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Autore: OmegaHolmes    26/09/2023    3 recensioni
"Salve e benvenuti nel “Second Coming 2.0”. Non abbiate paura, il vostro messia è pronto a donarvi la migliore delle esperienze per la vostra vita ultraterrena.
Se lo meriterete.
Altrimenti, ci dispiace, ma sarete dannati per l’eternità. Buona fortuna!"
Aziraphale è il nuovo arcangelo supremo e si sta impegnando duramente per apportare i cambiamenti che ha progettato dopo tanti anni sulla Terra. La concezione della Seconda Venuta, però non lo entusiasma, scoprendo ben presto che nemmeno l’eclettico Gesù ne ha davvero voglia e che il Paradiso è molto più freddo di quanto ricordasse.
O
Crowley decide di mollare tutto e darsi all’allevamento di capre, ritrovandosi per l’ennesima volta immischiato in eventi divini del quale non voleva davvero più fare parte.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Crowley, Metatron, Michele, Uriel
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Nota dell'autrice: Come qualcuno ha detto "This is the end". O almeno lo è per la mia storia. Quest'oggi ho rivisto l'ultimo episodio della seconda stagione e mia ha distrutta insieme all'influenza. Quindi visto che sono triste ho deciso di pubblicare in anticipo, sperando che questo capitolo possa alleviarvi per qualche minuto da qualsiasi problema strugga la vostra vita. 
Un grazie speciale ancora a tutti coloro che hanno letto, commentato e apprezzato questa mia folle creazione, che l'aver finito mi riempe di malinconia. 
Un caloroso abbraccio a tutti <3 Buona lettura!



Un solo di pianoforte in lontananza gli fece arricciare il naso e risvegliarsi da un profondo torpore. Gli occhi facevano fatica ad aprirsi, ma poteva percepire attorno a lui un soffice materasso e coperte dal tessuto delicato. Le narici si dilatarono al profumo di cioccolata calda, desiderando si percepirne il sapore sulle labbra.

Un belato da fuori la finestra, un raggio di sole timido tra le persiane avvicinate, la musica nel giradischi che continuava a suonare:

 

That certain night
The night we met
There was magic abroad in the air
There were angels dining at the Ritz
And a nightingale sang in Berkeley Square

 

La voce dolce della cantante gli fece aprire lentamente gli occhi celesti, ritrovandosi ad osservare un soffitto in legno.

Cercò di mettersi a sedere, gemendo per la fitta che gli trafisse il petto, riportandolo a coricarsi.

“Crowley…?” chiamò confusa la sua voce, cercando di capire cosa fosse accaduto.

Un paio di passi affrettati si avvicinarono alla stanza, mostrando la figura esile del demone avvolto in un grembiule da cucina, con una tazza di cioccolata calda in mano.

Sul viso di Aziraphale si dipinse un dolce sorriso, mentre gli occhi del demone si contrassero da sotto gli occhiali scuri in una fitta di commozione.

Con enfasi le lunghe gambe corsero verso il bordo del letto, buttando malamente la tazza sul comodino rischiando quasi di versarla prima di gettarsi sull’altro, avvolgendo con i lunghi arti la figura del biondo.

L’angelo ricambiò con debolezza la stretta, restando in silenzio di fronte ai forti fremiti del demone tra le sue braccia.

Percepì il collo bagnarsi al contatto con il viso del fulvo, facendolo commuovere: “Crowley tesoro… perché stai piangendo?”

 

I may be right
I may be wrong
But I'm perfectly willing to swear
That when you turned and smiled at me
A nightingale sang in Berkeley Square

 

Nonostante i tentativi di Aziraphale di allontanarlo per guardarlo in faccia, la figura scura del demone restava avvinghiata intorno a lui, tremante e fragile.

“...non… non farlo mai più.” borbottò cupo contro il suo collo.

“Crowley caro, mi stai facendo un po’ male… potresti l-lasciarmi…”

Di scatto il fulvo si allontanò, spaventato, asciugandosi malamente il naso con il palmo della mano: “...Sì. Sì, giusto scusa io-”

“Ehi…” gli sorrise Aziraphale, posando una mano su una guancia: “Va tutto bene… ma non so cosa sia accaduto… potresti spiegarmelo?” chiese dolcemente: “E potresti toglierti questi? Ho bisogno di vedere i tuoi occhi…”

Con dita tremanti, Crowley si sfilò gli occhiali, mostrando lo sguardo arrossato, segnato dal pianto e dalla paura di averlo perso per sempre, definitivamente.

Una morsa strinse il cuore dell’angelo, che di slancio prese le mani del demone e le riempì di baci: “Mio povero Crowley… quanto dolore percepisco in te…”

“Ngh…” deglutì il fulvo che sospirò: “… stai bene vero?”

“Certo, mi sento… bene. Ho solo male al petto… ma non ricordo perché.”

“Cos’è l’ultima cosa che ricordi?”

Lo sguardo dell’angelo si fece torvo: “I-io...eravamo a Piccadilly Circus… abbiamo fermato… e poi… poi-” sbuffò: “Proprio non ricordo.”

Crowley si passò una mano sul viso: “Metatron ha cercato di uccidermi, ma tu hai preso il colpo al mio posto e… e…” deglutì con forza per cacciare indietro le lacrime: “E stavi morendo, Aziraphale.”

“...ma è successo qualcosa dopo… una luce…?”

Il demone annuì: “Abbiamo avuto la benedizione divina…e Lei ti ha salvato.” deglutì, alzando l’indice per puntare Dio.

Un sorriso si allargò sul volto dell’angelo: “Questo vuol dire che… che…”

“Siamo liberi, angelo. Siamo liberi.”

Fu la volta di Aziraphale di iniziare a piangere a dirotto, incredulo ed improvvisamente leggero.

Per la prima volta dopo secoli percepì le spalle libere da un macigno che aveva dovuto trascinare per oltre 6000 anni.

Portò i polpastrelli alle labbra, guardando Crowley incredulo: “Siamo liberi… siamo liberi!” squittì con voce acuta, fremente.

Ci erano riusciti, ora potevano essere loro.

“Oh Crowley… vieni qui…” mormorò tirando la figura dell’altro verso di sé, prima di avvolgerlo in un bacio romantico e pieno d’emozione.

Restarono così a lungo, tra le loro lacrime, le loro labbra, la loro vita di fronte a loro.

 

The streets of town
Were paved with stars
It was such a romantic affair
And as we kissed and said goodnight
A nightingale sang in Berkeley Square

I know 'cause I was there
That night in Berkeley Square

 

 

 

Un usignolo cantò fuori dalla loro finestra, facendo sussultare Aziraphale: “Lo sento! Lo senti anche tu?”

Un sorriso dolce si posò sul viso di Crowley: “Sì, angelo, lo sento anche io.”

 

***

Il sole tramontava placido oltre le colline verdeggianti, portando con sé le ultime tracce di calore nell’arco di quella giornata.

Aziraphale sedeva sulla veranda, ancora debole, con in braccio una piccola capretta candida.

“Non riesco a credere che tu abbia chiamato anche questa meravigliosa creatura con il nome di un demone…” sospirò, accarezzando la testa dell’animale.

Crowley era indaffarato a riportare tutte le altre capre nel recinto poco lontano, rispondendo con un’alzata di spalle a quella affermazione: “Infatti… lei non ha il nome di un demone.” borbottò torvo, chiudendo il recinto, incamminandosi verso l’angelo che si illuminò a quella confessione.

“Ah no? Allora come si chiama? “Fiocco di neve”? “Nuvola”?”

“Ngh… si chiama…” e sbiascicò un qualcosa che giunse incomprensibile alle orecchie del biondo.

“Come? Scusa caro, ma non ho davvero sentito.”

“Ngggh… Ho detto che si chiama… “Angel”.”

Gli occhi celesti di Aziraphale si ingrandirono per poi farsi acquosi e colmi d’emozione: “Oh Crowley… lo hai fatto davvero?”

Il fulvo arrivò di fronte a lui, prendendogli la capretta dal grembo per portarsela tra braccia: “...Mi mancavi… e lei sembrava diversa dalle altre.” rispose cupo ed imbarazzato, sentendosi un idiota ad averlo detto ad alta voce.

“Vieni qui, per favore.” chiese l’angelo, facendo spazio sulla panchina.

Il demone si sedette al suo fianco, ancora sulla difensiva per la sua stessa confessione.

“Sai Crowley” iniziò Aziraphale, voltandosi ad accarezzare l’animale tra le braccia del fulvo: “C’è una cosa che non riesco a capire. Non era la prima volta che confessavamo il nostro amore… perché è funzionato solo all’ora? Perchè prima no?”

Il fulvo sbuffò, restando perso nella sua mente per qualche istante: “Io credo… che la colpa sia mia.”

“Tua? E come potrebbe?”

“Beh… io….” deglutì, stringendosi nelle spalle: “Ero ancora arrabbiato con te. Non tanto, ma ero ancora un po’ arrabbiato con te… non ti avevo ancora perdonato del tutto, ma quando l’ho fatto…beh…”

Aziraphale sorrise, sporgendosi in avanti a posare un dolce bacio sulla guancia del demone: “Non posso darti tutti i torti… sono stato davvero uno stupido, non è così? Ma ora… siamo liberi… e credo sia ora di prenderci le nostre vite.”

“Che cosa intendi?” chiese confuso.

“Tanto per cominciare… potremmo fare tutte le uscite che vogliamo senza avere il terrore di essere scoperti!” sorrise euforico: “E poi, stavo pensando, che potremmo andare a vedere Alpha Centaury… la tua prima creazione, ricordi?”

Le sopracciglia del demone si alzarono verso l’attaccatura dei capelli: “Davvero… davvero lo vorresti? Andarci? I-insieme?”

L’angelo annuì dolcemente: “Sì, più di ogni altra cosa, mio caro. Ora che ne dici di mettere a dormire la capretta? Ho una sorpresa per te. Ti aspetto dentro.”

E così dicendo si alzò lentamente ed entrò in casa.

 

***

 

Il cuore gli batteva forte nel petto mentre entrava nel proprio salotto.

S’incamminò verso la cucina, scorgendo il tutto avvolto dalla flebile luce delle candele, ritrovandosi di fronte ad un tavolo accuratamente apparecchiato e sui fornelli ottime pietanze che ribollivano emettendo un odore assai invitante.

Aziraphale se ne stava in piedi in un angolo con un sorriso imbarazzato, le guance arrossate e le mani strette in grembo: “Ciao Crowley...Ho pensato che non avessimo ancora avuto un appuntamento adeguato e che… fosse giunto il momento di rimediare.” abbassò lo sguardo colto dall’improvviso imbarazzo della sua confessione.

Crowley era rimasto qualche minuto incantato, sulla soglia, a bocca aperta, incapace di credere che finalmente tutto ciò stesse accadendo.

Si avvicinò lentamente, con un sorriso sulle labbra: “Tu, mio angelo, dopo aver combattuto, ora mi cucini una cena coi fiocchi?” così dicendo l’aveva preso per i fianchi, cercando di riuscire a catturare lo sguardo sfuggente del biondo nel proprio: “Grazie, Aziraphale…” gli posò un bacio sulla punta del naso, che fece sussultare appena l’altro, che di risposta allargò il sorriso, prima di baciarlo con dolcezza sulle labbra.

“Mi rendi così felice, Crowley! So che non te l’ho mai detto, ma tu sei sempre stato la mia più grande fonte di felicità e mi sento così pieno d’amore in questo momento, che potrei quasi…. Quasi esplodere!”

“Shhhshhh, angelo, le esplosioni teniamole per dopo.” disse maliziosamente il demone, facendo arrossire l’altro.

Crowley si allontanò per spostare la sedia e far accomodare Aziraphale al suo posto: “Ora, lascia che ti serva, mh? Sei ancora dolorante.”

L’angelo si mosse leggermente, canticchiando appena, non riuscendo a smettere di osservare ogni mossa del fulvo con aria febbricitante.

 

Mangiarono di gusto, sorseggiando un vino di classe, parlottando di tanto in tanto di cose alquanto frivole, fino a quando, terminato il suo laudo pasto, Aziraphale non si lasciò andare contro lo schienale della sedia: “Sai Crowley, sono davvero molto felice di non essere più l’Arcangelo Supremo… tutto quel lavoro mi stava sfinendo…” sospirò rumorosamente, facendo ridere il demone: “Beh, lasciatelo dire, non sei stato davvero un granchè come Arcangelo Supremo, anche se hai fatto una rivoluzione in Paradiso.”

“Beh, ad ogni modo, spero che chiunque ci sia ora al comando, non cercherà più di mettere fine al mondo o all’universo.”

“Lo spero anche io… ma credo che Gesù farà un po’ di piazza pulita in Paradiso, capisci cosa intendo?”

“Intendi…” chiese sorpreso Aziraphale: “Che faranno cadere… altri angeli?”

“Nah… non credo… ma penso che ci sia un po’ troppa corruzione anche in Paradiso e sia tempo di metterci ordine…”

“Avrei voluto riuscirci io…” ammise tristemente Aziraphale: “Ma temo di non essere tagliato per il lavoro e…” sorrise, allungando la propria mano sopra il tavolo, andando a cingere quella di Crowley: “Che il mio unico posto nell’Universo sia al tuo fianco.”

Gli occhi ambrati del demone vibrarono a quella confessione, lasciandolo immobile per alcuni istanti, prima di trasalire e schiarirsi la voce.

“O-okay…” si alzò di scatto, iniziando a camminare nervoso attorno alla cucina, lasciando Aziraphale in uno stato di confusione.

“Crowley? Ti senti bene? Ho detto qualcosa di sbagliato?”

“No, no è… è che c’è una cosa…” il demone deglutì nuovamente, fino a fermarsi, posare una mano sul fianco e nascondere il proprio sguardo dietro ad un palmo.

“Okay, stai iniziando a spaventarmi.” disse l’angelo, con il cuore sempre più scalpitante in petto.

“Ti… ti ricordi il nostro ultimo discorso in libreria?” iniziò il demone.

“S-sì… certo.”

“E-ecco… c’era una cosa, che dopo tutto il mio discorso ti volevo chiedere… e-e dare, ma poi-” l’emozione gli spense la voce, ritrovandosi di nuovo nello stesso incubo di quel giorno: “Poi è-è successo quello che è successo...”

Aziraphale gli porse un dolce sorriso, colmo di fiducia: “Cosa volevi chiedermi, Crowley?”

Il demone si portò una mano al petto, stringendolo appena, prima di sorridere nervosamente: “Credo di essere io ad avere quasi un infarto questa volta… o-okay, a-allora…”

Le mani dell’angelo erano ormai diventate violacee per la stretta con cui se le stava torturando da sotto il tavolo: “Ti prego, Crowley, dillo in fretta o morirò nel continuare a vederti così agitato.”

“O-okay, okay! Allora, ci conosciamo da molto tempo, siamo sempre stati noi due e dopo tutto quello che abbiamo passato, siamo sempre noi...due. Tu sai cosa provo per te e sai quanto… quanto tu sia importante per me. H-ho una paura folle che tu mi dica di no, Aziraphale, che non hai nemmeno idea, ma ieri… a-al pensiero di… perderti ancora…” gli occhi ambrati divennero lucidi al ricordo: “… ho pensato di morire insieme a te, perché senza di te, angelo, non sono niente. Solo un demone che non è troppo malvagio e che non si è mai impegnato troppo nelle cose. Ma tu, Aziraphale, mi hai reso migliore, da sempre… e io… sì, io ti amo. E vorrei tanto… passare-” l’emozione gli fece tremare nuovamente la voce, portandolo a tossire per calmarsi: “Voglio passare l’eternità con te, angelo. Per sempre, fino alla fine… e quindi…”

Con lentezza si mise in ginocchio, estraendo dalla tasca della propria giacca nera un astuccio in velluto rosso.

Aziraphale sussultò, portandosi le mani alle labbra, ormai in lacrime dall’inizio del discorso.

“C-Crow…”

“Mi vuoi sposare, Aziraphale?” chiese in un sussurro il demone, aprendo l’astuccio per mostrare un semplice anello dorato con le loro iniziali incise sopra.

“O-oh C-Crowl-”

“Lo so, non potremo farlo in chiesa, non sarà proprio un matrimonio con la benedizione, altrimenti, sai, esplodo, però-”

“Crowley, ti prego non dire un’altra parola! Sì, Sì, mille volte sì!” esultò in un filo di voce acuta l’angelo, tremante, incapace di capire cosa fare, sorridendo entusiasta verso il suo...tutto.

Il volto di Crowley esplose in un sorriso luminoso, allungandosi a infilare l’anello con dita frementi nella mano sinistra del suo angelo, che non riusciva a smettere di piangere.

Aziraphale si tuffò tra le sue braccia appena furono entrambi in piedi, baciando il suo demone in un bacio colmo di amore, sancendo una promessa che nemmeno più il paradiso o l’inferno avrebbero potuto dividere.

 

Ed infine, un usignolo cantò a Berkeley Square.

  
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