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Autore: Tubo Belmont    04/06/2023    8 recensioni
[Genshin Impact]
[Original AU]
Come in ogni buona storia del terrore, era una notte buia e tempestosa.
Una feroce combattente e un sacerdote di antichi culti, si trovano costretti a dover sopravvivere all'interno della Tana di un Dio.
Genere: Generale, Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cyno, Dehya
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Violenza
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All’inizio, poco sopra al cappello fatto di ombre, apparve uno spettrale geroglifico a forma di occhio, illuminato di luce violacea, che prese ad allargarsi fino a dissolversi nel nulla.
Poi, una saetta di quella stessa energia, violenta e brutale, s’abbatté sul corpo dell’Arconte, facendone esplodere tutta la parte superiore. Le mani scheletriche abbandonarono la testa della donna come dopo essersi scottate, mentre schizzi di liquido nero come catrame sporcavano il prato circostante.
L’essere si ritrasse, con i tentacoli che si agitavano come corde di violino tese verso l’alto, e l’ambiente circostante venne scosso da un lieve movimento sismico. Da ogni lato e da nessuna parte, si sentì un terribile e raccapricciante suono, simile ad un acuto coro di voci inumane ed asessuate, soffocate dal più profondo ed inesplorato abisso di un Oceano invisibile.
“Ma cosa cazzo…” Dehya si alzò da terra di scatto, il corpo tremante e la fronte madida di sudore “MA COSA CAZZO E’ SUCCESSO!?” gridò, finalmente fuori da quel terribile incubo nella quale era precipitata senza accorgersene e ritornando padrona di sé stessa.
“Signorina Dehya…” si voltò verso destra, incontrando Cyno che scrutava in avanti col fiato corto.
A giudicare dall’espressione tirata e dalle gocce che invadevano anche la sua fronte, nemmeno lui era stato immune a qualunque cosa quel demone le avesse appena fatto passare.
“Q-questa cosa…” mormorò il Risolutore con voce tremante, mentre afferrava saldamente l’asta della falce con entrambe le mani “… non possiamo permettere che esca da qui.”
 
[https://www.youtube.com/watch?v=44RdN8DT7uw]
 
Dehya tornò a guardare in avanti. Dove poco prima c’era quanto rimaneva dell’Hat-Man, adesso vi era un geyser ribollente di bolle e liquido nero, attorniato da una larga pozzanghera dello stesso.
“Dobbiamo eliminarlo” il giovane fece roteare la falce, la cui lama venne avvolta da serpentelli elettrici di energia viola “qui, e adesso!”
“Porca miseria…” lei digrignò i denti, stringendo i pugni e piegando appena le ginocchia, mettendosi in guardia con le braccia alzate “… credevi davvero fosse necessario dirmelo!?”
Il geyser esplose con violenza.
E loro emersero dalle tenebre.
Centinaia e centinaia di orribili creature umanoidi, dai corpi spessi e neri, con lunghe gambe e braccia irte di artigli affilati come quelli di un lupo e larghe bocche dalle dentature affilate come pugnali, in mezzo alle quali pendeva una disgustosa e lunghissima lingua che pareva scolpita nella lucida ossidiana.
Uno sciame di occhietti bianchi puntarono i due esseri umani, mentre quella marea di corpi inferociti che si artigliavano a vicenda, passandosi sopra gli uni sugli altri, si gettava su di loro come un branco di animali in preda ad una pura follia omicida.
Dehya si gettò nella mischia, senza pensare troppo a cosa sarebbe potuto accadere. Tese un pugno artigliato dietro la schiena e le fiamme parvero farsi più luminose, quindi sfondò il cranio di una delle bestie con facilità, schizzando il nero sull’erba. Il tempo che il mostro crollasse a terra scosso dai tremori, altre due creature balzarono su di lei. La donna si ritrasse e roteò su se stessa, mentre la gamba destra s’infiammava a sua volta e, con il piede, colpiva il corpo di un mostro facendolo sbattere contro l’altro. Vennero avvolti dalle fiamme e, come una palla di fuoco, furono scagliati sui loro simili, esplodendo in una piccola supernova che divorò almeno un’altra decina di bestie.
Molti esseri la ignorarono, gettandosi furiose verso il compagno, ma molte altre la puntarono e attaccarono inferocite. Lei non poté far altro che buttarsi ulteriormente in mezzo ai nemici, menando pugni e calci infuocati e dilaniando, mutilando e schiacciando quanti più ne poteva, stringendo i denti mentre artigli e fauci superavano la scarsa armatura della felpa e penetravano fin sotto la pelle.
Presi singolarmente, quei mostriciattoli erano abbastanza semplici da uccidere, ma la terrificante superiorità numerica, prima o dopo, ne era certa, l’avrebbe sopraffatta.
E proprio mentre questi pensieri affollavano la sua mente, poco dopo aver staccato a mani nude la testa di uno dei mostri, Dehya alzò di scatto lo sguardo verso l’alto, appena in tempo per osservare una decina di quelle belve che erano balzate verso di lei.
Riuscirono a coglierla di sorpresa, schiacciandola a terra e formando una cupola di tenebre e muscoli ringhiante che la nascose alla vista altrui.
Ma quello stallo rimase tale solo per qualche microsecondo.
Un lieve bagliore si fece vedere dalle fessure che le braccia e le gambe dei mostri.
Poco dopo, ogni singolo corpo venne spazzato via dal fuoco come una casa di paglia durante un incendio. La brutale fiammata si espanse per una lunga circonferenza, divorando altri malcapitati senza lasciare nemmeno un ricordo della loro esistenza, se non qualche braccio o gamba sopravvissuta a quella furia distruttiva.
Quando il fuoco si quietò, diventato poco più che qualche lieve fiammella sul corpo di Dehya, e le creature sopravvissute presero a girare attorno a lei con cautela, sibilando e ringhiando, come lupi che studiavano la loro preda, pronti per un agguato. Al centro di un largo cratere d’erba bruciata, la donna, ora priva della propria felpa, teneva le braccia muscolose abbassate, così come la testa. le mani erano chiuse a pugno; tagli e morsi sanguinanti deturpavano il suo corpo ambrato.
Ma quelle lievi ferite non le impedirono di agire come fece dopo: sollevò braccia e testa verso l’alto. L’oscurità che nascondeva il suo viso, fatta eccezione per gli occhi brillanti come fanali ed il candido sorriso folle e spietato. che metteva in evidenza i canini pronunciati.
“AVANTI!” ruggì, mentre i nemici ripartivano all’attacco “Questa leonessa non è ancora sazia!”
Dal canto suo, Cyno cercò di prendere quell’assalto con più distanza.
Roteò la falce come una bandiera, facendo una piroetta all’indietro, poi menò un fendente in avanti che separò diversi nemici dal proprio busto superiore, facendo schizzare verso l’alto budella nere come la pece come fossero stelle filanti. Continuò a saltare all’indietro, menando fendenti verso ogni lato del proprio corpo e trucidando sempre più nemici, tagliandoli con la falce o colpendoli con fulmini d’energia generati dall’alto, sporcandosi sempre di più la giacca di macchie ancora più scure.
Si fermò dopo essere indietreggiato sull’erba di qualche metro, piegato appena in avanti e con la testa bassa. Sollevò il collo, vedendo un’orda di mostri che avanzava irruentemente verso di lui come fossero un’unica entità. Un bagliore vermiglio balenò in fondo agli occhi, quindi roteò la falce sopra la propria testa e, poco dopo, ne ficcò la punta al suolo, tracciando un lungo e profondo solco davanti a sé, da cui fuoriuscivano lame di luce viola. I mostri, poco prima di raggiungerlo, videro il terreno davanti a loro esplodere in un grumo di polvere e terra, facendo emergere dal sottosuolo un orda di terrificanti cadaveri scheletrici, con braccia, gambe ed occhi avvolte da bende di lino viola, intarsiate di geroglifici neri, e con le bocce sdentate bloccate i un muto urlo di guerra. Mentre osservava il proprio schieramento di incubi schiantarsi furiosamente contro quello nemico, Cyno fece roteare la falce e si mise eretto, ponendola al proprio fianco sinistro in obliquo.
Quindi fece scattare lo sguardo ai propri lati, notando che nonostante il blocco creatosi davanti a lui, molti nemici l’avevano completamente ignorato, accerchiandolo. Cyno fece schioccare la lingua sul palato, poi piegò le gambe fino a sfiorare il suolo con le ginocchia, portandosi la falce afferrata nuovamente a bimane dietro la schiena, tenendola ben tesa e pronta a menare un brutale fendente.
Quando i nemici furono a pochi centimetri di distanza dal suo corpo, il giovane scattò in piedi e tracciò un cerchio con la propria arma, tranciandoli di netto come spighe di grano. Strisciò il mocassino a terra, roteando nuovamente su se stesso e menando un nuovo fendente, con l’asta di pietra che pareva allungarsi e la lama della falce che diventava sempre più grande e brillante.
Tranciò di netto anche i suoi zombie, portandosi appresso le creature contro la quale stavano combattendo.
Poi ripeté l’azione una, due, altre tre volte, arrivando ad occupare un perimetro estremamente esteso con i propri fendenti circolari, sterminando una grande quantità di creature e quasi oscurando il cielo di tenebre con il loro stesso sangue.
Terminato il genocidio, il Risolutore tornò dritto in piedi, scrollando l’arma di lato per pulirla dal sangue, dopo che questa fu tornata alle sue dimensioni originali. Si fermò ad osservare con cipiglio critico e con la stessa intensità di un dio della morte il suo agghiacciante operato.
Ma nemmeno il tempo di godersi quel massacro, che un terribile brivido di pericolo percorse la sua schiena come una colonia di ratti.
Si voltò di scatto, denti stretti come la mano intorno all’asta.
Salvo poi ritrovarsi disarmato a causa di un poderosissimo colpo di frusta.
L’arma cadde sull’erba con un tonfo sordo, mentre Cyno stringeva la zona ferita dolorante: l’attacco era stato in grado di strappare le bende che coprivano il dorso della mano, creando un lungo taglio sulla pelle.
Mentre teneva gli occhi sulla ferita, riuscì anche a vedere lo stesso tentacolo che lo aveva colpito avvolgersi attorno al malleolo. Nemmeno il tempo d’imprecare che venne separato dal terreno, per poi essere sollevato verso il cielo ed essere sbattuto a terra più volte, come un giocattolo rotto.
Finì anche a schiantarsi contro ad una delle altalene, il cui sostegno di legno finì in mille pezzi e schegge, poi venne sbattuto anche contro alla giostra girevole, piegando il metallo.
Emise un lamento strozzato, sbrattando un grumo di sangue.
Venne tirato con forza, per poi venire afferrato da dietro la nuca da una gelida mano fatta di ossa nude ed essere sbattuto con il muso sull’erba un quartetto di volte, violentemente, fino a ritrovarsi con il naso sanguinante.
Il Risolutore si ritrovò con le proprie braccia bloccate da quella stessa mano, che doveva essere almeno grande quanto il corpo di un neonato, per poi essere sollevato nuovamente da terra, questa volta lentamente, come un trofeo di caccia. Un’altra mano scheletrica apparve all’improvviso, schiantata sulla bocca e con le dita a deformargli le guance.
Mentre una scia di sangue si formava sulla sua fronte a causa di un taglio, colandogli in avanti, Cyno sollevò debolmente le palpebre e mosse le pupille ferine al proprio fianco. lì, l’Hat-Man snudò le fauci terrificanti e disumane, simili a quelle di un pesce degli abissi, liberando una terrificante lingua umida e vischiosa di liquido nero, composta da diverse minuscole manine fatte d’ombra, che andarono ad accarezzare come zampette di ragno la pelle del viso del prigioniero.
Il ragazzo sentì le proprie budella contorcersi per il disgusto.
Intanto, attorno a loro, la pozza di nero si era allargata, facendo emergere una falange di tentacoli neri, puntati contro di lui come baionette, pronte a partire alla carica ed a sfondarlo in più punti del corpo.
Ma poco prima che la situazione divenisse ancora più tragica, un intenso calore scaldò la nuca di Cyno.
E poco dopo, a seguito di un poderoso schianto, il giovane si ritrovò sbattuto a terra, libero ed ansimante.
“Ehi, faccia da cazzo” ringhiò Dehya, appollaiata su ciò che rimaneva del collo sciolto dell’Arconte come un rapace, dopo averci schiantato contro i propri calci e pugni “perché non te la prendi con qualcuno della tua taglia?” aggiunse, allargando il sorriso predatorio.
I tentacoli si ritrassero dalla pozzanghera, per poi riemergere da tutt’intorno al corpo coperto dal soprabito della creatura, piegandosi su loro stessi e puntando l’intrusa, scattando verso di lei come serpi sulla preda. La ragazza si sollevò in piedi e diede un poderoso pestone, volando verso l’alto con una capriola a mezz’aria ed una piroetta, lasciando che l’Hat-Man s’infilzasse da solo.
Ma nemmeno il tempo di deriderlo, che il corpo del nemico si trasformò all’improvviso in un titanico braccio di ossa nere, tendendo bene le lunghe dita della gigantesca mano scheletrica.
Smise di ghignare, ancora a testa in giù “… grandioso figlio di pu-”
Venne afferrata brutalmente, sentendo tutte le ossa che scricchiolavano.
Poi fu scagliata contro al castello dello scivolo, sbattendo e rimbalzando sul tetto, ammaccandolo appena verso l’interno. Dehya si sollevò, tremolante e con la bocca che perdeva rivoletti scarlatti.
Alzò lo sguardo.
“CRISTO!” rotolò di lato, mentre un’ascia bipenne fatta di ombre tranciò il punto dove poco prima era adagiata, nemmeno fosse fatto di burro. Si rimise subito in piedi, sollevando lo sguardo verso l’alto ed incontrando nuovamente gli occhietti rossi dell’Arconte, che la guardavano dai suoi recentemente acquisiti otto metri d’altezza con un sorriso sghembo.
Affilò lo sguardo, salvo poi dover nuovamente scattare di lato per schivare un altro colpo d’ascia, formatasi direttamente dal braccio stesso del nemico. Schivò più di una volta una serie d’attacchi troppo rapidi e brutali, che non le permisero nemmeno d’avere il tempo di contrattaccare. Sotto di lei, lentamente, la struttura stava cominciando a cedere.
Accadde, poi, che mise un piede proprio sul pezzo della tettoia più prossimo al crollo, che si sfondò.
“MALEDETTO IL CIELO!” bestemmiò, mentre veniva inghiottita dallo scivolo.
Dal canto suo, l’Hat-Man accentuò il sorriso e sollevò un braccio-ascia verso l’alto, per poi farlo precipitare violentemente su di lei. Dehya strinse i denti in un’espressione preoccupata, quindi incrociò le braccia avvolte dalle fiamme davanti al proprio viso e si preparò all’impatto. Le ombre si schiantarono sul fuoco, risparmiando la sua pelle.
Ma il suo corpo venne spinto brutalmente al suolo. Lo schianto fu brutale e talmente violento da sollevare una colonna di polvere, facendo aprire la giostra come una zucca che cade al suolo.
In mezzo ad un cratere mediamente basso creatosi sull’erba, Dehya aprì lentamente gli occhi, sentendo tutto il proprio corpo gridare di dolore. sopra di lei, il nemico inclinava la testa da un lato all’altro, osservandola come un moccioso che sta vivisezionando una rana durante l’ora di scienze.
Digrignò i denti con aria di sfida, benché non potesse muoversi minimamente a causa del dolore alle ossa.
L’Hat-Man sollevò le proprie armi, pronto per finirla con il colpo di grazia.
Ma non riuscì a raggiungerla.
La donna sgranò gli occhi, quando Cyno si pose esattamente di fronte a lei dandole le spalle, ancora sanguinante e dolorante, ma con il volto contratto nel furore più puro.
La lama ricurva della falce si schiantò su quelle scure del nemico, generando una fontana di scintille ed una lieve onda d’urto che sradicò alcuni fili d’erba.
L’Hat-Man indietreggiò, incalzato dai fendenti rotanti dell’avversario.
Quindi, i due nemici si ritrovarono bloccati in uno scontro serrato di fendenti rotanti e brutali, che illuminarono il buio con le loro scintille e distrussero il silenzio con i loro schianti. L’Arconte allungò le ombre attorno al ragazzo, generando una piccola orda composta da cinque tentacoli per afferrarlo. Ma Cyno, dopo una piroetta all’indietro e roteando la falce dietro la schiena, creò un geroglifico diverso sopra ad ogni arto, che venne subito dilaniato da un fulmine d’energia.
I due tornarono a scontrare le proprie lame le une contro le altre.
Fino poi a bloccarsi in uno stallo, generando un’altra possente onda d’urto che strappò ulteriori fili d’erba, con l’Hat-Man che spingeva, sorridente, le proprie asce bipenne verso il basso e con Cyno, dal volto contrito dalla fatica e dal dolore, che le bloccava con l’asta di pietra della falce per non essere schiacciato al suolo.
Strinse i denti così forte, in quella prova di forza, che quasi li sentì che stavano per spezzarsi.
Le ginocchia sfiorarono l’erba sotto di lui, mentre stringeva anche le palpebre.
L’Arconte sorrise follemente, continuando a spingere verso il basso.
E proprio in quel momento, Cyno inspirò a fondo. Per poi sgranare gli occhi e spalancare la bocca in un ruggito di guerra, con una scarica d’energia viola che partiva dal fondo della pupilla. Una rosa di saette esplose anche attorno all’asta della sua arma, e finalmente riuscì a liberare la gamba sinistra dall’immobilità ed a puntare il piede al suolo, friggendo un’area di fili d’erba attorno a sé.
Si sollevò di scatto, spingendo con quanta più forza aveva in corpo, scagliando finalmente le armi del nemico verso l’alto e rendendolo completamente vulnerabile. L’Hat-Man indietreggiò di poco, appena in tempo per schivare un potentissimo fulmine che si schiantò in mezzo a lui ed al Risolutore.
Poco prima che potesse tornare all’attacco, però, una piccola meteora infuocata si schiantò su di lui.
Il braccio fiammeggiante di Dehya avvolse il suo collo e, utilizzando tutto il proprio peso, la donna spinse verso il basso con un ruggito, portandosi dietro l’Arconte. L’essere schiantò la testa al suolo con un tonfo devastante, che generò una ragnatela di crepe infuocate nel luogo sul luogo dell’impatto.
Il suo corpo ombroso, si ritrovò bloccato e piegato all’indietro a formare un arco.
A quel punto Cyno, rimessosi in guardia, afferrò la falce a bimane e puntò la lama verso il basso, dietro la propria schiena, prendendo a correre verso il nemico strisciandola al suolo. A pochi centimetri dallo stesso, fece roteare l’arma in avanti, colpendo l’essere dietro la schiena con la lama, che sprigionò un’esplosione di luce viola e saette d’energia.
Quindi, il corpo dell’Hat-Man venne diviso in due da un fendente circolare, sbrattando materia nera per tutto l’ambiente circostante.
Le due estremità, come lo toccarono, furono assorbite dal suolo.
E tutto, parve finalmente tornare avvolto dal silenzio.
I due giovani s’avvicinarono l’uno all’altra, ansimanti ed affaticati, osservando la macchia nera dove il nemico era scomparso.
“D-dici… che è andato per sempre…?” domandò Dehya, piegando la schiena e passandosi le mani sulle ginocchia.
Dal canto suo, il Risolutore non ebbe nemmeno il tempo di risponderle.
Un suono terribile, simile al lamentoso verso di un immenso cetaceo morente, fece vibrare i loro timpani. Subito presero a guardarsi intorno, circospetti, osservando il parco giochi che mutava brutalmente aspetto: videro le giostrine avvolte da tentacoli neri, così come i resti dell’altalena e dello scivolo. I dondoli a forma d’animale vibrarono e presero a perdere liquido nero dalla bocca e dagli occhi finti, voltandosi verso di loro come fossero stati esseri in carne ed ossa. Dalla recinzione di legno della sabbia, presero a sgorgare pozze ribollenti di oscurità e, intorno a tutto il perimetro, s’innalzarono come muti e deformi idoli affilati spuntoni d’ombra, che aumentarono a dismisura ogni secondo che passava.
I due si scambiarono uno sguardo.
Non dissero nulla.
Ma entrambi capirono che dovevano subito andarsene da lì.
Scattarono rapidissimi, mentre il petrolio nero invadeva sempre di più l’ambiente e la scogliera di spuntoni si faceva sempre più numerosa. Arrivarono al bordo del parco, evitando con un ultimo balzo di rimanere imprigionati nel recinto di spuntoni che si era venuto a formare attorno a loro.
Rotolarono doloranti sull’asfalto, per poi voltarsi di scatto alle loro spalle.
Furono partecipi del terribile spettacolo che fu il vedere l’intero parco giochi venire divorato dalle immense fauci di una pianta carnivora gigante, interamente plasmata nel buio.
Quando l’enorme bocca si chiuse, lo spostamento d’aria scagliò i due combattenti ad una spaventosa distanza. Rotolarono nuovamente al suolo, quando smisero di fluttuare a mezz’aria, fermandosi in mezzo ad uno dei viali del villaggio abbandonato con le ginocchia a terra, ricoperti di nuovi graffi e lividi.
“Ok. Questa non sembra una battaglia vincibile” commentò Dehya, osservando la sfera di tenebre che si era formata al posto del parco giochi. Voltò lo sguardo verso il compagno “idee, caro il mio Risolutore che mi ha coinvolto in questa merda?”
Quello non rispose, cominciando a spremere le meningi mordendosi un dito, fino a farlo sanguinare.
Quel bastardo era sicuramente un osso duro, ma se continuava a difendersi in quel modo, non poteva essere impossibile da uccidere! mM come potevano fare, se anche dopo ferite tanto brutali si sarebbe comunque continuato a rigenerare?
Sgranò gli occhi.
“Flame Mane” disse all’improvviso, facendola sussultare “forse ho un’idea.”
“Ignorerò il fatto che tu mi abbia disubbidito.” Rispose quella, piccata.
Cyno la ignorò a sua volta “Forse conosco un incantesimo che potrebbe fermare permanentemente questo demonio. Ma per portarlo termine, mi servirà che tu tenga impegnato l’Arconte un altro po’.”
Sgranò gli occhi, Dehya, voltandosi nuovamente verso la sfera, che adesso sembrava aver cominciato a ribollire nella parte più alta.
“Ah sì, certo: questo coso ci ha massacrati di botte fino ad ora, e adesso vuoi che sia io a tenerlo a bada fottutamente da sola!?
“Mi serve estrema concentrazione.” Ribatté Cyno, poi si mise dritto sulle gambe e coricò la falce davanti a sé, in orizzontale “O questo, o moriremo entrambi.”
“Oi, aspetta un attimo…” sgranò gli occhi, quando il Risolutore si sedette a gambe incrociate in una posizione meditabonda, formando un doppio cerchio con le dita davanti alla pancia.
“NON PUOI MOLLARMI COSI!!” esclamò, disperata, mentre un’aura d’energia viola avvolgeva il corpo del ragazzo e, lentamente, la falce prendeva a fluttuare a mezz’aria, superando di pochi centimetri la testa del Cavaliere.
Stava per insultarlo, poi sentì una potente esplosione alle sue spalle.
Si voltò. Spalancò gli occhi.
Dalla cima della sfera, era emerso un gigantesco serpente, interamente fatto di braccia che si arrampicavano le une sulle altre, terminando in una rosa formata da mani dalle dita tese e spalancate. L’essere eseguì un movimento a spirale verso l’alto, per poi scagliarsi sui suoi nemici planando raso terra, con una velocità che generò abbastanza spostamenti d’aria da sradicare ogni singola cassetta della posta ai lati della strada.
“Oooooh ma che PALLEEEE!!” Dehya ingoiò la foglia e si scagliò verso il nemico, a sua volta, allargando le braccia che presero a bruciare intensamente.
Dalla rosa di mani, emerse il busto dell’Hat-Man, sorridente, allargando le braccia a sua volta.
Palmo contro palmo, i due avversari si scontrarono l’una contro l’altro.
L’impatto generò un’esplosione di fiamme ed un’onda d’urto che bruciò l’erba dei cortili delle case e infranse i vetri delle stesse.
Rimasero bloccati in stallo, l’una contro l’altro.
Dehya piantò bene bene i piedi in terra.
Tanto che, tra lei e il nemico, prese a formarsi una larga crepa che s’allargò per ogni lato, raggiungendo due delle abitazioni che crollarono su loro stesse.
Dehya sibilò sul viso sorridente dell’avversario, a pochissimi millimetri dal suo.
Poi, ghignò a sua volta.
Liberò le mani all’improvviso, avvolgendo il collo del mostro con entrambe le braccia.
Quindi roteò su se stessa e si lasciò cadere a terra, portandosi dietro l’avversario, che si schiantò rumorosamente al suolo di faccia, spaccandolo in più punti.
“AH!” esclamò la donna, senza mollare la presa, con un sorriso raggiante “quante altre volte dovrò farti sbattere il muso a terra per fare imparare la leziooooOOOOOOOO-!?”
Il suo corpo fu sollevato in aria, a troppa distanza dal suolo per essere a proprio agio.
Poi, come acqua stagnante, l’Hat-Man si deformò e riformò tra le su braccia, liberandosi dalla sua presa ferrea. Dehya prese a precipitare, ma poi venne subito afferrata per la faccia da una mano scheletrica dell’avversario.
L’Arconte la tirò dietro la propria schiena, per poi scagliare se stesso e il proprio carico verso il suolo, dove lò schiantò con immensa violenza. L’impatto generò un piccolo cratere, facendo scattare spasmodicamente le braccia e le gambe della giovane come quelle di un pupazzo.
Quindi, l’Arconte strinse ulteriormente la presa, cominciando a strisciare il corpo esanime dell’avversaria al suolo, generando un lungo solco sull’asfalto, alzando polvere e detriti. Continuò la sua corsa per almeno mezzo chilometro, per poi fermarsi all’improvviso e liberare il proprio corpo dalla lunga protuberanza fatta di braccia, che si sciolse assorbita dal suolo.
Dehya, appena cosciente, fece per sollevare un braccio verso di lui.
L’Hat-Man la imitò, allungando il proprio verso l’alto come l’antenna di una torre radio, facendo penzolare il corpo della nemica come una banderuola. Quindi, prese a roteare su se stesso, schiantandolo sulle case circostanti, che si sgretolarono in mille pezzi ad ogni impatto.
Infine, il mostro attirò il corpo martoriato della giovane verso di sé, afferrandolo con entrambe le mani.
Lei socchiuse gli occhi e strinse i denti, fissando l’avversario con intensità.
Quello, aumentò la sua altezza di almeno undici metri, superando di gran lunga il culmine dei casolari più alti. Poi, con tutta la violenza di cui era capace, scese all’improvviso.
Dehya precipitò con lui.
La sua schiena si scontrò con potenza disumana sull’asfalto duro.
Sgranò gli occhi, emettendo un lamento strozzato dalla bocca sanguinante.
Rimbalzò lievemente, per poi ritrovarsi del tutto immobile, in preda al dolore più puro.
Davanti a lei, l’Arconte incombeva, piegato appena in avanti con quel suo disgustoso ghigno di scherno.
Quella lo guardò dalle sopracciglia aggrottate.
E sorrise debolmente.
“… T-tutto… qui? N-non l’ho nemmeno sentito…” ridacchiò.
Poi sputò un grumo di sangue di lato.
Il sorriso del nemico si accentuò, mentre sollevava un braccio dietro la propria schiena, che si fece spesso ed esageratamente muscoloso. Chiuse le dita ossute a pugno, scagliandole poi sul corpo della donna.
Quella nemmeno chiuse gli occhi, in attesa dell’impatto.
Ma l’arto del mostro non terminò mai il proprio percorso.
Ad occhi sgranati, Dehya vide un’innumerevole quantità di bende viola che avvolgevano la mano del nemico bloccandola sul posto.
Ma la cosa più assurda, fu vederle spuntare da una larga distesa di sabbia dello stesso colore, comparsa dal nulla attorno al proprio corpo ed a quello dell’Hat-Man.
Ha la mia gratitudine, prode guerriera.”
Riconobbe la voce di Cyno, solo mista ad un’altra, molto più possente ed antica.
Si sollevò tremolante sulla schiena e voltò lo sguardo.
Sgranò gli occhi.
Ora… lasci fare a me.
 
[https://www.youtube.com/watch?v=e11_HB9txL8]
 
Il Risolutore era in piedi, la giacca in terra dietro di lui, e la camicia bianca premuta sul fisico asciutto. Gli occhi erano serrati e la bocca era una linea dura, le braccia lungo i fianchi. L’aura viola avvolgeva il suo corpo e i bianchissimi capelli fluttuavano alle sue spalle come un mantello.
Ma ciò che accadeva alle sue spalle… fu quello che, per molto poco, non spezzò del tutto la mente di Dehya: dietro la schiena di Cyno ed alla falce della Duat, che adesso fluttuava a diversi metri dal suolo, s’innalzava la scultura spettrale ed evanescente della Divinità dei Cimiteri in persona, immobile e solenne, con il corpo muscoloso ricoperto di geroglifici incisi direttamente sulla pelle di pietra. L’enorme testa da sciacallo puntava in avanti, sul mostro di ombre, con gli occhi che erano due fessure rosse e sinistre.
Le possenti braccia erano alzate ai lati del proprio corpo.
L’Hat-Man ed il Dio parvero scambiarsi uno sguardo. Poi, l’Arconte, per la prima volta durante tutto lo scontro, snudò le zanne ed emise un terrificante grido, acuto e che raschiava fin dentro al cervello. Dehya fu costretta a tapparsi le orecchie.
Nel mentre, dalla schiena della creatura delle ombre emersero una trentina di altre braccia scheletriche, che scattarono con le dita e gli artigli tesi verso il corpo del Risolutore dell’Accademia.
Quello non aprì nemmeno gli occhi, limitandosi a sollevare un dito in avanti.
Ogni singolo arto fatto di tenebre fu avvolto da scariche elettriche, per poi esplodere in una cacofonia carnosa e disgustosa. E nel mentre che ciò accadeva, altre bende viola emergevano dalla sabbia, avvolgendo più parti del corpo dell’Arconte il quale, molto lentamente, faceva sempre più fatica a liberarsi.
Antico Demonio, che arrivi da epoche mai esistite... Tu  non appartieni a questa realtà.
Dehya, riuscita a sgattaiolare silenziosamente via dalla distesa di sabbia sotto al corpo dell’arconte, tornò a guardare Cyno – per quanto sempre più convinta che, ormai, del ragazzino conosciuto poco fa ci fosse ancora ben poco dentro a quel corpo – e sentì il cuore saltare un battito, quando lo stesso aprì gli occhi scoprendoli brillanti di un intenso rosso acceso, privi di pupille.
Ancora più bende emersero dalla sabbia, cominciando ad avvolgere ogni singolo lembo del corpo dell’Arconte, che sempre più a fatica tentava di ribellarsi.
 
Nel mentre, da qualche parte, in un regno di oscurità e torce dalle candele spettrali e azzurre…
Un’enorme bilancia che sembrava fatta di oscura ossidiana e candide ossa umane, aveva i piatti di metallo, sorretti da catene dorate, occupati da due artefatti.
Sul piatto di sinistra, un cuore pulsante, interamente fatto di oscurità.
Sul piatto di destra, l’enorme piuma di un’aquila.
 
I tuoi crimini sono stati giudicati, mostro delle tenebre” ruggì la voce del Dio dalla bocca di Cyno, il quale cominciò a perdere un lungo rivolo di sangue fresco dal naso “… e la sentenza è…
 
Il piatto che ospitava il cuore precipitò verso il basso, fino schiantarsi al suolo inciso di geroglifici, generando una ragnatela di crepe sul luogo dell’impatto.
 
Dalla sabbia emersero titaniche braccia mummificate, avvolte dalle bende, che afferrarono in più parti del corpo l’Hat-Man, che prese a dimenarsi emettendo orripilanti e striduli versi. La creatura prese a gonfiarsi ed innalzarsi verso l’alto, liberandosi dalla presa di quei cadaverici titani. Ma non andò molto lontano, poiché le bende ancora avvolgevano il suo corpo, e presto gli artigli della Morte lo raggiunsero nuovamente.
Che tu sia un essere umano, o un Dio…” Cyno digrignò i denti, rabbioso. Il bagliore nei suoi occhi e in quelli della statua si fece ancora più intenso “NESSUNO PUO’ RIBELLARSI AL GIUDIZIO DEL REGNO DEI MORTI!
Dehya abbassò lo sguardo sulla ormai larghissima distesa sabbiosa. Qualcos’altro, di molto lungo ed informe, aveva cominciato ad emergere. L’Arconte, col volto quasi completamente nascosto dalle bende, emise un terribile stridio, provando a tendere un braccio in avanti.
… Che il tuo nome venga dimenticato. Che il tuo corpo marcisca negli abissi più tetri ed irraggiungibili dell’Oltretomba…
Cyno tese le braccia, poi batté le mani tra loro con furia.
La scultura dietro di lui imitò l’azione, generando un suono simile a quello di un’enorme campana.
L’Hat-Man emise un ultimo terribile grido, prima che le due immense estremità di un sarcofago dorato si chiudessero su di lui di scatto, sollevandosi dalla sabbia. Il braccio teso in avanti della creatura venne reciso, quando il contenitore si chiuse su di lui.
Su ogni cosa, finalmente, calò il silenzio.
Poi, lentamente, Dehya osservò come il sarcofago prendeva ad immergersi nella sabbia viola.
Gesù… è davvero finita?
Anche se erano decisamente altri gli dei da ringraziare, in quel momento.
Si voltò verso il Risolutore: la scultura di Anubi era scomparsa e Cyno aveva chiuso nuovamente gli occhi. All’improvviso, il ragazzo emise un vagito dolorante, crollando in avanti ed evitando di rovinare a terra sostenendosi con le braccia. Pochi centimetri davanti a lui, la falce cadde sull’asfalto tintinnando.
Respirava a fatica, ma sembrava star bene.
Dehya sbatté le palpebre, poi riuscì finalmente a rialzarsi, anche se un po’ anchilosata, per andare ad accertarsi che fosse tutto a posto.
“Amico, ma che cazzo…” scoppiò poi a ridere, aiutandolo a rialzarsi in piedi “… TU SEI COMPLETAMENTE FUORI! Si può sapere che diavolo era quello!?”
“U-un incantesimo dalla Seconda Biblioteca di Alessandria…” mormorò il ragazzo, passandosi una mano sotto al naso sanguinante, aprendo gli occhi che per fortuna erano tornati come prima “T-tecnicamente un incantesimo proibito a noi Cavalieri, che ci permette di entrare in contatto con il Dio e di permettergli di usare il nostro corpo a proprio piacimento… peccato che poi il risultato sia-”
Ebbe un conato di vomito, che per fortuna scongiurò anche grazie alla compagna, che gli massaggiò apprensivamente la pancia.
“… questo, appunto.” Ridacchiò, puntando con lo sguardo il sarcofago che ancora si stava immergendo nella sabbia.
Dehya non si sarebbe mai più dimenticata di quel suono.
“Uh-uh. Addirittura un incantesimo proibito?” la donna sorrise maliziosa, dandogli una poderosa pacca sulla spalla, che per poco non lo fece volare in avanti “Non ti facevo un cattivo ragazzo! Mi stai dando certe gioie, dameri-”
Il rumore della carne che si lacerava interruppe il discorso.
I due, con sguardo sgomento, si guardarono.
Poi Dehya abbassò la testa, vedendo il tentacolo nero che entrava nella sua pancia, uscendo dall’altra parte.
“M-ma che c-cazzo…” mormorò debolmente la donna, mentre sbrattava sangue dalla bocca.
L’arto dell’Arconte si ritrasse di scatto, e il suo corpo cedette.
“NO!” Cyno, terrorizzato, l’afferrò al volo, impedendo che cadesse a terra.
“Cy…Cyno…” sospirò affannata Dehya, con la fronte madida di sudore e l’espressione contratta dal dolore e dalla fatica che ci stava mettendo anche solo per rimanere cosciente.
Il Risolutore strinse i denti, voltandosi verso il sarcofago gigante.
Ciò che vide fu atroce: la sabbia era stata sostituita da ribollenti montagnette di nero, e diversi tentacoli fuoriuscivano dalle spaccature del sarcofago dorato, tra cui quello ancora sporco di sangue che aveva colpito la sua compagna.
Com’era possibile…?
Osservò come, pezzo dopo pezzo, anche aiutato da diverse piccole manine scheletriche emergenti dalle tenebre, la prigione eterna generata dalla Divinità dei Cimiteri in persona, veniva lentamente disassemblata. Comprese cosa si trovava di fronte a lui.
Comprese la vera potenza di un Arconte, in quel momento.
Morte e Vita erano leggi della realtà.
Quel tipo di mostro non obbediva a quelle leggi.
 
Il cuore di ombre sprigionò un marasma di enormi tentacoli neri, avvolgendoli attorno alla bilancia d’ossidiana.
Gli bastò poca pressione per distruggerla in mille pezzi.
 
No!
Si voltò verso Dehya, ancora tra le sue braccia, sempre più agitato.
Adesso non posso proprio pensare a questo!
Quando la vide che pareva aver perso del tutto i sensi, cominciò a sentire gli occhi pizzicare.
No. NO. NO!
Cominciò ad iper-ventilare. Poi chiuse gli occhi, cercando di fare del suo meglio per calmarsi.
N-no, calma. CALMA. Sai cosa fare, sai cosa fare…
Incrociò le mani sopra all’enorme buco sul petto della donna, cominciando a fare pressione.
Un possente lamento baritonale provenne dalle sue spalle.
So cosa fare, ma…
Cyno si voltò.
Il sarcofago esplose del tutto, facendo fuoriuscire l’ombra liquida come acqua dalla rottura di una diga. Da quella poltiglia di oscurità, si formarono tre giganteschi corpi serpentiformi, dal muso allungato e con le fauci piene di denti aguzzi, ricoperti di sferici ed enormi occhi bianchi e brillanti, come lune in miniatura.
Le creature si puntarono l’una con l’altra, poi girarono le ciclopiche teste verso il Risolutore.
Quello strinse i denti, quando le belve ruggirono e si scagliarono su di lui.
Maledizione! Questa doveva essere l’ultima spiaggia…
Eppure grugnì rabbioso, puntando lo sguardo furente sul nemico.
“Fai la tua comparsa…” sussurrò.
Davanti a lui, si tracciò sull’asfalto un enorme cerchio d’energia contornato dai geroglifici.
All’interno della circonferenza, balenarono diverse saette viola, che distrussero il suolo in più punti.
“… AMMIT!” gridò il ragazzo, quando le teste dell’Arconte passarono sopra al cerchio.
Dopo una portentosa scarica d’energia, una gigantesca zampa ricoperta di scaglie, dalle lunghe dita irte da artigli, emerse dal suolo e schiacciò sotto di sé una delle teste d’ombra, che schizzò liquido nero contro le pareti delle case. Poco dopo, emersero le estremità del lungo muso di un immenso coccodrillo, che si chiusero di scatto sulla seconda testa, distruggendola in mille pezzi come la prima. l’ultimo serpente oscuro bloccò la sua corsa verso Cyno, dedicando tutta la propria attenzione al nuovo arrivato, che pian piano emergeva sempre di più da sotto al suolo.
L’essere puntò tre dei suoi giganteschi occhi rossi sulla creatura, emergendo fino ad una spalla. Snudò le fauci, ed una sfera d’energia viola e sfrigolante cominciò a concentrarsi nel fondo della sua cola. Prima che l’Hat-Man potesse attaccare, il suo terzo corpo di serpente venne dilaniato da un possente raggio fatto di elettricità, partito dalla bocca del coccodrillo, espandendosi in avanti distruggendo alcune casupole e creando un larghissimo e profondo solco nel terreno.
Viscidi insetti… come osate attaccare il mio padroncino?” le terribili voci femminili sibilarono per tutto l’ambiente, mentre i moncherini decapitati danzavano spasmodicamente e tornavano ad essere parte del ribollente corpo principale. Quindi, in tutta la sua grandezza e potenza, col corpo avvolto da scariche elettriche e bende ricoperte da geroglifici neri, la divinità Ammit emerse del tutto dal suolo: l’immenso e possente corpo da rettile, dalle sei lunghe zampe muscolose e irte di artigli neri come la pece, grandi come sedie a sdraio, con la lunga e spessa coda larga come un treno merci, terminava con la gigantesca testa di coccodrillo dai sei enormi occhi rossi. Una lunga criniera pallida avvolgeva il collo e la nuca, sotto all’immenso e brillante nemes dorato.
Cyno!” tuonò l’essere, voltando la testa e puntando le sottili pupille da rettile su di lui “Questo tizio… ha osato ferirti! Lo posso mangiare?
“Sì, Ammit!” esclamò il Risolutore, con le mani che premevano sulla ferita sanguinante. Le bende attorno ad esse, intanto, avevano cominciato ad allungarsi e ad aumentare, avvolgendo come spire di serpente la zona lesa del corpo della donna “Distruggi il mio nemico!”
La creatura parve quasi ghignare, affilando lo sguardo.
Ah… finalmente…” tornò a guardare il nemico, sollevandosi sulle zampe posteriori ed emettendo un possente ruggito “SI VA A CACCIA!!
Partì alla volta di ciò che era diventato l’Hat-Man, furente con la bava alla bocca. Si gettò sulla poltiglia di tenebre, che s’allungava in altre teste serpentiformi dal muso d’animale. A volte era un gatto, a volte un gufo, altre ancora un rospo, o un serpente.
Dalla melma nera, emersero anche enormi teschi dai pallidi e giganteschi occhi bianchi.
La Divoratrice se ne curò ben poco di ciò, cominciando a mutilare ed a dilaniare con fauci ed artigli ogni cosa le venisse lanciata contro, incurante dei tentacoli che a volte la pugnalavano e delle fauci che si chiudevano su di lei.
E mentre alle sue spalle quel delirante massacro si consumava, Cyno era concentrato sul corpo della sua compagna, a denti stretti e con la fronte madida di sudore. Dehya aveva smesso di muoversi. Pareva aver fermato l’emorragia, ma la situazione era tutt’altro che migliorata.
“Non mi faccia questi scherzi, dannazione!” esclamò il ragazzo col viso deformato dall’agitazione.
All’improvviso, piccoli serpentelli d’energia viola cominciarono ad avvolgere il corpo della donna. Il Risolutore parve non accorgersene, tuttavia.
“L-le devo… raccontare per quale motivo non sono diventato Cavaliere. E lei mi deve dire perché ha lasciato l’Accademia!” aumentò la stretta dei denti, fino quasi ad incrinarli.
Le scariche si fecero più frequenti e brillanti.
“Non ti posso permettere di morire!” gridò con quanto più fiato aveva in corpo “DEHYAAAA!!
Un grosso geroglifico, questa volta a forma di Ank, apparve sopra al corpo della donna, per poi svanire nel nulla. Quindi, una potentissima scarica d’energia precipitò dal celo, colpendola in pieno e scagliando Cyno a rotolare all’indietro. Quello si riprese subito, mettendosi a gattoni, osservando l’amica avvolta da spire d’elettricità, ancora immobile.
“PORCA DI QUELLA PUTTANA BASTARDA!!” Dehya si mise a sedere di scatto, occhi sgranati ed espressione stralunata. Il Risolutore chiuse gli occhi e si abbandonò ad un pesantissimo sospiro di sollievo, inginocchiandosi a terra e sedendosi sulle proprie gambe.
“SONO MORTA. CRISTO DI QUEL CRISTO, POCO FA ERO COMPLETAMENTE STECCHITA!” si voltò verso Cyno, talmente su di giri che pareva quasi che gli occhi le stessero per esplodere nelle orbite “Si può sapere come cazzo hai fatto!?”
“U-un altro incantesimo… d-della Biblioteca… non credo che potrò mai più ripetere una cosa simile…” balbettò il ragazzo, a testa bassa.
Quella lo guardò interdetta. Poi si voltò verso un punto imprecisato e sbuffò una risata, incrociando le braccia al petto “Sicuramente un altro incantesimo proibito, non è vero? Voglio dire, quale Cavaliere di un Dio dei Morti imparerebbe qualcosa che fa resuscitare le perso-”
Ammutolì, quando tornò a guardarlo.
Il giovane e serioso Risolutore, che quella sera si era presentato a casa sua terrorizzandola quasi a morte e che, poco fa, era stato posseduto da una divinità… adesso stava piangendo.
E Cyno stesso doveva essere l’ultimo che s’aspettava una reazione simile, perché si guardò le mani per poi asciugarsi le guance, interrogandosi silenziosamente su cosa fosse quel liquido che adesso scorreva sul suo viso incontrollatamente.
“Ehi, amico…” Dehya s’avvicinò cautamente, alzando le mani “… va tutto bene?”
“L-lei è morta… l-lei è morta per colpa mia…” il ragazzo prese a respirare affannosamente, con sempre più lacrime che scendevano dai suoi occhi “L’ho coinvolta in questa storia… e l’ho distratta, senza permetterle di concentrarsi su una possibile minaccia. Mi dispiace Signorina Dehya. Non volevo! Io… io…”
Vedere quel giovanotto, effettivamente, comportarsi come un ragazzino spaventato e dilaniato dai sensi di colpa, fu un pugno nello stomaco per lei. Certo, aveva già visto gente piangere in quel modo, ma si trattava di alcuni Risolutori che avevano tentato di metterla in un buco a cui aveva spezzato qualche osso importante. La situazione qua era completamente diversa.
Fece, dunque, ciò che sapeva fare meglio: agì d’impulso.
Afferrò Cyno per un braccio e lo tirò a sé, stringendolo in un forte abbraccio e bloccandogli il volto contro la spalla. Il corpo era scosso dai tremiti e dai respiri ansanti. Ma cazzo: come poteva sentirsi così di merda a causa delle condizioni fisiche di una perfetta sconosciuta? Era tutto scemo per caso?
“Ehi, zuccone, calmati” sussurrò nel suo orecchio, con una dolcezza di cui nemmeno era convinta d’essere capace, carezzandogli la schiena e i capelli con delicatezza “sono qui. Sono viva. Tutto grazie a te. Avevi detto che per un Risolutore è necessario prepararsi all’eventualità di morire sul campo di battaglia. Tu hai preso quell’eventualità a calci nel culo. Sii orgoglioso, cazzo!”
Sentì il corpo del giovane che smetteva di tremare. Fu sollevata.
Lo discostò cautamente da sé, ponendoselo davanti ed appoggiando la propria fronte contro la sua. Lo guardò negli occhi, anche se era difficile capire se quello la stesse effettivamente guardando “rilassati. Prendi dei bei respiri…” sussurrò placida, sorridendogli. Quello cominciò finalmente a calmarsi “sei stato bravissimo, Cyno” disse ancora, passandogli un dito a fianco di un occhio e asciugandogli una lacrima “Sei un cazzo di Risolutore coi fiocchi.”
I suoi respiri tornarono regolari del tutto.
Il giovane chiuse gli occhi, abbandonandosi ad un ultimo forte sospiro liberatorio “G-grazie signorina Dehya… mi perdoni. E successo tutto per colpa mia…”
“Ma non dire cazzate!” l’altra sorrise raggiante, allontanandosi da lui “La cretina che guardava l’uccellino mentre un tentacolo appuntito come una lancia piombava su di lei ero io! Se proprio ci tieni tanto a voler rimediare, però, la prossima volta offrimi una bi-”
Un gridò agghiacciante attirò la loro attenzione.
E come si voltarono verso il luogo del combattimento tra Ammit e l’Hat-Man, impallidirono entrambi.
L’immenso corpo della divinità, penetrato in più punti dai tentacoli dell’Arconte, era in preda agli spasmi e perdeva galloni e galloni di sangue da ogni singola ferita. Incombente su di lei, la creatura d’oscurità, riassunta la sua terrificante e sorridente forma umanoide, teneva con le mani le fauci della creatura aperte, spingendole da un lato all’altro fino ad un punto di rottura.
Rottura che non tardò ad arrivare.
Il corpo della Divoratrice venne diviso a metà, sbrattando gigantesche budella ed organi interni un po’ ovunque. Le sue zampe smisero d’agitarsi e gli occhi rossi si spensero.
Compiaciuto, l’Arconte afferrò il cadavere della divinità di peso e lo scagliò alle proprie spalle, facendolo schiantare contro quei pochi casolari ancora non crollati.
“E’…” Dehya osservò il corpo di Ammit che si sgretolava come una montagnetta di sabbia “… stata uccisa?”
“Ammit è una creatura della Duat. Non potrebbe mai morire” tuttavia, quell’affermazione non venne detta per niente con un tono rassicurante “Ma adesso che è stata sconfitta, mi ci vorrà tempo prima di poterla rievocare anche solo per un istante. E lei era, forse, l’unico altro modo che avevamo per sconfiggere un Arconte…”
In altre parole, l’ultimo baluardo che li separava dall’annientamento era stato abbattuto.
Siamo fottuti pensò Dehya, comprendendo quanto fosse inutile l’essere stata appena resuscitata.
L’Hat-Man, spuntando sopra ad una montagna informe di colossali bocche irte di denti affilati; occhi dalla pallida sclera intarsiata da venature rosse e dalle pupille nere come ossidiana che si guardavano attorno spasmodicamente: teschi e teste di animale fatti di melma nera e tentacoli, volse finalmente lo sguardo scarlatto verso di loro. I denti del suo sorriso, sporchi di sangue, parvero ingrandirsi assieme all’allargarsi della sua bocca. Alle sue spalle, inesorabili, emersero parecchie decine di enormi tentacoli danzanti e vischiosi, alcuni dei quali terminanti con una lama ricurva o la testa di un serpente.
“Fottuto immortale paraculato dal plot-armor pezzo di merda del ca-” Dehya sgranò gli occhi, portandosi la mano al petto e tornando inginocchiata a terra. Dopo l’ultimo trucchetto di Cyno, le sue ferite si erano come rimarginate del tutto, assieme al buco che aveva in pancia, ma per qualche motivo, a quanto pareva, il dolore ancora si faceva sentire. Sibilò tra i denti, con la fronte imperlata dal sudore, voltandosi verso il demone che stava per portare a termine il suo prossimo attacco.
La vista, poi, le venne ostruita dal corpo del Risolutore.
“Signorina Dehya.” Il giovane, dopo aver recuperato la falce ed averla tesa verso il fianco destro, si era frapposto tra lei e il nemico “Se ne vada. Immediatamente.”
La sua voce era tornata quella gelida e terrificante della prima volta che si erano incontrati.
L’espressione doveva aver subito lo stesso mutamento.
“… di grazia?” mormorò tuttavia la donna, incredula.
“Questo nemico è troppo potente per noi. Tuttavia, dubito possa lasciare questa luogo. Non so come mai, ma credo che se avesse potuto farlo prima, lo avrebbe già fatto.” Fece roteare la falce, per poi piegare le gambe in avanti e portarsi un braccio davanti al petto. La lama s’accese di sfrigolante energia “So che ha un passato turbolento, con loro. Ma deve assolutamente andare ad avvertire gli Archivisti, a qualunque costo! Nemmeno loro possono ignorare una minaccia simile!”
“E si può sapere tu che diavolo hai intenzione di-”
“Lo terrò impegnato. Le permetterò di fuggire.”
Dehya sgranò gli occhi.
E cominciò ad irritarsi.
“Oi, moccioso… mi stai prendendo per il culo?”
“E’ appena tornata dalla morte. Non ho intenzione di rispedircela.” Rispose calmo Cyno, con la voce di qualcuno che non ha la minima intenzione di cambiare idea.
“Maledizione: quelli non ascolteranno mai una come me! Vuoi davvero che io ti lasci-”
Ammutolì, quando quel maledetto bastardo si voltò verso di lei con un sorriso triste.
Avvertire quei fossili non è mai stato il piano.
Non riusciva nemmeno a parlare.
Vuole sacrificarsi. Vuole permettere almeno a me di scappare.
“E’ stato un vero onore” sbarrò gli occhi, mentre il Risolutore tornava a voltarsi verso l’Arconte, tornando serio ed afferrando la propria arma a due mani “combattere fianco a fianco della Leggendaria Flame Mane.”
Digrignò i denti, la suddetta ‘Flame Mane’.
 
Dehya… è stato un onore combattere al tuo fianco, un ultima volta.
 
Le ultime parole del suo Capitano.
Prima che venisse stritolato a morte da una gigantesca mano di pietra.
In barba al dolore, alla paura e ad altre emozioni così forti che le distruggevano il corpo dall’interno, la donna scattò in piedi e diede una poderosissima spallata al Risolutore, che con un lamento sorpreso si ritrovò nuovamente a terra.
“Signorina Dehya! Ma…”
Io non sono una persona piacevole…” il sibilo che era diventata la voce di quella donna fece tremare le viscere del ragazzo, che rimase a guardarla dal basso verso l’alto con un terrore reverenziale che gli scorreva nelle vene. La bocca era deformata nel più terribile e agghiacciante ghigno da predatore che avesse mai visto, e gli occhi color del diamante più puro  mandavano lampi che potevano spaccare le montagne “una marea di cose mi fanno incazzare. Ma tra tutte… tra tutte…” lo infilzò con quelle pupille contratte “Sono quelli convinti che la PROPRIA VITA è meno importante di quella altrui.
Deglutì, angosciato, mentre quell’altra tornava a voltarsi verso all’Hat-Man, pronto per attaccare. Le fiamme attorno alle sue braccia ed alle sue gambe parvero farsi sempre più intense. Poi, per qualche motivo, gli parve di vedere quelle stesse fiamme, che avvolgevano anche altre parti del suo corpo, diventare quasi solide, mentre i lunghi capelli castani dalle punte bionde prendevano a fluttuare sospinte da un lieve venticello invisibile.
“Ragazzo” sentendosi chiamato, Cyno sussultò. Non seppe con quale coraggio riuscì a tornare a guardare la creatura che adesso stava diventando la sua compagna “quanto tempo ci vuole prima di rievocare il lucertolone?”
“F-forse meno di un’ora…?” balbettò il ragazzo.
Per essere stramaledettamente pronto a morire, poco fa, adesso era terrorizzato dall’idea che quell’altra fosse a pochissimi passi dal massacrarlo di botte.
“Uff… neanche troppo.” Dehya tornò a guardare l’Arconte, che sollevò tutti i propri tentacoli dietro la schiena “Hai già fatto abbastanza. Mettiti comodo, e lascia a questa sorellona tutto il lavoro.”
I tentacoli scattarono, le lame d’ombra che fendevano l’aria e le serpi che snudavano le fauci con un sibilo.
“Inoltre, visto che ti ostini a chiamarmi in un modo che detesto…” sollevò un pugno verso l’alto e lo schiantò al suolo. Metà del braccio scomparve sotto l’asfalto. Dall’impatto, si diramarono diverse crepe incandescenti “… ora ti mostrerò il significato di quel nome…
Vide delle catene, che parevano fatte d’ossidiana, spuntare dal buco nell’asfalto ed avvolgersi attorno al braccio della donna.
Al tempo stesso, i tentacoli dell’Hat-Man la raggiunsero, facendola sparire dalla sua vista.
“SIGNORINA DEHYA!” gridò Cyno, preoccupato.
E per la seconda volta in quella notte, capì di aver riposto male la sua preoccupazione.
Ogni tentacolo venne tagliato con precisione millimetrica da un lama incandescente, schizzando fontane di melma nera verso l’alto. Poi qualcosa di oscuro sfondò l’agglomerato di arti dall’interno, volando verso l’alto ed atterrando pesantemente sulle tegole di una casa, distruggendo il tetto e sollevando un nuvolone di polvere. Ma quando quello stesso si diradò, davanti agli occhi di Cyno e dell’Arconte, non riapparve Dehya.
 
[https://www.youtube.com/watch?v=lBdnti4_UUg]
 
Adesso, su quel tetto, piegata in avanti su tre zampe come il predatore più letale dell’intero pianeta, si trovava una creatura che di umanoide aveva ancora ben poco, coperta dalla corazza nera ed incandescente di un’armatura d’ossidiana fatta di scaglie e di spuntoni, come lava che si era appena solidificata sul posto.
Da un elmo mostruoso, che alla lontana poteva ricordare quello di una leonessa, spuntava una lunga cascata di capelli incandescenti, interamente fatti di fuoco, che danzavano verso l’alto come fiamme di una pira. Dalle fessure sinistre dell’elmo, un bagliore lucente ed azzurro entrava in contrasto con i colori più accesi dei capelli.
Cyno ebbe la risposta definitiva sul perché quella tizia non si portasse dietro un’arma: il braccio che non appoggiava sulle tegole distrutte dal tetto, reggeva con il guanto d’arme l’elsa oblunga di un gigantesco spadone nero, dalla vaga forma rettangolare, ardente di fiamme arancioni e con la lama di roccia intarsiata di crepe ardenti, come se stesse reggendo in mano il pezzo di un vulcano attivo.
Dall’elsa, partivano le catene che avevano avvolto il suo braccio poco prima.
Speravo di non dover arrivare ad usare questo potere…” la bocca della leonessa si aprì appena, facendo fuoriuscire due nuvole di vapore incandescente “... ma sembra proprio che tutti siano ben disposti a farmi incazzare, questa sera. Sfogherò questa rabbia su di te, se non è un problema.
L’Hat-Man emise uno stridio furioso, poi fece scattare altri tentacoli nella sua direzione. Dehya balzò verso l’alto ed eseguì una piroetta a mezz’aria. Le fiamme lungo la lama della spada si fecero più intense. Poi, dopo aver menato un fendente rotante, la spada scagliò un arco fatto di fuoco verso il corpo del nemico. Lo colpì in pieno, facendo esplodere l’agglomerato sotto di lui per metà.
Per la prima volta, il ghigno dell’Arconte venne a meno, osservando la parte lesa della sua montagna di incubi che ci metteva troppo tempo a rigenerarsi.
Metti il broncio?” Dehya atterrò su di un'altra casa, distruggendo altre tegole “Fa così tanto male?” affilò lo sguardo sotto all’elmo “Ma Quanto cazzo mi dispiace
L’Hat-Man gridò tutta la sua furia, alzando testa e braccia scheletriche verso l’alto, generando forzatamente una cinquina di enormi tentacoli dalla zona lesa, che scagliò rabbioso verso la casa. La base dove stava la spadaccina venne completamente rasa al suolo in una cacofonia di suoni, mentre lei, bloccata mezz’aria, ripeté la stessa azione di prima.
L’arco di fuoco non mancò il colpo, centrandolo in mezzo all’ammasso di teste d’animale ed occhi, esplodendo brutalmente e creando un enorme buco nel suo corpo. l’Hat-Man ruggì di dolore, tentando nuovamente di afferrarla con i suoi tentacoli.
Ma lo spettacolo appena ripetutosi si compì altre cinque volte.
Finché la donna, dopo aver tagliato altri tentacoli con un ennesimo arco di fiamma, decise di essersi stancata.
Balzò per l’ennesima volta da un tetto, atterrando sull’asfalto sottostante, generando una ragnatela di crepe fumanti. Alzò quindi lo sguardo sull’Arconte, che dopo essersi accorto dell’ennesimo buco nell’acqua, voltò lo sguardo verso di lei.
I suoi occhietti rossi si fecero due fessure.
Dehya ricambiò il pensiero.
Furente, la creatura schiaffò le braccia sull’ormai deforme poltiglia sotto di sé, separandosi da essa e lanciandosi verso il basso, di fronte alla nemica ancora piegata su tre zampe. Si guardarono per un attimo, con aria di sfida. Poi l’Hat-Man allargò il proprio sopra-abito, liberando il braccio di ossa nere e rivelando la mano scheletrica occupata, a sua volta, dall’enorme elsa di uno spadone nero, composto da volti urlanti e lamentosi e con i bordi taglienti brillanti d’argento sporco, che rifletteva le fiamme della nemica.
Quella sbuffò, parendo quasi divertita.
Le due spade si scontrarono tra loro.
Più e più volte, in una serie di terribili fendenti, talmente forti che tutt’intorno a loro l’ambiente veniva terraformato e devastato più e più volte, con lampioni che venivano divelti da terra, la terra e l’erba che bruciavano brutalmente ad ogni spostamento d’aria e le case che crollavano.
All’improvviso, per motivi sconosciuti, dalle tenebre di quel cielo fasullo cominciarono a piovere verso il basso fulmini d’energia oscura come la pece, che distruggevano qualunque cosa colpissero lasciandosi dietro solo un cumulo di macerie fumanti.
Non seppe per quanto tempo quello scontro durò.
Seppe solo quando lo stesso, finalmente, giunse alla propria fine.
L’Hat-Man eseguì una piroetta all’indietro, afferrando l’arma con entrambe le mani e menando un fendente dall’alto. Dehya lo imitò, rotolando all’indietro ed afferrando lo spadone a sua volta, partendo con un taglio ascendente. Lo scontro generò una potentissima onda d’urto che si propagò per diversi metri. Le case più vicine furono spazzate via, quelle più lontane si ritrovarono con ogni singolo vetro infranto.
Così, come lo spadone urlante dell’Arconte.
L’essere sgranò gli occhi, osservando la propria arma che finiva in pezzi.
Ma non ebbe nemmeno il tempo di sorprendersi che, subito, lo spadone dell’avversaria lo trapassò da parte a parte in mezzo allo sterno. L’essere piegò il collo in avanti, vomitando un grumo di melma. Al ché, la Flame Mane sollevò la propria arma con entrambe le mani, staccando il nemico dal suolo come un adesivo vecchio e tracciando un arco verso l’alto, per poi sbattere il nemico dietro di sé, coricato a terra.
Quello fece per ‘rialzarsi’, ma la zampa metallica e dagli artigli incandescenti dell’armatura della leonessa premette sulla sua spalla, bloccandolo a terra.
Divinità… Demone… Arconte…” Dehya lo scrutò da sopra, con un pugno appoggiato al fianco e con la mano che reggeva l’elsa dello spadone conficcato nel terreno. Nuvole di vapore cominciarono a fuoriuscire dalla spalla schiacciata del nemico “Dimmi: come ci si sente ad essere guardati dall’alto verso il basso da un misero essere umano?
L’Hat-Man snudò le zanne, emettendo il più terrificante e mostruoso lamento che avesse mai sentito. L’ombra s’estese sotto di lui, avvolgendo le macerie delle case, ed inglobando il suo corpo. La spadaccina si guardò intorno, circospetta, poi afferrò rapidissima l’elsa dello spadone. Poco dopo, una sequela di giganteschi tentacoli emersero dalle tenebre, avvolgendola prima che potesse difendersi, per poi lanciarla verso l’alto con immensa potenza. La ragazza volò, fino ad arrivare in mezzo al cielo tonante ad una distanza terrificante dal suolo ribollente di tenebre sotto di lei.
Poi, all’improvviso, da quello stesso suolo, emerse il culmine di tutto ciò che i più terribili incubi e terrori dell’umanità sono fatti. Una montagna di denti affilati, spuntoni, occhi spalancati e folli, teschi urlanti e teste di predatori esistenti e non, assieme allo strisciare di enormi rettili ed insetti che si camminavano gli uni sugli altri, per raggiungere il culmine di una gigantesca ed enorme bocca, aperta in sei enormi parti uguali che parevano i petali di un terrificante ed immenso fiore, presentando file e file di grandissimi denti bianchi.
Da sopra, Dehya affilò lo sguardo e sfiatò una nuvola di fumo bianco “Così gentile da mostrarmi la pista d’atterraggio?
Afferrò la spada a bimane e menò un fendente a mezz’aria, roteando su se stessa.
Quindi cominciò a precipitare verso il basso, senza smettere di roteare, trasformandosi gradualmente sempre di più in una gigantesca meteora di fuoco, che generava circonferenze di fuoco a spirale che s’allargavano sempre di più man mano che raggiungeva il punto d’impatto. L’Hat-Man snudò ulteriormente le fauci in un ruggito tonante di pura rabbia e fame, che fece tremare il tessuto stesso della realtà, allungandosi verso di lei.
Poi, come due pianeti che si scontrano tra loro in mezzo allo Spazio Infinito, sullo sfondo di un paese morto che veniva raso ulteriormente al suolo dai fulmini, Dehya si schiantò con l’arma esattamente al centro della bocca del mostro. Le fiamme avvolsero tutto il corpo dell’Arconte, che gridò stridulo per il dolore, e le fiamme illuminarono quelle tenebre artificiali come se il solle stesso fosse precipitato sulla terra.
Poi, dopo un lungo e terrificante attimo, tutto tornò buio
E, finalmente, silenzioso.
 
Dehya, respirando affannosamente, si trovava inginocchiata nella polvere, a pochi centimetri dal centro del cratere che si era formato dopo l’ultimo micidiale scontro. I guanti d’arme erano piantati a terra ad impedirle di rovinare al suolo. Di fronte a lei, il gigantesco spadone, staccatosi dalle catene che ancora le avvolgevano il braccio, giaceva infilzato in una pozza informe di melma nera.
Inesorabilmente, armatura ed arma presero a sbriciolarsi, liberando il corpo ansante e madido di sudore della donna. Ogni singolo osso sembrava sul punto di rompersi a sua volta, al minimo movimento.
Percepì uno spostamento ed un suono gorgogliante di fronte a lei, che le fecero sollevare la testa.
Di fronte a quello spettacolo, la donna non poté fare a meno di mettersi seduta e di portarsi un braccio davanti agli occhi, sorridendo nervosamente “Ma certo… che altro mi sarei potuta aspettare…” scoprì uno degli occhi, senza smettere di sorridere “… nemmeno un attacco così potente avrebbe potuto annientarti del tutto, giusto?”
Davanti a lei s’ergeva un grosso scheletro imbevuto nella melma nera, alto tre metri e largo come un armadio a due ante. Il nero gocciolava dalle ossa come sangue, ed una larga scia dello stesso lo seguiva dalla pozza nella quale poco fa era conficcato il suo spadone.
“Beh, non che mi aspettassi una svolta diversa, anche se adesso sei palesemente uno straccio in confronto al bestione che eri prima.”
Gli occhietti rossi in fondo ai bulbi vuoti brillarono, e la creatura sollevò tremolante il braccio destro, tendendo le lunghe dita irte di artigli affilati come pugnali.
“Ma ne sono piuttosto sicura…” ghignò Dehya, questa volta vittoriosa “… credo di aver guadagnato abbastanza tempo, giusto?”
L’Hat-Man non si accorse nemmeno del suo arrivo.
Un attimo prima era lì, poi si ritrovò scomparso tra le fauci di un gigantesco coccodrillo.
Pochi secondi dopo, Ammit sollevò il mastodontico collo e lo puntò verso l’alto, snudando le fauci e cominciando a concentrare un’intensa quantità d’energia viola in mezzo ai denti. Il raggio che partì da quest’ultima viaggiò verso l’alto, sfondando la cupola di ombre, superando addirittura l’atmosfera stessa del pianeta, brillando come un lucente ed immenso faro in mezzo all’Universo.
Dell’Arconte non doveva essere rimasto nemmeno il pensiero.
A confermarlo, Dehya vide enormi crepe bianche ricoprire il nero cielo che la sovrastava. Pezzo dopo pezzo, ogni frammento della cupola precipitò al suolo, infrangendosi a terra e disintegrandosi. Presto, una falce di luna in mezzo ad un meraviglioso cielo stellato, tornò a sorridere alle rovine di quella città fantasma, ormai finalmente libera dal male che la teneva imprigionata.
La donna sbuffò sollevata, alzando la testa verso l’alto.
E’ finita… è finita per davvero! Stento quasi ancora a crederci…
Abbassò lo sguardo. r
Rischiando di morire d’infarto quando si trovò di fronte l’immenso muso della Divoratrice, che la squadrava con tanto d’occhi.
Tu… hai protetto il padroncino…” dissero le voci, facendole tremare le ossa “Sei una brava ragazza. Una brava ragazza!
“Ah-uh-oooh… s-suppongo di sì?” Dehya sperò di non suonare terrorizzata come sentiva la propria voce in quel momento. Notò che quella bestia che poteva ingoiare l’intero parcheggio di un super mercato in un boccone non accennava a muoversi, sbattendo qualche volta le gigantesche palpebre sugli occhioni luminosi. Sembrava aspettarsi qualcosa.
“Ah-uhm… sì, ecco…” titubante, la donna allungò una mano sul muso della divinità, colpendola amorevolmente sopra ad una delle bende che coprivano il muso “A-anche tu sei stata una brava ragazza…”
Dal canto suo, Ammit mosse la coda verso destra e sinistra un paio di volte, generando spostamenti d’aria tali da creare piccole tempeste di polvere. Poi, finalmente, tutto il corpo di quel Kaiju localizzato si sgretolò in minuscoli chicchi di sabbia sospinti dal vento.
Tremante, la Flame Mane sospirò portandosi una mano al petto per riacquistare autocontrollo.
Sul bordo del cratere, che si estendeva verso il basso per almeno cinque buoni metri, Cyno aveva osservato tutta la scena respirando affannato, ma felice che la sua compagna stesse bene.
Quella voltò lo sguardo verso di lui, sorridendogli “Visto? Entrambi vivi. E ti serviva semplicemente aver fiducia nella tua partner.” Lo salutò col simbolo della vittoria “Gran scoperta. Eh?”
 
Dehya guardava la scena che aveva davanti concentrata.
E, al contempo, col cuore che si scioglieva.
Per qualche motivo, Cyno aveva chiesto se le andava un giro di perlustrazione tra le macerie ricoperte di melma nera del paese, in cerca di sopravvissuti.
Ovviamente, a parte loro due, non trovarono altra anima viva.
Scomparsi.
Dimenticati da tutto e da tutti.
Per questo adesso, in mezzo alle rovine di un ormai irriconoscibile parco giochi, il Risolutore si era chiuso in un solenne silenzio, come fosse stato in preghiera, a rendere omaggio a coloro che avevano perso tutto a causa di quella terribile tragedia.
Tipico di un Cavaliere di Anubis, suppose, onorare i defunti.
O forse… semplicemente tipico di Cyno.
Sotto tutta quella freddezza e quell’aria austera ed oscura, ormai aveva capito Dehya, si nascondeva una delle più intense luci che avesse mai visto. Si domandò se non ne fosse già rimasta scottata.
Chissà…
Mentre rimuginava, Cyno aveva terminato le proprie ‘funzioni’, andandosi ad accomodare sull’incredibilmente resistente panchina rimasta in piedi durante tutto quel macello.
“Sono abbastanza sicuro che i tuoi venerdì precedenti non siano mai stati così movimentati.”
“E da ora in avanti ringrazierò il cielo ogni singolo giorno, purché rimanga sempre così.”
Rimasero in silenzio per un po’, seduti l’uno accanto all’altra. 
Non un silenzio pesante, ma uno rilassato, di contemplazione. In fin dei conti, erano entrambi reduci della più terribile battaglia alla quale avevano mai partecipato. Ed erano entrambi esausti.
Dopo un po’, tuttavia, Dehya decise di rompere finalmente il silenzio.
“Il caso dei Filosofi Maledetti.”
Cyno sussultò, voltandosi verso di lei.
“Te ne avranno parlato laggiù, no?” quella lo guardò, allargando le braccia sullo schienale “Quando quel casino è successo, le notizie erano sulla bocca di tutti.”
“S-sì, ne ho sentito parlare” rispose, cauto “E’ stato… l’ultimo caso prima che i Trenta venissero smantellati.”
Dehya chiuse gli occhi e contrasse la mascella. La sua bocca si fece una linea dura.
Già… immaginavo avrebbero detto questo, i tuoi amici.”
Il giovane deglutì a vuoto.
“Il Corpo dei Trenta non è stato smantellato, Cyno.” La donna tornò a guardarlo. Lesse uno strano velo di tristezza in quegli occhi chiarissimi “O almeno, non nel modo che pensi tu.”
Il Risolutore rimase in ascolto.
Quell’altra prese un profondo respiro, portandosi i pugni chiusi sulle gambe.
Chiuse gli occhi, li riaprì. E cominciò a narrare “I Trenta erano uno dei gruppi di Risolutori e Risolutrici più brutali e spietati dell’Accademia. Guerrieri così forti e coraggiosi che, letteralmente, ogni singolo loro membro era venerato dai più giovani come fossero vere e proprie semi-divinità. Non mi sono mai sentita così, personalmente, ma era piacevole sapere che tutta la mia forza ed il mio duro lavoro per rendere la realtà più sicura erano apprezzati fino a quel punto” ridacchiò “e modestamente, eravamo inarrestabili: dall’Anomalia più fottuta, al mostro più terrificante, non c’era letteralmente niente che potesse fermarci. Ogni incarico, per quanto concettualmente sembrasse impossibile da portare a termine, veniva risolto anche solo con l’ausilio di cinque di noi. Eravamo… forti. Troppo forti, per qualcuno.” Smise di sorridere “E quel qualcuno cominciò a ritenerci anche pericolosi.”
Cyno continuò a non dire nulla.
“Accadde all’improvviso: sulla West Coast fece la sua comparsa una colossale scultura vivente di Platone, che scatenò il panico e la distruzione per tutta la città. Il picco delle vittime innocenti, quel giorno, fu il più alto mai registrato. Ed una quantità imbarazzante di Risolutori, anche esperti, persero la vita prima di annientare la minaccia” prese un respiro “si venne a scoprire che, precisamente al centro dell’Oceano Atlantico, aveva fatto la sua comparsa un’immensa Anomalia a forma di tempio greco. Grande quasi quanto una città.  Gli Archivisti intuirono che quel mostruoso gigante provenisse proprio da lì. Perciò, senza troppe remore, mandarono noi ad indagare.
“… Dehya…”
“Ancora oggi… mi chiedo per quale motivo il Capitano accettò senza pensarci su un po’ di più. E mi pento ogni secondo di non aver insistito di più a chiedere dei rinforzi. In fin dei conti, ehi, bastavamo solo noi, no? Il Leggendario ed Imbattuto Corpo dei Trenta. Era vero, una sola di quelle creature aveva annientato una quantità immane di colleghi, ma noi eravamo la creme de la creme, no?” strinse i denti e si ficcò le unghie nella mano “fottuti idioti che non siamo altro…
Alzò lo sguardo in avanti, senza concentrarsi su nessun punto preciso.
“Non fu un massacro. Sono sicura che anche durante uno di quelli, chi sa di non poter vincere ha perlomeno la possibilità di combattere con le proprie unghie ed i propri denti” si passò le mani sui capelli vigorosamente “i compagni di una vita, con cui avevo condiviso segreti, sogni e anche una semplice bevuta… tutti morirono davanti ai miei occhi, massacrati da sculture di filosofi greci e romani alte quanto palazzi di dieci piani. Schiacciati, mutilati, menomati. Vidi il mio capitano vomitare le proprie budella davanti a me, e non potei fare assolutamente nulla per salvare nessuno.”
Cyno gli mise una mano sulla sua, vedendola che sembrava sul punto di avere una crisi.
L’altra lo ringraziò tacitamente, prendendo dei profondi respiri.
“Come sei riuscita fuggire?”
Chiuse gli occhi, sorridendo senza allegria “hai presente quello che hai visto oggi? Quando mi hai fatto perdere la pazienza? Beh, ecco, diciamo che non sono in grado di controllarlo come si deve e… quella volta…” tornò seria “non mi controllai volontariamente…
 
Circondata dalle rovine del tempio sul cui pavimento, come chiazze cremisi, spuntavano gli irriconoscibili resti dei suoi compagni di vita, Dehya, avvolta dalla sua armatura nera e con le fiamme che ruggivano dietro la sua testa e intorno alla lama della sua spada, piegò il collo verso l’alto e gridò tutta la sua furia e la sua disperazione, sopra ai resti delle colossali creature che, in un ultimo attacco disperato, avevano deciso di attaccarla tutte assieme per sopraffarla.
 
Rimase in silenzio, per un po’.
Cyno la imitò, limitandosi a tenere la propria mano sulla sua.
“Q-quando tornai indietro…” la sua voce parve incrinarsi. Non per la tristezza, comunque, ma per la rabbia a stento trattenuta “quando mi presentai davanti a quei… porci, sconvolta e sporca di sangue, mi bastò leggere la sorpresa e lo sgomento nei loro occhi, per capire cosa diavolo era successo. Avrebbero potuto contattare altre istituzioni, mandare rinforzi e Risolutori che avrebbero fatto sembrare il Corpo dei Trenta un manipolo di mocciosi… ma non l’avevano fatto. Non l’avevano fatto perché eravamo troppo forti, e la cosa non andava loro a genio.”
Allontanò la mano di scatto, Cyno, quando quella della donna s’infiammò.
“Il Grande Archivista, con un sorriso di circostanza, tentò di fare buon viso a cattivo gioco, vomitandomi addosso una sfilza di complimenti così falsi ed irritanti che mi fecero venire il voltastomaco. E nel mentre, ciò che io pensavo, era che i miei migliori amici erano tutti in fondo all’Oceano, tra le macerie di quel tempio che era affondato dopo la morte dei suoi occupanti, dalla quale io sono scappata per una volontà divina che ancora adesso, qualche volta, maledico con tutta me stessa.”
Menò un pugno in avanti. Le fiamme sprigionate formarono un largo solco in mezzo all’erba.
“Ho spaccato la mandibola del Grande Archivista con un pugno, ed ho intimato alle altre mummie di non avvicinarsi nemmeno di un millimetro, se non volevano fare la sua stessa fine. Poi ho alzato i tacchi e, da quel momento in poi, Dehya, la Flame Mane, smise di far parte dell’Accademia.” Prese un profondo respiro per calmarsi, poi incrociò le dita dietro la nuca e si mise comoda sulla panchina “All’inizio, credevo che avrei mollato tutto. Dopo aver visto tutta quella disgustosa corruzione, credevo che la vita da risolvi-problemi inerenti alla realtà del mondo non potesse più appartenermi. Ma poi ho ripensato ai miei amici che, per quanto consci che qualcosa non andasse, avevano deciso d’imbarcarsi in quella missione suicida solo per evitare che altri disastri come quello alla West Coast si ripetessero. E ripensai anche a tutti i Risolutori che, per proteggere gli innocenti, avevano perso la vita sul campo. Così, decisi di continuare a massacrare di botte i problemi del mondo, per i cazzi miei.” Si voltò verso di lui, sorridente “certo, nemmeno questo andò a genio ai tuoi superiori. Ma come ben sai, non me ne è mai fregato molto, giusto?”
Cyno si limitò a guardarla con gli occhi sgranati, senza dire una parola.
Quella si voltò di scatto, scuotendo la testa “No dai, se mi guardi così mi ammazzi” si passò un dito sotto ad un occhio “voglio dire… è già qualche anno che non mi sveglio più ogni notte urlando e piangendo, dopo tutto. Mi sembra un ottimo traguardo, non trov-”
Il Risolutore le afferrò le mani con forza e lei lo guardò con occhi sgranati.
“Lei è… così forte, signorina Dehya…” mormorò adorante il giovane, con gli occhi che sembravano brillare tanta era l’intensità con cui la stava guardando “riuscire a continuare a combattere dopo… tutto questo. È davvero un onore aver fatto la sua conoscenza.”
Colpita e affondata.
Rossa fino alla punta dei capelli, la donna alzò le mani liberandosi dalla presa del non-collega. Poi si voltò di scatto, facendo tutto ciò che era in suo potere per non andare in iperventilazione “S-suvvia… mi stai sopravvalutando un po’ troppo, secondo me.”
Cyno non rispose, subito.
Si limitò ad accomodarsi meglio sulla panchina, mettendo le mani nelle tasche dei pantaloni sgualciti.
Alzò lo sguardo verso il cielo notturno.
“Sono un Archivista dell’Accademia.”
Silenzio. Dehya sgranò gli occhi. Per poi voltarsi lentamente verso l’interlocutore, senza essere in grado di credere a ciò che aveva appena sentito.
“Lo sono diventato un paio di settimane fa.” Proseguì il ragazzo, arrossendo appena e grattandosi la punta del naso. Lo disse con lo stesso tono di chi confessava terribili crimini di guerra. Forse per lui, dopo la storia che aveva sentito appena desso, la gravità era quella.
“… mi prendi in giro?” domandò la donna, incredula.
“Ragioni” la guardò, serio “non avrebbero mai permesso ad un semplice Risolutore sotto il loro comando di spingersi a tanto pur d’incontrarla, non crede?”
“Naaaah. Nah, nah, nah. Assurdo” quella si alzò dalla panca, cominciando a camminare avanti e indietro davanti a lui “non è possibile che un tizio così giovane faccia parte dei fossili più fossili dell’universo. È un controsenso! Come-”
“Sono piuttosto forte come Risolutore, dopotutto, no?” il giovane ghignò appena “ero pur sempre prossimo a diventare un Cavaliere di Anubis, in fin dei conti.”
“MA CERTO HO CAPITO!” sbraitò Dehya, facendo scattare le braccia verso il basso “Ma si può sapere perché!? Come mai una persona tanto… tanto…” si schiaffò una mano sulla fronte “… retta come te ha abbandonato una carica così dignitosa per entrare a far parte di quel manipolo di bigotti che nemmeno si reggono sulle loro gambe!? Non ha alcun senso.”
Cyno sospirò e chiuse gli occhi, poi si alzò in piedi “Non ho abbandonato i Cavalieri. Mi sono accordato con loro per lasciare il Medio Oriente, pur di venire qui.”
La donna lo guardò, sbattendo le palpebre un paio di volte.
“Le notizie sulla terribile corruzione dell’Accademia sono sulla bocca di tutti. In molti sospettavano che il disastro dei Filosofi e lo smantellamento dei Trenta fossero solo una specie di specchietto per le allodole, pur di nascondersi dietro la gloria d’aver scongiurato un’altra terribile minaccia.” Aggrottò le sopracciglia “la corruzione degli Archivisti è un problema che sta rovinando quella che, un tempo, era una delle istituzioni di Risolutori più prestigiose del creato.”
Si portò le mani dietro la schiena, avanzando verso il centro del prato “Ma la corruzione portata dal troppo potere, ha allontanato gli attuali Archivisti dal vero motivo per cui l’Accademia è stata fondata, ovvero per proteggere le persone. Per anni e anni, si sono susseguiti padroni potenti, dotati di Vision in grado di piegare la realtà al proprio volere, ma incapaci di utilizzare questo potere per le persone, impegnati solo a salvaguardare il loro tornaconto e le loro ambizioni. Hanno fatto sprofondare il mondo nella paura, impedendo la sconfitta di Anomalie destinate a diventare sempre più potenti, pur di mostrarsi come gli unici veri salvatori del mondo. Pur di rimanere in cima, sfruttando la paura della gente.”
“M-ma allora perché…” Dehya si avvicinò, incredula “P-perché non eliminarli dal primo all’ultimo e basta? Sicuramente se le altre istituzioni si unissero, per quanto forti, gli Archivisti non sarebbero in grado di vincere, giusto?”
“Si guardi intorno” il giovane alzò le braccia, roteando su se stesso “questo è l’assaggio di un potere che ancora non riusciamo a comprendere. È la prima effettiva volta che un Arconte si mostra e causa un simile disastro. E come ho detto, non credo si trattasse nemmeno della massima estensione del suo potere, perché lo abbiamo preso in tempo.” Si voltò verso di lei “L’ultima cosa di cui la gente ha bisogno, adesso, è una battaglia intestina tra Risolutori. No, gli Archivisti non possono essere destituiti con la violenza. Si creerebbero precedenti che distruggerebbero per sempre un equilibrio necessario per la sopravvivenza della nostra razza.”
“Q-quindi…” Dehya sussultò.
L’interlocutore annuì “ho intenzione di cambiare le cose dall’interno. Bada: non sono l’unico Archivista che la vede come me. Molti altri sono convinti che debba esserci un cambiamento, e che le vecchie vie devono in qualsiasi modo essere abbandonate. Ho studiato, mi sono allenato per diventare forte come sono ora, proprio per riuscire a farmi accettare tra i ranghi più alti dell’Accademia. Sono arrivato al punto in cui nessuno di loro avrebbe potuto rifiutarmi tra i loro ranghi. E non m’interessa per quanto tempo dovrò ancora scalare, prima di raggiungere la cima che mi sono posto. Non ho intenzione di fermarmi.”
“Tu…”
La guardò con intensità, ghignando appena “Ho intenzione di diventare il prossimo Alto Archivista. Sono sicuro che i miei attuali ‘colleghi’ non abbiano la minima intenzione di permettermelo. Sono anche certo che, proprio con quest’incarico, quegli stessi abbiano tentato di eliminare sia me che te, utilizzando l’aiuto di un Arconte.” Chiuse gli occhi “beh… suppongo che ora avranno capito con chi hanno a che fare, giusto?”
Dehya non poté fare a meno di rimanere a fissarlo, ammirata.
“Quando sarò diventato l’Alto Archivista… l’Accademia tornerà ai suoi più splendenti albori” strine i pugni “Nessuno verrà più mandato a morire perché troppo scomodo e potente. Più a nessuno verrà data la caccia solo perché vuole proteggere la gente a modo suo. Non ci sarà più nessun ‘Corpo dei Trenta’ e più nessun tradimento. Sarò disposto a combattere in prima linea, contro le peggiori minacce che questo mondo dovrà mai affrontare.” La guardò, serio, ma fiero come un vero Cavaliere “e renderò quel luogo… un posto degno per accogliere il suo ritorno, Flame Mane. Come la guerriera fiera e meritevole che lei è.”
La donna non rispose.
Calò un pesante silenzio, tra i due.
Poi quella si buttò a terra di schiena, scoppiando in una fragorosa risata.
Cyno sbatté le palpebre, cercando di capire se ciò che stava capitando di fronte a lui fosse effettivamente vero oppure no.
“OMMIODDIO! Tu sei un pazzo. Sei completamente suonato!” rise più forte “Ed io che pensavo di essere ambiziosa! Cristo santo, non posso credere alle mie orecchie!”
Il giovane arrossì, imbarazzato e offeso “N-non stavo certo scherzando…”
“N-non è quello il problema, dannazione!” disse Dehya, tra le risate. Poi, lentamente, si portò un braccio davanti agli occhi, sorridendo raggiante “Il problema sono io che, per qualche maledettissima ragione, sono rimasta ad ascoltare quelli che potrebbero essere i vaneggiamenti di uno stupido sognatore. Ed è convinta che quello stupido sognatore sarà in grado compiere ogni singola impresa sopracitata per davvero.
Cyno sgranò gli occhi, sorpreso “A-allora…”
“Aspetterò. Brutto bastardo, puoi scommetterci che aspetterò di vederti al posto di quei vecchiacci maledetti” lo squadrò da sotto il braccio, sorridente, mostrando i canini affilati “e quando ti saprò in cima a quella stracazzo di montagna, percorrerò quella scalata ripida in pochi secondi per essere al tuo fianco.”
Nell’ascoltare quelle ultime parole, il giovane Archivista si ritrovò con le labbra tremolanti, grato, ed anche un po’ commosso, invero.
“La ringrazio… per aver riposto in me la sua fiducia…”
“Oi, siamo partner da oggi, no?” aggiunse, ancora in preda a qualche risatina “la fiducia, tra compagni di squadra, è la parte più importante, non credi?”
Cyno annuì, aiutandola ad alzarsi.
Poi la superò, a passo spedito “Ora però non perdiamo altro tempo: devo subito andare all’Accademia a fare rapporto ed a stillare le ultime trattative che-”
Mise un piede in fallo.
Cadde di muso sull’erba.
“CYNO!?” la donna si precipitò a vedere che fosse tutto a posto “Che ti prende?”
Quello si alzò debolmente, tossicchiando qualche filo d’erba “S-sembra che finalmente tutti gli ultimi incantesimi stiano chiedendo il pegno” si voltò verso di lei, con un sorriso imbarazzato “A onor del vero, mi chiedo come sia stato in grado di reggermi ancora sulle mie gambe, fino ad adesso.”
E rise.
Fu in quel preciso istante che Dehya ebbe la prova definitiva ad un dubbio che l’assillava da prima.
Cyno era effettivamente quel tipo di persona che non rideva quasi mai nella vita.
E che quando lo faceva, risultava in grado di rivoltare per sempre l’anima chiunque lo ascoltasse.
 
“MA CO-” dal canto suo, l’Archivista non poté fare a meno d’esclamare sorpreso quando, da pochi millisecondi prima che era inginocchiato a terra, si ritrovò piegato sopra alla spalla della donna, caricato come un sacco di patate.
“S-signorina Dehya, che sta facendo!?” esclamò, imbarazzato ed impaurito, da dietro la schiena della sua rapitrice.
“Credi davvero che io possa lasciarti tornare all’Accademia da solo? Di notte? In queste condizioni? Lo sai che cazzo fanno i malintenzionati ai damerini come te, se li beccano soli a quest’ora?”
“S-so cavarmela benissimo da solo!” ma quella protesta risultò estremamente debole.
“Ne dubito, belloccio.” Prese ad avviarsi.
“A-aspetti… la mia valigia…”
“Ci penso io.”
“M-ma dove stiamo andando?”
“A casa.”
“N-non è meglio l’ospedale? E poi, mica potrà sapere dove abit-”
Mia” precisò Dehya “A casa mia, Cyno. Ci sono abbastanza kit per curare un’intera squadra di football.”
Il ragazzo collegò i puntini nel suo cervello. E cominciarono a farsi strada nella sua testa certe implicazioni che, per qualche motivo, lo agitarono parecchio “A-ASPETTI!”
“Nah.”
“Ragioni!”
“Oh, fidati” Ghignò sorniona “ci ho ragionato già abbastanza…
“Ma così non potrò riportare agli Archivisti!” esclamò il ragazzo, a metà tra lo stizzito e l’isterico “Devo subito andare a- KYAH!”
Si portò le mani alla bocca, rosso come papavero.
Nemmeno sapeva che la sua voce potesse raggiungere acuti simili.
“Ti fai troppi problemi, Micyno” commentò la donna, dopo aver abbassato la mano con cui aveva colpito la chiappa destra del suo carico “stai tranquillo, non muore nessuno se fai un po’ di ritardo… forse.” Ghignò “poi immaginati le facce che farebbero quei vecchiacci credendo di essere effettivamente riusciti a farti fuori, per poi vederti cicciare fuori dal nulla all’improvviso!”
Le ultime proteste del ‘carico’ entrarono da un orecchio e uscirono dall’altro.
 
Almeno non gli aveva mentito: l’appartamento della donna era effettivamente strapieno di kit per curare due persone convalescenti. Lo convinse a darsi una lavata per primo, mentre si medicava quel poco che il suo incantesimo non era riuscito a curare, per poi farlo accomodare sul letto di camera sua e prendersi cura di lui.
Onestamente, rimase piuttosto sorpreso: Dehya lo medicò dimostrando una delicatezza ed una cura che, vista la rozzezza a cui lo aveva abituato, proprio non le faceva sue! Era anche vero che, costretta a doversi sempre curare da sola dopo una missione o un increscioso incontro con i suoi colleghi, doveva aver studiato modi e modi per limitare al massimo il dolore.
Per qualche strana ragione… tutte quelle attenzioni lo rilassarono. Certo, vi furono alcuni particolari momenti in cui quella pareva indugiare in zone del suo corpo seminudo dove palesemente non vi erano lesioni, in cui si sentì accarezzato da quelle mani fresche avvertendo un brivido lungo tutto il corpo. Sperò che i suoi sussulti non risultassero troppo evidenti.
Sicuramente lo risultarono.
Non parlarono nemmeno, durante tutto il tempo. E l’atmosfera circostante si fece spaventosamente tesa.
A medicazione finita, da dietro, quella si era avvicinata al suo orecchio ed aveva sussurrato “Vado a darmi una rinfrescata. Tu rilassati pure.”
Sto per morire?
“P-posso dormire sul divano.”
“Sul letto c’è abbastanza spazio per entrambi.”
Non trovò né la forza né il coraggio per ribattere.
Che ok, era un letto a due piazze, però…
Quando la proprietaria di casa scomparve in bagno, Cyno si coricò di botto, con occhi sgranati e il cuore che batteva a mille. Se gli avessero raccontato che dopo aver rischiato di morire contro ad un Dio della Distruzione e della Paura, si sarebbe ritrovato a condividere il letto con una donna, sarebbe scoppiato in una delle sue rarissime risate.
C-che cosa diavolo avrebbe fatto?
Per quanto la collega fosse leggendaria e conosciuta da praticamente tutti, lui e Dehya si erano visti e conosciuti solo quella sera!
Calmati.
Prese un bel respiro, cercando di rilassarsi.
Andiamo, si sta solo dimostrando gentile!

Parecchio gentile. Ma cosa vado a pensare!? E ovvio che non abbia altre possibili mire!
I suoi pensieri erano meno convincenti dell’onestà degli Archivisti. NON ERA un buon segno.
Optò per la stupida idea di far finta di dormire. Soprattutto perché, probabilmente, quella avrebbe scoperto subito la sua finta. Ma forse, dando le spalle al bagno, non si sarebbe fatto beccare immediatamente, giusto? Sentì l’acqua della doccia che si fermava. E con lei il suo cuore.
Sto decisamente per morire.
La porta si aprì.
Un interruttore venne premuto.
Dehya probabilmente si fermò sulla soglia della porta, perché non la sentì muoversi. Dopo un attimo che durò sicuramente pochi secondi ma che all’Archivista parve durare ore, finalmente sentì i passi nudi della padrona di casa avvicinarsi. salvo poi fermarsi a quelli che, intuì, dovevano essere pochi centimetri dal letto.
l’ansia lo stava uccidendo.
L’ansia mi sta uccidendo.
Appunto.
Nel frattempo, Dehya indugiò ancora un po’ ai piedi del letto. Poteva sentire il suo sguardo che gli stava scavando in fondo alla schiena. Aspettò, trattenendo il fiato e artigliando il cuscino con le unghie.
E poi… la donna si coricò al suo fianco, poco distante, e spense la luce dell’abatjour sul comodino.
… Uh.
Beh… era andata meglio del previsto, no?


…?
Ok. Per quale stracazzo di motivo si sentiva deluso?
Non aveva ottenuto esattamente ciò che voleva?
Rimase nel silenzio, a contemplare concetti a caso e il mistero dell’esistenza.
Poi sentì un lieve movimento alle sue spalle.
Pssst…” gli sussurrò Dehya nell’orecchio, facendolo rabbrividire da capo a piedi “... non dirmi che ti aspettavi qualcos’altro, uh?”
… cazzo.
“… d’accordo.”
In un attimo venne violentemente girato in posizione prona. sbatté le palpebre, impaurito. Sopra di lui, coi capelli che scendevano verso il basso a cascata e le mani che lo bloccavano sul materasso stringendolo per le spalle, la Flame Mane sorrideva, guardandolo in un modo con cui ne era SICURO nessuno l’avesse mai guardato prima. E visto che l’ultimo periodo della sua vita lo aveva passato assieme a vecchi decrepiti incredibilmente bigotti e un po’ razzisti, ringraziò il Signore.
La guardò meglio e… ehi. Era sempre stata così maledettamente magnifica?
“Signorina Dehya, c-cosa sta…?”
Allontanò per un attimo lo sguardo da quegli occhi penetranti, spostandolo verso il basso e- e già. Chissà perché, guarda caso, si era dimenticata la canottiera in bagno…
“Oh andiamo: abbiamo rischiato di morire assieme! Smettila con sti diavolo di formalismi” disse in una risata la donna, passandosi una ciocca dietro l’orecchio “Tornando a noi: non dirmi che davvero pensavi ti avessi portato a casa mia senza ulteriori motivi. Per essere un Archivista, non sei molto sveglio, eh?”
Il ragazzo deglutì a vuoto, guardandola con due occhi enormi.
“Qualche problema?”
“E-ecco…”
“Voce.”
“C-ci siamo appena conosciuti…” Cyno distolse lo sguardo. Quanto poteva, perlomeno “Non stiamo forse correndo un po’ t-troppo?”
“Uhm…” l’altra si portò un dito al mento, guardando verso il soffitto “Dimmi: tu sai cos’è un colpo di fulmine? E non intendo quelli che scateni manipolando la tua falce.”
“U-uh… s-sì?”
“Perfetto.” Tornò a guardarlo “Allora hai capito tutto.”
Deglutì di nuovo “M-ma perché proprio io?”
“E cosa vuoi che ne sappia? Magari chi ha le palle di presentarsi da solo in smoking nella casa di una guerriera leggendaria mi eccita. Magari ammiro la tua ambizione e la tua voglia di cambiare le cose che, oggettivamente, fanno schifo di quest’istituzione. Oppure trovo meraviglioso il come tu sembri dimostrare freddezza e distacco, quando poi riveli di aver premura persino di una maleducata sconosciuta conosciuta poche ore prima... o forse sei semplicemente uno dei ragazzi più belli ed affascinanti che io abbia mai visto” mise le mani sulle sue guance, cominciando ad avvicinarsi pericolosamente “… e chissà: l’idea di sapere la faccia che potrebbero fare quelle mummie sapendo che uno degli Archivisti è finito a letto con una ‘ricercata’ mi fa morire dal ridere.”
“L-lo dici a tutti gli uomini che porti qui, questo” osò ribattere Cyno, in preda al panico “n-non è vero?”
Quando vide il sorriso della Flame sostituito da un cruccio per nulla lusinghiero, capì che stava molto probabilmente per volare fuori dalla finestra.
“Mi stai dando della poco di buono, per caso?”
Fece per farfugliare qualche scusa, poi Dehya tirò indietro la testa scoppiò a ridere.
“Oh andiamo, sto scherzando!” s’avvicinò di più.
Ora i loro nasi si sfioravano “Sappiamo entrambi che sono una ragazzaccia.
Quando gli rubò quel bacio, Cyno credette che il proprio cervello stesse per sciogliersi nella scatola cranica. Così come il cuore nella cassa toracica. Non seppe come riuscì ad essere così vorace e, allo stesso tempo, estremamente dolce mentre esplorava la sua bocca con la lingua.
sollevò le braccia, con l’intenzione di cingerle la schiena nuda.
Non ci riuscì, limitandosi ad abbandonarle entrambe sul cuscino, ai fianchi della testa.
Finalmente, Dehya si staccò dalla sua bocca con sospiro e le gote infuocate.
Un rivolo lucente di saliva univa le lingue dei due giovani.
“Uhm… immaginavo…” sospirò la donna, umettandosi le labbra come una bimba che aveva appena finito un gelato delizioso “… che avresti avuto un ottimo sapore…”
Sotto di lei, Cyno ansimava a fatica, praticamente incapace d’intendere e di volere. I capelli erano scompigliati; gli occhi erano socchiusi ed annebbiati, con una gocciolina d’acqua che s’era formata alla loro base e la bocca era aperta con un rivoletto di saliva che scendeva di lato.
Nel vederlo così assuefatto e vulnerabile, quella non riuscì a trattenere una risatina “Gesù, voi vergini avete sempre le reazioni migliori.”
L’implicazione di quella frase, per qualche ragione, infastidì l’Archivista “C-credevo che…”
“Ehi: non ho mai detto che sei stato tu la mia prima volta.” sbatté le palpebre “oh suvvia, non fare quella faccia. Se può farti stare meglio, t’avessi conosciuto prima non avrei visto nessun altro per il resto della mia vita. Di questo ne puoi star certo.”
Cyno gonfiò la guancia destra, mantenendo il broncio.
“Oh? Non ti fidi?” affilò lo sguardo e piegò la bocca in un ghigno di sfida “E va bene, zuccone. Ora ti dimostro che cosa intendo…”
“A-aspetti!” la fermò Cyno, sentendo la propria spavalderia scemare.
“Mh?”
“A-aspetta…” si corresse il ragazzo “Sii… sii gentile.”
Quella rise di nuovo di fronte a quell’ultima implorazione.
S’avvicinò poi al suo orecchio “Non penso di essere nelle condizioni mentali di farti questo tipo di promesse…
Qualsiasi altra protesta venne sedata da un altro bacio, questa volta decisamente più vorace.
Quella notte, all’interno di quell’appartamento, nessuno dei suoi due occupanti dormì.
E qualche altro abitante condivise il loro stesso destino.

(Se avessi un michelino per ogni vlta che ho fatto combattere due persone contro un mostro deforme in gradi di cambiare aspetto a piacimento, avrei due michelini. che non è molto, ma è strano sia successo due volte.)

SIGNORE E SIGNORI, buona sera a tutti! Effettivamente... era da un sacco di tempo che non riuscivo effettivamente a pubblicare un capitolo settimanalmente... sono... commosso, quasi, giuro. Allora, innanzitutto, non posso che cominciare queste note con lo scusarmi, perché posso capire:  la ost che ho usato per la prima parte dello scontro con l'Hat-Man, sicuramente, rovina un po' l'atmosfera horror. Non ne dubito. Tuttavia, considerato la piega... estremamente over-the-top che e cringe che ha preso lo scontro... non ho potuto non usare una base metal. 
Quindi Geoffrey Day sia.

In secondo luogo, ammetto che questa è la prima volta che rusho così un rapporto. Diciamo che sono più uno da slow burn, e mi piace studiarmela molto di più... però oi: a conti fatti, sembrano entrambi contenti. PARECCHIO. Quindi son contento anche io.
Ma beh, credo non sia necessario tediarvi con queste informazioni...
oh no, voi non volete dormire la notte.
VI VEDO. VI SENTO.
Quindi, come si suol dire: diamo a Cesare quel che è di Cesare, e spieghiamo da dove arriva l'ispirazione per questo boss. Cos'è l''Hat-Man, mi chiederete?
Beh, molto riassunto, entrerò in un rabbit hole - due - diversi: quello della paralisi nel sonno, e quello delle persone ombra.
la Paralisi del sonno... beh, è una cosa brutta: di base, fondamentalmente, e uno strano stato della fase REM in cui il tuo cervello si sveglia... ma il tuo corpo no. Così, sei bloccato nel tuo letto, al buio, completamente incapace di muoverti. E la cosa peggiore è che, per qualche motivo, il tuo cazzo di CERVELLO decide di prenderti in giro con allucinazioni visive d a volte uditive che non auguro a nessuno. Non auguro nessuno nemmeno di sperimentare sto schifo. Mi è successo tre volte.
Non è stato bello.
Ora, passiamo alle persone ombra, ovvero queste figure vagamente umanoidi che, in giro per il mondo - i casi sono talmente tanti che non so nemmeno da dove cominciare - sembrano aumentare a dismisura. Si tratta di figure evanescenti, rapidissime, che vedi con la coda dell'occhio, e che scompaiono appena cerchi di guardare meglio. Secondo diverse teorie, si tratta semplicemente di uno strano processo del tuo cervello. Non sono studioso eh, anzi, però da come ho capito la nostra mente tende, a quanto pare, ad occupare parti del nostro campo visivo con cose che non esistono. Razionale.
Non fosse per il fatto che certa gente dice di aver TOCCATO queste entità.
Teorie più disparate, ed occulte, le vedono come alieni in grado di stare sul nostro piano d'esistenza con quella forma oscura ed evanescente, altre dicono che sono la proiezione di alltri esseri viventi provenienti da un'altra dimensione. 
O, semplicemente, si tratta di Demoni. No, non fantasmi, a sto giro si passa direttamente a quelli. Soprattutto perché, per qualche motivo, nessuna delle persone che dice di aver avuto un contatto con queste creature, descrive un'esperienza piacevole. 
E qua... ci colleghiamo al nostro protagonista.
L'Hat-Man è una persona ombra ma, a differenza delle altre, è riconoscibile dalla silhouette di un cappello e di un soprabito. questa... Entità, si limità a stare immobile in un punto. Ad osservare, senza fare assolutamente nulla. Diversi individui dicono di averlo visto proprio durante una paralisi, descrivendo l'esperienza come una delle più agghiaccianti e violentemente terrificanti della loro vita. La sola presenza di questo essere, pare, causi una paura ed un angoscia senza pari, il che sembra scaturire dall'immensa aura di malvagità che trasuda da questa misteriosa creatura. Molti, piccola parentesi, sembra che lo abbiano visto anche dopo un brutto Trip di allucinogeni.
Non si sa cosa colleghi questo essere con tutti questi casi... onestamente NON SO se voglio scoprirlo. Soprattutto visto che, se le persone ombra sono considerati demoni, l'Hat-Man è considerato il DEMONIO in persona.
Brividini alle ginocchia.
Bene, ora che vi ho allietato la serata: 
 Dehya; Cyno.
Come sempre, giusto per chi non conosce i Pairsonaggi, e ovviamente con outfit diversi.
Miei carissimi, grazie per essere passati! Buona notte, e fare molta attenzione all'uomo che si trova ai piedi del vostro letto.
Dovrebbe sparire se lo ignorate.
Forse.

 
   
 
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