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Autore: Ghost Writer TNCS    15/04/2023    2 recensioni
Da sempre le persone hanno vissuto sotto il controllo degli dei. La teocrazia del Clero è sempre stata l’unica forma di governo possibile, l’unica concepibile, eppure qualcosa sta cambiando. Nel continente meridionale, alcuni eretici hanno cominciato a ribellarsi agli dei e a cercare la verità nascosta tra le incongruenze della dottrina.
Nel frattempo, nel continente settentrionale qualcun altro sta pianificando la sua mossa. Qualcuno mosso dalla vendetta, ma anche dalla volontà di costruire un mondo migliore. Un mondo dove le persone sono libere di costruire il proprio destino, senza bisogno di affidarsi ai capricci degli dei.
E chi meglio di lui per guidare i popoli verso un futuro di prosperità e progresso? Chi meglio di Havard, figlio di Hel, e nuovo dio della morte?
Questo racconto è il seguito di AoE - 1 - Eresia e riprende alcuni eventi principali di HoJ - 1 - La frontiera perduta.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '1° arco narrativo'
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36. Offerta di pace

Le sentinelle sulle mura di Kandajan avvistarono l’esercito quando era ancora lontano, e subito diedero l’allarme. La volta precedente avevano dovuto chiudere fuori diversi schiavi per sbarrare in tempo i cancelli, ma questa volta la cavalleria nemica non sembrava intenzionata a partire alla carica. Non che ce ne fosse bisogno: migliaia di soldati e almeno una dozzina di draghidi erano perfino troppi per espugnare un centro abitato di medie dimensioni come Kandajan.

Come se il numero di nemici non fosse già abbastanza per spaventare i difensori, dall’armata di Havard cominciò a levarsi un rullare di tamburi. Il fragore ritmico diventava più forte man mano che la colonna avanzava, facendo apparire l’esercito perfino più grande e spaventoso di quanto non fosse già.

Guidati da Havard in persona sul suo drago corazzato, i guerrieri avanzarono fino a trovarsi a ridosso della città, appena fuori dalla portata delle loro frecce. I suonatori batterono con forza sui loro tamburi ancora una manciata di volte, come a esigere qualcosa dal nemico, poi improvvisamente calò il silenzio.

L’esercito di Havard attese, mentre dall’interno delle mura si sentiva un confuso brusio. Il cancello davanti a loro si aprì e una piccola delegazione uscì all’esterno. C’erano dei guerrieri, ma la persona in testa – per quanto imponente – era sicuramente una donna. I suoi abiti pregiati lasciavano pochi dubbi sulla sua identità: era la governatrice della città.

Gli ordogue in prima linea abbaiarono furiosi alla vista del nemico, ma i loro responsabili tennero stretti i guinzagli.

Havard scese dal suo drago e chiese ad alcuni dei suoi di seguirlo, così da pareggiare il numero di uomini. Avanzò a piedi e a testa alta, il suo bastone d’ossa in mano, come se la donna che aveva davanti fosse un comune nemico, e non l’assassina di sua madre.

Il pallido la guardò dritto negli occhi senza dire nulla. La governatrice era più alta di lui, ma non era questo a turbarlo.

All’improvviso la donna si inginocchiò, lo sguardo verso terra, incurante di sporcare il suo ricercato vestito. «Sommo Havard, come governatrice di Kandajan, vi offro la mia città, a patto che non aggrediate i suoi abitanti e non facciate razzie. Come ex inquisitrice di Hel, vi offro la mia vita, così da fare ammenda per ciò che ho fatto alla mia dea.» Alzò il capo. «Non ho condizioni su questo, solo una supplica: non fate del male a mio figlio.» Di nuovo abbassò la testa. «Vi prego, lui non ha colpe.»

A parte i guerrieri delle due scorte, gli unici che avrebbero potuto ascoltare quel discorso erano Shamiram, Sigurd e Freyja, che si trovavano sull’astronave. Fra i tre, l’orchessa era sicuramente la più attenta.

«Mi hanno riferito che hai ucciso mia madre in cambio della resurrezione di tuo figlio» affermò il pallido. Nel farlo portò istintivamente la mano al suo teschio di corvo. «È vero?»

«È vero» ammise la donna con voce mesta. «Avevo chiesto alla divina Hel di riportarlo in vita, ma lei non ha voluto. Avevo già perso mio marito, così quando il divino Nergal mi ha proposto di uccidere Hel in cambio della vita di mio figlio, ho accettato.» Scosse il capo. «Sapevo che era sbagliato, ma non potevo accettare di aver perso anche lui.»

Havard rimase in silenzio. La sua espressione era ferma, ma dentro di lui si agitava un turbinio di emozioni: aveva atteso quel momento per tutta la vita, il momento in cui avrebbe mandato l’anima dell’assassina di Hel nel suo stesso regno infernale. Ma era davvero la cosa giusta?

Dopo un’interminabile attesa, finalmente emanò la sua sentenza: «Accetto la tua proposta. E le tue condizioni: ti prometto che non verrà fatto alcun male alla popolazione di Kandajan, e prenderemo solo le provviste necessarie per proseguire la nostra marcia. Per quanto riguarda tuo figlio…»

La donna alzò istintivamente il capo. Nei suoi occhi lucidi c’era tutta la sua supplica.

«Per il momento verrà risparmiato. Come dio della morte, sono contrario a lasciare in vita un defunto, ma mi riservo di prendere una decisione dopo aver esaminato la questione in maniera più approfondita.»

L’ormai ex governatrice, sollevata, si concesse un sospiro di sollievo: non aveva bisogno di sentire altro.

«Per quanto riguarda te, passerai il resto della tua vita in prigione.»

L’orchessa lo guardò di scatto, questa volta con stupore. «Volete dire… che mi risparmiate?»

«Non posso perdonare il tuo crimine, ma non intendo privare un figlio di sua madre.» Pronunciare quelle parole avrebbe dovuto farlo pensare a Hel, ma l’unico volto che apparve nella sua mente fu quello anziano e amorevole di Nambera.

«Io…» La donna esitò. «Io non so cosa dire.»

«Non c’è niente da dire» tagliò corto il pallido. «Ora alzati. Prima di andare in cella, mi aspetto la tua assistenza per garantire una transizione efficiente al nuovo governatore che nominerò.»

L’orchessa fece come richiesto. «Certo, sommo Havard. Sono a vostra disposizione.»

Quando il pallido informò il suo esercito dell’esito della discussione, i presenti rimasero un po’ stupiti. Almeno, tutti tranne uno.

«Visto? Tutto merito dei tamburi!» si vantò D’Jagger, che oltre ad aver proposto l’uso bellico di tali strumenti, aveva anche guidato i suonatori.

Per il resto della giornata, Havard rimase con l’ex governatrice e i rispettivi consiglieri per acquisire il pieno controllo di Kandajan. Nel tardo pomeriggio ebbe anche modo di conoscere il figlio della donna, e rimase un po’ stupito di scoprire che si trattava di un orco pallido come lui.

Nel frattempo, i guerrieri allestirono il campo all’esterno delle mura e prepararono un piccolo banchetto per celebrare la loro fulminea vittoria.

Era ormai sera quando Havard e gli altri decisero di sospendere le discussioni per unirsi al banchetto, ma c’era ancora qualcuno che desiderava parlare con il pallido.

«Devo ammetterlo, non mi aspettavo di trovare te» ammise il figlio di Hel.

«Ti ho osservato mentre parlavi con la governatrice» affermò Freyja. «Beh, ex governatrice ormai. Comunque quello che volevo dirti è che ho apprezzato le tue decisioni. Pensavo l’avresti uccisa, e hai anche promesso di esaminare con calma la questione di suo figlio. Se è vero, ti sei dimostrato un leader più saggio di quanto pensassi.»

«Ho fatto quello che ritenevo giusto. E continuerò a farlo.»

«Sai, da dove vengo io, sono una poliziotta. Puoi pensarmi come una specie di guardia cittadina. Il mio compito e quello dei miei colleghi è di proteggere le persone, arrestare i criminali così che vengano processati, e in generale garantire l’ordine. Proteggiamo anche le autorità, ma non siamo un esercito privato da usare per eliminare chi la pensa diversamente.» Fece una breve pausa. «Sai, all’inizio non ero sicura di potermi fidare di te. Ora però voglio credere che sarai un sovrano giusto e lungimirante, e che sarai in grado di prendere le decisioni migliori per il tuo popolo, prima che per te stesso. Quindi, se sei d’accordo, vorrei insegnare ai tuoi uomini come formare una forza dell’ordine efficiente e corretta. Non so per quanto ancora resterò qui, ma se riuscissi a dare almeno le basi ai tuoi capitani, potrebbe tornarti utile una volta che avrai vinto la guerra. E poi potrò solo sperare che userete i miei insegnamenti nel modo giusto.»

Havard rifletté con attenzione su quelle parole. «Ti ringrazio per la tua offerta, sarei felice se potessi insegnare ai miei uomini come passare da conquistatori a protettori. Non ti nascondo che la gestione dell’esercito è uno dei problemi che più mi preoccupano per il dopoguerra, quindi i tuoi insegnamenti saranno sicuramente molto utili.»

«Bene, in tal caso posso cominciare domani mattina» annuì Freyja. Non poteva sapere se il figlio di Hel e i suoi uomini avrebbero davvero usato le tecniche di polizia nel modo giusto, ma almeno avrebbe potuto indirizzarli come sperava.

Se c’era anche solo una piccola possibilità di aiutare il prossimo, doveva provarci.

***

«Allora, Nergal, tuo figlio ha smesso di piangere?»

«Gli hai tagliato gli attributi alla fine? Non che faccia una gran differenza…»

«Oh, tappatevi quelle fogne!» imprecò il dio della morte. «Quel cacasotto se ne starà un mese chiuso nel suo palazzo, senza alcol né donne, e poi vedrò cosa farne. E poi voi cos’avete da scherzare? I vostri figli ne hanno mai combinata una giusta?»

«Basta litigare tra noi!» intervenne Enki, il dio del mare. «Il figlio di Hel diventa più forte ogni giorno che passa, non possiamo più pensare di batterlo con la forza bruta. Forse dobbiamo davvero considerare un’altra soluzione…»

«E quale altra soluzione, sentiamo?» lo incalzò Huitzilopochtli, il dio del sole. «Per caso anche tu ti vuoi arrendere? Vuoi essere dimenticato anche tu, come tutti gli altri?!»

«In tutta onestà, preferisco essere dimenticato che ucciso.»

«Beh, accomodati allora. Vatti a nascondere come hanno fatto gli altri. Poi però non strisciare fuori dal tuo buco quando avremo sistemato la questione a modo nostro.»

«Però Enki ha ragione» ammise Nergal a denti stretti. «Anche se abbiamo ancora Spartakan, mio figlio mi ha parlato della donna che l’ha sconfitto.» Scosse il capo. «Era troppo forte per essere una di qui. E se davvero comincia ad arrivare gente da fuori, non possiamo più permetterci passi falsi. Una così potrebbe mettere in difficoltà perfino Spartakan! Se perdiamo lui o l’Ascia, siamo finiti.»

Questa volta Huitzilopochtli poté solo digrignare i denti, incapace di ribattere.

«Forse dovremmo davvero guardare a sud e a come stanno risolvendo lì la questione» fece notare Tezcatlipoca, il dio della notte. «Alla fine una mezza vittoria è pur sempre una vittoria.»

***

Nonostante la collaborazione della governatrice, Havard si prese il suo tempo per consolidare il suo controllo su Kandajan, far riposare le truppe e pianificare le prossime mosse. Nel frattempo Freyja ebbe modo di tenere le sue lezioni davanti a un nutrito numero di orchi, che tutto sommato sembravano ben disposti ad assimilare i suoi insegnamenti.

Il figlio di Hel era impegnato nell’ennesima riunione quando lo informarono dell’arrivo di un messaggero.

«Nobile Havard, figlio della compianta divina Hel, dea dell’oltretomba, vi ringrazio per avermi ricevuto con così poco preavviso» annunciò l’ambasciatore in tono molto formale prima di prostrarsi in un profondo inchino. Era un goblin dal portamento elegante con indosso abiti estremamente sfarzosi, degni delle più alte cariche religiose. «Giungo al vostro cospetto per portarvi un importantissimo messaggio.»

Prese una pergamena, slacciò delicatamente il nodo e la srotolò con la massima cura.

Si schiarì la voce. «Il divino Huitzilopochtli, splendente incarnazione del sole, invincibile patrono della guerra, ornato dalle nobili piume del colibrì; il divino Tezcatlipoca, signore indiscusso delle tenebre notturne, protettore di tutte le tentazioni, padrone dello specchio dal veleno incurabile; il divino Nergal, unico vero dio dell’oltretomba, ardente signore del calore solare, portatore di inondazioni e pestilenze; e il divino Enki, padrone assoluto del mare e di tutte le acque, maestro della conoscenza, protettore degli artigiani; vi invitano, nobile Havard, a presenziare a un incontro per stabilire la cessazione delle ostilità, e per garantire una pace salda e duratura a tutti i popoli di Raémia, come già sta avvenendo nel continente di Meridia. Certi della vostra volontà di proteggere gli innocenti e di porre un freno agli inutili spargimenti di sangue, il divino Huitzilopochtli, il divino Tezcatlipoca, il divino Nergal e il divino Enki, vi invitano, nobile Havard, a raggiungerli a Shakdàn fra otto giorni, dove verrete ricevuto con tutti gli onori che si addicono a un leader della vostra levatura.»

Il goblin abbassò la pergamena e si inchinò leggermente. «È tutto, nobile Havard.»

Nessuno osò emettere un fiato. Quasi all’unisono tutti gli sguardi si concentrarono sul figlio di Hel, anche lui silente.

Alla fine gli dei volevano incontrarlo.


Note dell’autore

Ciao a tutti!

In questo capitolo vediamo finalmente il confronto tra Havard e l’assassina di sua madre, e scopriamo anche quali sono le ragioni che l’hanno portata a uccidere la dea a cui era devota. Il pallido si è dimostrato molto… benevolo (per usare un aggettivo già usato per Pentesilea ^.^), al punto che perfino Freyja è rimasta colpita. E proprio per questo l’orchessa ha deciso di mettersi a disposizione di Havard per aiutarlo a creare una seppur semplificata forza di polizia. La nostra sbirra preferita non si smentisce mai XD

Ma non è tutto, perché dopo questo tassello centrale della trama, abbiamo anche un colpo di scena, con gli dei che hanno mandato un ambasciatore da Havard per chiedergli di incontrarli.

E adesso? Beh, per il momento spero di aver tenuto vivo il vostro interesse mentre ci avviciniamo ai capitoli conclusivi ;D

E dato che la storia sta per finire, aggiungo il disegno di nonno Spartakan.

Spartakan (AoE-2).svg

Come sempre grazie a tutti per essere passati e a presto ^.^


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