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Autore: inzaghina    21/05/2023    2 recensioni
L'adolescenza è quel periodo della vita in cui tutte le emozioni paiono amplificate e quasi sproporzionate; gli amori sembrano più totalizzanti, le amicizie più coinvolgenti e le delusioni decisamente più cocenti.
Tutto questo vale anche per i Malandrini e i loro compagni di corso, che cercano di vivere una vita normale, mentre fuori da Hogwarts inizia a imperversare una guerra sempre più cruenta.
[Storia partecipante alla challenge "Gruppo di scrittura", indetta da Severa Crouch sul forum feriscelapenna[
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fabian Prewett, I Malandrini, Lily Evans, Marlene McKinnon, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Sirius Black/Marlene McKinnon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L’eredità di Lily e James - Promesse da mantenere '
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Le voci si susseguono insistenti, insinuano mezze verità e trasudano un’invidia malcelata e un risentimento che s’è nutrito di tutti i dettagli che la Nobile e Antichissima Casata dei Black ha tentato di mantenere segreti negli ultimi anni – invano. Il suo ruolo di capofamiglia è più fragile che mai: la posizione fondamentale, che si è sudato negli anni, rischia di precipitare in un baratro eroso dai comportamenti scellerati del suo primogenito e dagli attriti ormai impossibili da sanare tra lui e la madre. Osserva il ritratto commissionato ad un famoso pittore in occasione dell’undicesimo compleanno di Sirius, si concentra sull’espressione fiera di quel figlio che sente così simile a sé – ma che al tempo stesso non riesce a comprendere. Lo ha visto allontanarsi a poco a poco, convinto che non fosse successo nulla di irreparabile, nonostante l’astio della moglie per il suo smistamento, ma negli ultimi mesi ha compreso che il suo primogenito non ha alcuna intenzione di abbracciare la causa alla quale la maggiore delle sue nipoti si è votata con tanta dedizione. E non può nemmeno dire di biasimarlo per questo. Il ruolo che ricopre gli impedisce di prendere posizione in maniera netta, pur essendo convinto della superiorità della magia antica nei confronti dei Mezzosangue e dei Nati Babbani, eppure, se è sincero con sé stesso, non può biasimare Sirius per aver scelto di lottare per ciò in cui crede. Il coraggio lo ha sempre contraddistinto e Orion, a differenza di Walburga, non è rimasto affatto sorpreso quando il figlio si è rivelato essere il primo Grifondoro dopo secoli di onorabili smistamenti nella casa di Salazar Serpeverde. 

 

4. I feel something so right, doing the wrong thing 

 

“Legati a qualcuno 
che trovi il modo per legarti alle stelle.” 
Fabrizio Caramagna 

 

 

 

Il sole è alto nel cielo nel sabato di metà luglio in cui la più giovane delle sorelle Black convolerà a giuste nozze con l’unico erede della famiglia Malfoy. Lucius ricorda ancora perfettamente il momento in cui ha incontrato Narcissa nella sala comune di Serpeverde: era il primo giorno di scuola del suo secondo anno ed era rimasto assolutamente folgorato dalla bellezza e dall’eleganza della compagna più giovane. Non era la prima volta che i due giovani si erano incontrati, essendo entrambi eredi di sue note famiglie Purosangue, infatti, erano soliti incontrarsi agli eventi dell’alta società. Era però la prima volta che avevano occasione di interagire al di fuori dell’ambito familiare e Lucius si ritrovò imbambolato a osservare Narcissa ridere con la sorella Andromeda e alcune compagne di classe. Non ci aveva messo molto a decidere, alquanto pragmaticamente, che avrebbe voluto in moglie una donna come lei, ciò che non si aspettava – non in quel momento, per lo meno, – era che si sarebbe innamorato di lei e che si preparava a giurarle eterno amore di fronte ai membri più importanti e selezionati della comunità magica britannica.  

Narcissa osserva il proprio riflesso nell’enorme specchio che adorna una delle camere di quella che, a partire da oggi, diventerà la sua dimora e si sforza di sorridere, senza riuscire a impedire che i propri pensieri siano indirizzati alla sorella che non sarà presente e che non ha più nemmeno incontrato per caso. Si ritiene fortunata, perché è consapevole che tante sue compagne non hanno avuto la possibilità di frequentare il ragazzo amato, quanto invece qualcuno di gradito alle loro famiglie. Lei ama Lucius, lo ama sin dal momento in cui le ha rivolto un’occhiata incuriosita quando l’ha vista rientrare da una gita a Hogsmeade in compagnia del giovane Rowle al terzo anno. Aveva riscontrato una punta di gelosia nel suo sguardo solitamente imperturbabile e si era sentita potente e desiderata, ma, soprattutto, aveva percepito il proprio battito cardiaco accelerare sensibilmente. Si era imposta di seguire le regole imposte le da sua madre però, nonostante avesse fatto una fatica immane e nonostante Andromeda le avesse dato della sciocca, perché sapeva bene che lei condivideva i sentimenti che Lucius provava. 

“Alla fine la mamma ha avuto ragione, Dromeda,” sussurra, osservando il proprio riflesso, chiudendo gli occhi e rivedendo con chiarezza il momento in cui aveva raccontato alla sorella del suo primo bacio con Lucius. 

Si chiede se la sorella sia felice, lontana dalla sua famiglia, ma è un pensiero che scaccia velocemente, certa che sia assolutamente così, perché Andromeda non è mai scesa a compromessi e ha abbandonato la famiglia per poter essere se stessa – e seguire il suo cuore. 

Anche Narcissa lo ha fatto, iniziando a tessere le lodi di quel compagno di un anno più grande già di ritorno dal primo anno di scuola, dimostrando la sua volontà di contrarre un buon matrimonio, a patto di poterlo fare con un uomo di cui era innamorata. 

Sente dei passi affrettati lungo il corridoio e si affretta a tornare a sorridere, non c’è spazio per soffermarsi su coloro che mancano, non quando lei sarà la protagonista di quello che hanno già definito il matrimonio dell’anno. Sua madre la raggiunge, tallonata da Bellatrix, e le rivolge un raro sorriso che raggiunge anche gli occhi. 

“Sei bellissima, tesoro.” 

“Grazie, madre.” 

“Gli invitati sono tutti qui,” le comunica Bellatrix, lanciandosi un’occhiata distratta nello specchio. 

“Il tuo sposo ti attende all’altare e tuo padre è già pronto…” 

“Allora non resta che raggiungerlo,” sussurra Narcissa, dicendosi che almeno una tra coloro che avrebbe voluto al suo fianco non si trova affatto lì. 

 

Osservando i neosposi durante il loro primo ballo, Evan non riesce a impedirsi di ripensare a Marlene e al numero dei giorni che sono passati dall’ultima volta in cui l’ha vista. Il loro scambio nel parco di Hogwarts, con le stelle come uniche spettatrici, lo tormenta sin da quando la ragazza se n’è andata – senza più voltarsi indietro. 

 
“E tu invece? Mi nascondi qualcosa, Evan?” 
“Di che parli?” 
“C’eri anche tu insieme a Mulciber e Avery quando hanno aggredito il fidanzato della sorella di Mary?” 
“Si è trattato di una goliardata...”  
“Chris è stato ricoverato al San Mungo!” 
“Le cose ci sono un po’ sfuggite di mano...” 
“Non ti riconosco più, Evan...” 
“Hai sempre saputo tutto della mia famiglia d’origine.”  
“Questo cosa c’entra?” 
“Conosci il futuro che mi attende…” 
“Ma ti credevo diverso da tuo padre!” 
“Certo che lo sono. Ti ho già detto che non ci saranno problemi a convincerlo a farmi sposare te, sei una Purosangue di lignaggio abbastanza nobile, i nostri genitori si conoscono da anni... nessuno si aspetta che anche tu prenda il marchio, Lene.” 
“Tu vaneggi, Evan!” 
“Cosa?” 
“Sei pazzo, se credi che io abbia intenzione di sposare un Mangiamorte!” 
“Io ti amo, Lene, credevo m’amassi anche tu.” 
“Lo credevo anch’io, ma evidentemente era solo di un’idea che ero innamorata...” 

 

Evan è consapevole di aver gestito quella conversazione nel peggiore dei modi, ma Marlene l'ha colto di sorpresa, non ha avuto il tempo di farle comprendere le sue ragioni e detesta il fatto che con ogni probabilità non avrà occasione di rivederla prima del ritorno a scuola. Ha sperato per un attimo, uno soltanto, di vederla apparire tra gli invitati al matrimonio, soprattutto quando ha intravisto la chioma bionda e ondluata di una cugina di Lucius. L’unico Grifondoro presente però, è un annoiato Sirius Black, che se ne sta seduto accanto al fratello e lancia occhiate rabbuiate a tutto ciò che lo circonda. Al como della disperazione, Evan è quasi tentato di andare da lui a chiedergli se ha notizie di Marlene, ma, visto che lo conosce più che bene, già sa che l’altro se ne approfitterebbe per rimarcare la sua inadeguatezza e quanto la ragazza stia meglio senza di lui. 

“A che pensi?” 

La voce di Isabel lo risveglia a fatica dalle sue elucubrazioni ed Evan rivolge un’occhiata distratta alla sorella. “Credo che tu lo sappia...” 

“Hai mai pensato che, forse, dovresti deciderti ad andare a casa sua? Se ci tieni tanto a parlarle, s’intende...” 

“Certo che ci tengo, pensavo fosse ovvio!” 

“Quello che è ovvio è che stai qui a rimuginare e a lanciare occhiate di fuoco a Sirius Black. Mi duole comunicarti che nessuna delle due attività potrà esserti d’aiuto nel tentativo di chiarirti con Marlene.” 

“Sei sempre stata così saccente?” 

“Lo sono diventata dopo la tua nascita.” 

Evan ricambia il ghigno della sorella e solleva finalmente gli angoli della propria bocca in un sorriso sghembo. “Grazie, Iz,” sussurra, facendole un cenno d’intesa. 

“Lo sai che per te ci sono sempre, fratellino...” 

Passano una manciata di minuti ed Evan è raggiunto da uno dei fratelli Black, anche se non si tratta di Sirius. 

“Cerimonia meravigliosa, non trovi?” 

“Sì, devo dire che i genitori del vecchio Lucius non hanno badato a spesa... tua cugina è una ragazza fortunata.” 

“Dici?” 

“Beh, Lucius è uno dei migliori partiti che ci sia sulla piazza.” 

“Sì, questo è vero,” ribatte pensoso Regulus, “stai forse prendendo nota per le tue future nozze?” 

L’espressione quasi serena, che si era fatta strada sul volto cesellato di Evan, scompare velocemente com’era apparsa e il ragazzo rivolge un’occhiata truce al compagno. “Di quali nozze parli?” 

“Era una battuta Evan... scusa, mi è venuta di merda.” 

“Già,” sussurra il giovane Rosier ripensando al momento in cui Marlene gli ha detto addio, domandandosi se anche lei stia soffrendo o se invece è già andata avanti, dimenticandolo. 

“Non volevo farti cambiare umore, amico,” si rammarica Regulus, mordicchiandosi il labbro inferiore. 

“Non è affatto colpa tua, Reg... il mio umore è stato pessimo per tutta estate.” 

L’altro lo guarda comprensivo, lanciando un’occhiata di sbieco al fratello maggiore chiuso in un ostinato mutismo un paio di tavoli più in là, e pensando che la sua situazione non sia poi così diversa da quella di Evan. Poco importa che l’amico si ostini a chiamarlo nel modo che, un tempo, era appannaggio esclusivo di Sirius, un nomignolo che adesso le labbra del maggiore dei fratelli Black non pronunciano da anni, un nomignolo che ricorda a Regulus i tempi passati – quando tutto sembrava più semplice e lui e Sirius erano più uniti che mai. 

“Hai provato a parlarle, Evan?” 

“L’ha detto anche mia sorella...” 

“Quindi? Pensi che ne valga la pena?” 

“Non so se vorrà ascoltarmi.” 

“Dipende tutto da cosa hai intenzione di dirle,” constata saggiamente Regulus. 

Ed Evan si rende conto che non sa cosa potrebbe dirle per farle cambiare idea: si trova tra l’incudine e il martello, è giunto il momento di prendere una decisione e deludere Marlene, oppure le aspettative riposte su di lui dal padre che ha passato tutta la vita a cercare di compiacere. 

 

 

* 

 

Il clima è diventato sempre più insostenibile in quella che per anni ha chiamato casa ma dentro cui ormai non è più libero di essere sé stesso. Si sente oppresso tra quelle quattro mura, quasi come se le pareti fossero pronte a fagocitarlo e trasformarlo nel perfetto erede di una delle Sacre Ventotto – proprio come si aspetta sua madre. 

Ma Sirius non ha alcuna intenzione di sottostare ai piani che la donna sta tentando di ordire per lui: non ne vuole sapere nulla di matrimoni combinati e di ruoli che gli spettano in un futuro ormai non più troppo lontano. Ha sempre fatto fatica a comprendere e accettare quelle verità con le quali la madre ha tentato di educarlo: non ha mai compreso perché mai avere un cognome, piuttosto che un altro, dovesse renderlo più degno di un coetaneo, ha faticato a venire a patti con la ragione per cui la sua vita dovesse incanalarsi in una precisa direzione fin dalla più tenera età e non ha scordato il dolore per la perdita del rapporto con la sua cugina preferita. Negli anni della sua infanzia ha sempre condiviso con Andromeda sogni e aspettative, smanioso di conoscere la vita fuori da Grimmauld Place, e, quando la cugina ha compiuto la scelta di allontanarsi dalla famiglia, Sirius ha osservato il suo nome ardere tra le fiamme sull’arazzo di famiglia. 

“Questo è ciò che accade a chi si dimentica del proprio ruolo,” erano state le parole pronunciate da Walburga, scrutando il suo primogenito. 

E Sirius era rimasto ancora più turbato dalle fiamme che aveva visto ardere nelle sue iridi di ghiaccio, percependo un brivido scorrergli lungo la schiena. Rammenta ancora l’ansia che lo ha travolto nel momento dello smistamento: lui, il primo Black finito a Grifondoro dopo secoli di eredi che hanno accresciuto le fila della casa Serpeverde. La presenza di James al suo fianco però, ha saputo infondergli una fiducia nei propri mezzi che non credeva di possedere e il legame nato tra le mura scolastiche ha alimentato un coraggio forse inusuale per un Black ma del quale Sirius è particolarmente fiero. 

Il tentativo di coercizzarlo  attraverso un Voto Infrangibile è stata solo l’ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso; l’idea che la madre sia pronta a spingersi a tanto lo sconvolge solo in parte – le fiamme che aveva visto quel giorno nei suoi occhi non sono mai davvero scomparse. Non vuole sposare una ragazza che non ama, solo perché figlia di una famiglia membro dell'élite magica, non ha intenzione di perpetrare gli ideali materni e mettere al mondo una serie di bambini che diventeranno solo pedine in un gioco di potere – volto solamente a dimostrare la forza del cognome Black nel mondo. Ci mette meno di dieci minuti a radunare tutte le sue cose, anche perché ha ormai preso l’abitudine di non svuotare nemmeno il baule di ritorno dalle vacanze sé estive. Rimane sorpreso di incontrare il fratello nel corridoio scarsamente illuminato, ma dissimula come meglio può quando Regulus gli ricorda quanto siano diversi, troppo orgoglioso per tentare di convincerlo a ragionare con la sua testa. 

Lo sguardo carico di risentimento lo accompagna lungo tutta la discesa delle scale, sente la nuca bruciare, consapevole che Regulus non abbia smesso di osservarlo in silenzio, ma non si volta indietro per paura di perdere il coraggio che è riuscito finalmente a raccogliere.   

Una volta in ingresso, tenta di fare più velocemente possibile per paura di scontrarsi con la madre, ma è con suo padre che si ritrova faccia a faccia. 

“Che stai facendo, Sirius?” 

“Me ne vado da questa gabbia di matti, papà,” risponde con un sorriso che non riesce e increspargli le labbra. “Salutami la mamma, anche sono sicuro che non le mancherò.” 

Orion vorrebbe rispondergli che non è vero, ma sarebbe una menzogna, e lo sanno bene entrambi. 

Sirius rimane immobile per un secondo, mentre dice addio a un padre che forse non lo ha mai davvero capito, ma che è stato troppo assente per avere un ruolo rilevante nella sua educazione; ricambia un’occhiata che è carica di stupore, ma sporcata da una consapevolezza che il più anziano ha tentato di nascondere a lungo. 

“Spero che tu sappia quello che fai,” sussurra infine il capofamiglia, sostenendo lo sguardo del primogenito. 

Sirius sa che l’uomo non può sbilanciarsi più di così e annuisce brevemente, prima di lanciare un’ultima occhiata lungo le scale e intravedere l’ombra del fratello, lasciando che l’orgoglio gli impedisca di salutarlo un’ultima volta.  

Si sente libero, finalmente, una volta che di chiude la porta alle spalle e cammina più veloce che può per raggiungere casa dello Zio Alphard, dando inizio alla sua nuova vita. Una volta lasciatosi Grimmauld Place alle spalle, i colori gli paiono più vividi e il caldo soffocante di luglio è ancora più in contrapposizione con il gelo che permea le pareti millenarie della casa di famiglia. Se anche lo zio è stupito del suo arrivo, non lo dà a vedere, lo accoglie per una bibita rinfrescante e gli ricorda che lui ci sarà sempre ed è disposto ad accoglierlo nella sua casa, se volesse. 

“Non ho intenzione di metterti nei casini con mamma...” 

“Più di quanto io non sia già intendi?” 

Sirius sorride, “proprio così... tra ribelli ci si intende, no?” 

“E cosa farai?” 

“James ha sempre detto che sarei potuto andare da lui in qualsiasi momento, se le cose si fossero fatte troppo difficili.” 

Zio Alphard annuisce comprensivo, grato che il nipote abbia trovato una famiglia che lo accogliesse e lo capisse – una volta giunto a Hogwarts.  

 

Una volta salito in sella alla moto che è stato abituato a nascondere a casa dello zio fino a oggi però, si rende conto che dire addio alla sua famiglia d’origine significa anche aver abbandonato Regulus e, questo, non sa come farà ad accettarlo. Il solco che si è creato tra di loro è iniziato come un’innocua frattura nel rapporto fraterno, causata dalla partenza di Sirius per Hogwarts, alimentatasi negli anni dalle incomprensioni e dai silenzi, dalla paura di ammettere i propri errori e dall’orgoglio. C’è stato un tempo, nemmeno troppo lontano, in cui Sirius avrebbe fatto di tutto per Regulus, un tempo in cui avevano condiviso ogni momento e in cui si era preso punizioni al posto del fratello minore – e ne era stato felice. Ora rimangono solo macerie, accumulatesi fino a diventare una barriera insormontabile, e cenere che si posa sopra al ricordo di quello che erano stati, e che avrebbero potuto essere. 

 

“Perché indossi il giubbotto?” 

“Perché me ne vado, fratellino. Dovresti pensarci anche tu, se ci tieni alla tua sanità mentale!” 

“È proprio vero che di me non te ne importa un fico secco!” 

“Non è affatto vero, Reg…” 

“Non chiamarmi così!” 

“Scusa, so che lo odi...” 

“E dove vai?”  

“In un posto in cui non minacceranno di farmi stringere un Voto Infrangibile e non tenteranno di cambiarmi… possibile che tu non ti renda conto che soprattutto mamma, ma anche papà, ti vogliono plagiare? Vuoi davvero farti comandare a bacchetta da quella megera per il resto dei tuoi giorni?”   

“È per questa ragione che il Grifondoro, tra i due, sei tu.” 

“Come vuoi. Ci vediamo a scuola...” 

 

Scaccia con rabbia le lacrime che gli offuscano la vista, ansioso di lasciarsi il peso del senso di colpa alle proprie spalle, accelera nella speranza di raggiungere Godric’s Hollow quanto prima e riabbracciare James. I Potter lo accolgono, proprio come aveva immaginato, e Sirius sente come se avessero sollevato un macigno che lo opprimeva proprio all’altezza delle spalle; può scoppiare a ridere insieme a James, ed entusiasmarsi per tutto ciò che l’amico progetta di combinare insieme a lui nelle settimane che rimangono prima del ritorno a scuola. Euphemia gli rivolge un sorriso dolce che non ha mai visto far capolino sul viso di sua madre, Fleamont gli assesta una pacca sulla spalla che vale molto più di mille parole e, per la prima volta da tanti anni, Sirius sente finalmente di appartenere a una famiglia – anche se non quella di origine. 

Quando si ritrova a fissare la propria immagine riflessa nello specchio del bagno però, non riesce a non soffermarsi sulle iridi grigie speculari a quelle del fratello che ha lasciato indietro, consapevole che lo perseguiteranno finché non riuscirà a spiegarsi con Regulus. 

 

* 

 

Come ogni anno, nel giorno del compleanno di sua figlia, Abigail Ashworth si concede del tempo per riflettere – prima di iniziare la giornata. Perché ogni compleanno della sua primogenita la riporta al giorno in cui la sua vita è cambiata e la fa rimuginare per un attimo a come sarebbe stata diversa se non si fosse avventurata a studiare all’aperto, nonostante la neve. Edward Ashworth è apparso nella sua vita come un uragano: l’ha sconvolta svelandole l’esistenza dei maghi, affascinata con i suoi modi da gentiluomo, fatta innamorare riuscendo a farla ridere come mai prima. In poco meno di due anni dal loro primo incontro, si sono sposati e hanno messo su famiglia e Abigail ringrazia il Destino, o la sua buona stella, ogni singolo giorno – nonostante essere spettatrice di una parte così preponderante della vita dei suoi figli le causi immani sofferenze, perché vorrebbe poterli comprendere appieno, proprio come fa Edward. 

Il profumo di caffè risveglia le sue sinapsi e la donna si stiracchia, prima di raggiungere la cucina e trovare Edward e Alistair impegnati ai fornelli. 

“Ci siamo dati da fare stamattina, eh?” 

“Non capita tutti i giorni che la nostra bambina compia sedici anni... la sua colazione preferita mi sembrava il minimo.” 

“Coincidenza vuole che sia anche la mia,” sospira la moglie, mettendosi in punta di piedi per baciare le labbra di Edward. 

“Mhmm, coincidenza... dici?” ridacchia l’uomo, prima di baciarla ancora. 

“Non ho davvero bisogno di queste smancerie già di prima mattina, dai...” si lamenta Alistar, ridacchiando. 

“E allora non ci guardare, figliolo!” 

Abigail scoppia a ridere, posando un’ultima fugace volta le labbra su quelle di Edward, prima di scompigliare i capelli del suo secondogenito e rubare un pancake ai mirtilli dalla pila ordinata che il marito sta creando. 

“Un giorno t’innamorerai anche tu e allora ricorderai che tuo padre ti aveva avvertito che saresti diventato esattamente com’è lui dal momento in cui ha visto tua madre...” 

“Mhmm, non so se mi voglio innamorare. Non credo di voler dare un simile potere a un altro essere umano.” 

“Amare vostro padre e avere voi è stata la scelta migliore che io abbia fatto,” dichiara Abigail, appoggiando poco cerimoniosamente il pancake che stava mangiando in un piatto vuoto per stringere a sé il cavaliere dalla fulgida armatura. 

“Voi siete stati fortunati a trovarvi, ma non funziona per tutti così...” 

“Avrai molto tempo per preoccupartene, Al,” lo rassicura il padre. 

“Credo sia più divertente uscire e divertirmi con ragazze diverse,” ribatte il quattordicenne, “almeno per ora...” 

Edward scoppia a ridere, “alla tua età la pensavo così anche io.” 

“Vi serve una mano?” domanda Abby, finendo il pancake. 

“Potresti pensare alle fragole.” 

Lexie li trova così, intenti a ridere e impilare pancake, a friggere pancetta e uova, a tagliare frutta e a esporre pacchetti avvolti da carta variopinta. 

“Ben svegliata, raggio di sole! Tantissimi auguri di buon compleanno, piccola!” la saluta Edward. 

Aspettavamo te,” aggiunge Abigail, abbracciandola forte, “tantissimi auguri per i tuoi sedici anni, mi sembra ieri che ti abbiamo portata a casa dall’ospedale...” 

“Da quanto tempo state sgobbando?” 

“Papà mi ha fatto lavorare peggio di un elfo domestico, addirittura da prima dell’alba,” la prende in giro Alistair. 

“Non ti crede nessuno, fratellino.” 

“Ma no, è solo che mi sono svegliato affamato,” ridacchia il ragazzo, prima di abbracciare Lexie, “buon compleanno, sorellina!” 

“Grazie,” risponde la festeggiata, dedicando un grande sorriso alla propria famiglia. 

“Per te questo ed altro,” sorride Edward, baciando nuovamente la moglie. Osservando la sua famiglia ridere insieme, l’uomo si rende conto una volta di più di come siano i momenti come questi i migliori che ha vissuto e di quanta paura gli faccia l’ascesa di Voldemort, soprattutto per la vulnerabilità di Abby. Promette a sé stesso che li proteggerà fino all’ultimo respiro, sperando che il male non finisca con il trionfare. 

 

 



 

Nota dell’autrice: 

Non ero certa che sarei riuscita a dare un senso a questo capitolo, che avrebbe dovuto essere pubblicato il mese scorso, ma che ha finito con lo slittare… non sono proprio convinta, a dir la verità, ma spero di essere riuscita a mostrare l’inizio di una serie di decisioni che hanno finito con l’influire sulla vita dei nostri ragazzi. 

Ho sempre pensato che dovesse essere accaduto qualcosa di grave per indurre Sirius a scappare, così come sono sempre stata convinta che Walburga fosse una più convinta sostenitrice delle idee di Voldemort rispetto al marito. 

Il dialogo tra Evan e Marlene è tratto dalla mia OS “Non è tempo per noi – e forse non lo sarà mai”. 

 

   
 
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