Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
Segui la storia  |       
Autore: Non Molto    09/11/2023    2 recensioni
Freya Ackerman, chirurgo d'urgenza a servizio del Corpo di Ricerca e moglie del Capitano Levi, vi porta con lei in un viaggio colmo di avventura, amore, dedizione al proprio lavoro e legami fraterni.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Levi Ackerman, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Premessa: Anni fa ho pubblicato una storia simile a questa su questo sito con il nome di "Alumina", il titolo era: "Di che colore è la tua anima?" e l'OC di mia invenzione portava il nome di Zhora/Katleya. All'epoca ho dovuto eliminare la storia per alcune problematiche che ho avuto con il profilo ma ora, poiché alcuni lettori erano affezionati al mio racconto, ho deciso di rivisitarla e ripubblicarla. Dunque, se questa trama vi suona familiare è per questa ragione, non si tratta di un plagio. Buona lettura!   

 

 

 

 

 

 

Anatomia dell’Ackerman


 

A Kat Ackerman


 

Parte I


 

Capitolo I

Angeli Demoniaci

 

830, Wall Sina.

La nobile casata degli Chastonay rappresentava da decenni una delle più potenti famiglie all’interno delle Mura. Di loro proprietà era l’altopiano di Asgard, dove da generazioni sorgeva la residenza di famiglia, una tenuta di dimensioni pantagrueliche.

Lord Nikolaj Chastonay era il capofamiglia. Lui e Lady Helvetia, sua moglie, avevano due figli: Erwin e Freya.

Erwin aveva vent’anni e Freya quindici, e per entrambi far parte del clan degli Chastonay era una sfida quotidiana. A Lord Nikolaj e Lady Helvetia non piacevano i due ragazzi, così come a questi ultimi non piacevano i loro stessi genitori. Questo era uno dei motivi per cui tra Freya ed Erwin si era formato un legame fraterno ben saldo.

I due non si separavano quasi mai: andavano a cavallo insieme, studiavano insieme, e via dicendo. Stavano sempre insieme, nel tentativo di guardarsi le spalle a vicenda dai genitori.

Quel giorno pioveva, e i fratelli Chastonay avevano deciso di rifugiarsi in quella che era la loro stanza preferita nell’intero castello: la biblioteca. Era enorme, piena di libri e l’odore della carta era inebriante. Erwin e Freya sedevano vicino a una portafinestra che dava sui giardini, giocando a scacchi.

I due giovani erano fratelli di sangue, ma avevano madri differenti. Erwin era il figlio illegittimo di Lord Nikolaj. Sua madre, Cristina Smith, che all’epoca lavorava per gli Chastonay, era morta dandolo alla luce. Il suo padre biologico l’aveva naturalmente ripudiato, ed Erwin era stato affidato alle cure dello zio materno, Diderik Smith, un semplice insegnante di scuola elementare in un villaggio del Wall Rose. Quando anche quest’ultimo morì, in un incidente, Lord Nikolaj, che non aveva avuto figli maschi, rivolle Erwin con sé poiché aveva bisogno di un erede. Ed Erwin si rivelò l’erede perfetto: alto, bello, forte, sagace, brillante. Era lo scapolo più ambito dall’alta aristocrazia, senza dubbio. Però, a causa del suo sangue bastardo, a Lord e Lady Chastonay non era mai andato a genio.

Questo valeva anche per Freya. Lei invece era figlia legittima degli Chastonay, ma aveva gravi problemi mentali. Quindi, poiché i suoi deliri mettevano in cattiva luce il buon nome della famiglia, i suoi genitori avrebbero di gran lunga preferito non averla mai concepita.

La somiglianza tra Freya ed Erwin era notevole: capelli biondi, così lisci e puliti da sembrare di seta, iridi azzurre, pelle diafana e lineamenti scultorei. Sembravano due creature angeliche. I colori di Freya però, erano leggermente più freddi di quelli di Erwin: la sua chioma era più argentea che bionda e le sue iridi, incorniciate da un taglio oculare a mandorla che le conferiva un’aria particolarmente severa, erano grigio-azzurre. I colori di lui erano invece più lucenti: capelli come il sole a mezzogiorno, iridi come il cielo durante una giornata tersa. Erwin l’Angelo della Primavera, Freya l’Angelo dell’Inverno. 

«Devi fare attenzione» bisbigliò d’improvviso Erwin, rompendo il silenzio. «Il Cappello era qui anche ieri sera».

Freya alzò lo sguardo sul fratello. “Il Cappello” era il nome in codice che i due ragazzi utilizzavano per riferirsi a un uomo che da qualche tempo frequentava la tenuta degli Chastonay. Arrivava la sera tardi a bordo di una carrozza di famiglia, e da quest’ultimo dettaglio s’intuiva che doveva trattarsi di un ospite di una certa rilevanza per Lord Nikolaj. Solo Erwin era riuscito a scorgerlo, perché la finestra della sua camera da letto dava su una delle entrate secondarie del palazzo. Era un uomo molto alto, e portava un lungo cappotto nero e un fedora del medesimo colore, da cui il soprannome “Il Cappello”.

«Carrozza di famiglia, entrata secondaria… Quello è Kenny Lo Squartatore, ne sono certo» aveva detto Erwin, la prima volta dopo averlo visto. «C’erano diversi suoi ritratti sui giornali che leggeva mio zio, pare che sia il tagliagole più spietato di tutti i tempi». Gli Chastonay stavano architettando qualcosa di losco, e quel qualcosa di losco consisteva nel far sparire Freya. Erwin, purtroppo, ne era convinto.

Il giovane era sì lo scapolo più desiderato dell’alta aristocrazia, ma Freya era un elemento che i nobili non mancavano mai di tenere in conto. Marchesi, conti e duchi non volevano di certo che le loro figlie si ritrovassero una pazza delirante per cognata.

Recentemente Lady Helvetia era venuta a sapere che il principe Peter, primo cugino del re, aveva in mente di combinare un matrimonio tra sua figlia Marieke ed Erwin. A frenarlo però, era ovviamente Freya. Con Freya fuori dai piedi, gli Chastonay avrebbero potuto imparentarsi con la famiglia reale.

«Fare attenzione non mi sarà d’aiuto» ribatté Freya. «Sono solo una ragazzina, e anche se mi barricassi nella mia stanza e sprangassi la porta quel tizio troverebbe il modo di sfondarla. E se tu cercassi in qualche modo di difendermi le nostre guardie o i suoi scagnozzi ti metterebbero fuori uso. Accadrà quel che deve accadere, Erwin».

«C’è in ballo la tua vita, Freya. Non puoi reagire in modo così distaccato» sentenziò Erwin, perentorio.

«Ma è l’unica reazione sensata» ribatté lei. «Dimmi, tu hai una soluzione migliore? Scappare, forse? E come? L’intera reggia pullula di guardie. E se anche riuscissi a fuggire, dove andrei? Qui intorno ci sono solo boschi, come sopravvivrei?».

Erwin sospirò, frustrato. «Andrò da Lord Nikolaj. Gli dirò che ho capito le sue intenzioni, e che mi rifiuterò categoricamente di prendere in moglie Marieke Fritz se ti verrà torto anche un solo capello».

«È la rabbia che parla, Erwin» fece Freya. «Se lo facessi, nostro padre ti metterebbe a tacere in un modo o nell’altro, e ti costringerebbe comunque a sposare la principessa. Ti ricatterebbe con la mia vita, magari. E vivremmo entrambi da prigionieri, io in una cella e tu in un palazzo, a fare il damerino di corte. E noi abbiamo altri progetti, se ricordo bene: tu vuoi entrare nel Corpo di Ricerca, e io voglio diventare medico».

Erwin si morse un labbro e guardò la sorella. «E quindi? Che si fa?».

Freya si schiarì la voce. «Non ne ho idea, però… è probabile che Il Cappello non mi uccida nell’immediato. Magari si limiterà a rapirmi, forse per rivendermi o chissà cosa. Proverò… proverò a convincerlo a non uccidermi, Erwin. Altro non mi viene in mente».

Premessa: Anni fa ho pubblicato una storia simile a questa su questo sito con il nome di "Alumina", il titolo era: "Di che colore è la tua anima?" e l'OC di mia invenzione portava il nome di Zhora/Katleya. All'epoca ho dovuto eliminare la storia per alcune problematiche che ho avuto con il profilo ma ora, poiché alcuni lettori erano affezionati al mio racconto, ho deciso di rivisitarla e ripubblicarla. Dunque, se questa trama vi suona familiare è per questa ragione, non si tratta di un plagio. Buona lettura!   

 

 

 

 

 

 

Anatomia dell’Ackerman


 

A Kat Ackerman





 

Parte I


 

Capitolo I

Angeli Demoniaci

 

830, Wall Sina.

La nobile casata degli Chastonay rappresentava da decenni una delle più potenti famiglie all’interno delle Mura. Di loro proprietà era l’altopiano di Asgard, dove da generazioni sorgeva la residenza di famiglia, una tenuta di dimensioni pantagrueliche.

Lord Nikolaj Chastonay era il capofamiglia. Lui e Lady Helvetia, sua moglie, avevano due figli: Erwin e Freya.

Erwin aveva vent’anni e Freya quindici, e per entrambi far parte del clan degli Chastonay era una sfida quotidiana. A Lord Nikolaj e Lady Helvetia non piacevano i due ragazzi, così come a questi ultimi non piacevano i loro stessi genitori. Questo era uno dei motivi per cui tra Freya ed Erwin si era formato un legame fraterno ben saldo.

I due non si separavano quasi mai: andavano a cavallo insieme, studiavano insieme, e via dicendo. Stavano sempre insieme, nel tentativo di guardarsi le spalle a vicenda dai genitori.

Quel giorno pioveva, e i fratelli Chastonay avevano deciso di rifugiarsi in quella che era la loro stanza preferita nell’intero castello: la biblioteca. Era enorme, piena di libri e l’odore della carta era inebriante. Erwin e Freya sedevano vicino a una portafinestra che dava sui giardini, giocando a scacchi.

I due giovani erano fratelli di sangue, ma avevano madri differenti. Erwin era il figlio illegittimo di Lord Nikolaj. Sua madre, Cristina Smith, che all’epoca lavorava per gli Chastonay, era morta dandolo alla luce. Il suo padre biologico l’aveva naturalmente ripudiato, ed Erwin era stato affidato alle cure dello zio materno, Diderik Smith, un semplice insegnante di scuola elementare in un villaggio del Wall Rose. Quando anche quest’ultimo morì, in un incidente, Lord Nikolaj, che non aveva avuto figli maschi, rivolle Erwin con sé poiché aveva bisogno di un erede. Ed Erwin si rivelò l’erede perfetto: alto, bello, forte, sagace, brillante. Era lo scapolo più ambito dall’alta aristocrazia, senza dubbio. Però, a causa del suo sangue bastardo, a Lord e Lady Chastonay non era mai andato a genio.

Questo valeva anche per Freya. Lei invece era figlia legittima degli Chastonay, ma aveva gravi problemi mentali. Quindi, poiché i suoi deliri mettevano in cattiva luce il buon nome della famiglia, i suoi genitori avrebbero di gran lunga preferito non averla mai concepita.

La somiglianza tra Freya ed Erwin era notevole: capelli biondi, così lisci e puliti da sembrare di seta, iridi azzurre, pelle diafana e lineamenti scultorei. Sembravano due creature angeliche. I colori di Freya però, erano leggermente più freddi di quelli di Erwin: la sua chioma era più argentea che bionda e le sue iridi, incorniciate da un taglio oculare a mandorla che le conferiva un’aria particolarmente severa, erano grigio-azzurre. I colori di lui erano invece più lucenti: capelli come il sole a mezzogiorno, iridi come il cielo durante una giornata tersa. Erwin l’Angelo della Primavera, Freya l’Angelo dell’Inverno. 

«Devi fare attenzione» bisbigliò d’improvviso Erwin, rompendo il silenzio. «Il Cappello era qui anche ieri sera».

Freya alzò lo sguardo sul fratello. “Il Cappello” era il nome in codice che i due ragazzi utilizzavano per riferirsi a un uomo che da qualche tempo frequentava la tenuta degli Chastonay. Arrivava la sera tardi a bordo di una carrozza di famiglia, e da quest’ultimo dettaglio s’intuiva che doveva trattarsi di un ospite di una certa rilevanza per Lord Nikolaj. Solo Erwin era riuscito a scorgerlo, perché la finestra della sua camera da letto dava su una delle entrate secondarie del palazzo. Era un uomo molto alto, e portava un lungo cappotto nero e un fedora del medesimo colore, da cui il soprannome “Il Cappello”.

«Carrozza di famiglia, entrata secondaria… Quello è Kenny Lo Squartatore, ne sono certo» aveva detto Erwin, la prima volta dopo averlo visto. «C’erano diversi suoi ritratti sui giornali che leggeva mio zio, pare che sia il tagliagole più spietato di tutti i tempi». Gli Chastonay stavano architettando qualcosa di losco, e quel qualcosa di losco consisteva nel far sparire Freya. Erwin, purtroppo, ne era convinto.

Il giovane era sì lo scapolo più desiderato dell’alta aristocrazia, ma Freya era un elemento che i nobili non mancavano mai di tenere in conto. Marchesi, conti e duchi non volevano di certo che le loro figlie si ritrovassero una pazza delirante per cognata.

Recentemente Lady Helvetia era venuta a sapere che il principe Peter, primo cugino del re, aveva in mente di combinare un matrimonio tra sua figlia Marieke ed Erwin. A frenarlo però, era ovviamente Freya. Con Freya fuori dai piedi, gli Chastonay avrebbero potuto imparentarsi con la famiglia reale.

«Fare attenzione non mi sarà d’aiuto» ribatté Freya. «Sono solo una ragazzina, e anche se mi barricassi nella mia stanza e sprangassi la porta quel tizio troverebbe il modo di sfondarla. E se tu cercassi in qualche modo di difendermi le nostre guardie o i suoi scagnozzi ti metterebbero fuori uso. Accadrà quel che deve accadere, Erwin».

«C’è in ballo la tua vita, Freya. Non puoi reagire in modo così distaccato» sentenziò Erwin, perentorio.

«Ma è l’unica reazione sensata» ribatté lei. «Dimmi, tu hai una soluzione migliore? Scappare, forse? E come? L’intera reggia pullula di guardie. E se anche riuscissi a fuggire, dove andrei? Qui intorno ci sono solo boschi, come sopravvivrei?».

Erwin sospirò, frustrato. «Andrò da Lord Nikolaj. Gli dirò che ho capito le sue intenzioni, e che mi rifiuterò categoricamente di prendere in moglie Marieke Fritz se ti verrà torto anche un solo capello».

«È la rabbia che parla, Erwin» fece Freya. «Se lo facessi, nostro padre ti metterebbe a tacere in un modo o nell’altro, e ti costringerebbe comunque a sposare la principessa. Ti ricatterebbe con la mia vita, magari. E vivremmo entrambi da prigionieri, io in una cella e tu in un palazzo, a fare il damerino di corte. E noi abbiamo altri progetti, se ricordo bene: tu vuoi entrare nel Corpo di Ricerca, e io voglio diventare medico».

Erwin si morse un labbro e guardò la sorella. «E quindi? Che si fa?».

Freya si schiarì la voce. «Non ne ho idea, però… è probabile che Il Cappello non mi uccida nell’immediato. Magari si limiterà a rapirmi, forse per rivendermi o chissà cosa. Proverò… proverò a convincerlo a non uccidermi, Erwin. Altro non mi viene in mente».

Il ragazzo rimase in silenzio per qualche istante. «Ti porteranno nei sotterranei. È lì che quel topo di fogna si rifugia».

«Già».

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti / Vai alla pagina dell'autore: Non Molto