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Autore: stardust94    29/10/2023    1 recensioni
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Un libro, pieno di mistero sta per riaprirsi e svelare tra le sue pagine una nuova incredibile avventura.
Viziata, casinista, menefreghista, Karin scoprirà che il suo cuore, può accendersi della fiamma della determinazione per colui che ama, o il suo amore diverrà cenere spazzata dal imprevedibilità del destino funesto?
Fredda, distante, vive di solitudine senza conoscere la dolcezza del amore, Ayame, troverà un raggio di sole nel solitario shogun di Kuto, oppure verrà divorata dalla sua sete di potere?
Possono due ragazze così diverse, trovare la felicità, mentre il fato tesse una rete di intrighi e misteri intorno a loro?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Tematiche delicate
Capitoli:
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Voci del passato e un nuovo vento

Karin era di pessimo umore. Nuriko la nuova Seishi di Suzaku era stata incaricata dallo stesso imperatore di farle “compagnia” peccato solo che la ragazza non avesse alcuna voglia di farsi piacere la coinquilina. Non era solo per il suo brutto caratteraccio o il veleno che sputava ogni volta che le rivolgeva la parola, ultimamente molti dei suoi oggetti personali erano scomparsi nel nulla e lei, era certa si trattasse di dispetti di Nuriko volti presumibilmente a suscitare la sua rabbia e farle perdere la calma o addirittura cacciarla dal palazzo, cosa che al momento per fortuna non era successa.

Dopo il ritorno al palazzo, la ragazza non era più riuscita a parlare con Tamahome, ogni volta che ci provava, Nuriko si intrometteva monopolizzando quest'ultimo e questo faceva infuriare Karin al punto da andarsene a fare tutt'altro per di non dargliela vinta, solitamente rispondendo male alla donna gorilla.

Ma non era solo la rabbia a guidare le sue azioni. Stava camminando senza pensare a dove andare, era tutta sola e ammirava la bellezza del giardino del palazzo reale. Camminava e camminava mentre pensava a Tamahome, chissà se l'aveva perdonata?

Proprio mentre ci stava pensando, qualcuno la colpì dietro il collo. Quando si voltò si ritrovò davanti Nuriko in compagnia delle sue dame di compagnia che ridacchiando nascondevano sorrisi felini dietro i ventagli.

“ Nuriko...che cosa vuoi?” Le domandò Karin nascondendo l'irritazione
“ Venerabile sacerdotessa l'imperatore vuole vederti. Dovresti darti una mossa. Oh Tamahome!”

La vocina che Nuriko esibì irritò talmente Karin da costringerla a mantenere la calma ma quando sentì il nome del giovane che si trovava alle loro spalle, la ragazza si voltò di scatto. Tamahome era a pochi passi da loro, non indossava altro se non un paio di pantaloni e sembrava accaldato, il sudore gli impelava il corpo e il volto mentre passandosi una mano sulla fronte si limitò a un sorriso calmo e un gesto di saluto.

Karin a quella vista arrossì senza rendersene conto ma non ebbe il tempo di rispondere, perché Nuriko la spinse a terra e gettando le braccia al collo di Tamahome tentò di baciarlo. Stavolta però il ragazzo sembrò irritato, la teneva a distanza con una mano cercando di staccarla.

“ Oh sei un timidone Tama caro! Su fatti baciare dalla tua Korin!”
“ No dai...insomma non è il caso, Nuriko!” Tamahome ridacchiò imbarazzato tutto rosso.

Karin a quelle parole fece un lieve sbuffo. Incrociò le braccia guardandoli male dopodiché si diresse verso la sala del trono. Aveva decisamente bisogno di distrarsi quindi parlare con Hotohori sarebbe sicuramente stato d'aiuto.
L'imperatore non solo era solo ma era anche seduto sul suo trono, sembrava assorto nei suoi pensieri, ma quando vide Karin le mostrò il suo solito splendido sorriso capace di riscaldare il cuore della ragazza.

“ Ehi imperatuccio! Seriamente perchè proprio Nuriko deve farmi “compagnia”. Tra tutte le persone che ci sono a palazzo non cera nessun altro?”

Disse la ragazza lamentosa avvicinandosi al uomo che sorridendo poggiò il gomito sul bracciale del trono accostando il pugno alla guancia con un sorriso estasiato. Karin aveva notato fin dal inizio i suoi sguardi, non erano lascivi come quelli dei banditi, era come se Hotohori la venerasse con gli occhi. Il suo sorriso però quel giorno era diverso dal solito. Normalmente sarebbe dovuto essere molto felice visto che erano riusciti a incontrare Nuriko, a Karin quella donna non piaceva ma era una dei suoi Seishi, se solo non fosse stata una civetta con Tamahome, forse sarebbero potute diventare amiche.

“ Mi dispiace molto mia sacerdotessa. Ti chiedo di portare pazienza, ho saputo che il regno di Kuto desidera la tua morte. Nuriko deve proteggerti per questo resta con te”

Hotohori poggiò le sue mani sulle guance di Karin e avvicinò il volto a quello della ragazza. Questa arrossì vistosamente per la sorpresa di quel gesto, si tirò leggermente indietro con la scusa di porgere al imperatore lo specchietto che da quando l'aveva ricevuto, si portava sempre dietro. Lui lo prese dalle sue mani ma lo mise immediatamente da parte, le sorrise e poggiandole una mano dietro la testa la fece avvicinare a se. Quando sentì le mani di lei sul petto il suo cuore accelerò di colpo, avvicinò le labbra a quelle di Karin sussurrando con voce bassa e in quel momento parecchio seducente e calda.

“ Mia sacerdotessa...ho sempre sognato questo momento. Fin da quando ero bambino io ho sentito parlare di te, ti sognavo e desideravo averti al mio fianco. Quando il nostro viaggio avrà fine io ti renderò mia sposa” iniziò a dire accarezzandole i capelli

Karin era completamente paralizzata, quelle parole, quel tono seducente la fecero arrossire ma le sue carezze e la gentilezza con la quale la stringeva a lui, la stavano lentamente rilassando. Il suo cuore batteva quanto quello di Hotohori, si sentiva strana, agitata, ad avvolgerla, era un misto di felicità, imbarazzo e ...tristezza?

Come potevano parole così dolci darle una fitta al petto così forte e farla sentire così infelice? Lei aveva sempre avuto tutto quello che voleva, almeno era stato così in apparenza. Vestiti firmati, giocattoli, cosmetici perfino amanti se li avesse voluti. Eppure cera qualcosa che aveva sempre desiderato qualcosa impossibile da ottenere con denaro e potere, nemmeno l'influenza della sua famiglia poteva darle questa cosa.

Amore. E non amore adolescenziale una fioca fiamma che brucia un instante e non certo amore devoto come quello di Hotohori.
Lei, voleva il vero amore, forte, passionale capace di togliere il fiato. Una fiamma che nulla avrebbe potuto spegnere. Lei, Karin voleva generare un vero e proprio incendio capace di farla ardere nella passione, poco importava quanto fosse doloroso o complicato era quello il genere di amore che avrebbe voluto la ragazza.

“Hoto...Hotori...imperatore! Ascoltami, queste parole mi fanno felice ma...”

Lui non le diede il tempo di terminare la frase a quel “ma”, Karin si sentì prendere in braccio e in un istante Hotohori azzerò la distanza tra di loro dandole un lungo bacio appassionato. La rosa scombussolata poggiò la mano sul suo petto inizialmente per respingere l'imperatore, confusa com'era non era assolutamente il caso di impelagarsi in una relazione, figuriamoci quando la persona in questione era un uomo potente che se avesse voluto avrebbe potuto farla giustiziare o tenerla come schiava. Karin non si fidava assolutamente di lui perché non lo conosceva. Eppure quelle labbra inizialmente fameliche e un po rudi divennero più gentili e seducenti, come la mano tra i capelli di lei e sulla sua guancia. Quando scese sul collo la ragazza poggiò su di essa la propria mano e si separò da quel bacio voltando lo sguardo.

 

“ Sei scorretto! Perchè l'hai fatto?!”

Gli gridò dietro stringendo i pugni con l'intenzione di alzarsi, ma Hotohori le afferrò la mano, aveva il volto paonazzo stava decisamente perdendo la sua compostezza e quella vista per Karin, era qualcosa di davvero nuovo e inaspettato.

“ n-non avrei dovuto. Mi dispiace molto! Vi chiedo perdono io non sono riuscito a controllarmi. Karin voi siete la donna dei miei sogni. Io vi amo da sempre”
“che assurdità...comunque sia, cosa significa che il regno di Kuto vuole la mia morte?”

Domandò la ragazza decisamente preoccupata da quelle parole sospirando. Davvero qualcuno la voleva morta solo perché era la sacerdotessa di Suzaku? L'imperatore aveva appoggiando il braccio contro la fronte sembrava visibilmente dispiaciuto e in imbarazzo cosa che fece calmare un po Karin.

“ Mi dispiace di non avertene parlato prima. L'imperatore del regno di Kuto desidera la vostra morte perché siete la sacerdotessa di Suzaku, la tua esistenza minaccia le mire espansionistiche del regno di Kuto che da sempre, desidera conquistare gli altri territori “spiegò Hotohori

“ In altre parole...hanno deciso di uccidermi solo per evitare che evochi Suzaku? Ma è assurdo! È folle e sbagliato. Io...io non ho fatto nulla a nessuno non ho scelto di essere la sacerdotessa di mia volontà!”

Nonostante la rabbia e la paura, la ragazza non aveva cuore di arrabbiarsi troppo con Hotohori per averle taciuto una simile informazione. Tuttavia, questo non faceva che aumentare le sue preoccupazioni e il disagio che provava.

“Mi dispiace molto. Anche loro desiderano evocare Seiryu probabilmente sono alla ricerca della loro sacerdotessa e dei suoi Seishi. “ Iniziò a dirle
“ Ho mandato una spia qualche giorno fa e mi ha confermato che l'imperatore sta cercando alleanze politiche con gli altri regni ma per ora almeno non ha ricevuto risposta positiva” aggiunse poi intrecciando le mani davanti al volto serio e pensieroso.

Karin era alquanto preoccupata da quelle parole, se davvero esisteva un altra sacerdotessa a parte lei, significava che un altra ragazza del suo mondo era finita nel mondo del libro? E se fosse stata sua sorella? Forse se lei era diventata la sacerdotessa di Suzaku lo stesso era accaduto alla sorella? Pregò tutte le divinità esistenti che non fosse così. Con un sospiro tirato si limitò ad annuire in silenzio.

La ragazza, non poteva sapere che qualcuno li aveva visti baciarsi e quel qualcuno che ora si nascondeva dietro una colonna, sembrava confuso.

Tamahome abbassò lo sguardo poggiando la mano contro la bocca, stava trattenendo il respiro ma dentro di lui si agitavano emozioni contrastanti. Karin poteva fare quello che voleva con chiunque volesse, il fatto che fosse la sacerdotessa e che lui dovesse proteggerla, era solo un dovere nato dallo scopo per il quale era nato, non cera altro.
Eppure un senso di fastidio si era impadronito di lui quando aveva visto la ragazza tra le braccia del imperatore. Lo stesso Tamahome non riusciva a capire perché si sentisse così agitato, confuso e nervoso. Ci stava ancora pensando quando la voce di Nuriko lo distrasse arrivando forte e chiara alle sue orecchie.

“ Perché ti stai nascondendo Tamahome caro?”

Il ragazzo sussultò di scatto nel vedere la giovane che ridacchiando aveva poggiato alle labbra il ventaglio nascondendo un sorrisetto.

“ Non mi sto nascondendo! Aspettavo di essere chiamato dal imperatore. Nuriko tu piuttosto cosa ci fai qui?!” Domandò agitato.

“ Ovviamente per starti vicina mio caro Tamahome. Staremo vicini tutto quanto il giorno non sei contento tesorino?”

Rispose lei praticamente attaccandosi a lui ma non controllando la sua forza, la ragazza lo stava quasi stritolando in quel abbraccio.

“Ti ho già detto che devi stare attenta, la tua forza può uccidermi, letteralmente!” Si lamentò impallidendo lui.

Attirati dalle voci dei due, l'imperatore Hotohori e Karin raggiunsero i due e trovandoli abbracciati, Karin mise il broncio sbuffando. Cosa che fece sentire Tamahome ulteriormente a disagio. Si staccò con forza da Nuriko incrociando le braccia. Hotohori lo stava osservando con uno sguardo severo.

“Voi due, spero non abbiate origliato la conversazione privata tra me e la sacerdotessa. Detto ciò per un po restate in attesa, farò qualche indagine per rintracciare il prossimo Seishi. Verrete chiamati quando sarà l'ora di partire” disse serio

i due si limitarono ad annuire. Nuriko poggiò la testa contro il petto di Tamahome facendo un sorrisetto ma quando notò Hotohori sospirare, il suo sguardo si fece più triste e la donna se ne andò correndo via con la scusa di avere qualcosa da fare di molto importante.

 

“Imperatore Hotohori vorrei il permesso di fare visita al mio villaggio” disse Tamahome
“penso non ci siano problemi, basta che non ti assenti per troppi giorni, cerca di essere prudente mi raccomando. “

Mentre lo diceva, Hotohori stava osservando entrambi, aveva capito dallo sguardo di Karin quale sarebbe stata la sua prossima richiesta ed era davvero preoccupato. Proprio la ragazza con un sorriso fece un passo avanti, aveva l'espressione curiosa ma abbastanza determinata da non farsi dire di certo un no alla sua prossima richiesta che le sembrava tutto, tranne che irragionevole.

“ Voglio venire anch'io! Mi sono stancata di stare chiusa a palazzo. Ti prego portami con te! “ Disse Karin esibendo i suoi migliori occhioni dolci a Tama.

Il ragazzo a quelle parole e sopratutto a quello sguardo e memore delle sensazioni che aveva provato così nuove e tremendamente confuse, stava per fare marcia indietro quando a intervenire con un sorriso fin troppo calmo e allegro fi proprio l'imperatore Hotohori.

“ Mi sembra un ottima idea! Se ci sarai tu sicuramente la sacerdotessa sarà al sicuro e poi il tuo villaggio natale non è troppo lontano da qui. Una pausa ci vuole vi aiuterà entrambi. Io nel frattempo mi dedicherò alla ricerca degli indizi per il prossimo Seishi”
Disse il giovane con strano e inaspettato quasi innaturale entusiasmo, poggiando una mano sulla spalla del amico che con un sospiro tirato, alla fine acconsentì e facendo cenno di seguirlo a Karin lasciò la sala del trono. La ragazza fece per raggiungerlo ma dentro di se, sentiva di aver lasciato in sospeso la faccenda del bacio, si fece coraggio e voltandosi guardò dritta negli occhi Hotohori.

“ Imperatore...io non so ancora che cosa voglio. Essere la sacerdotessa, salvare questo regno e perfino la storia dei desideri...tutto questo è qualcosa di molto grande, forse troppo. Non è che io non voglia aiutarvi ma mia sorella è tutta sola e sperduta chissà dove e confesso...ho un po il timore di quello che potrebbe succedere sia a me che a lei. “Sussurrò abbassando leggermente il capo con lo sguardo verso i suoi piedi.

Hotohori un po sorpreso da quelle parole le si avvicinò, le prese delicatamente il mento e le sollevò con gentilezza il capo. Nonostante le parole di Karin convinta che l'uomo si sarebbe infuriato, Hotohori sembrò estremamente tranquillo con un tono caldo e rassicurante quanto la carezza che le fece tra i capelli.

“ Non era mia intenzione pretendere nulla. So perfettamente che si tratta di un peso molto grande e mi dispiace. Per quanto riguarda la ricerca di tua sorella, farò tutto quello che è in mio potere. La rivedrai Karin, ti aiuterò a prescindere da quale scelta farai alla fine, io ci sarò al tuo fianco“
Le disse quelle parole con gentilezza per poi lasciarle un bacio delicato sulla fronte. Karin si sentì ancora più triste, non poteva ricambiare sentimenti che non provava, era confusa da se stessa e da quelle sensazioni ed emozioni ma sopratutto, sentiva il peso che comportava la ricerca dei Seishi e si rese conto di aver sottovalutato la responsabilità del suo ruolo. Quella consapevolezza la fece vergognare delle sue azioni.

“ Mi dispiace io...ho bisogno di pensarci su...non sono più sicura di nulla “disse la ragazza

Hotohori annuì le spostò una ciocca dietro l'orecchio e le sorrise con gentilezza. Il giovane non voleva che la ragazza fosse turbata da un ruolo simile, certo lui aveva le sue responsabilità come trovare un modo di far capire ai suoi consiglieri che l'unica donna che voleva era proprio la sacerdotessa, ma quelli appunto erano suoi problemi, la salvezza del regno non doveva essere legata unicamente alla sua sacerdotessa. Lui era l'imperatore e suo era il compito di proteggere il regno a prescindere che la sacerdotessa riuscisse o meno a evocare Suzaku.

“ Lo capisco. Prenditi il tempo che ti serve. Vai con Tamahome e visita il suo villaggio. Sono certo che ti aiuterà a riflettere su tutte quelle cose che non riesci a capire di te stessa e del tuo ruolo“ le disse il giovane uomo calmo.

Karin sorpresa da parole così calde e gentili, così rassicuranti da far diminuire un po quel peso, fece un piccolo sorriso e uscendo dalla sala del trono raggiunse Tamahome e Nuriko nelle stalle chiedendosi che cosa facesse lì la donna.

“ Venerabile sacerdotessa, siete finalmente pronta a partire oppure dobbiamo attendere i vostri comodi?”

Le parole della donna erano velenose e nemmeno stava degnando Karin di uno sguardo. Tamahome era impegnato a sellare i cavalli e quando lo vide, Karin ripensò alla loro litigata. Non era ancora riuscita a parlare con lui seriamente, avrebbe voluto chiarire quello che realmente pensava e scusarsi ma Tamahome evitava volutamente il suo sguardo.

Karin era ancora occupata a battibeccare con Nuriko quando si accorse che Tamahome si era allontanato da solo. Ignorando Nuriko corse dietro al giovane trovandolo intento a sistemare una sorta di bancarella nel mezzo della piazza principale del regno.

“ venite signori e signore! Ammirate! Oggetti toccati dalla sacerdotessa di Suzaku in persona!” Disse cercando di attirare la folla di curiosi che si avvicinò subito.

A quella vista, Karin fece due più due. La scomparsa dei suoi oggetti personali non era opera di Nuriko e dei suoi “dispetti” ma bensì dello stesso Tamahome che se ne stava dietro la bancarella a vendere con un sorriso sulle labbra. Karin avrebbe voluto dirgliene quattro, sollevò la mantella color sabbia e si avvicinò verso la bancarella avrebbe ripagato il ragazzo con la stessa moneta.

“ Volete quella spazzola? La sacerdotessa l'ha usata personalmente per pettinarsi, signora! Oh vedo che avete buon occhio signore, quella mela è stata morsa personalmente dalla divina sacerdotessa e mangiarla dicono porti grande fortuna!”

Karin non aveva mai visto nessuno con una faccia tosta simile e un amore simile per il denaro al punto che ne sembrava quasi ossessionato. Ma da dove venisse questa sua ossessione era un vero mistero. Si avvicinò alla bancarella tenendo il volto basso per non farlo vedere al ragazzo mentre osservava gli oggetti presenti tutte cose sue ovviamente.

“ Mia cara signorina cosa posso fare per te?”

Domandò con fare quasi ammiccante il ragazzo ma quando sollevando il capo Karin gli fece un sorriso forzato sbiancò completamente. La ragazza lo stava fissando decisamente in cagnesco mettendolo parecchio a disagio.

“ Si puoi aiutarmi, vorrei sapere perché un Seishi di Suzaku, vive in un modo così ossessivo l'accumulare denaro?! E per di più vendendo cose mie!” Urlò la ragazza

Tamahome nel panico le tappò la bocca con la mano con l'intenzione di scappare trascinandosela dietro. La ragazza agitandosi aveva attirato un sacco di persone per lo più erano curiosi o persone che stavano osservando lo scambio di parole dei due. Il ragazzo mollò la bancarella e trascinò Karin dentro un vicoletto poco distante.

“Ma che ti è preso e perché mi hai seguito? Dovevi restare a palazzo partiamo più tardi per il villaggio!” Le disse quasi facendo suonare quelle parole come un piccolo rimprovero

“ Che prende a me?! Chi è quello che sta vendendo le mie cose senza permesso?! E cos'è quella storia della mela che dona l'eterna giovinezza?!”

Sbottò la ragazza dandogli un pizzicotto sul braccio, da quando si erano incontrati era quello che succedeva ogni volta, tutte le volte che pensava che Tamahome fosse un guerriero di buon cuore e coraggioso lui finiva per fare cose come quelle e farle credere l'esatto opposto.

Il ragazzo si portò una mano dietro la testa sospirando per poi scompigliarsi i capelli. Sapeva di averla combinata abbastanza grossa stavolta e avrebbe anche voluto scusarsi ma pensava pure che lei stesse ingigantendo la cosa più del dovuto.

“ Veramente donava la fortuna” puntualizzò invece Tamahome

A quelle parole Karin gli lanciò una bruttissima occhiataccia. Sbuffò incrociando le braccia voltando di lato lo sguardo. Pensò che continuando così, non sarebbe andata da nessuna parte era come un cane che cercava di mordersi la coda ma al infinito per l'eternità.

“ Io davvero non capisco perché te la prendi tanto. Come sacerdotessa puoi avere tutto quello che vuoi, sopratutto ora che sei nelle grazie del imperatore” le disse il ragazzo con sguardo più duro di quello che realmente voleva fare.

Karin non riuscì più a trattenersi, afferrò il bordo del abito tra le dita e guardando con rabbia e delusione Tamahome praticamente gli sputò di nuovo contro parole di rabbia e stavolta anche delusione visto quello che aveva detto di lei.

“ Cosa vorresti insinuare?! Tanto per cominciare, non sono quel tipo di ragazza che approfitta degli altri e per di più tra me e l'imperatore non c'è quel genere di rapporto, stupido!”

Sbottò lei molto seccata dal tono ma sopratutto, dalle parole del giovane che rendendosi conto di aver forse un po esagerato finì per agitarsi ancora di più. Lei diceva che non erano nulla l'uno per l'altro, eppure aveva baciato Hotohori, Tamahome si sentiva nervoso e infastidito a quel ricordo e la sua lingua velenosa lo avrebbe presto tradito.

“ Non pensavo fossi capace di baciare anche un uomo che non ti interessa, sono tutte così le donne del tuo mondo? ”

Solo dopo averlo detto se ne pentì. Quelle parole, gli erano scappate al improvviso, stava per scusarsi con la ragazza quando si rese conto che gli occhi di Karin erano davvero lucidi, la ragazza era sul punto di scoppiare a piangere nonostante l'atteggiamento arrabbiato.

“ Non è così! È stato lui a baciarmi io non sono quel tipo di ragazza! Tamahome sei un idiota!”

Tamahome strinse i pugni, avrebbe davvero fatto meglio a stare zitto. Stava per parlare quando Karin si voltò di spalle, stava tremando lo poteva vedere benissimo anche da solo. Allungò la mano per fermarla afferrandole il polso, subito Karin si voltò verso di lui e i loro sguardi si incontrarono per qualche secondo prima che Tama prendesse nuovamente la parola

“Scusami. Ho esagerato, non dovevo dirti quelle cose” ammise il ragazzo con lo sguardo un po basso.

Karin rimase senza parole. Tamahome sembrava così impacciato così...carino. Lei non se la sentì di arrabbiarsi troppo pur chiedendosi perché il giovane le avesse lanciato una simile frecciatina. Che l'avesse vista tra le braccia di Hotohori era ormai certo ma anche se fosse stata interessata al imperatore, perché Tamahome avrebbe dovuto prendersela? Quella domanda come un tarlo fastidioso, continuava a rimbombarle in testa.

“ La verità...è che anch'io ti devo delle scuse. Ieri le cose che ho detto...non le pensavo affatto! Ero turbata perché...perché avevo ricordato una cosa spiacevole. Ho parlato a sproposito e ti ho ferito...”

Iniziò la ragazza prima di prendere la mano di Tama che le teneva il polso e allontanarla con gentilezza tenendola però stretta nella sua.

“ nah...direi che siamo pari tu che dici?” Domandò a quel punto lui mostrandole un bel sorriso.

Sembrava sollevato e meno mortificato di quanto lo era prima. Si stiracchiò pigramente guardandosi attorno per cercare di comprendere dove fossero. Si trovavano nella zona più affollata della piazza ma per fortuna nessuno li aveva notati. Karin annuì sollevata e sussultò appena rendendosi conto che le loro dita erano ancora intrecciate saldamente.

“ Andiamo dobbiamo partire il mio villaggio non è così vicino, ci vorrà almeno mezza giornata di viaggio se andiamo a cavallo” spiegò il ragazzo cominciando a camminare tenendole la mano.

Karin stavolta non si allontanò al contrario decise di fare del suo meglio per stare al passo di Tama senza farsi trascinare parecchio agitata e in un certo senso impacciata più del solito, sopratutto quando aveva sentito la parola cavallo, non aveva mai visto un cavallo se non in televisione o nei libri e di certo, non sapeva cavalcare.

“Aspetta io non ho mai cavalcato in vita mia! Tama aspetta un secondo! “ Disse agitata la ragazza.
“ Non ti preoccupare. Cavalcherai con me.” Tagliò corto il ragazzo
“questo non cambia la cosa di molto. I cavalli sono bestie sporche e se mi morde? O peggio...se si mette a fare la cacca mentre andiamo?! Ho sentito che lo fanno, mi stai ascoltando?!”

Tamahome si lasciò sfuggire un piccolo ghigno divertito. Karin parlava dei cavalli come fossero bestie demoniache una cosa che il ragazzo trovava divertente. Dovette rimangiarsi l'idea di spaventarla con qualche finta diceria sulla pericolosità dei cavalli, quando raggiunsero nuovamente le stalle reali.
Ad accoglierli, vi erano Nuriko e Hotohori. L'imperatore aveva degli abiti diversi più semplici e modesti e i capelli solitamente elegantemente trattenuti dietro la nuca erano sciolti e liberi.

“ E voi due che cosa ci fate qui? Siete venuti ad augurarci buon viaggio o cosa?”

Domandò la ragazza sorpresa fissando sopratutto Nuriko che se ne stava accanto ad Hotohori in silenzio. Proprio quest'ultimo prese parola con il suo solito sorriso gentile e caldo.

“ Si. Mi dispiace non potervi accompagnare ma Tamahome vi proteggerà. Ne sono sicuro...nonostante questo non sopportavo di non potervi salutare alla partenza”

Le disse il giovane prendendo le mani di lei nelle sue per poi lasciarle un bacio delicato ed elegante sulle dita guardandola intensamente. Karin balbettò un grazie per poi fare dei passi indietro rivolgendo la sua attenzione a Nuriko senza notare che Tamahome aveva incrociato le braccia stranamente indispettito da qualcosa.

“ Verrò con voi, dopo tutto non vedo l'ora di conoscere la famiglia del mio futuro maritino “disse la donna ridacchiando andando a strofinare la testa al petto di Tamahome che ridendo fece una espressione ebete.

Bastò quella espressione a far salire il sangue di Karin direttamente al cervello. Con un sonoro sbuffo andò verso il cavallo nero dalla fluente criniera e gli occhi blu che guardandola scalciò leggermente. Con un cinguettio, la ragazza deglutì con forza prima di cercare in una maniera più che sbagliata di montare in sella al destriero che continuava a muoversi.

“ Stai fermo o ti faccio diventare una bistecca! “Lo minacciò la ragazza riuscendo finalmente a sedersi ma al contrario.
“Dové finita la testa?” Si chiese toccando il sedere dell'animale e questo indispettito la disarcionò facendola cadere di sedere davanti ai tre.

Hotohori si precipitò subito in suo soccorso preoccupato mentre Tamahome cercava di non ridere cosa che al contrario Nuriko si mise a fare quasi fosse una gallina a parere della povera Karin che fulminò il cavallo rialzandosi senza l'aiuto di Hotohori.

“ Ehi smettila di ridere, racchia odiosa!” Le sbottò la rosa
“ come ti permetti?! Qui l'unica racchia sei tu ragazzina. Non sei nemmeno capace di andare a cavallo, per essere la sacerdotessa, sei un disastro. Come sei sgraziata, imbranata, un pugno in un occhio” puntualizzò Nuriko nascondendo il suo sorriso beffardo dietro il ventaglio
Karin stava per dibattere la sua velenosa frecciatina con un bel po di veleno a sua volta, quando la voce forte e stranamente in collera di Hotohori, risuonò forte e chiara sopratutto per la diretta interessata che sembrò quasi amareggiata nel vedere l'imperatore così furioso. Non che Karin al contrario non lo fosse ma forse la sua era più sorpresa che paura o dispiacere.

“Adesso basta così Nuriko! Non ti permetterò di offendere ulteriormente la sacerdotessa. È inammissibile un simile comportamento in sua e mia presenza. Non ti dimenticare il tuo ruolo“ disse l'uomo duramente con uno sguardo di rimprovero.

Nuriko strinse con forza il ventaglio quasi sarebbe scoppiata a piangere mentre chinava il capo stringendo gli occhi. A Karin avrebbe anche fatto pena se solo la donna, correndo verso il suo cavallo non l'avesse involontariamente sbattuta a terra per poi salire e partire al galoppo lasciando indietro gli altri tre. Tamahome tirò un mezzo sospiro di sollievo e avvicinandosi allungò la mano verso la ragazza ancora impegnata a ingoiare insulti verso Nuriko

“ Perché volete tutti uccidermi? Mi sa che devo preoccuparmi più di lei che dei sicari di Kuto” cercò di scherzare la ragazza facendosi aiutare da Tamahome
“ è perché sei la sacerdotessa. Ma non ti preoccupare ti proteggerò io” le rispose il ragazzo sorridendo per sdrammatizzare con ironia la situazione

Karin accostò una mano chiusa a pugno davanti alla bocca e lasciò sfuggire dalle labbra una risata sincera che fece sgranare gli occhi ad Hotohori. L'uomo ricacciò indietro la consapevolezza che aveva appena acquisito a quella vista e aiutando Karin a issarsi sul cavallo si avvicinò a Tama. I loro sguardi si incontrarono per quello che erano pochi secondi ma poi Hotohori sospirando lungamente sorrise e protese avanti la mano stringendo quella di Tamahome. Prima che l'uomo si congedasse dai due però Tamahome gli sentì dire qualcosa a mezza voce come volesse che a sentirlo fosse solo lui.

"se la farai piangere...non ci andrò leggero e me la riprenderò "

Confuso e sorpreso Tamahome fece un cenno per poi salire alle spalle di Karin afferrando le redini del cavallo con decisione. La ragazza poteva sentire il respiro di lui sulla pelle e nelle orecchie. Bastò quel lieve contatto tra la sua schiena e il petto di Tamahome a farla imbarazzare. Era già stata vicino a un ragazzo, molte volte scuola, si trattava di ragazzi che frequentavano le lezioni, amici e fans che venivano ai concerti della aspirante idol. Ma non si era mai spinta per sua scelta oltre allo scherzo e alla battuta o l'abbraccio amichevole. Per questo essere così vicina a Tama la rendeva un po nervosa. Il ragazzo partì al galoppo e non gli ci volle molto tempo per recuperare Nuriko. Karin guardò la donna e le sembrò avesse pianto,

se il loro rapporto non fosse stato così burrascoso probabilmente le sarebbe anche dispiaciuto per lei, ma si limitò a costatare la cosa senza aprir bocca anche per evitare ulteriori discussioni inutili.

 

****

 

Dopo quasi tre ore di viaggio cavalcando per foreste e pianure sconfinate finalmente raggiunsero il villaggio di Hakko a Juso una delle prefetture dell'impero di Konan. Karin non ne poteva sinceramente più di stare seduta su quella bistecca con le zampe e l'alito fetido come stava pensando in quel momento. Quando Tamahome si fermò sulla collina che dava su l'intero villaggio, la ragazza notò come questo sembrasse molto spoglio e povero. Era quel tipo di posto che presentava uno schema molto semplice: quattro case di contadini e una piccolissima zona circolare, doveva fungere da piazza per il mercato, probabilmente.

Quando raggiunsero quello che pareva un edificio adibito a stalla per i cavalli, Tamahome scambiò due o tre parole con un giovane contadino, i due sembravano molto in confidenza e si salutarono come vecchi amici.
Dopo aver salutato il giovane garzone, il ragazzo fece segno a Karin e Nuriko di seguirlo. Li condusse lungo la strada e si fermò a comprare alcuni beni di prima necessità. Karin restò colpita sia dal ospitalità e gentilezza delle persone del luogo che non la guardavano con sospetto ma la accoglievano con modi gentili e sorrisi sinceri sia sopratutto da come Tamahome fosse diverso dal ragazzo che aveva conosciuto. Scherzava e rideva senza curarsi molto del resto sembrava felice e a suo agio. La ragazza dovette ammettere di essere davvero invidiosa delle persone del villaggio che potevano vedere un Tamahome così felice e in pace quando lei al massimo lo vedeva in versione avida volpe o sempre occupato a proteggerla perchè lei era la sacerdotessa.

“Comincia a starmi stretto...” Sussurrò Karin sospirando
“ venerabile sacerdotessa, se il vestito ti sta stretto, forse dovresti dimagrire“
Le disse velenosa Nuriko nascondendo la bocca con il ventaglio, ma senza riuscire a nascondere la buffa risatina divertita. Karin sbuffò roteando gli occhi proprio mentre Tamahome davanti a loro si era fermato nei pressi di quella che sembrava una capanna di paglia più che una casa

“Oh avete una dependance per la servitù? Che carina, dové casa tua Tamahome?”

Disse la rosa con un sorriso sincero osservandosi attorno con curiosità. Il ragazzo sollevò un sopracciglio per la confusione e sorpresa e incrociate le braccia al petto incontrò lo sguardo di Karin dubbioso.

“ Veramente....casa mia è questa. Non so che cosa sia una dependance ma questa è la casa della mia famiglia. E Karin, noi non abbiamo servitù. Certo che...sei abituata bene eh? ” le disse un po piccato con un sospiro entrando poi della casetta.

La ragazza rassegnata del ennesima gaffe involontaria che aveva fatto, non tentò nemmeno di discolparsi e quando lui se ne fu andato, si andò a sedere offesa su un tronco. Lei era cresciuta tra il lusso e le ricchezze era naturale che il suo pensiero non fosse cambiato poi molto. Che male cera? Non era certo colpa sua se la sua famiglia era ricca ne se lei era bella e fantastica e presto sarebbe diventata una stella brillante una idol amata e osannata da tutti. Alla fine pensò, quello era solo un libro e i presenti erano personaggi inventati scritti probabilmente da un depresso appassionato di cultura Cinese. Poteva convincersi del contrario quanto voleva ma probabilmente tutto quello che stava succedendo era un sogno.

“ Forse sono stata investita da un auto e ora sono in coma, tutto questo è soltanto un sogno, un prodotto della mia mente. Prima o poi mi risveglierò e tornerò a vivere la mia vita” si disse con le mani sulle guance e lo sguardo rivolto alla piccola piazza.

Proprio mentre era persa nei suoi pensieri, il suo sguardo fu catturato da un bambino che le ricordò quasi subito una versione in miniatura di Tamahome. Era piccolo di statura con occhioni dolci e l'aria indaffarata. Portava una brocca piena d'acqua ma sembrava in difficoltà nel camminare goffamente avanti senza rovesciarla. Karin si alzò e sospirando lo raggiunse poggiando le mani sulla brocca per evitare che il suo contenuto cadesse a terra, era pensante anche per lei ma cercava di non darlo a vedere.

“ La ringrazio signorina, adesso riesco a portarlo da solo” le disse il ragazzino un po impacciato
“ nah non ti preoccupare. Io sono Karin, stai aiutando i tuoi genitori con le faccende?” Chiese la ragazza continuando ad aiutarlo a portare la brocca lungo la strada.
“ Papà è malato così ho deciso che sarò io l'uomo di casa finché non si riprende. Mi chiamo Chuei ti ringrazio per avermi aiutato” le rispose il ragazzino con un sorriso gentile

a quel sorriso, Karin non seppe resistere e quando il ragazzino poggiò la brocca per asciugarsi la fronte con il braccio, lei gli saltò letteralmente addosso abbracciandolo e strofinandogli i capelli in modo giocoso e affettuoso.

“Sei troppo carino! Sei davvero adorabile mi viene voglia di spupazzarti tutto!” Disse la ragazza

Chuei un po in imbarazzo cominciò a dimenarsi ma non sembrava fosse così tanto infastidito dalle attenzioni della fanciulla ma solo molto in imbarazzo.

“ s-signorina mi fai il solletico così...ecco non è che vuoi venire a casa mia? Ti posso offrire una tazza di tè visto che mi hai aiutato mia sorella lo fa buonissimo”

Le disse Chuei quando ebbe un attimo di respiro dalle coccole di Karin che dal canto suo aveva ben poco da fare, quindi accettò subito con un grande sorriso l'offerta del piccolo. Così seguì il bambino aiutandolo a portare l'acqua fino a una casa fin troppo famigliare. Quando vide uscire Tamahome con in braccio una bimba la ragazza si fossilizzò sul posto.

“fratellone sei tornato!”
“ Chuei ma che bravo sei andato a prendere l'acqua tutto da solo! Sei proprio un ometto ormai.”

Chuei corse immediatamente ad abbracciare Tamahome che in un gesto dolce e affettuoso gli scompigliò i capelli. Aveva un sorriso così fraterno così sollevato, felice e dolce. Un sorriso che non aveva mai ampiamente mostrato a Karin se non in rare volte. A pensarci, il ragazzo l'aveva sempre trattata con gentilezza ma proprio come un fratello maggiore poteva fare per i fratellini piccoli. Ora Karin riusciva a capire la ragione di quei gesti vedendolo interagire con Chuei e con la bimba che teneva in braccio e che osservava curiosa Karin.

La ragazza dai capelli rosa deglutì sforzandosi di non sembrare impacciata. Si avvicinò decisa a Tamahome che la osservava curioso e un po sorpreso. Ma non rivolse le sue attenzioni al ragazzo bensì alla bambina. Le sorrise amichevole e con dolcezza osservandola e la salutò con la mano. La bimba la guardò per poi affondare il volto contro il petto di Tamahome facendo un po rimanere male Karin. Ma il ragazzo intervenne subito in difesa della sorellina.

“ Yuiren è un po timida con gli estranei. Non è stata molto bene ultimamente” disse il giovane cullando leggermente la piccola tra le sue braccia.

Estranea. Karin portò la mano contro il petto, la strinse a pugno agitata. Quella parola, quella semplice ma dannatamente crudele parola. Lei era davvero una estranea, non apparteneva a nulla di quello che cera in quel mondo, non aveva mai fatto parte di niente ne del cuore di nessuno.
E in un attimo eccola lì, la sua mente vagò di nuovo in quei terribili ricordi.

Una bambina seduta su un letto d'ospedale, la parte destra del volto coperta da bende e le stesse a fasciarle il fragile corpicino si vedevano sotto il pigiama rosa con le stelle che indossava. Aveva i capelli sciolti che le incorniciavano il viso infantile, doveva avere quattro o cinque anni probabilmente. Nei suoi ricordi cerano sempre alcuni punti fermi, il fratello un bambino castano che la osservava dalla porta con sguardo preoccupato e poi la sagoma nera. Non ne distingueva mai i tratti e ogni volta che compariva, l'effetto era quello di un fastidioso rumore di fondo come il disturbo sonoro di una vecchia televisione.

Karin davanti a quella visione della se stessa di quei terribili tempi, era immobile impossibilitata a fare qualsiasi cosa, debole e spaventata davanti a quella scena che si ripeteva in loop. Il fiato accelerato la voce spezzata in gola che avrebbe voluto uscire e gli occhi fissi sulla se stessa del passato e la figura scura. Un urlo sordo senza voce mentre si inginocchiava a terra prendendosi la testa tra le mani.

 

“ basta basta basta basta! Ti prego non...non avvicinarti!”

 

“Karin!”


Proprio mentre stava per urlare disperata, la ragazza vide una mano davanti a se, senza quasi un momento di esitazione, la ragazza la afferrò e la visione traumatica scomparve spezzandosi e infrangendosi come uno specchio di vetro. Aveva riconosciuto quella voce, era quella di Tamahome che adesso sotto lo sguardo preoccupato di Chuei che teneva in braccio Yuiren la stava stringendo tra le braccia protettivo e dolce come mai prima d'ora.

“ Chuei potresti portare dentro Yuiren? Assicurati che beva tanta acqua più tardi le vado a comprare la medicina” disse in tono calmo.

Il bimbo annuì e tenendo in braccio la sorellina lasciò i due da soli. Karin stava per parlare nel completo disagio e imbarazzo, quando Tamahome la prese in braccio come fosse una principessa e senza dire altro, si avviò verso la foresta che costeggiava il villaggio.

“ a-aspetta! Dove stiamo andando ehi?!” Cercò di lamentarsi la ragazza.

Tama non rispose si limitò a continuare a camminare tenendola tra le braccia, fino a raggiungere una vallata dove si trovava il più incantevole dei prati pieno di boccioli di fiori chiusi. Il ragazzo la posò a terra e le fece segno di sedersi, sedendosi a sua volta sul prato.

“ Non so che cosa ti tormenta. Non sei obbligata a raccontarmi quello che ti è capitato, ognuno ha i suoi segreti. “Iniziò a dire lui
“ ...ho deciso di lasciare la mia famiglia dopo che mio padre si è infortunato. Speravo di fare molti soldi per loro andando nella capitale” aggiunse poi con lo sguardo rivolto verso l'orizzonte.

Karin restò in silenzio ascoltando le sue parole. Non sarebbe comunque riuscita a dire molto ed era rimasta spiazzata dalla sincerità con la quale il ragazzo che aveva accanto le stava parlando. Abbassò lo sguardo guardandosi le mani che stringevano la gonna del abito, glielo avevano dato a palazzo era meraviglioso eppure quando si guardava allo specchio, la ragazza non riusciva a riconoscersi.

La ragazza strinse gli occhi stringendo con ancora più forza il tessuto del abito. Le mancava il coraggio, aveva paura di dire quello che le era successo. Aveva capito che Tamahome le stava dando la sua fiducia ma lei non era in grado di fare altrettanto. Si sentì terribilmente inadeguata, altro che sacerdotessa lei era solo Karin, la ragazzina boriosa che nascondeva le sue ferite attaccando gli altri per non essere attaccata per prima. Ma alla fine, nulla era cambiato lei era ancora lì in quella stanza d'ospedale davanti al padre che le diceva che non serviva che tutto quello che era accaduto era solo colpa sua. Era la bambina che vedeva spruzzi di sangue mentre la madre urlando la pugnalava sul freddo pavimento. Dolore, dolore così soffocante e sangue ovunque. Il volto di quella donna i suoi lunghi capelli del colore dei ciliegi e lo sguardo, occhi folli pieni di odio.
Karin si piegò in avanti e premette la mano alla bocca, il solo ricordo di quella donna la faceva tremare come una foglia, si sentiva debole, debole e fragile come mai prima d'ora.

A quella vista Tamahome strinse i pugni per poi poggiare una mano sulla spalla di Karin facendola sprofondare con il volto contro il suo petto. La ragazza sgranò gli occhi e strinse tra le dita la maglietta di lui un po in imbarazzo, ma sentì anche che quella sensazione triste e dolorosa stava svanendo lentamente tra le braccia di lui.

“ È la seconda volta...è la seconda volta che mi stringi così. Perché lo fai? È perché sono la sacerdotessa di Suzaku o forse ti faccio pena?”

Quella domanda non era stata rivolta con rabbia o sconforto. Karin l'aveva chiesto semplicemente guardando Tamahome dritto negli occhi. I due ragazzi erano l'uno incatenato allo sguardo del altro. Fu proprio lui a distogliere il suo con un certo imbarazzo mettendo la mano davanti alla bocca. Mentre le sue guance, si coloravano di un leggero rossore e lui stesso pareva più impacciato.

“ Quando fai quella faccia non riesco a non volerti proteggere. Non è perché sei la sacerdotessa, scema. È perché non riesco a fare a meno di aiutarti. Nemmeno io so spiegarlo va bene! Ma...non voglio che tu pianga...Karin” le disse

La ragazza avvampò arrossendo fino alla punta delle orecchie. E balbettando in un modo terribilmente impacciato, si limitò a sussurrare un grazie al ragazzo che a suo modo da quando si erano incontrati la prima volta, aveva sempre cercato di aiutarla.

“ Adesso però torniamo. Gyokuran ha preparato sicuramente la cena! Vedrai mia sorella è davvero brava in cucina”

Le disse Tamahome sorridendo sincero prima di alzarsi porgendole la mano. Karin la afferrò alzandosi e lo seguì ancora un po in imbarazzo. Forse ora non ne aveva la forza, forse ancora non era in grado di essere d'aiuto agli altri e di andare avanti superando il suo passato.
Ma grazie a Tamahome aveva fatto il primo passo verso la luce e verso la felicità che era davanti a lei. Non importava se ci voleva ancora del tempo ne se avrebbe dovuto passare l'inferno perché ora, aveva Tamahome al suo fianco. La ragazza fece un piccolo sorriso e affiancandolo camminò verso il villaggio con lui verso un nuovo domani e la consapevolezza che non avrebbe piovuto per sempre e forse, il suo raggio di sole era proprio accanto a lei.


 

Angolo di FY (aiutatemi a trovare un nome migliore e vi do un biscotto)

allora che dire? Questo è un capitolo distensivo anche perchè ho avuto diversi problemi ultimamente e scrivere è la mia medicina. Non ho molto da dire perchè appunto è un capitolo più tranquillo ma con i suoi momenti spero per voi profondi e seri. Che dire? Ho chiuso Nakago nello sgabuzzino ma nel prossimo capitolo tornerà insieme ad Ayame e chissà che accadrà...

ringrazio anche solo chi legge e ovviamente chi recensisce. Alla prossima

la famiglia di Tamahome al completo. perchè si

  
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