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Autore: Carme93    19/08/2023    0 recensioni
Conoscete il gioco "Fantastic Beasts. Cases from the wizarding world" (WB games, Media tonic)?
L'ho trovato abbastanza piacevole in generale, ma ciò che mi ha colpito maggiormente sono le trame dei vari casi: sono belle, articolate e dall'enorme potenziale narrativo. Da tale riflessione è nata questa fanfiction.
Siete pronti a seguire le avventure dell'Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche?
Sì? Bene, allora iniziamo!
Non vi pentirete di aver voluto conoscere il capo ufficio, Robert Jackson, e i suoi compagni di squadra!
Genere: Avventura, Fluff, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo settimo  



     

 
Le fiamme dell’attrazione
 



Nerissa lesse con attenzione il verbale che gentilmente Benji aveva redatto per lei. Ormai stava diventando una piacevole abitudine: il ragazzo era sempre cortese e disponibile. Era molto contenta che Robert gliel’avesse affidato.
«Come sta andando all’Accademia?» gli chiese firmando il documento.
Benji, che frequentava l’Accademia di Magizoologia, sollevò la testa dal manuale che stava studiando e si strinse nelle spalle. «Studiare e lavorare insieme è più faticoso di quanto credessi, ma sto andando avanti».
«Bene. Per quanto mi riguarda stai imparando più con la diretta esperienza, che con tutti quei libri» commentò. «Quando hai gli esami?».
«Il prossimo trimestre, perché quelle di adesso sono annuali».
Nerissa annuì e decise di lasciarlo concentrare su quell’enorme tomo di Incantesimi Curativi. Doveva ammettere che i nuovi acquisti non erano così male, ma molto diversi tra loro: Benji era il più piccolo e apparentemente il più riflessivo; Manuel era la disperazione di Fagan, anche se, e lei lo sapeva, era tutta apparenza, perché il collega si stava affezionando al quel ventenne confusionario e sveglio. Manuel era caratterialmente l’esatto opposto di Benji, in più aveva alle spalle un anno di Accademia Auror e un anno in cui aveva lottato contro se stesso e contro la sua famiglia prima di seguire veramente la sua strada. Infine, Ella Simmons, che apparentemente era una ragazza timida e introversa, aveva già conseguito il titolo di magizoologa, quindi di gran lunga più preparata degli altri due, e nell’ultimo anno prima di presentarsi da loro aveva viaggiato a lungo.
Diana Webster, invece, che era stata assunta insieme ai tre ragazzi non la vedevano quasi mai perché lavorava a fianco del loro Capo di Dipartimento, Penelope Light. Ma sembrava una ragazza in gamba con un titolo di studio in Magisprudenza e Nerissa dubitava fortemente che sarebbe rimasta a lungo all’ombra della Light.
Si stiracchiò, annoiata che non vi fosse alcuna attività da svolgere se non occuparsi di vecchie pratiche.
Fagan ne approfittava per far studiare Manuel, da lì a Nerissa sembravano le impronte di varie creature.
Fabricio, rientrato da poco in squadra - tutti facevano finta che non fosse successo nulla, ma chissà se lui e Robert ne avrebbero mai parlato e nessuno nominava mai Jessica naturalmente -, stava lavorando a un suo saggio sui Vipertooth peruviani. Joachim Becker, il più scontroso del gruppo, metteva in ordine dei documenti. Nerissa sapeva ben poco di lui, più per quello che le avevano accennato Annabelle e Robert che per altro. La figlia, per esempio, tentava di sfondare nel mondo del Quidditch, ma finora sembrava aver avuto poco successo. Ishwar era in un angolo a controllare la loro dispensa di pozioni e ingredienti; era un tipo meticoloso e compiva quel lavoro periodicamente. L’unica che mancava era Annabelle, ma era libera quel giorno.
Tutto sommato era una mattinata tranquilla. Probabilmente sarebbe riuscita finalmente a pranzare con suo nipote Andy, che da un po’ insisteva per presentarle la sua fidanzata, ma tra i suoi turni al San Mungo e i suoi al Ministero era diventato difficile.
«Ragazzi» entrò all’improvviso Robert, leggermente preoccupato, «ho appena ricevuto un messaggio da Hogwarts».
A quelle parole tutti si zittirono e lo fissarono con curiosità. Anche perché le creature a Hogwarts non mancavano, come la maggior parte di loro aveva vissuto in prima persona, ma la Scuola chiamava raramente il Ministero.
«A quanto pare è richiesta la nostra presenza».
«Voglio andare io» si propose Manuel entusiasta.
«No» sbottò Nerissa, «ci andiamo io e Benji». Erano troppi anni che non metteva piede a Hogwarts, era troppo curiosa. Inoltre, Robert non l’aveva detto ma erano stati chiamati per pro forma probabilmente. Insomma anche la Preside doveva mantenere i giusti rapporti con il Ministero, che le piacesse o meno. Ma a lei non interessava nulla di simili problemi, voleva solo rivedere la Scuola.
Non furono gli unici a proporsi e per poco Nerissa non minacciò Manuel di affatturarlo, piccolo ragazzino arrogante!
«Basta così!» sbottò Robert riprendendo il controllo. «Lo sapevo che sarebbe finita così» borbottò. «Allora ci andranno Fabricio e Ishwar». L’uomo si defilò ignorando le loro proteste.
Fabricio si alzò serio. Era sempre troppo serio da quando era tornato. Nerissa non l’aveva più visto fare il cascamorto con le stagiste o con altre impiegate del Ministero. Era quasi un altro.
Ishwar ripose ordinatamente i suoi elenchi e si disse pronto.
I due raggiunsero Robert nel suo ufficio per qualche ragguaglio in più e poi con la Metropolvere raggiunsero I tre manici di scopa.
Era una fredda giornata di fine novembre, anche se nel chiuso del Ministero non si percepiva. Si strinsero addosso il mantello e, dopo aver chiesto alcune indicazioni, si avviarono lungo la stradina che collegava Hogsmeade a Hogwarts.
«Tu che scuola hai frequentato?» chiese Fabricio al collega.
«Accademia di Magia Mόshù».
«Com’è?».
«È una scuola» replicò conciso Ishwar.
Fabricio sospirò, ben sapendo che il collega non fosse un gran chiacchierone. Comunque entrambi rimasero abbastanza sorpresi quando dopo un po’ un enorme cancello con due cinghiali alati apparve davanti ai loro occhi, ma ancora di più per il castello che si scorgeva poco lontano.
Ad andarli incontro fu palesemente un mezzogigante che si presentò come Hagrid. Lo seguirono all’interno e attraverso il parco.
«C’è stato un incendio nella rimessa delle barche» li informò Hagrid. «E poi qualcosa ha appiccato il fuoco vicino al campo da Quidditch… Alcuni ragazzi hanno detto di aver visto una creatura… Non ci sono animali sputafuoco qui…».
Fabricio notò che sembrava quasi dispiaciuto.
«Voi non avete frequentato Hogwarts, vero?» chiese Hagrid, guardandoli con sospetto. «Pensavo che veniva Nerissa».
Ishwar fece una smorfia, ma non commentò il suo inglese scorretto.
«Io ho frequentato Castelobruxo» disse Fabricio.
«Oh, lì ci sono molto animali, vero?».
«In effetti, viviamo a contatto con la natura. In fondo la Scuola è nella foresta Amazzonica» sorrise Fabricio, al quale il mezzogigante cominciava già a stare simpatico.
La rimessa delle barche di fatto era stata creata in quella che era una grotta rocciosa naturale. La discesa fu un poco faticosa  tra scogli e sassi, finché non raggiunsero il porto vero e proprio e un pontile di legno a cui erano attraccate almeno una dozzina di barche. Fabricio illuminò l’acqua circostante con la bacchetta e il suo sorriso si ampliò. Sembrava un bel posto. La luce illuminò fiocamente il tunnel buio che si concludeva con quello che sembrava una cortina d’edera. «Dopo si arriva al lago che abbiamo intravisto salendo?».
«Sì, il Lago Nero» rispose Hagrid.
Ishwar stava già ispezionando la rimessa con la consueta scrupolosità. Fabricio sospirò e si chiese se il collega fosse sempre così ligio al dovere o se esistesse qualcosa al mondo di più importante. Lui la risposta l’aveva già trovata.
«Ho trovato un grembiule bruciacchiato» borbottò Ishwar.
«Prova a ripulirlo» gli suggerì perlustrando le varie barchette.
«Non troverete nulla lì, vengono usate due volte l’anno e controllo personalmente che gli studenti non dimentichino nulla» disse Hagrid.
«Beh, qualcuno è stato qui recentemente» ribatté Fabricio chinandosi e tirando fuori una busta pergamenacea e una scatola di legno.
«Buongiorno, vi chiedo scusa per il ritardo». Fabricio si era riavvicinato a Ishwar per mostrargli quanto trovato e osservò sorpreso la donna appena sopraggiunta. Quanti anni aveva? Sembrava anziana, ma gli occhi che aveva fissato su di loro era vitali e arguti. Inoltre, sembrava una strega potente. «Sono la professoressa McGranitt, la Preside di Hogwarts» si presentò ella.
Ishwar e Fabricio le strinsero la mano.
«Hagrid di solito è perfettamente in grado di occuparsi delle creature presenti sul territorio della Scuola, ma ho ritenuto opportuno avvertirvi perché sembra essere una  estranea a quest’ambiente».
Fabricio intuì che la Preside non fosse particolarmente felice di averli lì. Il perché non gli era chiaro.
«Per caso questo grembiule vi dice qualcosa?» chiese Ishwar ai due insegnanti.
«Non rientra nella divisa della Scuola» replicò la McGranitt.
«L’ho già visto» disse, invece, Hagrid. «A Hogsmeade. Ultimamente c’è una ragazza che vende dolci e altri cibi a base di miele… con una bancarella… e ha questo grembiule di solito… anche sulla bancarella c’è l’ape disegnata».
Fabricio aprì la busta e tirò fuori un foglio di pergamena. Quasi rise leggendo, beccandosi un’occhiataccia dal collega e degli sguardi straniti da parte di Hagrid e della McGranitt. «È una lettera d’amore» disse come se chiarisse tutto. Ishwar alzò gli occhi al cielo. «È interessante… fa riferimento a un regalo prezioso…».
«Che sia quello nella scatola?» suggerì Ishwar.
Fabricio tracciò con il dito le due lettere incise sul coperchio e poi l’aprì. «No, sono solo gobbiglie. Non avevo visto mai un set tanto elegante, chissà quanto costa».
«P.M.» mormorò Ishwar notando a propria volta le iniziali. «Chi potrebbe essere?» chiese rivolto alla Preside.
«Ci sono diversi studenti che potrebbero rispondere a quelle iniziali» replicò ella.
«Ma non credo che tutti possano permettersi di spendere tanti soldi per delle biglie» insisté Ishwar. «Il proprietario potrebbe essere collegato alla creatura. Non potremmo avere un elenco degli studenti con queste iniziali?».
«Naturalmente» replicò la McGranitt.
«Noi nel frattempo andiamo a Hogsmeade e parliamo con la ragazza della bancarella, magari sa qualcosa» disse Fabricio.

I due così si congedarono e si allontanarono da Hogwarts. Durante il tragitto rimasero in silenzio, ognuno preso dai propri pensieri. Una volta raggiunta l’High Street non fu difficile trovare la bancarella. Aspettarono in disparte perché vi erano diverse persone in fila. Alla fine, approfittando di un momento di calma, si avvicinarono anche loro.
«Buongiorno! Cosa desiderate? C’è ancora della torta di miele e ricotta e dei biscotti oppure dei vasetti…»
«Siamo del Ministero» la interruppe Ishwar.
La ragazza sembrò sorpresa e disse: «Ho la licenza, posso mostrarvela, se mi date un attimo».
«No, no» la fermò Fabricio lanciando un’occhiataccia al collega. «Siamo della Divisione Bestie. Vorremmo solo farle qualche domanda».
«La Divisione Bestie? Se volete controllare come teniamo gli animali, dovreste parlare con mio padre… La nostra fattoria è nello Yorkshire. Io porto solo alcuni prodotti»
«Stia tranquilla» prese la parola Fabricio. «Vogliamo solo chiederle se per caso ultimamente è stata avvicinata da qualche studente di Hogwarts».
Se possibile la ragazza fu ancora più sorpresa. «A Halloween c’è stata la prima gita dell’anno, ne ho incontrati tantissimi».
«Qualcuno le ha detto qualcosa di particolare… non so, magari ha cercato di mettersi in mostra… se posso permettermi, lei è una bella ragazza…» continuò Fabricio.
«I ragazzi più grandi facevano qualche battutina, qualcuno ha provato a offrirmi una burrobirra».
«E lei?».
«Io sono qui per lavorare, non per perdere tempo con dei mocciosi pieni di sé» replicò la donna. «Un gruppetto del settimo anno stava un po’ esagerando, ma io ho minacciato di chiamare uno dei loro insegnanti che avevo intravisto nei dintorni e si sono dati una calmata…».
«Ma si ricorda qualcuno di particolare?» insisté Fabricio.
«No, dovrei?» replicò la ragazza non comprendendo tutte quelle domande.
«E dalla fine di ottobre non ha visto nessun altro studente?» le chiese Ishwar.
«No, i ragazzi hanno il permesso di uscire dal castello solo durante le gite programmate e non ce ne sono state altre. Non avete frequentato Hogwarts, vero?». I due negarono. «Si vede, in caso contrario non l’avreste chiesto. La professoressa McGranitt è molto rigida, se permette una gita al mese è già un miracolo. Hagrid mi ha detto che ce ne sarà una nei prossimi giorni».
«Capisco, va bene, la ringraziamo» disse Fabricio congedandosi. «Mandiamo un Patronus al Quartier Generale e andiamo a mangiare qualcosa prima di tornare a Hogwarts, va bene? Nel frattempo penso che la lista con gli studenti che iniziano con P. M. sarà pronta».
Ishwar assentì.
Nemmeno dieci minuti dopo erano accomodati ai Tre Manici di Scopa pronti a ordinare, ma sorprendentemente furono raggiunti da Robert in persona. Fabricio s’incupì e non disse nulla.
«Sei preoccupato?» chiese Ishwar sorpreso che il loro capo avesse deciso di raggiungerli.
«Un po’» ammise. «Annabelle non sa che sono qui o non farebbe che prendermi in giro dicendo che sono un padre apprensivo».
Fabricio fu leggermente sollevato da quella considerazione: aveva pensato che Robert non si fidasse di lui e fosse andato a controllarlo, invece pensava solo alla figlia.
Mentre mangiavano, Fabricio e Ishwar raccontarono a Robert quel poco che avevano scoperto fino a quel momento. La quiete fu interrotta dal mezzogigante, che avevano conosciuto quella mattina, che li raggiunse contento di trovarli lì.
«Hagrid» lo accolse Robert.
«Oh, ci sei anche tu!» replicò con un enorme sorriso Hagrid, poi tornò serio. «La creatura ha fatto altri danni nel parco e uno stupido reporter di Radio Strega Network alla radio ha detto che c’è un drago a Scuola, già la McGranitt ha ricevuto le prime lettere di protesta dai genitori».
«Pausa pranzo finita» disse Robert. «Tu non pensi che possa essere un drago, Hagrid?».
Il guardiacaccia di Hogwarts sembrò quasi felice alla prospettiva. «Secondo me no. I ragazzi che l’hanno vista vicino al campo di Quidditch hanno detto che era piccola… A meno che non fosse un cucciolo…».
«Beh, andiamo a vedere» disse Ishwar alzandosi.
«Bene, mantenetemi aggiornati, ci vediamo pomeriggio in ufficio. Vi aspetto» replicò Robert.
«Non vieni con noi?» chiese sorpreso Fabricio.
«Scherzi? Ho impedito agli altri di venire a Hogwarts e ci vengo io? Nerissa me lo rinfaccerebbe per un bel po’».
«Mi piacerebbe vederla Nerissa… è da tanto…» disse Hagrid.
«Glielo riferirò, sarà felice di vederti» disse Robert congedandosi.
I tre rimasti si avviarono verso il Castello, questa volta Hagrid si premurò di far loro da guida e raccontò alcuni aneddoti divertenti. O almeno Fabricio li trovò tali, Ishwar mantenne la sua serietà.
Era una giornata abbastanza fredda e sulle montagne non troppo lontane si notavano strati di nebbia abbastanza spessi. Fabricio si accigliò e si rivolse ad Hagrid. «Ieri sera, quando la creatura è stata avvistata, c’era nebbia?».
«Sì, ieri notte ce n’è stata parecchia. Il parco a malapena si vedeva. L’allenamento dei Grifondoro è stato interrotto per far rientrare i ragazzi prima che diventasse difficile vedere a un palmo dal naso».
«Quindi la nebbia, che già stava scendendo, e il buio potrebbero aver distorto la loro visione» commentò Fabricio.
«Sì» assentì Hagrid.
I tre raggiunsero un’area del parco più remota, nei pressi della Foresta Proibita, o almeno così la definì Hagrid, qui gli alberi erano stati bruciati da poco.
«Abbiamo spento il fuoco» disse il professore di Erbologia e vicepreside, che si era presentato come Neville Paciock.
Fabricio osservò con attenzione e si rese conto che solo la parte più bassa degli alberi era stata bruciata e poi parte del prato nei dintorni. Indicò a Ishwar come le bruciature fossero tutte più o meno allo stesso livello.
«Pensate possa essere davvero un drago?» domandò preoccupato Paciock.
«Professore, scusi, per quale motivo un drago dovrebbe trovarsi in una Scuola?» replicò Ishwar.
A Fabricio e al collega non sfuggì lo sguardo che Hagrid e il professore si scambiarono. Che sapessero qualcosa? «Comunque non credo sia un drago» disse. «Anche un cucciolo avrebbe potuto bruciare più in alto e, anche se ancora non avesse sviluppato bene la fiammata, non si spiegherebbe la direzione strana con cui ha colpito».
«Qui ci sono anche dei segni» disse Ishwar. «Sembrano artigli».
«È pronta la lista che abbiamo chiesto alla Preside?» chiese Fabricio dopo aver costatato che non ci fosse nulla altro di utile.
«Si, seguitemi».
I corridoi erano abbastanza silenziosi e non incontrarono quasi nessuno nel percorso che compirono per raggiungere l’ufficio del vicepreside.
«Dove sono tutti?» domandò Fabricio curioso.
Neville fece loro cenno di entrare e rispose: «In classe naturalmente. Sono già iniziate le lezioni pomeridiane».
Fabricio e Ishwar si accomodarono e subito si concentrarono sulla lista che il professore consegnò loro.
 
Powell Miriam, I anno, Tassorosso
Paul Merinon, II anno Grifondoro
Patrick Moran, IV anno, Serpeverde
Parkinson Mark, VII anno, Serpeverde
Phoebe Moore, VII anno, Corvonero
 
«Per fortuna, sono pochi. Possiamo parlare con loro?» chiese Ishwar.
«Tre di loro sono minorenni» li avvertì Paciock.
«Ma noi vogliamo solo sapere se il set di gobbiglie appartiene a uno di loro e se per caso hanno visto qualcosa» spiegò Fabricio.
«In realtà, dovremmo parlare anche con i ragazzi che dicono di aver visto la creatura» aggiunse Ishwar.
Paciock rifletté un momento e poi annuì. «Li convocherò, però farò io le domande. Voi naturalmente potrete assistere».
«Non credo funzioni così, professore» esclamò Ishwar.
«Siete a Hogwarts, queste sono le condizioni».
Fabricio trattenne Ishwar che stava per ribattere. «Va bene, professore. Naturalmente, noi interverremo, se lo riterremo opportuno».
«Bene, vado a chiamarli».
Nonostante la fretta dei due colleghi, tutti i ragazzi si radunarono fuori dalla porta solo dopo il suono della campanella.
«Vi chiedo scusa, ma alcuni miei colleghi hanno preferito concludere le loro lezioni». In realtà, le scuse apparvero più formali che altro.
Chiamarono i ragazzi uno alla volta.
La prima era una ragazzina minuscola del primo anno e sembrava terrorizzata alla vista dei tre adulti. «Miriam, stai tranquilla, vorremmo rivolgerti solo alcune domande» cercò di metterla a suo agio Paciock. «Questo set di gobbiglie è tuo?».
Miriam sembrò sorpresa. «No, signore».
«Sai che alcuni tuoi compagni hanno detto di aver visto una creatura ieri sera?».
«Sì, il drago. Lo sanno tutti».
Ishwar alzò gli occhi al cielo e Fabricio trattenne a stento una risatina: chissà che storie stavano circolando per la Scuola.
«Molto probabilmente non è un drago» replicò pazientemente Paciock. «Tu hai visto qualcosa?».
«No, signore».
«Va bene, Miriam, ti ringrazio. Se dovesse venirti qualcosa in mente, ti prego, di parlarne con me o il con il professor Mcmillan».
La ragazzina annuì e uscì dall’ufficio, lasciando il posto a un ragazzino molto più sicuro di sé che sorrise immediatamente loro in modo tutt’altro che rassicurante; infatti, il professore non sembrò convinto, ma ripeté le stesse domande.
Paul negò. «Chissà quanto costa! Mio padre non me lo comprerebbe mai» borbottò. «Nessuno del secondo anno ne ha uno così» aggiunse occhieggiando il set con evidente desiderio.
Alla seconda domanda, invece, rispose affermativamente. «Sono andato a vedere gli allenamenti ed ero con James Potter».
«Che cosa ti ricordi?» intervenne Fabricio.
Il ragazzino si strinse nelle spalle. «C’era nebbia ed era buio. Io pensavo fosse un topo enorme».
Lo ringraziarono e fecero entrare Patrick Moran, già più grande degli altri due ma con un atteggiamento altero. Appena prese posto sulla sedia rivolse un’occhiata di sufficienza ai tre adulti, come se non fossero alla sua altezza. Il colloquio durò poco, perché rispose negativamente a entrambe le domande.
Mark Parkinson non fu di maggiore aiuto, in quanto affermò di non giocare ormai da anni con le gobbiglie per quanto a casa sua non mancasse un set altrettanto pregiato.
Infine, l’ultima ragazza negò a propria volta.
La squadra di Quidditch di Grifondoro, convocata al completo, mostrò tutta la propria fantasia nel descrivere la creatura e, questione che impensierì non poco Fabricio e Ishwar, alcuni di loro sembravano divertiti all’idea d’indagare.
«Mi è venuto il mal di testa» sibilò Ishwar che non aveva apprezzato la confusione e l’allegria dei Grifondoro.
«Che ne pensate?» chiese loro Neville.
«Parkinson» disse Ishwar. «Ha detto chiaramente di avere un set simile a questo a casa, avrà sicuramente mentito».
«Lei che ne pensa, professore?» domandò Fabricio.
Paciock sospirò. «Non lo so, tocca a voi indagare, no?».
Fabricio lo guardò male: perché erano tutti così restii con loro? Eppure non sembrava una persona antipatica. Ma persino Hagrid era diventato più espansivo con Robert. Ce l’avevano con lui e Ishwar perché non erano di Hogwarts?
«La creatura è nel parco, non faccia uscire nessuno» sentenziò Ishwar dopo aver riflettuto. «Noi torneremo domani mattina».
Fabricio annuì. Non aveva senso rimanere ancora. Robert aveva detto che li avrebbe aspettati in ufficio.
Il professore si propose di accompagnarli, ma nella Sala d’Ingresso furono bloccati da alcuni ragazzi. Adesso, in prossimità della cena, la Scuola era veramente viva e caotica.
«Fabricio!».
Tre ragazzine gli corsero incontro. «Abbiamo sentito che c’erano degli uomini della Divisione Bestie» gli disse la più piccola. «Abbiamo pensato che ci fosse mamma».
Fabricio sorrise alle tre sorelle Davies, che conosceva grazie alle varie cene che Annabelle aveva organizzato a casa sua. Erano anni ormai che lavorava in quella squadra. Una strana sensazione gli strinse lo stomaco: erano la sua seconda famiglia, eppure stava loro nascondendo qualcosa di importante. «Niente da fare. Tutti sarebbero voluti venire a Hogwarts, quindi Robert ha mandato noi».
Ishwar era sempre più nervoso, perché ormai erano diventati il centro dell’attenzione degli studenti di Hogwarts.
«Il solito guastafeste» commentò Margaret, la secondogenita di Annabelle.
«Comunque ci sono Sarah e Freya. Loro speravano che ci fosse Robert» aggiunse Charlotte, la più piccola trascinando vicino a loro due ragazzine della sua età.
Fabricio notò che la figlia di Robert era particolarmente pallida e le sorrise ricordandosi che di lì a poco ci sarebbe stata la luna piena. La ragazzina sembrava la più dispiaciuta nel rendersi conto che il padre avesse mandato i due colleghi.
«Porterò loro i vostri saluti» le rassicurò. Le ragazze sembrarono contente, persino la più grande, Eleanor, che era sempre la più silenziosa ma, per quanto ne sapeva Fabricio, aveva ereditato il talento del padre tanto che già l’anno prima era stata nominata Capitano della sua squadra.
Con un sorriso si allontanò nella notte buia e nuovamente nebbiosa: ora capiva perché i suoi colleghi si erano messi a litigare pur di essere mandati lì.
Al Quartier Generale trovarono Nerissa che riservò loro un’occhiataccia, ancora non le era passata da quella mattina, e Benji che continuava a studiare in un angolo dello stanzone.
«Ma non puoi andartene a casa?» borbottò Ishwar.
«Mia sorella è tornata con i compagni della sua band e non mi posso concentrare, almeno finché i miei non tornano da lavoro non si capisce nulla».
«Allora, ragazzi?» Robert li raggiunse e sedette con loro.
Fabricio e Ishwar a turno raccontarono quanto scoperto.
«Dubito anch’io che sia un drago. Comunque domani verranno anche Benji e Nerissa con voi» disse Robert, ignorando l’esclamazione di giubilo dell’amica. «Magari riusciranno a cogliere qualcosa che a voi è sfuggito. Poi siete davvero sicuri che ci sia un collegamento tra le gobbiglie e la creatura?».
«No» ammise Ishwar.
«Però i primi segni della presenza della creatura sono nella rimessa, dove abbiamo trovato anche le gobbiglie; gli altri danni sono successivi» aggiunse allora Fabricio.
«Vedremo» sospirò Robert. «Penso che possiamo andarcene tutti a casa. Benji puoi rimanere quanto vuoi».
Il ragazzo ringraziò e augurò loro una buona serata.
«Robert» chiamò Fabricio seguendo il collega e capo lungo un corridoio del Ministero. L’altro si fermò e lo attese. «Non puoi venire anche tu a Hogwarts? E Annabelle. Le ragazze ci tenevano».
L’uomo s’incupì. «Se domani mattina non risolverete, manderò Annabelle a sostituire uno di voi in modo che possa salutare le figlie, ma io non verrò».
«Perché?» non riuscì a trattenersi. «Sarah ci tiene».
Robert sbuffò e riprese a camminare. «Sarah si deve abituare. Ci vedremo a Natale».
Fabricio non insisté percependo il dolore dietro quelle parole.
 
La mattina dopo, come da istruzioni di Robert, Nerissa, Benji e Fabricio e Ishwar raggiunsero Hogwarts. Hagrid accolse felice la donna e Paciock fu contento di incontrare nuovamente Benji, che era stato suo alunno fino a un paio di anni prima.
Riguardarono con attenzione in tutti i luoghi da cui sicuramente la creatura era passata. Benji batté anche i territori circostanti e infine anche le acque del lago antistanti il ponte della rimessa.
«Ma perché?» chiese Nerissa incuriosita. Il ragazzo le era grato per la fiducia che riponeva in lui. Fabricio e Ishwar esploravano il parco in attesa di scovare la creatura.
«Immagina uno studente che vuole nascondere qualcosa… Insomma, se è il proprietario della lettera d’amore e delle gobbiglie, vuol dire che ha usato la barca… Forse in questo modo si è fatto consegnare la creatura spostandosi nottetempo verso l’altra sponda del Lago Nero, quella che è più vicina alla stazione… La creatura, visto che è pericolosa, doveva pur essere chiusa da qualche parte…» le spiegò mentre si toglieva le scarpe e gli indumenti più pesanti. Rabbrividì ma si immerse lentamente e si applicò un incantesimo termico e il testabolla. In realtà, non impiegò molto a trovare qualcosa. Riemerse portando con sé una cassa di medie dimensioni. Nerissa lo aiutò a issarla sul ponte. Poi l’aprì, mentre Benji si rivestiva.
«C’è una scritta, all’interno…» disse Nerissa illuminandola con la bacchetta. «Fiji».
«L’unico animale che mi viene in mente originario delle Fiji è il fiammagranchio» borbottò Benji distrattamente.
«Che hai detto?» lo fermò Nerissa.
«I fiammagranchi sono originari delle Fiji» ripeté Benji e in quel momento sembrò rendersi conto anche lui delle sue parole.
«Tutto tornerebbe» ragionò Nerissa. «Il fuoco. Gli alberi bruciati solo nella parte più bassa del tronco… Un Grifondoro ha detto di aver visto un topone…».
«E un altro un tasso» aggiunse Benji che aveva letto il rapporto dei colleghi quella mattina.
«Beh, almeno non è un drago. Raggiungiamo gli altri».
«Comunque in questo modo ha più senso il collegamento con la lettera d’amore» le disse Benji, prima di raggiungere Fabricio e Ishwar che discutevano animatamente con Hagrid.
«Perché mai?» gli chiese Nerissa per l’ennesima volta, per lei quelli erano solo giochi di qualche ragazzino.
«Fabricio ha detto che parla di un regalo prezioso».
I fiammagranchi erano effettivamente noti per il loro carapace incrostato di gemme preziose.
«Dobbiamo scoprire chi ha scritto la lettera» decise Nerissa. «Che succede?» chiese ai colleghi.
«Oh, Nerissa» l’accolse rincuorato Hagrid, che sembrava sollevato di vederla. La donna intanto aveva notato il ragazzo biondo che assisteva alla discussione a braccia conserte. Aveva un volto familiare. «Dì ai tuoi colleghi che Scorpius, qui, non voleva fare nulla di male».
Scorpius, che nome era? Pensò Nerissa.
«La Preside ha vietato a tutti gli studenti di uscire nel parco» sbottò Ishwar. «Questo ragazzo ha fatto una cosa gravissima e Hagrid vorrebbe insabbiare la cosa».
Nerissa si accigliò: ma seriamente? Avevano altri problemi che occuparsi degli studenti che violavano le regole.
«Stavo solo cercando la creatura. Voi perdete solo tempo» sbottò il Serpeverde.
Ishwar arrossì pronto a scoppiare. Fabricio sembrava seccato tanto da voler essere ben lontano da lì.
«Ah, sì? E tu saresti più bravo di noi? Che hai scoperto?» gli chiese scettica.
«Si tratta di un fiammagranchio e si è nascosto in una sponda del Lago Nero».
Nerissa sgranò gli occhi e sentì un borbottio indistinto provenire da Benji.
«Come l’avresti scoperto?» domandò Ishwar che fu il primo a riprendersi. 
«Segreti del mestiere» sorrise Scorpius.
Ishwar sembrò sul punto di strozzarlo.
«Scorpius non è un vostro problema» intervenne una voce autoritaria. Neville Paciock li aveva raggiunti e aveva lanciato un’occhiata severa al ragazzo. «La professoressa Cohen ti aspetta per sapere per quale motivo stanotte eri nel parco quando non eri nemmeno di ronda».
Il ragazzo deglutì. «Come fa a saperlo?».
«Ti aspettavi che la Caposcuola di Tassorosso ti coprisse?».
Scorpius sbuffò e se ne rientrò nel castello mormorando un saluto a mezza voce.
«Beh, adesso andremo a catturare il fiammagranchio così non darà più fastidio» disse Nerissa, decisa a non commentare.
«Aspettate, potete mostrarmi la lettera che avete trovato nella rimessa?» chiese Paciock.
Ishwar gliela porse a un’occhiata di Nerissa. Il professore la confrontò con un’altra pergamena che aveva in mano. «Ci avrei scommesso!» disse.
«Sa chi è stato?» gli chiese esplicitamente Fabricio.
«Sì, Patrick Moran. Ieri ha mentito, ne ero quasi certo. Questo è l’ultimo tema che mi ha consegnato, la scrittura è identica. Inoltre, il padre di Moran è un campione del mondo della nazionale irlandese, di sicuro i soldi non gli mancano».
«Ottimo, quindi non ci resta che catturare il fiammagranchio e avremo finito. Andiamo a dare un’occhiata» disse Nerissa.
«Si può sapere che problemi hanno in questa Scuola?» sbottò Ishwar quando furono da soli.
«In che senso?» chiese Nerissa fermandosi, non avendo intenzione di continuare la discussione vicino al Lago per non spaventare la creatura.
«I ragazzi indagano per fatti propri e pure i professori! Paciock ha capito subito che quel ragazzino mentiva eppure non ci ha detto nulla!».
«Hogwarts non gradisce la presenza del Ministero» replicò lei.
«Noi stiamo facendo il nostro lavoro e ci hanno chiamato loro!».
«Sono stati costretti o non l’avrebbero fatto. Non avevano veramente bisogno di noi e non si fidano del Ministero».
Ishwar era basito.
«Perché?» chiese Fabricio.
«Perché tutte le volte che il Ministero si è intromesso ha fatto solo danno e quando Hogwarts aveva veramente bisogno non c’era».
«L’anarchia» borbottò Ishwar.
Nerissa lo ignorò, perché lui non poteva capire.
Si divisero per battere tutta la zona, ma solo a pomeriggio inoltrato riuscirono a scorgere la creatura. Solo per orgoglio non aveva chiesto al Serpeverde di guidarli.
Si nascosero dietro alcuni alberi sul limitare della foresta.
«Benji, posiziona la cassa aperta poco distante da noi e mettici dentro…». Nerissa si guardò intorno e Fabricio le venne in aiuto individuando una piantina poco distante. «Esatto, questa attirerà la sua attenzione».
Fabricio e Ishwar crearono un fascio dall’odore pungente. Benji eseguì gli ordini e si ritrovarono di nuovo tutti in attesa.
Il fiammagranchio fu attirato ben presto dalla trappola e Nerissa si premurò di sigillare il coperchio. A quel punto lo fecero levitare fino all’ingresso della Scuola. Qui li attendeva Annabelle in compagnia delle figlie e poco distante c’era un uomo alto e slanciato palesemente furioso.
«Eccovi, avete risolto?» li accolse.
«Sì, abbiamo catturato il fiammagranchio».
«Io ho fatto la conoscenza del giovane Moran e del padre» dichiarò Annabelle accennando all’uomo. «La McGranitt si occuperà del Serpeverde, ma il padre dovrà renderci conto di un po’ di cose».
Così insieme tornarono al Quartier Generale. Annabelle e Robert colloquiarono a lungo con il signor Moran, tanto che Nerissa rimase sola insieme a Benji, che nel frattempo aveva stilato un completo resoconto come sua abitudine.
Alla fine si smaterializzarono tutti e tre al Paiolo Magico per prendersi qualcosa da bere e da mangiare.
«Quindi Moran si è preso una cotta per una ragazza che ha visto una sola volta e, siccome l’ha sentita parlare con un commesso di Mondomago di draghi, ha pensato di regalargliene uno» riassunse Nerissa.
«Esatto, peccato che i contatti ‘importanti’, come ha detto lui, cioè amici della famiglia Goyle, uno dei ragazzi con cui si accompagna a Scuola, gli abbia mandato il fiammagranchio, fregandolo… Lui non si è lasciato abbattere e ha deciso che sarebbe stata la stessa cosa» aggiunse Robert.
«Peccato, che mentre gli dava da mangiare gli sia scappato. Allora è corso via spaventato ma premurandosi di buttare la scatola nel lago per nascondere le prove» concluse Annabelle.
«Che inventiva» sbuffò Robert.
«Tutto per una cotta» borbottò Nerissa disgustata. «Beh, suo padre pagherà una bella multa».
«Senti, Robert» intervenne dopo un po’ Annabelle. «Come va con Samuel?».
L’uomo sbuffò: «Continua ad evitarmi e non riusciamo a parlare».
«Vedrai che si sistemerà tutto» sussurrò Annabelle stringendogli il braccio.
 
   
 
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