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Autore: PrimPrime    12/08/2023    5 recensioni
Emily Lewis è sorpresa quando riceve la sua lettera per Hogwarts, ma inizia a frequentare la scuola con grandi aspettative.
Quello che una nata babbana come lei non sa, però, è che cinque anni prima in quella stessa scuola ha avuto fine una guerra che aveva spaccato in due il mondo magico.
Inoltre non sa che i pregiudizi tra i maghi non sono del tutto spariti, come anche la competizione e l’antipatia di una casa verso l’altra.
E così Emily, quando stringe le sue prime amicizie e viene smistata in una casa diversa dalla loro, non ha idea di cosa l’attende.
In quella scuola dove un tempo si era combattuta una guerra, dove in qualche modo lei riuscirà a sentirsi al sicuro, non sa che verrà messa alla prova da sfide ben più complicate di un compito in classe.
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Leggendo questa storia conoscerai Emily e i suoi amici, e li seguirai in un percorso di crescita ed evoluzione che avrà inizio al primo anno scolastico e continuerà fino al settimo e oltre.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Filius Vitious, Horace Lumacorno, Minerva McGranitt, Nuova generazione di streghe e maghi, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Emily Lewis - Hogwarts dopo la II Guerra Magica

Capitolo 1


1° settembre 2003
 
Emily camminava a passo spedito per la stazione di King’s Cross, spingendo un carrello sul quale aveva assicurato i suoi bagagli.

I suoi genitori, dietro di lei, l’accompagnavano guardandosi intorno con aria confusa.

Emily aveva undici anni e aveva ricevuto una lettera di ammissione a Hogwarts, per sua sorpresa. Non sapeva nulla della magia prima di quel giorno fatidico, quando un gufo e una lettera avevano cambiato del tutto la sua vita.

Fortunatamente in essa era stato scritto tutto ciò che avrebbe dovuto acquistare in preparazione al primo anno e come fare. Inoltre era specificato come raggiungere il binario 9¾, da dove sarebbe partito il treno diretto a scuola.

“Assurdo,” avevano pensato ad alta voce i suoi genitori, rigirandosi la lettera tra le mani, eppure essa parlava chiaro. Come se non bastasse, era stata recapitata loro in un modo decisamente magico, che toglieva ogni dubbio.

Quindi lei aveva fatto i dovuti acquisti, ritrovandosi immersa nell’atmosfera di un quartiere che di ordinario aveva ben poco. Tra questi acquisti c’erano anche una divisa e la sua bacchetta, a confermare che non fosse un sogno.

Eppure solo il primo settembre, mentre camminava svelta per la stazione, iniziò a sentire che quel sogno incredibile stava per prendere vita… ed era solo l’inizio!

Era quasi l’ora della partenza e i suoi genitori la seguivano spaesati, come se fosse lei a sapere dove andare, ma non era così. Nella lettera però c’era scritto cosa fare e lei aveva letto e riletto quei passaggi fino a impararli a memoria.

Raggiunto il binario 9 arrestò il passo e si guardò intorno. Doveva attraversare una parete, ma quale?

Con la coda dell’occhio vide una ragazzina di circa la sua età accompagnata da due adulti. Si voltò nella loro direzione, ignorando sua madre che iniziava a preoccuparsi perché rischiavano di fare tardi.

L’uomo che l’accompagnava indicò una parete, quindi la ragazzina bionda annuì e si avviò verso di essa, subito seguita dai due adulti che ora si tenevano per mano.

Emily strabuzzò gli occhi: erano spariti oltre il muro! Era quello il passaggio, ne era certa.

Riprese a camminare dicendo ai genitori di seguirla. Quando fu vicina prese un respiro profondo e affrettò il passo, riuscendo davvero ad attraversare la parete.

Ora loro tre si trovavano su un altro binario, affollato da ragazzi di ogni età e da genitori.

Sorpresa, lei si guardò intorno. Quelli sarebbero stati i suoi compagni? Non vedeva l’ora di scoprirlo!

Mentre suo padre caricava i bagagli, lei ascoltò le raccomandazioni di sua madre. Intorno a loro, tutti i ragazzini sembravano conoscere almeno qualcuno dei presenti. Tutti tranne lei, il che la fece sentire sola.

Stava per separarsi dai suoi genitori per andare a studiare in una scuola lontana, ma non aveva paura dell’ignoto. Era entusiasta a dirla tutta, ma aveva comunque qualche preoccupazione.

“Andrà tutto bene, tesoro,” le disse sua madre, comprendendo il suo stato d’animo.

Suo padre tornò da loro e le mise una mano sulla spalla sinistra per darle coraggio.

Li abbracciò per salutarli per bene e salì sul treno insieme agli ultimi passeggeri. Si fece strada tra i ragazzi allegri che avevano ritrovato i loro amici, sforzandosi di non ripensare a quanto si era sentita sola poco prima.

Sul suo cammino trovò diverse cabine, ma tutte sembravano occupate ed Emily si sentiva a disagio all’idea di unirsi a un gruppo di ragazzi che già si conoscevano. Avrebbe preferito viaggiare in solitaria, piuttosto, anche se per lei sarebbe stata una prima volta.

Era quasi giunta al fondo del treno quando notò una cabina praticamente vuota nella quale sedeva un ragazzino soltanto. Indossava la divisa scolastica e aveva tra le mani un libro.

Si guardò intorno, trovando conferma che quella era la sua opzione migliore. Sperando di non dare fastidio, fece scorrere la porta per entrare.

“Posso sedermi?” domandò timidamente.

Il ragazzino sconosciuto sollevò lo sguardo su di lei. Aveva gli occhi castani e i capelli neri, corti. Le fece segno di sì con la testa.

Mentre lei chiudeva la porta e si metteva comoda davanti a lui, intenzionata ad affacciarsi al finestrino chiuso della carrozza, lui continuò a studiarla con curiosità.

“Io mi chiamo Emily,” si presentò per prima, notando il suo sguardo su di sé. “Emily Lewis.”

Si portò una ciocca castana dietro l’orecchio sinistro e buttò un’altra occhiata fuori, ma non riuscì a vedere dove fossero i suoi genitori. In effetti, aveva camminato molto prima di trovare posto a sedere.

“Io sono Cecil Berrycloth,” rispose lui in tono calmo e amichevole.

Lei si arrese e gli rivolse di nuovo lo sguardo e un sorriso smagliante. “Piacere di conoscerti, Cecil!”

Era solo il primo ragazzo con cui parlava, ma sperava che sarebbe diventato anche il suo primo amico. Anzi, era fiduciosa a riguardo.

Tirò fuori la divisa dal piccolo bagaglio che aveva tenuto con sé domandandosi se fosse il caso di cercare il bagno per indossarla subito, così da essere già pronta.

“Sei del primo anno,” notò Cecil, dopo un veloce sguardo alla divisa. “Anche io,” aggiunse.

“Bene! Non conoscevo nessuno ed ero un po’ preoccupata,” confessò allegra.

“Nemmeno io,” rispose lui, posando il libro sul sedile accanto a sé.

“Allora anche tu hai appena scoperto di essere un mago?” chiese Emily.

Cecil strabuzzò gli occhi, sorpreso.

“No, l’ho sempre saputo,” rispose, come se fosse una cosa ovvia per lui. “Ehm, i miei genitori sono maghi.”

“Oh, come non detto. Io l’ho scoperto questa estate, quando ho ricevuto la lettera di ammissione,” spiegò, temendo di aver fatto una figuraccia.

Cecil l’ascoltò con curiosità, ma dopo che ebbe finito di parlare si fece pensieroso.

“Allora ci sono tante cose che devi sapere. Sarà tutto nuovo per te,” constatò.

“Esatto! Ho dato un’occhiata ai libri di testo ma non ci capisco molto da sola, perciò non vedo l’ora che inizino le lezioni.”

Inoltre non vedeva l’ora di mettersi alla prova, ma questo non lo disse.

Cecil rise, divertito dalla sua reazione entusiasta.

“Inizieranno domani, per ora possiamo rilassarci,” le disse. “Quando arriveremo sarà sera e ci aspetterà un banchetto, o almeno così ha detto mio padre.”

“Beh io non vedo l’ora. Mi chiedo come sia Hogwarts… Me lo chiedo da quando ho ricevuto la lettera, in realtà.”

Un fischio e un piccolo scossone annunciarono la partenza del treno, che lentamente iniziò a lasciare la stazione.

“Speriamo di finire nella stessa casa,” aggiunse Cecil.

Non guardò fuori dal finestrino come se per lui, lì fuori, non ci fosse nessuno.

“Casa?” domandò Emily, confusa.

“Sì. Quando arriveremo al castello ci smisteranno in base al nostro carattere.”

Emily aveva smesso di ascoltare alla parola castello, chiedendosi se si riferisse alla scuola e rimanendo affascinata dall’idea.

Ora che erano partiti decise che era il momento di indossare la divisa. Era presto, in realtà, perché il viaggio sarebbe stato lungo, ma immaginava che dopo avrebbe trovato più fila al bagno. Meglio togliersi subito il pensiero, insomma.

“Torno subito,” annunciò, alzandosi con la divisa in mano.

Cecil annuì e riprese a sfogliare il suo libro.

Emily aveva buttato lo sguardo sul titolo e non lo aveva riconosciuto. Non che fosse una grande amante della letteratura, ma aveva subito pensato che si trattasse di un libro scritto da maghi, quindi a lei precluso fino a quel momento.

Continuò a camminare verso il fondo del treno dove si immaginava ci fosse un bagno e infatti lo trovò. Ci mise un attimo a indossare la divisa e, con i suoi vestiti quotidiani in mano, tornò sui suoi passi fino alla cabina.

Trovò Cecil immerso nella lettura e decise di non disturbarlo. Piuttosto, prese dalla borsa il libro di incantesimi, l’unico testo scolastico che aveva deciso di portare con sé per il viaggio. Gli altri erano stati riposti accuratamente nel suo baule, ma non quello. No, perché voleva provare a leggerlo di nuovo.

Gli incantesimi erano qualcosa che la affascinava oltremodo, e poi si aspettava che fossero alla base della vitta di un mago. Insomma, non vedeva l’ora di impararne alcuni.

Quel testo parlava di formule e gesti da fare impugnando la bacchetta, inoltre li spiegava. Aveva provato a esercitarsi nei movimenti di alcuni, in attesa del primo giorno di scuola.

Come quei gesti avrebbero prodotto una magia, per lei rimaneva un affascinante mistero. Emily, però, aveva già deciso: intendeva diventare la numero uno in quella materia, non tanto per dimostrare qualcosa agli altri, quanto per una sua soddisfazione personale.

Comunque c’erano molte cose che non capiva di quel manuale, ma probabilmente l’indomani sarebbe stato diverso. Avrebbe iniziato davvero a praticare la magia, sotto la guida di un insegnante.

“Ti porti avanti con incantesimi?” le chiese Cecil dopo un po’, posando sulle ginocchia il romanzo che stava leggendo.

“Sì. Non posso farne a meno, sono entusiasta all’idea di imparare la magia,” confessò, tornando subito con lo sguardo sulle pagine. “Aspetta, tu hai detto di essere cresciuto in una famiglia di maghi! Sai già fare qualche incantesimo?” aggiunse, con gli occhi che le brillavano.

A Cecil venne da ridere di nuovo.

“Conosco la teoria, ma ai minorenni è proibito fare magie fuori da Hogwarts.”

“Cosa? Quindi niente magia fino a diciotto anni, se non a lezione?” chiese Emily, un po’ delusa.

“La maggiore età di un mago è a diciassette anni,” puntualizzò Cecil, sorpreso dalle sue parole. “E in realtà possiamo farle anche fuori dalle lezioni… credo. Ecco, ci spiegheranno tutto quando saremo arrivati.”

Emily annuì. Avrebbe voluto sapere di più subito, dato che lui era consapevole da sempre di essere un mago, ma evidentemente doveva aspettare.

“Qualcosa dal carrello?” domandò una signora, affacciandosi alla loro cabina la cui porta era rimasta semiaperta.

Spingeva un carrello pieno di confezioni colorate di snack. Emily non aveva mai visto quelle cose quindi decise di non trattenersi.

“Sì!” esclamò, saltando in piedi.

Raggiunse il carrello seguita da Cecil e osservò i dolciumi in un misto tra ammirazione e indecisione.

Alla fine l’indecisione ebbe la meglio, perciò si fece consigliare dal nuovo amico.

Un paio di minuti dopo erano tornati a sedere portando con loro un piccolo bottino. Tra i loro acquisti c’erano api frizzole, bonbon esplosivi, lumache gelatinose e tanto altro. Tutte cose che lei aveva sentito nominare quel giorno per la prima volta.

Emily aprì le varie confezioni scoprendone il contenuto e sorprendendosi per i gusti e le sensazioni procurate da ogni dolciume, il tutto sotto lo sguardo sorpreso e divertito di Cecil.

Trascorsero il viaggio a chiacchierare, mangiare e leggere, senza dimenticarsi di guardare fuori ogni tanto, per ammirare il paesaggio che stavano attraversando.

Era già buio quando l’Hogwarts Express arrivò a destinazione. Con il cuore in gola per l’emozione, Emily raccolse le sue cose e seguì Cecil all’esterno.

Scesero dal treno e si ritrovarono sul binario insieme a tutti gli altri studenti, molti dei quali li superarono per affrettarsi verso la scuola.

Due ragazzi particolarmente rumorosi spintonarono Cecil facendolo finire a terra insieme alla sua borsa, senza preoccuparsi minimamente di voltarsi a chiedere scusa.

“Ehi!” urlò Emily, alterata, facendo qualche passo nella loro direzione. “Vi sembra il modo di comportarsi? Lo avete fatto cadere!” continuò, per niente intimorita.

I due ragazzi avevano arrestato il passo e si erano voltati a guardarla mentre parlava. Lei non sapeva se fossero più grandi o del primo anno come loro, ma non le importava. Avevano spinto il suo amico e sembrava che lo avessero fatto apposta.

“Impara a farti i fatti tuoi, ragazzina!” esclamò uno dei due, al che l’altro si mise a ridere.

Si voltarono e proseguirono per la loro strada, come se niente fosse.

A denti stretti per il fastidio provato e che difficilmente si sarebbe tolta di dosso, Emily prese un respiro profondo e tornò indietro, intenzionata ad aiutare Cecil.

Un’altra ragazza si era fermata e gli stava porgendo il suo libro, finito fuori dalla borsa nella caduta.

“Tutto bene?” chiese Emily, volendo prima di tutto assicurarsi che non si fosse fatto niente.

“Sì, non preoccuparti,” rispose lui, imbarazzato.

Prese il romanzo dalle mani della ragazzina e lo rimise al suo posto nella borsa.

“Sei stata una forza!” commentò quest’ultima rivolgendosi a Emily.

Lei la guardò meglio e la riconobbe, l’aveva vista varcare il passaggio alla stazione di King’s Cross.

“Grazie. Non potevo restare in silenzio, con quello che hanno fatto.”

“Comunque sei stata molto coraggiosa. Ah, io mi chiamo Blue,” si presentò.

“Io sono Emily e lui è Cecil.”

“Primo anno!” chiamò qualcuno, dalla fine del binario.

Si voltarono nella sua direzione e si fecero avanti insieme al resto del gruppo. Emily vide che a chiamarli era stato un uomo altissimo, dai lunghi capelli e la folta barba castana.

Lui li condusse alle barche che li avrebbero portati a scuola. Lei salì insieme a Cecil e Blue, e ammirò il paesaggio rimanendo senza fiato. La scuola era davvero un castello, un meraviglioso castello che si affacciava sul lago che stavano attraversando.

“È come te l’aspettavi?” le sussurrò Cecil, notando la sua espressione.

La ragazza era estasiata.

“No, meglio,” rispose, senza staccare gli occhi dal panorama.

Quando scesero dalle barche si accorse di avere il cuore in gola. Doveva calmarsi, ma sarebbe stata una bella sfida. Seguirono quell’uomo altissimo fin dentro il castello, dove un altro mago li stava aspettando. Si trattava di un signore estremamente basso.

“Benvenuti a Hogwarts!” esordì con voce gentile. “Fra un attimo varcherete questa soglia e vi unirete ai vostri compagni più grandi, ma prima verrete smistati nelle vostre case. Sono Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde. Qui a Hogwarts la vostra casa sarà la vostra famiglia: i trionfi che otterrete le faranno guadagnare punti e ogni violazione delle regole gliene farà perdere. A fine anno, alla casa con più punti verrà assegnata la Coppa delle Case!”

Detto questo, il portone alle sue spalle si spalancò permettendo loro di entrare nella sala grande. Qui, gli studenti erano seduti su 4 tavoli che occupavano la maggior parte dello spazio a disposizione. In fondo c’era poi il tavolo dei professori.

Avanzarono seguendo il docente che li aveva accolti, sotto gli sguardi attanti di insegnanti e compagni. Sopra di loro, il soffitto della sala era un cielo notturno solcato da tante candele volanti. Uno spettacolo incredibile per Emily, che non aveva mai visto niente di simile.

Tutti gli studenti del primo anno si posizionarono di fronte al tavolo dei professori. Davanti a loro, sorretto dal mago che li aveva accompagnati e che adesso si trovava in piedi su un supporto, c’era un vecchio cappello a punta.

Il professore li chiamò uno per uno e il cappello, una volta posato sulla testa degli studenti, stabilì in che casa fossero collocati.

Emily aveva i nervi a fior di pelle. Sperava di restare con i suoi amici, perché erano gli unici che conosceva e non voleva separarsi da loro. Ogni volta che qualcuno veniva smistato, la sua casa lo accoglieva con esultazioni e applausi. Lei, comunque, non riusciva a stare calma. Gli studenti in attesa diminuivano sempre di più, indicando che presto sarebbe stato il suo turno.

“Blue Sugar Cane,” chiamò il professore.

“Sugar?” bisbigliò qualcuno.

“Sugarcane?” sussurrò qualcun altro.

La ragazzina dai capelli biondi si alzò e andò a sedersi davanti a loro.

Anche Emily era rimasta sorpresa dal suo nome completo, ma era troppo agitata per soffermarsi a pensarci.

Un attimo dopo le venne posato il cappello parlante in testa e… “Tassorosso!” esordì quest’ultimo, scatenando la gioia della casa.

“Cecil Berrycloth,” chiamò poi, e il ragazzino dai capelli neri prese posto sotto al cappello.

“Grifondoro!”

Lui sorrise e si avviò verso i suoi compagni che lo attendevano a braccia aperte.

Ora Emily iniziava a preoccuparsi. I suoi due amici erano stati smistati in case diverse, delle quali lei conosceva solo i nomi. In cosa avrebbe dovuto sperare? Quale le sarebbe capitata con più probabilità? Non ne aveva idea, ma se avesse potuto scegliere sarebbe andata volentieri a Grifondoro, per non separarsi da Cecil.

“Emily Lewis,” la chiamò il professore, quindi si fece coraggio e si sedette.

Ci vollero alcuni secondi di attesa che per lei furono strazianti.

“Serpeverde!” esclamò poi il cappello, mandando in frantumi le sue speranze.

Si alzò e rivolse uno sguardo a Cecil, che la osservava tristemente dal tavolo dei Grifondoro. Fu uno sguardo brevissimo che gli altri non notarono nemmeno, perché subito si rivolse ai Serpeverde che applaudivano ed esultavano in attesa che lei li raggiungesse.

“Benvenuta a Serpeverde,” la accolse una ragazza più grande accanto alla quale prese posto. Di fronte a lei, invece, c’era un ragazzo del primo anno. Lo aveva visto di sfuggita, ma era certa che fosse uno di quelli che aveva spinto Cecil.

Cercò di non pensarci e rivolse la sua attenzione alla ragazza.

“Grazie,” le disse, sforzandosi di sorridere.

In qualche modo sarebbe andato tutto bene, ne era certa. Insomma, se era stata smistata a Serpeverde doveva esserci un motivo. Avrebbe indagato più tardi, lontano da occhi indiscreti.

Lo smistamento era ormai finito quindi la preside, Minerva McGranitt, si alzò per fare un discorso. Diede a tutti loro il benvenuto e fece le dovute raccomandazioni, tra le quali sottolineò che l’accesso alla foresta proibita era vietato.

Disse inoltre, per chi non lo sapeva ma anche per ricordarlo a chi già sapeva, che solo cinque anni prima era terminata una guerra che si era combattuta proprio tra le mura di Hogwarts. Era fondamentale ricordarlo per non commettere gli stessi errori del passato. Di conseguenza, nessuna discriminazione tra gli studenti sarebbe stata tollerata.

Emily non sapeva a cosa si riferisse, perciò fu grata di sentirne parlare subito. Per lei era impensabile che una guerra si fosse combattuta proprio lì, così di recente per di più. Doveva assolutamente saperne di più, perché esserne all’oscuro la faceva sentire in difetto.

A discorso finito, la preside annunciò l’inizio del banchetto e una grande quantità di gustose pietanze comparve sui tavoli davanti a loro. Emily si lucidò gli occhi con tutta quella bellezza e si riempì il piatto, riscoprendosi affamata. Non lo aveva notato prima per le troppe emozioni!

Dopo i primi bocconi, il ritmo serrato con cui avevano iniziato a mangiare si assestò e la ragazza al suo fianco si presentò ai nuovi arrivati. Anche altri fecero lo stesso, tra cui Emily e alcuni compagni del primo anno. Lei ebbe subito l’impressione che fossero altezzosi, era qualcosa nella loro voce a tradire il loro senso di superiorità.

Dopo essersi presentati dissero qualcosa delle loro famiglie, qualcosa che Emily capì a malapena. Avevano di che vantarsi, questo le fu chiaro.

“In famiglia, che io sappia, sono l’unica strega,” dichiarò, quando fu arrivato il suo turno.

In risposta ricevette un gelido silenzio che la fece sentire inadeguata.

Aveva detto qualcosa che non andava? O forse era l’unica, lì, nella sua situazione? Non lo sapeva, ma evitò di dire altro per tutta la durata del banchetto.

Dopo mangiato seguì il prefetto di Serpeverde giù nei sotterranei, dove si trovava il loro dormitorio. Il freddo e l’umidità di quel luogo le entrarono subito nelle ossa facendola rabbrividire.

Si fermarono davanti a una parete e il prefetto recitò la parola d’ordine, quindi si aprì il passaggio. Lo attraversarono ritrovandosi nella sala comune di Serpeverde, una stanza accogliente sui toni del verde e dell’argento, con un camino e una grande vetrata che si affacciava sulle profondità del lago nero.

Dopo un attimo a guardarsi intorno con stupore, Emily entrò nel corridoio delle ragazze e raggiunse la propria camera. L’avrebbe divisa con altre quattro compagne e le sue cose erano già lì, accanto a uno dei letti a baldacchino. Non resistette e si gettò su di esso, trovandolo molto comodo.

Poi si mise in ginocchio sul pavimento per aprire il baule e mettere in ordine tutto nel proprio armadio e nel comodino, riempiendo così il suo spazio personale.

Altre ragazze varcarono la porta mentre era intenta a frugare nel baule. Dovevano essere le sue compagne di stanza, che le rivolsero sguardi gelidi o disgustati. Una nemmeno la guardò, come se non esistesse.

Un pessimo inizio, pensò Emily.

La sua parlantina, data dall’entusiasmo per l’inizio della sua nuova avventura, si era completamente esaurita. Non era gradita lì, ma non ne sapeva il motivo. Quell’atmosfera le fece capire che la sua vita scolastica non sarebbe stata tutta rose e fiori come aveva immaginato.




Angolo di quella che scrive

Salve salve salve... Ecco a voi il primo capitolo della mia prima fanfiction su Harry Potter. Cosa ne pensate per il momento? Come trovate i personaggi? Spero che vi andrà di farmelo sapere.

In realtà la storia è già completa e la sto pubblicando di getto, dopo aver terminato la correzione, quindi cercherò di non farvi aspettare troppo tra un capitolo e l'altro.

I protagonisti sono nuovi personaggi, ma interagiscono con altri già conosciuti (che ho interpretato a modo mio, ma cercando il più possibile di mantenerli fedeli altrimenti non avrebbe avuto senso). Il tutto avviene in un tempo di pace, in una Hogwarts che non è pericolosa ma ha comunque i suoi problemi... e la protagonista dovrà farci i conti.

Spero che certe cose che vedrete in questa storia non mi facciano sembrare troppo presuntuosa (?) e vi assicuro che lo stile di scrittura migliora man mano.

Mi scuso se vi infastidisce la presenza di alcuni nomi presi dalla versione italiana e altri da quella inglese... Francamente, per me è stato naturale scriverli così e solo dopo ci ho fatto caso, quindi ho deciso di lasciarli. Però mi rendo conto che io stessa un po' di tempo fa, leggendo una storia con questa premessa, mi sarei innervosita almeno un pochino. Quindi scusate!

E poi, man mano che pubblicherò i capitoli, noterete che certe cose le ho proprio interpretate a modo mio, perché nell'opera originale non si vedono oppure non succedono. Abbiate un pochino di pazienza e capirete subito a cosa mi riferisco. Ho cercato con tutta me stessa di mantenere tutto quanto sensato e spero che lo sembrerà anche a voi, ma ovviamente sono aperta al dialogo.

A presto!
   
 
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