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Autore: Milly_Sunshine    19/10/2023    1 recensioni
PARANORMAL ROMANCE - THRILLER /// Meredith è un'attrice teatrale di scarso successo, si è reinventata come cameriera in un locale malfamato e non può certo permettersi di sognare il principe azzurro: la sua esistenza è fatta di misteri torbidi e intrighi con cui le persone comuni non dovrebbero avere a che fare, non può permettersi di condividerla con qualcun altro. Brian è un detective privato e si occupa di smascherare sedicenti medium che truffano i loro clienti. Non ha mai avuto a che fare con il paranormale e nemmeno ci pensa. Quando incontra Meredith, è colpo di fulmine e sembra non esserci altro che lei. Non può sapere che proprio Meredith sta per trascinarlo in un mondo di cui ignora l'esistenza e che può rivelarsi molto pericoloso.
Genere: Erotico, Sovrannaturale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Incest, Non-con, Violenza | Contesto: Sovrannaturale
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Forse era stato un sogno e Meredith non esisteva.
Forse i suoi meravigliosi occhi turchesi erano soltanto frutto della sua fantasia.
Quel biglietto rosa, invece, era reale. Quando Brian lo vide, tra le lenzuola, comprese che la realtà superava di gran lunga l’immaginazione.

Caro Brian,
Credo che il nostro incontro fortuito sia stato il modo migliore per finire una serata che, almeno per me, era iniziata male.
Il giorno che mi aspetta forse sarà addirittura peggiore, ma non ha importanza, perché tra un giorno e l’altro ho potuto trascorrere qualche ora piacevole insieme a te.
Sono felice di averti conosciuto.
Spero di rivederti presto.
tua per sempre,
Meredith.

Non c’era nulla che Brian temesse più di un “per sempre”, ma per la prima volta da quando aveva memoria quelle parole gli trasmisero un senso di sicurezza.
Meredith.
Meredith e le sue labbra vellutate.
Meredith e i suoi occhi turchesi.
Immagini incantevoli si susseguirono nella mente di Brian. L’idea di non potersi mai liberare di lei - una semplice eventualità, in cui iniziava a sperare ardentemente - lo allettava sempre di più, istante dopo istante.
“Nulla potrebbe farmi smettere di pensare a lei.”
Dove sarebbe andato senza di lei?
Cosa sarebbe accaduto senza di lei?
Quale futuro avrebbe avuto senza di lei?
Si domandò se stesse correndo un po’ troppo, se si stesse lasciando trascinare dalla fantasia. Non voleva credere che Meredith fosse destinata a non fare davvero parte del suo futuro. Gli sembrava di vivere un incanto, che però crollò in fretta.
Fu un suono inatteso a cancellare tutto: il telefono squillava.
Brian si alzò, ripiegò con cura il biglietto, uscì dalla stanza e andò a rispondere, infastidito dall’essere stato strappato da un sogno per tornare in una realtà di cui Meredith non faceva parte.
La voce di Jonathan lo scosse.
«Per caso sei morto?»
«No, perché dovrei?»
«Mhm... ricordi che hai un lavoro?»
«Sì.»
Jonathan rise.
«È già un passo avanti.»
«Sì, ma... perché me l’hai chiesto?»
«Dovevamo vederci più o meno tra quarti d’ora fa.»
Tutto iniziava ad assumere un senso.
«Credo... mhm...» Brian esitò. «Credo di non avere puntato la sveglia, ieri sera.»
«Oltre che ritardatario» ribatté Jonathan, «A quanto pare sei anche smemorato. Se volevi sorprendermi, ci stai riuscendo alla grande.»
«Non ho ancora iniziato a perdere la memoria» gli assicurò Brian. «È capitato un piccolo contrattempo, tutto qui.»
«Che genere di contrattempo?»
Brian sospirò.
«Ero in dolce compagnia e mi è passato di mente.»
Jonathan rise.
«Non mi dire che è rientrato in scena il playboy più sexy di Acid Corn.»
«Grazie per l’apprezzamento, ma...»
Jonathan lo interruppe: «Cerca di ricordarti di puntare la sveglia, in queste situazioni. E poi sbrigati: ti sto aspettando.»
«Cercherò di prepararmi in fretta» gli assicurò Brian. «Ci vediamo tra un po’.»
«Lo spero. Non ho intenzione di...» Jonathan s’interruppe. «Scusa un attimo.»
Brian udì il rumore del ricevitore che veniva sbattuto sulla scrivania.
Doveva essere entrato qualcuno.
La voce di Jonathan gli arrivò abbastanza definita.
«Cosa posso fare per lei, signorina?»
Una donna rispose, ma Brian udì soltanto parole confuse. Qualche istante più tardi Jonathan tornò al ricevitore.
«Scusa, Brian. C’è stato un piccolo cambio di programma.»
«Un... cambio di programma?»
Jonathan lo ignorò e riprese: «Sai cosa ti dico? Puoi metterci tutto il tempo che vuoi, perché ho una cosa importante di cui occuparmi.»
Senza aggiungere altro riattaccò.
Brian lo conosceva abbastanza bene da sapere che non era solito comportarsi a quella maniera. Chiunque fosse la ragazza con cui Jonathan aveva a che fare, gli dava l’impressione di avere qualcosa da nascondere.
Nonostante l’evento insolito, Brian decise di non preoccuparsene particolarmente, riprendendo a pensare a Meredith. Si domandò ancora una volta cosa sarebbe accaduto senza di lei e preferì non trovare una risposta. Si erano incontrati ed era questo che contava.

***

«Non dovrebbe andarsene in giro da solo per i quartieri malfamati di questa città» gli sussurrò Meredith, che per lui ancora non aveva un nome, avvicinandosi. «Acid Corn è una città pericolosa.»
Brian scosse la testa.
«È stato un caso.»
«È stato un caso, ma se io non fossi arrivata» replicò la sconosciuta, «Lei potrebbe essere morto. Se ne rende conto?»
«Vorrà dire, allora» ribatté Brian, «Che il mio angelo custode vegliava su di me e ha deciso di intervenire prima che fosse troppo tardi.» Nonostante la poca luce del vicolo, riuscì a intravedere il bel sorriso della ragazza. «Ha ragione, le devo la vita. Cosa posso fare per sdebitarmi?»
«Niente» gli assicurò la sua salvatrice. «Anzi, forse sono io che posso fare qualcos’altro. Forse è il caso che io la accompagni a casa, prima che incontri qualche altro malintenzionato.»
Brian scosse la testa.
«Non c’è bisogno di...»
La donna lo interruppe: «Lasci che sia io a stabilirlo. Non mi costa nulla trasformarmi nella sua body-guard per questa sera.»
Brian sospirò.
«Come vuole. Però ho la mia macchina parcheggiata poco lontana, andremo con quella.»
Fu a bordo della macchina che Meredith gli comunicò il proprio nome, ma non si dissero molto altro, almeno finché non giunsero a destinazione e la bella sconosciuta osservò: «Bel posto. Non ha nulla da spartire con quel postaccio in cui ci siamo incontrati. A proposito, non mi ha ancora detto che cosa ci facesse da quelle parti.»
Scesero entrambi e, nel chiudere la portiera, Brian rispose, cercando di essere vago: «Questioni di lavoro.»
Meredith ridacchiò.
«Se lo dice così» puntualizzò, «Potrei pensare che lei sia uno spacciatore.»
«È libera di pensarlo» ribatté Brian. «Inoltre non è certo un luogo adatto a una donna sola, a quest’ora.».
«Basta con questi stereotipi in cui le donne sono principesse indifese che aspettano che il loro principe azzurro corra a salvarle.»
«In effetti, è capitato l’esatto contrario.»
Meredith parve divertita.
«Mi sta dicendo che lei è un principe indifeso?»
«No. Sto dicendo che lei è una principessa... e non le permetto di mettere in discussione la mia affermazione, così come non le permetto di rifiutare la mia proposta.»
«Quale proposta? Non mi sembra che me ne abbia fatta una.»
«Sto per fargliela ora» puntualizzò Brian. «Salga da me. Le offro qualcosa da bere. Sento di dovermi sdebitare.»
Meredith rimase in silenzio.
Brian si affrettò a precisare: «Ho detto che voglio solo offrirle da bere. Quando avrà accettato, potrà andarsene e dimenticarsi di me, se preferisce. Lo so, potrebbe non fidarsi, ma...»
«Basta» lo zittì Meredith. «Non mi piacciono i tipi logorroici. In ogni caso accetto... anche se non è mia abitudine accettare inviti da uomini di cui non conosco il nome. Io mi sono presentata, ma non mi sembra che lei l'abbia fatto.»
«Brian Adesso lo sa.»
«E se fosse troppo poco?»
«Brian Connor, nato ad Acid Corn ventinove anni fa. Non sono troppo giovane per invitarla a bere qualcosa, vero?»
«Sono più giovane io. E comunque, dato che è stato così gentile da dirmi il suo nome, penso di poter ricambiare. Mi chiamo Meredith, ma questo gliel'ho già detto. Il mio cognome è Storm.»
«Interessante» osservò Brian. «Si direbbe che lei è una vera tempesta vivente, signorina Storm.»
«È il primo a definirmi in questi termini» osservò Meredith. «Non so se interpretarlo come un complimento o come un insulto.»
«Lo interpreti come vuole.»
«Allora lo interpreto come un complimento: se così non fosse, mi sentirei costretta a rifiutare la sua proposta... e non ne ho alcuna intenzione.»
Brian sorrise.
«Vedo che iniziamo ad andare d’accordo.»

***

Brian chiuse il rubinetto e uscì dalla doccia. Aveva deciso che Meredith non era stata un sogno. I sogni, per quanto belli, non potevano uguagliare lei.
Un quarto d’ora più tardi, quando uscì dal bagno e tornò nella propria stanza da letto, ne trovò la conferma. Si sedette sul bordo del letto e lesse nuovamente il messaggio che Meredith gli aveva lasciato.
Sorrise, ripensando a lei.
Desiderava rivederla e, nel guardare la sua grafia ordinata, l’eventualità che accadesse davvero gli sembrò più probabile, anche se gli indizi non portavano certo in quella direzione. Meredith gli aveva scritto che ci sperava, ma non gli aveva lasciato un recapito al quale rintracciarla. Doveva affidarsi totalmente a lei... come del resto era accaduto fin dal primo momento in cui era salita nel suo appartamento.

***

«Scusi per il disordine.» Brian si guardò intorno, sperando almeno che in giro non ci fosse nulla di particolarmente imbarazzante. «Non credevo che avrei avuto ospiti stasera.»
Se anche ci fosse stato qualcosa di fuori posto, Meredith non lo diede a vedere.
«Va benissimo.»
Brian sorrise, compiaciuto.
«Sono felice che abbia accettato il mio invito, signorina Storm.»
Meredith scosse la testa.
«Così non va bene.»
Brian aggrottò le sopracciglia.
«Di cosa parla?»
«Signorina Storm» ripeté lei. «Preferirei essere chiamata Meredith. Non mi piacciono le formalità, specie da parte di uomini più vecchi di me.»
Brian avvampò.
«Non sono così decrepito.»
«Certo che no. Se lo fossi, non credo che saresti così desiderabile.»
Brian rabbrividì.
Aveva sentito bene?
Meredith parve accorgersi della sua reazione e lo rassicurò: «Non volevo metterti in imbarazzo, Brian.»
Si avvicinò a lui e lo spinse contro la parete. Si avvicinò ancora e, confinato tra lei e il muro, Brian si rese conto che non avrebbe desiderato trovarsi in nessun altro posto all’infuori che lì.
Le labbra di Meredith premettero contro le sue. In quel momento Brian comprese che, in un modo o nell’altro, quella misteriosa sconosciuta avrebbe sempre fatto parte della sua vita.
Non fece nulla per rifiutarla, lasciò che tutto facesse il proprio corso.
«Allora?» gli chiese Meredith, allontanandosi. «Ti ho messo in imbarazzo, adesso?»
Brian sorrise.
«No.»
«Perfetto.» Anche Meredith sorrise. «Era proprio il genere di risposta che volevo sentire e inizio ad essere felice del fatto che mi sia capitato proprio tu. A volte il caso ci viene incontro.»

***

Brian si chiese se il caso gli avrebbe permesso di rivederla.
 “Riuscirò a ritrovarla” decretò, “Dovessero passare mesi... o anche anni.”
Era una promessa che faceva a se stesso e, ne era certo, si sarebbe impegnato al massimo per mantenerla.
Rilesse il biglietto.
“Sì, la troverò, perché non posso farne a meno. Adesso, però, devo togliermela dalla testa e prepararmi sul serio per andare a lavorare.”
Messo da parte il messaggio di Meredith, riuscì a ritrovare la concentrazione perduta. Non gli volle molto, prima di uscire di casa, né per fare il tragitto che lo separava dal posto di lavoro. Il peggio arrivò dopo: al sabato mattina, nel centro di Acid Corn, era più difficile del solito trovare parcheggio, e quel sabato mattina non faceva eccezione. Brian fu costretto a lasciare la macchina più lontano di quanto non facesse di solito.
S’incamminò lentamente verso l’agenzia, soffermandosi a guardare, con la coda dell’occhio, le vetrine dei negozi.
Si fermò nel notare un elegante abito nero indossato da un manichino. Non poté fare a meno di immaginarlo su Meredith. Le sarebbe stato molto bene.
Doveva avere lo sguardo sognante, dal momento che una voce alle sue spalle gli chiese: «Come mai un uomo contempla a occhi sgranati un vestito femminile?»
Brian sussultò. Si girò lentamente, notando una ragazza dall’aria allegra. Doveva avere al massimo una ventina d’anni e il suo volto radioso era circondato da lunghi riccioli biondi.
«Stavo pensando che quel vestito fosse perfetto per la donna della mia vita» le spiegò. «Sto andando al lavoro, ma mi sono fermato un attimo e...»
S’interruppe.
“L’ho fatto davvero?!”
Aveva definito Meredith la donna che della sua vita? C’era da domandarsi se, nella rara eventualità che lo venisse a sapere, ne sarebbe stata contenta oppure no.
«Potresti regalarglielo» gli suggerì la sua interlocutrice. «Dovresti...»
«Forse lo farò» tagliò corto Brian, anche se non aveva mai formulato davvero quel pensiero. Non era convinto che Meredith avrebbe apprezzato un regalo da parte sua. «Credo, comunque, che qualunque vestito sarebbe perfetto per lei. È stupenda.»
La bionda ridacchiò.
«Ovvio.»
Brian s’irrigidì.
«Non mi credi?»
«Certo che ti credo... o almeno credo che tu ne sia convinto. Voi uomini, quando siete ossessionati da una donna, non vi accorgete di nulla.»
«Di che cosa dovrei accorgermi?» replicò Brian. «Forse che Meredith, quando è nuda, è ancora più bella? Lo so perfettamente.»
«Meredith» ripeté la ragazza. «Dunque la donna per cui ti struggi si chiama Meredith. A maggior ragione faresti meglio a stare attento.»
Brian aggrottò la fronte.
«Cosa vuoi dire?»
«Niente» gli assicurò la giovane. «Riflettevo ad alta voce.»
«Allora cerca di riflettere su qualcun altro» la pregò Brian. «Non è piacevole che tu faccia certi commenti sulla mia ragazza.» L’aveva fatto di nuovo. «Non...»
La sua interlocutrice lo interruppe: «Dai molto peso alle mie parole, a quanto pare. Scusa, non volevo infastidirti. Fai finta che non abbia detto nulla.»
Brian annuì.
«Va bene, non c'è problema.»
Stava per augurarle una buona giornata e andarsene, ma la bionda, all'improvviso, osservò: «Si dice che le migliori siano le amiche d’infanzia che da un giorno all’altro smettono di essere soltanto amiche. Molto tempo fa non c’era proprio nessuna che occupasse questo ruolo, per te? Prima di Meredith, intendo.»
Brian raggelò.
«Cosa ne sai?»
«Facevo ipotesi.»
«Non mi piace l’idea che tu faccia delle ipotesi sulla mia vita privata.»
«Guarda che, per par condicio, puoi fare lo stesso sulla mia. Anzi, ti invito a farlo.»
Brian indietreggiò.
«Niente affatto. Forse è meglio che io me ne vada.»
«Se proprio devi» ribatté la ragazza. «Ricorda, però, che non possiamo sempre sfuggire alle situazioni che non ci allettano.»
Brian si ritrovò a domandarsi se sapesse qualcosa del suo passato, se quelle parole fossero un'allusione, ma non osò chiederle nulla di simile. L’unico altro desiderio che aveva era quello di andarsene.
«Scusa, ma vado di fretta.»
«Aspetta un attimo.»
«No» replicò Brian, secco. «Devo andare al lavoro, ti ho detto, e sono già in ritardo.»
Non aggiunse altro e si affrettò a raggiungere Jonathan.
Quando aprì la porta, il suo datore di lavoro alzò immediatamente lo sguardo dalla scrivania e lo accolse con un’aria meno melanconica del solito.
«Ehi, vedo che sei sopravvissuto alla tua notte bollente!»
Brian ridacchiò.
«Pare di sì.»
«A proposito, credo che tu abbia qualcosa da raccontarmi» ribatté Jonathan. «Chi era?»
«Si chiama Meredith.»
Jonathan abbassò lo sguardo.
«Meredith... Non conosco nessuna Meredith.»
«Perché dovresti conoscerla?»
«Lascia stare, è una lunga storia. È di Acid Corn? Come vi siete incontrati?»
«È una lunga storia» lo informò Brian. «Riguarda un tentativo di rapina e un criminale messo in fuga.»
«Molto romantico» osservò Jonathan. «Non mi avevi detto di avere l’abitudine di andartene in giro per i vicoli di Acid Corn a soccorrere graziose donzelle assalite da malviventi.»
Brian evitò di riferirgli che era accaduto l’esatto contrario.
«Non mi ero mai ritrovato in una situazione del genere, prima d’ora.»
«Almeno sei capitato nel posto giusto al momento giusto» ribatté Jonathan. «Dovresti esserne soddisfatto.»
«Lo sono» gli assicurò Brian, «Ma non mi va di parlare di quello che è successo nel vicolo. È un fatto senza importanza.»
Jonathan annuì.
«Come vuoi. Piuttosto, cosa fa nella vita?»
Per fortuna Meredith aveva accennato all’argomento.
«Recita in commedie teatrali di scarso livello, ma spera di poter sfondare. Questo, almeno, è uno dei due lavori che fa. Dal momento che il teatro non le dà abbastanza per vivere, fa anche la cameriera in un discopub. Lavora là da poco, comunque.»
Jonathan assunse un’espressione schifata.
«L’ultima volta che ho portato Claire in un posto del genere, non le è piaciuto. Claire non ama i posti caotici.»
«Claire, appunto, non tu.»
«Quello che piace a Claire, piace anche a me. Viceversa, quello che non piace a lei...»
Brian lo interruppe: «Basta così, ho già sentito abbastanza. Dovresti metterci una pietra sopra una volta per tutte.»
«E come faccio?» replicò Jonathan. «Claire è tutta la mia vita.»
Brian sospirò.
«Lasciamo perdere, è meglio.»
«Già, è meglio» convenne Jonathan. «Non siamo venuti qui soltanto per chiacchierare, mi pare. Oggi, tra l’altro, deve venire quella vecchia rompiscatole che si era casualmente dimenticata il libretto degli assegni l’altro giorno...»
«Lo so.»
«Non ho finito» puntualizzò Jonathan. «Sarebbe opportuno se fossi tu ad occuparti di lei.»
«Io?»
«Penso che tu ne sia in grado. Io ho una persona da incontrare.»
«Una donna?» azzardò Brian. «Magari potresti...»
Jonathan lo interruppe: «Devo incontrare una ragazza, un’amica di quella che è venuta qui stamattina, ma per motivi puramente professionali. È qualcosa di molto importante.»
«Addirittura?»
«Lo so, può sembrare sconvolgente, a prima vista, ma ti assicuro che...»
Brian non gli lasciò il tempo di finire.
«Di cosa si tratta? Non tenermi sulle spine.»
«Che cosa ti fa pensare che voglia parlartene?» obiettò Jonathan. «Credo, anzi, che sia meglio che tu non ne sappia nulla.»
Si alzò in piedi e si diresse verso l’attaccapanni dove aveva appeso il cappotto.
Brian spalancò gli occhi.
«Vuoi davvero andartene senza darmi spiegazioni?»
«Non ho tempo per le spiegazioni» precisò Jonathan. «E poi Alicia non è una persona a cui piace aspettare.»
Prese il cappotto e se lo infilò avviandosi verso la porta.
Brian si tolse il giubbotto e andò a sedersi alla scrivania di Jonathan, riordinando almeno in parte le carte che, come al solito, aveva gettato alla rinfusa anziché riporle nel cassetto in cui, in linea teorica, era solito conservarle. Lo aprì per infilarvele e, con poca sorpresa, vi ritrovò all’interno un intero repertorio di fotografie di Claire Stevens, che lo spinse a trascorrere i minuti che seguirono a maledire il momento in cui, un paio d’anni prima, li aveva spinti a uscire insieme.
Le sue riflessioni vennero interrotte dallo squillo del telefono, che giunse inaspettato. Per un attimo pensò che, per qualche motivo, si trattasse della “vecchia rompiscatole”, che contattava l’agenzia per comunicare che, per motivo, non sarebbe riuscita a presentarsi per effettuare il pagamento dovuto.
Alzò il ricevitore.
«Pronto?»
Dall’altro capo del telefono si udì un rumore indistinto.
«Chi parla?» domandò Brian.
«Jonathan White?» gli chiese una voce maschile.
Indubbiamente non era la “vecchia rompiscatole”.
«No, io...»
La voce lo interruppe: «Stammi a sentire, Jonathan White, so benissimo che sei tu. C’è solo una cosa che posso dirti: non ti impicciare.»
Brian aggrottò le sopracciglia, stupito. Non era solito rispondere a telefonate di quel genere.
«Chi parla?»
«Questo non ti riguarda» lo informò suo interlocutore. «Anzi, non ti conviene cercare di scoprire chi sono, perché posso essere molto pericoloso.»
«Oh» mormorò Brian. «A quanto pare sei un megalomane convinto di avere tra le mani il controllo del mondo. Ho conosciuto un paio di soggetti del genere in passato e non mi sembra che abbiano fatto una bella fine.»
«Pensa alla tua, di fine» gli suggerì l’altro. «Non sto scherzando, Jonathan White, e se non badi agli affari tuoi potresti pentirtene amaramente.»
Brian si chiese di che cosa si stesse occupando Jonathan precisamente, da comportare telefonate del genere. In pochi secondi passò in rassegna tutti i suoi clienti, uno dopo l’altro. Nessuna di quelle indagini di poco conto - generalmente finanziate da vedove ultrasettantenni convinte di essere state truffate dal sensitivo di turno - sembrava giustificare chiamate minatorie, perciò doveva essere uno scherzo. A meno che, ovviamente, non avesse a che vedere con il nuovo caso su cui Jonathan era stato poco espansivo.
«Sono molto impegnato» cercò di concludere Brian, continuando a spacciarsi per Jonathan. «La mia professione è, in un certo senso, impicciarmi nei fatti degli altri, e non certo parlare al telefono con uno sconosciuto.»
«Come ti pare» ribadì il suo interlocutore, «Ma cerca di stare bene attento alle conseguenze. Gli scandali sepolti non devono essere riportati alla luce. Se mai ti troverai di fronte a una certa signorina James, sappi che andrai incontro a una morte sicura.»
«James?»
L’altro riattaccò.
«Dannazione!» esclamò Brian. «Chi cazzo è questa signorina James?»
Nessuno dei clienti di Jonathan aveva mai menzionato una donna che rispondesse a quel nome, eppure provò una strana sensazione di déjà-vu.
«Signorina James. James.» Che fosse una sensitiva? «No... di solito quelli hanno nomi d’arte stravaganti.»
Mentre rifletteva ad alta voce, il telefono squillò di nuovo.
Convinto che si trattasse nuovamente del pazzo, per un attimo prese in considerazione l’idea di non rispondere, ma finì per alzare di nuovo il ricevitore.
Non ebbe nemmeno il tempo di pronunciare una sola sillaba. La voce che aveva già udito, lo informò: «Dimenticavo, detective del paranormale: la vita della signorina James è terminata già da tempo, ma nessuno riuscirà mai a dimostrarlo.»
Brian non riuscì a trattenersi.
«Non conosco nessuna signorina James. Se è morta, è un affare suo!»
Una risata inquietante lo fece raggelare.
«Non scherzare con il fuoco, Jonathan White: potresti scottarti.»
Furono le ultime parole che il suo interlocutore pronunciò prima di riattaccare di nuovo.

   
 
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