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Autore: Miraha    23/05/2023    0 recensioni
"I destini intrecciati come i rovi di una pianta di rose potranno sciogliersi se il settimo giorno del settimo mese la profezia verrà compiuta."
È passato un anno dalla sconfitta di Don Thousand ma una nuova calamità è prossima ad abbattersi sulle dimensioni: questa volta Astrali e Bariani riusciranno a collaborare per riscrivere assieme un futuro di pace?
Una sacerdotessa, una divinità e misterioso drago nero capace di portare il Chaos. Il mistero delle stelle si mostrerà lungo la nostra strada: come in un'antica leggenda è qui che si apre la nostra storia.
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, I Sette Imperatori Bariani, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO IX: Quando le stelle si spengono
 

Vega dice sempre che Orihime non ci ha mai lasciati davvero,
che la sua stella protegge me e mia moglie ogni giorno.
Credo che sia stata lei stessa a mandare Vega da noi
 e seppur non umana, il suo sorriso, le sue emozioni,
mi fanno sentire come quando la mia bambina
era ancora qui con noi. Perché lei è ancora con noi...
...seppur in una forma differente.
Ryusei Sakuraki

 
Quale posto poteva essere più tranquillo e sicuro se non la residenza dei signori Sakuraki? Non era stato da loro molte volte, forse solo quella sera – l’unica volta con cui era uscito con lei prima di dover combattere contro il mondo Astrale – ma ricordava molto bene i volti dei genitori adottivi della ragazza e sapendo ora che erano a conoscenza di ogni cosa – Bariani, Astrali, dimensioni e distorsioni – non aveva esitato a portare la giovane ancora addormentata nella sua forma Astrale a casa sua, al sicuro, lontana da tutti. Quando si aprì la porta, avendo nettamente deciso di non materializzarsi nella casa, la signora Sakuraki sembrò subito apprestarsi a farlo entrare, come già consapevole della situazione e con gentilezza lo accompagnò lentamente nella camera da letto della ragazza:

- Deve essersi affaticata molto, immagino. – disse la donna dai capelli legati alti sul capo e gli occhi azzurro cielo. – Quando Orihime si allenava con Kaito e i ragazzi del signor Faker sai, anche lei spesso finiva nelle braccia di Kaito o Christopher allo stesso modo. -

- Le ricorda molto sua figlia vero? Vega mi ha raccontato come l’avete accettata tra voi senza alcun problema. – osservandosi attorno notò la stanza della compagna molto fine, con diverse foto – sicuramente dell’altra Orihime considerando l’età bambinesca – e un letto a baldacchino dalle lenzuola cerulee, dall’aria leggera, simile alle nuvole. Lento, la posò sul letto e di colpo la ragazza riassunse le sue sembianze umane, come se si sentisse lei stessa al sicuro.

- Ryusei dice che Orihime stessa ha mandato Vega da noi. – la donna le mise una coperta addosso e le accarezzò dolcemente i capelli. – Come se non volesse lasciarci soli. Sono grato di averla al mio fianco, credimi che se non fosse che conosco le vostre vere origini per me sarebbe proprio la mia bambina: Vega è molto sulle sue spesso ma ha una gentilezza incredibile. Sai, prima di venire ogni mattino da voi cerca di prepararci la colazione, così ho messo una sveglia per svegliarmi prima di lei e non farla faticare. –

- Accidenti... – Alito scosse la testa. – Certo che non è proprio cambiata. –

- Ascolta Alito. – la donna si portò verso la toeletta a specchio e delicatamente afferrò un porta deck e una specie di diario all’apparenza molto vecchio. – Posso chiederti un favore personale? Mio marito mi ha raccontato di cosa ecco... –

- Stia tranquilla, la proteggerò anche al costo della mia vita. – portò una mano al petto, sorridendo con fierezza eppure, la signora sembrava molto turbata: che fosse accaduto qualcosa di strano?

- Vorrei... vorrei che lei rimanesse con voi. – porse le due cose verso di lui. – Lui potrebbe trovarla qui. Io e mio marito siamo già stati inseguiti da qualcuno oggi. –

Alito osservò la donna incupire di colpo lo sguardo mentre sembrava accarezzare quel porta deck con cura: quel gesto, quella premura, che fosse... no, Vega aveva parlato di una scintilla che si accendeva, di una stella spegnersi: ma come avrebbe potuto giungere fino a loro? Era una stupida coincidenza, giusto? Stava solo pensando l’impossibile.

- Dov’è suo marito? –

- Lui è... – lo stesso sguardo di Vega, già, come non credere che lei e la loro bambina umana si somigliavano se anche la donna stessa aveva un atteggiamento simile? – Alito, devi portarla via. –

- Dov’è suo marito. Vi prego, ditemi dove... –

- In ospedale, è intervenuto per proteggere un ragazzino, uno del gruppo di Tsukumo, bassino, capelli azzurri da un uomo molto alto e un enorme drago fatto d’ombra...  Il ragazzo è in uno stato comatoso, come se il drago gli avesse risucchiato le energie vitali, lui è rimasto gravemente ferito, come se le ferite inferte da quel drago fossero reali. Un guasto al sistema di realtà aumentata mi hanno detto, ma io credo che non sia una coincidenza. – confessò la donna. – Capisci perché ho paura che lo stesso uomo possa ferirla? –

- Se Altair sta provando ad attaccare gli esseri umani è più grave del previsto. – la sua mano si strinse a pugno ed osservò Vega riposare. – Posso chiederle un bicchiere d’acqua? Voglio dirle che è successo mentre eravamo via... ma è bene che lei riposi, ora. Ne ha davvero bisogno. –

[...]

- Ti vedo perplesso, Durbe. – con un passo lento dopo l’altro la giovane Bariana dai capelli blu andò ad affiancare il compagno di sempre che sembrava sfogliare dei libri con le fattezze molto antiche che Mirach gli aveva affidato prima di tornare dal mondo astrale; quando andò ad osservarli, i caratteri le sembrarono per qualche secondo illeggibili ma poi, come capaci di auto tradursi, mutarono in lettere note e più semplici da comprendere: le pagine che Durbe stava osservando sembravano raccontare una storia. – Hai bisogno di una mano? –

- Effettivamente tra i due sei tu quella più affine alle fiabe. – il ragazzo portò lo sguardo appena su di lei mentre le mani si muovevano ad afferrare un altro libro. – Mirach mi ha chiesto di studiare questi due libri in particolare, uno tratta dei poteri legati alle stelle e deduco che il motivo sia legato ai numeri DarkChaos che ci ha affidati. Il secondo... –

La mano di Durbe andò ad indicare l’illustrazione, poi il testo, lasciandole poi vicino un foglietto con la calligrafia tondeggiante e fine, esattamente come per quel libro che sembrava essere stato scritto a mano; notò gli occhi di Rio spalancarsi di colpo e sorrise, che avesse capito il collegamento?

- È stata lei a scriverlo. E quella sono io... –

- Mirach ha detto che potrebbe essere la chiave per farle ritrovare i suoi completi ricordi, ma era impaurito che cadesse nelle mani errate. È un libro magico, basato sui ricordi della stessa Vega riguardanti noi, ma le sue pagine sembrano aggiornarsi anche in base a chi lo tiene tra le mani, mostrandone i più profondi desideri o un ricordo intenso che lo ha segnato. – il grigio portò una mano agli occhiali e andò a pulirne le lenti. – Vorrei che tu trovassi la sua storia, qualora ce ne fossero tracce, al momento non sono andato oltre, ma sei la persona più adatta a farlo, sia per i tuoi poteri sia per il tuo legame con lei, decisamente più intenso rispetto al mio. -

- E se chiedessimo ad Alito? – la ragazza sembrò addolcire lo sguardo all’idea di coinvolgere il castano: Vector le aveva detto come il compagno era riuscito a placare l’animo della ragazza durante quel duello di allenamento e seppur sembrava geloso non riusciva a smettere di sorridere nel parlarne. – O a Vector, loro due hanno un legame molto speciale con lei, sicuramente molto più intenso del mio. –

- Alito è via con lei, Vector potrebbe essere un buon inizio, ma non ne sono sicuro. –

- Pensavo che magari dei residui inconsci dei suo passato controllato da Don Thousand potrebbe... –

- Farci capire se in qualche modo ne è coinvolto? Però mi sembra quasi che tu voglia esitare allo stesso tempo, come se avessi... oh. Rio, non sei gelosa del loro legame, vero? – la vide scuotere la testa. – Sicura?

- Non potrei essere mai gelosa del loro passato assieme... E questo libro potrebbe farmi sapere tutto no? Ah, non chiedermi come abbia fatto a innamorarmi di quell’idiota! –

- Ehi, chi sarebbe l’idiota? – Vector apparve alle sue spalle ed osservò il libro che la ragazza aveva nel mentre preso tra le mani, prima di osservarla attentamente e notare del rossore sulle sue guance e sorriderle beffardo. – Spero tu stia parlando di tuo fratello, principessina oppure io potrei... –

- AAAH, smettila! Pensa a Vega ok? Pensa solo e soltanto intensamente a lei. – la ragazza dai capelli blu gli lasciò il libro tra le mani e a guance gonfie, dall’aria del tutto imbarazzata, prese a fissare il libro che andò a sfogliarsi automaticamente come avevano immaginato: perché gli aveva chiesto di pensare all’amica, ora?

- Sei strana, principessina. – Vector aveva compreso che c’era qualcosa che la innervosiva parecchio, ma soprattutto che quel qualcosa riguardava lui e Vega: anche la ramata però aveva notato quel particolare tanto da chiedergli esplicitamente di non parlare più del loro passato avanti a Rio, nonostante non ci fosse nulla di sbagliato e, a tutti gli effetti, era una delle poche cose che Vega era certa di conoscere. Rio era gelosa del loro rapporto perché semplicemente ora a tutti gli effetti erano “una coppia” e considerava Vega una rivale o perché aveva paura che lei venisse semplicemente lasciata in disparte? Ma infondo, il cuore dell’amica apparteneva ad un’altra persona ed ormai ne era certo. Doveva... farle capire che aveva accettato quel cambiamento? Possibile che la temibile “Principessa dei Ghiacci” avesse paura di quella innocente sacerdotessa? Eppure, Vega era sempre stata una sorella per lui, la sua migliore amica e nient’altro. Anche quella volta, nel suo passato, l’aveva rifiutato... solo che Rio non lo sapeva.
Il libro andò a manifestare delle immagini, come se avesse compreso i suoi pensieri ma sembrarono focalizzarsi sulla stessa Rio, anzi, sulla sua forma Bariana; la ragazza però sembrò agitarsi ed afferrandogli le mani andò a ripetergli di pensare all’altra ragazza.

- Come accidenti devo dirtelo che non voglio farlo! Sei sempre stata tu quella maledetta che ha preso il mio... – Rio aveva gli occhi spalancati, quasi inebetita sia dal rossore che aveva avvolto le guance di Vector che dalla frase che Durbe aveva sussurrato di sottofondo vedendo chiaramente nel libro nient’altro che quei due, insieme. - ...insomma, smettila. Vega non è assolutamente importante se sei tu la persona con cui si deve confrontare. –

- E quindi riflette anche i sentimenti, buono a sapersi... Vector sei sempre un’ottima cavia. – sussurrò Durbe prendendo il libro dalle mani del ragazzo dai capelli arancione, quasi per sgattaiolare via e lasciarli soli: era la cosa giusta da fare, infondo quante volte quei due erano riusciti ad essere a tutti gli effetti sinceri l’uno l’altra? Forse era la seconda. Avrebbe chiesto a Vega stessa di provarci, oppure si sarebbe inventato qualcosa: magari se avesse iniziato con chiederle di Altair avrebbero almeno avuto un volto chiaro da cercare o... evitare.
 
[...]
 
Quando Vega si svegliò Alito e “sua” madre stavano ancora parlando tranquillamente nel salone e anzi, il ragazzo prese a chiederle e ad ascoltare anche i racconti dell’adulta sulla “vera” Orihime, come se in qualche modo cercasse qualcosa che potesse creare un sovversivo qualora la compagna avesse bisogno di un’ulteriore copertura: considerando il loro legame o quello di Vector con la stessa giovane, potevano usare le conoscenze che riguardavano la giovane umana a loro vantaggio, alla fine, quando si era accennato ad un mantenere le loro fittizie identità entrambi non avevano esitato a proporre alternative, anzi Vega per un secondo sembrava aver quasi trovato la soluzione, ma non gli aveva poi detto più nulla.

- Ora capisco perché non ha mai smesso di parlare di te e del tuo coraggio. – disse la donna all’improvviso mentre Alito mangiava un biscotto che la donna le aveva offerto. – Sono felice che tu le voglia così bene, Orihime sembrava sempre sola e sulle sue e lei non era da meno ma quella volta che è tornata con un regalo da parte tua sembrava un’altra persona, come se di colpo quel gesto avesse scatenato in lei qualcosa di positivo. So che i suoi ricordi sono ancora nell’oblio, ma sono certa che in realtà non le importi poi così tanto del suo passato perché non è più sola: anche per questo motivo voglio che continui la sua avventura con voi. È tempo che ci si abitui al fatto che Orihime, non sia più qui e che Vega potrebbe presto lasciare questo nido. –

- Perché...  dovrei? -  Lo sguardo di entrambi si alzò verso la porta e Alito osservò la donna che mise di colpo le mani sulle labbra mentre lo sguardo le si addolciva e delle lacrime iniziavano ad apparire come se per un secondo non avesse visto altro che la sua bambina.

- I tuoi capelli... – sussurrò la donna ancora sorpresa – Vega, che cosa... –

- Mh, no... Non Vega, mamma. – la ramata sorrise e mise le mani dietro alla testa. – Orihime, mi chiamo Orihime Sakuraki. E i capelli beh... dalla tua reazione mi sembra che le somigli più di quanto io immagini. –

- Ma hai tagliato i tuoi bellissimi capelli... –

- L’ho fatto perché voglio proteggere tutti quanti, Vega non deve esistere... non finché non sarete tutti al sicuro. – Avvicinandosi socchiuse appena gli occhi scarlatti e si sedette tra loro porgendo un sorriso alla donna. – Tu e papà mi avete accolta come fossi la vostra bambina no? Beh, voglio... essere la vostra bambina per sempre. Oltretutto, dov’è... –

 - Non arrabbiarti ma... – Alito le afferrò la mano con fermezza vedendola spalancare gli occhi solo a quelle parole, e come se potesse leggerle nel pensiero continuò: - Non è colpa tua, non potevamo aspettarci che qualcuno degli umani venisse preso di mira da lui. –

- Qualcuno degli umani? Vuoi dire che Ryusei... – 

- Sta tranquilla piccola, lui sta bene. – sussurrò la donna portandole la mano sul capo. – E questo non significa che non ti voglio più qui o che non voglio che tu sia lei... –

- Vuoi proteggermi? Ma dovrei essere io a... –

- Lo so. È per questo che io e “tuo padre” andremo via per un po’ una volta dimesso dall’ospedale, in realtà per lavoro, per aiutare anche voi in questa battaglia, ma anche per non farti preoccupare per noi. – la donna sorrise. – Hai un compagno che darebbe la vita per te. Chi meglio di lui può proteggerti? Vega, l’importante è che tu non perda mai te stessa, anche se mai sarai costretta ad affrontare sola il tuo peggior incubo. Sei la persona più fantastica che abbia mai incontrato e sono fiera di considerarti mia figlia, nonostante tu non lo sia e beh, questo lo sappiamo entrambe. Non smettere mai di fidarti in ciò in cui credi ok? –

- Altair non vi ha fatto male vero? Non state... – il castano notò le lacrime scendere dal viso della ragazza ma non si azzardò a parlare, forse era meglio lasciare che fosse la donna a spiegarle tutto.

- Sciocchina, non stiamo scappando. Ma è tempo che tu torna a vivere con i tuoi amici, come avevi detto quella volta, come avevi sognato... non credi? Quando avrai, avrete bisogno di due umani adulti beh... sai come contattarci. Su, su. Ora andate, sta calando la notte e non vorrei mai che gli altri si preoccupino per voi. – avvicinandosi la aiutò a mettersi in piedi e Alito fece lo stesso, poi le baciò la fronte come una madre con la propria bambina e porse la sua mano al castano, annuendo come per chiedergli di andare. – Ti voglio bene, fate attenzione. –

Alito rimase ad osservare la ragazza in silenzio per tutto il tragitto e nello stesso silenzio continuò a stringerle teneramente la mano; per quanto cercasse di sembrare distaccata però, Vega inconsciamente continuava a tremare, come se quello stato di colpa le stringesse il cuore: se non fosse entrata mai in contatto con Ryusei sarebbe ugualmente finito in ospedale per aiutare uno dei ragazzi? E se Altair avesse in qualche modo percepito il loro legame e lo avesse spinto di proposito a correre in aiuto? Magari, Altair avesse già scoperto la sua identità e stava puntando alla sua famiglia per indebolirla?

- Ehi, Vega... –

La voce del castano interruppe i suoi pensieri così come i suoi passi: percepì la mano calda del possessore del Pugile Indomito sfiorargli la guancia bagnata dalle lacrime e i suoi occhi smeraldo fissarla con un sorriso.

- Andrà tutto bene, te lo prometto. Nessuno gli farà del male, io e i miei pugni saremo pronti a proteggerli e proteggerti. È una promessa, vinceremo questa battaglia e tutto tornerà come prima...-
 
[...]
 
Buio, poi una forte luce.
Avanti a lui, tre immensi draghi di luce, dagli occhi color galassia.
Avanti a lui, un giovane dai capelli dorati lunghi fino alla schiena e raccolti in una stretta coda in un nastro rosso che fissa un corpo forse esanime, a terra. Il suo viso sembra insanguinato, tra le mani invece stringe un pugnale d’argento e d’oro, anch’esso macchiato da un sangue scarlatto.
 
“Cosa ho fatto...”

La voce di quel ragazzo sembrava risuonare nella sua mente come un monito mentre i tre draghi ruggivano, forse di rabbia, forse di disperazione.
 
“Sono davvero stato io?”

Seppur la luce era così intensa che nemmeno la sua ombra veniva proiettata, Kaito poté notare alla destra di quel giovane un ombra più grande e ai polsi del ragazzo dei fili neri, come se quell’ombra in qualche modo fosse il suo burattinaio.
 
“Io l’ho davvero... uccisa?”

Gli occhi della figura sembrarono spalancarsi di terrore all’improvviso.
 
“Cosa posso fare... cosa posso fare per riaverla indietro?”

 
I tre draghi ruggirono ancora più forte e all’improvviso tre luci separatesi dai loro corpi andarono a infondersi nella figura a terra.

“I destini intrecciati come rovi di rosa potranno sciogliersi se il settimo giorno del settimo mese la profezia verrà compiuta: quando la sua stella sarà debole, ella troverà la vera forza ma fino a quel momento, sette volte per sette diverse vite ella andrà a battersi affinché le tenebre non condannino altri cuori. Per il Maestro traditore sarà la solitudine la sua condanna, affinché un giorno il suo cuore impuro dalla vera luce possa venir curato.”

 
Gli occhi di Kaito si aprirono di colpo e subito portò una mano al petto, ansimando come se spaventato o sconvolto: stava riposando durante le sue ricerche ma quel sogno, quel sogno continuava a ripetersi e diventava sempre più chiaro come se qualcosa, o qualcuno volesse mandargli un messaggio. Ma cosa? Di colpo sentì un calore, poi tra il suo deck si sparse una luce intensa tanto che comprendendo di cosa si trattasse, si rivolse ad esso come ad un buon amico.

- Che cosa succede Occhi Galattici? – tese le dita verso la carta, ma prima che potesse afferrarla una sensazione lo fece reagire d’istinto, facendolo voltare con il duel disk pronto per ogni evenienza. – H-Haruto? –

Ma Haruto non era affatto solo e in parte, le sue sensazioni non erano poi così errate: una ragazza dai capelli blu, un vestito nero molto lungo ed ampio che risaltava la sua pelle chiarissima, quasi bianca e i suoi occhi. Un momento ma i suoi occhi...

“...E i suoi occhi sono un vero spettacolo.” La voce di Jinlon gli riaffiorò di colpo nella mente.

- Ecco qui, ora posso lasciarvi soli, vero? – Haruto sembrava incuriosito parecchio dalla giovane e dal rossore che per un istante aveva riempito le guance di suo fratello maggiore poteva solo immaginare che lui la conoscesse piuttosto bene. Amira annuì mettendogli una mano sul capo e quando il ragazzino scappò ridacchiando, la ragazza tornò a guardare Kaito.

- Sei lui... vero? –  Kaito sussurrò con aria seria indicando la carta lasciando che lei gli sorridesse come risposta. – I tuoi occhi, non sono occhi umani e anche Mirach, se non sbaglio... -

- Sei perspicace, sono onorata di essere la tua compagna. – sussurrò lei. – Ma deduco che tu sia sconvolto da ciò, beh... in realtà io e te siamo legati ancor più di quanto immagini, solo che non puoi ricordarlo, dopo quella volta. –

- Quella volta? –

- C’è un motivo per cui sono stata destinata a te. Quando la mia stella si spense, la tua si riaccese in modo vivido. Ma... non è questo di cui voglio parlarti, insomma... –

- Come... – il ragazzo scosse la testa – Di cosa vuoi parlarmi? –

- Ho bisogno del tuo aiuto: la profezia, ciò che hai sentito nel tuo sogno, sembra esser stata modificata ma non so se sia opera di Don Thousand o di Altair stesso. Al medesimo modo, anche la storia che narra la nostra origine sembra avere delle ombre... non so se mi spiego. È come se noi Draghi fossimo una chiave fondamentale per andare a fondo di questa storia. La chiave per scoprire la verità su Altair e il modo per sconfiggerlo. –

- Immagino che tu voglia che io indaghi a riguardo, ma senza coinvolgere i Bariani, immagino. – vedendola annuire Kaito fece un sorriso. – Beh, anche io voglio scoprire cosa c’è sotto tutto questo quindi non preoccuparti, ti aiuterò. Infondo, sono il tuo Maestro, giusto? –

- Non lo fai solo per me in realtà, c’è qualcosa che ti spinge a combattere di nobile e profondo. Ti conosco ed è per questo che sono fiera di essere il tuo drago. Ti dirò tutto ciò che so, Maestro. –
 
[...]
Quella notte, Alito non chiuse occhio: continuava a pensare al perché Vega non fosse riuscita a richiamare il suo Dark Chaos e come avesse quasi perso il controllo di se stessa; allo stesso tempo, osservava il libro che Durbe gli aveva affidato chiedendosi perché sia lui che Vector avessero insistito così tanto affinché provasse a pensare alla ragazza. Perché pensare a Vega? Era davvero così chiaro a tutti il fatto che provasse qualcosa per lei anche in quella vita?

- Pensare a Vega... eh? – il ragazzo aprì le pagine del libro aiutandosi col segnalibro che gli avevano lasciato. – Riempire le pagine rimaste bianche, ma con che cosa? Possibile che io sappia qualcosa che lei non sa? Oh... accidenti... –

Buttandosi con la schiena sul materasso sfilò dal porta deck il numero della ragazza, Drago Rosa del Destino, osservandolo con attenzione: lentamente, come indotto da qualcosa poi crollò in un sonno profondo.

 
La mattina dopo il castano si svegliò stranamente per ultimo e raggiunse gli altri con la cravatta storta e la camicia appena aperta: si sentiva ancora tremendamente assonnato come se non avesse chiuso affatto occhio eppure, ricordava di aver sognato qualcosa di piacevole, anche se si sentiva fisicamente ancora addormentato. Quando insieme agli altri uscirono di casa - Mizar sembrava non esserci, possibile che saltasse le lezioni? – il ragazzo sembrò restare in silenzio mentre Durbe e Rio sembravano discutere con Vector di come per l’ennesima volta aveva finito i biscotti prima che tutti finissero di fare colazione.

- Sei sicuro di star bene? – La voce della ragazza dai capelli ramati lo distrasse dai suoi pensieri mentre indicava appena rossa in viso la sua camicia. – Non vorrai arrivare in classe così. –

- Mh... – scosse la testa abbottonando i punti mancanti della camicia– Come ti senti tu, invece? –

- Guarda che sei tu quello che sembra stranamente stanco stamani, aspetta... – si sporse verso di lui sistemandogli la cravatta. – Ecco, fatto. –

- Accidenti, sembrate davvero due piccionc... – mentre Rio dava una gomitata a Vector il gruppo osservò all’entrata di scuola Yuma e gli altri fargli un cenno di saluto ma soprattutto, accanto a Yuma c’era la solita figura che lo aveva sempre accompagnato, finalmente tornato nel mondo degli umani probabilmente per un lungo periodo.

- Indovinate chi ha deciso di tornare definitivamente per qualche mese...? – Yuma sembrava così entusiasta del ritorno dell’amico che sembrava addirittura più sveglio e invogliato ad andare a scuola del solito tanto da notare subito qualcosa di insolito e puntare il dito. – Ehi, da quando voi due vi tenete per mano? –
Rio separò immediatamente la mano dall’arancione che invece cercò di afferrargliela nuovamente, stringendola mentre con lo sguardo sembrava rimproverarla.

- Dovresti imparare ad essere più delicato, Yuma! – affermò Kotori di colpo per poi notare Alito e la compagna vicina guardarsi complici e sorridere. – Oh, hai tagliato i capelli, Orihime? –

- S-si, in realtà... – i suoi occhi si spalancarono di colpo e voltò la testa di lato: aveva una strana sensazione, ma cos’era? Quando tornò a guardare gli altri notò anche Vector guardarla come se avesse avuto la medesima sensazione.

- Tutto bene...?  - sussurrò Alito notando quella reazione prima di rivolgersi alla ragazza dai capelli verdi, quasi per dare una risposta e sviare la situazione – Oh, sono stato io a tagliarle i capelli o meglio rifinirglieli, lo sai? –

- Ci sta davvero bene... Oh, lo avete visto anche voi. – Kotori sembrava aver notato gli sguardi dei due ragazzi ma non immaginava che la loro reazione potesse riferirsi a ciò che stava per dire. – Sembra che per un periodo sostituirà la professoressa di scienze, sapete, per maternità. Si chiama Altair Hiroshi, ha circa venticinque anni, incredibile vero? Dicono che sia un... ragazzi? –

Kotori notò gli occhi di Vega e Vector spalancarsi di colpo mentre sia Alito che Rio sembrarono preoccuparsi al punto da muoversi nel medesimo modo e stringere le loro mani come per riportarli nella realtà; Alito sentì la ragazza dai capelli rame sussurrare che non poteva essere e che doveva calmarsi.

- Non può essere lui Orihime, sta tranquilla. Non potrebbe, è come me e numero 96 infondo. Non ha le tue capacità. – cercò di rassicurarla Astral volandole accanto. – So che in questo momento sei scossa, ma sono certo che... –

- Aspetta... voi due vi conoscete? Credevo che Orihime non potesse vederti! – affermò Yuma di colpo mentre tutti fecero cenno di abbassare la voce.

- Caspita, non ci sei ancora arrivato eh?  Pensavo che avessi almeno ascoltato, l’altra volta. Sei proprio un tonto. – affermò Shark ridacchiando divertito. – Lei è il tuo incubo peggiore, Yuma. –

- S-Shark! – la ragazza balbettò appena arrossendo: effettivamente ribadire al ragazzo che era stata lei, nelle sue forme Astrali, ad ostacolarlo con i cespugli di rose doveva essere soddisfacente per il capo degli imperatori al punto da puntualizzarlo il più possibile. – Accidenti, credevo avessi capito che sono... beh... –

Astral prontamente andò a sussurrargli cosa la giovane avesse fatto in passato e cosa fosse in realtà all’orecchio, rivelando un urlo sorpreso del ragazzino con cui era abituato a lottare: tutti scoppiarono a ridere e Shark tornò a ribadire quanto il ragazzo fosse tonto da non averlo compreso prima, poi la campanella suonò e i ragazzi si separarono nelle rispettive classi.


- Il mio nome è Altair Hiroshi e sarò il vostro professore di scienze per il resto dell’anno scolastico. –

Se le ragazze della classe sembravano aver occhi sognanti per quel giovane professore, gli occhi di Vega erano invece così cupi e seri che probabilmente avrebbe potuto impietrire anche uno stesso gorgone; Rio la osservava con attenzione, voleva provare a calmare l’animo dell’amica ma allo stesso tempo anche le sue sensazioni sembravano far brutti scherzi con la sua mente. Shark invece sembrava piuttosto calmo, se davvero ci fosse stata una mera possibilità che quell’uomo fosse davvero il loro nemico, di certo, non si sarebbe tirato indietro: Alito aveva raccontato quella mattina cos’era successo al padre adottivo della giovane Astrale e aveva ascoltato la descrizione piuttosto frammentaria datagli dalla madre della stessa; di certo quell’Altair era un giovane piuttosto alto ma non sembrava emanare qualcosa di negativo, anzi, sembrava piuttosto pacato. Forse fin troppo.

- Vediamo voglio porre delle domande a qualcuno di voi. – Ed ecco che tutta l’ala femminile della classe sembrò ancor più interessata, quasi sperasse di venir chiamata e potersi avvicinare a lui. – Tu signorina, mi diresti il tuo nome? –

Molte delle compagne si voltarono verso la ramata, sussurrando frasi impercettibili alle sue orecchie, probabilmente commenti che la riguardavano o che riguardavano quella “fortuna” di essere chiamata; Vega però sembrava tutt’altro che contenta, aveva una strana sensazione ma di certo non poteva rifiutarsi o si sarebbe maggiormente insospettito, qualora fosse stato suo fratello per davvero e avesse sospettato di lei. Così si alzò e scambiandosi uno sguardo con la migliore amica cercò di calmarsi e prendere un respiro.

- Orihime Sakuraki, signore. – il suo tono sembrò più freddo del solito tanto che Shark portò una mano sulla sua schiena, quasi per farle capire che doveva restare calma o tutti avrebbero fatto caso a quel cambiamento.

- Orihime eh? Proprio come la divinità femminile della festa delle stelle. – Il giovane uomo si portò una mano al mento e sorrise. – Che coincidenza, io e te abbiamo dei nomi che fanno riferimento alla medesima festività. –

-  Il Tanabata intendete vero? – Rio osservò la compagna quasi sorridendole: farle delle domande sulle stelle molto probabilmente era la via più semplice per tranquillizzarla, lei lo sapeva bene. – Il vostro nome sarebbe facilmente paragonabile con il pastore dei piani celesti, Hikoboshi. –

- Oh, vedo che sei molto informata. – l’uomo si avvicinò alla loro fila, mentre gli occhi delle compagne inevitabilmente lo seguirono. – E il tuo nome invece, a quale stella fa riferimento nella leggenda? –

La ragazza osservò gli occhi scarlatti del giovane per dei secondi: - La stella Vega della costellazione della Lira. –

- Bravissima, complimenti. – l’uomo sorrise – Credo che sia tu la ragazza brava in astronomia di cui la professoressa menzionava nelle sue schede, hai detto Sakuraki, giusto? –  

- Esattamente. –

- Posso chiederti allora se verresti alla lavagna? Vorrei che tu mi identificassi una costellazione a mia scelta, in quanto ho notato che a tutti voi manca ancora un voto in questo semestre e mi sembri in grado di rispondere. –

Quando le porse la mano in modo gentile per aiutarla, Vega portò lo sguardo ancora su di lui: capelli biondi, corti ma ordinati ed uno sguardo scarlatto come il suo, intenso ma privo di oscurità o di sensazioni negative; forse Astral aveva ragione, forse era lei paranoica solo perché non lo conosceva, Altair aveva i capelli lunghi e il suo sguardo era molto sottile, che trasmetteva timore nei suoi confronti. Lo osservò disegnare accuratamente la costellazione e nell’immediato la giovane la riconobbe: lineare, simile ad un omino stilizzato, se solo si fosse posta la giusta attenzione; facile al punto anche Vector con più attenzione avrebbe saputo rispondere correttamente.

- Secondo voi? – il professore si rivolse verso alcune ragazze che parlottavano, forse ipotizzavano qualcosa o magari erano solo distratte: il silenzio si mostro nella classe, mentre Rio sorrideva; Vega aveva preso in mano il pennarello e senza alcun timore aveva già ordinato con le rispettive lettere greche le stelle mentre l’uomo la osservava soddisfatto. – Non male.  Quindi sai cos’è. –

- Costellazione di Andromeda, per l’esattezza. –

- E sai dirmi per caso alcuni nomi di questa costellazione? – vedendola annuire voltò lo sguardo verso la classe.

- Alpheratz, o Sirrah, la stella alfa, che è connessa alla costellazione di Pegaso; Mirach, la beta chiamata anche il busto; la gamma, Almach e Sadiradra, Delta Andromedae. Direi che sono le principali, nonostante ve ne siano altre, doppie e multiple per la precisione... è una costellazione... particolare. –

La classe sembrò sorpresa della facilità di dialogo della ramata, solitamente silenziosa e sulle sue durante la lezione; Rio invece sembrava soddisfatta, era letteralmente il suo campo e conoscendo la ragazza in quel modo aveva finito per rilassarsi. Eppure, una strana sensazione si espanse all’improvviso, proprio mentre l’uomo parlava:

- Mirach, sai qual è la sua particolarità? Mi mette curiosità la tua bravura, dovresti essere tu ad insegnare al mio fianco se sei così brava allo stesso modo con tutte le altre costellazioni. –

- Mirach? – perché proprio Mirach? Già, la particolarità della stella era che... aspetta. Perché si era soffermato proprio su essa? La mano di Vega iniziò a tremare, come se di colpo avesse timore a parlare; eppure, quella domanda le aveva fatto venire in mente una cosa. – La gemella fantasma... –

- Immaginavo non mi avresti deluso. – rispose lui per poi soffermare lo sguardo su di lei. – Signorina Sakuraki, sta bene? –

Vega di colpo era diventata pallida e aveva stretto forte la mano sinistra: - S-si... posso andare in bagno, per favore? –

Rio e Shark non capendo cosa le stesse succedendo andarono a scambiarsi uno sguardo d’intesa e quando il professore acconsentì a quella richiesta, Rio si preoccupò di avvisare Vector e Alito tramite il D-pad scolastico: qualunque cosa fosse, era meglio che escludessero che si trattasse di Altair; in fondo, la mano di Vega aveva cominciato a brillare stava brillando, ma nessuno, a parte loro, sembrava essersene accorto.
 
[...]

Il cielo era avvolto da tetre nuvole che all’improvviso avvolsero la scuola come in preda alle più temibili delle tempeste: delle scosse elettriche giunsero a terra, mentre un drago totalmente nero prendeva forma avanti al povero malcapitato: a passo lento, una giovane dai capelli arancioni legati in una coda lunga in una divisa scolastica dai toni bianchi e rosa camminava avanti al drago stesso mentre al braccio portava uno strano duel disk, simile ad un ala di pipistrello – o forse era di un drago? – ma non Flip non fu abbastanza veloce da poter dire qualcosa, l’aveva sfidato a duello con aria così dolce, quasi con gli occhi di un’innamorata e perché ora si trovava a terra? Cos’era quel mostro e perché aveva un numero sull’ala?

- A-astral... Yuma... – sussurrò il ragazzo prima di perdere i sensi.

- Questi umani... così sciocchi e patetici. – la ragazza continuò ad avvicinarsi, era riuscita a batterlo in soli tre turni, illudendolo di non saper duellare per poi evocare il suo asso nella manica. – Amore, affetto... che sentimenti inutili. Chissà se quella sciocca l’ha notato, certo, Altair poteva anche evitare di possedere un umano col suo medesimo nome ma ehi, chi sono io per dirgli cosa fare. Per ora... –

Mentre osservava e giocava con il suo piede contro il petto del ragazzino, percepì qualcosa e di colpo balzò all’indietro con maestria: una sfera di luce... poteva essere solo qualcuno.

- Bene bene, vedo che uno dei miei pesciolini hanno abboccato. – sghignazzò divertita. – O meglio, più che pesciolini direi... topolini. In fondo come meglio definire un falso Galaxy Master? –

- Belle parole da un burattino. – Mentre il numero 107 ruggiva nell’aria, Mizar fissava Yuki con disprezzo: era la sorella di Vector ma c’era qualcosa che lo infastidiva, il numero avanti a lei, quel “Galaxy-Eyes” non era come i loro, anzi sembrava quasi essere davvero di troppo, come una brutta copia; in tutto e per tutto un numero falso. Forse, l’obiettivo di Altair...
Ma certo, lei era il burattino di Altair, un burattino perfetto capace di puntare al cuore di Vector che seppur sadico, infame, sleale e brutale era in parte un umano, ora e come ogni umano possedeva dei sentimenti, specie per qualcuno che aveva visto nascere e crescere. Altair stava puntando agli affetti di quei due per sviarli ed impaurirli e non sarebbe stato sciocco se per scovare Vega avesse usato persino Vector stesso come tramite.
Ma se Yuki era lì, ciò voleva dire che molto probabilmente Altair era conscio della loro identità. O meglio, conscio di quella di Vector e loro... ma Vega? Lei avrebbe avuto speranze ora che sembrava addirittura aver tagliato i capelli?

- Sembra che tu voglia proteggere qualcosa qui dentro. Io lo so che lei è qui, in questo mondo, ma sai, non mi piace affatto dire proprio tutto tutto ad Altair... al contrario di ciò che pensi e dici, io non sono un burattino. Ah già, lo dici tu alla piccola e dolce Vega che prima che giunga quel giorno spegnerò ogni stella esistente in questo cielo? – fece un sorrisetto vedendo Vector alla finestra. – Potrei iniziare dal mio fratellone, cosa ne dici? –

Il drago spostò il volto verso la finestra e quando Mizar voltò il capo nella medesima direzione notò sì Vector, ma anche altre due figure.
No, non gli avrebbe permesso di scoprire tutto. Non ora.

 - Mio fedele 107, sai cosa fare! – Un bagliore andò contro la ragazzina: l’avrebbe ferita? Poco gli importava: aveva usato degli attacchi reali contro quell’umano e poi se il suo ragionamento era corretto, lei non era un’umana.

 - Hahahaha! Davvero? Sei così divertente...! Chissà come sarebbe se tu sfidassi Altair... in fondo è lì, nella Foresta Maledetta. Sarebbe davvero un duello da non perdere! -

Detto ciò, la ragazzina sparì così come il drago oscuro: i cieli si schiarirono e Mizar si avvicinò al ragazzino portando una mano al suo collo: battiti lenti, molto lenti ma non riusciva a percepire la sua energia vitale. Così come aveva detto Alito, anche quell’umano aveva “perso” la sua stella; Tachion Dragon iniziò a pulsare nella sua mano, come se stesse parlando, come se gli stesse chiedendo di combattere: l’unico che poteva condurlo fin lì però, oltre a Vega era... già, l’unico era proprio Kaito.
  
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