Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-Gi-Oh! VRAINS
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Autore: M a k o    10/09/2023    11 recensioni
• Datastormshipping (Ryoken/Yusaku)
• Raccolta di dodici (meno una) One Shot AU
• January: La malinconia delle primule
• February: I will follow my heart back to you
• March: Just look into my eyes (you will cry)
• April: Shizukesa (静けさ)
• May: L'altra mia metà
• June: Io ti aspetterò
• July: Stelle sporche e impolverate
• August: I'm free (you are my saviour)
• September: You are able to save me and I am able to save you
• October: Pioggia d'autunno
• LA STORIA DEL MESE DI NOVEMBRE NON È PRESENTE IN QUANTO SI TRATTA DI UNA MINI LONG PUBBLICATA A PARTE
• December: Un bouquet di rose bianche — (Eccola, meravigliosamente indescrivibile, la risata che aveva giurato di proteggere per il resto della vita).
• L'intera Raccolta partecipa all'evento Year of the OTP indetto su Tumblr
• Ogni One Shot partecipa alle diverse Challenge indette dal forum Siate Curiosi Sempre
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Ryoken Kogami/Revolver, Yusaku Fujiki/Playmaker
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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August

Sono stata indecisa fino alla fine se pubblicare questa OS oggi oppure rimandare a settimana prossima, ma alla fine eccomi qui, con mille paranoie e ancora molto titubante riguardo questo scritto.
Non voglio tediarvi coi motivi che mi hanno spinta a mettere in discussione la storia, vi dico solo che sarebbe potuto capitare con qualsiasi scritto riguardo questa coppia, perché devo ancora riprendermi da una cosa in particolare che ho letto e che mi ha fatta dubitare riguardo tante cose — spiegata così è praticamente incomprensibile ma davvero, meglio così.

Dunque, prima che i dubbi mi devastassero la mente, non posso negare che puntassi molto su questa storia, quasi quanto la OS precedente.
Qui non ci sarà nessun colpo di scena finale, sarà tutto abbastanza palese fin dall'inizio, ma spero comunque di aver sviluppato bene l'idea, visto e considerato che è una vera e propria rivisitazione del canon in chiave soprannaturale — ci sarà uno spiegone lunghissimo a fine storia con tutti i riferimenti al canon? ASSOLUTAMENTE SÌ.

Prima di lasciarvi allo specchietto, ci tengo a dire che il titolo della storia è ripreso dal ritornello di My Saviour, canzone dei Dead by April, nonché una tra le mie preferite in assoluto.
Troverete inoltre le strofe della suddetta all'interno dello scritto.
Detto ciò, vi auguro buona lettura!


August: Vampire!AU
Prompt forum: Non puoi tornare indietro, devi avanzare. (Vuoi un biscottino della fortuna?)
Rating: Arancione
Generi: Angst, Introspettivo, Soprannaturale
Note: Modern(&Vampire)!AU, Vampire!Ryoken x Human!Yusaku, POV Ryoken
Avvertimenti: Tematiche delicate



I'm free
(you are my saviour)




1

So there you are
Alone with those ablazing eyes
Like an angel brought to life
You have my destiny

L'aria era satura di dolore, rabbia e disperazione e i suoi polmoni ne erano pregni. Il sangue che gli infestava la bocca aveva un sapore tremendo e l'avrebbe rigurgitato all'istante, ma era assetato
    (infuriato)
e si sarebbe accontentato, almeno per quella volta.
Il bambino che teneva tra le braccia era talmente debilitato che forse aveva perso conoscenza. Meglio così, meglio non fargli assistere all'orrore dei grandi, anche se chissà da quanto tempo era rinchiuso in quella stanza sudicia, affamato e impaurito.
I capelli gli ricadevano disordinati sulla fronte e coprivano gli occhi socchiusi, specchi di anima che a Ryoken erano preclusi. Strinse un po' più forte quel corpicino contro il petto, conscio che tutto il suo gelo era l'esatto opposto del calore umano di cui in quel momento il bambino necessitava, ma sentirlo tremare tra le proprie braccia gli fece comprendere che fosse ancora vivo e allora tanto valeva tenerlo lì, in quella stretta di ghiaccio, lontano da quegli umani che si erano rivelati delle belve senza cuore e pietà.
In mezzo a quel coacervo di terrore e putridume, riuscì a percepire la presenza di altri bambini. Non seppe constatare con precisione quanti fossero, ma di una cosa era certo: non poteva restare lì ancora per molto, nonostante avesse voluto stringere a sé ancora per un po'
    (forse per tutta la vita)
il corpicino che giaceva tra le sue braccia.
Doveva innanzitutto assicurarsi che fosse al sicuro e poi chiamare la polizia. Una volta arrivati sulla scena del crimine, gli agenti avrebbero visto tre corpi quasi completamente dissanguati stesi a terra e con ogni probabilità li avrebbero identificati come alcuni dei criminali che stavano cercando. Non una gran perdita, comunque.
Erano tre bastardi di oltre quarant'anni che traevano un perverso piacere nel tenere rinchiusi dei bambini facendoli morire di fame, senza contare che il loro sangue era contaminato da un'infinità di sostanze tossiche.
Erano scarti, rifiuti di cui nessuno avrebbe sentito la mancanza e molto probabilmente neanche un'anima viva si sarebbe recata dinanzi le loro tombe per porgere un fiore.
Il bambino tra le sue braccia tremò ancora una volta e Ryoken sospirò. Doveva assolutamente fare quella telefonata anonima, non poteva perdere altro tempo.
Adagiò il corpicino a terra e lo coprì con una stoffa sudicia trovata lì vicino. Non era molto, ma presto sarebbe arrivato qualcuno in grado di prendersi cura di lui.
Avrebbe voluto carezzarlo, ma quel pensiero si dissolse nel nulla alla stessa velocità con cui si era materializzato nella sua testa. Non era da lui compiere certi gesti nei confronti del prossimo e già solo per aver salvato la vita a quel bambino pelle e ossa sarebbe stato etichettato come strambo da parte dei suoi simili. Alcuni di loro si divertivano a tormentare i più deboli, a portarli lentamente alla pazzia, ma non lui.
Lui non avrebbe tratto alcun giovamento nel torturate quel piccolino e anzi, ci aveva perfino rimesso nutrendosi del sangue scadente dei suoi aguzzini. Era capitato qualcosa, mentre si avvicinava sempre più a quel covo di depravati: aveva avvertito una furia cieca crescere inesorabile dentro di sé, fino a non capire più nulla.
Aveva avuto giusto il tempo di intuire che in quel luogo si trovassero anime afflitte e demoni che infierivano con cattiveria per farlo intervenire. Odiava con tutto se stesso chi faceva del male ai bambini, perché erano innocenti e non avevano la facoltà di opporsi alla perfidia; i suoi simili dicevano che il sangue dei bambini era il più buono e prelibato tra tutti, proprio perché ancora puri e inviolati, ma che razza di mostro attaccava creature così piccole e indifese?
Per la prima volta in tutta la vita, Ryoken ebbe modo di scoprire che i mostri non erano solo quelli della sua stessa specie: anche l'essere umano, con poche gocce di cattiveria instillate nelle vene, poteva tramutarsi nel peggiore dei demoni.
Chiamò la polizia, denunciando in forma anonima quanto accaduto in quel luogo maledetto. Con un po' di fortuna, gli investigatori avrebbero attribuito la morte dei tre bastardi all'attacco di una belva feroce. Inoltre, il piccolo aveva perso i sensi e se anche l'avessero interrogato per avere informazioni, non avrebbe potuto in alcun modo ricordarsi di lui.
Ora andava tutto bene.
    (E allora perché se ne stava andando con un peso abnorme sul cuore?)


2

(Dieci anni dopo)

Gemeva al suo tocco. Da quando era diventato così sfrontato?
A dirla tutta, lo era sempre stato; a modo suo, con quegli sguardi complici e quei piccoli sorrisi, era sempre stato sfrontato. Ma adesso lo era diventato ancora di più e Ryoken provò un miscuglio di sentimenti diversi che premevano sulla sua gola, lì dove quel sangue scorreva in ogni direzione, infondendogli vita.
Avrebbe voluto staccarsi e guardarlo dritto negli occhi, perdersi in quelle iridi verdi e dirgli che non ce la faceva più. Che trovarsi perennemente in bilico lo stava dilaniando senza sosta, che aveva un disperato bisogno di risposte che tardavano ad arrivare.
Ma in fondo, andava bene anche così. Era ormai arrivato a un punto in cui pur di rimanere accanto a quel ragazzo che gli aveva tanto sconvolto la vita, avrebbe sopportato ogni cosa.
Anche quel giorno, avrebbe ascoltato la stessa, identica risposta. Anche quel giorno se ne sarebbe fatto una ragione. E anche quel giorno avrebbe atteso la notte successiva per reiterare ciò che li rendeva tanto loro in quel mondo che correva sempre troppo veloce.
Era in procinto di staccarsi da lui, quando Yusaku portò entrambe le mani sul suo capo, invitandolo tacitamente a sostare ancora un po' sul collo martoriato dai morsi.
Dopo mesi aveva ormai acquisito una resistenza incredibile, tanto che Ryoken poteva attingere ogni notte a una dose sempre maggiore di sangue, ma non era un bene.
Non lo era per nessuno dei due, perché avrebbe significato rendere Yusaku sempre più simile a lui e se ciò fosse accaduto, non se lo sarebbe mai perdonato.
E alla fine riuscì a staccarsi, ancora più scombussolato di prima, con la mente e il cuore che vorticavano celeri, quasi volessero evadere da quel corpo sempre più pregno di emozioni calde e ustionanti, così in contrasto con il gelo della sua pelle e la lama affilata proiettata dal suo sguardo.
Si concesse qualche secondo per riprendere fiato, meravigliosamente sazio e appagato, mentre Yusaku estraeva un cioccolatino dalla scatola adagiata sul mobiletto scuro. Lo scartò e lo portò alla bocca, tornando poi a stendersi sul letto e chiudendo gli occhi dopo aver poggiato il capo sul cuscino.
Era stato più intenso del solito. Quella notte Ryoken si era sentito parte di una cosa immensa e inquantificabile, un sussurro di universo grande quanto un'intera costellazione.
Forse perché Yusaku diventava sempre più simile a lui ogniqualvolta lo invitava ad affondare i canini nella sua carne e Ryoken tendeva sempre più a vederlo come il suo compagno di vita, anche se questo avrebbe significato strappare Yusaku alla sua vita umana e incastrarlo in un'esistenza che non gli apparteneva.
    (Come ci erano arrivati a quel punto? Quale incredibile potete aveva avuto Yusaku su di lui, per diventare il suo unico chiodo fisso?)
Il fatto che anche quella notte non avrebbe ricevuto alcuna risposta, lo indispettì. Ma c'era comunque un copione da seguire, per cui…
    «Allora, questa notte mi dirai tutto quanto?» domandò, lo sguardo fisso sulla sua figura pallida.
Yusaku aprì gli occhi e si voltò verso di lui. Sorrise.
    «Sì, questa è la notte in cui ti racconterò tutto quanto».
Gli si mozzò il respiro in gola. Ryoken sgranò gli occhi e non riuscì a proferire parola alcuna, completamente affossato da una miriade di sensazioni che non sapeva identificare.
Non se lo aspettava. Si era ormai così abituato a restare in bilico, su quel filo sottilissimo che non si spezzava mai
    (oscillava e oscillava e oscillava, ma riusciva a reggere il peso dell'attesa senza indebolirsi con lo scorrere del tempo)
che ora, a un passo dalla scoperta della verità, si sentiva disorientato e perfino spaurito.
E in un attimo, giusto il tempo di sbattere le palpebre, rivisse tutti i momenti che avevano portato lui e Yusaku in quel preciso istante, stesi su quel letto a giurarsi amore eterno a modo loro.
    (Mesi e mesi e mesi ridotti a un piccolo singulto, uno sfilaccio di tempo sottile e a tratti invisibile).


3

I tried to fight
For so many years I've tried
You brought me back to life
Changed my world
Guided me

Era un giorno di inizio primavera come tanti. L'anno scolastico era da poco cominciato e lui si stava pian piano riadattando alla vita umana.
Per dieci anni aveva mutato la sua forma, prima in quella di un lupo bianco e poi in quella di una tigre bianca, vivendo in foreste lontane che non avevano nulla a che vedere con tutta quella caoticità cittadina; necessitava prima di riprendersi e ponderare ogni sua singola mossa, poiché in soli dieci anni Den City era diventata a tratti irriconoscibile, come una storia riscritta dall'inizio dopo aver buttato giù più della metà dei capitoli, e sentiva di aver perso l'unico appiglio che aveva col mondo umano.
Nonostante l'orrore a cui aveva assistito dieci anni addietro, Den City brillava sempre di luce propria e lui aveva deciso di ripartire proprio da lì. Il suo aspetto era quello tipico di un ragazzo di diciotto anni, quindi frequentante l'ultimo anno delle superiori e in procinto di affacciarsi poi al mondo dell'università. Per qualche anno sarebbe stato in grado di reggere il gioco, poi se ne sarebbe andato da qualche altra parte — in America, con ogni probabilità — e avrebbe fatto perdere le proprie tracce.
Non che qualcuno avrebbe dovuto legarsi a lui al punto tale da imprimere il suo volto nelle pareti dell'anima, ovviamente. Non era certo sua intenzione avvicinarsi così tanto agli umani, doveva solo ritrovare il suo posto nella società e poi se ne sarebbe andato per la propria strada. Niente legami, niente amicizie, solo conoscenze di frivola durata.
    (Quanto si sbagliava).
Accadde proprio in quel momento, proprio quando doveva ancora abituarsi alla divisa scolastica blu e la vita umana gli sembrava ancora lontana e inafferrabile; proprio quando si era imposto di dare il meno possibile nell'occhio, proprio quando si stava preparando mentalmente al suo primo giorno di scuola come studente del liceo: avvertì dei passi, lenti e strascicati, a pochi metri da lui. Dei passi che quasi si perdevano tra la folla immobile davanti al semaforo,
perché non si attraversa col rosso, lo sapeva anche lui.
Eppure c'era qualcuno che evidentemente non aveva prestato attenzione al colore del semaforo ed era in procinto di mettere a repentaglio la propria vita nel modo più sconsiderato possibile.
Ryoken impiegò un attimo ad agire: si fece largo tra la folla indifferente e strinse le dita attorno al polso sottile di quella figura alta e snella, facendola voltare e attirandola a sé. Si rivelò essere un ragazzo che indossava la sua stessa divisa scolastica e, a giudicare dal colore della cravatta, doveva frequentare il primo anno.
Ma non fu quello a catturare l'attenzione di Ryoken; ciò che più gli si impresse sottopelle, infatti, furono le iridi verde chiaro che si incastrarono nelle proprie in un contatto visivo che durò mille anni in un secondo. Fu un attimo, solo e soltanto un attimo, eppure qualcosa si smosse in lui, qualcosa di antico e profondo, che non aveva mai provato in vita propria.
    «Stavi per attraversare col rosso» riuscì a dire meccanicamente, quasi avesse perso l'uso corretto della parola.
Il ragazzo continuò a fissarlo senza dire una parola
    (c'era una storia immensa che si stava animando dietro le sue iridi, qualcosa che a Ryoken era ancora proibito)
e poi incurvò le labbra in un piccolo sorriso, lieve come il tratto di una matita sottile.
    «Ti ringrazio» rispose, assolutamente tranquillo. «Alcune volte capita di perdermi nei miei pensieri e non bado a ciò che mi circonda».
Ryoken inarcò un sopracciglio. «Dovresti prestare più attenzione, invece. Hai rischiato molto prima, te ne rendi conto?»
Il ragazzo sorrise ancora.
«Ma tu mi hai salvato».
Quella risposta lo spiazzò. Poi un brivido di freddo sconquassò l'intero corpo del ragazzo e Ryoken capì immediatamente che doveva trattarsi della loro vicinanza prolungata
    (lui era gelo perenne anche nelle tiepide mattinate di primavera)
e quindi si staccò, un po' a malincuore e con mille domande che vagavano incessanti nella sua mente.
    «Beh, vedi di stare più attento in futuro, va bene?» si limitò a dire, affondando le mani nella tasche dei pantaloni ora che non potevano più affondare nella carne del ragazzo. Questi sorrise per la terza volta e Ryoken si sentì completamente perso, calciato via dal mondo che credeva di conoscere e intrappolato in un luogo che lo metteva in estrema soggezione.
    «Ci proverò. Grazie ancora per il tuo aiuto».
    (E tu chi sei in realtà?)


4

Yusaku Fujiki, così si chiamava quel ragazzo dagli occhi verdi, alcune volte era colto da dei blackout che gli offuscavano la mente, come se entrasse in un mondo tutto suo fatto di mostri e oscurità angosciante. Lo sguardo si adombrava e lui si estraniava completamente da tutto ciò che lo circondava, tanto che poteva anche attraversare le strisce pedonali col rosso senza rendersene conto — e questo Ryoken lo sapeva fin troppo bene.
Yusaku gli aveva spiegato che si trattava delle ombre del suo passato che alcune volte lo raggiungevano ancora e Ryoken non aveva potuto fare a meno di pensare che quel ragazzo, con ogni probabilità, non avesse avuto un'infanzia felice. Ma non aveva indagato oltre, si era limitato ad annuire e a proteggerlo con lo sguardo
    (Yusaku forse non se ne rendeva conto, ma aveva calamitato tutte le attenzioni di Ryoken su di sé in un battito di ciglia).
Era stato inevitabile avvicinarsi a lui a scuola, tra un intervallo e l'altro e soprattutto durante le ore trascorse insieme al club di informatica. Ryoken era sempre stato affascinato dalla tecnologia umana e dopo dieci anni trascorsi lontano dalla civiltà, sentiva il bisogno di tornare al passo coi tempi.
Gli bastò la prima lezione per avere un quadro generale di tutti i progressi che l'essere umano aveva fatto durante la sua assenza e ancora meno per capire che Yusaku non se lo sarebbe mai più tolto di dosso, dall'anima soprattutto.
Non sapeva spiegarsi come o perché, ma quel ragazzo aveva la situazione in pugno e questo lo faceva precipitare in un vortice senza fine di brividi e desiderio.
L'ultima volta che aveva perso il controllo, l'aveva fatto a causa della rabbia; ora era arrivato un sentimento completamente nuovo a distruggerlo dall'interno e non aveva bisogno di darsi una motivazione precisa, semplicemente sapeva già nell'inconscio che Yusaku sarebbe stato l'unico a soddisfarlo del tutto, a farlo stare bene.
Yusaku che, nella placidità più assoluta, durante il loro terzo incontro al club di informatica gli fece intendere di aver compreso la sua vera natura.
    (E di non temerla affatto).


5

Erano rimasti soli nell'aula di informatica. Tutti gli altri membri del club se ne erano andati già da un po' e a Ryoken, in quanto senpai del terzo anno, erano state affidate le chiavi per chiudere la porta una volta usciti.
“Yusaku, dobbiamo andare” avrebbe voluto dirgli, ma era troppo impegnato a divorarlo con gli occhi per tenere a bada i canini, i quali premevano per essere liberati e affondare in quel collo invitante.
Yusaku aveva tantissime aperture e non c'era proprio nulla nel suo atteggiamento che desse l'impressione di volerle coprire modificando il suo modo di fare, la postura o il linguaggio del corpo. No, Yusaku era ciò che Ryoken definiva una preda consapevole, ovvero qualcuno che decide di propria sponte di lanciarsi contro le fauci del predatore con il serio intento di lasciarsi divorare pezzo dopo pezzo.
Nella penombra di quella stanza, si ritrovarono improvvisamente vicini, così tanto che i loro petti quasi si sfioravano e i loro respiri si miscelavano tra loro in un punto d'incontro a metà strada tra le loro labbra. Ryoken non proferì parola quando Yusaku avvicinò le mani a lui, giocherellando con la catenina che indossava e che si era sempre premurato di nascondere sotto la stoffa dei vestiti.
Quando Yusaku iniziò a rigirarsi l'anello solare tra le dita, il quale fungeva da ciondolo alla catenina, Ryoken capì. Vi era curiosità nei suoi gesti, ma anche tanta prudenza e un accenno di devozione.

    (Era come se gli stesse tenendo il cuore tra le mani).
    «Vuoi venire a casa mia, questa notte?» domandò Yusaku, alzando lo sguardo.
    «Mi darai il permesso di entrare?» domandò a sua volta Ryoken, instaurando il contatto visivo con quegli occhi che lo facevano interiormente impazzire.
Yusaku sorrise e Ryoken avrebbe voluto mordere e dissetarsi di quel sorriso.
    «Certamente».


6

Ryoken quella notte non entrò dalla porta di ingresso. Sapeva che l'avrebbe trovata chiusa a chiave e che Yusaku l'avrebbe direttamente aspettato sul piccolo balcone della sua camera da letto.
E infatti lo trovò lì, un po' tremebondo, che attendeva il suo arrivo fuori al freddo — era primavera di giorno e inverno di notte.
Ma tutto il patimento di Yusaku sfumò nel nulla nel momento in cui Ryoken gli fu vicino. Il ragazzo indossava un pigiama blu che si intonava perfettamente ai suoi occhi e ai suoi capelli e a Ryoken parve, mentre lo osservava per un attimo, la creatura più bella del mondo.
Avrebbe voluto abbracciarlo forte e proteggerlo, ma gli erano impossibili entrambe le cose: il suo corpo era freddo come il ghiaccio e mai avrebbe potuto scaldarlo e presto i suoi canini sarebbero affondati in quella carne tanto agognata, come poteva proteggerlo da se stesso?
Fu Yusaku ad azzerare le distanze tra loro: lo prese per mano e lo invitò a entrare, a colmare quella stanza vuota con la sua presenza, a dirgli tacitamente “sono tuo”.
Ryoken avrebbe voluto porgli un'infinità di domande: come avesse fatto a intuire la sua vera natura, come mai non ne fosse spaventato e soprattutto perché si stesse offrendo spontaneamente a lui. Come aveva fatto a capire che fosse sul punto di morire di fame, quando lui si era tanto impegnato a nasconderne i sintomi davanti agli esseri umani.
Da quando era tornato alla civiltà, non aveva ancora toccato una goccia di sangue. Per dieci anni, nella forma del lupo e della tigre, aveva cacciato solo e soltanto animali, abituandosi così al loro sapore. Ciò che l'aveva spinto a tramutarsi in un animale e ad allontanarsi dalla società risaliva proprio all'ultima volta che del sangue umano gli aveva invaso la bocca.
E ora, dopo tanti anni, era quasi sul punto di provare il terrore di perdere il controllo un'altra volta ancora. Ma in questo caso non per la rabbia, bensì per il puro e atavico desiderio di possedere Yusaku nel modo più intimo possibile.
Caddero sul letto morbido e Ryoken, con dita febbricitanti, cominciò a sbottonare la camicia del pigiama di Yusaku, scostandogli poi il colletto. Nel chiaro di luna che invadeva la stanza, poteva vedere quanto il ragazzo fosse rilassato, come se non avesse atteso altro in vita propria.
“Puoi ancora tirarti indietro” avrebbe voluto dirgli, attingendo alle ultime briciole di autocontrollo che ancora possedeva. Ma era conscio che Yusaku avrebbe finto di non udire le sue parole e allora tanto valeva conservare quelle briciole per ciò che sarebbe accaduto di lì a poco.
E quando affondò i canini nella sua carne, fu come immergere il corpo nell'acqua calda dopo ore intere di fatiche. Fu come tornare in vita dopo aver vagato nelle tenebre più profonde, un bellissimo fiore scarlatto in grado di nascere dal cemento.
Era il sangue più puro che avesse mai saggiato. Una fonte di energia inestimabile, calda e dolcissima.
Yusaku gemette sommessamente e subito dopo il suo intero corpo fu scosso da fremiti sempre più intensi. Ryoken dovette attingere a tutto il proprio autocontrollo per staccarsi da quel collo e quando ciò accadde si sentì vuoto all'improvviso.
Quando guardò Yusaku negli occhi, però, ecco che quel vuoto tornò riempirsi di tutte le meraviglie del mondo.
    (Occhi verdi colmi di appagamento e gratitudine).
    «Grazie» sussurrò Yusaku, sorridendo con amore.
E ancora una volta, Ryoken non poté che rimanere incantato dalla straordinarietà di quel ragazzo. Chi mai ringraziava il proprio predatore per avergli portato via parte di sé?
    «Grazie a te» rispose, estraendo un piccolo involucro dalla tasca della giacca. «Tieni, mangia. È un cioccolatino, ti aiuterà a recuperare le energie».
Solo in quel momento si rese conto di quanto Yusaku fosse esausto, tanto che non riuscì nemmeno a scartare il cioccolatino con le proprie mani. Ryoken lo fece al posto suo e lo imboccò, fremendo quando le labbra di Yusaku gli sfiorarono la punta delle dita.
Mentre il ragazzo gustava il cioccolatino in silenzio, Ryoken osservò rapito i due piccoli fori sul suo collo.
    (Glieli aveva fatti lui. Ed era stato il primo. Perché Yusaku aveva voluto che fosse così, che le cose andassero in quel modo. Chi era, in realtà, quel ragazzo all'apparenza tanto innocente?)
    «Come mai?» domandò Ryoken all'improvviso, nel momento in cui Yusaku finì di mangiare il cioccolatino. «Perché tutto questo?»
Voleva capire, poiché il non comprendere lo stava divorando dall'interno. Yusaku sorrise ancora e si accoccolò accanto a lui, facendogli tacitamente intuire che poteva restare, che non gli importava di sopportare il gelo della sua pelle, lo voleva lì accanto per il resto della notte e basta.
    «Te lo dirò, ma non oggi» rispose, poggiando il capo contro il suo petto. «Quando arriverà il giorno, saprai ogni cosa. Promettimi solo che resterai accanto a me fino a quel momento…»
Istintivamente, Ryoken lo strinse forte a sé. Nonostante il gelo. Nonostante la vita giacesse accanto alla morte. Nonostante la sua purezza d'animo gli stritolasse il cuore.
    «D'accordo. Te lo prometto».

Quella fu la loro prima notte insieme. La prima di tante.


7

I'm free
You are my saviour
I'm free
You are my guiding soul

Era arrivato il momento. Dopo mesi trascorsi a nutrirsi di lui, della sua vita e del suo amore, ecco che tutto stava per giungere a una svolta e niente sarebbe più stato come prima.
Yusaku allungò una mano verso Ryoken, toccando la collana che indossava e avvicinando l'anello solare alle labbra.
    (So cosa sei e non ho paura).
E Ryoken attese, trepidante, desideroso di scoprire tutta la verità.
    «Dieci anni fa sono stato rapito» iniziò a raccontare e subito Ryoken sentì il letto sparire sotto il suo peso, una voragine dai denti aguzzi al posto del morbido materasso.
    (Cielo, Yusaku, che traumi hai subìto quando eri solo un bambino?)
    (Ma lo sapeva già. In cuor suo, forse, l'aveva sempre saputo).
    «Avevo all'incirca sei anni quando accadde. Rimasi rinchiuso per mesi interi in una stanza piccola e sporca, con pochissimo da mangiare e diverse persone che venivano a farmi visita quasi tutti i giorni: possibili acquirenti. Ma nessuno ha mai pensato di comprarmi, forse perché ero troppo magro e debilitato, non lo so. A ogni modo…»
Si interruppe un attimo, stringendo forte l'anello solare tra le dita. «… gli uomini che mi avevano rapito erano dei tossici che guadagnavano soldi illeciti tramite il traffico di esseri umani. Soprattutto bambini. E io… io più di una volta ho creduto che sarei morto di fame lì, tra quelle mura tanto anguste, perforato dalle mie stesse ossa e in preda alle allucinazioni».
Liberò l'anello solare dalla sua stretta convulsa e le sue labbra sottili tremarono appena. Si guardarono negli occhi e Ryoken gli si avvicinò, stringendolo forte a sé.
    «Tutto questo gelo… a me non fa paura. Perché è lo stesso che mi ha fatto tremare dieci anni fa, che mi ha fatto capire di essere ancora vivo. Quando ero solo un bambino… tra le tue braccia… tu mi hai salvato. E non solo me: hai salvato altri cinque bambini che oggigiorno sono riusciti a rifarsi una vita e andare avanti. Siamo tutti quanti ancora spaventati per ciò che abbiamo subìto, ma siamo vivi grazie a te».
Respirò a fondo prima di proseguire: «All'inizio credevo di essere in preda alle allucinazioni dovute alla fame. Ma quella notte riuscii a scorgere la tua figura e ti vidi nel momento in cui… ti sei nutrito del sangue di quegli uomini. Non lo dissi alla polizia, ovviamente, anche perché non sapevo se ciò che avevo visto fosse reale o meno, ma quando tornai a scuola riuscii a estrapolare qualche informazione: mentii alla maestra dicendole che avevo avuto un incubo e le raccontai ciò che avevo visto quel giorno. Così lei mi disse che, con ogni probabilità, avevo sognato un vampiro».
Era la prima volta che Yusaku dava una forma concreta alla vera essenza di Ryoken. Era la prima volta che gli diceva esplicitamente so che tu sei un vampiro. E fu anche la prima volta in cui Ryoken si sentì completamente esposto dinanzi un essere umano pensando a quanto fosse giusto.
Era lui. Il bambino che aveva stretto tra le proprie braccia dieci anni addietro, la creatura fragile e denutrita a un passo dalla morte, l'innocenza perduta a causa di belve travestite da esseri umani. Ryoken quella notte aveva seguito odori e miscugli disgustosi, era giunto dinanzi un luogo degli orrori e in preda alla rabbia si era nutrito di sangue contaminato dall'alcol, dalle droghe e dalla cattiveria assoluta. Aveva liberato il mondo da tre parassiti e aveva stretto forte Yusaku a sé prima di andarsene e trascorrere i dieci anni successivi a disintossicarsi da quel trauma, a cercare di andare avanti e ritrovare il controllo perduto.
La saggezza della tigre bianca gli aveva suggerito poi di tornare dagli umani, di dare loro una nuova possibilità, ma mai avrebbe pensato di ritrovare proprio quel bambino, la creatura che tanto l'aveva scosso nel profondo dell'animo dieci anni addietro.
    «Ti ho cercato per tanto tempo…» sussurrò Yusaku, senza riuscire a trattenere un singulto. «Volevo… rivederti e fare qualcosa per te. Perché so che cosa significa morire di fame, l'ho provato per mesi interi sulla mia stessa pelle. E questa primavera, quando stavo per attraversare le strisce pedonali col rosso e tu mi hai fermato… l'ho avvertito di nuovo: lo stesso gelo che dieci anni fa mi ha fatto capire di essere ancora vivo. Eri tornato e io mi sono sentito così felice, come se fossi rinato un'altra volta ancora».
E ora Yusaku piangeva. Piangeva con tutta la sua innocenza riflessa negli occhi, una sensibilità che Ryoken trovò meravigliosa.
    «Ryoken… io non ti ho mai dimenticato. Non ho mai smesso di sperare che un giorno ci saremmo ritrovati e che avrei finalmente potuto salvarti allo stesso modo in cui tu hai salvato me. Volevo davvero fare qualcosa per te…»
E l'aveva fatto. Yusaku si era mantenuto puro per lui e il suo sangue irresistibile ne era la prova inconfutabile.
Ora come non mai Ryoken si rese conto di quanto quel ragazzo gli fosse stato devoto per anni interi, senza neanche sapere se un giorno si fossero ritrovati. Ryoken per primo non credeva avrebbe mai stretto nuovamente a sé il bambino che aveva salvato in quella notte tremenda, e invece ecco che ora lo bramava come compagno di vita, perché giorno dopo giorno Yusaku si era fatto strada nei suoi sentimenti, mettendo radici nel cuore
    (lo stesso cuore che Ryoken non avrebbe mai pensato potesse battere per qualcuno).
    «Ciò che hai fatto per me in questi mesi è quanto di più bello mi sia mai capitato nella vita, Yusaku. Sei il motivo per cui credo ancora nell'umanità. E per questo non ti ringrazierò mai abbastanza».
Rimasero abbracciati per minuti interi, senza più dirsi nulla, persi in un gelo che a modo suo li scaldava e univa fin nelle ossa. Chi l'avrebbe mai detto che un vampiro come lui, un giorno, avrebbe perso la testa per un essere umano così sensibile.
Ma, in fin dei conti, erano fatti per stare insieme proprio per questo, perché si completavano a vicenda.
C'era solo un'ultima cosa da fare, ed era la più importante fra tutte.
E se fossero andati fino in fondo, poi non sarebbero più potuti tornare indietro.


8

    «Yusaku».
Lo chiamò piano, un sussurro che si perse nel silenzio della notte. Non sapeva quanto tempo fosse trascorso da quell'importante rivelazione, ma sicuramente era già abbastanza per tornare a parlare e confrontarsi ancora.
Yusaku alzò lo sguardo su di lui, le lacrime secche sul viso e un sorriso dolce nascosto nell'incurvatura delle labbra.
Ryoken gli carezzò i capelli, lo stesso gesto che avrebbe voluto compiere dieci anni addietro nei confronti del bambino che aveva salvato.
    «All'inizio non volevo arrivare a questo punto. Immagino l'abbia avvertito anche tu che manchi ormai poco alla tua trasformazione: ogni volta che ti mordo, una parte di me fluisce in te, in attesa di essere risvegliata. Dovrei smettere di nutrirmi del tuo sangue per almeno un anno, se vogliamo cancellare queste tracce. Ma immagino che tu non lo voglia».
    «Affatto. Io voglio restarti accanto».
    «E lo stesso vale per me. E se tu sei sicuro di ciò, se vuoi davvero diventare come me ed essere il mio compagno… ne sarei onorato».
Si staccò da lui, invitandolo ad alzare il busto. Si tolse la collana e la aprì, facendo cadere l'anello solare nel palmo della mano. Poi prese quella sinistra di Yusaku e gli infilò l'anello nell'anulare.
    «Questo ora è tuo» disse.
Gli esseri umani lo chiamavano matrimonio, ma nel loro caso le fedi non possedevano alcun potere sovrannaturale. Gli anelli solari, invece, erano ciò che permetteva a un vampiro di vivere anche alla luce del sole senza tramutarsi in cenere tra atroci sofferenze. E Ryoken aveva appena donato a Yusaku l'anello che aveva indossato per secoli interi. Perché lo amava ed era come avergli offerto il proprio cuore.
    «Ma… questo è il tuo…»
    «Non ti preoccupare, noi vampiri ne abbiamo sempre uno di riserva. E un giorno te ne farai forgiare uno anche tu. Ma questo è un'altra cosa. Questo non è solo un anello solare, è la prova del mio amore per te. Ti sto donando ciò che mi ha protetto per secoli interi e io ora sono vulnerabile, perché la mia priorità sei tu».
Avvicinò le labbra alle sue e poi le sfiorò. Fremettero entrambi.
    «Se accetti il mio amore, rimane solo una cosa da fare. Ma non potremo più tornare indietro, lo sai, vero?»
Yusaku sorrise, un'incurvatura pregna di consapevolezza e serenità.
    «Lo so. Ma il tuo amore è ciò che desidero e non potrei mai rifiutarlo. Voglio essere il tuo compagno di vita e stare con te, qualunque cosa accada».
Non fu necessario aggiungere altro. Semplicemente, Ryoken si avvicinò al suo collo e lo morse un'altra volta ancora, con l'intento di marchiarlo molto più in profondità. Presto Yusaku si sarebbe addormentato e, una volta riapriti gli occhi, avrebbe avuto sete. Molta sete.
E Ryoken avrebbe vegliato su di lui e gli avrebbe offerto il suo sangue senza remora alcuna, proprio come aveva fatto Yusaku per tutti quei mesi.
E in ogni gesto, in ogni morso, in ogni più piccolo gemito, c'erano parole nascoste che li avrebbero tenuti uniti per altre mille vite.
    (Ti amo).

All I need is you



N.d.A.

Questa storia la potrei quasi definire il motivo per cui amo così tanto Ryoken e Yusaku come coppia: il concetto di salvezza, di ragione di vita, di devozione, di amore incondizionato… c'è praticamente tutto.
Okay, io punto i riflettori su una chiave di lettura decisamente romantica, ma è innegabile che questi due sottoni siano legati in maniera indissolubile.
Prima di lasciarvi al mega spiegone, vi dico solo che erano ANNI che desideravo usare My Saviour in una storia, ancor prima di scoprire questa ship, ma non l'ho mai fatto perché volevo utilizzarla in una storia per me importante, e non così a cuor leggero, quindi sono estremamente felice di aver finalmente trovato lo scritto adatto per la portata di questa canzone.

Dunque, più o meno tutti sanno del passato traumatico di Yusaku: è stato rapito (insieme ad altri cinque bambini, tra cui Jin e Miyu) per degli esperimenti legati alle intelligenze artificiali e il suo aguzzino è nientepopodimeno che Kiyoshi Kogami, ovvero il padre di Ryoken.
Ryoken diventa la voce di speranza di Yusaku nel corso di quei sei mesi di inferno: gli infonde coraggio, gli resta accanto, gli parla per alleviare il suo dolore arrivando al punto di rottura in cui non ce la fa più e si ribella al padre, facendo una denuncia anonima alla polizia.
E tutto questo avviene quando Ryoken aveva otto anni e Yusaku sei, praticamente due bambini traumatizzati a vita.
Yusaku infatti non ne esce bene: soffre di disturbo da stress post-traumatico, di notte è divorato dagli incubi e tutto ciò che lo tiene ancora in vita è proprio colui che è diventato la sua ragione per continuare a vivere durante i sei mesi d'inferno, ovvero Ryoken.
I dieci anni successivi di Yusaku sono una perenne ricerca di Ryoken, di colui che lo ha salvato, della sua voce di speranza, perché è fermamente convinto che anche Ryoken sia una vittima degli esperimenti e vuole salvarlo a tutti i costi allo stesso modo in cui Ryoken ha salvato lui.
Insomma, Ryoken è la ragione di vita di Yusaku e non sono io a dirlo perché li shippo con tutta me stessa, è proprio il canon che lo dice e well, non ho mai avuto una OTP così intensa, madò.

Comunque, dicevo, penso sia palese dunque come ho rielaborato il canon: qui Yusaku è stato rapito da dei trafficanti di esseri umani e le condizioni pessime in cui riversa non sono poi tanto dissimili da quelle del canon, visto che nella serie durante gli esperimenti riceveva la scossa ed era privato dei pasti se perdeva un duello.
Ryoken qui è un vampiro e soprattutto non va contro il suo stesso padre per salvare Yusaku (rido perché l'unica volta in cui Kiyoshi non è colpevole è perché non è proprio presente all'interno della storia, MA OKAY), ma rimane comunque il fatto che lo salva dalla prigionia e fa la fatidica chiamata anonima alla polizia per prestare soccorso ai bambini.
Poi ancora, Yusaku è l'unico tra le vittime a sapere di Ryoken, anche se ne ignora l'identità e, di conseguenza, la sua ragione di vita diventa proprio trovare Ryoken per salvarlo a sua volta: nella serie perché credeva che anche lui fosse una vittima degli esperimenti, in questa storia perché ha capito che si tratta di un vampiro e vuole dunque offrirgli la propria vita per saziare la sua sete.
Quindi sì, nelle mie storie Ryoken sarà sempre il salvatore di Yusaku e Yusaku sarà sempre il salvatore di Ryoken; sono l'uno l'ancora di salvezza dell'altro e ribadisco che non sono io a dire queste cose così, perché mi va, è proprio il canon che lo dice.

Quindi ecco come ho attinto dal canon per scrivere questa storia, aggiungendo poi alcuni elementi tipici (o almeno credo) di una Vampire!AU, tra cui l'anello solare, il fatto che a furia di mordere la stessa persona per tanto tempo questa possa trasformarsi in vampiro, il fatto che per entrare in una stanza i vampiri debbano essere invitati dal proprietario della suddetta, il sangue irresistibile di chi è puro (e sì, è un chiaro riferimento alla verginità di Yusaku) e anche il fatto che i vampiri possano trasformarsi in diversi tipi di animali — e per Ryoken non potevo non scegliere il lupo bianco ma, soprattutto, la tigre bianca, che per me è il suo animale per eccellenza.

HO FINITO, LO GIURO.
Mi sono svenata per scrivere questa storia (dato che siamo in tema) e spero davvero che sia stata di vostro gradimento.
Alla prossima!

M a k o
   
 
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