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Autore: berettha    09/08/2023    1 recensioni
BARTYLUS, Barty Crouch jr x Regulus Black.
||La vita di Regulus dai primi anni ad Hogwarts, sino alla presa del Marchio Nero ed oltre ancora.||
Dal testo: Portami a casa Sirius, cambiami i vestiti, sistemami i capelli dietro alle orecchie, fammi sentire il tuo tocco sulla pelle, asciugami i capelli e lascia che io posi la testa sulle tue gambe.
Raccontami di Hogwarts, di James Potter e di quella volta che avete volato sopra al Lago Nero: come era il vento? Lo sentivi tra i tuoi capelli? Ti faceva lacrimare gli occhi?
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bartemius Crouch junior, Evan Rosier, Famiglia Black, Regulus Black, Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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That unapparent summer air in early fall
The quiet comprehending of the ending of it all

There it is again, that funny feeling
That funny feeling
(...)
Hey, what can you say? We were overdue
But it'll be over soon, you wait.
That Funny Feeling, Bo Burnham.

Epilogo. Nel nord della Francia, non c’è nessuno.

Tom Riddle era una persona estremamente minuziosa.
Ed è così che scoprì come Regulus Black morì.
Il suo corpo, gonfio e livido, galleggiava sulla schiena, mosso appena dalla corrente: gli Inferi si erano presto stancati del nuovo gioco e lo avevano lasciato al macero.
A quello che rimaneva del più giovane dei fratelli Black mancava un braccio, e questo lo fece sorridere.
Tom Riddle era una persona estremamente minuziosa, per questo era tornato a controllare la caverna.
“Cosa devo fare mio Signore?” Gli sussurrò Bellatrix Lestrange, stringendosi al suo fianco.
L’aveva portata con sé per la pozione, la sua diletta, la sua fidata.
Per provare la forza dei suoi incantesimi difensivi contro un umano. In quel momento poteva sentire il cuore di Bellatrix battere contro il suo braccio, la carne del petto muoversi convulsamente mentre respirava nel silenzio della grotta: ebbe un moto di disgusti nei suoi confronti.
“Nulla.” Rispose Riddle. Ci ha già pensato Black.
Tom Riddle era una persona estremamente minuziosa, ma peccava di orgoglio, e nella caverna non entrò più, soddisfatto dal suo lavoro. Ovviamente nessuno sarebbe stato mai capace di superare la forza dei suoi incantesimi, ovviamente la sua abilità sarebbe rimasta imbattuta tra i maghi e nella storia. Sciocco lui, che aveva lasciato il dubbio inquinare la propria persona.
Ma se si fosse sporto verso il bacile, avrebbe notato galleggiare nella pozione un medaglione dorato, grosso e pacchiano, ben diverso dall’antico tesoro di Salazar Serpeverde. E se si fosse avvicinato al povero corpo di Regulus, avrebbe visto una minuscola foto galleggiare di fianco a lui, due bambini dai capelli neri come la notte che si abbracciavano davanti ad una copia di Paolina, a cui mancava il naso.
Regulus aveva scelto quel medaglione con molta cura, perché sapeva che la madre non ne avrebbe mai sentito la mancanza.


Barty scoprì invece che Regulus Black era morto leggendo il giornale.
Non c’erano stati fili rossi recisi, il suo cuore non aveva perso un battito, non si era sentito mancare all’improvviso. E non aveva piovuto, il mondo non si era sposato dal suo asse e locuste, fame e morte non avevano invaso le strade di Londra. Nulla gli aveva suggerito che l’intero suo Universo era stato spazzato via.
Tutto era andato in fiamme e già le ceneri avevano smesso di fumare da un bel pezzo quando Barty si rese conto di quello che era successo.
Per tre giorni, da parte del suo ragazzo nient'altro che il silenzio. È in missione, aveva pensato. È occupato con quella sua ricerca.
Regulus Black era uno fatto così, era uno che scompare. Scompariva anche mentre gli parlavi, perdendosi con lo sguardo nel vuoto.
Amarlo significava anche fare la pace con tutto il non detto della sua persona.
E quindi si era scrollato il nervosismo di dosso, indossando la maschera dei Mangiamorte quando era stato necessario, la divisa dell’Ufficio Applicazione Legge della Magia per il resto del tempo.
“Che bella giornata, vero Crouch? Finalmente sta tornando l’autunno! C’era un vento fuori.” Coopermoore lo salutò togliendosi il cappello, mentre si avvicinava alle macchinette per prendere un caffè.
Avevano rubato l'invenzione ai babbani, e per quanto Barty faticasse ad ammetterlo, era stata un’idea geniale.
Ci passava le ore, scambiando zellini per piccole dosi di caffè o Burrobirra.
“Io preferisco l’estate. Non mi piace il freddo.” Si stiracchiò, mentre l’altro gli passava la Gazzetta del Profeta del giorno.
Era una bella amicizia, quella con Coopermoore: non parlava mai troppo e in cambio di un caffè offerto ogni tanto -e della promessa di tenere la bocca chiusa su un certo affare extraconiugale che intratteneva con la segretaria di Crouch, senior- gli lasciava parecchie ore libere da spendere come voleva tra un turno e l’altro, la possibilità di assentarsi quando riteneva opportuno e qualche rivista dall’edicola del Ministero.
“Aspetta di avere dei figli, poi vedrai che anche tu inizierai ad amare l’autunno... Mia moglie tiene un calendario in camera che segna quanto manca a settembre.”
Barty ridacchiò, iniziando a sfogliare distrattamente la Gazzetta: sempre le solite notizie.
Attacchi a Diagon Alley, bla bla bla.
Hogwarts si arma. Bla bla. Le parole del Preside a pagina centosei! Bla bla.
Regulus Black, unico erede della Casata Black, confermato morto, il necrologio e la data della funzione a pagina sette.
Altri attacchi, bla bla bla, babbani mort-
Barty si fermò.
Regulus Black.
Il necrologio e la data della funzione.
Confermato morto.
“Coopermoore sei uno stronzo bastardo.”
“Eh?” L’altro si girò a guardarlo, perso. “Che?”
“La Gazzetta. Dammi quella vera.”
“...Eh?”
Era uno scherzo. Di pessimo gusto, ma chi era per giudicare?
Lasciò Coopermoore al caffè, correndo verso l’ufficio della sua collega. Non bussò nemmeno.
“Lumière, la Gazzetta. Ce l’hai?”
Luisa Lumière, lo guardò corrugando le sopracciglia. “La Gazzetta del Profeta? Ce ne sono almeno un milione in tutto il Ministero, non puoi comprarla come tutti?”
Dammi quella fottuta Gazzetta.” Sputò, strappandogliela dalle mani.
Pagina sette.
La famiglia Black tiene a comunicare che il servizio funebre si terrà ad Highgate, il 29 agosto alle ore 17:00.
E' richiesta puntualità nel rispetto del defunto.
Regulus gli sorrideva, in una piccola foto in un angolo della pagina. In quella foto Barty era certo che non avesse avuto più di quindici anni. Nel terrore di quell’istante si chiede se i suoi genitori non gliene avessero più scattate altre.
“Siete tutti pazzi.” Mormorò Barty, uscendo dall’ufficio; se fosse rimasto qualche minuto in più avrebbe visto il faccione di Coopermoore affacciarsi dalla porta, e chiedere a Luisa, “Ma sta bene?”
E poi avrebbe visto la donna abbassarsi gli occhiali sulla punta del naso e rispondere, “E’ sempre stato un ragazzo strano.”
Scese le scale a due a due, rischiando più volte di inciampare nelle sue stesse scarpe, tenendosi con una mano sudata e scivolosa al corrimano.
Diede una spallata ad un Auror, facendole cadere tutti i fascicoli che stava portando e non chiese neanche scusa continuando la sua corsa per i corridoi del Ministero, tra persone che non capivano quanto fosse irreale quel che stava accadendo, quanto il suo corpo stesse faticando per non crollare al suolo, perché sapeva che se si fosse lasciato andare sarebbe stato impossibile da riparare.
Ed eccolo, chi stava cercando.
Prese Peter Minus per il colletto della camicia, sbattendolo con forza contro il muro.
La bombetta del Mangiamorte cadde a terra, mentre le persone attorno a loro si portavano la mano alla bocca.
“Che cazzo significa, Minus? Eh? Che cazzo significa?” Ringhiò, spingendo il suo braccio contro la sua gola.
“N-non so di c-cosa tu stia parlando...” Minus guardava intorno spaventato, con i suoi miseri occhietti acquosi che non stavano fermi un secondo.
Lo sai invece! È morto, come?
“Ma di chi stai parlando?”
Peter Minus sembrava smarrito, pallido come un cencio e impaurito dalla rabbia dalla sua rabbia.
Ma era sincero, e quindi Barty non fece resistenza quando due maghi lo presero per le spalle, allontanandolo da lui.
“Non pisciarti addosso.” Borbottò, sputando ai suoi piedi. Quello, se avesse potuto, si sarebbe tirato ancora di più a ridosso della parete, fino a scomparirci dentro se solo quella non fosse stata solida.
Intorno a loro un cospicuo numero di dipendenti osservava la scena sussurrando gli uni nelle orecchie degli altri, tra cui suo padre, che richiamato dalla confusione gli si avvicinò, afferrandolo per il braccio, “Barty tornatene a casa. Non so cosa ti sia preso, e daviolo, non voglio neanche saperlo. Vattene e smettila di farmi fare queste figure.” Gli abbaiò all’orecchio, per poi spingerlo via in malo modo, contro i ranghi serrati di curiosi che si dispersero quando Barty gli fu spintonato contro.
“Prima dammi una Gazzetta.” Gli aveva risposto.
Crouch senior lo guardò come se fosse impazzito, voltandosi verso i colleghi. Peter Minus si massaggiava il collo, su cui iniziava a formarsi un livido.
“Ne ho bisogno, papà.” Aggiunse, a voce più bassa.
Con mano tremante la sua segretaria gliene allungò una arrotolata, che teneva sotto il braccio.
Pagina sette.
Regulus Black, confermato morto.
No, no. Non fatemi questo.
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Bussò una volta, per educazione.
E quando nessuno venne ad aprirgli, bussò più forte.
Poi iniziò a prendere a calci la porta.
Crouch. Tornatene a casa.” Lucius Malfoy aprì la porta di Grimmauld Place, con sorpresa di Barty. Non l’elfo, non la vecchiaccia, o una delle cugine.
Lucius Malfoy, vestito in nero. E non era la divisa dei Mangiamorte, questa volta.
“No. Che cazzo significa?” Gli spinse nel petto la pagina strappata della Gazzetta, dove Regulus continuava a sorridergli, stropicciato. “Dov’è Reg?”
“Non ti hanno insegnato a leggere?”
Dov’è Reg?
“Se intendi il suo corpo, non penso tu lo voglia vedere, non è un bello spettacolo.” Sibilò, “La data del funerale è facilmente reperibile, non abbiamo tempo per le tue sciocchezze adesso.”
E gli sbatté la porta in faccia, prima che avesse avuto il tempo di ribattere.
Il suo corpo.
Barty si lasciò cadere sui gradini d’ingresso.
Reg che cazzo hai combinato.

Barty decise che non era vero. Non poteva essere vero, in nessun caso.
Perché era ancora estate.
E il sole splendeva, e i ragazzini di Coopermoore non erano ancora tornati a scuola, e le foglie sugli alberi erano ancora verdi e sane, i campi erano fioriti, con il rosso dei papaveri li illuminava come gocce di sangue, e i contadini non avevano ancora iniziato a raccogliere i semi dei girasoli che nascevano nei campi tutt'intorno a casa sua e ancora e ancora e ancora altro.
Come si fa a morire quando fuori è ancora tutto così luminoso?
Nessuno muore d’estate.
Non era successo a Evan, perché avrebbe dovuto toccare a Regulus?
Quando era morto il suo migliore amico era buio, faceva freddo e doveva far attenzione a dove metteva i piedi per non scivolare sul ghiaccio.
Aveva senso, che il clima riflettesse come Barty si sentisse. Non aveva senso morire d’estate, invece.
Seduto sui gradini d’ingresso di Grimmauld Place, guardava il sole fare capolino tra le nuvole, riflettersi sulle finestre dei palazzi di fronte.
E tutto sembrava distruggersi.

Al funerale cercò con lo sguardo Sirius, suo fratello, senza vederlo.
Codardo.
Non salutò Walburga, seduta in prima fila con il volto coperto da un velo nero. Strega schifosa.
Piangevano su una bara in mogano, decorata con glicini e crisantemi. Non è un bello spettacolo, aveva detto Lucius, e per tutta la funzione Barty non seppe cancellarsi dalla mente una versione verdognola, gonfia e piena di vermi di Regulus. Tutti i fiori del mondo non sarebbero mai riusciti a coprire il tanfo dolciastro della decomposizione, che aleggiava tra le panche, appesantendo l’aria.
Alcuni degli invitati tenevano un fazzoletto premuto sul naso, attenti a non farsi scorgere dalla famiglia Black.
Barty si grattò la piaga vicino al labbro, per fermare i tic, ma tutto quello che riuscì ad ottenere fu riaprire la ferita, sporcandosi le labbra e il colletto della camicia di sangue.
La lapide di fronte alla fossa dove avrebbero calato per sempre il suo Reg diceva: Regulus Arcturus Black, amato figlio, cugino e nipote.
Barty non lo aveva trovato giusto. Nemmeno fratello era stato scritto, e pensare che a Regulus era piaciuto così tanto, essere il fratello di Sirius; se lo ricordava chiaramente, come ne parlava ad Hogwarts, con quel mezzo sorriso sulle labbra e gli occhi verdi che si facevano distanti.
Se avesse potuto decidere lui avrebbe scritto: Reg, amato.

Perché, per Salazar, quanto lo aveva amato.

“Cosa gli è successo?” Chiese a Narcissa, che era scivolata sulla panca vicino a lui, allontanandosi dal marito.
“I Mangiamorte sono un contratto per la vita.” Rispose lei, senza guardarlo in faccia. Aveva gli occhi rossi, gonfi quasi quanto i suoi. Sembrava essere l’unica realmente dispiaciuta tra la famiglia Black. “L’Oscuro Signore non ci ha detto altro. Solo di fare attenzione, in futuro.”
Era questo, a cui stava lavorando? Si era messo a tramare alle spalle del Signore Oscuro? Alle spalle dei Mangiamorte, alle sue spalle?
Saremo liberi, gli aveva detto.
Reg, che mi hai combinato. Cosa hai fatto cosa hai fatto cosahaifattocosahaifatto

Reg Reg Reg

Il suo nome lo assillò per mesi.
Non aveva più motivo per dirlo ad alta voce. Nessuno si sarebbe più girato, a sentirsi chiamare in quel modo.
Eppure era sempre lì, sulla punta della lingua.
Reg. Reg sguardo eternamente febbricitante e occhiaie scure, Reg sapore di menta, labbra umide, mani fredde. Reg Reg Reg.
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Il lutto si trasformò presto in rabbia.
Come un cane ferito Barty scendeva in battaglia mordendo tutti coloro che osavano pararsi innanzi a lui, brancolando e guaendo ma senza lasciare nessuno in vita per raccontarlo. Presto divenne uno dei preferiti del Signore Oscuro, riuscendo a camminare al suo fianco, il suo braccio destro, senza però non riuscire a non voltarsi spesso a guardarlo con la coda dell’occhio, con la consapevolezza di doverlo odiare, per quello che gli aveva tolto.
Ma il potere. Oh, se riusciva a mettere a tacere tutta la rabbia che covava dentro, seppur per qualche istante.
Elettrico e terribile e mortale. Tenero, mentre si faceva spazio tra le sue costole malandate e scioglieva le sue viscere annodate e solo l’Oscuro Signore riusciva a donarglielo.

Nel mentre la guerra durò ancora a lungo, altri due anni, dopo la morte di Regulus.
Due anni, in cui pensò veramente di poterla vincere, come aveva -avevano- tanto sperato.
Ma poi Lui scomparve, in una notte identica alle altre.

“Che fine ha fatto il Signore Oscuro? Dov’è? PARLA VACCA SCHIFOSA, DOV’E’?” Urlava Bellatrix, levando la bacchetta contro Alice Paciock, una volta Fortescue.
“Lascia stare, Bella, non vuole parlare con le buone.” Mormorò Rabastan, accarezzandole invece il volto. Lei gli sputò dritto in un occhio, e Barty rise di gusto.
Poi si avvicinò a Frank, Paciock, spaccandogli il naso con il tacco della propria scarpa. L’Auror perse conoscenza, un rivolo di sangue a sporcargli il volto. Barty lo stuzzicò con la punta del piede senza riuscire a smettere di ridere.
No!” Latrò la Paciock.
“Dov’è il Signore Oscuro? Cosa è successo?” Le chiese, continuando a tormentare il viso del marito.
“Non lo sappiamo.” Piagnucolò la donna.
Reg Reg Reg. Qualche volta, tornava in superficie. Nei momenti meno opportuni, come quello.
Avevano perso, era quella la verità.
Toccava nascondersi adesso, come ratti. Dov’è che avrebbe voluto scappare, Reg? Gli sfuggiva il nome.
In Francia? Non era mai stato bravo con la geografia.
Nell’altra stanza un bambino piangeva, lamentoso.
Non era estate, ma autunno inoltrato. Così sì, che aveva senso.
“Non lo chiederò di nuovo. Cosa è successo all‘Oscuro Signore?”
Non lo so.”
C’era il mare. Si chiese come aveva fatto Regulus ad amare così tanto un luogo vicino all’acqua, ricordandosi il terrore che aveva per il Lago Nero, la sua assoluta incapacità di avvicinarsi anche solo alla riva.
Riusciva a vederlo ancora se chiudeva gli occhi, con le braccia strette al petto e le labbra tese, mentre Evan gli urlava di tuffarsi, perché non era mica così freddo, dai Reg non fare la femmina.
E invece era così freddo, Barty sentiva le gambe perdere la sensibilità ogni secondo passato in acqua, voltato ad osservare Reg che se ne stava in piedi, sulla riva, attento a non lasciare che le onde gli bagnassero le scarpe o l’orlo dei pantaloni.
Riusciva a vederlo anche ad Hogwarts, chinato sui libri o concentrato nell'allacciarsi la divisa di Quidditch, poi gli capitava di vedere il suo profilo pallido stagliarsi contro il cielo stellato durante una missione, o di ritrovarsi ad osservarlo che riposava nel suo letto, la schiena scoperta e il volto coperto dai ricci scuri.
Ma soprattutto lo vedeva sulle scale di Grimmauld Place, quella volta che si erano dati appuntamento per un giorno dopo che non era mai arrivato.
Se solo avesse allungato la mano, se solo gli avesse detto: vieni da me? Ti riposi, e poi mamma ha fatto i muffin prima di uscire. O se si fosse arrabbiato, come suo solito, se lo avesse preso per le spalle e lo avesse scosso fino ad obbligarlo a dirgli a cosa stava lavorando, lo avrebbe potuto salvare? Avrebbe potuto fargli cambiare idea?
E ancora se quella volta che si era presentato a casa sua, insanguinato e spaventato, se quella stessa volta lo avesse ascoltato e fossero scappati insieme, cosa sarebbe cambiato?
Barty conosceva solo un modo per mettere a tacere il fantasma di Reg e tutte quelle voci che non facevano altro che ricordargli quanto e come avesse sbagliato con lui:
Hey Lestrange, ti va se giochiamo un pochino coi Paciock?”
*̥˚✧.·:*¨༺ ༻¨*:·.✧*̥˚

Quando aveva conosciuto Regulus aveva undici anni ed era arrabbiato perché lui, a scuola, non voleva proprio andare.
Non voleva andare, perché ci era andato anche lui,
Barty Crouch, l’uomo da cui prendeva il nome e metà del DNA: probabilmente uno dei migliori studenti che Hogwarts avesse mai visto attraversarsi i corridoi, inferiore solo a Silente, a detta sua. Dalla morale di ferro, giusto, buono, grande, Barty Crouch.
Non come lui, l’altro Barty Crouch, piccolo, instabile, frignone, arrabbiato, ma soprattutto: mai abbastanza.
Mai abbastanza bravo, educato, silenzioso, coscienzioso, intelligente e bla bla bla.
Aveva visto Regulus per la prima volta su una di quelle barchette instabili che il guardiacaccia usava per portare i ragazzini dei primi anni nella scuola, seduto esattamente di fronte a lui.
Black? Di quella Casata Black?, si era chiesto. Impossibile. Con quelle braccine magre, e lo sguardo spento?
Quando si innamorò di lui, invece, non lo seppe mai.
Fu una cosa graduale, forse. Non riusciva più a ricordarselo.
Ma suo padre lo capì addirittura prima di lui, stupido, piccolo Barty, adesso oltre che frignone pure finocchio.
“Non puoi farmi anche questo, non puoi rovinarmi.” Sibilava, prima di prenderlo per un orecchio per trascinarlo in camera sua, la cena che ormai era diventata fredda e la madre che ci piangeva sopra sporcandosi di stufato i capelli.
Un colpo allo stomaco, un altro anche dopo che era caduto a terra. Non farmi vergognare, mentre Barty alzava le mani in segno di resa e l’altro Barty continuava ad infierire.
Ah! Se avesse saputo a quel tempo, cosa gli sarebbe toccato. Probabilmente lo avrebbe ammazzato lì seduta stante, prendendolo a calci in bocca sul pavimento della cameretta.
“Meglio un figlio frocio o Mangiamorte, papà?” Gli aveva chiesto il giorno del suo processo, poco prima di esser portato via in manette.
Lui l’aveva guardato, forse davvero, per la prima volta nella sua vita. “Non so di cosa lui stia parlando.” Sussurrò, alla sua segretaria.
Lo vide poi sporgersi su di lei, cancellare con un colpo di bacchetta quell’ultimo scambio di parole dal verbale.
*̥˚✧.·:*¨༺ ༻¨*:·.✧*̥˚
Regulus non gli fu portato via il giorno che seppellirono il suo cadavere.
Furono i Dissennatori, in una calda notte di giugno tanti, forse troppi, anni dopo la sua morte. Barty aveva visto il suo volto iniziare ad invecchiare e si era tolto i primi capelli bianchi allo specchio senza che riuscisse più a ricordarsi il suono della sua voce.
Questa volta aveva davvero fatto una cazzata, e non se ne rese conto finché non lo obbligarono ad inginocchiarsi di fronte ai Dissennatori con un calcio dato alle spalle: suo padre era morto, il campioncino dei Tassorosso era morto, il figlio di James Potter se avesse potuto lo avrebbe ucciso con le sue stesse rosee e paffute mani da ragazzino e stava per perdere quel poco che riusciva ancora a ricordare di Regulus.
Farsi strappare via l’anima non fu doloroso nemmeno la metà di quello che aveva immaginato: un istante dopo, e già se lo era dimenticato.
Assieme alla sua storia, alle piante di ciclamino all’ingresso di Grimmauld Place quando da ragazzo era andato a trovarlo (Chi?), a quel suo amico che voleva diventare una stella del Quidditch e ancora, il profumo dei panni stesi al sole dalla mamma (Chi era stata la sua mamma?), il sapore di una mela condivisa con qualcuno (Chi?) che aveva amato (Cosa è amare?).
Ciò che Barty era riuscito a condividere con Regulus si cancellò assieme alla sua anima in un battito di ciglia e a nessuno importò, perché nessuno seppe mai cosa fossero stati.
Fu ingiusto, ma non ricordò più neanche più le atrocità che aveva commesso. Tutto quel sangue e quella pazzia furono rimpiazzati da vaghi sprazzi di luce che riemergevano quando la prigionia decideva di essere clemente, sempre più saltuari anno per anno, mentre il tempo gli scivolava via dalle mani senza che neanche sapesse cosa fosse il tempo.

La vita di Regulus Black e di come si intrecciò a quella di Barty Crouch jr si perse così tra le altre, una vita come tante di una persona che forse buona non era mai stata, ma che aveva provato lo stesso a fare la cosa giusta, anche se per tutti i motivi sbagliati.

Barty Crouch tenne duro contro la sua polmonite e morì in autunno in una cella di Azkaban fredda come l’Inferno. Alcuni avrebbero potuto dire che gli furono concessi fin troppi giorni, immeritati dopo averne tolti così tanti a persone ben più buone di lui: a quel punto, i figli dei figli delle persone con cui aveva combattuto una guerra intera andavano già a scuola, ma lui non poteva saperlo.
Non seppe e non fu più nulla, finché non smise di respirare. 







Note: Ecco l'epilogo <3 
Cliccare su quel quadratino "completa" mi ha spezzato, maaaa eccoci qua. 
Grazie per essere stat* con me capitolo per capitolo e per avermi accompagnata in questa bellissima avventura, per aver amato Reg e Barty ed Evan assieme a me e per aver speso qualche minuto per lasciarmi un messaggio.
Piccolo spoiler: questa non è la fine. *rullo di tamburi*
Sto lavorando già ad un sequel che riprenderà gli avvenimenti del Calice di Fuoco, sotto il punto di vista di Barty :') Non sarà pubblicato in tempi recenti maaaa volevo solo annunciarlo, quindi insomma: non un addio, ma un arrivederci.
E nulla, grazie davvero. 
Ogni lettura mi ha scaldato il cuore.
<3
   
 
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