Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Ghost Writer TNCS    17/06/2023    2 recensioni
Da sempre le persone hanno vissuto sotto il controllo degli dei. La teocrazia del Clero è sempre stata l’unica forma di governo possibile, l’unica concepibile, eppure qualcosa sta cambiando. Nel continente meridionale, alcuni eretici hanno cominciato a ribellarsi agli dei e a cercare la verità nascosta tra le incongruenze della dottrina.
Nel frattempo, nel continente settentrionale qualcun altro sta pianificando la sua mossa. Qualcuno mosso dalla vendetta, ma anche dalla volontà di costruire un mondo migliore. Un mondo dove le persone sono libere di costruire il proprio destino, senza bisogno di affidarsi ai capricci degli dei.
E chi meglio di lui per guidare i popoli verso un futuro di prosperità e progresso? Chi meglio di Havard, figlio di Hel, e nuovo dio della morte?
Questo racconto è il seguito di AoE - 1 - Eresia e riprende alcuni eventi principali di HoJ - 1 - La frontiera perduta.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie '1° arco narrativo'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

40. Il Re Conquistatore

Sigurd deviò la spada curva dell’ultimo sauriano, lo colpì al petto con una spallata e poi al volto con un pugno. Il guerriero si piegò all’indietro e anche lui cadde sul terreno reso fangoso dalla pioggia.

La pelle dell’elfo ormai era completamente coperta dall’armatura di scaglie nero-bluastre, ma i suoi occhi verdi erano rimasti gli stessi.

Puntò la sua spada contro la semidea.

«Te lo chiederò solo una volta: arrenditi.»

Lei non si fece intimorire, anzi gli lanciò un altro dei suoi sorrisetti arroganti. «Arrendermi?» Si toccò il seno in un gesto provocante. «Mi spiace, tesoro, ma anche così se vuoi fottermi, dovrai accontentarti del mio cadavere!» Al suo grido di battaglia seguì il fragore della terra: una prigione apparve dal nulla e circondò Sigurd. L’elfo si aprì la strada con la spada, squarciò liane e fusti, inarrestabile. In un attimo la sauriana se lo trovò davanti, la spada alzata. La donna allargò la bocca in un grande sorriso dai denti aguzzi. Una torre di roccia si alzò dal terreno, ma Sigurd si era già spostato. Afferrò la semidea con la sinistra e una scarica elettrica esplose dal suo palmo. La semidea urlò di dolore, incredula.

Quando Sigurd la lasciò andare, lei cadde a terra. Respirava ancora, ma i suoi arti si muovevano a piccoli scatti involontari.

L’elfo si guardò intorno. Le decine di guerrieri lì vicino si guardavano bene dall’attaccarlo, e lui non aveva tempo di occuparsi dei pesci piccoli, non mentre c’erano altri semidei e Pilastri ancora in grado di combattere.

Avvertì un pericolo. Si voltò di scatto. Alzò le braccia e una raffica di rocce lo investì, grandi come angurie e veloci come proiettili. La forza dei colpi lo scagliò indietro, ma riuscì ad atterrare in piedi. Giusto in tempo per vedere la semidea che si rialzava.

Era ancora provata dalla scarica elettrica, ma riuscì comunque a sorridergli in modo provocante. «Mi sa che ti ho eccitato un po’ troppo, eh?»

«Aaaaah-ah-ah-aaah!» Le urla disperate del giovane orco erano interrotte solo dal suo pianto.

«Aaaah-ah-ah-aaaaaaah!» Il vento e la pioggia gli fischiavano nelle orecchie, segno che presto tutto sarebbe finito.

«Aaaaaaaah-ah-ah-ah-aaah! Sono troppo giovane e bello per morire! Aaaah-ah-ah-aaaaaah!»

In effetti era da un po’ che precipitava, ma aveva troppa paura per aprire gli occhi.

«Aaaah-ah-ah»

«E piantala!» Shamiram gli tappò la bocca con una fascia di bitume elastico e appiccicoso.

Il ragazzino sollevò le palpebre e i suoi occhi si riempirono di stupore e sollievo. «Mmmmh! Mmm!»

Era difficile capire cosa stesse mugugnando, e in ogni caso l’umana non aveva alcuna intenzione di starlo a sentire. Ora che aveva imprigionato lui e la sua viverna quattroali, poteva occuparsi degli altri nemici così da porre fine a quella stupida battaglia.

«Ehi tu!» la chiamò una voce maschile.

Shamiram si voltò e vide una scia di fumo serpeggiare a pochi metri di distanza per poi tramutarsi in un orco. Come il ragazzino, anche lui aveva la carnagione molto scura e due linee gialle dipinte sul viso.

«Dove credi di andare?»

L’orco più giovane provò a dirgli qualcosa: «Mmmh! Mmh-mmmh!»

«Oh, sta’ un po’ zitto!» ribatté l’altro semidio.

Shamiram si spostò alcuni ciuffi bagnati dalla fronte. «Vediamo di fare in fretta: la pioggia mi sta rovinando i capelli.»

L’orco si tramutò in fumo e cominciò a volteggiare intorno all’umana. La sua scia si espanse man mano che si muoveva, fino a creare una densa nube scura. L’attacco fu improvviso: dardi di fumo, palle di fuoco e schegge luccicanti. Shamiram volò in cielo e il semidio la inseguì. L’umana usò proiettili di catrame, piume infuocate e turbini di vento, e il suo avversario rispose con i suoi attacchi.

Nessuno dei due sembrava in grado di ferire l’altro.

Shamiram era stizzita: “Qui ci vorrà un po’…”

Pugno. Devia. Gomito. Lancia. Pugno. Calcio. Schiva. Blocca. Pugno. Calcio. Devia. Pugno. Spalla. Lancia. Schiva.

Freyja stava facendo del suo meglio, ma gli orchi arrivavano da tutte le direzioni e, per quante volte li abbatteva, loro continuavano a rialzarsi. Se non fosse stato per i potenziamenti che aveva ricevuto, a quel punto sarebbe già stata sopraffatta. E comunque stava diventando sempre più una questione di tempo: doveva riuscire a neutralizzare quel Pilastro, o non aveva speranza di uscirne viva.

Con uno scatto repentino e una vigorosa spallata si liberò dell’accerchiamento e puntò decisa contro il gruppo di danzatori. Gli orchi si misero subito al suo inseguimento, ma un boato improvviso fece tremare la terra, seguito da urla di dolore e da un ruggito fragoroso.

Freyja lanciò un’occhiata alle sue spalle e per poco non trasalì alla vista di un possente drago corazzato.

“Ti copro le spalle, tu occupati del Pilastro” le disse Havard con la telepatia.

«Ricevuto» confermò l’orchessa, che grazie al comunicatore sarebbe comunque riuscita a sentirlo chiaramente.

I musicisti la videro arrivare, ma si sforzarono di continuare a suonare i loro strumenti a corde, a fiato e a percussione. La poliziotta li ignorò e passò oltre, dove anche i danzatori sembravano decisi a proseguire nonostante la sua intrusione.

«Fermati immediatamente! È un ordine!»

«Non posso!» ribatté il Pilastro senza perdere il ritmo. «Tutti quanti contano su di me.»

La risolutezza del nemico fece vacillare per un momento quella di Freyja. «Questo lo capisco, ma… Ti prego, devi fermarti! Questa guerra deve finire!»

«Non abbandonerò i miei compagni. Se vuoi fermarmi, dovrai farlo con la forza.»

L’orchessa serrò i pugni. Fece un passo, ma in un attimo tutti gli altri danzatori si frapposero sulla sua strada. Solo il Pilastro stava ancora ballando.

«Se vuoi fare del male al grande Mikazuchi, dovrai prima passare sui nostri cadaveri!»

Freyja prese un profondo respiro. «La considererò resistenza a pubblico ufficiale.»

Non fu una vera lotta. I ballerini provarono a bloccarla, ma nessuno di loro era avvezzo al combattimento, e nonostante il potenziamento garantito dal Pilastro, tutti quanti dovettero capitolare.

Prima che potessero riprendersi, l’orchessa si avventò sul suo bersaglio. Lo prese alle spalle e gli strinse un braccio intorno al collo. L’insettoide provò a liberarsi, ma anche con le sue quattro mani i suoi sforzi erano inutili.

«Mi dispiace, ma più cerchi di aiutare i tuoi compagni, e più morti inutili ci saranno.»

Non ci fu il tempo di aggiungere altro. Il Pilastro perse i sensi e Freyja lo lasciò andare.

Senza l’aiuto dell’insettoide, il resto dell’esercito perse quasi subito lo slancio e l’armata di Havard tornò a pressare i nemici da tutti i fronti.

“Portiamolo via, non voglio rischiare che si riprenda” affermò Havard.

«Ricevuto.»

Freyja si mise in spalla il Pilastro e si sforzò di ignorare le suppliche degli altri danzatori e musicisti mentre lo caricava sul drago corazzato.

«I nemici più forti sono quasi tutti sistemati» affermò il pallido una volta che la cavalcatura fu in cielo. «Presto questa guerra sarà finita.»

«Lo libererai quando la battaglia sarà finita, vero?» gli chiese la poliziotta, che sedeva dietro di lui sul massiccio dorso della creatura.

«Hai la mia parola.»

«E se non accetterà di piegarsi al tuo volere?»

Havard stava per dire qualcosa, ma si fermò.

«Rispondi alla domanda, per favore.»

«Se sarà una minaccia, dovrò tenerlo in custodia. Ma non gli farò alcun male.»

«Bene.»

Freyja si decise a guardare in basso, dove migliaia di guerrieri stavano ancora combattendo. Lo scontro si era fatto molto più caotico, ma le truppe di Havard sembravano in vantaggio più o meno ovunque.

«Dobbiamo convincerli ad arrendersi» affermò l’orchessa. «Ormai non possono più vincere.»

«Sigurd, Shamiram, a che punto siete?» domandò il pallido attraverso il comunicatore.

«Non adesso!» tagliò corto l’umana.

«Ho finito» rispose l’elfo. La sua spada nera era sporca di sangue e la sua voce era resa fredda dalla vista del corpo decapitato della sua avversaria.

Il figlio di Hel decise che era sufficiente. Estese il più possibile la portata della sua telepatia e cominciò a parlare: “Valorosi guerrieri degli dei! I vostri campioni sono caduti! La battaglia è finita! Deponete le armi e costruiamo insieme un mondo migliore per tutti!”

Continuò a ripetere il messaggio mentre il suo drago corazzato sorvolava il campo di battaglia, e lentamente le sue parole cominciarono a fare effetto: quelli che avevano visto in prima persona la superiorità delle truppe di Havard furono i primi a deporre le armi, poi toccò a quelli vicini, e così via.

In pochi si ostinarono a continuare la lotta, e nessuno di loro riuscì a cambiare l’esito dello scontro.

Quando il messaggio arrivò a D’Jagger e agli altri suonatori, subito tutti cambiarono melodia per tornare a quella della vittoria. Ma c’era qualcosa di diverso: adesso la suonavano con la consapevolezza del trionfo, e questo rendeva le loro note ancora più energiche ed esuberanti.

Havard fece planare il suo drago corazzato e i suoi alleati più importanti si riunirono intorno a lui. I primi ad arrivare furono i suoi capitani: molti erano feriti, ma quasi tutti erano sopravvissuti allo scontro. Poi fu il turno di Sigurd, che aveva rinfoderato la spada ed era tornato al suo aspetto normale. Arrivò Tenko, che una volta recuperate le forze si erano unite alla battaglia, e poi anche D’Jagger suonando trionfalmente il suo tamburo. L’ultima a raggiungerli fu Shamiram: aveva i capelli un po’ in disordine e il vestito rovinato qua e là, ma la sua aura regale era intatta.

Il figlio di Hel cominciò ad avanzare verso i cancelli spalancati di Shakdàn, e i guerrieri del Clero si aprirono al suo passaggio. Perfino il vento e la pioggia si stavano placando: Havard sapeva che quella era solo la naturale reazione del pianeta alla fine dello scontro, ma intendeva sfruttarla per dare un’ulteriore prova della sua autorità.

Aveva vinto la battaglia, ma doveva fare ancora uno sforzo: doveva sbarazzarsi degli dei. Solo a quel punto il mondo sarebbe stato davvero suo.

Osservò i suoi alleati che avanzavano dietro di lui.

«Andiamo a vincere la guerra.»

Poco prima, mentre all’esterno delle mura infuriava ancora la battaglia, Shakdàn sembrava già una città fantasma: i guerrieri si erano riversati tutti all’esterno e i civili si erano barricati in casa. Nelle strade e nelle piazze vuote erano appena percettibili il fragore lontano e le grida confuse dello scontro.

In mezzo a quel silenzio irreale, uno scricchiolio di macerie si dipanò dai resti del tempio distrutto. Il rumore si fece più forte, più vicino. Una mano rossa e muscolosa spuntò tra le pietre frantumate. Poi il braccio e infine la testa impolverata di Spartakan.

Il figlio dell’inferno era praticamente illeso. Solo i capelli e la barba erano un po’ bruciacchiati sulle punte. Lo stesso non poteva dirsi dei suoi pantaloni, che ormai non esistevano più.

«Dei, cosa significa tutto questo?!» esclamò al cielo. «Vi prego, parlatemi!»

“Non hai nulla da temere, nostro Campione.” La voce di Huitzilopochtli risuonò autorevole nella sua mente. “Tutto procede secondo i piani.”

«Non capisco. Quali piani?» Sentendo i rumori lontani, si voltò verso le mura. «Stanno combattendo? Devo andare da loro?»

“Tutto ti sarà chiaro a tempo debito.” Il dio era tranquillo, come se l’imminente sconfitta del suo esercito fosse cosa di poco conto. “Il tuo compito non è finito. Dirigiti subito in questo luogo.”

Spartakan vide le immagini scorrergli davanti agli occhi, come se stesse già percorrendo la strada che doveva fare.

Si inginocchiò. «Come desiderate, divino Huitzilopochtli. Mi muovo immediatamente.»

La guerra non era ancora finita.


Note dell’autore

Ebbene sì: Havard ha quel tipo di Ambizione XD

Battute a parte, i principali guerrieri degli dei (siano essi semidei o Pilastri) sono caduti uno dopo l’altro, e questo ha consentito al pallido di dichiarare vittoria. Ma è davvero finita? Spartakan non sembra d’accordo, e lui da solo potrebbe comunque mettere in difficoltà il figlio di Hel.

Una cosa è certa: il prossimo è l’ultimo capitolo; qualunque cosa vogliano fare, devono farla adesso. Ma non aggiungo altro ;)

Come sempre grazie a tutti quelli che hanno letto e a presto ^.^

PS: sì, dopo La progenie infernale ci sarà un altro racconto. Beh, più di uno in realtà XD


Segui Project Crossover: facebook, twitter, feed RSS e newsletter!

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Ghost Writer TNCS