Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: kamony    10/09/2023    4 recensioni
E se i nostri eroi del Corpo di Ricerca dovessero vivere le loro vicende in un universo alternativo che risultasse molto simile al nostro mondo attuale, chi potrebbero essere e contro CHI dovrebbero combattere per salvare il mondo?
E questa volta come andrà a finire la storia?
Una commedia- action- sci-fi - romance.
Una quasi canon-divergent-AU che spero vi diverta come ha divertito me scriverla!
[Varie OTP Levi X Hanji una delle tante, le altre vanno scoperte in corso di lettura]
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erwin Smith, Hanji Zoe, Levi Ackerman
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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L’Isola dei Dannati
A.o.T. Mission-almost-Impossible





38
E vissero tutti...
Felici e contenti?



Jean e Mikasa si erano presi qualche minuto per metabolizzare la sorpresa, poi Jean fu il primo a parlare:«Prima di darvi una qualsiasi risposta in merito alla vostra richiesta, mi dovete spiegare perché volete affidare tale compito proprio noi due».
Mikasa rimase in silenzio.
«Io ed Eren prima della riunione alla Casa Bianca eravamo stati già messi al corrente di tutto e dobbiamo spiegarvi un bel po' di cose» cominciò alla lontana Krista «Intanto non è vero che ho donato loro il cordone ombelicale, io credevo di lasciarlo in ospedale, a beneficio dei bambini malati, invece mio zio lo ha comprato e lo ha dato allo staff medico della CIA su richiesta di Oniankopon».
«Ma non poteva dirtelo?» le chiese Mikasa molto perplessa.
«Temeva in un mio rifiuto, lui dice che lo ha fatto per i mutaforma, in particolare per Eren, ma in realtà credo che avesse questa idea in testa da quando Kenny rapì Eren per fargli fare da esca e portare via me. Credo che già avessero intuito che il nascituro avrebbe potuto garantire delle opportunità in tal senso».
«Temi quindi che ci sia qualcosa sotto? Qualcosa che ci tacciono?» intervenne Jean.
«Non lo so e spero di no, ma la posta in gioco è troppo alta per non avere dei dubbi».
«Quando lo abbiamo scoperto ci siamo opposti categoricamente» s'intromise Eren riportando il fucus su Milae e sul suo DNA.
«Che cosa ti ha fatto cambiare idea?» lo incalzò Jean.
«Pixis è molto bravo a convincere le persone. Mi ha detto che tutto questo casino era colpa di mio padre e che anche io avevo contribuito seppur manipolato; che c'erano nuovi ibridi sfuggiti al controllo, che la vita di molte persone dipendeva dalla nostra decisione, che una sorta di possibile salvezza di Zeke era nelle mie mani, insomma ha fatto leva sui miei sensi di colpa».
«Ci ha detto che nostra figlia finché ci saranno ibridi è in pericolo perché il suo sangue è prezioso, che se avessero potuto gestire la faccenda in gran segreto e con il nostro aiuto, avrebbero liberato il mondo da questa piaga veramente una volta per tutte e il suo futuro sarebbe stato al sicuro».
«E così avete ceduto» concluse Jean.
«Sì, ma ad una condizione imprescindibile, ovvero che per la sua incolumità dovevamo sparire tutti, non esistere più e quindi tornare a Paradise e per il mondo reale fingere di essere dispersi o morti».
«Quindi sei stato tu?» chiese allibito Jean.
«È una decisione che abbiamo preso insieme e non credere che non siamo consapevoli di rovinare la vita a molti di voi, ma nostra figlia è più importante di chiunque altro, anche di noi stessi. Spero che un giorno voi e gli altri possiate capirci» aggiunse Krista molto seria e determinata.
«Sia chiaro siamo i primi a sperare che quando tutto sarà finito si possa tornare alla normalità, ma nel frattempo era necessario tenerla in sicurezza» aggiunse Eren.
«E vi fidate di loro?» li interrogò Jean.
«No» gli risposero all'unisono.
«Ma dimmi, tu che avresti fatto al nostro posto? Avresti rischiato la vita di tua figlia e di altri innocenti? Avresti esposto il mondo ad altri ibridi? Abbiamo cercato, non senza dubbi e perplessità di fare la cosa giusta» spiegò Eren.
«O per meglio dire la meno sbagliata» lo corresse Krista.
Jean non rispose.
Mikasa per il momento si limitava solo ad ascoltare.
«Milae ha diritto ad una vita normale e non ad essere il bersaglio vivente per esperimenti da parte di chissà chi. Noi almeno di Oniankopon ci fidiamo. Ha permesso ad Eren di vivere, non è cosa da poco, per questo alla fine ci siamo convinti» spiegò Krista.
«Ma lo sarà per tutta la vita in pericolo, non credi?» s'intromise Mikasa.
«In effetti no. Ogni anno che passa il potere curativo del suo sangue va diminuendo. Arrivata allo sviluppo le proprietà genetiche per effettuare l'antidoto andranno a scemare drasticamente fino a diventare, in poco tempo, del tutto nulle e prima di compire vent'anni sarà libera. Questo hanno omesso di dirvelo, ma a noi l'ha spiegato bene Oniankopon».
«Quindi se ho ben capito volete che noi ci prendiamo l'impegno e la responsabilità di vegliare su di lei se vi capitasse qualcosa, nel qual caso dovremmo crescerla e proteggerla fino all'età che la renderà al sicuro, giusto?» chiese Mikasa infine.
Eren annuì «Sei l'unica di cui mi fido ciecamente e tu» disse puntando Jean «sei l'unico che farai qualsiasi cosa Mikasa ti chiederà, perché la ami e non lasceresti mai sola con una simile responsabilità. Inoltre è innegabile che sei una persona con alti valori morali e sono certo che non venderesti mai mia figlia al miglior offerente e poi cosa non trascurabile sei un ottimo agente».
Ci furono alcuni secondi di pesante silenzio che infine fu rotto da Jean:«Per me va bene» rispose spiazzando tutti. Come poteva dire di no? Sapeva già che Mikasa lo avrebbe fatto a prescindere di qualsiasi sua decisione e a parte ciò quella bambina aveva il sacrosanto diritto di essere salvaguardata.
«Grazie» gli disse Krista commossa abbracciandolo, mentre lui non sapeva bene che fare e cercò lo sguardo di Mikasa che aggiunse:«Ovviamente sta bene anche per me. Contate pure su di noi. Speriamo non accada mai, ma nel caso la cresceremo e la difenderemo come se fosse nostra».
Eren e Krista sorrisero ad entrambi e, con un cenno di gratitudine della testa, li ringraziarono ancora una volta. Non c'era bisogno di molte parole, perché nonostante tutto si volevano bene e si stimavano anche se non sempre erano andati d'amore e d'accordo.
«E ora prendetela un po' in braccio, fate conoscenza!» disse entusiasta Krista piazzando la bimba tra le braccia di Jean che s'irrigidì come uno stoccafisso.
«Rilassati Kirschstein non morde, al limite strilla e piange» ridacchiò Eren divertito dall'imbarazzo dell'altro.
Jean continuava a maneggiarla come fosse di vetro ma per fortuna la bambina era tranquilla.
Mikasa lo guardava un po' compiaciuta e un po' intenerita. Il ragazzo non era decisamente a suo agio, ma a lei piaceva quell'idea di Jean con un bambino in braccio, chissà, magari un giorno in un molto, ma molto lontano futuro...
«Milae? Milae? Sorridi allo zio Jean!» disse Krista invogliando la bambina ad interagire e a quel punto lui si sciolse e cominciò a farle dei versetti scemotti, improvvisamente però così da nulla cominciò a piangere gettandolo letteralmente nel panico. Come se la bimba scottasse la passò veloce a Mikasa. Era mortificato.
La ragazza invece la calmò quasi subito passeggiando e cullandola aumentando così la frustrazione di Jean.
«Poi imparerai come si fa, non crucciarti» gli aveva detto Eren dandogli una pacca sulla spalla.
Jean stranamente non aveva reagito, gli sembrava tutto così surreale. Lui con l'ex di Mikasa diventato padre per sbaglio, che ora faceva l'amicone, sembrava la trama di una pessima commedia, ma stranamente nonostante fosse una situazione bislacca, la cosa gli piaceva, gli dava un senso di rinnovata serenità. Aveva così tanto penato per realizzare il suo sogno con la ragazza che amava, che ora non gli faceva più paura niente, neppure Eren, o fare da padrino a Milae, o il trasferimento a Paradise. Con lei era pronto anche ad andare all'inferno se fosse stato necessario. Gli dava una sicurezza che non sapeva di avere e questo lo legava sempre di più a lei.
«Milae è un nome particolare, non l'ho mai sentito prima, chi l'ha scelto?» chiese Mikasa rivolta a Krista continuando a trastullare la piccina.
«Eren. Eravamo d'accordo che se fosse stata femmina l'avrebbe scelto lui e fosse stato maschio io» spiegò la ragazza prendendo dalle sue braccia la figlia per farla mangiare.
«È di origine Coreana e l'ho scelto perché è il più musicale che ho trovato» aggiunse Jeager.
(1)
«In che senso? Non mi dirai che non ci sono altri nomi musicali?» gli chiese Mikasa un po' stranita.
«Milae significa
futuro, concetto che mi era caro, in quanto mia figlia ha davvero cambiato me e la mia vita, e poi è semplicemente perfetto perché lei è anche oggettivamente il nostro futuro, grazie a lei ci sarà un mondo libero e sicuro per tutti!» spiegò soddisfatto.
«Ma tu guarda, sei diventato pure poetico» rimarcò Jean un po' per sfotterlo e un po' stupito, quasi non lo riconosceva.
«È colpa della paternità, vedrai quando toccherà anche a te».
«Oh andiamoci piano eh? Per ora non rientra affatto nei miei progetti».
«E nemmeno nei miei, per carità!» gli fece eco Mikasa.
Lui la guardò un po' storto perché sembrava proprio refrattaria alla cosa, ma riflettendoci su non poteva darle torto perché avevano appena cominciato a stare insieme, anche solo l'idea di un figlio era quanto meno prematura.
«Allora state attenti e soprattutto non fatevi prendere dalla foga nei momenti meno opportuni, quando non siete adeguatamente
protetti» li canzonò Krista.
Mikasa arrossì come un pomodoro fino alla radice dei capelli «Possiamo cambiare argomento per favore?» si stizzì appena.
«Credete che accetteranno tutti di venire a Paradise?» disse Eren accontentandola e tornado ad argomenti più seri.
«Mi pare di aver capito che non è propriamente una scelta» sospirò Mikasa.
«Sapevamo che questo tipo di carriera poteva farci stare sotto copertura anche per anni, quindi è normale che tutti si traferiranno, i corpi speciali sono un po' come le sette, non ti consentono facilmente di uscirne e tornare libero, se non con la pensione» sottolineò Jean pragmatico.
«E così si riparte da dove tutto è cominciato» sospirò Krista rassegnata dando il biberon a Milae.



*


Qualche tempo dopo...


«Questa moto è favolosa!» disse Mikasa ammirando la Ducati che Jean aveva appena tirato fuori dal garage. Era la prima volta che la vedeva e che l'avrebbero usata assieme.
«È una Diavel V4» spiegò orgoglioso mentre poggiava il bolide rosso fiammante sul cavalletto. «Sono contento che apprezzi, di solito molte ragazze hanno una certa avversione per le due ruote».
«Non io» puntualizzò Mikasa e si avvicinò facendo poi una sorta di carezza passando la punta delle dita sul serbatoio cromato, con gli occhi che le brillavano.
«Me la fai guidare?» esordì come un bimbo che anela di salire sulla sua giostra preferita.
«Non scherziamo» rispose lui sorridendo e alzando le mani.
«Perché no? Dai fammela guidare!».
«Mi dispiace ma sulla moto non transigo» gli rispose serioso.
Lei gli si avvicinò e gli cinse la vita cercando di ammaliarlo con uno sguardo languido.
«Non funziona, mi dispiace».
«Insomma vuoi deludere la tua ragazza?».
«Dai Mikasa fare la gatta morta non ti si addice».
«Hai ragione, allora cambio registro, vorrà dire che mi regolerò di conseguenza» lo minacciò semiseria.
Era una sorta di scaramuccia simpatica, anche se c'era effettivamente un pizzico di voglia di farlo cedere.
«Tipo?» le chiese fingendosi preoccupato.
«Prevedo all'orizzonte molti mal di testa serali, seguiti da indisposizioni di vario genere» gli rispose sibillina, ma non troppo seria.
«Ah capisco» fece lui meditabondo «ma è una punizione che estendi anche a te stessa, se ti sta bene... un po' come quello che si tagliò il pisello per far dispetto alla moglie».
«Che delusione sei il solito maschio che è geloso delle sue cose».
«Più che altro non posso dartele tutte vinte, se proprio ti va così tanto di guidarla potresti acquistarne una, ma la mia moto è sacra e la guido solo io, dai mettiti il casco e andiamo».
«Ti preferivo sottone!».
«Questo è un colpo basso, non sono mai stato un sottone e comunque andiamo che sennò facciamo tardi».
«Non ti sei mica offeso?» gli chiese visto che si era appena rabbuiato.
«No, ma non mi piace essere definito così. E comunque abbiamo problemi ben più gravi da affrontare e questa dovrebbe essere una serata spensierata prima di partire per la missione»
«Ma io scherzavo, dai! Era solo per farti dispetto perché non vuoi farmi guidare la moto».
«E non te la farò guidare lo stesso» puntualizzò imperturbabile.
Lei capì che il giochino era durato fin troppo, quindi decise di abbozzare. «E comunque sei un sacco carino quando fai il muso» gli confidò sorridendo e poi con aria davvero impertinente aggiunse «Sottone!» e scoppiò a ridere.
«Non avrei mai creduto tu fossi così perfida» gli disse lui afferrandola e attirandola a sé con finta aria di minaccia.
«Guarda che anche io sono la tua sottona, scemo!» fece appena in tempo a dirgli prima che lui le tappasse la bocca con un bacio.
A volte le loro insicurezze riaffioravano di colpo, ma bastava molto poco per soffocarle.
Si infilarono i caschi, salirono sulla moto, Jean diede gas e sfrecciarono verso la loro destinazione.



*


«Tu stai tramando qualcosa» disse Levi girando intorno ad Hanji con fare indagatore.
«Ci puoi giurare» fu la risposta diretta di lei.
«Ti pare il caso?».
«Lo so che non approvi, che tu sei per farti i fatti tuoi, ma questa volta è per una buona causa».
Levi sospirò era inutile insistere con Hanji, lo sapeva bene.
«A proposito ma di chi è stata l'idea di fare questa serata di merda?» le chiese poi contrariato.
«Dei più giovani, santo cielo però come sei acido!».
«Non stiamo partendo per un viaggio di piacere, tutte queste manfrine mi urtano e poi una serata karaoke? Vade retro, guarda meglio una missione mortale in culonia saudita!(2)».
«Ma mica devi cantare».
«Tanto lo so come vanno a finire certe cose, però potrei sempre darmi malato» disse come colto da illuminazione.
«Il fatto è che tu sei preoccupato per altro, ti conosco».
Hanji aveva centrato il punto e Levi non rispose.
«Sbaglio?» rincarò lei.
«Io non credo che le cose siamo come ce le hanno prospettate e se vuoi saperla tutta, da quell'isola temo che non ritorneremo mai più indietro».
«È probabile, anche se spero proprio di no» ammise lei «ma che possiamo fare se non accettare il nostro destino? Che ci piaccia o no come ha detto Pixis siamo gli unici che possiamo arginare il problema. Abbiamo una sorta di debito morale a cui non possiamo sottrarci. Siamo uomini e donne pronti anche alla morte per il bene comune, è ciò che facciamo da sempre».
«E diciamola tutta: è anche per questo che gli stronzi ci hanno potenziati a dovere» aggiunse Levi sardonico.
«Certamente, ne siamo consapevoli, ma il punto non è questo. Insomma questa vita ce la siamo scelta e per quanto remota fosse questa possibilità, sapevamo che poteva accadere. Ci sono agenti che hanno passato la loro esistenza sotto copertura. È raro, ma non impossibile. Quello che può cambiare la prospettiva è che siamo davvero fortunati, molti di noi hanno la possibilità di affrontare questo salto nel buio non da soli ma in compagnia di chi amano, e chi non ha un compagno, o una compagna, può sicuramente contare su dei veri amici pronti a vendere cara la pelle gli uni per altri».
«Proprio per questo motivo non appoggio la tua scelta, non puoi tirare nel mezzo una civile e condannarla ad una vita da latitante su un'isola che per il mondo non esiste! Ti rendi conto?».
«Ma questa è una decisione che non spetta né a me, né a te, ma solo a lei. Credo che sia giusto che possa disporre della sua vita come meglio desidera».
«A volte non ti capisco» commentò Levi.
«Consolati, nemmeno io» ammise Hanji sorridendo per sdrammatizzare.
«Hai la testa veramente dura».
«Senti chi parla!».
«Va bene mi arrendo, ma se scoppia un casino e scoppierà, almeno ho la coscienza a posto perché ho provato a farti cambiare idea».
«E che casino può mai scoppiare? È stato detto che i familiari possono essere inclusi nel progetto e mi sono informata ai piani alti, non importa siano legalmente sposati per essere definiti tali».
«Credi davvero che Erwin la prenderà bene? È un'enorme e inopportuna ingerenza nella sua vita privata».
«Un po' come ha fatto lui con noi. E non dimenticare che se non si fosse messo nel mezzo non sarebbero cambiate le regole e oggi noi, come altre coppie, saremo state divise da protocollo. Si incazzerà di sicuro, ma poi gli passerà vedrai. Ha diritto anche lui ad una fetta di felicità. Ed è questo che fanno gli amici: si impicciano, aiutano e soprattutto non si girano dall'altra parte».
Levi la guardò molto incupito e poi sbottò «Mi fa girare altamente i coglioni dirlo, ma hai sempre ragione!».
Hanji rise di gusto, ma decise di non infierire oltre e non commentò.



*


Davanti al locale karaoke, Canta che ti Passa, scelto ovviamente da Connie, Erwin trovò Marie che l'attendeva all'entrata.
«Che ci fai qui?» sobbalzò completamente spiazzato dalla sorpresa.
«Ho bisogno di parlarti, ti va se facciamo due passi?».
«Io... sì, va bene» farfugliò confuso «ma come hai fatto a trovarmi?».
«È stata Hanji ma ne parliamo dopo, non abbiamo chissà quanto tempo, domani è il giorno della partenza e dobbiamo chiarirci».
Quindi sapeva tutto? Erwin avrebbe strozzato l'amica, ma per il momento decise di ascoltare Marie, anche perché il suo cuore era in tumulto tra gioia e preoccupazione.
«Prima fammi finire tutto ciò che ho da dire, poi parlerai tu, promesso?».
Smith suo malgrado annuì.
«Capisco le tue ragioni nel tacermi la cosa. Non solo, credimi, le apprezzo. In questo caso hai fatto la cosa che ritenevi fosse più giusta per me, ma non puoi decidere al posto mio. Erwin qui non ho più niente che mi leghi. Nil è morto e sepolto, lavoro rintanata in un ufficio polveroso e il mio mondo si esauriva a questo e poco più, fin tanto che non sei riapparso. È vero ho avuto paura e un po' ne ho ancora, non ci conosciamo più come un tempo, ma hai ridato colore alla mia vita. Mi sento nuova e piena di fiducia in un futuro che prima aveva i toni grigi di un triste e perpetuo Novembre. La vita è comunque un salto nel buio, i progetti spesso sfumano, ma ci sono anche occasioni che vanno prese al volo e senza pensarci troppo, quindi io ho deciso, se mi vuoi starò con te a Paradise e potremmo convivere proprio come speravi prima che accadesse questo casino».
Quelle parole furono per Erwin come un picco violento di adrenalina che lo investì in pieno, in cui gioia e disapprovazione facevano a pugni mozzandogli il fiato, mentre il suo cuore aveva preso il ritmo di un assolo di batteria.
«È molto pericoloso Marie, potrebbe essere una missione senza ritorno, inoltre è una situazione al limite dell'assurdo, una vita da fantascienza io non...».
«Hanji mi ha spiegato tutto».
«Quella disgraziata mi sente! Ma lo sai che è una cosa folle? Oltretutto è terribilmente rischioso, oltre che incosciente, da parte sua averti messa al corrente di tutto ciò, potrebbe costarti molto caro! Io la strozzo!» sibilò indignato, come aveva potuto farlo e Levi? Lui che era sempre così razionale, ne sapeva qualcosa? Era scioccato.
«Non agitarti non siamo tutti matti da legare, abbiamo fatto le cose come si deve, ormai anche io faccio parte del progetto. Ho rispolverato la mia vecchia laurea di infermieristica che non ho mai voluto esercitare, darò una mano come OS nell'ospedale di Onyankopon. Ho cercato io Hanji. Ho insistito io, perché volevo capire e sapere cosa ti stesse accadendo e soprattutto non volevo perderti. Così prima che tu mi dissuadessi, o peggio mi impedissi con qualche magheggio dei tuoi di seguirti, ti ho anticipato e lei mi ha aiutata ad avere ciò che volevo. Dopo un attento esame Pixis mi ha accettata. Ha detto anche che per te sarebbe stato un bene avermi accanto».
L'uomo era rimasto ad ascoltare stupefatto e a corto di parole, sempre in bilico tra l'essere felice e l'essere incazzato nero.
«Hai detto che volevi fare sul serio ricordi? Beh ora è giunto il momento di dimostrarlo. Io ti ho appena fatto vedere quanto realmente tu conti per me, ora tocca a te» concluse Marie.
Lui sospirò forte in balia di mille sentimenti diversi. Era ammirato dalla sua determinazione, era felice di aver scoperto quanto lo amasse, ma allo stesso tempo era preoccupato, impaurito, arrabbiato e spiazzato. Era abituato ad essere sempre un passo avanti e non uno indietro, questa volta non avrebbe potuto avere il controllo su questa faccenda.
Ma era poi così male? La guardò dritta negli occhi per cercare di calmarsi e vi lesse tutta la sua risolutezza, oltre che il suo amore. In pochi secondi sì sentì come svuotato e libero da un peso, si rese conto che contrastarla sarebbe stata una battaglia già persa, quindi fece quello che non faceva quasi mai: si arrese. Si sentì improvvisamente leggero e la prese tra le braccia, poi la baciò con una tale intensità che a Marie tremarono le ginocchia. Quando si staccò da lei erano i suoi occhi che scintillavano dall'emozione: «Non ho mai voluto niente e nessuno quanto voglio te. Ti basta come risposta?».
Lei si accucciò tra le sue braccia felice e anche rasserenata, non era del tutto sicura che sarebbe andata così bene e che lui l'avesse digerita così in fretta, non era di certo un uomo abituato ad essere gabbato, o preso in contropiede, ma avrebbero affrontato il vento e le burrasche una alla volta. Ci sarebbe stato ancora tanto da chiarire e da parlare ma per il momento era giusto godersi quella neonata ed incosciente felicità.



La serata Karaoke era andata bene anche con buona pace di Levi che alla fine si era arreso e scioccando tutti aveva pure cantato. Tra lo stupore generale e facendo perdere cinquanta dollari di scommessa a Connie, si era esibito in I was made for lovin'g you dei Kiss, ovviamente dedicandola ad Hanji, la quale dopo un primo momento di shock, ne rimase lusingata e piacevolmente sorpresa, sia dal fatto che fosse intonato e sia dal fatto che sapesse pure ballare, dato che mentre cantava si muoveva a tempo di musica in modo indecentemente sexy. Quell'uomo era davvero una miniera di sorprese pensò giuliva la novella signora Ackerman, una cosa era certa loro due non si sarebbero mai annoiati insieme.
Levi non appena ebbe terminata la sua inaspettata performance, riprese il suo perfetto aplomb, come se nulla fosse accaduto, raggiunse Hanji e si giustificò dicendole che non avendo tenuto fede nel farle la proposta in pubblico, le doveva comunque una figura di merda e ora, con questa, aveva saldato il suo debito ed era a posto con la sua coscienza.
Erwin che aveva promesso fuoco e fiamme contro Hanji nel vedere Levi ballare e cantare aveva riso così tanto che alla fine aveva desistito da ogni proposito bellicoso, almeno per il momento.
A fine serata Jean aveva consegnato le chiavi della moto a Mikasa perché la guidasse adducendo come scusa che lui aveva bevuto e lei no. La ragazza si sciolse letteralmente e se aveva avuto qualche dubbio, ora più che mai aveva la certezza di quanto lui fosse speciale, anche se a volte voleva fare il sostenuto, ma del resto nessuno è perfetto.
L'indomani la partenza per Paradise era stata traumatica, ma anche carica di aspettative.
Ritornare in quell'isola come neonato Corpo di Ricerca, nominato da Pixis per via della sperimentazione e il contenimento degli ibridi nell'attesa di avere un antidoto, fu sia dolce che amaro, ma almeno questa volta erano tutti coesi e soprattutto sapevano perché fossero lì e che cosa li attendeva.
O almeno questo era ciò che sembrava sulla carta...




EPILOGO





Molti mesi dopo il loro insediamento nell'isola le loro vite erano ormai incanalate in una sorta di routine regolare e tutto sembrava procedere nella giusta direzione e senza troppi scossoni.
L'unico vero grosso problema era far mangiare Zeke che sembrava depresso, ma soprattutto tenergli Levi lontano dato che, in modo assai magnanimo voleva personalmente porre fine a quella sua vita di merda, come amava dire lui ad ogni occasione.
L'antidoto era già quasi stato messo a punto e quindi stava per essere condotta una prima prova di sperimentazione su ibrido.
Nonostante Krista si fosse opposta con tutte le sue forze, Eren si era offerto volontario e a breve lo avrebbe testato su se stesso. Poi se le cose fossero andate bene, uno ad uno anche gli altri lo avrebbero ricevuto e nel giro di un anno o poco più, tutto sarebbe finito.
Nel frattempo i così detti ibridi dormienti inconsapevoli della loro reale condizione, convinti solo di essere portatori sani di un virus letale, erano stati tutti racchiusi a Marley e per il momento nessuno di loro aveva dato grossi problemi. Insomma tutto sembrava andare per il verso giusto.


Ma qualcuno tramava nell'ombra...


«E così questo Corpo di Ricerca sta per testare l'antidoto eh?».
Uri annuì e guardò Kenny soddisfatto.
Lui non era mica stupido come suo fratello, ci aveva ragionato su e alla fine si era detto che era insensato non cogliere quell'occasione così ghiotta. Kenny poi gli aveva forzato la mano proponendosi come socio e mettendogli a disposizione i suoi contatti e la sua squadra speciale. Uri era un uomo molto influente e sapeva come muoversi e come sfruttare al meglio le opportunità e si era comportato di conseguenza.
«Quando penseranno di aver risolto per sempre la questione noi ci faremo avanti e ci occuperemo della faccenda. Se tutto andrà secondo i nostri piani avremmo in mano l'arma più potente di sempre. A quel punto potremmo dettare le nostre condizioni. Tutte le nazioni più potenti faranno a gara per accaparrarsela e noi da bravi generosi la venderemo a tutti e diventeremo straricchi!» concluse Kenny soddisfatto.
Poi aprì la valigetta in cui c'era già una fiala di siero per creare ibridi di seconda generazione e uno scomparto vuoto pronto ad ospitare il neonato antidoto appena fosse stato testato.
Uri gli ammiccò sornione era stato tutto più facile del previsto, anche se era conscio che la CIA e l'FBI non gli avrebbero di certo reso le cose semplici. Sicuramente al momento delle trattive per vendere quell'arma così potente e così preziosa qualche scaramuccia ci sarebbe stata, ma era sicuro che ogni potenza ne avrebbe voluta almeno una dose, compresa anche quella che diceva di volerla debellare dal mondo.


Brutte teste di cazzo cacate male! Ride bene chi ride ultimo! Lo sapevo io che non poteva essere tutto così semplice, ma avete fatto male i vostri conti. Al momento opportuno vi accoglieremo con un comitato di benvenuto che neanche immaginate. Di te Kenny la merda mi occuperò personalmente, infame che non sei altro!
Pensava Levi incazzato nero, mentre ascoltava la conversazione grazie alla cimice che aveva piazzato strategicamente per origliare quel gran figlio di una buona donna di suo zio. Conosceva fin troppo bene i suoi polli, aveva sentito puzzo di bruciato fin dall'inizio e aveva avuto ragione a prendere questa iniziativa senza chiedere il permesso a nessuno.
Farla a Levi Ackerman se non impossibile era senz'altro molto difficile, anche se a dire il vero Erwin lo aveva coperto e spalleggiato a sua insaputa.
E così erano davvero tornati ad un passo dal punto di partenza: altra storia, altra
guerra da combattere. Nessuno come sempre aveva imparato nulla dagli errori passati...



FINE


§



L'uomo si distrugge con la politica senza princìpi,
col piacere senza la coscienza,
con la ricchezza senza lavoro,
con la conoscenza senza carattere,
con gli affari senza morale,
con la scienza senza umanità...

Mahatma Gandhi





L'utimo monologo dell’autrice
Allora gente come va? Siete rientrati dalle ferie?
Di seguito il pippone promesso, che se non avete voglia di leggere potete skippare subito dopo le note!


NOTE
1)
La considerazione fatta da Eren in realtà è la mia che ho preso in prestito questa cosa da "Mare Fuori," dove Carmine chiama la figlia Futura ispirandosi alla canzone di Lucio Dalla, ma anche perché rappresenta il suo futuro. L'idea mi è davvero piaciuta così ho cercato un modo di dire "futuro" più musicale e più femminile possibile e ha vinto la lingua coreana!
2)Culonia saudita è uno colorito modo di dire delle mie parti che significa alla fine del mondo e oltre!


E ora vorrei spendere due parole sul perché ho scritto questa fic. La prima motivazione è molto semplice avevo bisogno di leggerezza. Volevo prendere il contesto di SNK o AOT che dir si voglia e "ammorbidirlo" senza spogliarlo però della sua essenza primaria e l'AU era l'unica strada. La seconda, che è quella che mi premeva di più, era dare quel qualcosa (chiamata anche gioia) ad alcuni personaggi a cui Isayama l'aveva negata, così ho regalato loro ciò che avrei voluto vedere nel canon.
Per quanto riguarda la fine però ho voluto essere coerente con l'Isayama pensiero, ovvero che l'uomo non impara MAI dai propri sbagli e tutto, in qualche modo, si ripete.
Se per caso vi state chiedendo se questa storia avrà un continuo la risposta è no.
Ci tengo a specificare che forse questo capitolo potrebbe apparirvi "frettoloso" o eccessivamente riassuntivo, ma vi assicuro che è nato così e così doveva essere. Potevo scrivere altri capitoli per approfondire certe cose, ma non avrebbe avuto per me lo stesso "effetto", oltre che darmi l'idea di allungare il brodo (cosa che odio),  quindi sappiate che è unicamente una mia  scelta narrativa 
ponderata.
 
Mi sono divertita come una matta a scriverla, ma vi confesso che dietro c'è stato un lavoro accurato e tanta fatica, anche per questo spero che come mi sono divertita io a scriverla, parimenti voi vi siate divertiti a leggerla, per me sarebbe la cosa più bella. Per questo mi rivolgo a te che l'hai letta dal primo all'ultimo capitolo e magari l'hai apprezzata, ti va di farmi sapere che cosa ti è piaciuto o cosa non ti è piaciuto? Te ne sarai davvero grata, non perché io sia in cerca di lodi o approvazione, ma perché vorrei capire che cosa può averti lasciato questa storia, se ovviamente lo ha fatto. Sappi che le critiche sono sempre bene accette e sono molto utili quando sono costruttive, sono la prima che ne faccio tesoro per migliorare, perché di fatto non si migliora mai abbastanza e io di strada ne ho da fare molta, ne sono consapevole.

Grazie di vero a chi mi ha accompagnata dall'inizio alla fine in questo viaggio durato un anno, ma grazie anche a chi l'ha fatto solo per una parte del percorso, so di avere tanti difetti ma non sono di certo un'ingrata e ogni recensione (anche le 100 e più andate perdute) è stata apprezzata e gradita.
In particolare vorrei ringraziare le mie fedelissime Fool e Coldcat, ma anche Jakefan e Im_notsupposedtobehere per il loro incoraggiamento (la prima) e per essere passata (la seconda), grazie anche a Lady Five, lei sa perché.
Concludo scusandomi per i vari errori di battitura che grazie a segnalazioni e riletture estemporanee sono riuscita a correggere (spero tutti).
E per chi fosse mai interessato alle mie future elucubrazioni mentali, sappiate che sto già lavorando ad una canon Levi-centrica, quindi ci rivedremo presto, ma non subito, tra un po'!
E con questo è tutto, vi ho ammorbato abbastanza, passo e chiudo.
Ad maiora semper!
Con affetto e riconoscenza
kamony
{See you soon!}

Disclaimer
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.
Tutti i personaggi di SNK qui citati (purtroppo) non mi appartengono, ma sono proprietà di Hajime Isayama.


  
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