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Autore: Sia_    02/11/2023    2 recensioni
“Professoressa Granger, Professor Weasley, vi stavo aspettando. Entrate pure.”
“Ugh!” Hermione nasconde il viso sotto il palmo della mano.
Fred fa schioccare la lingua contro il palato. “Speravo che questa cosa ti fosse passata, è da mesi che reagisci così ogni volta che qualcuno ti ricorda che sono un professore.”
“Ti prego smettila.”
“Non è per niente professionale da parte tua” le sussurra all’orecchio, abbassando il capo per entrare meglio nella stanza.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Famiglia Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Lee Jordan, Minerva McGranitt | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger, Harry/Ginny, Lavanda/Ron
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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- Questa storia fa parte della serie 'Fred/Hermione ❤'
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Nostalgia in viaggio

Verso Hogwarts

 

“Quindi questo treno si muove anche se non ci sono studenti.” George sta concentrando la sua attenzione sulla chiusura esterna del finestrino, una manovra difensiva per nascondere agli altri gli occhi lucidi. Lee tiene le mani ben fisse nelle tasche dei pantaloni – non può fare prediche, quando anche lui si sente un baratro dentro.

Fred gli dà ragione con un cenno del capo. Tiene stretto tra le dita il manico della valigia – come promesso a Hermione, l’ha fatta il giorno dopo il pranzo alla Tana. È servito che Jordan passasse per il corridoio ogni tanto, che si appoggiasse allo stipite della porta e che consigliasse un po’ per gioco quale cravatta fosse meglio per non sembrare un Professore serio. 

“Non lo sapevo.” Continua George. 

“Sì che lo sapevi.” Fred sorride, oscilla il borsone avanti e indietro. È patetico, hanno avuto una vita intera per prepararsi a quel momento: una vita intera per imparare a vivere uno senza l’altro, una vita intera a essere gemelli, ma anche persone diverse. Eppure, con il rumore meccanico del treno nelle orecchie, sembra tutto così innaturale e forzato. Manda in confusione. Non è facile alzarsi un giorno dal letto, prendere la porta di casa con un pezzo di anima dimenticato sul tavolo della cucina. Che cosa si prova a starle così lontano? 

“È che tu fai schifo nei rapporti a distanza.” 

Lee annuisce, dà ragione al fidanzato. “Scriveremo a Hermione per chiedere di te.” 

In qualche modo si sopravvive, questo è certo. Ed è anche certo che George verrà a trovarlo, che Fred scapperà da scuola dalla porta principale senza rischiare di essere messo in punizione – ha presto scoperto che ci sono dei nuovi vantaggi, a stare dall’altra parte della cattedra. 

“Potreste anche darmi il beneficio del dubbio.” 

George si stringe nelle spalle e poi scoppia a ridere. “Prometti che…” 

La valigia di Fred smette di oscillare, di stare a mezz’aria e di avere la maniglia stretta tra le dita del gemello; adesso lì dentro ci sta una parte della giacca di George. Jordan fa due passi indietro, sente che deve essere un abbraccio senza intrusi. Lancia lo sguardo a Ginny e Harry, ancora fermi in coda al chiosco dei dolciumi. Ron e Hermione, invece, stanno leggendo i primi titoli dei giornali. Hanno tutti avuto la discrezione di fingersi impegnati per non disturbare. 

George e Fred hanno rimandato il saluto fino all’ultimo momento libero: non in negozio, non in appartamento, non davanti alla porta chiusa, non sul marciapiede. Sono crollati davanti all’espresso per Hogwarts, che deve avere un affetto nostalgico. Hermione sa che il treno ha un effetto nostalgico: anni prima, l’idea di salire in uno scompartimento senza Harry e Ron, l’ha mandata fuori di testa. S’è sentita esattamente come a undici anni con i genitori a salutarla dalla banchina. 

“Hanno avvistato una nuova colonia di Avvincini in Africa, hai visto?” Ron sta toccando con la nocca dell'indice la carta di un giornale di dubbia credibilità. “È abbastanza eccezionale se pensi che sono abituati agli ambienti freddi.” 

Hermione lo sta ascoltando solo per metà, è più concentrata a fare finta di non guardare in direzione dei gemelli, ancora abbracciati. “Si adattano bene.” 

“C’è uno sbalzo termico di almeno quaranta gradi tra il giorno e la notte.”

“Da quando sei un appassionato di Creature Magiche?” Hermione si è alzata presto quella mattina, ha controllato che ci fosse tutto nelle sue valigie – e se Vic, ancora ospite dei nonni per qualche notte, avesse deciso di dirottare la sua magia incontrollabile contro i bagagli? – ed è rimasta a sorseggiare una tazza di tè caldo in cucina. Lì ha studiato l’inclinazione della luce, il colore dei vetri, il silenzio di una Tana ancora assopita. 

“C’è scritto nell’articolo.” Ron arrossisce sulle guance e si gratta il collo. “Stavo solo leggendo.” 

Hermione sorride, sente che la fitta al cuore è tornata a darle fastidio. “È ancora più incredibile se pensi che gli Avvincini sono creature acquatiche e che il 40% del territorio africano è un deserto.” Ironicamente, è molto più folle pensare agli Avvicini nel deserto che a Fred come professore a Hogwarts. Non era facile trovare qualcosa che fosse peggio. 

“Questo non c’è scritto.” 

“Lo so, l’ho letto in un libro tempo fa.” Hermione sorride e stringe la mano intorno all’avambraccio di Ron per allontanarlo dall’edicola. Se ne va senza comprare niente: le piacerebbe ricevere un premio per queste piccole vittorie personali. 

“Non mi sarei aspettato niente di diverso.” 

George e Fred sono in piedi l’uno accanto all’altro e, a giudicare dalla mantella di Lee tutta stropicciata, anche lui ha ricevuto un abbraccio di addio – arrivederci, più che altro. “Non c’erano Api Frizzole.” Ginny nasconde il malcontento in un largo sbadiglio – tra gli allenamenti sul campo e quelli a Grimmauld Place per il trasloco, ha davvero poco tempo per riposarsi. “La mia giornata è rovinata.” 

“Tuo fratello va a vivere via di casa per dieci mesi e sei triste per le Api Frizzole?” 

“Non vivi più a casa da anni.” 

Fred sorride, alza le spalle. “Dettagli.” Si accorge, mentre Ginny ricambia la smorfia divertita, che sua sorella ha improvvisamente smesso di crescere. Hermione gli direbbe che è la magia nostalgica del treno, rende vivide le cose che si sono sempre date per scontate. Lee si piega a rubargli la valigia per metterla sul carrello che sta passando lì accanto e Fred si avvicina a stringere la sorella tra le braccia. Un pungente odore di arancio gli riempie le narici, Ginny si alza sulle punte dei piedi e incrocia le braccia dietro al suo collo. 

Un secondo fischio del treno le intima che non hanno tempo per lunghi convenevoli, così si inclina indietro e arriccia il naso. 

“Dovremmo andare.” Il capo di Hermione sta indicando la porta del vagone, aperta per metà. “Sempre che tu non voglia farci inseguire il treno in corsa.” 

Molly quella mattina è rimasta a casa, s’è presa il tempo di salutarli entrambi il giorno prima. Si è intrufolata nella stanza di Hermione e poi si è smaterializzata nel magazzino dei gemelli. Nel dire a Fred che gli vuole bene e che lo rispetta e che è fiera di lui, non tanto per la cattedra, ma per il semplice fatto di essere suo figlio, è riuscita persino a trattenersi dal dirgli di incantare una scopa per dare una pulita al parquet. Lo farò sapere a George tra qualche ora. 

“Sto a posto così, grazie.” Fred tira la maniglia della porta e apre anche la metà che era rimasta chiusa. “Non fate nulla che non farei.” 

Sali.” I riccioli di Hermione gli sono subito dietro e gli impongono di fare gli scalini in fretta. 

Non gli piace l’idea, così si ferma sul secondo gradino di metallo e si gira a guardarla. È più vicina del previsto, per poco non finisce per sbattergli contro il petto e Fred contempla per un secondo il pensiero che forse arrestarsi sia stato un errore. Ma poi, al diavolo, perché lei alza un sopracciglio accigliata e il gemello non riesce a fermare l’impulso di sporgersi in avanti, tenendosi in equilibrio con il corrimano. “Una volta che siamo su, è fatta.” 

“Lo so.” 

“Non c’è modo di tornare indietro.” 

“Lo so.” Oh, quante volte ci ha pensato Hermione. Cosa credono tutti? Che lei sia rimasta in cucina solo per guardare l’alba? A nessuno è venuto in mente che ci fosse il pensiero costante di una Sala Comune silenziosa piena solo di Fred e Hermione?

“Quindi salgo?” Le chiede e un sorriso malandrino fa capolino sul suo volto. 

Oh, per la Miseria

Hermione immagina già Ginny che tira la manica di Harry, Ron che alza gli occhi al cielo e George con le braccia incrociate. Chissà Lee? Avrebbe voglia di girarsi per guardare in che posa è messo, per sapere che cosa c’ha scritto in volto, ma è difficile allontanare lo sguardo dagli occhi ambrati del gemello. “Una volta che sono su io, è fatta.” 

Fred non si scompone. “Lo so.” 

“Quindi salgo?” 

Ci mette un po’ a rispondere. Forse sta cercando di silenziare qualcosa dentro, o sta tentando di trovare altre parole in altre lingue. 

Hermione rimane ferma ad aspettare, sposta lo sguardo sulla pelle liscia del collo del gemello e sui due nei vicino alla mascella. Poi lui si mette a ridere, torna dritto e posa il piede sul terzo gradino. “Vieni su.” 

Lee fa schioccare le labbra, ma il rumore viene attenuato dalle porte che si chiudono e dall’ennesimo fischio – questa volta è davvero quello della partenza. “O non tornano vivi, o finalmente si mettono insieme.”

 

 

Prendere l’Espresso per Hogwarts non è un obbligo, come professori avrebbero potuto scegliere di smaterializzarsi a Hogsmade – o in qualche città vicino alla scuola. È stato Fred a proporre di viaggiare con il treno: passa sempre, se c’è qualcuno ai binari da tirare su. Hermione ha acconsentito senza fare storie: se già era emozionata all’idea di vivere il castello mezzo vuoto, è tornata bambina al pensiero di avere l’Espresso tutto per loro. 

Le dita di Hermione scaldano il finestrino, che finisce per appannarsi. Ci si è appoggiata per guardare meglio gli amici rimasti sul binario, ora sempre più piccoli. Fred è a qualche centimetro di distanza, ha sollevato le tende con una mano e con l'altra sta salutando i fratelli, Lee e Harry.

“Destra o sinistra?” Le chiede, quando ormai il treno ha lasciato la stazione.

“Che differenza fa?” La strega incrocia le braccia dietro la schiena e tamburella le dita delle mani contro il muro di legno del corridoio.

“Se andiamo a destra, arriviamo a Hogwarts ben dieci secondi prima.” Fred si adagia al finestrino, inclina il collo per guardare la città farsi lontana. “Dipende se vuoi stare in punta o meno.” Fred è un tipo da sinistra, per la precisione è il tipo che sale direttamente sull’ultimo vagone. Hermione lo sa, perché nel suo giro di perlustrazione del treno, appena diventata prefetto, l’ha trovato in fondo insieme a George e Lee. Non ha osato chiedere cosa stessero tramando e si è limitata a sequestrare la sua prima Merendina Marinara.

“Dieci secondi?” 

Il gemello si stringe nelle spalle, torna a guardare Hermione. “Ho portato avanti svariate ricerche personali nel corso della mia carriera scolastica.” 

Le labbra di lei si stringono in una linea. Intorno a loro il paesaggio è già mutato, sono apparsi i primi campi verdi, le prime strade di campagna. “Quali altre ricerche hai fatto?” 

Fred sorride. “Gli scompartimenti più comodi e silenziosi sono verso la punta, informazione che oggi risulta completamente ininfluente. La migliore visuale è in coda, basta prendere la porta che dà sul balconcino. E, se fossi affamata, ci converrebbe andare in testa, dove parte il carrello dei dolci.” 

Hermione si passa una ciocca di capelli dietro l’orecchio. “Non credo di aver mai visto la migliore visuale del treno.” 

“Non ti ci ho mai portato?” Fred appare confuso, tende a dimenticare che c’è un prima e un dopo nella loro amicizia. Tende a dimenticare che l’ultimo treno che hanno preso insieme, è anche il primo in cui lei ha avuto la spilla da prefetto al petto. “Giusto.” 

Hermione trova che Fred sia buffo, quasi impacciato. Sembra davvero che siano tornati indietro di anni, con il rumore delle rotaie a silenziare qualche parola, così da costringerli a farsi ancora più vicini. “A sinistra hai detto?” Gli chiede, prima di darsi una spinta con le mani. È sicura che il gemello si sia accorto dell’espressione divertita che le si è dipinta in volto.

“Non prenderti gioco dei miei problemi di memoria.” 

La magia di questo treno è la nostalgia. Può essere la nostalgia di casa, nostalgia di una persona, di un'abitudine. Hermione le ha provate tutte, Fred le ha sentite dentro come una tempesta da quando è arrivato in stazione: niente Tana, niente negozio, niente George, niente Lee. Eppure la nostalgia che hanno dentro, a falcare quel corridoio stretto di un treno quasi vuoto, è quella di non essere più studenti. Hanno nostalgia di un tempo che non hanno mai vissuto, il che dimostra che la magia può essere anche furba e complicata. 

“È stato inaspettato, non sapevo come reagire.” Hermione si ferma davanti alla porta di ferro che mette in comunicazione due vagoni. “Non ti ci ho mai portato? Come se a Fred Weasley potesse venire in mente di portare Hermione Granger a vedere la migliore visuale del treno.” Afferra la maniglia, ma non riesce a spostare l’uscita nemmeno di un centimetro. 

“Ti sto portando a vedere la migliore visuale del treno.” Fred si incastra nell’unico spazio d’azione che trova, “Dai a me” le dice, aprendole la strada con una spinta del braccio. Nell’avvicinarsi, la sua mano struscia contro la manica di Hermione.

Lei si fa piccola, ma anche appiattendosi contro il muro non ha modo di evitare di danzare nel suo profumo di erba tagliata. “Non sto parlando di questo Fred.” Sguscia via appena le è possibile, nel passaggio che le si palesa davanti. 

Il gemello alza gli occhi al cielo e, invece di fissare lo sguardo sui ricci della strega – scoprirebbe così che sono molto più elastici del solito –, sceglie di spostarlo sul paesaggio appena trova una finestra. La magia di questo treno, complicata e furba, è che li sta facendo affrontare cose che non affrontano. Cose che Fred ha deciso di dimenticare e cose che Hermione cerca continuamente di cacciare giù. “Allora parliamo di quella Hermione, che sicuramente avrebbe accettato di vedere la miglior visuale del treno.” 

Lei sorride e, mentre avanza, tocca con gli indici i sedili foderati in pelle del vagone. “No, non l’avrebbe fatto.” Gli concede la vittoria, si gira un secondo solo per osservare l’espressione compiaciuta del gemello. Chissà se ci fossero andati, se quell’ultima volta Fred si fosse alzato dal suo posto per trascinarla via: chi dei due si sarebbe buttato per primo, poi? Il pensiero la fa ridere e le riempie il cuore di una nostalgia pura. Quante cose possono cambiare nel giro di qualche settimana. 

Camminano per due minuti nel silenzio del treno che procede spedito sulle rotaie, negli acciacchi e negli scricchiolii della carrozza appena deve virare leggermente verso sinistra o destra. Hermione si ferma solo davanti all’ultima porta di ferro, sulla quale cerca poi di spostare tutto il suo peso. La finestra incastrata nel metallo le offre la vista di una città ormai piccola. Con un’ultima spinta riesce a spalancarla e il vento fa ballare un po’ ovunque le sue ciocche di capelli; ringrazia il cielo di non essersi messa un cappello, le sarebbe già volato via. 

Fred si alza il colletto della giacca e la segue fuori. È esattamente come se lo ricordava: se è venuto a Hogwarts per ritrovare solo cose belle, allora è sulla buona strada. 

Hermione appoggia le mani alla palizzata e prende un lungo respiro, “È davvero bello.” 

Il gemello le si mette accanto, appoggia gli avambracci al metallo dipinto di color petrolio. “Lo so.” Si gode l’aria tiepida di fine estate e strizza gli occhi per vedere meglio i contorni del panorama che è tutto attorno. 

Fred negli anni è cambiato, sarebbe impossibile negare il contrario. Non è un cambiamento che è capitato tutto d’improvviso e non è stato a causa dell’incidente. È iniziato il suo ultimo anno, quando ha deciso di prendersi carico di un negozio di scherzi con il fratello: ad avere un’attività tua, diventi adulto tutto d’un colpo. “Sento che me lo chiederai prima o poi, quindi ti dico che l’ho letto il programma e che ho inviato a Minerva in tempo i titoli dei libri che ho deciso di adottare.”

Hermione si mordicchia il labbro superiore, “Io non…” 

“Sai, sono sorpreso che tu non non mi abbia minimamente assillato.” Fred sta sorridendo, la fossetta si perde tra le lentiggini. Ha aspettato per giorni che la strega lo stressasse con le date da rispettare, con il programma, con le pozioni, gli ingredienti. È incredibile che non sia mai venuta a bussare alla porta dell’appartamento a notte fonda solo per assicurarsi che stesse andando tutto bene.

“Posso?” 

Fred annuisce, sposta lo sguardo su di lei e si gode l’espressione accigliata della strega. 

“Mi sono trattenuta molto in queste settimane per evitare di… romperti le pluffe e trovo oltremodo oltraggioso essere accusata di un crimine che ho solo pensato di compiere tre volte.” Hermione ricambia lo sguardo e non riesce a non mettersi a ridere quando lui scuote il capo. 

“Va bene, ritiro tutto.”Alza gli occhi a studiar la forma delle nuvole. 

Hermione non lo imita, resta invece a guardarlo con la bocca ancora sporcata della risata.

 

 

La bacchetta di Fred è lunga undici pollici, è abbastanza flessibile ed è fatta di pino. Dicono che il pino sia il legno delle bacchette destinate a un mago dalla lunga vita: sarà per quello che non è morto il due maggio del 1998? Se la rigira tra le mani per la terza volta, prima di sbuffare e farla cadere di lato sul sedile. “Mi sto annoiando.” 

Impegnare la sua mente con qualcosa che non fosse il pensiero di Hogwarts così vicino gli è sembrato semplice. Semplice se l’aria fresca ti sferza il viso e la nuvola sopra la tua testa assomiglia vagamente alla forma di drago. Semplice se Hermione ride di fianco a te e rende tutto meno pesante. Però adesso, fermo su quei sedili, si sente troppo esposto ai ricordi e al tempo che passa e tutto della sua bacchetta gli fa pensare che è quasi morto. 

Hermione, da dietro il suo libro, sta sorridendo: il silenzio è durato ben quindici minuti. “Sto leggendo.” 

Il gemello si sporge in avanti, appoggia i gomiti alle ginocchia. “Non erano questi i patti.” 

Lei si limita ad abbassare impercettibilmente il romanzo, il tanto per guardarlo in viso. “Quali patti?” 

“Io e te che veniamo prima a Hogwarts, insieme.” L’indice del gemello picchietta contro la quarta di copertina. “Invece tu stai andando a Hogwarts e io sto andando a Hogwarts.” 

“Hai appena detto la stessa cosa due volte.” Però Hermione cede, appoggia il romanzo alla borsa mezza aperta: se il treno facesse una frenata brusca, precipiterebbe nel vuoto assoluto in cui ha nascosto metà dei suoi bagagli. 

Fred la guarda in volto, è più tranquillo ora che non è da solo con i suoi pensieri. Ha contemplato l’idea di dirlo almeno a lei, di farle sapere che tornare a Hogwarts gli calza addosso, ma che c’è una cucitura in quell’abito che continua a grattargli la pelle e a farlo sentire… scomodo. Solo che George ha ragione, lui fa schifo a comunicare e non ha modo di trovare le parole giuste. 

Hermione gli sorride: qualcosa in quel silenzio deve averlo capito. Solo qualcosa però, perché non sa ancora dove sia questo rattoppo fastidioso. “Ci sono dodici insegnanti oltre a noi a scuola, te ne ricordi almeno uno?”  

Fred inclina il capo nella sua direzione e sorride. La guarda scendere ad appoggiare i gomiti alle ginocchia con un ghigno sul volto, ora sono alla stessa altezza. “Mi stai mettendo alla prova?”

La strega rimane in silenzio, ma annuisce. Le dita delle sue mani cominciano a sfiorarsi le une con le altre. “Ti stavi annoiando, no?” 

Gli angoli della bocca di Fred si alzano in un sorriso e i suoi occhi si fissano sulla borsa di Hermione davanti a lui. “C’è Sinistra alla cattedra di Astronomia, una carriera straordinariamente lunga che credo sia dovuta al fatto che se qualcuno provasse a portargliela via, verrebbe ripetutamente vessato da un telescopio stregato.” 

“Non credo lo farebbe.” Hermione scuote il capo. 

“Dici che la violenza non è nel suo personaggio?” Fred fa aderire la schiena al sedile e la guarda di sbieco. 

“Dico che se volesse potrebbe farti cadere in testa una pioggia di meteore.” Lei sorride. “Il telescopio sarebbe troppo poco.” 

Il gemello ride, si concede qualche secondo per studiarla: una ciocca le è scappata dai capelli che ha raccolto prima sul balcone per evitare che se ne andassero a spasso senza freno. Ora quel ricciolo è lì che pende e le solletica la pelle del collo; gli piacerebbe allungare una mano e incastrarlo nel mollettone che tiene insieme tutta la pettinatura. 

“Cosa c’è?” Hermione inclina il volto, un raggio di sole le illumina una delle due iridi color nocciola e le fa diventare l’occhio tutto ambrato. Il treno sotto di loro scricchiola. 

Fred socchiude le labbra, sposta lo sguardo. “Non riesco a ricordare se Filius è ancora professore di Incantesimi.” E tante altre cose, ma di nuovo le ricaccia giù. Sa essere spregevole, la nostalgia. 

Lei annuisce, allunga le braccia in avanti per stiracchiarsi. “E c’è Neville che insegna Erbologia, Ruf che fa addormentare gli studenti a Storia della Magia e Rolanda Bumb, che credo tu conosca molto meglio di me.” 

“Abbiamo avuto modo di incontrarci qua e là, sì.” Si ricorda ancora di quando la Professoressa Bumb gli ha fatto i complimenti per il suo destreggiarsi con la scopa. Deve aver detto a lui e a George che la bravura era di famiglia, perché Bill e Charlie erano stati degli alunni provetti. “È ancora fissato con le guerre tra goblin e maghi?”  

“Ruf? Non penso abbia mai superato quella fase… guarda, siamo sopra al fiume.” Hermione si avvicina al finestrino e lascia che la vista si perda sull’acqua sotto al ponte. Fred appoggia il mento alla spalla di lei. 

“Ci siamo.”

“Ci siamo.” 

 

Ecco, sì, salve. 
Torno su questi lidi con del ritardo. Io e scrivere long non andiamo molto d'accordo, perché ho sempre un sacco di idee e sempre pochissimo tempo per metterle giù. 
Ma (!) siamo quasi a Hogwarts! Ci abbiamo messo solo un prologo e due capitoli [nella mia mente, le cose erano molto molto più pratiche e stringate]
Vi ringrazio sempre per il supporto e le belle parole: spero che questo capitolo vi sia piaciuto! Vi mando un caldo abbraccio – sta cominciando a venire freddino, vero? – e vi auguro una buona giornata. 
Sia 

 
   
 
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