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Autore: Kangaro_Stapler    30/10/2023    0 recensioni
Si tratta di un progetto che ho nella mente da qualche anno e che ho ripreso di recente. Una storia come tante, forse, di quelle ambientate al liceo in cui la protagonista si innamora e scopre questo sentimento per la prima volta. E, allora, vi chiederete "Perché dovrei leggerla?" Io rispondo, molto semplicemente, perché questa è un po' la mia storia. Alcuni eventi sono realmente accaduti, altri sono più la versione che vorrei si fosse avverata. Sta a voi lettori intuire il confine fra la mia realtà e la mia fantasia. Come dicevo all'inizio, è la classica storia ambientata al liceo: romantica sicuramente, ironica lo spero, triste per certi versi; ma partiamo dal 3 anno e seguiremo la nostra protagonista fino all'università e forse, anche di più.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Universitario
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PARTE PRIMA terzo anno
“Prologo”
 
Il primo giorno del suo terzo anno di liceo Ella La Baldi si svegliò parecchio agitata: a nulla era servito preparare la borsa e scegliere i vestiti da mettere la sera prima; era così nervosa che le mani le tremavano ed aveva versato la colazione sulla maglia bianca: pessima scelta di abbigliamento e pessimo inizio di giornata. Normalmente, il primo giorno del suo terzo anno non l’avrebbe agitata, ma quella era una circostanza decisamente diversa: scuola nuova, compagni nuovi; aveva frequentato il biennio in un liceo vicino casa ma, per una vicissitudine con delle compagne che, in questo momento, non le andava proprio di ricordare, aveva parlato con i suoi genitori ed avevano fatto domanda di trasferimento. La scelta della nuova scuola era ricaduta su un grande liceo pubblico, situato, però, in uno dei quartieri della “Roma bene”, ed Ella non era del tutto convinta che altri spiacevoli episodi non si sarebbero verificati; tuttavia, aveva inoltrato richiesta per essere inserita nella classe di una sua ex compagna delle medie, Federica, ed era stata accettata. Almeno non sarebbe stata completamente sola il primo giorno; Ella era piuttosto timida ed era sicura che avrebbe faticato parecchio per farsi nuovi amici. Si era svegliata con largo anticipo ma la sua solita sfiga non le aveva dato tregua nemmeno quel giorno: l’outfit che aveva preparato (camicetta bianca e leggins) era stato rovinato dalla colazione che si era versata addosso; si erano fatte le già le 7:45 e doveva cambiarsi in fretta se non voleva fare tardi. Tornò di corsa in camera e riaprì l’armadio. Complice la fretta, ci mise meno tempo del solito a scegliere i vestiti: una t-shirt a maniche corte e scollo a V, rigorosamente nera questa volta, e un paio di jeans a vita alta dello stesso colore. Afferrò una felpa dall’armadio e se la legò in vita, le mattine di settembre erano fredde ed i pomeriggi piuttosto caldi; in quella città, non sapeva mai come vestirsi. Nonostante l’epico ritardo, si fermò davanti allo specchio e prese un lungo respiro, nel tentativo di calmarsi; l’immagine riflessa era quella di una ragazza dai lunghi capelli lisci, di un marrone scuro tendente al nero che le ricadevano morbidi sulle spalle. Le punte erano un po’ rovinate non solo perché li portava spesso legati in uno chignon per via della danza, ma anche perché, quando era agitata, oppure imbarazzata o si sentiva a disagio li torturava con le dita e li sfregava tra loro con l’indice e il pollice. Aveva gli occhi piccoli e dal taglio orientale dello stesso colore dei capelli e la pupilla nera, che si restringeva un poco soltanto alla luce diretta del sole, sembrava voler inglobare l’iride, tanto che da lontano gli occhi parevano neri come il fondo di un pozzo. Le labbra carnose erano ancora sporche delle briciole dei biscotti: se le pulì sbrigativamente con il braccio e, nel farlo, si sfiorò anche le guance. A volte si sentiva ancora una bambina, e forse il suo aspetto contribuiva perché molti le davano almeno tre anni di meno.
La voce di suo padre la ridestò dai suoi pensieri: era tardissimo, doveva muoversi oppure avrebbe fatto tardi. Afferrò la borsa che precedentemente aveva lanciato sulla sedia della sua scrivania, salutò il piccolo carlino Romeo, acciambellato vicino al suo letto, ed uscì di corsa da casa. Iniziava la sua nuova vita. Il terzo anno di Liceo Classico la attendeva.
  
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