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Autore: Milly_Sunshine    16/11/2023    1 recensioni
PARANORMAL ROMANCE - THRILLER /// Meredith è un'attrice teatrale di scarso successo, si è reinventata come cameriera in un locale malfamato e non può certo permettersi di sognare il principe azzurro: la sua esistenza è fatta di misteri torbidi e intrighi con cui le persone comuni non dovrebbero avere a che fare, non può permettersi di condividerla con qualcun altro. Brian è un detective privato e si occupa di smascherare sedicenti medium che truffano i loro clienti. Non ha mai avuto a che fare con il paranormale e nemmeno ci pensa. Quando incontra Meredith, è colpo di fulmine e sembra non esserci altro che lei. Non può sapere che proprio Meredith sta per trascinarlo in un mondo di cui ignora l'esistenza e che può rivelarsi molto pericoloso.
Genere: Erotico, Sovrannaturale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Incest, Non-con, Violenza | Contesto: Sovrannaturale
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Nonostante per la prima sera dopo tanto tempo Dominick le avesse concesso di tornare al lavoro, Meredith sapeva che si trattava di una situazione soltanto temporanea. Il titolare doveva avere capito chi ci fosse dietro la sua lunga assenza e, dal momento che anche Kay mancava, in quei giorni, aveva minacciato Dominick di licenziarlo qualora Meredith non si fosse presentato.
Le venne spontaneo pensare alla proposta che Derek le aveva fatto quella mattina. Dopo averla baciata, le aveva chiesto di lasciare Acid Corn insieme a lui. Le erano bastate appena poche ore per rendersi conto che la proposta di Derek era tutt’altro che insensata.
“Lontano da Acid Corn sarebbe tutto più semplice.”
Poteva abbandonare Dominick e i suoi casini, poteva smetterla di preoccuparsi per l’ennesima Anima Bianca la cui vita dipendeva da lui. Alicia non sembrava molto disposta a prendere in seria considerazione il pericolo, perciò non aveva alcun obbligo nei suoi confronti. Soltanto l’idea di lasciarsi andare e rivivere il suo vecchio amore con Derek la lasciava perplessa.
“Abbiamo già fallito una volta ed è un miracolo se ne siamo usciti. Perché dovremmo volerci fare del male di nuovo?”
Le sue riflessioni vennero interrotte quando vide una sagoma avvicinarsi al bar.
Le luci colorate le impedirono, in un primo momento, di riconoscerlo. Solo quando lui le fu vicino, si accorse che era Brian.
Tutto crollò. Tutto s’infranse in un attimo. Tutto finì e iniziò nello stesso momento, ancora una volta.
Gli corse incontro e gli chiese: «Come mai sei qui?»
Come sempre era costretta ad urlare per farsi sentire, in quella sala ben più caotica di quella al pianterreno.
«Perché sei qui tu?» replicò Brian, indicando lo spazio circostante e le pareti dipinte di rosso, con la sagoma del drago d'argento. «L’ultima volta che sono venuto non lavoravi qua su.»
Meredith annuì.
«Nemmeno ora. Non in pianta stabile, almeno.»
Brian la squadrò con attenzione.
«Peccato.»
«Perché?»
Brian sorrise.
«Perché questa divisa ti dona ancora di più di quell’altra.»
Meredith avvampò.
«Non penso proprio.»
«È solo perché non ci sei abituata.»
«Esatto» confermò Meredith, «E non intendo abituarmi. L’idea che chiunque cerchi di guardarmi il culo non appena mi muovo non mi alletta.»
«Non essere così drastica» ribatté Brian. «Non sei circondata di gente così tanto volgare.»
«Se lo dici tu.»
Brian si guardò intorno.
«In realtà mi sembra che tutti ti stiano ignorando.»
Meredith annuì.
«Se non è una fortuna questa...»
«Forse preferiresti che ti ignorassi anch’io» azzardò Brian, «Ma ho sentito il bisogno di venire da te. Forse la mia visita non ti fa piacere...»
Meredith lo interruppe: «Non è così spiacevole vederti, anche se non capisco cosa ci fai qui e chi ti abbia detto dove trovarmi.»
«Me l'ha detto Derek, anche se non sembrava molto soddisfatto di dovermi dare una risposta. Comunque, mi fa piacere sentirti dire che non ti dispiace vedermi, nonostante tutto.»
Meredith ripeté: «Già, nonostante tutto.»
Brian abbassò lo sguardo.
«Mi dispiace per quello che è successo con Diane e per il modo in cui lo sei venuta a sapere.»
Meredith si sforzò di sorridere.
«D’altronde avevo altri modi per venirlo a sapere?»
Brian non rispose.
Meredith abbassò lo sguardo a propria volta.
«Tu non me l’avresti detto, vero?»
«No.»
«Questo mi era chiaro.»
«Cos’avrei risolto se te l’avessi detto?» obiettò Brian. «Avrei solo rovinato quello che c’era tra di noi. L’unico modo per salvare tutto quello che abbiamo costruito sarebbe stato dimenticarmi di quello che era successo con Diane.»
Meredith alzò gli occhi e anche Brian fece lo stesso.
«Sai» gli disse, «Dopotutto possiamo provarci lo stesso.»
«A dimenticarci di Diane?»
Meredith annuì.
«A dimenticarci di Diane e anche di tutto il resto. Stavamo bene insieme. È vero, ci sono stati dei problemi, ma possiamo sempre riprovarci.»
«Mi stai dicendo che è tutto così semplice?»
«Che cosa ci guadagniamo a complicarci le cose?»
«Non lo so. Di solito non è così immediato che...»
«Non m’interessa che cosa sia immediato per gli altri e che cosa non lo sia» replicò Meredith. «La mia unica certezza è che mi manchi.»
«Anche tu.»
«E allora non è abbastanza chiaro quello che dovremmo fare?»
«E Diane?» obiettò Brian. «Non ti interessa più quello che è successo tra me e lei?»
Come poteva essere una priorità? Meredith stessa aveva segreti da nascondere, che pesavano come un macigno. Non poteva fare la moralista quando Brian si era "solo" lasciato andare a pulsioni umane.
«Quello che è successo tra voi mi ha ferita» ammise, «Ma non voglio che mi ferisca più di quanto abbia già fatto.» Notò un cliente che si sbracciava. «Scusa un attimo. Torno tra un minuto.»
Fortunatamente tutto si risolse in fretta.
Tornò da Brian molto prima del previsto.
«Sei stata rapida.»
«Già» convenne Meredith. «Voleva soltanto sapere che fine avesse fatto Kay.»
«A proposito...» Brian si guardò intorno. «Non mi sembra di averla vista.»
«Infatti non c’è» lo informò Meredith. «È per questo che le alte cariche di questo locale hanno pensato di spostarmi qui per qualche serata.»
«È in ferie?»
Meredith scosse la testa.
«Non sta bene, o almeno così mi è stato riferito.»
Brian aggrottò le sopracciglia.
«Cosa le è successo?»
«Niente che valga la pena di ricordare.» Meredith si sforzò di sorridere. «Dopotutto non è così male prendere il suo posto per un po’!»
Brian annuì.
«Specie considerando che ti levi di torno Derek...»
Meredith sospirò.
«Cos’altro ha combinato?»
«Niente di che, ma ho dovuto insistere parecchio» le confidò Brian. «Voleva che me ne tornassi a casa, facendomi credere che non ci fossi. Io, però, non gli ho creduto e ho insistito. Alla fine mi ha detto una cosa strana.»
«Ovvero?»
«Ovvero che, se dovesse capitarmi qualcosa di sgradevole, poi sono cazzi miei, di non lamentarmi, perché lui mi ha avvertito del pericolo.»
«Wow» mormorò Meredith. «È esattamente nel suo stile.»
«Quello che non capisco è perché avrebbe dovuto farlo.»
«Non preoccuparti, appena mi capiterà l’occasione gliene dirò quattro.»
«Vedo che anche tu lo ritieni particolarmente stressante.»
«A volte sì, ma non è poi così male.»
Un altro cliente attirò l'attenzione di Meredith.
«Scusa, ma ho da fare.»
«Sì, certo.» Brian sorrise. «Magari ci vediamo più tardi, quando hai finito.»
Meredith annuì.
«Direi che è perfetto. Passo io da te.»
«Per me non c'è problema nemmeno ad aspettarti» puntualizzò Brian. «Lo sai che per te sono disposto a questo e altro.»
Meredith si sentì sollevata dalla prospettiva di potere andare via insieme a lui evitando Dominick che, dopo la fine della serata doveva vedersi con il titolare per discutere di qualcosa che aveva a che vedere con Kay.
«Se non è un problema per te.»
«Ti assicuro che non lo è.»
«Anche se dovesse farsi molto tardi?»
«Per te non è mai tardi.»
Meredith si lasciò andare a un radioso sorriso.
«Grazie, allora. Grazie di tutto.»
Uscirono dal retro a notte inoltrata. Meredith non passava mai da quella parte, sperava che a Dominick, se fosse stato in giro, sfuggisse la sua "fuga".
«E ora?» chiese Brian, quando furono fuori, «Cosa facciamo?»
«Andare a casa tua potrebbe essere troppo rischioso» ammise Meredith, «Dato che ho a che fare con ogni giorno con qualcuno che non si fa mai i cazzi suoi.»
«Tuo fratello?»
Meredith annuì.
«Purtroppo non si rassegna all'idea che io abbia quasi ventisette anni.»
«Fregatene.»
«Mi piacerebbe.»
«Comunque non c'è problema, se non vuoi venire da me» la rassicurò Brian. «Ho la macchina qui a tre passi. Possiamo andare a fare un giro.»
Meredith non replicò e si limitò a seguirlo.
Salirono in macchina e si allontanarono dal centro di Acid Corn.
Meredith rabbrividì nel notare da che parte la stava condicendo Brian.
Ci volle oltre mezz'ora prima che si fermassero.
«Perché» volle sapere, «Mi hai portata qui?»
«Perché per te non ho segreti» rispose Brian, con semplicità e chiarezza. «Questo posto ha una certa importanza per me.» Le indicò una vecchia casa in rovina. «Lo vedi quell'edificio?»
Meredith si sentì perduta.
Fu assalita dai ricordi.
Erano pessimi ricordi.
Brian si accorse che qualcosa non andava.
«Tutto okay?»
«Sì, certo» mentì Meredith, sorprendendosi di quanto poco complicato fosse.
«Meglio così.»
«Che cosa ne sai di quella casa?» si spinse a chiedergli. «Perché è importante per te?»
«Si tratta di mia madre.»
Meredith chiuse gli occhi.
Non era possibile, non era possibile che Brian sapesse. La informò: «Lavorava come agente immobiliare.»
«Quindi ha avuto a che fare con questa casa.»
«Sì, ha cercato di venderla, poco prima di morire.»
«Capisco.»
«Beata te.» Brian fece una risata nervosa. «Io non ci ho capito niente.»
«In effetti» ammise Meredith, «Sembra abbandonata.»
«Nulla pare essere cambiato» aggiunse Brian, «Dal 1976 a oggi.»
«E l'acquirente?»
«Ho sentito mia madre che gli parlava al telefono.»
«Poi la casa è stata venduta?»
«Non lo so» le spiegò Brian. «Poco tempo dopo i miei genitori sono morti in un incidente stradale. Stavano andando da un avvocato, volevano divorziare.» Fece una pausa. «C'è chi dice che mia madre, nel frattempo, avesse allacciato una relazione con il tizio che voleva comprare la casa. Si chiamava signor Storm.»
Meredith si sforzò di sorridere.
«Non sapevo di avere un parente che voleva comprare questa casa?»
«Quindi» volle sapere Brian, «Non lo conosci?»
«Suppongo di no.»
«Ma siete davvero parenti?»
«Non ne ho idea, non so chi sia.»
Brian rimase in silenzio.
Meredith fece lo stesso.
"È un casino. Sa più di quanto dovrebbe."
Infine Brian riprese: «Mi piacerebbe sapere qualcosa della tua famiglia, anche se so che non ti piace parlarne. Per esempio, come si chiamavano i tuoi genitori?»
«Mia madre è morta quando ero ancora troppo piccola per ricordarmi di lei» gli ricordò Meredith. «Che importanza ha il suo nome?»
«Dimmelo» la pregò Brian. «Credo di avere bisogno di saperlo.»
Meredith sorrise. Glielo poteva dire.
«Mia madre si chiamava Meredith, esattamente come me.»
«Oh...»
Brian parve spiazzato.
Meredith ammise: «Lo so, è molto curioso.»
«Scusa.»
Meredith ridacchiò.
«E di che cosa?»
«Sono stato invadente» ammise Brian. «Ti ho fatto domande su un argomento del quale non vuoi parlare.»
«Non fa niente» replicò Meredith, ma decise di metterlo alla prova. «C'è una storia che ti voglio raccontare, per vedere fino a che punto hai una visione romantica del mondo.»
«Non credo di essere molto romantico» obiettò Brian. «Per intenderci, non sono il tipo che regala rose rosse a ogni ricorrenza.»
Meredith ribatté: «Finiamola di considerare le rose rosse come il centro dell’universo! Ci sono tanti altri modi di essere romantici. Anzi, ci sono modi molto più spontanei di essere romantici. Infine il romanticismo non è solo la galanteria attraverso la quale si spera di arrivare a un rapporto sessuale. Tutto può essere visto con un’accezione romantica, perfino un campo spoglio.»
Brian si guardò intorno.
«Devo ammettere che non ci vedo nulla di romantico. Magari quest’estate, quando ci sarà una coltivazione...»
«No, il meglio è adesso» replicò Meredith. «Certo, non si può vedere, ma si può immaginare. Chiudi gli occhi.»
Brian ubbidì.
«Adesso che cosa devo fare?»
«Devi immaginare» gli ordinò Meredith. «Devi immaginare una ragazza di qualcosa come cent’anni fa. Ormai si è rassegnata: nessuno la sposerà mai, perché tutti sono sconvolti da lei e sostengono che porti sfortuna. Le altre, a vent’anni, avevano tutte un marito. Per lei quel termine è già passato e non da poco. È sola. O meglio, vive insieme al padre, a una zia e alla sorellina, ma si sente più sola di un eremita. La caccia alle streghe è finita da un pezzo, ma tutti la accusano di stregoneria. Un giorno viene istigata a buttarsi tra le fiamme. Il fuoco la purificherà, le dicono la zia e la sorella - una bambina. La ragazza si butta, andando incontro alla morte.»
«A quel punto» proseguì Brian, «Proprio mentre iniziava a bruciare, sulle spalle le spuntano due ali nere e spicca il volo.»
«Vedo che conosci la leggenda» osservò Meredith. «Adesso, comunque, puoi aprire gli occhi.»
«Sì, conosco la leggenda» confermò Brian. «L’ho sentita raccontare parecchio tempo fa e ricordo di averla trovata affascinante.»
«E adesso?» volle sapere Meredith. «Erano soltanto parole, le mie, ho la tua mente le ha tradotte in immagini?»
«Mi è sembrato di immaginare la scena, sì» confermò Brian. «È una storia molto triste, ma mi ha colpito molto.»
«Prova superata. Sei molto più romantico tu di chi regala rose rosse per ogni ricorrenza.»
«Mi fa piacere, ma perché me ne hai parlato qui e adesso?»
Meredith gli indicò il vecchio rudere.
«Secondo la leggenda, quella era la casa in cui abitava.»
«Oh.» Brian appariva sinceramente spiazzato. «Non l'avrei mai pensato.»
Era chiaro che, per lui, si trattava soltanto di una vecchia leggenda, mentre quella casa diroccata era collegata a sua madre. Non ne parlarono più, né di un argomento né dell'altro, lasciando alle loro spalle anche l'argomento "signor Storm".
Passarono dei bei momenti, insieme, ma venne l'ora di tornare a casa e soprattutto di sperare che Dominick non facesse domande sulla sua assenza. Non fu fortunata. Suo fratello non era per niente soddisfatto del suo ritardo ed eludere il suo interrogatorio mostrandogli il proprio lato più passionale non fu sufficiente a calmarlo.
«Ho fatto male a fidarmi di te» decretò. «Comunque ho sistemato la questione con quella troia di Kay, quindi al Rifugio del Drago non c'è più bisogno di te. Da domani - anzi, da oggi, vista l'ora - farai solo ed esclusivamente quello che dico io. Ti do anche una buona notizia.» Il suo tono si fece subdolo. «Voglio che tu riveda Brian Connor. Non sarete soli, ma è giunto il momento di sistemare una certa situazione.»

***

Harley spense il mozzicone di sigaretta schiacciandolo sul posacenere.
«Cosa sai di Meredith Storm?»
«A parte che ieri sera Brian l'ha rivista, ha trascorso con lei buona parte della notte e oggi era stravolto? Qualcosa lo so.» Jonathan si guardò intorno, con la solita cautela. «Sei sicuro che sia il caso di parlarne qui?»
Harley annuì.
«Non c’è nessun pericolo.»
Si trovavano all’interno di un poco elegante bar fuori città, in cui gran parte dei clienti erano radunati, ben lontani dal loro tavolo, intorno al vecchio televisore in bianco e nero sintonizzato su un evento sportivo.
«L’ho conosciuta circa tre o quattro mesi fa» gli rivelò Jonathan, che evidentemente si era convinto di non correre rischi. «Io e Claire ci eravamo appena lasciati e mi capitava spesso di andare al Rifugio del Drago. Non so dire perché lo facessi...»
Harley lo interruppe: «Scusa per la schiettezza, ma del perché tu andassi al Rifugio delle Drago non me ne importa proprio niente! Poi, certo, Meredith Storm mi pare un motivo più che sufficiente per andare nel locale dove lavora.»
Jonathan ignorò quel commento.
«Andavo al Rifugio del Drago, ti dicevo. Una sera in cui c’era poca gente io e Meredith ci siamo messi a parlare.»
«E poi?»
«Poi quella conversazione ha avuto un seguito. Immagino che tu possa capire anche da solo a che tipo di seguito mi riferisco.»
«Penso di sì» convenne Harley. «Per caso hai notato qualcosa di strano?»
«No.»
«Nemmeno tatuaggi?»
Jonathan azzardò: «Ti riferisci a un paio di ali tatuate dietro la schiena? Non pensavo che fosse qualcosa di importante.»
«Ti sbagliavi» replicò Harley, «Dato che quelle ali sembrano essere il marchio di fabbrica di quelli come lei.»
«Quindi» dedusse Jonathan, «Brian potrebbe essere in pericolo.»
«Non è detto.»
«Mi pare chiaro che...»
Harley scosse la testa con fermezza e non gli permise di finire.
«Non sono tutti pericolosi. La maggior parte sono individui un po’ fuori dagli schemi, ma del tutto pacifici e innocui.»
«E Meredith?» volle sapere Jonathan. «A quale categoria appartiene?»
«Non spetta a me dirlo.»
«Mi hai detto tu stesso che erano tutti un pericolo.»
Harley annuì.
«Ne ero convinto, ma alla fine me ne sono reso conto: se davvero volessero tutti farci del male, l’avrebbero già fatto.»
«Quindi» osservò Jonathan, «Il fatto che non tutti siano pericolosi è soltanto una deduzione tua.»
«Esatto» confermò Harley, «Ma considerando che il mio lavoro consiste nello studiare le loro abitudini, penso di potere esprimere un giudizio senza che nessuno si stupisca. Se un’economista facesse deduzioni sull’andamento del prodotto interno lordo nei prossimi anni nessuno si scomoderebbe di fargli notare qualcosa come: “ehi, tu, guarda che quello che dici è soltanto una tua idea”.»
«Sono due cose completamente diverse.»
«Sì, non hai tutti i torti. Gli economisti hanno una vita molto più noiosa e meno movimentata della mia.»
«Magari ne sono felici.»
«Può darsi, non lo escludo. Tornando a Meredith e alla sua potenziale pericolosità...»
«Ecco, esatto, è di questo che dovremmo parlare» puntualizzò Jonathan. «Che cosa ne pensi di lei? Non mi risulta che tu ti sia ancora pronunciato in proposito.»
«Se Meredith è pericolosa, lo saprai senz’altro meglio tu di me» ribatté Harley. «Quando l’hai conosciuta, hai avuto l’impressione di avere a che fare con una criminale?»
Jonathan rispose: «Ovviamente no.»
«Allora» gli suggerì Harley, «Non dare per scontato che lo sia.»
«Dovrei avvertire Brian, secondo te?»
«Assolutamente no. Non ti crederebbe. Molto probabilmente sarà la stessa Meredith ad allontanarsi da lui, senza che nulla sia accaduto, quando si stancherà. L'unico pericolo è che Brian sia talmente ammaliato da lei da faticare a riprendersi, quando si lasceranno definitivamente.»

   
 
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