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Autore: Milly_Sunshine    19/11/2023    1 recensioni
PARANORMAL ROMANCE - THRILLER /// Meredith è un'attrice teatrale di scarso successo, si è reinventata come cameriera in un locale malfamato e non può certo permettersi di sognare il principe azzurro: la sua esistenza è fatta di misteri torbidi e intrighi con cui le persone comuni non dovrebbero avere a che fare, non può permettersi di condividerla con qualcun altro. Brian è un detective privato e si occupa di smascherare sedicenti medium che truffano i loro clienti. Non ha mai avuto a che fare con il paranormale e nemmeno ci pensa. Quando incontra Meredith, è colpo di fulmine e sembra non esserci altro che lei. Non può sapere che proprio Meredith sta per trascinarlo in un mondo di cui ignora l'esistenza e che può rivelarsi molto pericoloso.
Genere: Erotico, Sovrannaturale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Incest, Non-con, Violenza | Contesto: Sovrannaturale
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Per quanto Brian faticasse a comprendere cosa stesse accadendo intorno a lui, non rinunciò alla proposta di Harley di vedersi quella sera, adducendo alla necessità di mettere al corrente sia lui sia un'altra persona delle vere ragioni del proprio ritorno ad Acid Corn.
Il locale dove avrebbero trascorso la serata, scelto dal suo amico d'infanzia era una malriuscita imitazione del Rifugio del Drago - a parte le minori dimensioni, la musica a volume più contenuto e la mancanza di pareti grigie su cui svettavano immagini di dragoni rossi come quelle del pianoterra o di muri rossi con dragoni argentati come nella sala in cui lavorava Kayla Joyce - e si trovava all'estrema periferia della città.
Quando Brian entrò, trovò la prima vera sorpresa ad attenderlo: Harley era seduto a un tavolo in compagnia di Jonathan.
Si affrettò a raggiungerli e, senza dilungarsi troppo nei saluti, domandò: «A che cosa devo l'onore di questo invito?»
Harley sorrise.
«C'è una novità che voglio condividere con voi.» Indicò Jonathan. «White la sapeva già. Forse ti chiederai perché, ma è giusto che tu sia messo al corrente: noi due eravamo in contatto, prima del mio ritorno.»
Brian si sedette di fronte a Harley, alla sinistra di Jonathan, guardando prima uno e poi l’altro con aria interrogativa.
«Di cosa si tratta? In che senso eravate in contatto?»
«Questioni di lavoro, che hanno anche contribuito al mio ritorno» rispose Harley. «Mi hanno trasferito ad Acid Corn. Non dovrò più tornare nella triste cittadina in cui ho trascorso gli ultimi anni.»
«A proposito di lavoro» osservò Brian, «Non mi hai mai spiegato cosa fai esattamente.»
Harley confermò: «Non te l'ho spiegato, è vero, ma c'è un motivo. Ho preferito non coinvolgerti, perché tu sei sempre rimasto un po' distaccato da certe cose.»
Brian aggrottò le sopracciglia.
«Cosa vuoi dire?»
«Tu hai a che fare con truffatori di basso calibro» gli spiegò Harley, «E non hai mai avuto davvero a che fare con gente davvero pericolosa.»
«Perché, tu sì? Per quanto ne sapevo eri finito in uno studio commerciale e...»
«Sì, ci sono stato per un paio di mesi» ammise Harley. «Mia madre aveva tanto insistito perché mi trovassi un mestiere poco rischioso. Alla fine non ne potevo più e ho seguito la mia vera vocazione. Dopo avere superato brillantemente un concorso del EIFP, ho trascorso gli anni a dare la caccia a un certo tipo di soggetti.»
«EIFP?» ripeté Brian. «Non capisco.»
«Ente per le Indagini sui Fenomeni Paranormali» chiarì Jonathan. «Come vedi, Harley occupa una posizione piuttosto alta, nella scala sociale.»
Brian ridacchiò.
«Non sapevo che i cacciatori di mostri che non esistono fossero importanti.»
«I "mostri" esistono» replicò Harley, «E talvolta sono anche piuttosto graziosi.»
«Ah, sì?»
«Mai quanto le ragazze umane» ammise Harley. «A proposito, ne deve arrivare una.»
Jonathan si voltò di scatto verso di lui.
«Chi hai chiamato?»
«Aspetta e vedrai.»
«Avevi detto che avresti invitato solo noi» gli ricordò Jonathan. «A cosa è dovuto questo cambio di programma?»
«Al fatto che l'altra invitata è un'amica» rispose Harley, con naturalezza. «Scoprirai presto di chi si tratta.»
Jonathan annuì.
«Va bene, come vuoi.»
Brian gli domandò: «Anche la tua amica sa chi sei davvero?»
«In un certo senso.»
«Quindi» dedusse Jonathan, «Abbiamo un'altra che ha a che fare con i mostri di cui parlavi poco fa.»
Harley rise.
«Molto più di noi.»
«Possiamo ordinare da bere, intanto» volle sapere Jonathan, «O dobbiamo aspettarla?»
«Ovviamente è meglio aspettarla» rispose Harley, prontamente. «Si sa che le donne amano arrivare in ritardo.»
Brian obiettò: «Non sono tutte così.»
«Parlavo in generale» chiarì Harley.
«Non dovresti. Nessuna donna è identica alle altre.»
«Chi meglio di te può dirlo?»
Brian non capì cosa volesse dire.
Jonathan intervenne: «Lascialo perdere, era soltanto una battuta, la sua. Purtroppo ha sempre avuto l’abitudine di fare battute che non fanno ridere.»
Seppure convinto che ci fosse qualcosa di più e che Jonathan ne fosse al corrente, Brian lasciò perdere. Domandò a Harley: «Cosa fate esattamente, voi dell’EIFP?»
«Te l’ho detto» ribatté il suo amico. «Io sono in una sezione particolare. Noi andiamo a caccia di mostri.»
«E quando li trovate?»
«Cerchiamo di fermarli.»
Brian obiettò: «Le tue spiegazioni sono ridicole. So che hai il vincolo della segretezza, ma faresti meglio a dirci che non puoi parlarne.»
«E chi lo dice che ho il vincolo della segretezza?» replicò Harley. «Tu non conosci l’EIFP e hai delle idee tutte tue.»
«Il fatto che non ne avessi mai sentito parlare finora» gli ricordò Brian, «Potrebbe essere un indicatore sufficiente a farmelo pensare.»
«Non funziona così» lo informò Harley. «In realtà noi dell’EIFP non abbiamo grandi restrizioni. Il problema è che, se parlassimo del nostro lavoro, molta gente proverebbe a intralciarci.»
«Hai parlato di creature pericolose che volete fermare. Perché qualcuno dovrebbe ostacolarvi, anziché considerarvi, ammesso che quelle creature esistano, dei benefattori della società?»
«Harley ce l’ha già spiegato» intervenne Jonathan. «Quelli che lui chiama “mostri”, che in realtà non possono essere considerati veri e propri mostri, stando all’accezione più diffusa del termine, possono avere un aspetto piacente, apparirci simpatici o fare colpo su noi comuni mortali. Se tu fossi innamorato di una donna stupenda, che in realtà appartiene a un’altra specie, permetteresti all’EIFP di farle del male?»
«Io sono già innamorato di una donna stupenda» si affrettò a replicare Brian, «Che è tutt’altro che un mostro.»
«Ma se lo fosse?» azzardò Harley.
Brian chiarì: «Ovviamente starei dalla parte sua, piuttosto che da quella di un ente sconosciuto che si preoccupa del presunto bene comune ammazzando quelli come lei.»
«Non essere esagerato» lo pregò Harley. «Non ho mai ucciso nessuno.»
Brian gli lanciò un’occhiata gelida.
«Vorrei sperarlo.»
«Prima o poi, però, forse accadrà. Sto dando la caccia a un’Anima Grigia.»
Brian sospirò.
«Non dirmi che credi alle leggende.»
Harley replicò, con fermezza: «Non sono leggende. Ne ho vista una mentre bruciava.»
«Quindi» dedusse Brian, «Le Anime Grigie vengono messe al rogo. In che epoca siamo? Mi sembra che la caccia alle streghe sia già finita da un pezzo e che la Santa Inquisizione sia già passata di moda da parecchio tempo. Per caso è stata rifondata con il nome di Ente per le Indagini sui Fenomeni Paranormali?»
«No.»
«Strano. Da quello che dici...»
Harley lo interruppe: «Noi non uccidiamo nessuno. Spesso sono le Anime Grigie che, per impedirci la loro cattura, optano per la fine. Preferiscono bruciare per mano loro piuttosto che per mano nostra. E poi, per loro, bruciare significa ricominciare.»
«Non sono sicuro di capire» obiettò Brian. «Quali sono le caratteristiche di queste Anime Grigie? Che cosa fanno?»
Prima che Harley potesse replicare, Brian udì una voce alle sue spalle.
«Buonasera a tutti.»
Jonathan si girò di scatto verso la persona che aveva parlato.
Anche Brian, più lentamente, fece lo stesso.
Jonathan scattò in piedi.
«Claire!»
Quest'ultima non parve altrettanto entusiasta di ritrovarsi faccia a faccia con lui.
«Cosa ci fai qui?» gli chiese. «Non mi aspettavo di trovarti.»
«L’ho invitato io» chiarì Harley, «Così come ho invitato te. Mi sembrava una buona idea quella di vederci tutti e quattro insieme, per parlare di una questione piuttosto rilevante. Dopotutto voi due, una volta...»
«Una volta» lo interruppe Claire, «Le cose erano molto diverse da adesso.»
«Questo non mi spaventa.»
«Forse spaventa Claire» azzardò Brian, girandosi verso Harley. «Non ci avevi detto che avresti invitato proprio lei.»
«Ho preferito evitarlo» ammise Harley. «Da quando si è trovata un altro ragazzo potrebbe non essere più benvista da queste parti.»
Jonathan si girò lentamente.
«Queste sono congetture tutte tue.»
«Io osservo la realtà e mi annoto nella mente i fatti» replicò Harley. «Se tu non riesci ad accettare la realtà e...»
Claire lo interruppe: «Non ci sono realtà difficili da accettare. Io e Jonathan ci siamo lasciati di comune accordo e tra di noi non è rimasto niente in sospeso.» Andò a sedersi sull’unica sedia disponibile, alla destra di Harley. «Il tuo discorso, di conseguenza, non ha molto senso. Sono sicuro che, molto presto, anche Jonathan troverà la donna che fa al caso suo.»
Jonathan tornò a sedersi, mentre anche Brian faceva lo stesso.
«Sei molto ottimista.»
Claire sorrise.
«Non perdere le speranze, Jonathan. Tutti, prima o poi, andiamo incontro al nostro destino.»
«Il tuo» intervenne Harley, «È per caso perdere tempo con un tizio arrogante e maleducato come quel Dominick?»
Brian guardò Jonathan con la coda dell’occhio. Sembrava compiaciuto delle parole che Harley aveva riservato al ragazzo di Claire che, da parte sua, tentò di difenderlo.
«Dominick è completamente diverso da come lo descrivi.»
Jonathan aggrottò le sopracciglia.
«Davvero? Allora perché mi ha fatto quell’impressione?»
«Forse perché ci hai parlato soltanto per pochi minuti» azzardò Claire. «In realtà è un uomo molto passionale, che sa farmi sentire viva.»
Jonathan abbassò lo sguardo.
«Io non ti facevo sentire viva?»
Claire avvampò.
«Non ho detto questo.»
«Allora» propose Jonathan, «Non ero abbastanza passionale?»
«Non...» Claire esitò. «Non...» Abbassò lo sguardo a sua volta. «Che senso ha parlarne? In fondo ci siamo lasciati di comune accordo, e lo sai anche tu!»
«L’unico modo che avevo per non farti andare via era trattenerti con la forza» replicò Jonathan, scattando in piedi. «Mi spieghi come puoi dire che ero d’accordo? Non...» S’interruppe. «Anzi, non spiegarmelo, perché non ho tempo da perdere.» Si rivolse a Harley: «Grazie per l’invito, ma credo che dovrai festeggiare da solo il tuo trasferimento ad Acid Corn.»
Uscì, mentre Harley iniziava a vaneggiare a proposito di questioni lavorative anche con Claire.
Brian trovò Jonathan seduto su una panchina fuori dal locale. Mentre si sedeva accanto a lui, Jonathan gli chiese: «Dove ho sbagliato?»
Brian obiettò: «Non hai sbagliato. Se non volevi restare, hai fatto bene ad andartene. L’unica cosa che non capisco, in realtà, è perché sei ancora qui.»
«Come se non volessi andarmene davvero?»
«Già.»
«Speravo che Claire ci ripensasse e venisse a chiedermi scusa per come si è comportata» ammise Jonathan, «Ma mi rendo conto che non succederà mai.»
«Non perdere le speranze» gli suggerì Brian. «Magari un giorno si accorgerà che...»
Jonathan lo interruppe: «Non credo. Mi sembra che abbia le idee piuttosto chiare. Comunque non ti stavo chiedendo dove ho sbagliato stasera, ma dove ho sbagliato con lei in passato. Se siamo arrivati a questo punto, deve esserci qualcosa che non va in me.»
Brian scosse la testa.
«È Claire quella che ha qualcosa che non va.»
«No» insisté Jonathan. «Claire è perfetta così com’è.»
«Ne dubito.»
«Se tra me e lei è finita...»
«Se tra te e lei è finita» mise in chiaro Brian, «È perché si è messa in testa di avere conosciuto il grande amore della sua vita.»
«Quel Dominick di cui parlavate prima?»
Brian annuì.
«Esatto, proprio lui. Non so come Claire possa impazzire per un tipo del genere. Dominick Storm, il grande amore di Claire, e il tizio che mi ha aggredito nel parcheggio un paio di mesi fa sono la stessa persona.»
Jonathan strabuzzò gli occhi.
«Dominick Storm?!»
«Ah, già, non ti avevo ancora detto che è il fratello di Meredith.»
Jonathan parve poco interessato a quel dettaglio.
«Cosa ci fa Claire insieme a uno come lui?»
«È quello che mi sono chiesto anch’io» ammise Brian, «Senza riuscire a darmi una risposta. Tra l’altro Claire è molto diversa dal solito, quando parla di lui.»
«Certe cose ti cambiano.»
«Non a questo punto.»
«In pratica» dedusse Jonathan, «Mi stai dicendo che Claire non è più Claire.»
Brian confermò: «Proprio così.»
«Forse la cosa ha una spiegazione.»
«Quale?»
Jonathan scosse la testa, alzandosi in piedi.
«Lascia perdere.»
Brian sospirò.
«Perché tutti mi dite tutto ma soltanto a metà?»
Jonathan distolse lo sguardo.
«Non c’è bisogno di sapere tutto, non ti pare?»
«In certi casi sì.» Anche Brian si alzò in piedi. «Non ti pare che io abbia il diritto di saperlo? Sono un amico di Claire e forse sono l’unico che può convincerla ad allontanarsi da quel tizio.»
Jonathan gli indicò l’ingresso del locale.
«C’è anche Harley.»
Brian alzò gli occhi al cielo.
«Se fossi al posto tuo, non conterei su di lui.»
«Perché? Sembra avere un certo ascendente su Claire.»
Brian annuì.
«Troppo.»
«Suvvia, Brian, non starai pensando che Harley stia cercando di portarsela a letto!» Jonathan scosse la testa. «I tuoi sospetti sono totalmente infondati.»
«E se fossero più che sospetti?» azzardò Brian. «Ho parlato con Harley e...»
Jonathan lo interruppe: «Hai parlato con Harley, quindi dovresti credere all'esatto contrario di quello che ti ha detto. Non fidarti di lui.»
Brian aggrottò le sopracciglia.
«Per quale motivo dovrebbe mentire proprio a me?»
«Perché tu non sai nulla del suo lavoro.»
«So quello che mi ha detto.»
«Cioè poco.»
«A te, quindi» dedusse Brian, «Ha detto molto di più. Immaginavo ti avesse contattato per qualcosa che ha a che vedere con il nostro lavoro, invece...»
Jonathan lo interruppe: «Mi ha detto tanto, perché ha dovuto farlo.»
«Devo iniziare a pensare che abbiate entrambi qualcosa da nascondermi? Che quel discorso non l'abbia fatto per caso?»
Jonathan precisò: «Solo questioni di lavoro, nelle quali non c'entri tu.»
«Quelle creature a cui Harley dà la caccia...»
Jonathan non lo lasciò finire.
«Lascia perdere.»
Brian non si diede per vinto.
«Le Anime Grigie...»
«Lascia che le Anime Grigie nuotino nel loro brodo» gli suggerì Jonathan, «E vivi la tua vita.»
Brian puntualizzò: «È esattamente quello che faccio da sempre.»
«Lo spero.»
«Hai qualche dubbio?»
«Sì, molti.»
«Allora smettila di struggerti» ribatté Brian. «È tutto sotto controllo. L’unica cosa che so delle Anime Grigie è che ho sentito parlare di loro, qualche volta.»
«C’è chi ne parla tuttora» lo informò Jonathan, «E temo che abbiano ragione.»
Jonathan si avviò verso la macchina.
«Fermati» lo pregò Brian. «Non abbiamo finito il nostro discorso.»
Jonathan si girò.
«A me pare di sì.»
«Voglio sapere qualcosa in più» insisté Brian. «Chi sono davvero queste Anime Grigie? Ho sempre sentito solo qualche cazzata sulle loro ali bruciate.»
Jonathan annuì.
«Infatti è la verità: succede proprio questo.»
«Immagino, però, che non brucino da soli.»
«Esattamente come ha detto Harley, anche se a volte, sempre per citare le sue parole, scelgono di farlo.»
Brian domandò: «È il loro modo di suicidarsi?»
Jonathan scosse la testa.
«È il loro modo di rinascere, anche se non sanno in quale forma.»
Brian ribatté: «Cosa risponderesti, se ti dicessi che mi sembrano un cumulo di assurdità?»
«Direi che è normale» rispose Jonathan. Soltanto dopo una lunga pausa aggiunse: «È normale che tu la veda così, ma un giorno l’evidenza dei fatti ti costringerà a cambiare idea.»
Con quelle sibilline parole se ne andò, lasciandolo solo. Rientrato nel locale, Brian vide Claire immersa con Harley in una fitta conversazione. Diviso tra l'interromperli e il non disturbare, scelse la seconda ipotesi. Non era nella posizione di potersi impicciare di ciò che facessero quei due e, per quanto l'idea che Harley fosse attratto dalla sua amica non gli andava giù, per via della potenziale reazione di Jonathan, preferiva di gran lunga che al fianco di Claire ci fosse un giorno uno come Harley, piuttosto che uno squilibrato come Dominick Storm.
Andò via, salì in macchina e si diresse verso casa. Quando parcheggiò in cortile, intravide una donna vestita di nero.
Scese dall'auto e richiuse la portiera, senza degnarla di uno sguardo. Infine udì la sua voce.
«Brian?»
Si girò e spalancò gli occhi.
«Meredith?!»
Doveva apparirle molto sorpreso, dal momento che la sentì replicare: «Devo iniziare a pensare che tu ti aspettassi di non rivedermi mai più?»
«Oh, no» si affrettò a ribattere Brian, «Diciamo solo che non ti avevo riconosciuta. Non è così che ti vesti di solito e tra l’altro penso che tu stia correndo il rischio di morire di freddo.» Portava una felpa con la cerniera aperta, dalla quale si intravedeva un top nero, pantaloni attillati dello stesso colore e scarpe di tela. Inoltre aveva i capelli legati in una coda in cima alla testa. «Anche la pettinatura è un po’ cambiata. Vuoi forse imitare lo stile della tua collega Kayla?»
Meredith ignorò quella domanda.
«Dov'eri? È da tanto che ti aspetto.»
«In un locale con due miei amici.»
«Sei andato al Rifugio del Drago?»
«No, perché?» Brian la fissò con fermezza. «Hai paura che abbia incontrato tuo fratello?»
Meredith abbassò lo sguardo.
«Credimi, Brian, sarebbe meglio se non accadesse.»
Brian azzardò: «Ora che ci siamo conosciuti ufficialmente, continua a opporsi alla nostra relazione?»
Meredith alzò gli occhi.
«È meglio che tu lo sappia di preciso, Brian. Dominick non vuole che ti veda, così come non vuole più che vada a lavorare al Rifugio del Drago. Tutto quello che posso darti è incontrarti quando mio fratello è al discopub, sperando che non se ne accorga.»
Quella giustificazione diceva tutto e niente. Brian volle sapere: «Perché lo fa? Cos’ha contro di me e contro al tuo lavoro?»
«Non sentirti preso di mira» lo pregò Meredith. «Dominick odia chiunque. È questo il motivo per cui mi impedisce di vederti.»
«Non capisco..»
«Non puoi capire, davvero.»
«No, non posso capire» convenne Brian. «Non so più cosa pensare. Già tante volte ti sei allontanata. Era per lui, immagino. E adesso? Dici che vuoi continuare a vedermi, ma devi farlo di nascosto. È un altro modo per dirmi che non vuoi incontrarmi più?»
«Non, non lo è» replicò Meredith, «A meno che non sia tu a volerlo.»
«Mi è difficile comprendere che cosa voglio, se non so nemmeno che cosa vuoi tu.»
Meredith lo guardò negli occhi.
«Io non desidero altro che fare la stessa vita che avrei fatto se mio fratello non fosse mai tornato in città, ma per il momento la cosa non mi è possibile. Sta a te decidere. Ci tieni a me abbastanza da accettare che non possa incontrarti o telefonarti ogni volta in cui lo desidero? Ci tieni abbastanza da non pensare che io sia la donna sbagliata per te?»
Quelle parole lasciarono Brian interdetto. Non sapeva nemmeno da dove iniziare, per darle una risposta.
«Allora?» insisté Meredith. «Devo restare o devo andarmene? Non posso leggerti nella mente e sono arrivata al punto di non sapere più se sei stato felice di rivedermi oppure no.»
«Pensavo che si capisse.»
«Da che cosa? Dal fatto che la prima cosa che noti è quanto sia difficile riconoscermi vestita a questo modo? Dal fatto che ti preoccupi perché potrei avere freddo, ma non mi chiedi nemmeno come sto, com'è per me sopportare tutto questo?»
Brian cercò di rimediare.
«Come stai?»
«Bene» rispose Meredith, «A parte che la mia vita sta andando a rotoli, che non posso vedere nessuno, che mio fratello mi ha praticamente costretta a lasciare il mio lavoro e che le uniche cose di cui il mio ragazzo si preoccupa sono il mio modo di vestire e il fatto che non ci potremmo vedere sempre e comunque senza nemmeno prendere in considerazione l’idea di quanto mi sia pesato. Hai le idee più chiare, adesso?»

   
 
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