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Autore: Milly_Sunshine    26/10/2023    1 recensioni
PARANORMAL ROMANCE - THRILLER /// Meredith è un'attrice teatrale di scarso successo, si è reinventata come cameriera in un locale malfamato e non può certo permettersi di sognare il principe azzurro: la sua esistenza è fatta di misteri torbidi e intrighi con cui le persone comuni non dovrebbero avere a che fare, non può permettersi di condividerla con qualcun altro. Brian è un detective privato e si occupa di smascherare sedicenti medium che truffano i loro clienti. Non ha mai avuto a che fare con il paranormale e nemmeno ci pensa. Quando incontra Meredith, è colpo di fulmine e sembra non esserci altro che lei. Non può sapere che proprio Meredith sta per trascinarlo in un mondo di cui ignora l'esistenza e che può rivelarsi molto pericoloso.
Genere: Erotico, Sovrannaturale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Incest, Non-con, Violenza | Contesto: Sovrannaturale
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Quando al lunedì mattina Brian arrivò al lavoro, seduto alla propria scrivania, Jonathan alzò gli occhi verso di lui.
«Sei in orario.»
Brian strabuzzò gli occhi.
«Non dovrei.»
Jonathan rise.
«Non capita molto spesso, ultimamente.»
«Non dire cazzate» replicò Brian. «È successo solo sabato mattina.»
Ripensò alla telefonata ricevuta in assenza di Jonathan, il quale aveva liquidato la questione come uno scherzo.
Non sembrava preoccupato e, anzi, non smetteva di ridere.
«Devo pensare che tu sia improvvisamente tornato in te e che ti sia dimenticato della tua bella attrice che, in attesa di una parte, tira avanti facendo la cameriera?»
Brian s’irrigidì. Per un attimo ebbe l’impressione che Jonathan avesse accuratamente evitato di pronunciarne il nome.
Si tolse il cappotto e lo appese all’attaccapanni.
«In realtà» mentì, «l’attrice l’ho vista proprio ieri sera.» Non aveva molto senso inventarsi di averla incontrata, ma preferiva che Jonathan lo pensasse. «È venuta di nuovo a trovarmi.»
«Buon per te.» Jonathan parlava con voce piatta. «Ed è stato un incontro positivo?»
Brian annuì.
«Molto positivo.»
«Molto positivo» ripeté Jonathan. «Bene.»
Per la prima volta da quando lo conosceva, Brian fu assalito da un senso di disagio e desiderò cambiare discorso.
«Chi dobbiamo vedere oggi?»
Jonathan scosse la testa.
«Non lo vuoi sapere davvero.»
Brian aggrottò le sopracciglia.
«Mhm... qualche questione di vita o di morte?»
«Come sempre.»
«Di cosa si tratta?»
«Un’anziana signora ha il sospetto di essere vittima di una truffa da parte di una presunta medium secondo la quale la sua defunta e adorata sorella sta cercando di mettersi in contatto con lei. Io mi rifiuto di credere che esistano morti così masochisti. Io, se fossi ormai giunto nell’altro mondo, mi guarderei bene dall’andare a cercare quella rompipalle di mia sorella. Non so se dovremmo accettare questo caso. Non mi sembra una buona idea.»
Brian gli ricordò: «Dato che il titolare sei tu, la decisione è tua. Io, però, non capisco perché dovremmo rifiutare.»
«Credo che la medium sia una cugina della madre di Claire.»
Brian sbuffò.
«Perché tutto deve sempre ruotare intorno a Claire?»
«Perché la amo?»
Giusto, doveva aspettarsi una risposta del genere, da parte di Jonathan. Brian si chiese se si sarebbe mai rassegnato.
“Deve farlo.”
Claire gli aveva telefonato proprio la sera precedente.
Come se avesse potuto intercettare i suoi pensieri, Jonathan volle sapere: «È da molto che non si è fatta sentire?»
Brian finse di non capire.
«La medium?»
Jonathan sospirò.
«Claire!»
«Sì.»
Fu la prima risposta che a Brian viene spontaneo fornire. A Jonathan non avrebbe fatto piacere scoprire ciò che l’amica gli aveva riferito durante la loro conversazione telefonica. Mentre il suo ex fidanzato ancora pensava a lei, Claire era convinta di avere incontrato quello che aveva definito come "amore con la 'A' maiuscola".
«Se dovessi sentirla» domandò Jonathan, «Potresti farmi la cortesia di riferirle che vorrei parlarle, non appena ha tempo?»
Brian avvampò.
«Certo, se dovessi sentirla.»
Jonathan sorrise.
«Grazie. Sapevo che avrei potuto contare su di te. Così come so che Claire, prima o poi, si renderà conto di quello che abbiamo perso.»
Brian non rispose.
“Speriamo che abbia ragione.”
Rimasero in silenzio a lungo, poi Jonathan osservò: «Certo che Claire è cambiata molto, rispetto a un tempo. È una cosa quasi inspiegabile.»
Brian si sforzò di non replicare.
"Claire si è stancata di te" avrebbe dovuto dirgli, "e prima ti rassegni, meglio è."
Non poteva. La vita di Jonathan era sempre stata fatta di illusioni. Non poteva permettersi di farle crollare.
«Mia nonna l'avrebbe definita un'Anima Nera» riprese l'altro. «Diceva che nessuno cambia profondamente, a parte loro, quando giunge il momento del risveglio.»
«Come ricorderai perfettamente, tua nonna aveva una fantasia smisurata.»
«Lo so.»
«Perfetto, allora» ribatté Brian. «Quindi possiamo archiviare le Anime Nere e lasciarle perdere una volta per tutte.»
«Non possiamo.»
Brian aggrottò le sopracciglia.
«E perché no?»
Jonathan rise, ma non sembrava una risata convinta.
«Siamo detective del paranormale o sbaglio?»
«Siamo detective "del paranormale", se proprio così ci vogliamo definire» convenne Brian, «Ma non diamo la caccia a creature che non esistono. Diamo piuttosto la caccia a truffatori, e solo perché non ci vengono affidati altri casi.»
Le Anime Nere, secondo le leggende che l'ormai defunta nonna di Jonathan si divertiva a raccontare in molte varianti, non avevano nulla a che vedere con i finti medium, ma tenevano tra le mani la vita e la morte degli umani. Nessuno moriva senza di loro e nessuno continuava a vivere senza di loro, qualunque cosa questa affermazione significasse. Si narrava che un tempo fossero stati semplici umani e che la loro vera natura fosse fuoriuscita nel corso del tempo, trasformandoli in creature sovrannaturali.
«Lo so, Brian, non diamo la caccia a creature immaginarie, ma soltanto a sedicenti medium che spillano soldi alla gente. Forse definirci detective del paranormale va un po' oltre il nostro effettivo ruolo.»
Brian annuì.
«Temo che tu abbia ragione.»
«Peccato, però. Almeno, se Claire non fosse altro che un'Anima Nera, la fine della nostra relazione avrebbe avuto un senso.»
«Tutto ha un senso» replicò Brian, seccato. «Forse non eravate fatti per stare insieme.»
Jonathan gli lanciò un'occhiataccia.
«Io e Claire eravamo una coppia perfetta. Non permetterò a nessuno di insinuare che non fossimo fatti per stare insieme.»
«Purtroppo per te, pare che Claire non la pensi così.»
Inaspettatamente Jonathan sorrise.
«Per ora! Lo sai, sono ottimista, quando si tratta del mio futuro con lei.»
Brian avrebbe desiderato mettere fine a quella conversazione, ma non ne ebbe modo. Jonathan vaneggiò a proposito di Claire ancora a lungo, quel giorno, così come in quelli successivi. Mise da parte perfino l'argomento Meredith, quando Brian inventò che si sarebbero rivisti nel fine settimana.
Giorno dopo giorno, purtroppo, il fine settimana era più vicino, senza che avesse idea di come fare a rintracciarla. Presto le domande di Jonathan sarebbero tornate, mentre non era ancora svanito il desiderio di scoprire chi fosse e da dove venisse.
Quando venne il venerdì sera, Brian avrebbe preferito continuare a occuparsi di quella questione, piuttosto che presentarsi a casa di suo fratello, che l’aveva invitato a cena, ma d’altronde come poteva? Quel giorno, che segnava una settimana da quando aveva conosciuto Meredith, era il compleanno di sua nipote Patricia e, come se non bastasse, aveva già confermato la sua presenza.
“Se tornerò a casa presto, magari, potrò comunque continuare la mia ricerca.”
Aveva passato le sere precedenti a cercare Meredith nei più disparati locali di Acid Corn e, non avendo ancora realizzato il proprio scopo, era intenzionato a proseguire. Sperava di non doversi interrompere proprio quella sera.
Si mise in macchina e, strada facendo, si fermò in un negozio di alimentari, guadagnandosi un’occhiataccia da parte della titolare, una signora sulla cinquantina che sicuramente non vedeva l’ora di chiudere e di andarsene a casa.
«Ha visto che ore sono?» sbottò la donna, indicandogli un grande orologio appeso alla parete. «È tardi, ormai!»
«Sono le diciotto e cinquantasette» replicò Brian, con un sorriso. «Il negozio chiude alle diciannove e quindici, o almeno così sta scritto sulla porta.»
La donna lo fulminò nuovamente con lo sguardo, mentre Brian la informava che gli serviva un dolce confezionato con il quale fare una figura quantomeno discreta quando si fosse recato alla cena.
L’anima della commerciante riaffiorò, sovrastando quella di donna annoiata: finì per illustrargli tutto l’assortimento.
Dopo avere finto di ascoltare le sue “preziose” informazioni, Brian acquistò il prodotto più costoso, nella speranza di guadagnarsi la sua stima. Purtroppo la conquista del suo apprezzamento lo mise di fronte a un risvolto negativo che non aveva considerato: fu infatti costretto a sorbirsi un lungo monologo sulla scomparsa, risalente a parecchi anni prima, della figlia di una conoscente di quella donna, che da tempo aveva lasciato Acid Corn per trasferirsi altrove e che, quando viveva ancora ad Acid Corn, si faceva chiamare AJ o qualcosa del genere, e di cui poi si erano perse le tracce.
Si erano fatte le sette e un quarto e, non appena Brian notò quel significativo particolare sull’orologio a muro, fece notare alla titolare: «È ora di chiudere.»
«Se vuole può fermarsi ancora qualche minuto» gli propose la signora. «Probabilmente anche lei si ricorda di quel caso ormai dimenticato dalla cronaca...»
«Mi dispiace, ma non ricordo nulla» rispose Brian, conscio di darle una delusione. «Inoltre mio fratello mi sta aspettando per cena. Non vorrà certo che un quarantenne vedovo e completamente solo trascorra la serata contemplando in totale solitudine il lampadario della cucina.»
Aveva chiaramente esagerato: Rick era rimasto vedovo diversi anni prima, questo era vero, ma aveva una figlia di diciotto anni e, oltre a lei, una donna alla quale era sempre più legato. A proposito di quest’ultima, Brian non aveva mai incontrato Diane Evans prima di quella sera e proprio in quell’occasione avrebbe avuto modo di conoscerla.
Una volta uscito dal negozio, tornò alla propria automobile, che aveva parcheggiato venti minuti prima dall’altra parte della strada. Attraversò le ultime vie che lo separavano da quella in cui Rick abitava, lasciò la macchina nelle vicinanze e si avviò verso l’ingresso, tornando però indietro quando si rese conto di avere dimenticato il dolce sul sedile posteriore.
Finalmente riuscì a raggiungere il portone senza ulteriori contrattempi e cercò il nome di suo fratello sul citofono. Sul pulsante vi era scritto “RICHARD CONNOR, 2° piano” e, contrariamente a quanto Brian si aspettava, su quello dell’altro appartamento situato al secondo piano, sulla quale l’ultima volta non c’era nulla, stavolta c’era un’etichetta con la scritta “STORM”.
Brian sussultò.
Proprio in quel momento il portone si aprì.
Brian rimase immobile, con la bocca spalancata. Meredith era la creatura più simile a una sirena che avesse mai avuto modo di vedere. Se il paragone era troppo avventato, lo era soltanto perché, non avendo mai avuto modo di vedere una creatura acquatica catalogabile sotto quel nome, non poteva fare confronti.
«T-tu... tu...» balbettò, «Tu sei qui...»
Meredith sorrise.
«È un piacere rivederti, Brian.»
«Il piacere è tutto mio.»
Tra tutte le sorprese che avrebbe potuto arrivare a immaginare, quella non era minimamente contemplata.
«Abiti qui?»
«Sì.»
«Devi esserti trasferita da poco vicino a mio fratello e a mia nipote, allora.»
Meredith annuì.
«Sapevo che si chiamavano Connor, ma non avrei mai pensato che fossero parenti tuoi.»
«Invece sì, il mondo è piccolo.»
«Sono felice che sia piccolo» rispose Meredith. «Almeno sono riuscita a rincontrarti molto prima di quanto potessi pensare.»
«Avresti potuto venire a trovarmi» replicò Brian, un po’ infastidito. «Sai perfettamente dove abito.»
«Avevo paura di disturbare.»
«Stai scherzando? Tu non disturberesti mai.»
Meredith scosse la testa.
«Queste sono solo frasi fatte. Vorrei vederti, messo di fronte al fatto compiuto.»
«Puoi mettermi di fronte a tutto quello che vuoi» insisté Brian. «Io sarò sempre profondamente felice di vederti.»
«Lo spero.»
«Io, invece, spero che per te sia lo stesso.»
Meredith sorrise, annuendo.
«Certo, Brian.»
«Allora quando ci rivediamo?»
«Non lo so.»
«Potresti sforzarti di trovare un po’ di tempo per me» ribadì Brian. «L’idea di essere il solo a desiderarlo...»
Meredith lo interruppe: «Non ho mai detto di non essere interessata a rivederti.»
Brian la accusò: «Mi hai dato questa impressione.»
La voce di Meredith si fece tagliente.
«Sai, Brian, a volte le impressioni potrebbero anche essere sbagliate. Ora scusami, però: devo andare, altrimenti farò tardi al lavoro. Buona serata.»
«Grazie, anche a te.»
Meredith fece per avviarsi, ma si fermò.
«Lavoro al Rifugio del Drago» lo informò. «Mi piacerebbe se venissi a fare un giro alla festa di carnevale, martedì sera.»
«Questo martedì?»
«Sì. Di ultimo martedì di carnevale ce n'è solo uno.»
Brian la interruppe: «Certo che posso. Grazie per avermelo detto. Verrò sicuramente.»
Meredith lo salutò con un sorriso e stavolta se ne andò.
Brian la guardò attraversare la strada e allontanarsi. Avrebbe pagato qualsiasi cifra per poter andare con lei. La sua unica alternativa, però, era restare dov’era e suonare il campanello.
La voce di Patricia, al citofono, arrivò chiara e decisa.
«Chi è?»
«Sono Brian. Spero di non essere in ritardo.»
Sua nipote aprì il portone, così salì fino al secondo piano. Patricia lo accolse con gioia e, forse, anche con un pizzico di disappunto.
«Sì, sei un po’ in ritardo, in effetti.»
«Lo so» ammise Brian, mettendole davanti agli occhi il dolce confezionato. «Ci ho messo del tempo a comprare questo.»
Patricia esaminò con aria perplessa la scatola.
«Beh, mettilo pure in cucina» lo esortò, infine.
Gli fece strada e Brian si trovò davanti Rick e una donna sui trentacinque anni, con lunghi capelli castani ondulati e un abito dai colori scuri.
Erano seduti, ma la fidanzata di Rick scattò immediatamente in piedi. Era di media statura, piuttosto slanciata.
«Tu dovresti essere Brian.»
«Proprio così.»
«Io sono Diane» si presentò. «È un piacere conoscerti.»
Per un attimo Brian si sentì spiazzato dal suo sguardo penetrante.
«L’avevo intuito» le disse, infine. «Rick mi ha parlato molto di te.»
Diane sorrise.
«Bene o male?»
«Benissimo» la rassicurò Brian. Allungò a Rick il dolce. «Questo dove posso appoggiarlo?»
Prima che Rick gli rispondesse, Patricia glielo tolse di mano.
«Ci penso io.»
Dopo essersi liberato della scatola, Brian domandò al fratello, fingendo un’aria del tutto indifferente: «Si è trasferito qualcuno nell’appartamento di fronte?»
All’improvviso calò il silenzio.
Rick e Diane si scambiarono un’occhiata.
«Allora?» insisté Brian. «C’è qualcuno di nuovo?»
Rick annuì.
«Mhm, in realtà sì.»
«Una donna, vero?»
Rick lo fissò con occhi indagatori.
«Come fai a saperlo? Sul campanello c’è scritto soltanto il cognome.»
«Ho incrociato una donna stupenda, prima di salire» lo informò Brian, omettendo il dettaglio non trascurabile che lui e quella donna erano stati a letto insieme, una settimana prima. «Non l’avevo mai vista prima, da queste parti, quindi ho pensato che potesse essere una tua nuova vicina.»
«È da qualche settimana che abita qui, in effetti» gli spiegò Rick. «Soltanto di recente, però, ha messo il nome sul campanello.»
«Capisco. Sai per caso da dove viene?»
«No. So solo che, come ti ho detto, si è trasferita qui poco tempo fa.»
Brian avrebbe dovuto tenere a freno la lingua, ma non ne fu capace.
«Che cosa fa nella vita?»
«Vedo che sei molto curioso» intervenne Diane.
«Non farci caso» la pregò Rick. Si rivolse poi a Brian: «Per quanto ne so Meredith - questo è il suo nome - sogna di fare l’attrice e, in effetti, è riuscita ad avere qualche parte secondaria in teatro. Il suo lavoro principale, comunque, è un altro: fa la cameriera in un locale del centro. Sei soddisfatto della mia risposta?»
Brian annuì, anche se avrebbe desiderato spingersi oltre e domandargli altre informazioni su Meredith.
Si rassegnò.
“Per stasera abbiamo già parlato anche troppo di lei.”
Sperò di poter accennare nuovamente all’argomento dopo cena, ma non fu così. Sia durante sia dopo, Diane si rivelò una vera maestra nel monopolizzare ogni conversazione. Brian non sapeva se sentirsi disturbato o sollevato da quella sua attitudine.
Rimasero soli appena per qualche istante, prima che Brian se ne andasse. Diane lo raggiunse mentre si allacciava il cappotto. Gli disse che era felice di aveo conosciuto, specie considerando che prevedeva di far parte della vita di Rick molto a lungo.
Gli confidò: «È l’unica persona di cui mi fido. Ogni mattina, quando mi sveglio, mi chiedo se non sia stato solo un sogno. Invece mi rendo conto che è reale, ed è la consapevolezza migliore che io abbia mai avuto.»
«Mi fa piacere per voi.»
Diane sorrise alle parole di Brian.
«Anche a me. Non credevo che l'amore esistesse davvero, questo tipo di amore, almeno. Va bene, basta così, ti sto sommergendo di vaneggiamenti melensi. Parliamo piuttosto del tuo lavoro. Sei un detective, su cosa hai lavorato negli ultimi tempi?»
«Se ti raccontassi di che cosa mi sono occupato di recente» ribatté Brian, «Mi chiedesti perché non mollo tutto e non mi trasferisco nelle campagne fuori Acid Corn per dedicarmi all'allevamento di animali da fattoria.»
Diane ridacchiò.
«Vedremo.»
«Vedremo» convenne Brian, «Quando te ne racconterò.» Guardò l’orologio. «Non adesso, perché è veramente tardi. Torno in sala da pranzo a salutare Rick e Patricia, poi me ne vado.»
Diane lo seguì e tornò a sedersi accanto a Rick.
Quando Brian annunciò che stava per andare via, Patricia scattò in piedi.
«Ti accompagno alla porta.»
Brian aggrottò le sopracciglia.
«Come hai detto?»
Patricia ripeté: «Ti accompagno alla porta.»
«So dov'è.»
«Non importa. Ti accompagno più che volentieri.»
Si avviarono insieme e, proprio mentre Brian apriva la porta, sua nipote osservò, abbassando la voce: «Stai già iniziando a perdere qualche colpo. C'è un motivo preciso se ti ho accompagnato fin qui.» Patricia si guardò intorno, come a controllare che suo padre o Diane non fossero nei dintorni. Erano ancora in sala da pranzo, a giudicare dalla provenienza delle loro voci. «Cosa ne pensi di lei?»
«Di Diane?» Brian fu di poche parole. «È una bella donna.»
Patricia sbuffò.
«Non intendevo questo!»
«Oh... Mi sembra...» Brian esitò. «Mi sembra una persona a posto.»
«Mhm...»
«A te no?»
«Non ho detto questo» assicurò Patricia, «Ma ho l'impressione che abbia qualcosa da nascondere.»
Brian ridacchiò.
«Tu sei come tutte le donne: sei sospettosa per natura.»
Patricia scosse la testa.
«Non è colpa mia se vengo istigata dalle circostanze. Ti confesso che Diane non mi ha mai convinta fino in fondo.»
«Sono sicuro, allora» la rassicurò Brian, «Che un giorno ti stupirà.»
«Spero non in negativo!»
«Lo spero anch'io. Rick merita un po' di felicità.»
Patricia lo guardò con aria di approvazione.
«Sono d'accordo con te. Speriamo che vada tutto bene.»

   
 
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