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Autore: C_Totoro    07/08/2023    2 recensioni
Siamo in un universo alternativo in cui Lord Voldemort ha vinto la Battaglia di Hogwarts. Il Mondo Magico è ai piedi del Signore Oscuro ma lui non se ne cura, viaggia e sperimenta la magia, le Arti Oscure, come aveva fatto in passato quando era solo un ragazzo. Una volta all'anno rientra a Londra per il Voldemort Day dove ad attenderlo ci sono Bellatrix - che di essere ignorata e lasciata indietro dal suo amato Padrone non ne può proprio più - e Delphini che, invece, si ritrova a essere tormentata per la non- relazione che ha con i genitori e l'unica consapevolezza che è ha è quella di essere un esperimento per l'immortalità del Signore Oscuro...
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Delphini Riddle, Voldemort | Coppie: Bellatrix/Voldemort
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Bellatrix cercò di reprimere un gemito ma le sensazioni che provava erano troppo potenti per poter essere contenute. Le sembrava essere passata una vita intera da quando aveva fatto sesso con il Signore Oscuro a quel modo. Avrebbe voluto negarsi, combattere con lui, fargli capire che non poteva essere né comprata né rabbonita ma anelava a quell’intimità da mesi, da troppo tempo per poter resistere anche solo un istante di più. Ma poi perché avrebbe dovuto resistere? Perché avrebbe dovuto contenersi quando tutta la sua vita ruotava intorno a quell’uomo da quando aveva vent’anni?
Oh, mio Signore!” mormorò in preda al piacere, alzando di più il bacino per potergli permettere di affondare con più prepotenza in lei “Padrone!” allacciò le sue gambe sulla vita di lui. Era diverso, più magro e smunto, di come lo ricordava ma la sua prestanza non veniva meno. Anzi, erano anni che non la prendeva con tanta passione e Bella si chiese distrattamente se sfidarlo, ogni tanto, non fosse una mossa saggia per il loro rapporto. Un morso sul collo le annebbiò la vista e quando lui uscì completamente da lei per poi riprenderla con una spinta violenta, il suo cervello smise di fare pensieri coerenti, troppo concentrata a godersi l’orgasmo. Le sensazioni che le regalava, anche dopo tutti quegli anni, erano sempre al di sopra, al di sopra di qualsiasi altra cosa avesse mai sperimentato. Cercò di regolarizzare il respiro mentre sentiva anche il Signore Oscuro raggiungere il culmine e poi lasciarsi ricadere prono sul letto.
Rimasero sdraiati in silenzio, uno accanto all’altro, per una manciata di minuti. Bella cercava di rimanere calma e osservare il suo Padrone solo con la coda dell’occhio perché sapeva quanto lo disturbasse farsi vedere nei momenti dopo l’orgasmo e, infatti, poco dopo Voldemort si alzò senza dire una parola. Bellatrix non si era mai davvero abituata a essere lasciata indietro, da sola, dopo essersi uniti così a fondo ma aveva imparato a rimanere zitta, a farsene una ragione, a mettere da parte i propri bisogni per dare più respiro a quelli di lui.
“Mio Signore?” lo chiamò Bellatrix piano, quasi titubante, perché sapeva lo avrebbe indisposto ma non poteva tenerselo dentro quella volta: doveva fare uscire i suoi dubbi, i suoi pensieri.
“Cosa c’è, Bella?”
“È un sì? Posso venire con voi?” a quel punto, Bellatrix lo stava implorando. Non sapeva più cos’altro fare. Aveva provato a ragionarci, l’aveva persino minacciato di uccidersi e ora non le rimaneva che pregarlo di portarla con lui “Vi sto scongiurando, mio Signore se… se…” s’interruppe sapeva bene che la scelta delle seguenti parole era vitale “Lo so che io non sono nulla per voi. Ma vi prego, rendetemi quest’onore” si era messa in ginocchio sul letto e lo guardava fisso negli occhi.
Non sono nulla per voi.
Quella frase le creava un dolore sordo nel petto.
Non sono nulla per voi.
E lui mai la correggeva, nulla, dopo tutti quegli anni era nulla.
Voldemort rimase in silenzio. La fissò a lungo e Bella sentì la sua presenza nella testa.
“E sia” disse Voldemort dandole le spalle “Verrai con me” fece una pausa, espanse con più prepotenza la sua mente verso Bellatrix e la sentì rallegrarsi come una ragazzina sciocca. Anzi, come la ragazzina sciocca che era, nonostante l’età ormai avanzata. Per qualche motivo, quella felicità non lo indispose quanto avrebbe dovuto ma non poteva farsi vedere… debole… lui non aveva bisogno di nessuno.
“Ma, Bella, se Delphini non si dimostra all’altezza ti riterrò direttamente responsabile di qualsiasi problema, verrai punita e rispedita qui”
“Oh Padrone!” la voce di Bella era intrisa di lacrime, Voldemort aveva sempre detestato la gente che piangeva e piagnucolava, gli ricordava troppo l’orfanotrofio, nonostante fossero passati innumerevoli anni, non riusciva a scrollarsi di dosso quella connessione. Eppure, per Bellatrix faceva un’eccezione.
Come sempre.
Lei era la sua eccezione.
Sempre.
Per sempre.
“Non vi deluderà, è una ragazzina sveglia, tutto sommato”
Tutto sommato…” ripeté Voldemort sovrappensiero. Indugiò per qualche istante poi andò in bagno, senza più degnare di alcuna attenzione Bellatrix che, invece, rimase a crogiolarsi tra le lenzuola mentre una gioia selvaggia si impossessava di lei. Sarebbe andata via col suo Padrone, proprio come ai vecchi tempi, non doveva più rimanere indietro ad addestrare quella sciocca bimbetta e a occuparsi degli altri Mangiamorte. No, avrebbe ripreso la destra del suo Padrone e lo avrebbe aiutato con gli incantesimi oscuri, rituali talmente proibiti che avrebbero fatto impallidire chiunque ma non lei, no… non lei. Si alzò e s’infilò la vestaglia passeggiando per la sua stanza esaltata senza essere in grado di fermarsi. Era esagitata, agitò la bacchetta e preparò velocemente un fagotto con alcune cose che avrebbe voluto portare con sé: sapeva che a Voldemort piaceva viaggiare ed essere leggeri, senza cianfrusaglie, era qualcosa che avrebbe di certo apprezzato. Si sarebbe messa a saltare e a cantare per la gioia ma sapeva che il Signore Oscuro si sarebbe adirato e non avrebbe fatto nulla che avrebbe potuto mettere in discussione la sua partenza.
Fu un tonfo sordo a distrarla dalle sue celebrazioni interiori, si volse verso il bagno dal quale era arrivato il suono “Mio Signore?” chiamò titubante avvicinandosi alla porta “Vi serve qualcosa?” allungò l’orecchio per sentire la risposta ma invece ci fu solo un prolungato silenzio. Bellatrix aggrottò le sopracciglia combattuta: aprire la porta per controllare che tutto fosse a posto e rischiare di adirarlo o ignorare il fatto? D’altra parte, cosa sarebbe potuto succedere? Era in bagno
Rimase ancora qualche secondo dietro alla porta, poi alzò le spalle e stava per allontanarsi quando un basso gemito la paralizzò nel punto in cui era.
“Padrone? Vi sentite bene?” chiese di nuovo, questa volta con più urgenza nella voce.
La risposta fu il silenzio.
Bellatrix si torse le mani, impotente.
Meglio rischiare di adirarlo e una punizione piuttosto che ignorarlo… e se stesse poco bene?
La sua testa neanche riusciva a immaginarsi uno scenario in cui il suo Padrone potesse stare male, non aveva senso.
Era immortale, forte, potente.
Il migliore.
E tuttavia quel silenzio…
Forzò la porta con la magia ed entrò sbattendo la porta, il suo sguardò vagò allarmato per il bagno ma non vide nessuno e il suo primo pensiero fu che il rumore sentito fosse dovuto alla smaterializzazione, che lui se ne fosse andato lasciandola indietro... ma poi, poi lo vide.
Disteso a terra… solo che non era lui…
Bellatrix sgranò gli occhi mentre una mano gelida si impossessava del suo cuore e lo stritolava in una furiosa stretta.
Urlò forte.
Urlò disperata.
Urlò così forte da graffiarsi la gola.
Poi si gettò a terra ferendosi le ginocchia, lo strinse tra le braccia e urlò di nuovo, incredula.
 
*
 
“È andata bene” commentò Rhaysa finita la cena, liberandosi i capelli scuri dall’intricata acconciatura “Neanche si è premurato di conoscermi”
“Te l’avevo detto che non gli interessava” ribatté Delphini e non riuscì a reprimere una nota di amarezza nella voce. Nonostante tutto un po’ aveva sperato nell’interesse di suo padre – che strana parola, anche solo nella sua testa non aveva senso – per la propria compagna. Ma lui era Lord Voldemort e, a parte prendere in giro Rodolphus, non aveva fatto altro.
Troppo concentrato sulla sua Bella.
Delphi represse un suono di stizza. Perché Bellatrix poteva permettersi qualsiasi cosa e non essere mai punita?
Punisce anche me, solo in maniera diversa, già si immaginava le proteste di Bella…
“Non fare quella faccia, Delphi” borbottò Rhaysa “Meglio così”
“Già, meglio così” ripeté Delphini sedendosi sul letto ma non era convinta, non era per nulla convinta fosse meglio così.
“Che cosa ti ha detto?”
“Chi?”
“Il Signore Oscuro… quando ti ha parlato in Serpentese”
Delphini arrossì e riportò la sua attenzione su Rhaysa, non voleva mentire ma, allo stesso, non poteva dire la verità.
“Non… non stava parlando con me. Non all’inizio. Stava parlando con Nagini”
“Sì… ma anche con te, no?”
“Si era… dimenticato… io potessi parlare il Serpentese come lui”
Rhaysa sgranò gli occhi incredula “Dimenticato? Ma come è possibile?”
Delphini sbottò in una risata tetra, priva di gioia “Te l’ho detto o no che lui non mi considera?” strinse i pugni sulle ginocchia “Sa pensare solo a Bellatrix… e alla magia… null’altro gli interessa. Nulla davvero” si costrinse a non usare un tono lamentoso, ormai era maggiorenne, non poteva continuare a vivere con quel senso di inadeguatezza dovuto al suo rapporto con i genitori.
“Sei la sua erede”
“No” Delphini scosse il capo “Sono uno strumento e niente più. Qualcosa di utile, forse anche indispensabile, ma che comunque non genera il suo interesse” sospirò e ripensò alla cerimonia del Voldemort Day. Era bastato poco affinché le persone, inizialmente intimorite dal suo potere, spostassero tutta la loro attenzione e tutta la loro sudditanza al Signore Oscuro.
“Chissà come ha fatto a uccidere a quel modo”
“Arti Oscure” commentò Rhaysa.
“Chissà se me lo insegnerà mai… mi piacerebbe ricevere gli stessi sguardi che riceve lui… ancora meglio, mi piacerebbe avere la sua considerazione. Che lui mi considerasse… ma sì, che mi considerasse come considera Bella…”
“Non credi che la consideri solo per il sesso?” chiese titubante Rhaysa.
Delphi scosse la testa e un sorrisetto spuntò sulle sue labbra “Che stupidaggini. Credi davvero che il Signore Oscuro sia un uomo dai bassi istinti?”
“No… però tu sei più potente di Bellatrix!” ribatté Rhaysa.
Glielo ripetevano tutti di continuo.
Tu sei sua figlia.
Sei la sua erede.
Sei più forte di Bellatrix, più potente.
Tutte verità.
E non lo vedete? Avrebbe voluto ribattere Delphini, Non lo vedete come nonostante tutto ciò la sua preferenza vada sempre, inesorabilmente, verso Bella?
“Più potente in teoria, forse… ma non credo di aver mai dimostrato al Signore Oscuro la mia inflessibile e indissolubile fedeltà” Delphini sospirò e allungò le gambe “Forse è questo. Forse è questo che mi manca”
“Difficile dare dimostrazioni a un uomo che non è mai qui”
“Questo non ha fermato Bella” Delphi inspirò bruscamente “Forse dovrei essere io a pregarlo di andare con lui… Bellatrix rimarrebbe qua, come lui vuole, e io potrei imparare le Arti Oscure da lui e dimostrargli quanto gli sono leale…”
“Bellatrix ti ucciderebbe nell’esatto momento in cui ti sentisse suggerire una cosa del genere”
“Non se sottolineassi come dopo questo periodo lei potrebbe andarsene con lui… pensaci: ha senso”
“Tua madre non è sensata”
Non chiamarla così” sibilò risentita Delphi come se Rhaysa avesse appena pronunciato un insulto indicibile.
“Perdonami… mia Signora” le mormorò Rhaysa all’orecchio prima di prendere a baciarle il collo. Delphi si lasciò stringere, accarezzare e toccare… voleva perdersi in quel tocco, lasciarsi andare, smettere di pensare. Proprio quando Rhaysa era inginocchiata tra le sue gambe un urlo disperato squarciò la notte.
Delphini sgranò gli occhi e balzò in piedi riabbassando la veste nera, seguita da Rhaysa. Si guardarono negli occhi in silenzio, entrambe con la bacchetta pronta.
“Cos’è stato?” domandò Rhaysa tendendo le orecchie.
Un nuovo urlo angosciato arrivò a loro facendole rabbrividire.
“Bellatrix” borbottò Delphini con tono preoccupato per poi lanciarsi fuori dalla sua camera come una furia verso le stanze di Bellatrix. Rhaysa le correva dietro e quando erano ormai in procinto di raggiungere gli appartamenti di Bella vennero raggiunte da Rabastan, Antonin e Rodolphus, tutti e tre con le bacchette sguainate. Si fissarono con sguardo preoccupato, poi Delphi spinse la porta della stanza di Bella, la bacchetta alta sul petto pronta a colpire in qualsiasi istante.
Non era possibile che qualcuno della Resistenza si fosse infiltrato lì, non aveva il minimo senso. Eppure, cos’altro avrebbe potuto fare urlare a quel modo Bella?
Qualcosa… qualcosa legato al Signore Oscuro. Ma quella era una possibilità ancora più folle della prima.
Lo sguardo di Delphi volò sul letto sfatto e le sue narici vennero invase dall’odore del sesso. Arricciò il naso mentre corrugava le sopracciglia, incredula che, dopo la scenata che aveva fatto a cena, Bella fosse riuscita nell’intento di andare a letto con il Signore Oscuro. Non capiva le dinamiche di quel rapporto, non capiva perché il Signore Oscuro con Bella fosse così diverso, tanto… permissivo… ma non l’amava. No, quello no, quello era palese non ci fosse…
Venne distratta da dei singhiozzi sommessi e, con passo veloce e deciso, si diresse verso il bagno.
Padrone… mio Signore!
Delphini sentiva il suo cuore battere come un tamburo nel petto. Come poteva essere Bellatrix così disperata? Solo la morte del Signore Oscuro poteva ridurla in uno stato tanto pietoso ma sapeva bene che nulla poteva uccidere Lord Voldemort. Aveva ancora degli Horcrux… e c’era lei stessa, Delphini, che era legata a lui da incantesimi di sangue sconosciuti. Ma quei singhiozzi disperati… Bella non era una che piangeva spesso, lo faceva solo per motivazioni legate a Lord Voldemort. Per tutto il resto era inflessibile e incorruttibile.
Delphi deglutì.
Quando fece capolino nel bagno ciò che vide la lasciò inorridita, la bocca socchiusa, il suo cervello incapace di processare ciò che aveva davanti.
Non lasciatemi, mio Signore, vi prego, ho bisogno di voi
Delphi era impietrita, sentì gli altri spingersi all’interno del bagno e Rhaysa trattenne il respiro, anche lei inorridita.
Non posso immaginarmi un mondo senza di voi
Bellatrix era inginocchiata sul pavimento, aveva una vestaglia leggera che lasciava ben poco all’immaginazione, il collo e le braccia ricoperti di lividi di morsi e, tra le braccia, uno scheletro. Delphi non avrebbe saputo come altro definirlo. La pelle era tirata, fino a scomparire, le orbite erano vuote ma quella… cosa… era viva, sotto la veste la gabbia toracica continuava ad alzarsi e abbassarsi. Delphini non riusciva a staccarne lo sguardo. Era… era… ma non poteva essere lui…
“Cos’è successo, Bella?” chiese Rodolphus superando Delphini che era pietrificata sull’ingresso. La voce di Rod era calma, calda; s’inginocchiò accanto all’ex moglie e le mise le mani sulle spalle. Delphi non capiva, non capiva come Rod potesse… dopo tutto quello che gli aveva fatto subire!
NON LASCIARMI!
“Cos’è successo al Signore Oscuro?” la voce di Rod aveva una certa urgenza, scosse Bella come per farle capire che doveva rispondere a lui e non lasciarsi andare.
“Io… io non lo so, Rod… ma oh ti prego fa qualcosa!
A Delphini veniva da vomitare e si domandò come Rodolphus potesse rimanere calmo di fronte a quella visione. Oltre al raccapriccio di per sé, quella era la sua ex moglie e tra le braccia aveva il suo amante. Erano passati tanti anni ed era stato anche come un padre per lei… ma come poteva… e come poteva Bellatrix chiedere proprio a Rodolphus di fare qualcosa! Che cosa, poi? Che cosa avevano combinato quei due? A quali rituali si erano dati?
Sento ancora il battito del suo cuore!
“Il Signore Oscuro è immortale” disse Antonin facendosi avanti a sua volta. Anche Tony era calmo, il suo viso una maschera di freddezza. Guardava la scena con fare analitico come se trovare la soluzione fosse solo una questione di prassi “Lo dovresti sapere meglio di chiunque altro, Bella”
Come potevano rimanere così indifferenti davanti a quella… quel… Delphini si portò una mano alla bocca poi, senza riuscire a trattenersi, corse verso il lavandino e vomitò la cena. Rhaysa, che era rimasta fuori dalla stanza, a quanto pare troppo inorridita per entrare, provò a calmarla e a consolarla da lontano.
Tutto quel chiasso parve riscuotere Bellatrix.
Tu!” sibilò Bella stringendosi con più forza al petto lo scheletro di Lord Voldemort “Tu, vieni qui!”
“Cosa vuoi farle orribile megera?” sbottò Rhaysa, entrò di corsa nella stanza e si mise di fronte alla compagna. Bellatrix rifilò un’occhiataccia alla strega più giovane “Rodolphus occupati di tua figlia, altrimenti ci penso io a modo mio” fece una pausa “E voi due, portatemi qui la mia, di figlia”
Delphini sentì il sangue gelarsi nelle vene: cosa stava accadendo? Bella non l’aveva mai definita “sua figlia”, se ne guardava proprio bene di utilizzare certe espressioni. Per lei, l’unica cosa importante era sempre e solo stata il Signore Oscuro.
Antonin e Rabastan si fecero avanti afferrando Delphini per i gomiti. Avrebbe potuto contrastarli, era magicamente più forte di entrambi ma se Bella si fosse unita a loro non avrebbe comunque avuto via di fuga. E in più, Rodolphus non sembrava intenzionato a stare dalla loro parte. Per tutti loro, sembrava esserci una sola e unica priorità: Lord Voldemort.
I due Mangiamorte fecero inginocchiare Delphini proprio accanto a Bellatrix.
“Il Signore Oscuro mi ha dato delle istruzioni, in passato…”
Delphini deglutì. Ecco, cosa mancava a lei che Bella aveva: la conoscenza. La conoscenza dei piani del Signore Oscuro.
Loro si parlavano.
Lui mi dice tutto!
Quante volte gliel’aveva detto Bella?
“Non credo avesse previsto una situazione del genere… ma dovrebbe funzionare… sì… dovrebbe funzionare” Bella stava parlando più a sé stessa che non ad altri,
“DELPHI!”
Il grido di Rhaysa fece alzare la testa a Delphini.
“Falla stare zitta, Rod. E vedi di impartirle le priorità: il Signore Oscuro viene prima di tutto”
“Il Signore Oscuro viene prima di tutto” ripeté Delphi riabbassando la testa, i suoi capelli le coprirono il viso. Era sempre stato questo quindi il suo Destino? Sacrificarsi così per Lord Voldemort?
Non capiva, a lei non lo aveva mai spiegato…
Bellatrix le afferrò il polso con forza. Le fece aprire il palmo della mano e poi con un gesto fluido la tagliò proprio al centro. Un grido muto lasciò la bocca di Delphi. Si aspettava di essere uccisa con un Avada Kedavra per chissà quale rito, non si aspettava un coltello… il sangue prese a gocciolare sullo scheletro di Lord Voldemort e come le gocce imporporarono il bianco dello scheletro la voce di Bella iniziò a intonare una litania.
Delphini era confusa, non aveva mai sentito nulla del genere, non sapeva neanche che certi riti esistessero.
Quanto sono ignorante? Si chiese e, con una fitta al cuore, si rese conto che era proprio così che Voldemort l’aveva voluta: ignorante. Mentre a Bellatrix… oh, a Bellatrix aveva rivelato di tutto e di più, ogni segreto, ogni rituale…
Più la litania continuava, più l’energia vitale di Delphini veniva meno ma, si rese conto, il corpo di Voldemort si stava irrobustendo di nuovo. Era come se la propria vitalità andasse a potenziare quella di lui…
Il risultato fu che, dopo interminabili minuti, Delphi si ritrovò carponi sul pavimento del bagno, il fiato corto… e come se fosse invecchiata di anni.
“Padrone?!” esclamò Bellatrix.
Delphi batté le palpebre per cercare di non fare andare il sudore negli occhi, si sentiva spossata.
Mio Signore
Era Bellatrix e si rivolgeva come a un amante.
“Basta così”
La voce fredda di Lord Voldemort fece rabbrividire Delphini che deglutì e si costrinse a guardare il corpo riverso a terra. Non c’era più quell’orribile e raccapricciante scheletro, era tornato a essere il Signore Oscuro. Era forse più pallido del solito ma nel complesso era senz’altro in forma. Per di più, il potere magico che scaturiva dal suo corpo era più forte che mai. Delphi si spostò i capelli dal viso e si asciugò il sudore. Il cuore batteva all’impazzata.
“Vi sentite bene, Padrone?”
Delphini guardò Bellatrix di sottecchi, sempre più incredula da quell’atteggiamento di… intimità.
“Benissimo” sibilò Voldemort “E non avevo bisogno del tuo aiuto”
Delphini si morse la lingua ne avrebbe avute di cose da dire ma si guardò bene dal farlo.
“Lasciatemi”
Rodolphus e Rabastan aiutarono Delphini a rimettersi in piedi mentre Antonin sospingeva Rhaysa fuori dalla porta, intimandole di chiudere il becco.
“Anche tu, Bella”
“Oh no, Padrone!”
Delphini lanciò un’occhiata da sopra le spalle verso Bellatrix.
“Mio Signore… io…”
Fuori!
 
*
 
Delphini era seduta sul letto, con la schiena appoggiata alla testiera e le gambe allungate. Di fronte a lei, Bellatrix continuava a camminare avanti e indietro come una belva chiusa in gabbia. Non era mai stata nella sua camera e Delphi non capiva per quale motivo avesse dovuto iniziare proprio quella sera. Non poteva andare da Rabastan come spesso faceva? Perché proprio con lei, quando, era evidente lei non sapeva come consolarla e cosa dirle?
“Mi aveva detto sarei potuta andare con lui”
Delphini sospirò. Lo stava ripetendo ininterrottamente ormai da almeno un’ora. Si domandò come cavolo facessero suo zio Rabastan e suo zio Antonin a sopportarla quando si lagnava a quel modo. Cosa voleva sentirsi dire?
“Non posso pensare che… che…”
“Lo conosci meglio di me, Bella” disse infine Delphini, stufa di quella litania “Lo sai che non gli piace farsi vedere… vulnerabile
“L’Oscuro Signore non è vulnerabile!”
Delphi si strinse nelle spalle. Non capiva il panico di Bellatrix: era ovvio che il Signore Oscuro li avrebbe sbattuti tutti fuori non appena si fosse ripreso. Era così che funzionava con lui: ti faceva avvicinare e poi ti richiudeva la porta in faccia. Per altro, in una situazione così delicata come quella… Delphi ripensò a quello scheletro che respirava e, di nuovo, le salì la nausea. Era stata una visione raccapricciante che mai avrebbe potuto dimenticarsi.
Bellatrix emise un gemito disperato e si mise le mani tra i capelli. Nel petto di Delphi si alzò uno sprazzo di gioia: finalmente Bella capiva cosa volesse dire essere una qualunque, essere tratta in modo normale dal Signore Oscuro, proprio come accadeva a tutti loro. E no, non era piacevole.
“Devo andare da lui”
“Non puoi lasciarlo in pace?”
“Ha bisogno di me”
“Non ha bisogno di nessuno”
“Che cosa ne vuoi sapere tu, insulsa ragazzina?”
Delphini si morse le labbra “Come vuoi. Vai. Poi non venire a piangere da me quando verrai sbattuta di nuovo fuori”
“Nessuno verrà sbattuto da nessuna parte”
Il basso sibilo fece accapponare la pelle di Delphi che balzò dal letto per lasciarsi cadere in ginocchio di fronte al Signore Oscuro. Non lo aveva nemmeno sentito entrare, non si era smaterializzato… come faceva a comparire così dal nulla?
Padrone!
Delphini non aveva mai sentito Bellatrix parlare a Voldemort con tanta… passione? Intimità? Urgenza? Cosa le stava prendendo? Aveva sempre cercato di mantenere una certa dignità – almeno in presenza di altri – ma in quei giorni sembrava come impazzita.
“Bella”
Delphi alzò lo sguardo in tempo per vedere Bellatrix afferrare il bavero della veste di Voldemort e portarselo addosso per baciarlo. Delphini distolse prontamente lo sguardo come se quello a cui stava assistendo fosse qualcosa di imbarazzante e una visione che a lei doveva essere interdetta. Non era la prima volta che li vedeva baciarsi, la differenza era che l’ultima volta che li aveva visti era solo una bambina ficcanaso che spiava i genitori… Ora invece erano lì, incuranti di lei, a… Delphi serrò gli occhi e avrebbe anche voluto portarsi le mani sulle orecchie per non sentire…
“Non fare la sciocca sentimentale”
Delphi scosse la testa e rimase in silenzio, stomacata da quello che stava succedendo tra quei due.
“Basta così, Bella” il sibilo di Voldemort era pericolosamente scocciato.
Delphi lo sentì camminare e spostarsi per la stanza “Delphini, in piedi”
Delphi eseguì prontamente ma rimase a testa bassa: non aveva voglia di guardarlo negli occhi, non aveva voglia di vedere l’espressione affranta di Bellatrix che lo guardava adorante come se non potesse esistere niente di più speciale.
“Ho preso una decisione” Voldemort lo disse con fare casuale ma Delphini intuì che era qualcosa d’importante “Tu, ragazzina, verrai via con me e Bella” lo annunciò con indifferenza, come se fosse normale amministrazione per Delphini stare con loro due. Ma, a quelle parole, Delphi sentì il suo cuore mancare un battito mentre le mani iniziavano a sudarle. Lei andare con loro due? Alzò lo sguardo sul Signore Oscuro che manteneva un’espressione imperturbabile. In passato avrebbe dato qualsiasi cosa per passare del tempo con i suoi genitori ma ora… ora…
“In che senso?” chiese confusa, smarrita. L’avevano sempre esclusa, sempre, costantemente, solo da bambina, prima degli undici anni, il Signore Oscuro aveva passato del tempo con lei, in seguito era scomparso dalla sua vita e Bellatrix… be’, Bellatrix non era mai stata un grande supporto… non aveva nessun ricordo di loro tre insieme come… come una famiglia. Era Rodolphus a essere stato sempre presente per lei, Rabastan… Antonin… e ora… ora volevano che lei lasciasse tutto e tutti e andasse in giro con loro due?  
“Nel senso che prendi le cose che pensi che ti possano servire e verrai via con noi… per qualche mese”
Mesi? Pensò agghiacciata Delphi. Sapeva bene quello fosse un grande onore e lei stessa aveva pensato di implorare il Signore Oscuro di portarla con sé, insegnarle le Arti Oscure… ma… anche con Bellatrix…
“Padrone…”
Bellatrix non era per nulla contenta di quella novità: non voleva quella sciocca ragazzina tra i piedi.
“Non vi basto?”
“Non è questo il punto, Bella” rispose Voldemort e la sua voce era venata di stizza “Devi smetterla di mettermi in discussione, hai capito? Io sono il tuo Signore e Padrone, tu devi chiudere quella maledettissima bocca ed eseguire quello che ordino!”
Delphi si morse l’interno della guancia per impedirsi di sorridere. Finalmente, finalmente, la stava riprendendo per qualcosa.
“Partiremo domani, Delphini. Fatti trovare pronta. All’alba” Voldemort fece per uscire “Bella, vieni con me, noi due non abbiamo ancora finito”
Bellatrix scoccò un’occhiata velenosa a Delphi che le fece una linguaccia non appena la madre le diede le spalle.
Bella si affrettò a seguire il suo Padrone.
“Mio Signore” lo chiamò non appena raggiunsero di nuovo gli alloggi di Bellatrix “Vi prego… perché…”
“Calmati” Voldemort si volse e incrociò le braccia. Non si era mai davvero fidato a fondo di nessuno e, anche dopo tutti quegli anni, faceva fatica a pensare a Bellatrix come a una… alleata. Ma era evidente lo fosse ed era evidente che volesse delle spiegazioni in merito. In tanti avevano pensato che Delphini avrebbe scalzato Bellatrix che, anzi, il motivo per il quale lui volesse un erede era proprio per liberarsi di lei, in seguito, quando sarebbe diventata troppo vecchia. La verità era ben diversa: mai si sarebbe mai liberato di Bellatrix perché nessuno mai avrebbe potuto rimpiazzarla e, anzi, l’idea di perderla – che Bellatrix potesse morire – era per lui insopportabile quasi quanto il pensiero della sua stessa morte. Nessuno lo conosceva come lei, nessuno gli era mai stato vicino come lei. A nessuno era mai importato di lui come importava a lei. Non si fidava di nessuno ma, se avesse dovuto scegliere qualcuno di cui fidarsi, beh, quel qualcuno sarebbe stato sicuramente Bellatrix. Faceva fatica ad ammetterlo, anche solo a pensarlo, ma Bella per lui era una compagna.
La sua strega.
Osservò Bellatrix a lungo poi le diede le spalle “È necessario che Delphini venga con noi. Abbiamo sbagliato tutto con lei” la sua voce era un sibilo basso, irritato. L’idea che lui, proprio lui, potesse aver sbagliato lo faceva uscire di testa. Eppure, era stato evidente poco prima, quando l’unica a essersi disperata per lui era stata Bellatrix. Gli altri tre Mangiamorte di vecchia data avevano eseguito senza battere ciglio come a loro si conveniva, dei perfetti soldati dediti al loro Padrone… ma le altre due? Delphini era stata una delusione.
Debole.
Non c’erano altre parole per descrivere la sua reazione.
E la figlia di Lestrange?
Non fosse che a Rodolphus aveva già portato via Bella, le avrebbe ucciso la figlia senza pensarci due volte: come aveva osato quella ragazzina non prodigarsi per lui e anzi quasi ostacolare la sua ripresa? Era al limite del tradimento.
Bellatrix fece per aprire bocca e ribattere ma Voldemort fu più veloce “Non ti sei accorta come lei e l’altra ragazzina non si siano prodigate per me? Non ti sei accorta come sono unite? Cosa hai fatto in tutti questi anni con lei? Perché per le nuove leve non sono l’amato Padrone?
“Mio Signore…”
No, Bellatrix. Per i miei Mangiamorte devo esistere io e solo io. Io sono il Signore e Padrone e che quella Lestrange e Delphini possano avere altre priorità… non è contemplato” fece una pausa.
Bellatrix avrebbe voluto ribattere che lui non c’era stato. Era inevitabile che i nuovi Mangiamorte nei confronti di Lord Voldemort provassero solo paura e rispetto… non avevano legame alcuno con lui. Delphini, poi, Bella lo sapeva bene, provava un grande senso di inadeguatezza ma, quello, si sarebbe ben guardata dal farglielo presente.
Come poteva pretendere che i nuovi Mangiamorte fossero uguali a loro, a loro che con lui avevano combattuto, a loro che per lui erano stati ad Azkaban! I nuovi Mangiamorte non avevano assaporato la guerra, non sapevano cosa significasse combattere… non avevano passato serate seduti a un tavolo in presenza dell’Oscuro Signore per sviluppare un piano d’attacco. Era ovvio non… non capissero. E se il Signore Oscuro non si fidava di chi aveva passato anni ad Azkaban per lui, come poteva fidarsi di seguaci con cui non aveva mai parlato? Bellatrix avrebbe voluto spiegargli, spiegargli che la situazione era dovuta alla sua assenza prolungata, che lui doveva saperlo meglio di chiunque altro come si instaura la sudditanza… si mosse insofferente perché la verità lei la sapeva da anni: a lui non importava. Non importava del nuovo mondo che avevano creato, non gli importava dei Mangiamorte, non gli importava di Delphi… il suo unico interesse era la magia. La magia e l’immortalità che ne derivava.
“Delphini starà con noi per sei mesi. Verrà addestrata e, soprattutto, manipolata. Può scoparsi la figlia di Rodolphus, non m’interessa, ma il suo pensiero e la sua fedeltà devono essere per me
Bellatrix storse il naso. Non le piaceva l’idea di passare sei mesi con Delphini… soprattutto, non voleva condividere il Signore Oscuro con la figlia. Era una minaccia… una minaccia vera e propria perché se lei si fosse dimostrata altrettanto fedele, leale… a Bella mancò il respiro. Delphini era più potente di lei. Non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma era così. Se anche… se fosse diventata anche degna di fiducia…
“Pensate che sei mesi possano essere sufficienti?”
Voldemort si volse verso di lei e le sorrise freddamente “Più che sufficienti. Basterà darle quel che basta per farla sentire importante, speciale, insostituibile e poi…”
Bella sentì un forte dolore al petto a quelle parole, come se qualcuno le avesse tirato una stilettata al cuore.
“È quello che avete fatto con me?”
“Non dire sciocchezze, Bella” rispose stancamente Voldemort “Continui a paragonarti agli altri quando è evidente tu sia diversa” s’interruppe incapace di proseguire. Non voleva darle di più. Non poteva e non voleva. Perché nonostante tutto nessuno – nessuno – gli dava la certezza lei ci sarebbe sempre stata. Fiducia, sì, forse, fino a un certo punto…
“Non puoi aspettarti nulla di più di questo da me. Dovresti saperlo” fece schioccare la lingua sui denti poi aggiunse velenoso “Se non ti basta è un problema tuo”
“Non è vero che non mi basta, Padrone” rispose Bella “Ma qual è la differenza? Non avete forse usato la stessa… la stessa tecnica con me?”
“No” Voldemort l’afferrò per i fianchi per portarla più vicino “Non ti rispedirò a casa dopo sei mesi, a te. Ti ho ben detto di sì, verrai con me. In modo permanente. Non ti basta?”
Bellatrix si mosse insofferente. Una parte di lei sapeva che il Signore Oscuro la stava manipolando perché chiaramente sì, anche a lei aveva sempre dato quel che bastava per farla sentire importante ma l’altra parte… poteva davvero ignorare tutto il resto? A lei riservava un trattamento speciale, era evidente.
“Mio Signore… quello che è successo prima…”
“Non voglio parlarne”
Bellatrix si scostò da lui e incrociò le braccia, testarda “Padrone…”
“Le Arti Oscure richiedono un prezzo, lo sai bene”
“E il prezzo è la vita?”
“Non essere sciocca: sono immortale”
Bellatrix esitò. Era un argomento privato e molto delicato, sapeva che il Signore Oscuro lo affrontava mal volentieri. Anzi, non lo affrontava affatto ma Bella sentiva di dover sapere, sapere a che cosa aveva assistito. Non avrebbe mai più voluto vederlo in quelle condizioni, in quelle condizioni che erano troppo simili alla morte e, se lui moriva, lei non aveva più senso di esistere. Come avrebbe potuto quando tutta la sua esistenza ruotava intorno a quell’uomo?
“Quanti Horcrux…”
Non ti riguarda” gli occhi di Voldemort si strinsero “E non devi pronunciare quella parola!”
“È solo per capire…”
“Non ha a che fare con gli Horcrux” la bloccò lui, implacabile “È un altro esperimento, qualcosa di diverso… qualcosa che ha a che fare con rituali antichi, di scambi magici con creature sovrannaturali che mi ergono pari alla Morte… io sono diventato la Morte, Bella. E nessuno può uccidere la Morte”
Bellatrix rimase in silenzio, angosciata perché ormai del suo Padrone quasi non c’era più traccia, era come l’ombra di sé stesso. Eppure, il suo amore per lui, quello, non sarebbe cambiato mai.

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Ciao a tutti!
Allora perdonatemi uno per il ritardo con cui ho aggiornato... e in secondo luogo perché avevo detto che questa storia sarebbe stata di due capitoli e invece alla fine saranno tre (proverò a stare dentro ai tre, perché di più non ha senso ma io sono prolissaaaa XD)

Ok, niente. Per ora è tutto. Se vi va, vi aspetto nella pagina delle recensioni ;) 
A presto, 
Clo
  
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