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Autore: Nemesis01    10/08/2023    0 recensioni
Benjamin Lockhart si è da poco trasferito ad Aberdeen per andare a vivere con suo padre. Ispirato da sua madre, sacerdotessa wiccan, con cui ha vissuto fino a pochi mesi prima, Benjamin cerca sempre di essere in pace con se stesso e la natura. È, però, un ragazzino schivo che fatica a fare nuove amicizie e a cui non piace parlare. Preferisce di gran lunga la cucina, che trova una scienza affidabile e curativa alla pari dell'esoterismo che gli è stato insegnato dalla madre. Ismael MacGairbheith, invece, è nato e cresciuto ad Aberdeen. Dichiaratamente gay, va alla ricerca di relazioni amorose complicate perché ha imparato a gestire solo i drammi. Chissà, però, come saranno le loro vite quando inizieranno a intrecciarsi...
Genere: Angst, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Disclaimer!
Questa storia tratterà di un pairing slash (male-to-male), se non siete interessati al genere vi chiedo il favore di non iniziare a leggere.  
Grazie mille.

*




Capitolo 01.
Il ragazzo col cappellino



 

- Guarda che non c'è bisogno di rispondere così, Lockhart, io ti ho solo fatto una domanda. -
- Era una domanda stupida. Se abbiamo detto di vederci alle sei da Wild Boar, vuol dire che ci vediamo alle sei da Wild Boar, non che me lo devi chiedere ogni mezzo secondo per accertarti del fatto che abbia capito. Me lo ricordo, l'ho proposto io. -

 

- Dai, allora, ci vediamo stasera? Ci vieni alla festa? -
- Certo che ci vengo! Ti pare che mi perdo tutte le matricolette? -
- Eh, infatti! -
Un ragazzo biondo ben piazzato aveva salutato un altro giovane più bassino con un cappellino nero, che a sua volta aveva allungato il braccio per fare "ciao" con la mano, sorridendo. E no che non se lo sarebbe perso quel party di benvenuto, con tutti i nuovi ragazzi da conoscere? Ci sarebbe andato anche da malato terminale.

 

- Oh, ma vaffanculo Lockhart, vacci da solo allora! -
Moyra aveva appena lanciato un paio di fogli contro un ragazzo che era rimasto impassibile mentre sedeva su una panchina nel cortile del Robert Gordon's college di Aberdeen. Benjamin Lockhart, così si chiamava, leggeva un libro di ricette. Nulla avrebbe distolto la sua attenzione da quello che amava di più al mondo, la cucina, nemmeno la rabbia di Moyra e la buca che gli aveva appena tirato.

Il ragazzo col cappellino stava per dirigersi proprio in direzione di quella panchina quando notò il gesto poco cordiale della ragazza, allora mise su una smorfia di finta compiacenza anche se suonava più divertito che contrito. - Bello, proprio una principessa! - Esclamò con candore rimanendo a guardare lei allontanarsi per qualche istante con una mano su un fianco, poi raccolse i fogli che erano svolazzati a terra. Non l'aveva mai visto, quindi il ragazzo doveva essere nuovo. Proprio carino, con quei bei capelli lunghi e l'aria di chi ce l'ha con il mondo. - Questi sono tuoi? -
- No, - rispose il ragazzo dai capelli rossi, troppo attento alle pagine su quel libro per poter sollevare lo sguardo verso l'altro. - Sono della principessa di cui sopra. -
- Mh, - s'incuriosì l'altro e si sedette sulla stessa panchina a gambe incrociate a leggere quei fogli, poi trattenne una risatina. - Vedi che la principessa ti aveva prenotato una bella seratina romantica, a quanto pare! -
- Sì, lo so, - disse Benjamin, roteando gli occhi. - Wild Boar, alle sei, - commentò, arricciando le labbra a quella che gli sembrava proprio una ricetta da provare.
- E non ci vai? - chiese il ragazzo gesticolando con quei fogli in mano nel venticello. Rivolse uno sguardo al ragazzo seduto accanto a sé, incuriosito dalla sua concentrazione nel leggere quel libro.
- Non credo, - rispose. Poi, come se si fosse reso conto soltanto in quel momento di star parlando con qualcuno, batté gli occhi verso di lui. - E a te che importa? Vuoi uscirci tu? -
Il ragazzo col cappellino vagò con gli occhi chiari sul viso dell'altro per diversi secondi prima di mettere su un sorriso. Era proprio bello. - Perché stasera c'è una festa per le matricole, e tu sei una matricola, quindi dovresti venire! -
- Tecnicamente non sono una matricola, - lo corresse Benjamin. Chiuse il libro e recuperò la messenger bag. - Ho di meglio da fare. Divertiti alla festa. - Dopo averlo salutato con un gesto della mano si allontanò: voleva leggere in pace.
- Sì che lo sei, non ti ho mai visto in giro! E non scappare, sai! - rise il ragazzo, seguendolo fino ad affiancarlo, poi allungò una mano per presentarsi. Aveva dei tatuaggi che spuntavano dalla manica del cappotto. - Ciao, io sono Ismael, e tu sei? - Sorrideva sempre e il suo sorriso era contagioso. Non per quello sconosciuto dai capelli rossi, però.
- Mi sono trasferito da poco, ma sono già al terzo anno, - rispose l'altro fissando la mano di lui senza però prendergliela e strinse le spalle. Aveva un paio d'occhi verde smeraldo che non sembravano neanche veri. - Benjamin. -
- Benjamin, non fare lo scorbutico, su, - l'esortò Ismael prendendogli la mano di prepotenza per stringergliela. Terzo anno? Era proprio una maledizione, allora, con quelli più piccoli. - Piccino. Io sono al quinto! -
Benjamin roteò gli occhi e gli lasciò la mano con la stessa prepotenza con cui lui gliel'aveva presa. Detestava quando gli si stringevano le mani in quel modo, l'aveva sempre odiato anche nella scuola elementare, quando gli insegnanti dicevano che dovevano scegliere un compagno con cui mettersi in fila. - Allora non dovresti stare a studiare per l'esame? -
- Ecco, ti avevo capito subito, tu studi troppo, - commentò Ismael. - Ormai è ora di pranzo, mica studi anche a pranzo? -
- No, - disse Ben, che non aveva mai smesso di camminare. Raggiunse l'edificio scolastico e si addentrò in uno dei corridoi. - Senti, non ce li hai degli amici? Perché mi stai seguendo? -
- E allora pranziamo insieme! - concluse Ismael, senza nemmeno declinare la frase come fosse una proposta, e lo prese sottobraccio trascinandolo verso la mensa. In realtà l'intenzione era di tornarsene a casa, ma perché perdere l'occasione?
- Ho già pranzato, - mentì Benjamin mentre raggiungeva la porta dei bagni scolastici. - Ora, se non ti dispiace, avrei bisogno di un po' di privacy, quindi... - e lasciò cadere la frase accompagnandola con un gesto della mano, come a salutarlo, per poi entrare. Odiava essere disturbato mentre leggeva e non gli piaceva minimamente avere persone intorno. Non era un campione di socialità.
- Uuuh, che acidello. Vedi che finché frequenti le principessine la frustrazione non ti passa, eh, - commentò Ismael, seguendolo nel bagno e avvicinandosi poi a uno specchio per controllarsi. Si tirò giù una palpebra inferiore e fece una smorfia nel guardarsi. Benjamin l'ignorò e si sedette sul wc, con addosso i vestiti, e aprì di nuovo il libro. Dentro quel cubicolo, pensò, nessuno l'avrebbe disturbato. Certo che Ismael avrebbe desistito, si concentrò sulla lettura ancora una volta.
- Allora, dimmi, perché ti fingi etero? Paura? - provò a domandare Ismael avvicinandosi alla porta chiusa del bagno e incrociando le braccia dopo essersi poggiato contro di essa.

Benjamin si disse che se non gli avesse risposto probabilmente quel tizio avrebbe colto l'antifona: in realtà ne aveva già fin sopra i capelli di lui, senza nemmeno aver bisogno di conoscerlo, eppure lo conosceva già, con quella sua aria da "sono il più popolare della scuola", uguale al tizio che l'aveva preso a pugni nell'istituto precedente, quello dalla quale era stato invitato a lasciare. Lui le persone le detestava, perché non poteva starsene in pace almeno al bagno, in una scuola nuova e in una città che non era la sua?

- Aaahh, ho capito, beh, mi sembra un'ottima motivazione! - rispose l'altro annuendosi con sarcasmo. - Allora, ci vieni alla festa? Non fare l'asociale, che fai tutto solo a parte leggere ricette improbabili? -
- No, non ci vengo, - rispose Benji ancora con quel libro in mano, ancora seduto sulla tazza del water, preso per sfinimento. - Ora hai finito di stressarmi? -
Ismael roteò gli occhi, poi entrò nel cubicolo accanto al suo e si affacciò oltre il muro stando in piedi sulla tazza, a braccia incrociate e sorridendo. - Ma non hai niente di meglio da fare, perché non vieni? -
- Perché non mi piacciono le feste, né le persone, - sbuffò Benji, scorciandosi le maniche della t shirt bianca che indossava perché doveva star sentendo caldo.
- Ma è una festa tranquilla, dopotutto è per le matricole! Mica come quelle solite, - borbottò Ismael che intanto lo osservava da quella posizione privilegiata, tenendosi una tempia col pugno chiuso. - Ti divertiresti un casino, bello di zio. -
- Prima cosa, non sei mio zio, - chiarì Ben. Aprì la porta del cubicolo per uscire, visto che stava lì lì per soffocare dal caldo, e, approfittando di non trovare il ragazzo nell'antibagno aggiunse: - E poi non mi piace la gente! - ripeté. Per coerenza, scappò disperdendosi nella calca che si era creata in corridoio per l'inizio delle lezioni pomeridiane.


*
ndA
Benjamin Lockhart è un personaggio (uno dei milioni) che avevo creato millemila anni fa e che, come tanti altri, non era ancora uscito allo scoperto. Sento che è arrivato il momento di portarlo alla ribalta... e niente, spero anche di riuscire a tornare a disegnare (ma in questo momento mi sembra più probabile vincere al Lotto) per poter creare un ritratto di questo giovincello!
E comunque, che sia messo per iscritto, Aberdeen non è proprio la mia città preferita... ma vale la pena vederla, anche solo una toccata e fuga. W la Scozia.
Un saluto a tutti e grazie per aver letto fin qui!

PS: la storia è presente anche su wattpad, dove verrà aggiornata ogni venerdì. La trovate cliccando qui.


 
   
 
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