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Autore: Bombay    23/04/2023    2 recensioni
Dal testo: - Non ho mai scritto un diario, l’ho sempre trovata una cosa inutile, ma questo quaderno me lo ha dato Hajime, il suo regalo per il diploma "Puoi usarlo come un diario di viaggio, così non ti dimentichi di raccontarmi le cose, le appunti qui e quando ci sentiamo me ne parli e quando torni hai un ricordo del tempo passato lì" -
[Challenge 1st April - sfida mensile - indetta dal gruppo FaceBook “Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom”]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Tooru Oikawa
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Challenge 1st April - sfida mensile - indetta dal gruppo FaceBook “Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom”

7° entries

 

Genere: introspettivo

Tipo: flash-fic

Personaggi: Tooru Oikawa

Rating: PG, verde

Avvertimenti: slice of life, malinconico

PoV: prima persona

Spoiler: sì, post time skip

Disclaimers: i personaggi non sono miei, ma di Haruichi Furudate. I personaggi e gli eventi in questo racconto sono utilizzati senza scopo di lucro.

 

Io, Tooru

(7° pagina)

 

14 giugno 2022

Trovarsi Kuroo Tetsuro davanti all’ingresso del palazzetto dello sport, in una calda mattina di giugno, è stata davvero una sorpresa.

Si è macinato migliaia di chilometri e tantissime ore di volo e pullman per invitarmi ad un evento.

La partita dei prodigi, l’ha chiamata, sta radunando tutta la generazione dei mostri.

Sono allibito.

Io un prodigio, credevo mi prendesse in giro ed invece ha insistito, anche quando ha nominato Miya tra i palleggiatori… e ovviamente Kageyama.

Io non mi sono mai considerato un prodigio eppure pare che agli occhi di molti, io, lo sia al pari di gente come Tobio.

A volte vorrei vedermi come mi vedono gli altri, capire quale sia la reale immagine che il mondo percepisce di me, che non è la stessa che scorgo io allo specchio a quanto pare.

Iwaizumi me lo ha ripetuto milioni vi volte - Non capisci quello che sei in realtà -

Che cosa sono in realtà?

Un prodigio?

No, sono un uomo che si è costruito una carriera con lacrime e sudore ogni singolo giorno da quando ho deciso di giocare a pallavolo (tipo alle elementari)

Chi sono io ora? Dopo tutti questi anni lontano da casa. Ci tornerò mai a casa, ci voglio tornare?

No, è questa la verità, posso tornare in Giappone per le manifestazioni sportive come questa indetta da Kuroo e basta.

Dove mi hanno portato, il mio orgoglio, la mia ambizione, la mia forza, la mia determinazione?

Su tetto del mondo, sulla vetta. Al mio collo pende l’oro olimpico, ai miei piedi i miei avversari.

Sono soddisfatto?

Lo sono stato per un fugace momento, che se ne andato quando è scesa l’adrenalina e tutto è tornato quieto e i pensieri sono tornati a tormentarmi la mente come un tarlo.

Perché?

Perché dovrei indossare la maglia rossa del Giappone e non quella azzurra e bianca dell’Argentina.

Forse nemmeno questo ha più davvero importanza; perché ho preso il meglio di quello che hanno da offrire queste due nazioni meravigliose, non sarei qui ora, se non avessi fatto quella scelta, preso quella decisione, compiuto quel passo.

La partita dei prodigi… la generazione dei mostri, ne faccio parte anche io dopo tutto e questo mi da una soddisfazione immensa più dell’oro olimpico.

Saremo presenti come atleti, giocatori, professionisti, individui, uomini. La nazionalità non conta, non più.

Forse mi sono focalizzato troppo su quello che non ero più che su quello che sono.

Conta quello che siamo diventati, che sono diventato, cresciuto maturato sia professionalmente che personalmente…

Ho sofferto?

Sì, soprattutto i primi anni per la lontananza e questo senso di non appartenenza.

Se potessi tornare indietro compirei le stesse decisioni.

Mi conosco abbastanza bene da poter rispondere affermativamente.

Sono partito dal Giappone che ero un ragazzo, in Argentina sono diventato un uomo, con i miei pregi e sì anche i miei difetti (lo so Iwa-chan che gongolerai quando leggerei queste righe) forse sono stato proprio questi ultimi a farmi crescere di più, cercando di migliorarmi ogni giorno a superare il mio limite, ad inseguire la perfezione… ma se la si raggiunge cosa c’è poi…

Essere imperfetti ci spinge ad affinarci, a sfidarci ogni singolo giorno.

Devo molto alla mia patria di nascita, ci sono nato e cresciuto, ho conosciuto persone che sono a tutt’oggi nel mio cuore e ci resteranno come Iwaizumi, altre che hanno fatto scattare in me il senso di rivalsa, Kageyama e Ushijima e chi ha fatto un percorso simile al mio, Hinata. Però devo molto a quella di adozione, è stata una sfida continua vivere qui, la mia squadra, il San Juan che alla fine è diventata una seconda famiglia e Blanco a cui devo davvero tanto, mi ha ispirato ogni singolo giorno della mia vita.

Sono giunto ad una conclusione (ci ho impiegato anni, ma meglio tardi che mai): io sono sia giapponese che argentino.

Io sono Tooru Oikawa.

 

---

Note dell’autrice

E siamo arrivati anche a questa ultima pagina di diario! Grazie a chi ha seguito questo percorso di Tooru.

A presto!!

Bombay

   
 
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