la sincerità della risposta. «Bé, almeno sei onesto!»

L'Arcidiavolo sbuffò, la ferita gli faceva molto male e si sentiva sempre più debole. «Comunque, grazie a te e al tuo intervento a gamba tesa, quello stronzo è riuscito a scappare».

«Sai com'è, avevi un artiglio sulla pancia di mia nuora…»

«Se avessi voluto ammazzarla adesso non se ne starebbe lì a guardarci, non credi?» rispose l'Arcidiavolo indicando Alba che nel frattempo si era avvicinata ad Adel, seguita da Azaele, Michele e uno stremato Sakmeel.

«Indubbiamente. Però ti faccio notare che quando sono arrivato, i demoni mandati da Krastet e Zoel erano già spariti dentro la voragine infernale. Per questo ti ho attaccato, pensavo che stessi per lanciarti dentro anche tu per portarti via Alba».

«Stai dicendo che neanche loro ti avevano visto? Allora è peggio di quello che credevo...» mormorò Akenet perdendo i sensi.

«Oh, no! La prego non muoia, Signore!» Si disperò Adel vedendo il corpo immobile del suo responsabile.

Gabriel rinfoderò la spada e le poggiò una mano sulla testa. «Non preoccuparti, è solo svenuto per la ferita alla spalla, non mi piace ammazzare la gente a tradimento, neanche un Arcidiavolo».

Adel scoppiò in un pianto dirotto. «Mi dispiace tanto, chiedo scusa a tutti per non avervi detto la verità su di me e per avervi spiato tutti questi mesi, sono stata inqualificabile e disonesta. Però vi posso giurare che Akenet, anche se non lo ammetterà mai, voleva davvero proteggere Alba. Lui non c'entra con il piano orribile di Krastet e Zoel».

Alba si dispiacque nel vedere Adel così affranta, si avvicinò e le passò un braccio intorno alle spalle. «Non piangere, in fondo stavi solo facendo il tuo lavoro e poi è vero che Akenet mi ha protetto, avrebbe potuto uccidermi facilmente, invece è stato addirittura molto attento a non ferirmi».

La demone la abbracciò grata, ma non riuscì a smettere di singhiozzare.

Azaele si avvicinò e cercò di consolarla anche lui. «Dai, Adel, calmati. In fondo dobbiamo ringraziarti, se non avessi lavorato per Akenet, non avresti potuto avvertirlo di quello che stava succedendo, lui non sarebbe potuto intervenire e probabilmente mio padre non sarebbe arrivato in tempo per evitare il peggio!»

Gabriel lo guardò un po' offeso e avrebbe voluto fornire la sua opinione, riguardo al suo presunto ritardo, ma Azaele gli fece un cenno come dire «E dai, papà!»

L'Arcangelo alzò un sopracciglio e rispose altrettanto silenziosamente con un'espressione che significava «E va bene, sto zitto, ma solo perché sta piangendo!»

Il cellulare di Michele squillò, facendo sobbalzare un po' tutti. L'angelo rispose e subito la sua espressione si fece preoccupata. Appena chiusa la telefonata spiegò che Sael, Razel e gli altri li aspettavano al Bad & Breakfast, e che era il caso di sbrigarsi a raggiungerli perché non solo Sakmeel e Akenet avevano bisogno di cure, ma nessuno, nemmeno Aurora, era riuscito a contattare Safet che sembrava sparito nel nulla.

«Che significa sparito nel nulla?» domandò Gabriel preoccupato per il suo migliore amico.

«Non ne ho idea, so solo che il suo cellulare è muto e che Aurora è molto preoccupata. A quanto pare ieri sera Safet le ha detto che doveva tornare urgentemente all'Inferno, ma che avrebbe cercato di rientrare entro stanotte e invece da allora non lo ha più sentito!»

«Merda, non mi piace affatto!» commentò Azaele.

«Neanche a me. Michele ha ragione, muoviamoci!» Li esortò Gabriel, prendendo tra le braccia Akenet, ancora svenuto, e innalzandosi in volo seguito da tutti gli altri, compreso Kafresh che si era tenuto in disparte fin dal momento in cui aveva incrociato Michele e al primo accenno di attacco da parte dell'angelo si era limitato ad alzare le mani e arrendersi senza fiatare.


#


Renzo Galletti era stato accompagnato da misteriose visioni fin dai primi mesi di vita, quando se ne stava a fissare il nulla e poi rideva oppure piangeva a seconda di ciò che gli appariva davanti.

I suoi genitori però avevano cominciato a preoccuparsi seriamente per quello strano comportamento solo quando intorno ai cinque anni, aveva iniziato a raccontare gli eventi di una vita passata in cui un altro papà, molto cattivo, aveva venduto sua mamma e sua sorella a degli uomini crudeli e lui aveva deciso di abbandonarlo al suo destino per cercare fortuna in giro per l'Italia.

La loro preoccupazione era aumentata quando, mentre passeggiavano per Roma, aveva iniziato a fare strane domande tipo se avevano notato quei buffi mostri che sporgevano dalle chiese, prendere vita e chiacchierare tra loro.

Alla fine era stato mandato da uno psichiatra e aveva capito, a sue spese, che era meglio tenere per sé sia le visioni che i ricordi di quella vita passata estremante avventurosa. Dedicarsi allo sport lo aveva aiutato a focalizzarsi su obiettivi concreti e a relegare in un angolo della mente le sue “stranezze” riuscendo a convincere i suoi genitori di essere guarito.

Non aveva più parlato con nessuno delle sue esperienze fino a quando aveva conosciuto sua moglie, l'unica persona alla quale si era fidato di raccontare che in realtà le visioni non lo avevano mai abbandonato del tutto. Quando lei era stata sconfitta dalla malattia però, il dolore era stato così grande che ogni altra cosa era passata in secondo piano fino a quando aveva compreso che malgrado lei gli mancasse come l'aria, doveva cercare di ricostruire la sua esistenza, un pezzo alla volta. E così, esattamente come quando si era dedicato alla pallanuoto, aveva nuovamente messo da parte quel lato di se così difficile da gestire.

E c'era riuscito abbastanza bene, almeno finché non aveva iniziato a fare amicizia con Alba. Da quel momento infatti, i ricordi della vita passata erano tornati a fargli visita con la frequenza di un tempo e con essi le visioni.

Come per esempio quella in cui poco lontano dal Bad & Breakfast, delle enormi palle di fuoco si innalzavano da dietro la collina per poi scoppiare accompagnate da enormi boati.

Renzo diede un'occhiata a sua sorella, che era impegnata a pulire il pavimento della sala da pranzo e non sembrava essersi accorta di nulla.

«Senti, Chiara. Perché non vai adesso a Roma, a fare la spesa? Ci penso io ai Clienti» le propose, convinto che fosse meglio mandarla il più lontano possibile.

Lei approvò subito. «Va, bene. Mi sembra un'ottima idea. Io sono più brava a fare la spesa e tu a gestire gli ospiti!» Stava accendendo la macchina quando vide Yetunde e le altre ospiti correre a perdifiato lungo uno dei sentieri che portavano al Bed & Breakfast. «Certo che a volte i clienti sono strani, va bene fare un po' di movimento, ma mettersi a correre in quel modo subito dopo colazione non mi sembra tanto salutare» gridò a Renzo ridendo.

Lui sorrise e la salutò con finta noncuranza. Aspettò che gli amici di Azaele raggiungessero il portico e si fermassero a respirare, quindi uscì e incrociando le braccia domandò con tono deciso. «Ok, adesso spiegatemi che cazzo sta succedendo dietro quella collina, e non voglio vedere facce fintamente sorprese né sentire risposte tipo: Perché cosa sta succedendo? Chiaro?»

Yetunde scambiò una sguardo con Elena e disse ansimando come un mantice «A te l'onore».

Elena sbuffò imbarazzata. «Bè... ecco... Ma tu esattamente cosa vedi?» domandò senza accorgersi che una panda 4X4 era entrata nel parcheggio del Bed & Breakfast.

«Delle enormi palle di fuoco che esplodono dietro la collina e una signora di circa sessant'anni che è appena scesa da una Panda, accompagnata da tre demoni di cui due dai capelli rossi e uno completamente nero!» rispose lui.

   
 
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