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Autore: EmmaJTurner    16/10/2023    6 recensioni
Un'Abbazia infestata arroccata sul fianco di una montagna, rose benedette, orme di troll, cadaveri, spiriti, erbe e pozioni... e due tollerabili compagni di viaggio. Cosa stiamo aspettando?
“A che livello di rompitura di cazzo siamo?”.
Logan le scoccò un’occhiataccia. “Discreta”.
Meli alzò gli occhi al soffitto. “Se vuoi me ne vado, eh”. Un lampadario di bronzo si mosse e cigolò sopra di loro. A Meli parve di vedere un movimento di aria densa tra i ceri accesi e…
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Cercasi Ammazzamostri'
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Il Parassita

Se l’ammazzamostri avesse dato fuoco ai paramenti della Badessa non avrebbe ottenuto una reazione più violenta. La donna spalancò la bocca e la sua espressione si distorse in una maschera di orrore. Poi prese un profondo respiro e si mise a strillare con l’intera potenza della sua voce da contralto, chiamando a raccolta i frati dediti al cimitero perché esaudissero ogni desiderio del qui presente ammazzamostri, e in fretta, in fretta, per Iddio Nostro Signore!

Emmanuel, pover’anima, cadde indietro dallo shock e rimase là a terra, ignorato da tutti.

Meno di un’ora dopo, il cadavere del viandante fu dissotterrato. Logan si munì di guanti - prestati con solerzia da un monaco-giardiniere - e scostò i brandelli di vestiti e carne putrefatta dal petto del morto. E lì, come si aspettava, qualcosa mancava: gli organi interni erano spariti. L’intero cadavere era vuoto: era la prova definitiva, che confermava la teoria di Logan. 

Un Parassita era entrato nell’Abbazia del Roseto.

Meli udì un commento sottovoce di un monaco-becchino dietro di lei: “Mi pareva un po’ troppo leggero, quando l’abbiamo seppellito…” 

La donna si ritrovò a dare ragione all’imp: quei monaci non erano esattamente dei pozzi di scienza.

La notizia del Parassita si diffuse a macchia d’olio, e in meno di venti minuti si scatenò il panico. Dov’era ora? Dentro quale frate o suora?

Meli si appoggiò al muretto di pietra che circondava il cimitero dell’Abbazia e osservò il viavai esagitato di monaci in subbuglio. Poi estrasse una fiala verdognola e ne prese un sorso abbondante. Senza una parola la porse a Logan, che la guardò e capì. Lui trangugiò il liquido restante.

Meli fece sparire la fiala nello zaino e ne tirò fuori un’altra identica. “Jonah. Bevi questa”.

“Cos’è?”

“Olio antiparassitario. Ne ho solo due fiale al momento; ce ne vorrà un bel po’ per estirpare uova e larve da tutte queste persone… Nel frattempo, fammi stare tranquilla e bevilo tu”.

Il ragazzo fece una smorfia quando il farmaco amarissimo e denso gli riempì la gola. Ma non si lamentò. Ringraziò Meli e parve un poco meno preoccupato di prima. 

Il cimitero si trovava nell’angolo più lontano dell’Abbazia rispetto alla scalinata e alla chiesa, proprio sul belvedere a strapiombo sulla vallata sottostante; era un delizioso giardino di erba tagliata corta con piccole graziose lapidi di pietra scura che guardavano il cielo. Diverse varietà di rose coloravano le tombe e le bordure, spandendo tutto intorno il loro profumo mistico. Meli pensò che fosse un peccato non poterselo godere, tra gli strepiti e i pianti dei monaci impanicati.

“Come facciamo a sapere dov’é?” chiese Jonah.

“Nessuno lo sa” disse Meli. “Nemmeno il suo attuale… ospite, sa di averlo. Il Parassita vive latente nel suo guscio umano, che va avanti con la sua vita come se nulla fosse, e non ne percepisce la presenza finché non è troppo tardi, quando lo uccide”.

“Stai dicendo che potremmo averlo anche noi?”.

Meli non ebbe cuore di rispondergli. Il viso di Jonah si fece di una sfumatura di grigio ancora più intensa.

Logan le si avvicinò e le chiese, con evidente fastidio, di dirgli tutto quello che sapeva sui Parassiti. 

Meli richiamò alla mente quello che aveva letto nel vecchio libro di zia Liliana, Funghi e Parassiti: “Le uova entrano nel corpo umano attraverso la bocca o gli occhi, dove, una volta schiuse, raggiungono lo stadio larvale; solo una volta adulte migrano verso il cervello e i polmoni, il luogo prescelto per la deposizione delle uova. La vittima, nel frattempo, cade malata, e tossendo aiuta la diffusione delle nuove uova. Il parassita più grosso mangia le sorelle larve e prende possesso dell’intero corpo della vittima, che divora dall’interno fino al sopraggiungere della morte… per poi uscire dalla bocca e scegliere un nuovo corpo da abitare indisturbato. Un modo decisamente spiacevole di lasciare questo mondo” aggiunse alla fine.

Il Parassita, morbo immondo che aveva spazzato via villaggi interi decenni prima, era stato debellato dalla regione di Zolden in seguito ad un’azione congiunta delle diverse amministrazioni distrettuali, con barili interi di olio antiparassitario distribuiti tra i cittadini, poi forzato giù nella gola di vecchi e bambini fino allo sterminio dell’ultima larva mucillaginosa.

E quindi, che ci faceva lì quel Parassita? Da dove veniva? Quel mistero era un altro pezzo stonato che andava ad aggiungersi agli altri, tanti, pezzi stonati delle ultime settimane. Il biglietto di Meimei echeggiò potente in un angolo della sua testa.

Logan annuì. “Nessuna informazione su come individuarlo da fuori?”

“Accademicamente riconosciuta? No. Ma noi…” 

Dal suo zaino, l’imp borbottò un attutito stupidi, stupidi frati. Meli guardò la madre Badessa, ancora in piedi davanti alla fossa del cadavere dissotterrato, con le mani avvinghiate sul crocifisso che portava al collo e lo sguardo atterrito sul caos scatenatosi nel suo Ordine.

“...un indizio ce l’abbiamo”.

***

Logan la guardò corrucciato. “E ti aspetti che tagli la gola alla Badessa senza…?”

“Non ho detto questo!” lo interruppe Meli inorridita. “Ma almeno non brancoliamo nel buio, no? Ci saranno almeno cento persone che abitano in quest’Abbazia. Non possiamo controllare tutti” continuò bisbigliando.

“Vi sto sentendo” disse Jonah, con l’aspetto di uno che stava per rigettare la cena del giorno precedente.

Meli giocherellò con il fiocco verde legato in cima al suo bastone di castagno, incerta su come procedere. Non potevano accusare la Badessa solo sulla base della testimonianza di un imp, demone minore con un debole per il romanticismo; ma non potevano nemmeno fare finta di non sapere quello che sapevano, e fare da spettatori inerti al caos incombente. Cosa fare, dunque?

Infine, Meli ebbe un’idea. Non era una grande idea, ma era un’idea: se non potevano loro, forse poteva qualcuno altro. Aprì lo zaino e tirò fuori la bottiglia con dentro il piccolo demone insolente.

Logan le lanciò un’occhiata di fuoco. “Ti pare il momento?”

Meli lo ignorò e parlò alla bottiglia. “Err, ciao. Abbiamo saputo del Parassita. Quindi avevi ragione…”

“Certo che avevo ragione!” berciò quello.

“...le prove erano nei morti. Ma adesso sono i vivi il problema: noi ti crediamo, ma i frati no. E, come tu stesso hai detto, non sono particolarmente svegli… Quindi sarebbe molto utile se adesso dimostrassi a tutti che la Badessa… non è quello che sembra”.

L’imp non rispose. Meli fissò quel piccolo mostriciattolo nero senza espressione attraverso il vetro, e attese.

“E poi sarò libero?” disse infine l’imp.

“Poi sarai libero”.

Il demone sospirò. “Va bene”.

Meli estrasse un coltello e fece saltare il tappo di sughero. L’imp schizzò fuori dalla bottiglia con un trillo estasiato.

Una giovane suora urlò quando una saetta nera le passò davanti e andò a scagliarsi contro alla faccia della Badessa. L’imp, con i suoi artigli di buio, graffiò le guance della vecchia religiosa, che urlò di dolore. La religiosa fece due passi indietro e afferrò il demone per levarselo di dosso.

E poi accadde. A Meli parve che il tempo rallentasse mentre l’orrore si rivelava davanti ai loro occhi. La pelle del viso Badessa si lacerò; il suo corpo si aprì in due e cadde a terra come un vecchio lenzuolo. Al suo posto apparve il Parassita: un enorme verme flaccido e rosa, senza occhi e con la bocca tonda piena di tentacoli.

Le urla che seguirono si udirono, probabilmente, fino Porto Venia. Meli ingoiò il conato di vomito che le era risalito in gola. Jonah svenne; Logan lo afferrò un attimo prima che sbattesse la testa su una lapide.

Il Parassita si liberò della pelle della Badessa e si erse in tutta la sua altezza contro il cielo azzurro. Era molto più grande di quel che Meli si aspettava. Dal cadavere della vecchia non uscì una goccia di sangue: il Parassita lo aveva risucchiato tutto. 

“Che essere immondo” commentò l’imp. Meli non poté che dirsi d’accordo.

Il mostro avanzò strisciando verso di loro sulla terrazza erbosa. Logan indietreggiò, portandosi dietro il monaco privo di sensi. “Altro da sapere su questo bestione?”.

“Errr” Meli pensò in fretta senza perdere di vista il vermone, “i tentacoli sono urticanti; sputa muco acido da entrambe le estremità; nonostante la stazza, è agile come un serpente… ohi!”

Il Parassita aveva fatto uno scatto in avanti. Meli balzò verso destra; Logan e Jonah si mossero a sinistra. Adesso erano separati ai lati del cimitero, con il grosso parassita rosa nel mezzo.

Attorno a loro, suore e frati nel panico correvano strillando in tutte le direzioni.

“Che cosa facciamo?” chiese Meli, occhieggiando preoccupata il mostro. Aveva un’altra boccetta di aconito, ma come lanciarlo in quella minuscola bocca tonda piena di tentacoli? Troppo difficile. Strinse il bastone tra le mani e scandagliò le altre opzioni.

Logan trascinò Jonah fino ad un muretto laterale e lo sdraiò al sicuro dietro un fitto cespuglio di rose. Il monaco mugugnò qualcosa, ma Meli non vide se rinvenne. L’ammazzamostri tornò nel mezzo del camposanto; si tolse il mantello e estrasse la spada d’argento. Aveva una luce risoluta negli occhi.

“Lo facciamo fuori”.

E saltò. Un salto troppo alto per un essere umano, che lo portò dritto all’altezza della bocca tentacolosa del Parassita. La lama calò con violenza, ma il mostro la schivò scartando di lato. Cadendo, Logan tentò un fendente laterale al collo, che andò a segno. L’essere, disgustosamente muto, tremò. Dalla ferita sangue rosso schizzò ovunque.

Logan atterrò rotolando e si rialzò vicino al corpo del mostro. Sollevò la spada a due mani per infilzarlo; ma la bestia ondeggiò la coda e lo colpì, facendolo volare per metri.

Stavolta l’atterraggio non fu tanto elegante. L’ammazzamostri, finito lungo disteso tra le rose e le lapidi, si rialzò imprecando. 

“Attento!”

Il Parassita aveva spalancato la bocca rotonda: un fiotto di muco vischioso fu sparato nella direzione di Logan, che scartò di lato e lo evitò di un soffio. Il muco bianco finì su una lapide di pietra, che cominciò a ribollire e a sciogliersi sotto il rigurgito acido del mostro.

Non era il momento di stare a guardare. Meli calcolò la distanza tra lei e il vermone e estrasse il pugnale. Con pochi passi precisi raggiunse il mostro di spalle e conficcò la lama più a fondo che riuscì. Quando estrasse il pugnale, il sangue di Parassita le imbrattava l’intero avambraccio.

Il mostro si voltò, rosa e cicciotto ma rapido come una vipera, verso il nuovo nemico. Meli rinfoderò il pugnale grondante di sangue e portò il bastone in posizione di combattimento.

Il Parassita scattò in avanti, i tentacoli protesi verso di lei. Meli saltò a destra e calò il bastone sulla testa del mostro. Lo colpì con forza, ma ebbe l’impressione di avergli fatto appena una carezza. Il mostro volse l’orrida bocca verso di lei. A Meli non piacque affatto vedere così da vicino quelle protuberanze viscide e alzò il bastone per colpire di nuovo.

Prima che calasse il colpo, il mostro sussultò. Logan aveva conficcato la spada in profondità nella carne del Parassita, che cominciò a dibattersi in agonia.

Logan estrasse la pistola e prese la mira. Ma, fuori dal campo visivo dell’ammazzamostri, il mostro sollevò l’enorme coda e lo puntò. Stavolta, il liquido bianco e denso lo colpì in pieno petto.

Il cuore di Meli perse un battito. 

Logan fu scaraventato indietro e perse la presa sulla pistola. La spada d’argento rimase conficcata sul dorso dell’enorme verme, ormai coperta di sangue vermiglio.

Meli corse verso l’uomo a terra, ma il Parassita le sbarrò la strada. L’enorme mostro rosa ora si contorceva furente, e desiderava vendetta: in un attimo aviluppò Logan nelle sue spire.

L’ammazzamostri, coperto di sangue e di muco vischioso, emise un rantolo. Il mostro lo stava schiacciando, stritolandolo come un serpente. 

Meli sentì una fitta di panico farle tremare le mani. Vide la pistola a terra e la raccolse. Aveva una vaga idea di come usarla, ma non lo aveva mai fatto prima.

Alzò la mano tremante e prese la mira.

La bocca piena di tentacoli del mostro si stava avvicinando pericolosamente alla testa di Logan.

E se sbaglio?

“Spara!” gemette Logan, ormai senza fiato.

“Ma…”

“SPARA!” 

Meli premette il grilletto e fece fuoco.

***

Alle orecchie inesperte della botanica il rumore parve assordante; per un lungo momento fu certa di aver mancato il bersaglio, ma poi vide il mostro vacillare. Probabilmente per un miracolo garantito da Santa Rosa in persona, Monaca Guerriera, Sua Spinosa Santità, il colpo aveva centrato in piena faccia il Parassita.

L’enorme mostro rosa gorgogliò, barcollò e cadde; volò giù dal belvedere dell’Abbazia, precipitando nel vuoto per centinaia di metri. Ma con lui, ancora avvinghiato dalla viscida coda prensile, volò giù anche Logan.

 

Spazio autrice

Sai come dice quella famosa regola del teatro: “Se appare una pistola nel primo atto, al terzo deve per forza esplodere un colpo”. Ed eccoci qui, con la pistola scarica e mostri e non mostri che volano giù da posti molto alti. Vi ho lasciato con un letterale cliffhanger? Sì. Sono pessima. Pessima! Credo di avere una passione per fare del male ai miei personaggi, e forse anche ai miei lettori. Fatemi sapere cosa ne pensate fino a qui, e si vola - lol - verso le ultime puntate di stagione.

   
 
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