Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Nemesis01    24/07/2023    0 recensioni
🏳️‍🌈 MxM / "La maggior parte dei cristiani moderni, siano essi laici, facenti parte del clero o teologi, considerano ancora Giuda come un traditore, tanto che il termine giuda è entrato nel linguaggio comune come sinonimo di traditore."
/ Le parole sono giuda per chi, come Ethan, non riesce ad utilizzarle per esprimersi correttamente. E Giuda, docente di letteratura inglese, imparerà a convivere con questa condizione.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Disclaimer!
Questa storia tratterà di coppie slash, se non siete interessati al genere vi chiedo il favore di non iniziare a leggere.  
Grazie mille.


*

Le parole sono giuda


 
Epilogo
 

Amalfi era sempre bella da mozzare il fiato: le spiagge incontaminate, le acque cristalline, i pittoreschi paesini arroccati sulle colline a picco sul mare... L'aria era satura dell'odore salmastro del mare e la leggera brezza offriva una gradita tregua dal calore del sole. Ma la bellezza di Amalfi in estate era una vera e propria festa per i sensi, con i suoi paesaggi naturali incantevoli, la luce calda del sole, il cielo azzurro, le persone accoglienti, il profumo dei limoni.
Il sole batteva forte anche quel giorno. Dalla finestra entrava una luce offuscata leggermente dalle tende che si muovevano sinuose a causa di un lieve venticello. Ethan dormiva. Era nudo a pancia in giù e il lenzuolo si era attorcigliato intorno alla caviglia. I suoi capelli neri e lucenti si erano sciolti durante la notte ed erano finiti sulla faccia di Giuda che riposava affianco a lui.

Quando Elvira entrò nella stanza li trovo così: addormentati, stanchi e felici. Non le importava di vederli svestiti, ormai ci era abituata: era capitato tante volte nel corso degli anni. Era bello vedere quanto amore ci fosse tra loro nonostante tutte le avversità che avevano dovuto affrontare nella vita. Non era stato facile per loro vivere insieme, ma ci erano finalmente riusciti e ora finalmente potevano godersi un po' di tranquillità. All'inizio Giuda non riusciva ad avere una un posto fisso in una città, era stato costretto a girare spesso per gli Stati Uniti, mentre Ethan, invece, era rimasto in Florida a studiare al conservatorio. Quando Giuda aveva ottenuto un ruolo stabile a Miami, Ethan aveva iniziato a suonare il violino in maniera professionale, e questo aveva comportato lunghi periodi di lontananza, tanti viaggi e tanti punti nei programmi fedeltà delle compagnie aeree che volavano per e da Miami. Adesso le cose si erano finalmente sistemate: avevano trovato la loro stabilità, il loro centro. Ed era bello, pensò Elvira, vederli finalmente rilassati l'uno accanto all'altro.
Si schiarì la voce grattando la gola, ma i due non sembrano accusare minimamente il rumore. Allora cominciò a gridare. - Ue, state ancora dormendo? Non lo sapete che è tardi? E poi, andiamo! Sempre a fare le cose zozze, siete due sporcaccioni! -
Ethan si mosse un po' e mugolò qualcosa di indefinito. Aveva ancora sonno, era chiaro.
- Almeno potevate a chiudere a chiave! Io non lo so, ci sono dei bambini in questa casa! Che cosa avremmo detto a quel poverino di Tonino se fosse entrato?! -
- Hai ragione Elvira, - rispose Ethan con la voce stanca, - è che ieri siamo rientrati tardi, non ci abbiamo pensato. -
- La prossima volta sarà meglio se ci pensate, invece! -
- Non credevo che vedermi nudo ti sconvolgesse così tanto. -
- Non è per me Ethan, lo sai benissimo. A proposito, ti è uscito un brufolo sulla chiappa. -
- Un brufolo sulla chiappa?! - Ethan si alzò di scatto e decise di osservarsi allo specchio. Elvira aveva ragione, gli era venuto su un brufolo sul sedere. - Oh no, ho un brufolo sulla chiappa! -
- Quelle sono le bugie, - farfugliò Giuda. Lo fece in un inglese misto all'italiano con la voce impastata dal sonno e tornò a nascondersi con la testa sotto al cuscino. Aveva sonno, voleva dormire, non voleva alzarsi.
Ue, - gridò di nuovo Elvira, - Sono le undici, la colazione in questo albergo è già finita da un pezzo. Perché non andate a giocare fuori in giardino? -
- Mamma, non siamo bambini! -
- Ah no? Strano. Credevo che gli adulti si alzassero prima delle nove. -
Con fare drammatico, Ethan tornò a sedersi sul letto e si coprì con il lenzuolo. - Ho un brufolo sulla chiappa, che cosa orribile. -
- Io te l'avevo detto che quel costume non era buono, - lo rimproverò Elvira. - Quel tipo di stoffa lì irrita, perciò poi ti vengono i brufoli. -
- E ora che faccio? - le chiese Ethan in un sincero e disperato bisogno di consiglio.
- Eh... mo', prima cosa, ti alzi e ti vai a fare una doccia. Poi dopo andiamo a comprare un costume nuovo. Vedi che si toglie in un paio di giorni al massimo, - lo rassicurò la donna. Gli andò vicino e gli stampò un bacio sulla fronte. Poi Elvira
iniziò a parlare in italiano al figlio. - 
Anche tu, muoviti, raggio di sole! Il giorno ti aspetta! -
- Va bene, mi alzo... solo cinque minuti... -

Cinque minuti erano diventati un'ora e mezza, ma alla fine Giuda ce l'aveva fatta. Si era alzato dal letto, aveva fatto una doccia, si era messo il costume da bagno ed era sceso al piano di sotto. La casa in cui risiedevano era di proprietà dei nonni di Elvira, e alla loro morte l'avevano lasciata proprio a lei. Anche se viveva in America, Elvira tornava volentieri in quella casa quando poteva. Ogni estate, Giuda aveva trascorso lì parte delle proprie vacanze. Era bello poter tornare nella stessa casa e incontrare il resto della famiglia che magari non riusciva a raggiungerli in Florida durante l'inverno, e poi aveva modo di godersi una bellissima casa ad Amalfi con la vista sul mare. Giuda adorava poter condividere del tempo con la famiglia, voleva un gran bene ai parenti del lato materno, erano un po' troppo rumorosi ma adorabili. E poi ad Amalfi si mangiava benissimo, era sempre brutto per lui dover tornare poi in Florida; fortunatamente viveva in una città con un clima fantastico, ma le persone... quelle facevano la differenza. Ogni anno, Giuda non vedeva l'ora di tornare ad Amalfi, bere limoncello e chiacchierare con i suoi cugini.
Quando scese in cucina la trovò vuota. Allora mise su una moka e resto lì ad annusare l'odore del caffè che si espandeva nell'ambiente. Una volta salito il caffè, lo versò nella caffettiera e ci aggiunse tre cucchiaini di zucchero, come voleva la tradizione. In quel momento esatto entrarono in cucina Elvira, Ethan e Viola con i suoi due figli, Tonino e la piccola Fabiana. La bimba era in braccio a Ethan e sembrava dormire beata. Era strano vederlo con un bambino così piccolo tra le braccia, ma era anche molto tenero.
Tonino, invece andò subito verso Giuda e lo abbracciò. - Non mi devi lasciare più con loro! -
Giuda rise e gli accarezzò la testa. - Che cosa è successo? -
- Mamma mi fa fare sempre brutte figure. Ha detto al giornalaio che io mi sono fatto la pipì addosso! -
- Cosa?! -
- Ma è successo, - rise Viola, - quando eri più piccolo! -
- Ma che gliene importa, al giornalaio?! Quello poi lo va a dire a Mina e lei non mi guarda più! -
Giuda si sedette e lasciò che il bambino si accomodasse sulle sue ginocchia. - Tonì, capita a tutti i bimbi, sarà capitato anche a Mina! -
- Sono sicuro che a Vincenzo non sia capitato... perciò Mina lo guarda sempre... -
- Lascia perdere, Tonì, - disse Viola, - chillo è 'nu guappo e cartone... -
Ethan non riusciva a staccarsi dalla piccola Fabiana. Era così tenera, piccola, morbida e profumata... e anche la bambina sembrava voler stare in braccio al ragazzo, tanto che se la madre provava ad allontanarla, anche semplicemente per darle da mangiare, la neonata scoppiava a piangere. Allora il ragazzo l'abbracciava, la cullava e le canticchiava qualche melodia dolce per farla rilassare.
Era divertente vedere come riuscivano a comunicare tra loro. Per forza di cose, Ethan aveva dovuto imparare un po' di italiano: non lo parlava benissimo ma riusciva a farsi capire, così come la famiglia di Giuda, pur non conoscendo perfettamente l'inglese, tentava di farsi comprendere. Era molto bello: nessuno parlava davvero la lingua dell'altro, ma riuscivano a comunicare, perché a volte non è la lingua che fa la differenza, ma le persone, la voglia di stare insieme oltre ogni barriera. Giuda era fortunato, aveva una bella famiglia. Erano tutti molto solari, ospitali, c'era sempre posto per qualcuno, per ridere, per giocare, per scherzare, per fare il bagno insieme. Era davvero bello.
Ethan si sentiva a proprio agio con la famiglia di Giuda, lo diceva sempre anche a Michael e a sua sorella Anne. Elvira guardò Ethan con la piccola Fabiana tra le braccia e decise di buttarla lì sullo scherzo. - Vabbè, allora, voi due quand'è che mi date un nipotino? -
A Giuda andò il caffè di traverso e iniziò a tossire. Ethan non si scompose e lasciò che la bambina giocasse con i suoi capelli. - Eh, il nipotino! Io sto provando a convincerlo per sposarci e non ci riesco, tu vuoi il nipotino! -
Viola scoppiò a ridere, Elvira guardò malissimo suo figlio. - Cioè, mi stai dicendo che non vuoi sposarti? -
- Non ho detto questo! - si discolpò Giuda. - È che avevamo altre priorità! -
- A' scusa e' bona! - disse Viola ridendo. - Da quant'è che state insieme? Saranno quasi sette, otto anni! -
- Infatti, - rincarò la dose Ethan. - Otto anni il prossimo dicembre. -
- Giuda! - lo rimproverò la madre.
- Mamma! -
- Lasciatelo stare! - disse Tonino abbracciando Giuda.
- Ethan, figlio mio, fa' una cosa, lascialo perdere a quel disamorato. Te lo ricordi Osvaldo, sì? -
- Basta! - disse Giuda. Si sentiva messo in difficoltà. - Non è vero che non voglio sposarmi. Voglio farlo! E, prima che diciate qualche altra amenità, voglio sposarmi con Ethan! È solo che... - Giuda sbuffò. La verità, era che ne aveva parlato con Jack proprio qualche mese prima. Lui si era mostrato anche propenso alla cosa, ma era anche molto possessivo nei confronti del figlio. In più, era molto preso dal matrimonio tra Anne e Michael, e non aveva avuto la testa per ragionarci su. Così la cosa era caduta nel dimenticatoio, e Giuda conservava nel cassetto un anello che aveva comprato mesi prima, ma che non aveva più dato al fidanzato. - ...è complicato, - disse. Poi abbracciò Tonino.
Fabiana fece una piccola pernacchia e un rivolino di saliva le uscì dalla bocca. Ethan sorrise e le asciugò le labbra con il bavetto giallo che portava al collo.
- Ora chiamo il prete, - esordì Elvira di punto in bianco. - Quello Don Tommaso era un mio compagno di classe alle elementari, vi sposa subito. -
- Mamma! -
- Tanto i testimoni ce li abbiamo, no? Compriamo i biglietti per tutti, li facciamo venire qua. Ed ecco fatto. -
- Elvira, siamo due maschi, non ci può sposare un prete, - la ragguardò Ethan. - Che ore sono? - domandò poi di punto in bianco.
- Le cinque e qualcosa, - rispose Elvira affranta. A volte dimenticava quali erano gli ostacoli che i suoi cuccioli avrebbero dovuto affrontare nella vita. - A che ora devi stare in piazza per lo spettacolo? -
- Alle diciotto e trenta, - disse il ragazzo. - Credo di dovermi andare a preparare. A malincuore, Viola, devo restituirti Fabiana. -
Viola sorrise e recuperò la bambina dalle braccia di Ethan senza sorprendersi quando la neonata iniziò a piangere. La donna la cullò dolcemente e le diede un bacio sulla testa liscia e profumata. - Posso darti un passaggio, Ethan. Ti aspetto. -
- Grazie, - disse il ragazzo sorridendo. Si alzò e andò verso la camera da letto.

 

Ethan rimase a lungo sotto l'acqua calda della doccia. Mentre si insaponava i capelli, la sua mente rimuginava ancora sul presunto matrimonio con Giuda. Lo amava più di ogni altra cosa al mondo. Era il suo migliore amico, il suo confidente e la sua anima gemella. Avevano passato così tanto insieme, dagli alti di viaggiare in luoghi esotici ai bassi di sostenersi a vicenda nei momenti difficili che sapeva di voler passare il resto della sua vita con lui. L'idea del matrimonio vagabondava nella sua testa ormai da un po', e non vedeva l'ora di fargli la proposta. Lo aveva pianificato per settimane, cercando di trovare il modo perfetto per chiederglielo, aveva studiato una versione in inglese e una in italiano, aveva optato per la seconda e aveva cercato di migliorare la sua pronuncia, ma non aveva trovato ancora il momento adatto. Mentre si risciacquava la schiuma dai capelli, Ethan si sentì invadere da un senso di eccitazione e nervosismo. Sapeva che fare la proposta a Giuda sarebbe stato uno dei momenti più importanti della sua vita e voleva che tutto fosse perfetto.
Una volta fuori dalla doccia, Ethan legò i capelli in uno chignon disordinato, si asciugò alla men peggio e avvolse l'asciugamano intorno alla vita. Si prese del tempo per fissarsi allo specchio, poi aprì la finestra e accese una sigaretta. La teneva tra le labbra mentre indossava i pantaloni di taglio classico, quando qualcuno bussò alla porta.
- Un attimo! -
- Ethan, sono io, - disse Giuda.
Il ragazzo abbottonò i pantaloni e aprì la porta. - Ciao. -
- Ciao, - rispose Giuda entrando, poi chiuse la porta alle sue spalle. - Ethan, stai fumando troppo, forse dovresti toglierti il vizio! - E, per coerenza, gli tolse la sigaretta dalle labbra per fare un tiro.
- Guarda che sei tu quello che fuma di più, - lo rimproverò Ethan. - È che sono nervoso. Nervoso o agitato? - gli chiese. A volte, faceva ancora confusione.
- Dipende. È per la serata? -
- Un po', ma quello è bello. È che il maestro... è lei, la B, hai presente? La "B" che non si nomina! -
- Andiamo, ancora? Credevo ti fosse passata! -
Ethan afferrò nuovamente la sigaretta e fece un secondo tiro, poi gliela ripassò. - No. Non mi passerà. Non la sopporto, mi è antipatica, ho accettato di suonare perché mi pagano bene, - ammise candidamente.
Giuda rise e scosse piano la testa, poi fece sedere Ethan su uno sgabello per aiutarlo ad asciugare i capelli ora sciolti. Era in piedi dietro di lui, con in mano un asciugamano, e iniziò ad accarezzargli dolcemente i capelli, assorbendone l'umidità.
- Grazie, - disse Ethan, guardando Giuda attraverso lo specchio.
- Nessun problema, - rispose Giuda con un sorriso. Continuò ad asciugargli i capelli, facendo attenzione a non strofinarli troppo energicamente e a non danneggiare le ciocche. Mentre lavorava, notò quanto fossero morbidi e setosi: adorava i capelli di Ethan, il colore, la consistenza. Quando gli ebbe asciugato gran parte dell'acqua, Giuda prese un asciugacapelli e lo accese. Passò con cura il fon sui capelli di Ethan, usando una spazzola per modellarli e acconciarli man mano che procedeva. Mentre Giuda era all'opera, Ethan chiuse gli occhi e si rilassò, godendosi la sensazione dell'aria calda che gli soffiava sopra la testa. Giuda era una delle poche persone al mondo autorizzate a toccargli i capelli, poiché sapeva come gli piaceva portarli e si assicurava sempre che ogni ciocca fosse completamente asciutta e acconciata proprio come piaceva a lui. Quando ebbe finito, spense il fon e lo mise da parte. Ethan si voltò a guardarlo, sorridendo.
Giuda spense la sigaretta sul davanzale della finestra e lasciò il mozzicone in un posacenere, già traboccante, improvvisato. Per una qualche strana ragione, il cuore di Ethan iniziò a battere forte. Indossò una camicia bianca e l'abbottonò con i gemelli. Eppure, il suo cuore continuava a battere all'impazzata, così tanto che sembrava volergli uscire fuori dal petto. Non era la prima volta che Giuda gli asciugava i capelli, né che si smezzavano una sigaretta in bagno... avevano fatto cose decisamente più scabrose insieme, eppure il sorriso di Giuda in quel momento, attraverso quello specchio, mentre gli asciugava i capelli gli aveva scatenato quella reazione.
Ethan lo sentiva. Era quello il momento.
- Giuda, io... -

- Ethan, sei pronto? Ethan! Dai che facciamo tardi! -
- Arrivo! - gridò Ethan. Poi si voltò verso Giuda. No, non poteva essere quello il momento. Non così, non di fretta mentre era in ritardo per la soirée, non in bagno. - Verrai dopo? -

Giuda annuì, sistemandogli il nodo al papillon. - Ci vediamo dopo. -

 

*

 

Ethan e Giuda si stavano godendo un flûte di champagne ammirando il bellissimo panorama da Villa Rufolo, una bellissima villa situata nell'affascinante città di Ravello sulla Costiera Amalfitana. La villa era circondata da degli splendidi giardini, che offrivano viste mozzafiato sulle montagne e sul mare. I giardini erano pieni di fiori colorati, piante ornamentali e alberi da frutto, e creavano un'atmosfera tranquilla e serena. Una leggera brezza rendeva l'aria estiva più leggera da sopportare.
E quella era davvero una calda notte d'estate, una di quelle in cui le stelle scintillavano sopra di loro nel cielo limpido, il suono delle onde del mare che si infrangono contro gli scogli sottostanti riempiva l'aria, insieme al chiacchiericcio delle persone in lontananza. Ethan indossava ancora il suo completo da musicista, ma anche Giuda era vestito di tutto punto. Era bellissimo.
- ...e quindi non le ho nemmeno risposto male! - disse il ragazzo.
- Sei stato bravissimo, sono fiero di te! -
Ethan sorrise. Giuda lo guardò, si soffermò sul suo bellissimo sorriso incorniciato dalla magica atmosfera della terrazza in stile moresco, e si sentì completo.
- Ethan, - disse poi, con voce leggermente tremante. - Ho questo pensiero nella testa da molto tempo, che ogni volta sopprimo trovando delle scuse che non esistono. Ma non posso più trattenerlo, non posso più fare finta di niente. Io ti amo, Ethan, e voglio passare il resto della mia vita con te. -
Giuda poggiò il flûte per terra, poi frugò nelle tasche della giacca dalle quali tirò fuori uno scatolino. Con il cuore che gli batteva forte, si inginocchiò. - Ethan, mi vuoi sposare? -
Il cuore di Giuda sembrava stare per esplodergli nel petto mentre aspettava la risposta di Ethan. Non riusciva a credere di aver trovato la forza per chiederglielo sul serio. Il silenzio tra loro sembrò protrarsi all'infinito.
La verità era che Ethan sapeva benissimo cosa rispondere, ma era tanto felice da non poter emettere suoni con la bocca. O almeno, così gli sembrava. Che strano, pensò, proprio nello stesso pomeriggio Ethan aveva raggiunto quella stessa consapevolezza di voler stare con Giuda tutto il resto della vita.
- Sì, - disse poi, con le lacrime agli occhi per la commozione. - Lo voglio anch'io, Giuda. Voglio stare insieme a te per sempre. -
A Giuda tutto il mondo appariva totalmente diverso: non era mai stato più felice in vita sua. Dopo essersi alzato, infilò un elegante anello all'anulare sinistro di Ethan e poi lo baciò dolcemente sulle labbra, suggellando la loro nuova relazione con un abbraccio.

Aveva trovato l'amore che aveva sempre desiderato e la persona che aveva sempre sognato di avere al suo fianco.

 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Nemesis01