Sento il suo corpo caldo accanto al mio. All’improvviso. È bello. È lui.
Il letto era freddo poco prima, le lenzuola avevano raccolto l’umidità della prima pioggia dell’anno. La mia pelle era fredda poco prima.
(È strano come fosse lui, quello sempre caldo — prima. È strano come sia diventato io, quello sempre caldo — ora.)
È la prima volta che dormiamo nello stesso letto da che eravamo bambini - ed era tutto diverso, e non importava, e non ci toccava come ci tocca ora. E lui non mi ha mai toccato come mi sta toccando ora. E il mio respiro non ha mai inciampato come fa ora.
Il letto è stretto contro il muro, nell’angolo. Il cono di luce della lampada disegna sagome sulla parete — di sogno. Le sue mani attorno a me, le mie sulle sue. La mia schiena contro il suo petto, lo sento respirare — è calmo come il mare all’alba.
“Dormi?”
Scuoto la testa.
“Posso restare, Albus?”
“Puoi sempre restare, Scorpius.”