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Autore: Immortal Lady    06/04/2023    1 recensioni
Era ben noto a tutti gli abitanti di Privet Drive che la famiglia Dursley si vantava di essere perfettamente normale e non anelavano, in nessunissima maniera, a divergere dal loro stile di vita.
Quel martedì piovoso di circa dieci anni fa la signora Petunia Dursley, moglie di Vernon Dursley, madre di Dudley Dursley si alzò per andare a preparare la colazione. Mentre aspettava che le uova e la pancetta messe sul fuoco iniziassero a riscaldarsi, prese le bottiglie di vetro vuote e si diresse alla porta per lasciarle sul pianerottolo per il lattaio.
Non fa specie che i Dursley maledicono ancora quel giorno.
Perché il corso degli eventi deviò dall’ordinario.
Perché su quel pianerottolo non doveva trovarsi altro che l’anonimo zerbino verde comprato dalla signora Dursley.
Ma così non fu.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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~ XIII: Dieci settimane agli Esami, Uovo di Cosa?! Mamma Hagrid e recupero Clandestino ~

 

Ma Quirrell doveva essere più coraggioso di quanto credevano. Nelle settimane successive sembrava farsi sempre più pallido e smunto, ma resisteva.

Ogni volta che passavano per il corridoio del terzo piano, Harry, Hazel, Ron e Hermione accostavano l’orecchio alla porta per controllare che dentro Fuffi ringhiasse ancora. Piton si aggirava per la scuola con il suo solito malumore, il che significava che la Pietra era certamente ancora al sicuro. In quei giorni, ogni volta che i gemelli incrociavano Quirrell, gli sorridevano come ad incoraggiarlo e Ron aveva cominciato a rimproverare chiunque ridesse della balbuzie del professore. Hermione, invece, aveva altre cose cui pensare oltre la Pietra Filosofale. Aveva cominciato a programmare i ripassi e a dividere i suoi appunti per argomenti attribuendo un colore diverso a ciascuno. A Harry e a Ron non sarebbe mai passato per la testa, ma lei continuava a pungolarli perché facessero lo stesso. «Ma, Hermione, agli esami mancano secoli!»

«Dieci settimane» precisò Hermione, «dieci settimane non sono secoli, e per Nicolas Flamel non sono che un attimo».

«Ma noi non abbiamo seicento anni come Flamel» le ricordò Ron. «E comunque, si può sapere a che cosa ti serve ripassare, visto che sai già tutto?»

Hazel, seduta tra Hermione ed Harry, aveva preso a sottolineare un foglio di pergamena.

«Pure te Hazel?» chiese Ron sbalordito. Hazel alzò le spalle indifferente.

«Le sto solo dando una mano… e poi mi diverto a colorare gli appunti».

Proprio in quel momento Hermione spuntò con la testa da dietro una pila di libri con gli occhi iniettati di sangue.

«A che cosa mi serve? Ma sei matto? Ti rendi conto che dobbiamo passare questi esami per andare al secondo anno? Sono molto importanti, avrei dovuto cominciare un mese fa non so proprio che cosa mi ha preso…»

Per la foga con cui aveva parlato ci mancò “poco” che facesse cadere un calamaio pieno su una pila di pergamene che aveva appena finito di evidenziare. Quel “poco” si identificò in Hazel, che vedendo Hermione saltare come una molla per la quarta volta solo quel giorno, allungò una mano sul tavolo per tirare a sé il contenitore traboccante.

«Hermione» disse Hazel con un sospiro.

«Lo so, lo so, hai ragione» rispose Hermione risedendosi composta dopo un respiro profondo.

«Ti ricordo che ci sono state una moltitudine di motivi che non ti hanno fatto iniziare prima lo studio, tra cui nello specifico la sottoscritta con i problemi di insonnia» disse Hazel posando ciò che aveva in mano e porgendo una nuova pergamena a Hermione che la prese con un cenno del capo.

«Ah, beh, non è stato un vero problema quello» commentò Hermione con un leggero rossore sulle guance e iniziando a scribacchiare ordinatamente sul foglio.

«Poi c’è stato Piton che ha deciso di provare l’ebrezza di fare l’arbitro» continuò Hazel alzando gli occhi verso il fratello.

«Non me lo ricordare, ho ancora gli incubi» mormorò Harry con una smorfia.

«E poi c’è stato quel cretino di Malfoy» finì Hazel, voltandosi verso Ron che invece aveva un sorriso compiaciuto stampato in faccia.

«Spero che gli rimanga ancora per un po’ quell’occhio nero» commentò Ron prendendo in mano un libro a caso della pila di Hermione e iniziando a sfogliarlo.

 

Purtroppo, pareva che gli insegnanti la pensassero come Hermione. Li caricarono di tanti compiti, che, quanto a divertimento, le vacanze di Pasqua non assomigliarono neanche lontanamente a quelle di Natale. Era difficile rilassarsi con Hermione accanto che recitava i dodici usi del sangue di drago e si esercitava ad agitare la bacchetta. Bofonchiando e sbadigliando, Hazel, Harry e Ron trascorsero la maggior parte del tempo libero con lei in biblioteca cercando di finire i compiti per le vacanze.

«Questo non riuscirò mai a ricordarmelo» sbottò Ron un pomeriggio, gettando la penna d’oca e guardando nostalgico fuori dalla finestra della biblioteca. Era la prima vera, bella giornata di sole da mesi. Il cielo era azzurro chiaro, come i petali di un nontiscordardimé, e nell’aria aleggiava il profumo dell’estate imminente.

«Cosa cerchi?» chiese Hazel vedendo il fratello intento a sfogliare senza meta il volume Mille erbe e funghi magici.

«Dittamo» disse Harry alzando gli occhi speranzoso su Hazel.

«Pagina 56» rispose Hazel con un sorriso.

«Grazie Hazy»

«E di che»

Entrambi ripresero le rispettive letture ma finirono per alzare di nuovo gli occhi dai libri quando udirono Ron esclamare: «Hagrid, che cosa ci fai tu in biblioteca?».

Hagrid era apparso, nascondendo qualcosa dietro la schiena. Sembrava assolutamente fuori posto in quel suo pastrano di fustagno.

«Do solo un’occhiata» disse con un tono ambiguo che attrasse subito la loro attenzione. «Non starete mica ancora dietro a Nicolas Flamel, vero?»

«Oh, abbiamo scoperto chi è secoli fa ormai» disse Ron dandosi arie d’importanza e facendo sorridere tra sé e sé Hazel mentre girava una pagina, «e sappiamo anche a che cosa fa la guardia il cane, a una Pietra Filos…»

«Shhhh!» Hagrid si guardò intorno furtivo per vedere se qualcuno fosse in ascolto. «Non dovete mica gridarlo ai quattro venti, si può sapere che cosa vi passa per la testa?»

«In realtà» disse Harry, «volevamo chiederti alcune cose su come è sorvegliata la Pietra, a parte Fuffi…»

«SHHHHHHHHH!» fece di nuovo Hagrid. «Sentite… venite a trovarmi più tardi. Guardate, non vi prometto niente, ma voi piantatela di frugare qua dentro; gli studenti non devono sapere. Si penserà che sia stato io a dirvelo…»

«In verità stiamo veramente studiando qui» commentò Hazel annoiata alzando il libro verso Hagrid.

«Ah», fece in risposta Hagrid.

«Ci vediamo dopo, allora» disse Harry.

Hagrid se ne andò caracollando col suo passo goffo.

«Ma che cosa nascondeva dietro la schiena?» chiese Hermione pensierosa.

«Pensi che avesse a che fare con la Pietra?» chiese Harry rimettendosi composto sulla sedia.

«Io vado a vedere in che reparto è stato» disse Ron che ne aveva abbastanza di studiare. Un attimo dopo era di ritorno con una pila di libri che lasciò cadere sul tavolo.

«Draghi!» sussurrò. «Hagrid stava consultando la letteratura sui draghi! Guardate qui: Specie di draghi della Gran Bretagna e sull’Irlanda… Dall’uovo agli inferi: guida pratica per l’allevatore di draghi».

«Oh, sembrano interessanti, lascia pure qua» disse Hazel avvicinandosi i libri sui draghi e allontanando quello che stava leggendo poco prima. Lo sguardo inquisitore di Hermione la trapassò da parte a parte facendola bloccare.

«Prima il dovere poi, se hai ancora tempo, il piacere» disse Hermione rubando rapida i libri da sotto le mani di Hazel. 

«Dittatrice» grugnì Hazel riprendendo in mano il libro che aveva accantonato.

«Mi ringrazierai in futuro» rispose a tono Hermione tornando al suo lavoro.

«Valuterò se farlo o meno» commentò Hazel con gli occhi fissi sul libro.

«Bene» disse Hermione, con la penna d’oca alta in mano e gli occhi puntati su Hazel.

«Bene» rispose Hazel, ricambiando lo sguardo di Hermione.

Harry e Ron ebbero l’impressione di vedere delle scintille tra le due poi, come se niente fosse, entrambe tornarono ai rispettivi compiti con espressione rilassata e un sorriso impercettibile a piegare le labbra.

«Comunque… Hagrid ha sempre desiderato un drago, ce lo ha detto la prima volta che ci siamo conosciuti» disse Harry.

«Ma è contro le nostre leggi» disse Ron, cogliendo la palla al balzo per abbandonare di nuovo la pergamena che aveva davanti. «L’allevamento di draghi è stato dichiarato fuori legge dalla Convenzione degli Stregoni del 1709, questo lo sanno tutti. È difficile non farsi notare dai Babbani se teniamo un drago nel giardino sul retro, e comunque non si possono addomesticare: troppo pericoloso. Dovreste vedere le bruciature che si è beccato Charlie in Romania coi draghi selvatici».

«Ma in Gran Bretagna non esistono draghi selvatici, vero?» chiese Harry.

«Certo che sì» disse Ron. «Il Gallese Comune Verde e il Nero delle Ebridi. Il Ministero della Magia ha il suo bel da fare a tenere la cosa segreta. E noi maghi dobbiamo continuare a fare incantesimi sui Babbani che li hanno intravisti, affinché ne perdano il ricordo».

«Ma allora, che cosa diavolo ha in mente Hagrid?»

 

~ * ~

 

Un’ora dopo, quando bussarono alla porta del guardiacaccia, furono sorpresi nel vedere che tutte le tende erano tirate. Prima di farli entrare Hagrid chiese «Chi va là?» e poi si richiuse velocemente la porta alle spalle.

Dentro si soffocava dal caldo. Benché la giornata fosse tutt’altro che fredda, nel camino ardeva un fuoco scoppiettante. Hagrid preparò il tè per i ragazzi e offrì loro panini al prosciutto di ermellino, che rifiutarono.

«Allora, volevate chiedermi qualcosa?»

«Sì», disse Harry. Non era il caso di girarci attorno. «Ci chiedevamo se potessi dirci da che cosa è protetta la Pietra Filosofale, oltre che da Fuffi».

Hagrid lo guardò aggrottando le sopracciglia.

«Ma certo che no! Non ve lo posso dire» rispose. «Primo, non lo so neanch’io. Secondo, ne sapete già troppo e quindi in ogni caso non ve lo direi. Quella Pietra è qui per una buona ragione. Poco ci è mancato che dalla Gringott non la rubavano… penso che a questo punto ci siate arrivati, no? Però, mi venisse un colpo se capisco come avete fatto a sapere di Fuffi».

«Dai, Hagrid, magari non ce lo vuoi dire, ma lo sai. Tu sai tutto quel che avviene a Hogwarts» lo adulò Hermione con voce calda e suadente. La barba di Hagrid ebbe un fremito: i ragazzi avrebbero giurato che il gigante stesse sorridendo. «Ci chiedevamo soltanto chi si sia occupato della protezione» proseguì Hermione. «Cioè. volevamo sapere, a parte te, di chi può essersi fidato Silente al punto da lasciarsi aiutare».

Il petto di Hagrid si gonfiò d’orgoglio a queste ultime parole. Harry e Ron lanciarono a Hermione un’occhiata raggiante.

«E queste doti da adulatrice dove le hai imparate?» bisbigliò curiosa Hazel a Hermione.

«Da un libro ovviamente» rispose Hermione con espressione saputa.

«Ovviamente» commentò Hazel trattenendo una risata.

«E poi ho fatto pratica con te» aggiunse Hermione.

«Cosa?» chiese Hazel, ma proprio in quel momento il rombo tonante della voce di Hagrid coprì qualsiasi risposta di Hermione.

«Be’... immagino che non ci sia niente di male se vi dico questo… Vediamo un po’... Silente ha preso Fuffi in prestito da me… poi alcuni degli insegnanti hanno fatto degli incantesimi: la professoressa Sprout… il professor Flitwick… la professoressa McGonagall…» e mentre li elencava li contava sulle dita, «il professor Quirrell… e naturalmente anche Silente ha fatto qualcosa. Aspettate un attimo. Ho dimenticato qualcuno. Ah, sì, il professor Piton».

«Piton?» dissero in coro tutti e quattro i ragazzi.

«Già. Sentite un po’ non è che state ancora rimuginando cose strane sul suo conto, no? Guardate che Piton ha dato una mano a proteggere la Pietra: non ha nessuna intenzione di rubarla!»

Harry sapeva che Hazel, Ron e Hermione stavano pensando la stessa cosa. Se Piton fosse stato coinvolto nella protezione della Pietra, non avrebbe dovuto aver avuto difficoltà a scoprire quali sistemi di sorveglianza avessero escogitato gli altri insegnanti. Probabilmente sapeva tutto… a eccezione, a quanto pareva, dell’incantesimo di Quirrell e del modo per evitare le ire di Fuffi.

«Tu sei l’unico che sa come si fa a tenere buono Fuffi, vero, Hagrid?» chiese Harry in tono ansioso. «E non lo diresti a nessuno, no? Neanche a uno degli insegnanti?»

«Non lo sa anima viva, solo io e Silente» disse Hagrid tutto fiero.

«Be’, è già qualcosa» sussurrò Harry agli altri per non farsi sentire. Poi disse: «Hagrid, non è che si potrebbe aprire una finestra? Sto scoppiando di caldo».

«Impossibile, Harry, mi dispiace» disse Hagrid. Harry notò che lanciava un’occhiata di sbieco al focolare. Tutti e quattro i ragazzi seguirono la direzione del suo sguardo. 

«Ehi, Hagrid, e quello che cos’è?» chiese Hazel massaggiandosi la fronte, sentendo già un principio di mal di testa batterle sulla fronte.

Ma sapeva già di che cosa si trattasse. Proprio al centro del caminetto, sotto il bollitore, c’era un enorme uovo nero. «Oh», disse Hagrid giocherellando nervosamente con la sua barba. «Quello… ehm…»

«Dove l’hai preso, Hagrid?» chiese Ron chinandosi sul focolare per vedere l’uovo da vicino. «Dev’esserti costato una fortuna».

«L’ho vinto» disse Hagrid. «Ieri sera. Sono sceso al villaggio per farmi un goccetto e mi sono messo a giocare a carte con un tizio che non conoscevo. Anzi, a dir la verità mi pareva che fosse molto contento di disfarsene».

«E ci credo» commentò Hazel al vuoto.

«Ma che cosa farai, quando si schiude?» chiese Hermione.

«Be’, mi sono dato un po’ alla lettura» disse Hagrid estraendo un librone da sotto il cuscino. «L’ho trovato in biblioteca: Allevare draghi per lavoro e per hobby… Naturalmente è un po’ vecchiotto, ma dentro c’è proprio tutto. Bisogna tenere l’uovo sul fuoco, perché a quanto pare le mamme drago scaldano i loro piccoli col fiato… Poi, quando si schiude, ogni mezz’ora bisogna dare al piccolo un secchio di brandy mescolato a sangue di pollo. E qui, vedete? Spiega come riconoscere le diverse specie dall’uovo… Il mio, pare, è un Dorsorugoso di Norvegia. Una specie molto rara».

Aveva un’aria molto compiaciuta, ma Hermione non lo era altrettanto. Hazel aveva già sepolto la testa tra le braccia borbottando parole intellegibili sconfortata.

«Hagrid, tu abiti in una capanna di legno» osservò Hermione.

Ma Hagrid non l’ascoltava. Canticchiava allegramente mentre attizzava il fuoco.

 

~ * ~

 

E così, adesso avevano un’altra cosa di cui preoccuparsi, e cioè quel che sarebbe potuto accadere a Hagrid se qualcuno avesse scoperto che nascondeva un drago nella sua capanna.

«Mi domando com’è vivere una vita tranquilla» sospirò Ron, una delle tante sere di fila che passarono a sgobbare sulla montagna di compiti che gli erano stati assegnati.

«Me lo chiedo anch’io Ron» commentò Hazel con lo sguardo perso sulla pergamena che aveva davanti.

Ormai Hermione aveva cominciato a compilare programmi di ripasso anche per Harry e Ron, facendoli diventare matti.

«Perché non hai fatto un programma anche per Hazel?» chiese Ron quando si vide allungare Il suo da Hermione.

«Perché il mio programma lo ho steso insieme a lei» rispose Hermione. «E lo sta seguendo insieme a me».

Harry e Ron si guardarono bene dall’aggiungere altro vista l’espressione stanca dipinta sul viso di Hazel.

 

Un mattino a colazione Edvige portò ai gemelli un altro messaggio di Hagrid. Dentro c’erano soltanto tre parole: Si sta schiudendo.

Ron aveva voglia di saltare Erbologia e di andare difilato alla capanna, ma Hermione non volle neanche sentirne parlare.

«Senti un po’, Hermione, quante volte in vita nostra potremo vedere schiudersi un uovo di drago»

«Ma abbiamo le lezioni! Ci cacceremo nei guai, ed è ancora niente in confronto a quel che capiterà ad Hagrid quando si scoprirà quel che sta facendo!»

«Zitti!» sussurrò Harry.

Malfoy era a pochi metri di distanza e si era fermato di colpo per ascoltare.

Quanto aveva udito di quel che avevano detto? Harry ed Hazel si scambiarono un’occhiata nervosa, a nessuno dei due piaceva affatto l’espressione sulla faccia di Malfoy. Ron e Hermione litigarono per tutto il tragitto fino all’aula di Erbologia e alla fine la ragazza acconsentì a recarsi da Hagrid con gli altri tre durante la ricreazione. Quando si udì la campana del castello che annunciava la fine della lezione, tutti e quattro si affrettarono ad attraversare il parco fino al margine della Foresta. Hagrid li accolse col volto arrossato per l’eccitazione.

«Sta quasi uscendo». Li accompagnò in casa. L’uovo era posato sul tavolo, inciso da crepe profonde: dentro c’era qualcosa che si muoveva e dall’interno proveniva un curioso ticchettio. Tutti trascinarono le seggiole vicino al tavolo e stettero a guardare col fiato sospeso.

A un tratto si udì raschiare e l’uovo si spaccò in due. Il draghetto cadde sul tavolo con un piccolo tonfo. Non era esattamente quel che si dice grazioso. Ai gemelli sembrava un ombrello nero tutto accartocciato. Le ali, coperte da aculei, erano enormi a confronto del corpicino esile e nero come la pece. Aveva il muso allungato, narici larghe, due cornini appena accennati e sporgenti occhi arancioni. Il draghetto starnutì e dal naso gli uscirono un paio di scintille.

«Non è adorabile?» mormorò Hagrid tendendo una mano per accarezzare la testa dell’animale. Questo fece per mordergli le dita scoprendo zanne acuminate.

«Che Dio lo benedica… guardate, riconosce la mamma!» disse Hagrid.

«Non esattamente» disse Hazel osservando preoccupata come il drago stava occhieggiando Hagrid.

«Hagrid» disse Hermione, «un Dorsorugoso di Norvegia quanto ci mette a crescere, esattamente?»

Hagrid stava per rispondere, quando il volto gli si fece improvvisamente pallido: balzò in piedi e corse alla finestra. Hazel si fece da parte in fretta spostandosi sulla sinistra e inavvertitamente avvicinandosi di più al tavolo.

Il drago, che fino a quel momento aveva seguito con il piccolo musetto Hagrid, spostò subito la sua attenzione su Hazel.

Entrambi presero ad osservarsi a vicenda mentre Harry, Ron ed Hermione erano girati verso Hagrid per capire cosa fosse successo.

 

Hazel cercò il più possibile di rimanere calma e di mantenere un’espressione neutra sul viso, nel mentre la sua mente non era mai stata tanto attiva; infiniti scritti, immagini e parole le passarono per la mente nel tentativo di trovare un modo per allontanarsi senza causare l’ira del draghetto.

Ad un tratto le tornò alla mente una frase detta in un documentario sui rettili e sui loro piccoli appena nati. Era un giovedì sera di quattro anni prima, Zia Petunia e zio Vernon erano accomodati sul divano ricamato al centro del salotto, Dudley era in camera sua, probabilmente a far esplodere qualche alieno al pc visto gli urli che si sentivano ogni tanto arrivare dall’alto; e i gemelli erano occupati a lavare i piatti con un terribile vuoto allo stomaco.

Erano in punizione da circa una settimana e gli era stato vietato sia il pranzo che la cena, con l’unico pasto la colazione della mattina. 

Erano entrambi stanchi e deboli e quella sera specialmente più degli altri giorni. Hazel stava aspettando con un canovaccio in mano, gli occhi chiusi e la testa appoggiata al frigorifero che Harry finisse di spazzolare poco energicamente un piatto, quando alla TV partì un documentario sui rettili.

 

«Esiste un legame molto forte che, nel regno animale, unisce la madre ai propri piccoli. Ma esistono parecchie differenze, se parliamo di un mammifero, un uccello o un rettile»

Con in sottofondo la voce dell’uomo alla TV e il russare degli zii sul divano, Harry ed Hazel finirono il loro lavoro al lavandino.

«Andiamo» mugugnò Harry trascinando i piedi fuori dalla cucina.

 

«- le femmine del pitone del Natal si prendono cura dei loro piccoli per due settimane, dopo la schiusa delle uova. Anche se sembra poco tempo, dobbiamo tenere a mente che buona parte dei rettili, e specialmente i serpenti, mantengono un atteggiamento assolutamente freddo e distaccato dalla prole. I piccoli sono completamente sviluppati e perfettamente in grado di nutrirsi da soli. È abbastanza comune che non conoscano nemmeno la loro madre, come nel caso di alcune tartarughe marine. Il fatto che la femmina del pitone del Natal decida di rimanere accanto ai suoi piccoli per circa 15 giorni è davvero sorprendente. Non solo li protegge e li controlla. La cosa più importante è che li scalda di notte, dato che i neonati non sanno regolare bene la temperatura dei loro corpicini -».

Il ricordo si interruppe con il suono della porta del sottoscala che si chiudeva alle spalle di Hazel.

Ma non c’era scritto su nessun libro della biblioteca che i draghi hanno lo stesso comportamento dei Pitoni del Natal.

Sudore freddo iniziò a scendere lungo la schiena di Hazel. Il piccolo di drago emise un suono basso, a metà strada tra un brontolio e un ringhio, ma nessuno sembrò sentirlo a parte Hazel. Nessuno dei due aveva ancora battuto ciglio, occhi verdi fissi in quelli arancioni del piccolo rettile.

Il piccolo di drago sembrò spazientirsi non avendo ricevuto risposta al verso di prima, ma prima che potesse emettere altro Hazel gli sussurrò: «Hush». Il piccolo rettile si quietò di colpo sentendola.

Sarà stato il tono di Hazel, calmo ma fermo nonostante il nervosismo, l’espressione neutra ma non fredda, curiosa ma non invadente che, infine, fece avvicinare il piccolo a lei.

Quando i tre ragazzi e Hagrid si girarono per parlare videro una scena inaspettata.

«Hazel?» domandò Harry, con una nota di preoccupazione nella voce.

Il piccolo non era più al centro del tavolo dove si trovava poc’anzi, ma era appoggiato con le zampe sulle spalle di Hazel e le stava annusando i capelli con piccoli sbuffi dal naso.

 

«Sì?» rispose Hazel lanciando un’occhiata rapida al trio più Hagrid prima di riportare l’attenzione sul cucciolo che le si era arrampicato addosso e, con delicatezza, gli prese le zampe per posarle sul tavolo. Il piccolo emise un breve verso acuto, palesemente non contento di essere stato riportato giù e iniziando anche a sbuffare fumo nero dalle narici.

«Attenta sta per-» iniziò a dire Ron pronto per lanciarsi su Hazel per toglierla dalla traiettoria della fiammata che sarebbe uscita di lì a poco. Ma prima che il piccolo potesse fare altro, Hazel avvicinò la fronte alla piccola testa del drago, il quale di riflesso smise di sbuffare fumo e andò incontro alla fronte di Hazel con il musetto.

Harry, Ron ed Hermione guardarono con tanto d’occhi il piccolo di drago, mentre quest’ultimo strofinava il piccolo capo munito di cornini contro Hazel ed emetteva una serie di versi come «Rrraaaa pi piiiii?» che sembravano quasi delle domande indirizzate ad Hazel; nel mentre la coda del piccolo rettile aveva buttato a terra tutto ciò che si trovava a portata sul tavolo.

 

«Hagrid, spero tu abbia già qualcosa da dargli da mangiare» disse Hazel in direzione del mezzo gigante.

«Ma certo!» disse Hagrid iniziando a muoversi in giro per la capanna, osservato attentamente dal piccolo di drago.

«Quindi, che succede?» domandò di nuovo Hazel. Le rispose Hagrid, dopo aver appoggiato amorevolmente una ciotola piena di sangue di pollo e brandy davanti alla neonata creatura, la quale ci si fiondò vorace.

 

«C’era qualcuno che spiava attraverso le tendine… un ragazzino… è partito di corsa verso la scuola».

Hazel scambio un’occhiata con il trio che era andato dietro ad Hagrid poco prima.

«Ditemi che non era biondo»

L’espressione sui visi Harry, Ron ed Hermione fu una risposta più che sufficiente.

Malfoy aveva visto il drago.

~ * ~

«Sai, non ho ancora capito come hai fatto a… beh, fare quello che hai fatto con quel drago» disse Ron mentre risalivano la collina per andare alla Sala Grande.

«Considerando che nei libri che abbiamo trovato in biblioteca non c’era una reale soluzione a come comportarsi con i draghi neonati» aggiunse Hermione.

«E questa è anche la prima volta che ne incontriamo uno» disse Harry superando Hazel e fermandosi a fianco a Ron ed Hermione che erano arrivati in cima alla collina.

Tutti e tre attendevano una risposta e la ricevettero quando anche Hazel arrivò in cima.

 

«Beh», iniziò Hazel grattandosi una guancia con un’unghia, «Mi sono ricordata una cosa sui rettili e ho avuto abbastanza fortuna che il piccolo non mi si sia rivoltato contro».

Il silenzio che ne seguì fece capire ad Hazel che si aspettavano di più come risposta.

 

«Uff, onestamente non so esattamente come mai il piccolo si sia comportato come si è comportato. Quando vi siete girati per controllare cosa avesse visto Hagrid io sono finita vicino al tavolo e il drago se n’è accorto, ci siamo fissati per un po’ e… e non mi sembrava molto contento, io ho cercato di non fare movimenti strani o altro ma mi ha comunque mezzo ringhiato contro e poi… quando stava per, penso, ringhiarmi di nuovo gli ho sussurrato “Hush” e… si è calmato e poi non ho fatto altro… e poi me lo sono ritrovato praticamente in braccio e, beh, a quel punto vi siete girati»

«Hush?» dissero in coro Hermione ed Harry confusi.

«È un suono che ho sentito fare anche a mia madre… lo faceva spesso quando Ginny era più piccola e piangeva» commentò Ron.

«Ah», dissero in coro Harry ed Hermione.

«In effetti lo faceva anche zia Petunia… e altre signore del quartiere» disse Harry ragionando.

«Quindi hai agito come avrebbe agito una madre per calmare il proprio bambino» riassunse Hermione ed Hazel annuì.

«Sei stata molto fortunata… però un po’ ti invidio, non ho mai avuto un contatto simile con un piccolo di drago» disse Ron con un sorriso che venne ricambiato da Hazel.

«Ma che cos’era che ti eri ricordata sui rettili?» chiese Harry affiancandosi alla sorella mentre tutti e quattro ricominciavano a camminare. Ron ed Hermione, poco più indietro, li ascoltavano.

«Humm, non so se ti ricordi di quel documentario sui rettili che era passato alla TV quattro anni fa… »

Harry ci pensò su, ma poi finì per scuotere la testa e dire: «… non me lo ricordo».

«Eravamo in punizione in quel periodo… se non mi sbaglio era il sesto o il settimo giorno che non mangiavamo»

Alle loro spalle Hermione e Ron strabuzzarono gli occhi senza che i gemelli li notassero.

«Mi ricordo vagamente quel periodo» commentò Harry.

«Beh, non che ci sia molto da ricordare… comunque è andato in onda un documentario sui rettili e hanno parlato delle femmine del pitone del Natal, che è una delle poche specie di rettili che rimane accanto ai suoi piccoli per circa 15 giorni, controllandoli e proteggendoli»

«Sinceramente non mi ricordo nulla… ma, in pratica, hai ipotizzato che comportarsi come una “madre” fosse la scelta giusta e per pura coincidenza ha funzionato»

«Già» confermò Hazel annuendo.

«Sei stata molto fortunata, potevi farti male» disse serio Harry.

«Credo mi sarei fatta più male se fossi rimasta immobile» commentò onestamente Hazel, per poi sospirare.

Harry prese la mano della sorella nella sua iniziando a stringendola preoccupato, non volendo aggiungere altro alla discussione.

Ron ed Hermione dietro di loro non spiccicarono parola finché non presero posto al tavolo dei Grifondoro.

 

~ * ~

Nel sorrisetto beffardo che Malfoy portò stampato in faccia per tutta la settimana seguente c’era qualcosa che innervosiva molto Harry, Hazel, Ron e Hermione. I quattro passarono gran parte del tempo libero nella capanna semibuia di Hagrid, cercando di farlo ragionare.

«Senti, lascialo andare» lo esortava Harry. «Liberalo»

«Ma non posso» rispondeva Hagrid. «È troppo piccolo. Morirebbe».

«Hagrid» lo fermò Hazel. «Non stiamo parlando di un cane, stiamo parlando di un drago»

 

In quel momento il piccolo di drago saltò sul tavolo, allungando poi il lungo collo squamato verso Hazel per strofinare il muso sul capo di lei. Tutti osservarono il drago, compresa Hazel che allungò piano una mano a cui il piccolo rettile si avvicinò curioso.

 

Nel giro di una settimana la sua lunghezza si era già triplicata e la sua testa era ormai grossa quanto la mano di Hazel. Dalle narici continuavano a uscirgli volute di fumo.

Hagrid aveva trascurato i suoi doveri di guardiacaccia, tanto aveva da fare con il drago. Il pavimento era coperto di bottiglie di brandy vuote e di penne di pollo.

«Ho deciso di chiamarlo Norberto» disse guardando il drago con gli occhi lucidi. «Mi riconosce davvero: guardate. Norberto! Norberto! Dov’è la mamma?»

«È andato fuori di testa» mormorò Ron all’orecchio di Harry.

«Hagrid» disse Harry ad alta voce, «da qui a quindici giorni, Norberto sarà lungo quanto la tua casa. Malfoy potrebbe andare a spifferare tutto a Silente in qualsiasi momento».

Nel mentre il piccolo di drago stava usando la mano di Hazel per grattarsi sopra un’ala. Hazel, divertita, iniziò a grattare piano contro le squame che contornavano l’ala, per poi salire su in direzione del collo fino ad arrivare quasi sotto il muso. Il piccolo di drago la lasciò fare, godendosi il tutto con le palpebre abbassate sugli occhi arancioni. Hagrid si morse un labbro guardandolo.

«Lo so… lo so che non potrò tenerlo per sempre, ma non posso mica abbandonarlo, no?»

Harry si volse di scatto verso Ron.

«Charlie» disse.

«Stai diventando matto pure tu» si allarmò Ron. «Io sono Ron, hai presente?»

«Ma no! Charlie… tuo fratello! In Romania. Quello che studia i draghi. Potremmo mandare Norberto da lui. Charlie potrebbe allevarlo e poi liberarlo nella Foresta!»

«Geniale!» esclamò Ron. «Che ne dici, Hagrid?»

Alla fine, Hagrid acconsentì a mandare un gufo a Charlie per chiedergli se andasse bene.

La settimana seguente trascorse lenta. Giunse mercoledì sera: tutti erano già a letto da un pezzo, solo Hermione e Harry erano seduti nella sala comune. L’orologio a muro aveva appena suonato la mezzanotte, quando il buco del ritratto si aprì di colpo. Non appena si furono tolti il Mantello dell’Invisibilità Hazel e Ron apparvero dal nulla. Erano stati giù alla capanna di Hagrid per aiutarlo a dar da mangiare a Norberto, che adesso divorava topi morti a carrettate.

«Mi ha morso!» disse Ron mostrando loro la mano fasciata in un fazzoletto insanguinato. «Non riuscirò a tenere in mano una penna d’oca per una settimana. Ve lo dico io: quel drago è l’animale più terribile che ho mai visto, ma da come lo tratta Hagrid, si direbbe un tenero coniglietto. Quando Norberto mi ha morso, Hagrid mi ha rimproverato per averlo spaventato. E quando sono uscito gli stava cantando la ninna nanna»

Hazel a fianco a lui non aveva detto nulla, guardava a tratti corrucciata fuori dalla finestra e a tratti preoccupata la mano di Ron.

«Che le succede?» chiese sottovoce Hermione a Ron, Hazel nel mentre si era andata a sdraiare sul divano poco lontano da loro con uno sbuffo di stanchezza.

Harry che aveva osservato di sottecchi la sorella si girò verso Ron curioso.

 

«Hanno avuto una discussione accesa lei e Hagrid, io mi sono perso come è iniziata perché stavo recuperando da fuori dei secchi ma quando sono rientrato Hazel stava cercando di far ragionare Hagrid, ma lui non l’ascoltava e alla fine gli ha detto: “Hagrid, dai un freno al tuo istinto da madre o finirai per essere espulso da Hogwarts per questo!”. A quel punto Hagrid gli ha finalmente prestato orecchio e gli ha risposto: “Ma è mio figlio, come posso lasciarlo andare!”, e a quel punto Hazel gli ha detto: “Mi sono persa, da quando hai iniziato a deporre uova? Specialmente di Drago!”. Da lì in poi Hagrid ha iniziato a borbottare: “È mio figlio, punto e basta”,  “Non importa che lo abbia fatto io o meno”, “Voi non mi capite”, “Finirà per morire di fame se è lontano da me” e altre cose che non ho capito. Sinceramente io avrei gettato la spugna ma Hazel si è avvicinata a lui e, se non mi sbaglio, gli ha detto: “Hagrid, ascoltami per piacere, quello che stai facendo non è giusto né per te né per il piccolo di drago” e poi…»

 

«E poi che è successo?» chiese Harry.

 

«Hagrid è uscito velocemente dalla capanna ed Hazel lo ha seguito. Io sono rimasto dentro con il drago che era troppo occupato a mangiare topi per notare la mia paura. Non so cosa si siano detti fuori, quando alla fine mi sono avvicinato alla finestra per capire cosa stessero facendo il drago mi ha morso la mano. Sentendo il mio urlo Hazel e Hagrid sono rientrati… Hazel mi ha fasciato la mano che delle bende che aveva Hagrid e, vi ricordate prima che vi ho detto che Hagrid mi aveva rimproverato per aver spaventato il drago? Ecco diciamo che Hazel lo ha rimproverato a sua volta e beh… è riuscita a zittirlo… Tornando indietro non abbiamo parlato di altro oltre che della mia mano» disse Ron.

 

Si udì bussare alla finestra buia.

«È Edvige!» esclamò Harry, affrettandosi ad aprirle. «Deve avere la risposta di Charlie!»

Hazel, sentendolo, gli andò subito incontro insieme a Ron e Hermione e tutti e quattro accostarono le teste per leggere il messaggio, che diceva:

 

Caro Ron,

come stai? Grazie della lettera. Sarei lieto di prendere con me il Dorsorugoso di Norvegia, ma non sarà facile farlo arrivare fin qui. Credo che la cosa migliore sia affidarlo a certi amici che verranno a trovarmi la prossima settimana. Il problema è che non possono essere visti mentre trasportano un drago clandestino.

Potresti far salire il Dorsorugoso sulla torre più alta, a mezzanotte di sabato?

Loro possono venirti incontro lì e portarselo via finché è ancora buio.

Mandami una risposta al più presto.

 

Con affetto,

Charlie

 

Si guardarono.

«Abbiamo il Mantello dell’Invisibilità» disse poi Harry. «Non dovrebbe essere troppo difficile… mi pare che il Mantello sia grande abbastanza da coprire tre di noi e Norberto».

Quella settimana era stata talmente dura che gli altri tre furono subito d’accordo con lui: avrebbero fatto qualsiasi cosa pur di disfarsi di Norberto… e di Malfoy.

 

Ma vi fu un intoppo. La mattina dopo, la mano di Ron si era gonfiata fino a diventare il doppio dell’altra. Il ragazzo non era certo di far bene ad andare da Madame Pomfrey: e se si fosse accorta che si trattava di un morso di drago?

Comunque, il pomeriggio non aveva più scelta: la ferita era diventata di un brutto colore verde. A quanto sembrava, le zanne di Norberto erano velenose.

A fine giornata, Hazel, Harry e Hermione si precipitarono in infermeria dove trovarono Ron a letto, in condizioni pietose.

«Non è soltanto la mano» sussurrò, «anche se mi sento come se mi stesse per cadere. Malfoy ha detto a Madame Pomfrey che voleva prendere in prestito uno dei miei libri, e con questa scusa è venuto a farsi quattro risate alla faccia mia. Non ha smesso un attimo di minacciare di spifferare da che cosa sono stato morso… Io ho detto che era stato un cane, ma non penso che Madame Pomfrey mi abbia creduto. Non avrei proprio dovuto picchiarlo, alla partita di Quidditch: è per questo che adesso se la prende con me» concluse Ron.

I gemelli ed Hermione cercarono di calmarlo.

«Entro la mezzanotte di sabato sarà tutto finito» disse Hermione, ma la cosa non parve tranquillizzarlo minimamente. Anzi, Ron si tirò su a sedere e cominciò a sudare.

«A mezzanotte di sabato!» esclamò con voce roca. «Oh no… oh no… mi è appena tornato in mente che… dentro il libro che Malfoy ha portato via con sé c'era la lettera di Charlie! Adesso sa che stiamo per disfarci di Norberto».

Harry, Hazel e Hermione non ebbero neanche il tempo di rispondere. In quel preciso istante entrò Madame Pomfrey e li mise alla porta, dicendo che Ron aveva bisogno di dormire.

 

«Ormai è troppo tardi per cambiare il nostro piano» disse Harry.

«Non abbiamo tempo di mandare un altro gufo a Charlie, e questa potrebbe essere la nostra unica possibilità di far sparire Norberto. Dobbiamo rischiare. E comunque, abbiamo il Mantello dell’Invisibilità e Malfoy questo non lo sa».

Quando andarono da Hagrid per riferirgli tutto, trovarono Zanna, il suo danese, seduto fuori con la coda bendata. Hagrid parlò loro attraverso la finestra.

«Non vi faccio entrare» spiegò. «Norberto è in vena di dispetti… ma io so bene come trattarlo».

Quest’ultima frase parve una frecciatina indiritta a Hazel, la quale sospirò stanca senza dire nulla. Quando gli dissero della lettera di Charlie, gli occhi gli si riempirono di lacrime. Ma forse piangeva perché Norberto gli aveva appena morso una gamba.

«Ahi! Tutto a posto, mi ha preso sullo stivale… è soltanto un gioco… in fine dei conti, è ancora piccolino».

«Nor!» disse Hazel ad un tono abbastanza alto da farsi sentire dal drago. In risposta si sentì un raschiare vicino ad Hagrid e poi il naso del drago spuntò dalla finestra, solo la mole di Hagrid gli impediva di lanciarsi fuori direttamente.

«Non fare male ad Hagrid» disse Hazel, senza però guardare verso Hagrid, con un’espressione a metà strada tra il disagio e l’imbarazzo dipinta sul viso.

Uno sbuffo di fumo nero e acre uscì dalle narici del drago impedendo ad Hagrid di dire alcunché e iniziando a farlo tossire; il drago si pronunciò con un ultimo borbottio risentito prima di scendere di allontanarsi dalla finestra, ma non prima di picchiare con forza la coda sul muro, facendo sbatacchiare le finestre. Quando i gemelli e Hermione ripresero la strada del castello, chi più e chi meno, non vedevano l’ora che arrivasse sabato.

 

Quando giunse il momento di dire addio a Norberto, avrebbero anche potuto provare pena per Hagrid, se non fossero tanto preoccupati al pensiero di quel che li aspettava. Era una notte molto buia e nuvolosa e arrivarono alla capanna con un po’ di ritardo perché si erano attardati nella Sala d’Ingresso ad aspettare che Peeves la smettesse di giocare a tennis contro il muro e si togliesse di torno.

Hagrid aveva già sistemato Norberto dentro una grossa cassa.

«Gli ho messo un bel po’ di topi e di brandy per il viaggio» disse con voce soffocata. «E anche il suo orsacchiotto, se mai si sente solo».

Dall’interno della cassa provenivano rumori sinistri: i gemelli ebbero l’impressione che Norberto stesse staccando la testa all’orsacchiotto.

«Addio, Norberto!» singhiozzò Hagrid mentre Harry, Hazel e Hermione ricoprivano la cassa con il Mantello dell’Invisibilità e ci s’infilavano sotto anche loro. «La mamma non ti dimenticherà!»

Non si spiegarono mai come riuscirono a trascinare quella cassa su fino al castello. Era quasi mezzanotte quando la sollevarono per salire la scalinata di marmo e la trascinarono attraverso l’ingresso e lungo i corridoi bui. Poi un’altra scala, un’altra ancora: neppure la scorciatoia che conoscevano i gemelli servì a facilitare il compito.

«Ci siamo quasi!» esclamò Harry ansimando quando raggiunsero il corridoio situato al di sotto della torre più alta.

Davanti a loro qualcosa si mosse così all’improvviso che quasi lasciarono cadere la cassa. Dimenticando di essere invisibili, si ritrassero nell’ombra e rimasero a guardare le sagome scure di due persone impegnate in un corpo a corpo a tre metri da loro. A un tratto si accese un lume.

Era la professoressa McGonagall, in vestaglia scozzese e retina per i capelli, che teneva saldamente Malfoy per un orecchio.

«In punizione!» gridò. «E venti punti in meno a Serpeverde! Andare in giro nel bel mezzo della notte… Come ti permetti

«Professoressa, lei non capisce… stanno arrivando i Potter… hanno un drago!»

«Ma che sciocchezze! Come osi raccontare simili panzane! Avanti, Malfoy… riferirò tutto al professor Piton!»

Dopo quel che avevano udito, salire la ripida scala a chiocciola che conduceva in cima alla torre sembrò loro la cosa più facile del mondo. Soltanto quando furono usciti fuori nell’aria fredda della notte si tolsero di dosso il Mantello, lieti di poter finalmente tornare a respirare come si deve.

«Mai p-più» boccheggiò Hazel accasciandosi sulla cassa.

Hermione improvvisò un balletto.

«Malfoy si è beccato una punizione! Sono talmente contenta che mi metterei a cantare!»

«Evita» le consigliò Harry.

Sempre ridendosela per la sorte di Malfoy, rimasero in attesa, mentre Norberto si agitava nella sua cassa.

«Sapete… mi mancherà un pochino Nor» disse Hazel ad un certo punto, accarezzando la cassa.

Harry ed Hermione la guardarono un attimo spaesati, a loro non sarebbe mancato più di tanto.

«È già la seconda volta che ti sento chiamare il drago Nor, perché lo chiami così?» chiese Hermione. Hazel sorrise ad entrambi per poi fare un cenno verso la cassa e chiudere gli occhi.

«Perché è una femmina» commentò Hazel. «Hagrid non lo sa e… non mi sono sentita di dirglielo»

«Come sai che è una femmina?» chiese Harry curioso.

«Perché ha tutte le caratteristiche che la identificano come tale» rispose Hazel con un mezzo sorriso verso la cassa. «Il portamento più aggressivo, il colore delle squame più chiaro sotto il muso, lo forma delle corna più arcuata sulle punte e altre cose… non è molto accentuato ma si può già capire»

«Ah», fece Harry ed Hermione disse: «Non ci avevo fatto caso».

«Nemmeno io l’avevo notato all’inizio e… il fatto che sia una femmina spiega perché ha morso Ron e ha ripetutamente morso Hagrid… non è solo per giocare come pensa Hagrid, in diversi libri è specificato che i draghi giovani tendono ad essere meno aggressivi con elementi delle stesso sesso e di razze diverse»

«Questo è… vero» disse Hermione scoraggiata. «Non mi sono ricordata quel particolare…»

«Hermione» la richiamò Hazel distraendola dai suoi pensieri. «Nemmeno io me lo sono ricordata, non fartene un cruccio ora».

Hermione annuì rimanendo però pensierosa. Il drago nel mentre aveva iniziato a graffiare all’interno della cassa.

Dopo circa dieci minuti, videro sbucare di colpo dall’oscurità quattro scope.

Gli amici di Charlie erano dei tipi simpatici. Mostrarono ai gemelli e a Hermione i finimenti che avevano fabbricato in modo da poter volare con Norberto sospeso tra loro. Tutti diedero una mano per assicurare la cassa a quei sostegni. Hazel infilò di soppiatto una sua piccola ciocca di capelli chiusa con un nastro in uno spiraglio della cassa.

Spero possa servire per non farla agitare troppo durante il viaggio.

Alla fine, Hazel, Harry e Hermione strinsero la mano agli altri ringranziandoli sentitamente. 

Finalmente, Nor se ne andava: seguendola con lo sguardo, la videro allontanarsi e scomparire.

Ora che si erano liberati di lei, ridiscesero lungo la scala a chiocciola col cuore leggero. Niente più drago, Malfoy in punizione… ormai, che cosa avrebbe potuto guastare la loro felicità?

Verso la fine delle scale Hermione si fermò di colpo.

«Abbiamo dimenticato il mantello, lo vado a prendere» e spiccò una corsa veloce per andare a recuperarlo.

I gemelli aspettarono qualche minuto poi scesero gli ultimi gradini, mettendo piede nel corridoio non aspettandosi la faccia di Filch che sbucò all’improvviso dalle tenebre.

«Bene, bene, bene» mormorò, «vedo che ci siamo cacciati nei pasticci!»

Mai come in quel momento desiderarono aver aspettato Hermione.

 

 

Fonte per informazioni su Pitoni del Natal: https://imieianimali.it/listinto-materno-nei-serpenti/

 

Note dell'autrice:

Buongiorno/Buonasera a tutti i lorsignori qui presenti a leggere le note!

Iniziamo con i ringraziamenti d’obbligo:

A chi ha messo la storia tra le preferite: durabo, Elisa_, Feffy657, interista e ketty95

A chi ha messo la storia tra le seguite: cris325, ShioriF, durabo e uffauffa1

 

Carissimi, è da un BEL po’ di tempo che non ci si vede con un capitolo nuovo… e ammetto che mi sono divertita a scriverlo.

Spero mi facciate sapere cosa ne pensate, un saluto sincero a tutti quanti.

 

Saluti e ossequi,

Immortal Lady

 

La serie di Harry Potter e il suo contenuto sono di esclusiva proprietà di J. K. Rowling. Questa storia è scritta solo a scopo di intrattenimento e senza scopo di lucro.

 

   
 
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