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Autore: _Equinox    31/10/2023    0 recensioni
Writober 2023 || KuroKura || prompt presi da fanwriter.it (Lista n.1) || Trans!Kurapika || La raccolta è collegata alla mia serie di one-shot, ma potete leggerla anche separatamente
1. #occhi
2. #montagna
3. #vecchio
4. #puntuale
5. #bianco
6. #corsa
7. #vergogna
8. #medaglia
9. #caccia
10. #libreria
11. #secondo
12. #clown
13. #quadro
14. #grembiule
15. #lento
16. #vetro
17. #tradimento
18. #grappolo
19. #incontro
20. #sigaretta
21. #pettegolezzo
22. #antidoto
23. #sabbia
24. #tremore
25. #manette
26. #mandorla
27. #compleanno
28. #nascondere
29. #argilla
30. #domino
31. #tomba (One-shot) / Spoiler sul passato di Chrollo
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Kurapika, Kuroro Lucifer
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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L’aria sembrava aver abbandonato i suoi polmoni, al punto tale che la cassa toracica pesava, comprimeva tutto ciò che c’era all’interno fino a far male, a far sanguinare gli organi. Temeva, a dirla tutta, che fosse finalmente arrivata la sua ora, per quanto fosse un epilogo oltremodo spiacevole – detestava il clima circostante, ma, ancor di più, odiava essere lì, in quella foresta spiroidale senza poter far null’altro che disperarsi, dinanzi al corpo fatto a pezzi di Kurapika. Lo aveva perso e anche il suo cammino, dunque, era stato scisso dal proprio con quella violenza brutale che per l’ennesima volta sperimentava nella sua vita; tuttavia, nell’esatto istante in cui aprì gli occhi, si rese conto fosse stato solo un incubo, frutto di un malcelato amore tra gli spettri del proprio passato e le paure concrete che aveva iniziato a sperimentare su quella nave.
Ancora faceva fatica a riprendere fiato; eppure, il semplice pensiero di trovarsi sulla Black Whale pareva starlo rincuorando un minimo. Poi, finalmente, poté mettere a fuoco il volto angelico del ragazzo che non più dormiva accanto a lui, bensì, seduto, lo osservava con quella che avrebbe giurato fosse preoccupazione. Alla vista del giovane, un forte singhiozzo, latente nella parte più intima di sé, lo scosse: realizzò solo allora che la sua faccia fosse inumidita dalle salate lacrime che non si fermavano e dal muco. Quanto tempo era passato dall’ultima volta che il pianto lo aveva travolto con una simile carica, incontrollabile sotto la propria impotenza?
L’hunter aggrottò le sopracciglia, turbato dallo spettacolo insolito che il fato aveva deciso di mettergli dinanzi quella notte: certamente non era la prima volta che Chrollo avesse degli atteggiamenti infantili, ma mai gli era capitato di vederlo in una condizione di paura totale, quella che i bambini avvertono nell’istante in cui stanno per ricevere una punizione dai genitori. Provò quindi ad allungare una mano, in un breve attimo di mancata lucidità, solo per ritirarla poco dopo. Cosa gli stava venendo in mente? Eppure, sentiva che qualcosa non andasse. La parte razionale del proprio cervello gli stava suggerendo di approfittare, a dirla tutta, di quell’attimo di debolezza – dopotutto, mai più gli sarebbe ricapitato di vedere il Ragno così esposto. Il lato umano, però, quello che voleva sempre evitare di mostrare, stava spingendo in superficie e gli sussurrava serpentino all’orecchio di sporgersi in avanti, verso quel corpo che, così forte, gli stava in realtà apparendo assai debole. Intanto, l’altro continuava ad essere scosso dalle convulsioni e si copriva il viso nel tentativo di soffocare qualsiasi cosa gli avesse scaturito quella crisi. Era ancora notte inoltrata, le 3:33 nello specifico, e nessuno dei due stava pronunciando una parola – di tanto in tanto si sentivano versi sommessi e disperati provenire dalla bocca di Chrollo. E faceva male, sentirlo e vederlo così.
«Non farlo. Ti prego…» mormorò, con una voce così tremante che per poco non temette di star per spezzarsi «Non mostrarmi questo lato di te, per favore»
Ma poi Chrollo lo guardò ancora, con gli occhi arrossati e il volto lucido. Il cuore di Kurapika subì una morsa così forte che persino la Judgment Chain, lì vigile da due anni, parve fargli male. Di fronte a sé, realizzò, non aveva il folle che lo aveva privato di ogni cosa; non l’uomo il cui nome intimoriva anche il più spietato degli assassini; neanche la testa del Ragno, colui che si faceva beffe della Morte. Lì, davanti la sua esile figura ancora nuda e malcelata da un semplice lenzuolo, si trovava un bambino, lo stesso che era rimasto sul palco dell’oratorio di Meteor City a doppiare in modo buffo dei cartoni; il ragazzino amante dei dolci, anche un po’ paffutello che, malgrado gli occhi scuri come la notte, aveva dentro di essi le stelle del suo luogo natio; Chrollo, quella creatura innocente che era cresciuta troppo in fretta e con cui la peste del villaggio Kurta sarebbe andata spaventosamente d’accordo.
Il giovane voleva dire qualcosa, supplicare l’altro di ricomporsi per riassumere l’aspetto disinvolto di sempre, ma più guardava quelle iridi nere più si sentiva travolto, immerso, trascinato in quel punto di rottura fatale; e, per quanto fosse solo una concezione astratta, lui poteva sentirlo, il dolore reale sulla sua pelle mentre la mano destra avanzava per accarezzare dolcemente la guancia del leader della Phantom Troupe.
E, solo per un attimo, si dimenticò di essere il solo superstite del suo clan, il ragazzo dal cuore di ghiaccio, ma ritornò il bimbo premuroso che, a dodici anni, abbandonò casa per provare a salvare Pairo – e, ne era certo in ogni caso, l’epilogo di quella scelta gli avrebbe arrecato solo nuove sofferenze.
«Va tutto bene, sono qui» fu un sussurro lieve, mentre le esili braccia andavano ad avvolgere il collo dell’uomo per avvicinarlo a sé. Con le dita gli accarezzò la nuca, perdendosi a giocare con le ciocche corvine e tanto morbide, al punto da ricordargli i fili di lana di un soffice gomitolo.
«Non posso… Non posso prendermi la responsabilità di piangere anche il tuo cadavere, non se ti perderò come ho perso lei»
Kurapika non capiva a cosa quelle parole volessero alludere e forse quel “lei” si riferiva a Pakunoda, eppure sentiva ugualmente una stretta nel petto. Era un’affermazione così intima, inusuale da sussurrare a qualcuno il cui unico rapporto si basava sull’attrazione sessuale e l’erotismo – ancora si illudeva fosse solo quello.
Poi il ragazzo si allontanò, senza però davvero interrompere il contatto fisico, per andare ad accarezzare la guancia del Ragno nella speranza di poter asciugare vanamente le lacrime.
«Se ti dovesse succedere quello che è accaduto a Sarasa, io non me lo perdonerei» fu l’ultimo sussurro del povero criminale ferito, prima di poggiare – o per meglio dire, lasciar cadere – la fronte su quella del giovane.
«Chi è Sarasa, Chrollo?» l’hunter dovette mordersi la lingua nel momento esatto in cui realizzò di aver pronunciato quel nome con una naturalezza talmente alta che cominciò a sentir paura, a temere che davvero quella rabbia compagna di una vita fosse sparita.
Ma non ci pensò troppo, non di fronte alla storia che gli venne raccontata poco dopo, dettaglio per dettaglio; una narrazione macabra, tinteggiata di sangue innocente e sofferenza, che per poco non lo fece stare male. E, dinanzi alle parole finali che sussurrò Chrollo, quelle scritte sul biglietto e che aveva giurato di portare con sé fin dentro la tomba, Kurapika non poté far altro che stringerlo di nuovo, nella speranza di poter alleviare quelle ferite mai realmente curate.
   
 
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