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Autore: Scribbling_aloud    19/09/2023    2 recensioni
Siete anche voi dell'idea che un ragazzo come il nostro Harry Potter dopo: infanzia con gravi carenze di affetto e tutori abusivi, traumi pesanti in adolescenza con minacce di morte, perdite di affetti rilevanti nel corso della vita, non avrebbe mai potuto avere una vita troppo facile con una famiglia alla mulino bianco e soprattutto una mente equilibrata e serena?! Secondo me PTSD come se non ci fosse un domani. Questa è una trilogia molto poco magica che, in un crescendo, esplorerà la sua mente e la sua vita famigliare con i suoi mille problemi e difficoltà data da tormenti mai risolti, una popolarità cresciuta a dismisura che non lo fa vivere bene, fragili equilibri nelle sue relazioni che si frantumano. Partiamo diciannove anni dopo, esattamente dove ci ha lasciati la Rowling. Il Natale di quell'anno.
ATTENZIONE: comincia molto leggero, quasi frivolo, ma ci tengo a precisare che non è un testo per bambini. Da più o meno metà del primo libro e poi nel terzo, ci sono parecchi punti intensi, violenza e tratta temi delicati. Specie il terzo libro, dove ho raffinato un po' la mia scrittura quindi le immagini sono più vive.
E' una traduzione dall'inglese.
Genere: Drammatico, Hurt/Comfort, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione, Teddy/Victorie
Note: Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Dei rumori mi svegliano. Non so che ora sia. Sicuramente è notte a giudicare dal buio fuori dalla finestra. Ho dormito troppo.
Sbatto le palpebre. Mi rendo conto che i rumori sono fatti da papà che sta camminando per la stanza. Vederlo così attivo mi sorprende talmente che mi ritrovo immediatamente sveglissimo, mi tiro via la coperta di dosso.
‘Papà’ esclamo.
Mi lancia un’occhiata veloce continuando ad aprire e chiudere cassetti chiaramente di fretta.
‘Sai dov’è la mia bacchetta?’
‘Sì’ balbetto confuso, scattando a recuperarla dal cassetto dove le poche cose che aveva su di sé sono state sistemate quando l’hanno portato qui.
La prende infilandosela in tasca.
Poi prende la giacca e tira su la cerniera.
Solo quando si abbassa di fianco al letto, rovistandone sotto, intravedo la sacca marrone. La prende e se la mette a tracolla.
‘Sai come posso andarmene di qui senza essere visto?’ mi chiede mettendosi le scarpe.
‘C’è un camino nella stanza in fondo al corridoio. Usiamo quello per andare alla Tana. A quest’ora non penso nessuno sia lì. Stai andando alla Tana?’
Non risponde dirigendosi verso la porta. ‘Vengo con te’ dico deciso scattando a prendere la giacca dall’appendino.
‘No, non vieni’ lui dice scuotendo la testa cupo ‘Tu torni ad Hogwarts’
‘No, papà. Ci ho pensato. Posso studiare da casa’ affermo infilando il braccio destro nella giacca ‘Non c’è ragione per me di tornare’
A parte Rose ovviamente, e quella è una ragione gigante, ma non posso lasciare papà da solo.
‘Sì, ci sono tutte le ragioni, e ci vai. Domani mattina. Appena arriva tua nonna’
‘E James?’ la giacca mi pende dalla spalla; la sua risposta secca, la sua espressione cattiva mentre la pronuncia, mi hanno bloccato nella mia posizione.
‘Se n’è andato’
‘Quando?’
‘Non lo so. Se n’era già andato quando mi sono svegliato.’
‘E Sunny?’
‘Anche lei’
Guardando i suoi occhi, che si sono induriti parecchio nell’ultimo scambio, so di non poter lasciar perdere.
Deve sapere che sono dalla sua parte e non lo lascerò solo.
‘Vengo con te’ dichiaro fermamente infilando l’alto braccio nella giacca.
‘Albus, ho detto di no. Vai ad Hogwarts’
La frase è pronunciata con così tanta severità che trasalisco.
‘E per l’estate?’ mormoro incerto mentre papà è già sulla porta dandomi la schiena.
‘Farai quello che ti diciamo di fare’
‘Che sarebbe?’
Ma papà non risponde, la mano sulla maniglia, se ne sta per andare ma non voglio che lo faccia.
‘Ti scrivo’ dico per trattenerlo ma neanche questa frase riceve una risposta.
‘Risponderai se lo faccio, vero?’ imploro con un filo di voce e, visto che il silenzio è la mia unica risposta, ripeto ‘Vero?’
Spinge la porta, lascia la maniglia e non è più nella stanza.
Il panico si impenna così velocemente che il cuore comincia a battermi all’impazzata.
Mi getto dietro di lui instabilmente e quando arrivo nella stanza con il camino, una fiamma verde è già scoppiettante al suo interno. Papà ci sta per entrare.
‘Papà, per favore, portami con te!’ balbetto praticamente in lacrime. Non se ne può andare. Non ora, non così! Ho aspettato per una settimana che si svegliasse. Per una settimana ho dormito su una scomoda poltrona, l’ho tenuto sotto controllo quasi ogni secondo. Per una settimana ho sperato e ho temuto. E quando miracolosamente si è svegliato, non mi ha praticamente parlato, non mi ha praticamente notato.
Papà si ferma davanti al camino alla mia supplica, una delle sue mani è già sul bordo e la luce verdastra delle fiamme si riflette nei suoi occhi esaltandone il colore, conseguentemente esaltando anche i miei.
‘Per favore’ ripeto scoppiando a piangere ‘Ho bisogno…’
Comincio col dire confuso, strofinandomi il viso. Ho bisogno che lui mi tranquillizzi. Ho bisogno di confidarmi con lui su quello che mi fa star male, sulla mamma e come mi manca, ma anche su Rose e di quanto ne sono innamorato. Ho bisogno che prenda il comando e risolva i problemi. Ho bisogno che sia mio padre.
‘Per favore’ ripeto con una voce strangolata che mi muore in gola.
E papà si gira a guardarmi sentendo quel tono supplichevole. E l’espressione cattiva se ne va per un momento vedendo le mie lacrime, rimpiazzata da pietà e una grande tristezza.
‘Vieni qui’ mi dice facendomi segno di avanzare.
Quando lo faccio, cercando goffamente di smorzare i singhiozzi e vergognosamente asciugandomi le lacrime, lui mi stringe in un forte abbraccio, esattamente quello di cui avevo bisogno.
‘Non posso portarti con me. Devo stare da solo. Sarai al sicuro a Hogwarts’ sussurra.
‘Ma tu cosa farai?’
‘Me la cavo. Non ti preoccupare’ lui dice con un sorriso sciogliendo l’abbraccio e strofinandomi le braccia.
‘E per l’estate?’
Il sorriso sparisce velocemente.
‘Penso che Ron abbia ragione. Dovresti andare lì e fare del tuo meglio per dimenticarti che se mio figlio’
Spalanco la bocca orripilato ma papà sta già entrando tra le fiamme.
‘Non seguirmi e non permetterlo ad altri’ mi avvisa ma poi, fissandomi dritto negli occhi, con un tono completamente diverso, dice ‘Ciao Albus. Prenditi cura di te’ e quello sguardo mi trasmette così tanta angoscia, che mi viene questo inspiegabile presentimento che questa potrebbe essere l’ultima volta che lo vedo.
‘No, papà, aspetta!’ dico con impeto ma ha di già urlato il nostro indirizzo ed è sparito.
   
 
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