Orgoglio smisurato
Le
due compagnie furono
letteralmente costrette ad accamparsi insieme. Questo perché
al primo tentativo
di Kuria di allontanarsi con Inuyasha e Isidorus, per poter elaborare
al meglio
una strategia di attacco verso il nemico, quella che a tutti gli
effetti era
sua figlia adottiva pianse e strepitò. Allo stesso tempo Rin
non voleva
assolutamente separarsi dal suo signor Sesshomaru, quindi divenne
un’inconsapevole collante.
Incredibilmente
Sesshomaru non
proferì parola davanti a quegli urli, ma in
realtà di rado la sgridava. Kagura
tentò di blandirla dicendole che non poteva intralciare
entrambi i demoni, che
dovevano adempiere ognuno ai propri doveri.
Hikari
si dovette trattenere
dallo spaccarle il viso a suon di tessen. Ventaglio contro ventaglio.
Conosceva
fin troppo bene il reale obiettivo del discorso della demone, ovvero
l’allontanamento
di Kuria dal Principe. Decise quindi di intervenire.
«Sorella,
non ti devi
preoccupare. Resta con la tua giovane Erede, io e Isidorus
pattuglieremo questa
zona per tutto il giorno! Questa notte invece potrebbero andare
Inuyasha e
Miroku. Domani mattina elaboreremo un piano di azione, vedrai! Vieni
Isidorus!
Andiamo!» Prese sottobraccio il sorpresissimo demone con una
risatina allegra e
lo spinse lontano da sua sorella.
«Principe,
siate carino,
accompagnate Rin e mia sorella a fare una passeggiata solo tra di voi!
Alla
piccola farà bene, ve lo assicuro!» E detto
ciò costrinse al decollo anche
Isidorus.
Due
al prezzo di uno, che fine giocatrice
sono, si disse da sola gongolando per la sua idea. Da tempo sapeva di
essersi
innamorata di Isidorus, forse già dalla prima volta in cui i
loro occhi si
erano incrociati. Peccato che lui pensasse solo a sua sorella. Da
ciò che l’era
stato raccontato se il Generale non fosse mai giunto probabilmente lui
l’avrebbe perfino chiesta in sposa.
“Temevo
di non rivederlo mai più,
ma ora che è qui la pacificazione e unione tra mia sorella e
Sesshomaru diventa
più impellente. Quella maledetta demone delle iridi rosse,
ogni volta che la
incontro fa gli occhi languidi al Principe. Spero che Kuria si
infuri.”
Il
resto della enorme compagnia
rimase alquanto allibito.
«Penso
che la soluzione di Hikari
sia l’ideale, Kuria. Per me non c’è
problema a fare una ronda notturna. Tu,
Inuyasha?» Il monaco si voltò verso il
mezzo-demone che si limitò ad alzare le
spalle. La ronda lo lasciava completamente indifferente, ma
ciò che stava
iniziando a intuire no.
In
tutto quel delirio Kuria era
rimasta con gli occhi sgranati, senza sapere bene come muoversi.
Ammetteva
di essersi infastidita
sentendo Kagura parlare con quel tono a sua figlia, per quanto
ciò che diceva
fosse giusto non era lei la madre della bambina. Stava al massimo a
sé, o a
Sesshomaru eventualmente, il compito di ammonirla.
La
reazione di sua sorella era stata
ancor più sorprendente. Una passeggiata con Sesshomaru? Come
veniva in mente a
quella pazza di farli passeggiare da soli? Per quale astruso motivo,
poi? In
quel turbinio di domande non si accorse che Rin tentava di salirle in
braccio,
ne assecondò il desiderio restando sovrappensiero. Pochi
istanti dopo il suo
corpo volava distaccato da terra senza che avesse aperto le ali.
«Eh?»
Sobbalzò stringendo meglio
Rin per non farla cadere in terra.
«Padrone!
Dovete andate?» Jacken
gracchiava a terra disperato mentre Sesshomaru si allontanava con Kuria
e Rin
da solo.
«Sesshomaru,
maledetto!» Inuyasha
fece per estrarre Tessaiga e inseguirli, certo che lui stesse rapendo
la
sorella in un momento di distrazione. Cambiò idea e si
immobilizzò dopo che il
maggiore girò leggermente la testa per fulminarlo con lo
sguardo.
«Credo…
che abbia seguito il
consiglio di Hikari.» Gli sussurrò allora Kagome.
«Poteva
allontanarsi a piedi,
come tutti. Eh! Lui e il suo maledetto orgoglio.»
Piegò le labbra in una
smorfia di stizza e acidità.
«Sei
un ingrato Inuyasha! Devi
portare più rispetto a tuo fratello, il mio padrone
è sempre troppo indulgente
con- ahi!» Il kappa si ritrovò pieno di pugni in
testa e lì si concluse la sua
arringa. Pochi attimi dopo anche Kagura si sollevò alta in
cielo sulla sua
piuma.
***
Sesshomaru
planò delicatamente su
un prato fiorito, un luogo già visitato nelle esplorazioni
delle settimane
passate e quindi più sicuro per lasciare Rin libera di
scorrazzare.
Perché
avesse seguito di colpo il
consiglio di Hikari neanche lo sapeva, non si era interrogato a lungo
sul da
farsi. Forse voleva allontanarsi da Kagura. Per lei nutriva
principalmente una
sorta di pietà, per la condizione alla quale era stata
ridotta da Naraku,
perché era quasi morta per i miasmi pur di essere libera.
Gli aveva ricordato
ancora una volta Kuria, ma allo stesso tempo si dimostrava estremamente
diversa. Il loro rapporto era diverso!
Come
quando erano stati costretti
a passeggiare insieme a palazzo rimasero entrambi a lungo in silenzio.
Solo il
suono degli uccellini e di Rin che giocava faceva da sottofondo
musicale.
«Quindi
non sei fuggita da me.»
«Come?»
La demone mezza aquila si
girò verso di lui, inclinando la testa per cercare di
comprendere.
«Me
lo hai detto tu, non sei
fuggita e hai i tuoi motivi per non sposarmi.»
«T-tu
come fai a sapere di questa
conversazione?» Sesshomaru la osservò diventare
paonazza e boccheggiare. Lasciò
che ci arrivasse da sola all’ovvia conclusione che entrambi
erano stati preda
della magia di Badma e si erano davvero
incontrati in un mondo onirico.
«Oh
Dei!»
Lui
si divertì a vederla
scomposta per la prima volta da quando era tornata. Kuria si
appoggiò al tronco
di un albero e si massaggiò le tempie, non sentiva alcuna
voglia di continuare
quel discorso.
«Te
lo chiedo ancora una volta,
quali sarebbero questi buoni motivi?» Le si parò
davanti, ancora molto calmo,
mentre la scrutava con viso inespressivo. Kuria lo sorprese,
perché invece di
arrabbiarsi sospirò, mise una sorta di broncio e
voltò lo sguardo incrociando
le braccia.
«Arrivaci
da solo.» Borbottò
senza offenderlo, evento ancor più strano. Non voleva
combattere con lui? La
paura di lei nei suoi confronti non c’era mai stata
all’apparenza, vero, ma il
desiderio di difendersi attaccandolo per prima la smascherava sempre.
Erano
a uno stallo, se
l’aggrediva per primo dimostrava soltanto di esserle
estremamente legato, o
così lei avrebbe pensato.
«Peggio
per te! Non ti darò una
seconda opportunità quando manterrai le tue promesse,
sappilo.»
Ebbe
il piacere di vederla
sobbalzare, dovette trattenersi dal ghignare contento. Bastava che lei
non
sapesse della contrarietà di sua Madre alla situazione, a
quel punto vuotato il
sacco, lui, Sesshomaru sarebbe riuscito a convincerla a tornare con
sé,
vincendo anche quella sfida. Perché di quello si trattava,
no? Di sconfiggere
le resistenze nemiche e conquistare.
Lei
sarebbe divenuta la sua
consorte, gli avrebbe dato dei figli, seguendo il tracciato paterno ma
soprattutto dimostrando a tutti che era lui, Sesshomaru, a tenere in
mano le
redini delle vite altrui. Nulla di più o di meno, no? Tutto
legale e legittimo.
«Guarda
che nelle mie promesse
non ho mai detto che ti avrei sposato.» La replica giunse
quasi beffarda,
leggermente alterata e piccata, ma niente a confronto con
l’ira che la
pervadeva un tempo. Perché? Forse la presenza di Rin?
Sì, poteva essere.
«Era
implicito. Non che mi
sorprenda la tua manca di arguzia.» Questo di sicuro le
avrebbe mandato i nervi
a fior di pelle, ma quel duello verbale si rivelò
più arduo del previsto. Kuria
roteò gli occhi e a momenti sbuffò annoiata.
«Si
può sapere perché cerchi di
irritarmi? Per di più con Rin qui vicino.»
In
realtà un po’ di paura la
provava, a suo tempo delle promesse le fece per davvero. La prima poi,
quella
in cui Inuyasha era nato, effettivamente si riferiva al tornare con lui
come
sua compagna o qualcosa del genere. La seconda era più un
tornare a vivere a
palazzo molto generico, ma anche lì ovviamente Sesshomaru si
riferiva al vivere
insieme. Lo sapeva perfino lei di star cavillando.
“Prendere
tempo, devo solo
prendere tempo. Probabilmente sta solo cercando di farmi arrabbiare per
qualche
suo sadico motivo e usa questo espediente. Ha detto chiaramente che del
nostro
matrimonio non gliene importa nulla.”
Lui
non le rispose e neanche
l’attaccò, stettero a fissarsi per un lungo
periodo di tempo.
«Signor
Sesshomaru! Kuria! Ho
fame!» La bimba saltellò loro intorno, mettendo
una tregua allo scambio di
occhiate. Prese dolcemente le mani di entrambi stando nel mezzo. I due
demoni
la portarono al fiume, Kuria accese il fuoco per Rin e
l’aiutò ad arrostire
pesciolini e funghetti commestibili.
Dopo
il pasto la bambina si
rannicchiò sulle gambe della demone e dormicchiò
serenamente.
«Sappi
che non mi piace come
quella Kagura la rimprovera.» Esordì dal niente
Kuria verso Sesshomaru.
«Potevi
intervenire tu stessa, in
tal caso. Sei la madre, adesso, no?»
La
sentì incassare il colpo con
un mugugno e attese la raffica, che non giunse. Si voltò
leggermente con la
testa per capire che diamine stesse facendo di tanto interessante per
distrarla
dal litigare con lui. Accarezzava la testolina mora della piccola con
sguardo
amorevole.
«Sì,
sono sua madre.» Sussurrò
dolcemente mentre la cullava e lo faceva con una maestria invidiabile.
Rimase
allibito. Eppure era sicuro non avesse figli! O forse sì?
Per una cinquantina
d’anni era tornata in patria e tra lei e quel Isidorus
sembrava esserci
un’enorme confidenza!
Kuria
nuovamente si sentì
investita da una fortissima carica di astio e alzò di scatto
gli occhi verso
Sesshomaru. Non leggendo nel pensiero e considerando la situazione, il
grande
legame tra lui e la bambina visto che le aveva donato una nuova vita,
travisò.
«Tranquillo
Sesshomaru. Tieni.»
Con leggiadria e velocità si spostò e le mise
sulle ginocchia Rin, contro il
petto. Gliela consegnò con un enorme sorriso.
«Ti
adora, lo sai.»
Per
la prima volta si sentì
completamente disarmato. Passarono altrettanto tempo con lui seduto con
Rin
sulle gambe e lei in piedi poco davanti a lui.
«Il
tuo dono si è ultimato?» Ebbe
il piacere di vederla girarsi stupita e annuire lentamente.
«Sono
passati quasi tre anni,
credo di essere riuscita solo a passarle
l’immortalità e qualche vago potere.
Suppongo che lo scopriremo con il tempo.»
«Scopriremo?»
«Sì.
I poteri non si manifestano
mai di colpo tutti insieme neanche per i demoni, lo sai.»
In
realtà la domanda di
Sesshomaru voleva essere un’altra, lei stava usando il
plurale. Lui non si
sarebbe separato facilmente da Rin e viceversa, quindi Kuria sarebbe
rimasta al
suo fianco? Era davvero così semplice?
«Quanto
è diventato potente
Naraku mentre sono stata via?»
«Ah!
Considerando come si
nasconde direi non tanto. È solo molto scaltro, ma rimane un
insulso mezzo-demone
anche lui.»
La
sentì sospirare e scuotere la
testa. Quello sguardo che significava? Non sarà mica stata
aria di sufficienza?
«Sì,
Sesshomaru, lo so quali sono
i tuoi pensieri sulle creature a metà, ho capito. Sei
diventato ripetitivo. Ho.
Capito.» Il tono di voce restava basso e controllato, ma lui
riuscì a percepire
un moto d’astio.
«Non
rivolgerti a me con questa
mancanza di rispetto.» La vide prendere un profondo respiro
per controllare la
propria aura demoniaca e la rabbia.
«Tu
invece puoi insultare chi ti
pare a quanto capisco. Anche la tua-» Si interruppe in tempo
e perché Rin si
svegliò tutta allegra proprio nell’istante in cui
stava per fregarsi con le sue
stesse mani. Sperava non avesse capito. Sì, stava per dire
fidanzata, ma poteva
anche essere famiglia.
Il
demone albino rimase in
silenzio. Per quanto l’ultima parola potesse essere famiglia,
tutti e due
sapevano che non era mai riuscito completamente ad accettare
l’esistenza di
Inuyasha. Quindi sicuramente la risposta doveva essere fidanzata, ma
esclusi
alcuni epiteti che assegnava più o meno a tutti, non si
ricordava di averla mai
insultata.
Gli
sarebbe piaciuto molto farle
il terzo grado per comprendere quali pensieri passassero in quella
bella
testolina mora ma dovette rimandare, perché tra il risveglio
di Rin e l’arrivo
inaspettato di Kagura non esisteva possibilità di
solitudine. Un interrogatorio
richiedeva invece tempo e un luogo appartato.
«Non
pensi dovremmo cercare le
tracce di Naraku, Sesshomaru? Se restiamo qui troppo a lungo di sicuro
le
perderemo.» Suggerì Kagura, conscia di dover
allontanare il demone della ex
compagna se desiderava anche solo minimamente prenderne il posto.
“Oh,
ma quanta familiarità che le
concedi. Se un discorso del genere l’avessi fatto io ti
saresti già infuriato.”
Kuria gli scoccò un’occhiata meno omicida rispetto
a quelle ricevute, ma solo
perché non desiderava farsi scoprire. Allo stesso tempo Rin
appena sveglia era
scesa dalle gambe del demone e ora le si appendeva a un braccio.
«Saresti
venuta fin qui solo per
dirmi questo, Kagura? Ricordati che io Sesshomaru non prendo ordini da
nessuno*.
Se ci tieni tanto inizia ad avviarti, le tracce di Naraku le puoi
cercare anche
da sola.»
Percepì
di essere riuscito nel
suo intento, perché la figlia ‘ribelle’
di Naraku se ne andò di colpo senza
proferire parola.
«Ormai
è il crepuscolo,
effettivamente. Forse anche a noi conviene tornare. Tra poco Isidorus
rientrerà
con qualche informazione.»
Il
Principe dell’Ovest socchiuse
gli occhi, trattenendo l’istinto rabbioso che quel nome gli
suscitava. Non
disse niente, semplicemente si limitò ad avvicinarla per
sollevarla.
«Uh? S-Sesshomaru,
che fai?» La vide
indietreggiare di scatto, con le guance che si chiazzavano di rosso per
l’imbarazzo.
«Hai
chiesto tu di tornare.»
«So
volare! Ho le ali!» Le
scrollò a dimostrazione di un fatto che lui già
ben doveva conoscere.
«Le
tue ali non sono paragonabili
con la mia velocità.»
Rin
seguiva il discorso cercando
di capire. Il signor Sesshomaru sembrava per lo più apatico
e annoiato da quel
battibecco, Kuria offesa. Eppure lei, anche se era solo una bambina,
sentiva
altro. Le parve di vedere un sorrisino da parte del demone mentre la
spuntava e
le sollevava entrambe e una strana remissività nella
controparte femminile.
Contro
il petto di Kuria
sollevata e avvolta da Sesshomaru, Rin si sentì
completamente al sicuro.
***
«CHE
COSA VUOI CHE FACCIA?»
Qualche
uccellino fuggì
spaventato all’urlo di Inuyasha verso Hikari. La demone
invece sospirò
rassegnata.
«Si
sente che ti ha cresciuto mia
sorella.» Borbottò massaggiandosi le orecchie
demoniache. Poco prima che
iniziasse il tramonto con una scusa era riuscita ad anticipare il suo
rientro
allo spiazzo, lasciando indietro Isidorus.
«Sei
pazza? Dovrei inventarmi
qualche rocambolesco modo per unire mia sorella e Sesshomaru?»
«Non
mi aspetto che te lo inventi
tu. So perfettamente che non sei capace!» Lo
stuzzicò piccata, dandogli
sottilmente del tonto.
Le
serviva l’appoggio della
squadra di Inuyasha se voleva davvero riunire quei due testoni!
«Perché
ci chiedi questo Hikari?»
Per fortuna Kagome si aggiunse alla conversazione prima che i due
potessero
affettarsi a vicenda.
«Mi
pare evidente. Quei due
testoni sono fatti per stare insieme, hanno già praticamente
una figlia
insieme. Per non parlare del fatto che nessuno desidera una Principessa
dell’Ovest diversa da Kuria. Con il pessimo gusto che ha
chissà che scelte
potrebbe fare quella lastra di ghiaccio.»
«Queste
sono motivazioni egoiste!
Non costringerò in alcun modo mia sorella a una scelta del
genere. Se le
volessi bene sapresti che ha sofferto immensamente per questo legame
combinato.
Lei non vuole stare con Sesshomaru!»
«Sei
proprio un fratellino scemo,
non c’è che dire!» Gli soffiò
contro la biondina, pronta al pestaggio.
«Inuyasha,
temo che tu stia
sbagliando.» Si frappose Sango, che generalmente cercava di
non entrare in quel
tipo di beghe familiari. Per fortuna il mezzo-demone parve intenzionato
ad
ascoltarla.
«In
parte sai la capisco Kuria.
Temo che lei sia davvero innamorata di tuo fratello, ma che desiderasse
maggiore considerazione e stima da parte sua. – Miroku
sentendosi preso in
causa si grattò la nuca e fece qualche passo sul posto.
– Ho letto molta
tristezza nei suoi occhi il giorno in cui ci ha raccontato
dell’annullamento.
Serenità e tristezza. Rassegnazione.»
«Sì,
lo so, non sono cieco
nonostante ciò che credete su di me e neanche tonto.
– Qui guardò male Hikari,
che voltò la testa in direzione opposta a braccia conserte.
– So anche, però,
che difficilmente quello scemo che mi ritrovo per fratello
cambierà modi e
idee. Ha sofferto per tutta la vita, la mia sorellina. Quando ero un
bambino e
credeva dormissi a volte la vedevo piangere disperata, anche se non
emetteva un
singolo suono. Esattamente come… mia madre. Credevo fosse la
nostalgia verso
mio padre per entrambe, ma con l’età ho capito
meglio. Quindi no, non
asseconderò un piano simile!»
«Inuyasha…»
Kagome emise un
sussurro quasi commosso, raramente lui si apriva tanto sul suo passato.
«Dovrà
fare tutto da solo, se la
desidera davvero. Non sarò d’aiuto, ma se proprio
ci tieni non interferirò.»
Hikari
si accontentò di quella
mezza vittoria, in ogni caso non era intenzionata a smettere di provare
a unirli.
Per fortuna di tutti loro Jacken e Kagura non si trovavano nei paraggi
e il
trio composto da Sesshomaru, Kuria e Rin sarebbe giunto solo qualche
momento
dopo, seguito dalla successiva comparsa di Isidorus.
*Io Sesshomaru è una formula molto usata nel doppiaggio originale. E' tipico a quanto sembra di certe personalità importanti e antiche riferirsi a sé stesse in questa maniera. Me ne sono resa conto paragonando il doppiaggio inglese con quello originale e ho pensato fosse carico riportarlo qui :)
Per quanto riguarda il resto: Il capitolo è abbastanza di dialogo e introspezione, non ci siamo ancora ricollegati alla trama e ci vorrà un po'. Desidero mostrare i cambiamenti di carattere di Kuria principalmente, ma anche Sesshomaru e come Kagura si sia integrata in questa realtà alternativa in cui è stata precocemente salvata.
Inuyasha è normale che non desideri tantissimo vedere suo fratello biologico con sua sorella adottiva, visti i trascorsi. Staremo a vedere cosa combinerà! XD
Hikari farà il diavolo a quattro. Vuole diventare Cupido della situazione.
Ora scappo a lavoro :)
Martyvax