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Autore: EmmaJTurner    04/10/2023    5 recensioni
Un'Abbazia infestata arroccata sul fianco di una montagna, rose benedette, orme di troll, cadaveri, spiriti, erbe e pozioni... e due tollerabili compagni di viaggio. Cosa stiamo aspettando?
“A che livello di rompitura di cazzo siamo?”.
Logan le scoccò un’occhiataccia. “Discreta”.
Meli alzò gli occhi al soffitto. “Se vuoi me ne vado, eh”. Un lampadario di bronzo si mosse e cigolò sopra di loro. A Meli parve di vedere un movimento di aria densa tra i ceri accesi e…
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cercasi Ammazzamostri'
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Rose Benedette e Cadaveri nei Letti

C’erano 400 gradini scavati nella roccia per arrivare all’Abbazia del Roseto, uno splendido edificio eretto su una rientranza della parete verticale del monte Osau. Meli perse il conto dei gradini a circa cinquantadue, ma sia lei che l’ammazzamostri erano abituati a passi montani ben peggiori di quello, e arrivarono alla cima con un fiatone moderato e senza troppe imprecazioni. 

L’Abbazia era uno splendido esempio di architettura Zoldese, con muri di pietra bianca e rosa, composta da diversi edifici eretti attorno a un piazzale-belvedere che si sporgeva nel vuoto e da cui si poteva godere di una notevole vista panoramica sulla valle, splendida e verdeggiante sotto di loro. 

Si fermarono in mezzo al piazzale a riprendere fiato. Davanti a loro svettava la chiesa, con finestroni a sesto acuto e l’alto campanile; a destra si ergevano il refettorio, il dormitorio, la foresteria e gli alloggi della Badessa, costruiti attorno ad un cortile interno racchiuso da un colonnato. Al di là, ancora più a destra, sotto la montagna, Meli sapeva che erano stati scavati i locali per i magazzini e le stalle. Rose gialle larghe come meloni decoravano ogni angolo, in grossi vasi di terracotta o in aiuole curate ai lati degli edifici. 

Erano arrivati all’Abbazia del Roseto; magnifica, altera e devota nel suo incastro nella montagna. 

Un frate vestito di un saio marrone si avvicinò. Un grosso crocifisso di legno gli ballonzolava sulla pancia rotonda, trattenuta a stento da una cintura di corda. Era quella la forma fisica di una vita di stenti e sacrificio? Meli ne dubitava.

“Benvenuti, gentili ospiti. Siete qui per omaggiare la Santa?” chiese loro il religioso con voce soave, posando insieme i palmi delle mani in un gesto devoto. 

“Siamo qui per lo spirito. Ho scritto a Jonah due giorni fa per avvisare del nostro arrivo; lui è l’ammazzamostri” disse Meli, indicando Logan con il pollice.

L’espressione candida del religioso si disgregò alla velocità della luce. “Quel… farabutto schifoso! Quel cane!” imprecò. “Liberateci da questo supplizio e ve ne saremo eternamente grati. Vi porto dalla badessa”.

Continuando a insultare lo spettro a mezza voce, il frate li guidò fuori dal piazzale. Superarono la sala rettangolare del refettorio, in cui aleggiava un vago odore di bruciato, e uscirono sul colonnato del chiostro. 

Meli probabilmente si soffermò un secondo di troppo ad ammirare le pareti mosaicate del chiostro, raffiguranti diverse scene religiose, perché il frate chiese estasiato: “Conoscete la leggenda dell’abbazia?”.

Logan rispose con un grugnito. Meli gli tirò una gomitata. “No, fratello. Ce la racconti” lo invitò la donna.

Il religioso, le guance ancora paonazze dal precedente scatto d’ira, si lanciò in un monologo preconfezionato che probabilmente rifilava a tutti i viandanti che passavano di là.

“Questa abbazia è dedicata alla nostra santa patrona, Santa Rosa. In questo antro scavato nella roccia, prima che qui fosse eretta l’abbazia, viveva un mostro. Un mostro con corpo di capra irto di spine, ma con ali e muso d’aquila. Il mostro per anni aveva minacciato la popolazione della valle, rapendo i bambini e uccidendo il bestiame. Ma un giorno Santa Rosa, monaca guerriera ispirata dalla Santa Entità, si arrampicò sulla montagna, combatté il mostro e lo trafisse con una lancia benedetta. Purtroppo il mostro, morendo, esplose e trafisse la povera Santa con uno dei suoi aculei. Ma il Signore, benevolente e misericordioso, era grato dell’operato della sua serva, e la trasformò in un fiore. Da qui il nome del nostro sacro ordine religioso, l’Ordine del Roseto, dedicato al coraggio della Santa, che ancora oggi vive nelle splendide rose che coltiviamo in questa abbazia”.

Meli lo sapeva bene: il cortile interno che stavano aggirando era un’esplosione di fiori dai petali di colori mai visti, in piena fioritura nonostante fosse ormai fine estate. Si fermarono per un istante ad ammirare le rose. Meli si chiese se sarebbe riuscita a portare via un po' di quei fiori benedetti senza farsi notare. Logan chinò un poco il capo verso di lei. “Io ammazzo mostri tutti i giorni” borbottò “ma non c’è un ordine religioso a mio nome”.

Meli, sorpresa, ingoiò una risata. “Solo perché con il tuo nome suonerebbe malissimo” bisbigliò di rimando.

Logan non rispose, meditabondo.

“E poi sei ancora vivo” aggiunse la donna sottovoce “forse, quando diventerai una nuova specie di pianta erbacea, ti renderanno gli onori che meriti”.

Il frate li richiamò e indicò loro una porta chiusa. “Qui troverete la badessa. Buona fortuna” disse prima di andarsene via, ballonzolando come il suo crocifisso. 

Meli, chiedendosi se quell’augurio fosse per la Badessa o per il fantasma, bussò.

“Avanti” disse una voce ostile.

Forse per entrambi, si disse.

Entrarono in quella che Meli sapeva essere una sala capitolare, una stanza quadrata decorata con un falso colonnato alle pareti, panche ai lati e una cattedra sul fondo. Al centro della sala, seduta su uno sgabello davanti alla cattedra di legno, stava la Badessa. La donna, imponente nel suo saio marrone, chiuse il libro che teneva in mano e li guardò arcigna da sopra un paio di occhiali da lettura.

“Ah, siete arrivati. La botanica e l’ammazzamostri, mi dicono. Benvenuti, benvenuti”.

Meli chinò la testa. “Grazie per l’ospitalità, madre Badessa”.

“Sapete già tutto del nostro… piccolo problema, immagino”.

“Sappiamo quanto si dice in giro, madre Badessa. Ma se voleste fornirci altri dettagli, potrebbero esserci senz’altro utili” rispose la botanica.

“Certo, certo” tagliò corto la religiosa “Jonah vi dirà tutto quello che volete sapere e vi mostrerà i vostri alloggi”.

“Alloggi?” chiese Logan.

La Badessa fece una risata che parve un latrato. “Ah! Pensate di poter risolvere la faccenda in una sola notte? Io di certo me lo auguro… Ma finora nessuno è riuscito; alcuni ammazzamostri sono rimasti qui per settimane senza cavare un ragno dal buco. Se ce la farete, ci sono 500 navok pronti per voi. Jonah!”.

La voce della donna rimbombò nella stanza di pietra con la violenza di un gong. Meli non dubitava che si fosse sentita fino giù a valle. Presto si sentirono dei passi affrettati e da una porta laterale comparve un giovanotto biondo vestito di saio marrone e un’espressione di panico in faccia.

“Madre Badessa, cosa…” cominciò, ma poi li vide. “Oh! Meli, sei qui”.

Meli salutò il giovane frate. Era un suo compaesano, nato a Pecul come lei, e Meli lo conosceva da quando da bambino giocava a un-due-tre-stella con le sue sorelle minori nel cortile dietro casa. Era un giovanotto perbene, dal viso aperto e solare, circa dell’età di Lila - vent’anni, forse? Un tempo sperava che avrebbe chiesto in moglie sua sorella ma, ahimé, aveva scelto invece la vita monacale. Peccato, considerato che Jonah era tra le pochissime persone al mondo che rientravano nella ristrettissima categoria che Meli chiamava “Persone Che Mi Piacciono”. 

“Come stai? E le tue sorelle…” cominciò il giovane, ma la Badessa lo interruppe subito.

“Non è tempo e luogo per i convenevoli. Jonah, mostra ai nostri ospiti la foresteria e spiegagli tutto del… lo sai”.

Jonah chinò la testa. “Sì, madre Badessa” disse. Poi si girò verso gli altri due e li invitò a seguirlo.

***

“Scherzi di cattivo gusto, dicevi?” disse Logan incrociando le braccia al petto. 

Meli guardò di nuovo il crocifisso sopra l’altare della chiesa. O meglio: guardò il cadavere mummificato che vi era stato appeso sopra, con le braccia spalancate proprio come il figlio di nostro Signore.

“E non riuscite a tirarlo giù?” chiese Meli a Jonah.

“Chi ci prova viene picchiato in testa con il cero” spiegò il ragazzo “o con la coppa della comunione. Una volta ci siamo riusciti, ma la notte dopo era di nuovo su, quindi ci siamo arresi. Abbiamo chiuso la chiesa ai fedeli; non facciamo entrare nessuno”.

“E lo spirito si muove soprattutto di notte, giusto?”

“Oh sì. Di notte è molto peggio. Afferra le caviglie dei frati che pregano i Vespri, suona le campane, disseppellisce i morti dal cimitero e li nasconde nei letti. Una volta ha dato fuoco al refettorio”.

A Meli passò ogni desiderio di dormire in quel luogo. 

“Gli altri ammazzamostri cosa hanno fatto?” chiese Logan.

Jonah guardò Logan torcendosi le mani. “Hanno provato di tutto. A convincerlo con le buone e con le cattive; a rinchiuderlo in uno scrigno; ad affettarlo con spade d’argento benedette; a friggerlo con l’acqua santa… niente ha funzionato”.

“E chi lo ha visto, dice che è un fantasma?”. 

Il ragazzo scosse la testa. “Ogni ammazzamostri aveva la sua teoria. Un fantasma, un coboldo, un gobellino, un gruppo di gremlin… non lo abbiamo ancora capito. Di sicuro, qualunque cosa sia, parla: ha una voce lamentosa e una risata stridula che ti sveglia nel cuore della notte…” Jonah rabbrividì al pensiero.

“E da quando lo spirito è qui, nessuno è stato ucciso?”.

“Oh, Signore, no; nessuno”.

Logan, sempre con le braccia incrociate, guardò il cadavere appeso alla parete. Poi tornò a guardare negli occhi il giovane religioso. 

“Bene. Grazie Jonah, sei stato di grande aiuto. Da qui in poi ci pensiamo noi” lo rassicurò; Meli si stupì del suo tono cordiale. Il ragazzo arrossì. “N-non c’è di che” balbettò e, rosso in faccia, augurò loro buona fortuna e si congedò. Meli registrò la strana reazione di Jonah per analisi successive.

Una volta soli nella chiesa, Logan elencò quanto avevano scoperto: “Invisibile, voce lamentosa, risata stridula; dissotterra i morti e dà fuoco alle cose. Se questo è un fantasma, è il fantasma più disturbato mai esistito”.

“Jonah ha detto che all’inizio si limitava a scuotere le pentole in cucina e a suonare le campane, tanto che pensavano che fosse il munaciello dell’Abbazia…”.

“Questo qui il munaciello se l’è mangiato” commentò piano Logan, sollevando da terra un cero spezzato.

“... e che solo poi ha cominciato con la piromania e i cadaveri” concluse Meli. “Hai già una teoria?”.

Logan fece un suono di gola liberamente interpretabile.

“Ottimo. Qual è il piano, capo?” chiese Meli.

Logan roteò gli occhi, probabilmente per l’epiteto "capo". “Passerò qui la notte in attesa dello spirito. Poi andrò a braccio” disse.

“Mi sembra perfetto” commentò Meli stravaccandosi su un banco da preghiera di legno lucido e scuro.

Lui la guardò stranito. “Vuoi stare qui?”.

“Se l’alternativa è di ritrovarmi a dormire con un cadavere nel letto? Oh sì. Preferisco stare con te”.

L’ammazzamostri tornò alla sua espressione abituale, quella delle cimici. “Come ti pare”.

   
 
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