Capitolo I
Rivelazione
Lo sguardo del suo re vagava intorno
fiero ma malinconico sui prati
di Camelot sognando già il ritorno.
Si volse a lui con occhi dolci e grati
col capo accennò un saluto al servo,
il miglior tra i suoi uomini fidati.
"Tranquillo, che stavolta non ti osservo,
mi fido più di te che di me stesso:
con te al mio posto, Camelot conservo.
Stavolta non verrai a me appresso;
mi mancherà, lo sento, la tua gioia
e l'arroganza che un po' ti ho concesso."
"Non posso: porterebbe troppa noia
non poter celiarmi di vostra maestà.
Verrò con voi, non importa che muoia.
Non c'è nessun bisogno di me, qua.
Il mio destino è stare accanto a voi.
Portatemi! E sarà quel che sarà."
"Va bene. Farò quello che tu vuoi,
ma sii prudente caro amico mio:
non ci sarà motivo che ti annoi.
Decidere di noi, starà a quel dio
che i nostri fati, non so quando, ha unito.
Che tu rimanga in vita è mio disio.
Il tuo parlar di morte mi ha atterrito:
il tuo viver è il mio" disse al ragazzo
che di emozione il volto avea arrossito.
Il re si appressò a lui senza imbarazzo
con la mano alla nuca lo attirò a sé
baciando la guancia a Merlin, paonazzo.
Il servo si perse in un sogno, poiché
immaginò di spostare la bocca
verso le labbra amate del proprio re.
Da sempre sa che quell'amor lo tocca,
lo brucia, lo conduce a quel punto
di non ritorno che sempre lo sciocca.
Merlino si chiede allora se è giunto
l'istante di dire al re, la verità
di sua magia, ma teme il disappunto.
Sta per parlare, stavolta lo dirà
ma vengono interrotti da un soldato:
"Morgana si è mossa e tra poco verrà."
Artù si è accorto che il servo è turbato
ma pensa che sia per ciò che ha sentito
dal cavalier che la notizia ha dato.
"Ho un segreto per il quale ho patito
moltissimo, ma non ve l'ho mai detto.
Riguarda la magia e vi ho mentito."
Il volto del suo re pare interdetto:
lo sguardo su Merlino sembra incerto.
"Che cosa stai dicendo, giovinetto?
Io so tutto di te, sei un libro aperto.
Che conosci, ch'io non so, di magia?"
S'avvede poi del viso ricoperto
di lacrime del servo. "È una bugia!"
s'infuria il re che forse ha già capito.
"Io lo saprei. Perché questa eresia?
Lo vedo dal tuo sguardo: sei impazzito!"
"Perdono, mio signore. È tutto vero!
Non ho avuto il coraggio e son pentito.
Io sono uno stregone per davvero.
Possiedo la magia: la usai per voi,
e per voi solamente mago ero.
Ma sono sempre io, siam sempre noi
e spero nel vostro perdono, mio re!"
"Io non ti crederò: dì quel che vuoi!"
Il braccio allungò in su Merlino perché
mostrar voleva al re l'antica arte
e che potesse credergli da sé.
Ed un draghetto di fuoco diparte
dalle sue mani e volando sorprende
come mai il re, che trema in disparte.
Ha quasi un mancamento e il corpo pende
da un lato e Merlin afferra il suo sire.
"Perché l'oro negli occhi tuoi si accende?
Il tradimento che forse a morire
per mano mia ti porterà al rogo,
anche la vita mia vuol fare finire."
"Accetterò di tutto: il fuoco, il giogo,
tutta l'umiliazione e le frustate.
Ma a udire il vostro detto, io m'affogo.
Non sia per colpa mia che voi moriate!"
E il pianto disperato del valletto
all'altro smuove cose mai provate.
Dolore e pena e rabbia dentro il petto
al re fan scender lacrime sul viso
e suo malgrado sente grande affetto.
Sul volto del re affiora un sorriso.
"Non ti guardar da me. Mi è già passata.
Sei puro come un giglio, un fiordaliso.
La vita mia ancor sarà affidata
a te, perché comprendo il tuo dolore
di celar la magia che ho rifiutata.
Lasciami il tempo di capir col cuore
nessuno saprà mai del tuo segreto.
Io ti proteggeró con molto ardore."
Il viso di Merlino apparve lieto
e illuminato da grande dolcezza.
"Non occorre, dato che non c'è veto,
visto che ormai sapete, vostra altezza.
Degli altri non m'importa quasi niente
ma il vostro dire il cuore m'accarezza"
"Con questo tuo spirito irriverente
che sempre ho visto te adoperare
e che purtroppo ti rende piacente
ma che per me è un dispetto tollerare,
dirò che preferisco questo modo
che gli altri leccapiedi sopportare."
Merlino dritto in gola sentì un nodo
per ciò che il re gli aveva appena detto.
"Signore, la vostra grandezza lodo:
siete così magnanimo e il rispetto,
la fiducia, l'amor, la devozione
aumentan nel cuor del vostro valletto."
"Non far l'umile e neanche il pappone
Non è proprio da te, non ti si addice."
"Come a voi non si addice l'emozione
aulica che tutto, in voi, contraddice"
Scoppiò il sovrano allora in gran risata.
"La tua natura non adulatrice
rende la mia mente più stimolata
dal tuo acume ciarliero e mai ruffiano."
"Non tramo per avere vita agiata.
Gli adulatori vi terrò lontano,
sebbene anch'io il vostro sarcasmo adori."
Il re coprì la bocca con la mano
per le parole al servo uscite fuori.
Scosse la testa alquanto divertito
ma serio ritornò "I traditori
sono vicini, il nemico è partito
e giunta è l'ora che lo combattiamo."
Artù si mosse verso l'aspro sito
incitando i cavalieri: "Andiamo
miei prodi, per l'onore di Camelot,
per cui disposti a dar la vita siamo!"
Ciao a tutti
Da sempre volevo sperimentare una storia in versi, anche se in formato minilong. Non sapevo fosse così difficile. O segui le rime o scrivi la storia. Poi cercando di scrivere in italiano comprensibile è quasi impossibile😁 infatti è pieno di errori (che però chiamerò licenze poetiche.) Non ho tenuto conto degli accenti (non mi sono neanche posta il problema).
Siate comprensivi.
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