Questa
storia partecipa alla challenge del #Writeptember2023
del gruppo Hurt and Comfort Italia.
Day 7:
1. “è pronto”
2. “Che ne diresti di uscire un po’?”
Fandom: Netflix One Piece
Personaggi: Shanks, Luffy
«Luffy,
vieni, è pronto!»
Un altro periodo di quiete pacifica per Shanks, approdato a Dawn per poter fare
rifornimento e prendersi una pausa dalla vita in mare. Immancabile figura nella
vita del piccolo Luffy, passava molto tempo con lui
durante quei momenti.
Godeva della sua presenza, della sua simpatia e dell’energia nell’inseguire i
propri sogni.
«Dove è quel ragazzino? Il pranzo si fredderà così. Gli dispiacerà molto. Luffy!»
Shanks uscì dalla tranquilla casetta di campagna, lasciando sul fuoco basso il
tegame con il pranzo. Urlò ancora un paio di volte il nome del ragazzino, prima
di preoccuparsi: da quando non si presentava immediatamente davanti all’uscio
di casa con un forte brontolio allo stomaco? Constatò di avere la fidata
pistola al fianco, ben nascosta dal mantello, e cominciò a guardarsi attorno:
prati, boscaglia, niente di che.
Quiete assoluta.
Con un bambino nelle vicinanze? Il dubbio di qualcosa di brutto lo colse, la
priorità stampata davanti agli occhi: scoprire cosa fosse successo e riportare
a casa Luffy.
«Il futuro re dei pirati non può arrendersi… il fu… futuro re dei pirati
lotterà ancora!» Luffy giaceva sul terreno umido, le
fronde degli alberi a fare da scudo al sole che tentava invano di raggiungerlo.
Una delle insolite e solitarie bestie dell’isola l’aveva attaccato, ferendolo e
facendolo cadere di schiena da un’altezza considerevole, vista la sua giovane
età. Sentiva tanto dolore e aveva davvero voglia di mettersi a dormire, la pancia
reclamava cibo fino a scoppiare e carne, la gola di carne era veramente
assillante. Si rialzò a fatica, avrebbe strisciato per arrivare a casa se fosse
stato necessario. Il suo amico Shanks gli aveva promesso che gli avrebbe
preparato qualcosa di veramente speciale con un ingrediente trovato nell’ultimo
viaggio, chi era lui per dire di no, in fondo? Si issò sui gomiti, strusciavano
e facevano male sul terreno accidentato ma il dolore era tanto, non sarebbe
riuscito a camminare ma doveva farcela. Roger non si sarebbe mai arreso al suo
posto, lui non l’avrebbe fatto, l’avrebbe emulato con tutto il coraggio
possibile.
Ma quando si sentì richiamare e riconobbe Shanks, si mise a piangere comunque.
«Luffy, Luffy cosa è
successo? Qualcuno ti ha fatto qualcosa?» Lo prese tra le braccia constatando
l’innaturale posizione della caviglia, la tumefazione e i graffi sanguinanti
dell’accaduto parlavano da soli. Corse verso casa, dimentico del pranzo e
rovistò in bagno, cercando il necessario.
«Brucerà un po’, ma mi prometti che resisterai?» Shanks era in un certo limite
abituato a gestirsi la salute e aiutare il proprio equipaggio a pensare alla
loro, ma ora aveva a che fare con un bambino non ancora adatto alla vita di
mare e alle sue conseguenze. Come avesse fatto a procurarsi quelle ferite
l’avrebbe scoperto entro breve, l’importante era disinfettare tutto e dare
un’occhiata alla gamba del suo piccolo pupillo.
«Ahi! Brucia, Shanks…»
«Lo so, piccoletto, ma un pirata si lamenta o resiste?»
Il musino di Luffy, umido di lacrime e rabbia, fu
subito ripulito da un rapido gesto della mano. «Resiste, resiste sempre,
Shanks!»
«Bravo ometto, così si fa! Ecco, abbiamo sistemato, adesso metto via questo e
ho bisogno che tu ti concentri sulla cosa più bella a cui tu possa pensare.»
«L’One Piece!»
Shanks sorrise nostalgico, quanto di lui rivedeva in quel bambino vivace e
sempre attento. Sogni e testardaggine, ma adesso la prova più dura. «Ecco,
stringi i denti, chiudi gli occhi e concentrati sul momento in cui troverai
quel tesoro, per me e per tutti noi.» L’uomo constatò la condizione della
caviglia, allungò la gamba di Luffy e poi manovrò,
prima delicatamente tentando di assestare la lussazione, poi con vigore e un
colpo studiato la risistemò in sede.
Luffy pianse masticandosi il labbro, mangiandosi le
parole tra i denti, parole che ancora non poteva dire. Gli aveva fatto davvero
male e lo sapeva, ma era necessario. Lo abbracciò con tutto l’affetto di cui
disponeva, tutto quello che provava per lui; lo strinse e lo rassicurò esattamente
come avrebbe potuto fare un padre. Che gran sensazione di nostalgie passate in
quell’abbraccio…
«Adesso va meglio?»
Un ultimo singhiozzo e una risposta positiva: la pelle bruciava, la caviglia pure
ma poteva camminare da solo e già tanto bastava. Stava per fare cenno al pranzo
ancora da fare, quando si resero entrambi conto che il contenuto del tegame era
per metà bruciato.
«No! Il tuo famoso ingrediente, no! Volevo tanto assaggiarlo…»
«Su su, Luffy, recupererò
il recuperabile. Che ne diresti di uscire un po’, così potrò finire? Stavolta
però niente animali, mi raccomando.»
«Promesso! Ed è una promessa da pirati!»