Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-Gi-Oh! VRAINS
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Autore: M a k o    23/07/2023    13 recensioni
• Datastormshipping (Ryoken/Yusaku)
• Raccolta di dodici (meno una) One Shot AU
• January: La malinconia delle primule
• February: I will follow my heart back to you
• March: Just look into my eyes (you will cry)
• April: Shizukesa (静けさ)
• May: L'altra mia metà
• June: Io ti aspetterò
• July: Stelle sporche e impolverate
• August: I'm free (you are my saviour)
• September: You are able to save me and I am able to save you
• October: Pioggia d'autunno
• LA STORIA DEL MESE DI NOVEMBRE NON È PRESENTE IN QUANTO SI TRATTA DI UNA MINI LONG PUBBLICATA A PARTE
• December: Un bouquet di rose bianche — (Eccola, meravigliosamente indescrivibile, la risata che aveva giurato di proteggere per il resto della vita).
• L'intera Raccolta partecipa all'evento Year of the OTP indetto su Tumblr
• Ogni One Shot partecipa alle diverse Challenge indette dal forum Siate Curiosi Sempre
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Ryoken Kogami/Revolver, Yusaku Fujiki/Playmaker
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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June

Questa One Shot mi ha prosciugata.
Il caldo sta avendo la meglio, tanto che se non aggiornerò entro settimana prossima ancora non sarò in pari con la Raccolta, poi se ci aggiungiamo il fatto che io AMO le Soulmates!AU ma tendo comunque a farcirle con un bel po' di Angst, salta fuori che impiego il doppio del tempo per scriverle.

Di positivo c'è sicuramente il fatto che per fortuna non la reputo fatica sprecata perché il risultato finale mi soddisfa molto, spero sia lo stesso anche per voi.
Come sempre vi lascio di seguito lo specchietto e poi vi aspetto a fine storia; prima di salutarvi, vi dico solo che il titolo è ripreso da un verso di Ovunque Sarai di Irama e che troverete alcune strofe della suddetta canzone all'interno dello scritto.
Vi auguro buona lettura!


June: Soulmates!AU
Prompt forum: Ho abbracciato l'alba d'estate. (Arthur Rimbaud) (Themed Challenge – Summer Edition)
Rating: Giallo
Generi: Angst, Introspettivo, Sentimentale
Note: Modern(&Soulmates)!AU, POV Yusaku
Avvertimenti: Tematiche delicate (accennate)



Io ti aspetterò



1

E se sarai tempo
Ti aspetterò
Per sempre

Si era addormentato. Non vi era altra spiegazione, perché altrimenti non si sarebbe trovato lì. Si era addormentato e con ogni probabilità aveva interrotto lo svolgimento delle equazioni di secondo grado, ma in quel momento erano decisamente l'ultimo dei suoi pensieri.
Il cuore iniziò a battere celere e un'ondata di desiderio lo avvolse, scaldandolo da capo a piedi. Un fremito gli percorse la spina dorsale quando iniziò a percorrere il lungo sentiero contornato da migliaia e migliaia di fiori diversi e colorati, impreziositi ancora di più dal placido splendore della luna piena.
Sapeva che lui si trovava lì, da qualche parte, forse a metà sentiero, e che lo stava aspettando e cielo, non vedeva l'ora di ricordare il suo nome. I passi si fecero via via sempre più concitati, quasi volesse cominciare a correre una lunga maratona tanto l'emozione di rivederlo lo stava mandando su di giri; si impose un contegno che faticò a riconquistare, quantomeno in un primo momento.
Poi fece dei profondi respiri e proseguì lungo quella viuzza sconosciuta che non gli incuteva alcun timore. Nel sogno precedente si erano incontrati in riva al mare e per tutto il tempo non aveva fatto altro che ammirare i bellissimi occhi azzurri di quel ragazzo

    (gli sfuggiva ancora il nome)
senza prestare attenzione al cielo stellato riflesso sulla superficie cristallina della distesa d'acqua.
Quante volte aveva vagato per la città alla ricerca di quegli occhi azzurri; quante volte aveva osservato labbra incurvarsi in sorrisi anonimi, che a lui non trasmettevano nulla se non il fatto di non averlo ancora trovato; quante volte aveva sperato che un nome risuonasse nell'aria e partisse lo scatto, quel guizzo che gli permettesse di ricollegare i pezzi e realizzare di trovarsi a pochi passi da lui.
Non era ancora capitato. Dopo mesi, in realtà, non era cambiato proprio nulla dal primo sogno, da quelle prime presentazioni un po' impacciate che poi finivano irrimediabilmente nel dimenticatoio. Ma anche se il suo cuore scricchiolava già da un po', divorato dal dolore e dalla paura di ricevere una nuova delusione, continuava a sperare che ogni nuovo incontro fosse finalmente quello giusto, proprio come ora.
Avanzò
    (e avanzò e avanzò e avanzò)
e dopo quelli che parvero chilometri di impazienza e fatica lo trovò.
Quando i loro occhi si incastrarono in quel contatto visivo che solo loro riuscivano a instaurare, un migliaio di luci simili a piccole lucciole esagitate sfarfallarono tutte in una volta, rendendo ancora più grazioso il sentiero nel quale si trovavano.
    «Ryoken…» modulò piano, in un sussurro quasi impercettibile. Il suo nome, ora che lo ricordava, gli invase il cuore, le vene e il cervello e fece muovere le gambe verso di lui, verso il ragazzo dei suoi sogni, bellissimo e perfetto, che diventava sempre più reale a ogni passo che li avvicinava.
Ryoken aprì le braccia con un sorriso e lo strinse forte a sé, poggiandogli una mano sulla schiena e una sulla nuca, facendo così affondare le lunghe dita tra i capelli blu.
    «Yusaku» lo chiamò, una punta di sollievo nel tono di voce e un sospiro che aveva tutta l'aria di essere liberatorio. «Sono felice che tu sia qui».
    «Anche io».
Non ne potevo più di studiare, pensò, ma quello lo tenne per sé.
    «Anche questa volta ti sei addormentato prima di me?» domandò invece, alzando lo sguardo sul suo volto.
Ryoken sorrise ancora. «A quanto pare sì» rispose, allentando la presa. «Ma ora la mia attesa è finita».
Yusaku si lasciò prendere per mano e, subito dopo, si avviò insieme a Ryoken lungo il sentiero fiorito. Avrebbe dovuto prendere esempio da lui e andare a letto presto la sera, ma il più delle volte seguiva una routine alquanto sregolata che lo portava a rimanere sveglio fino a tardi a causa di tutti i compiti scolastici che lasciava sempre indietro — a sua discolpa, però, poteva dire che il lavoro part-time alla caffetteria occupava parte delle sue giornate e, il più delle volte, quando tornava a casa desiderava solo riposare e svagarsi coi videogiochi. In fondo il suo rendimento scolastico era comunque buono, quindi perché preoccuparsi?
    «Quando verrai a trovarmi?» gli domandò, gli occhi che brillavano di una speranza completamente rinvigorita. Ryoken tra i due era l'unico in grado di mantenere un ricordo vivo dei loro incontri anche quando tornava alla realtà — o almeno, così gli aveva riferito — e Yusaku era sicuro al cento percento che, se si fosse palesato davanti ai suoi occhi in una giornata qualunque, l'avrebbe riconosciuto nell'immediato
    (e cosa più importante, tutto avrebbe finalmente acquisito un senso).
Ryoken continuava a stringergli la mano con dolcezza, anche se Yusaku avvertì, per una misera frazione di secondo, una rigidità che purtroppo aveva imparato a conoscere bene. Difatti perse le speranze ancor prima che Ryoken gli rispondesse con parole che ormai sapeva a memoria.
    «Mi dispiace, Yusaku, ma ancora non posso. Vedi, dovrei fare un lungo viaggio per venire nella tua città e… Yusaku?»
Si era fermato, il cuore nuovamente a pezzi, come succedeva ormai quasi tutte le notti. Pensava di aver sviluppato una corazza abbastanza resistente per fronteggiare quelle parole, eppure ogni volta erano in grado di ferirlo in maniera sempre diversa.
    (Si sentiva indesiderato nel modo peggiore possibile e le insicurezze che albergavano in lui non facevano altro che divorare con ingordigia ogni grammo di felicità conquistato a fatica).
Dopo diversi tentativi, riuscì a liberare la mano dalla stretta di Ryoken con uno strattone forse più violento di quanto si aspettassero entrambi. Gli era ormai impossibile osservare le meraviglie che lo circondavano e il sentiero gli parve un'anonima stradina impolverata, insulsa proprio come le sue speranze.
    «Credo che ora mi sveglierò» disse a mezza voce, gli occhi velati dalle lacrime. «Non voglio stare qui. Non questa volta».
    «Yusaku, aspetta…»
    «Buonanotte, Ryoken».
Glielo sussurrò con il cuore a brandelli e l'anima spaccata a metà. E quando riaprì gli occhi sul mondo reale, aveva il volto rigato da tutte quelle lacrime che nel sogno non era stato in grado di versare.


2

    «Buongiorno».
    «Buongiorno, Yusa— oh cielo, hai un aspetto orribile!»
Yusaku inarcò un sopracciglio. «Grazie, Miyu».
La ragazza portò velocemente le mani alla bocca. «Scusa» disse poi, ritrovando la compostezza. «È che hai delle occhiaie davvero profonde. Non sei riuscito a dormire questa notte?»
Yusaku sospirò sconsolato, poi le raccontò ciò che era accaduto con il ragazzo dei suoi sogni, delle ennesime speranze infrante e di come nel resto della nottata avesse incanalato tutto il dolore e la frustrazione nello svolgimento degli esercizi di matematica che aveva lasciato in sospeso pur di non pensarci.
    «Credo di aver calcato un po' troppo con la penna, ci sono dei buchi tra una pagina e l'altra…» constatò dopo aver estratto il quaderno dallo zaino e averlo sfogliato.
Il suo tentativo di sdrammatizzare in quella situazione per lui troppo pesante ed esorcizzare il suo dolore fallì miseramente, tanto che Miyu, senza giri di parole, arrivò a porgli una domanda maledettamente scomoda.
    («E ora come ti senti?»)
Si morse il labbro inferiore e per un attimo, solo e soltanto per un misero sfilaccio di secondo, desiderò piangere come aveva fatto solo fino a poche ore addietro, quando le lacrime si mischiavano senza sosta all'inchiostro e lui non capiva nemmeno più se stesse svolgendo in maniera corretta le complicate disequazioni di secondo grado. Poi le ricacciò tutte in gola e ingoiò quel groppo amaro a fatica, ma quantomeno ci riuscì e, in un abbrivo dettato dall'enorme delusione che provava, parlò forse in maniera un po' più brusca senza rendersene conto, ma dando comunque una forma alla triste domanda che popolava la sua mente già da un po'.
    «Come dovrei sentirmi nel realizzare che nemmeno la mia anima gemella desidera stare con me?»


3

Incontrare la propria anima gemella nei sogni era solo una delle innumerevoli forme d'amore che affondava le proprie radici fin dalla notte dei tempi. Era considerata la sfumatura più intima e incantevole tra tutte, poiché sognarsi significava esprimere il desiderio sempre più crescente di voler restare accanto alla propria metà per il resto della vita
    (e siccome non ci possiamo vedere di giorno, ecco che ti sogno di notte, così da poter stare con te quando ancora le nostre strade non si sono incrociate).
E poi c'erano Yusaku e la sua anima gemella. O meglio, c'era solo Yusaku, che desiderava ardentemente conoscere il ragazzo che popolava i suoi sogni, ma questi pareva non essere dello stesso avviso, visto e considerato che ogni notte non faceva altro che infrangere le sue speranze con dinieghi che si facevano via via sempre più snervanti e opprimenti.
Prova a dargli ancora un po' di tempo, gli aveva consigliato Miyu quella mattina a scuola. Forse in questo momento si ritrova davvero impossibilitato a incontrarti e questo fa soffrire anche lui. Non penso che non desideri stare con te, Yusaku. Forse ha solo bisogno di trovare il momento giusto per venire da te.
Yusaku in un primo momento aveva accettato i suoi consigli, anche se poi il tarlo del dubbio aveva iniziato a divorarlo pian piano, con crescente ingordigia, senza prima averlo anestetizzato. E se in realtà la sua anima gemella fosse innamorata di un'altra persona?
Accadeva raramente, ma poteva comunque succedere che si creasse scompiglio, che ci fosse un errore grande quanto un granello di sabbia in grado di mandare in cortocircuito l'intero ingranaggio. Forse erano entrambi incastrati in un loop e non ne sarebbero usciti per un bel po', fino a quando l'equilibrio non fosse stato ripristinato.
Inoltre, Miyu non poteva capire. Yusaku le voleva un bene dell'anima e apprezzava molto i suoi tentativi di aiutarlo e di farlo ragionare riguardo l'intera faccenda, ma cosa ne poteva sapere lei, che le era bastato coricarsi a letto una notte d'inverno inoltrato e incontrare nel suo sogno proprio il ragazzo che le aveva rubato il cuore nei corridoi della scuola tra una lezione e l'altra? Per lei e Jin era stato tutto così facile, si erano trovati e riconosciuti subito e avevano ufficializzato la loro relazione solo poche ore dopo il loro primo — e ultimo — sogno condiviso.
Miyu era stata davvero tanto fortunata. E proprio per questo, tutta quella fortuna la rendeva cieca di fronte ai problemi di Yusaku. Poteva provare ad aiutarlo, ma non lo avrebbe mai capito fino in fondo.
E in ogni caso, era una situazione che avrebbe dovuto risolvere da solo. Nel bene o nel male.


4

E lo so che mi puoi sentire
Dove ogni anima ha un colore
E ogni lacrima ha il tuo nome
Se tornerai qui, se mai, lo sai che
Io ti aspetterò

Quella notte faticò molto ad addormentarsi ma, quando accadde, riuscì a provare una punta di sollievo. Prima di ogni altra cosa, desiderava scusarsi con la sua anima gemella
    (il nome, voleva assolutamente pronunciare un'altra volta ancora il suo nome)
e poi avrebbero discusso della loro situazione, e questa volta ne avrebbero parlato seriamente e a cuore aperto.
Impiegò un po' a realizzare dove si trovasse questa volta; in un primo momento ebbe timore di essere incappato in una casa stregata, considerando la scarsa illuminazione, ma quando pian piano mise a fuoco ciò che lo circondava, capì di trovarsi in una grande sala. Era addobbata con festoni e coriandoli sparpagliati a terra, un'infinità di colori di carta che rendevano quel luogo molto più accogliente rispetto al primo impatto, dando l'impressione di essere arrivati tardi a una festa.
Le luci soffuse che danzavano intorno a lui quasi lo invitarono ad avanzare verso il centro di quella stanza immensa e lui ubbidì, muovendo passi tremebondi verso il fulcro dei suoi desideri.
Ryoken era lì, che lo stava aspettando. Bellissimo come sempre, con lo sguardo velato da una patina di malinconia e gli occhi azzurri che riflettevano un cielo terso e immacolato, in netto contrasto con il turbinio di emozioni che provava — perché erano le stesse che in quel momento provava anche Yusaku.
Quando i loro sguardi si incontrarono, il mondo intero tacque per un lungo istante. La frustrazione, il dolore e ogni tipo di attrito furono messi da parte, lasciando posto solo al desidero sconfinato di abbracciarsi un'altra volta ancora.
Yusaku iniziò a piangere ancor prima di essere avvolto dalle braccia di Ryoken e quando ciò accadde, avvertì l'intero corpo del ragazzo tremare, cosa che lo fece sentire tremendamente in colpa. Così cercò di fare del suo meglio e ricambiò quella stretta disperata più forte che poteva, nel goffo tentativo di diventare a sua volta un appiglio per Ryoken in mezzo a quel mare di coriandoli di carta e incertezza.
    «Sono così felice che tu sia qui» sussurrò Ryoken, baciandogli il capo.
    «Anche io» rispose Yusaku con la voce spezzata a metà per le troppe lacrime. «Perdonami per ciò che è successo l'ultima volta…»
    «No, Yusaku, non ho nulla da perdonarti. Semmai è il contrario…»
Yusaku alzò lo sguardo su di lui, ritrovandosi a osservare una figura incerta e sfocata.
    (Eppure avrebbe potuto piangere anche tutte le lacrime del mondo, e Ryoken ai suoi occhi sarebbe sempre stato bellissimo).
    «Non dire così» disse, mentre scioglieva l'abbraccio per potersi asciugare le gote. Voleva parlare con Ryoken senza alcuna barriera frapposta tra loro e finché non avesse riacquistato il controllo delle proprie emozioni, questo non sarebbe potuto accadere.
Respirò profondamente, cercando di scacciare tutto il grumo di brutte sensazioni che si era formato nel corso della notte precedente, poi tornò a guardare Ryoken e in quel momento, proprio mentre si perdevano l'uno nell'altro come mai avevano fatto prima, realizzò che non doveva esserci proprio nessun errore, che loro due erano fatti per stare insieme e che niente e nessuno avrebbe mai potuto separarli.
Comprendere fino in fondo questa realtà fu come aprirsi un varco per un nuovo mondo. E ora che aveva le idee chiare, giurò a se stesso che mai più avrebbe trattato Ryoken come aveva fatto la notte precedente — il solo pensarci lo faceva stare così male che per lunghi attimi respirare diventava un'azione difficile, come se non ricordasse più cosa doveva fare per inspirare e riempire d'aria i polmoni.
    «Immagino che per te non sia facile dover rimandare ogni notte il nostro incontro nella vita reale» disse, prendendogli entrambe le mani e intrecciando le dita con le proprie. «Solo che io, anziché cercare di comprenderti e di ascoltarti, mi sono arrabbiato e…»
    «E avevi tutte le ragioni per farlo» proseguì Ryoken al posto suo. «Deve essere snervante sentirsi dire di no per mesi interi. Immagino tu ti sia sentito rifiutato…»
Quelle parole fecero male. E fecero male soprattutto perché erano intrise di una verità che ormai non poteva più cancellare o anche solo nascondere.
    «Sì…» ammise con un filo di voce mentre abbassava lo sguardo. «Ma ho pensato solo a me stesso, senza tenere in considerazione ciò che provi tu. Quindi ora… ora vorrei saperlo. C'è qualcosa che ti impedisce di venire da me?»
Ryoken sciolse la stretta delle loro mani, poi le poggiò sulle gote di Yusaku e, con garbo, lo invitò tacitamente ad alzare nuovamente lo sguardo per incontrare ancora una volta il suo.
Quando Yusaku lo fissò, rimase esterrefatto nel constatare che non solo Ryoken fosse sull'orlo del pianto, ma che fosse in procinto di spezzarsi da un momento all'altro.
    «Vorrei avere il coraggio di confessarti tutto, ma non ci riesco. Non oso pensare quanto debba essere straziante tornare nella realtà senza più alcun ricordo, solo strascichi di tutti i sogni che abbiamo condiviso insieme. Vorrei liberarti da tutto questo, davvero, ma ho paura che la verità possa allontanarti da me. Anzi, ne sono certo. Mi sento un codardo…»
Accadde in un attimo. Il mondo si capovolse bruscamente e Yusaku si sentì sballottolato sopra e sotto, a destra e sinistra, da un angolo all'altro dell'immensa stanza.
La realtà gli piombò addosso con cattiveria, una ferocia che forse non sarebbe mai stato in grado di sopportare e che l'avrebbe schiacciato lentamente, con sadismo e perfidia.
    (Era troppo per lui).
    (Troppo, troppo, troppo).
    (Ma doveva reagire. Doveva farlo, altrimenti niente sarebbe cambiato e lui in tutta quell'immobilità si sentiva ormai soffocare).
Esistevano casi in cui le anime gemelle erano impossibilitate a interagire nella vita reale poiché una delle due non poteva tornare nella vita reale dopo il sogno. Perché il sogno perenne era ormai diventata la nuova realtà e forse lo sarebbe stata in eterno, fino a quando qualcuno, un familiare con ogni probabilità, non dava il consenso per staccare la spina.
    «Ryoken… dimmi immediatamente in quale ospedale ti trovi».


5

Presentarsi come un amico di Ryoken fu tremendo, un colpo ben piazzato nel cuore, ma strinse i denti e ascoltò con attenzione le indicazioni che gli diedero alla reception per raggiungere la sua stanza. Era un orario particolarmente insolito per le visite, ma forse erano bastati la sua espressione stravolta e il suo respiro corto per concedergli uno strappo alla regola, dato che per i medici e gli infermieri la sua condizione doveva essere una scena vista e stra vista e sapevano a cosa stesse per andare incontro.
L'odore pungente del disinfettante gli si insinuò con prepotenza nelle narici e l'asettico candore delle pareti gli dava la sgradevole sensazione di trovarsi tra i ghiacci, a decine e decine di gradi sotto lo zero. Il che era, considerando la calura di quella notte estiva, un abnorme paradosso che gli provocò ancora più angoscia.
Ora ricordava il suo nome anche nella vita reale. Non poteva essere altrimenti, visto che ora sapeva dove cercarlo. Ironia della sorte, Ryoken si trovava proprio all'ospedale di Den City.
L'aveva ipotizzato perché ricordava di trovarsi in città quando un pirata della strada lo investì; Yusaku non aveva ancora avuto modo di cercare qualcosa online — si era svegliato di sorpassato, si era cambiato, era uscito di casa e aveva subito iniziato a correre a perdifiato in direzione dell'ospedale —, ma sperava con tutto se stesso che quel bastardo stesse marcendo in galera per il crimine che aveva commesso.
Prese l'ascensore per dirigersi al secondo piano e il terrore di rimanere intrappolato in mezzo a tutto quel bianco gli cristallizzò il sangue nelle vene. Non che la situazione migliorò una volta trovatosi davanti la porta della stanza di Ryoken: la mano era lì, stretta attorno alla maniglia, ma l'intero braccio era immobile e non dava segno di voler condurre il polso verso il basso, talmente era divorato dal terrore di ciò che avrebbero visto i suoi occhi una volta varcata la soglia.
Non aveva fatto tutta quella strada per niente, però. Deglutì a fatica, la gola riarsa per la corsa e la paura, poi abbassò la maniglia della porta ed entrò.
Il suo cuore perse un battito. Poi un altro e poi un altro ancora, fino a quando le ginocchia quasi cedettero e lui temette di sprofondare in una voragine di vuoto e disperazione, la stessa nella quale Ryoken si trovava ormai da mesi interi.
Ryoken che giaceva sul letto d'ospedale circondato da un coacervo di fili, tubicini e macchinari. Che respirava placido in un sonno profondo dove tutto era immutato ormai da tempo, parametri regolari cristallizzi sui monitor sempre accesi.
Quando Yusaku si avvicinò abbastanza da poter scorgere ulteriori particolari grazie al chiaro di luna, si ritrovò faccia a faccia con l'orrore che l'incidente aveva portato con sé: Ryoken aveva perso il braccio sinistro e il suo viso era sfregiato da cicatrici che avrebbero lasciato un segno indelebile sulla sua pelle candida per il resto della vita.
Il ragazzo che abbracciava sempre nei suoi sogni era diverso, era ancora integro, assolutamente perfetto e immacolato. E forse era anche per questo che Yusaku non ricordava quasi nulla una volta tornato alla realtà: perché Ryoken non era più così, era stato violato dalla tragedia e il suo corpo appariva diverso, martoriato e distrutto.
Eppure Yusaku non poté fare a meno di pensare che, se in quel momento avesse aperto gli occhi, l'unica cosa che avrebbe catturato la sua attenzione sarebbe stato l'azzurro di quelle iridi che tanto amava e che Ryoken, per lui, sarebbe sempre stato bellissimo.
Si sedette accanto a lui e gli prese la mano tra le sue, stringendola appena per paura di fargli male e smuovere qualcosa tra i fili e i tubicini. Pianse in silenzio tutte le lacrime che gli erano rimaste e lentamente, tra un singulto e l'altro, si addormentò ancora una volta.


6

Ovunque sarai
Ovunque sarò
In ogni gesto io ti cercherò
Se non ci sarai
Io lo capirò
E nel silenzio io ti ascolterò
Io ti ascolterò

L'oscurità lo avvolgeva da capo a piedi, asettica e compatta. Dell'enorme sala colma di festoni e coriandoli colorati in cui era approdato neanche un'ora addietro non era rimasto nulla, solo il vuoto assoluto. Non esistevano più pareti, nessun sentiero da percorrere, nessun vellutato chiaro di luna dipinto in cielo a indicare la via.
Si sentiva solo, perso e tremendamente spaventato.
    (Era così che si sentiva Ryoken per tutto il giorno, prima dell'arrivo della notte).
    (Smarrito in quel limbo oscuro senza un luogo confortevole in cui rifugiarsi, completamente esposto e spaurito).
Mosse i primi passi all'interno di quel buco nero senza fine e tremò da capo a piedi. Più avanzava in quel luogo dimenticato dal mondo intero e più realizzava quanto fosse critica la condizione di Ryoken. Ryoken che non andava a letto presto ogni sera, semplicemente era bloccato lì e non poteva scappare, in attesa che Yusaku si assopisse per vedere l'oscurità mutare e tramutarsi in uno scenario più confortevole; Ryoken che ogni notte, nonostante tutto, lo accoglieva sempre con un lungo abbraccio e gli occhi colmi di meraviglia; Ryoken che aveva cercato forse di proteggerlo da una verità troppo dolorosa da accettare, senza pensare che Yusaku, per lui, avrebbe sopportato di tutto, anche le pene dell'inferno.
Lo chiamò a lungo, tanto che a un certo punto la gola cominciò a bruciare — e non smise neanche in quel caso.
Il suo nome, quello che aveva cercato disperatamente di non dimenticare ogni volta che tornava alla realtà, si perse in un'eco lontanissima inghiottita dalle tenebre.
    (Ryoken).
Avrebbe continuato a cercarlo all'infinito e lo avrebbe fatto per davvero, perché non voleva rinunciare a lui per niente al mondo. E voleva dirglielo, perché Ryoken meritava di saperlo a tutti i costi.
Il suo lungo cercare, alla fine, fu ricompensato: lo trovò in un punto imprecisato di quell'immenso e cupo nulla, solo e abbandonato a se stesso. Pareva quasi desiderasse farsi piccolo piccolo per non essere notato, in procinto di accartocciarsi su se stesso se necessario, ma era impossibile, perché Yusaku un modo per stare con lui l'avrebbe sempre trovato.
Quando gli aveva chiesto di dirgli in quale ospedale si trovasse, Ryoken aveva ceduto, raccontandogli la verità di quanto accaduto quel giorno di metà primavera. Se ne vergognava come se la colpa fosse sua, quando sapevano entrambi che non era così, perché era lui la vittima sotto tutti i punti di vista. Doveva rendersene conto.
Ryoken aveva portato le ginocchia al petto e teneva lo sguardo basso, perso chissà dove. Sembrava quasi stesse cercando di rimanere tutto intero per non rischiare di dissolversi nel nulla da un momento all'altro.
Yusaku si avvicinò silenziosamente, parandosi davanti a lui. Non aveva bisogno di annunciarsi, sapeva che Ryoken aveva già percepito la sua presenza e questo era più che sufficiente.
    «Mi dispiace, Yusaku» disse in un soffio, rimanendo immobile nella sua posizione. «Ero in coma già da qualche giorno quando iniziarono i sogni condivisi. Quando ti vidi per la prima volta pensai che fossi bellissimo — e lo penso tuttora. E nel giro di poco tutta l'oscurità che mi avvolgeva lasciò il posto al verde dei tuoi occhi e agli altri colori. Aspettarti ogni notte era diventata l'unica cosa in grado di rendere più sopportabile la mia condizione… le tenebre non mi fanno più paura quando sono accanto a te. Però… ogni volta che ti incontravo non facevo altro che pensare che avrei dovuto dirti tutta la verità, che non era giusto farti aspettare e soffrire a causa del mio terrore di perderti. Io non voglio perderti, Yusaku, ma non voglio neanche renderti infelice. Perché ora come ora non ho alcuna certezza e non so nemmeno se un giorno mi risveglierò dal coma».
Poi alzò lo sguardo e le sue labbra si incurvarono in un sorriso pregno di tristezza.
    «So che non ho più un braccio» ammise con dolore. «È da quando sono qui che quello sinistro non lo sento più “mio”… e ho sempre la sensazione che ci sia qualcosa sul mio volto, degli sfregi forse, che non se ne andranno mai via. Se anche dovessi svegliarmi, come potrò renderti felice, ridotto in quello stato?»
Fu lì che qualcosa scattò in Yusaku, qualcosa che lo portò a scegliere Ryoken un'altra volta ancora. Si inginocchiò di fronte a lui e lo abbracciò forte, accogliendo tutte le sue lacrime e tutto il suo dolore senza riserva alcuna.
    «Non mi devi dimostrare nulla» parlò con dolcezza. «Il solo fatto che tu esista mi rende felice. Sapere che siamo legati come anime gemelle è la cosa più bella che mi potesse capitare… Ryoken, guardami».
Lui ubbidì e i loro occhi si incontrarono un'altra volta ancora, l'ennesima che si perdeva nell'infinito.
    «Io voglio stare con te,» proseguì Yusaku mentre gli asciugava le lacrime, «e niente e nessuno mi farà cambiare idea. Nemmeno le tue paure».
Subito dopo si alzò in piedi e poi gli porse la mano, che Ryoken accettò.
    «Verrò a trovarti in ospedale ogni volta che ne avrò l'occasione. E tutte le notti sarò qui, con te. E poi… poi un giorno riaprirai gli occhi e io sarò lì accanto a te quando questo accadrà. E continueremo a essere felici insieme. Io ti aspetterò». Un piccolo sorriso gli incurvò le labbra. «Cosa ne pensi?»
Ryoken ricambiò il sorriso. «Penso che sia tutto meraviglioso. E sono felice di poterlo realizzare insieme a te. E anche io ti aspetterò, ogni notte, come ho sempre fatto».
Poi si abbracciarono, tornando a essere l'uno l'ancora di salvezza dell'altro. Yusaku era stato troppo preso dalle proprie emozioni e quelle di Ryoken per farci caso ma, quando si guardò intorno, notò con crescente meraviglia di non trovarsi più avvolto dalle tenebre, bensì da un bellissimo paesaggio di montagna. Lui e Ryoken si trovavano sotto un piccolo gazebo bianco e le poche stelle che ancora si potevano osservare in cielo impallidivano sempre più, inghiottite pian piano dal cielo rosato.
    «È quasi l'alba» constatò, senza staccarsi da Ryoken. «Non ne avevamo mai vista una insieme…»
    «Direi che oggi sia il giorno perfetto per iniziare, tu che dici?» gli chiese Ryoken, stringendolo più forte a sé.
Yusaku sorrise un'altra volta ancora.
    «Dico che hai assolutamente ragione».



N.d.A.

Non ho mai scritto una Soulmates!AU così drammatica, ma dato che in questa Raccolta mi ero ripromessa di sperimentare il più possibile, ecco il mio tentativo di dare un finale dolce-amaro a questa OS.
Ryoken è già stato in coma in un'altra mia storia (questa), ma almeno lì [SPOILER] c'è il lieto fine… qui diciamo che è tutto rimasto in sospeso, perché nonostante il forte sentimento che lega Ryoken e Yusaku, non si sa se effettivamente Ryoken un giorno riaprirà gli occhi.

Provo sentimenti molto contrastanti per questa storia, perché se da una parte ho dimostrato in primis a me stessa di poter scrivere sulla mia OTP suprema ed eterna senza garantirle un vero e proprio lieto fine, dall'altra la solita domanda mi assilla senza darmi tregua: MA CHI ME LO FA FARE.
Ryoken e Yusaku saranno sempre la mia più grande debolezza per quanto riguarda il mio lato fanwriter, ormai è palese.
Il fatto che io stia cercando pian piano di uscire dalla comfort zone per scrivere qualcosa di diverso ogni tanto non so quanto possa reggere ancora, lo ammetto.
Ma in ogni caso, farò sempre del mio meglio.
Grazie per essere arrivati fino a qui!

M a k o
   
 
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