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Autore: Milly_Sunshine    23/11/2023    1 recensioni
PARANORMAL ROMANCE - THRILLER /// Meredith è un'attrice teatrale di scarso successo, si è reinventata come cameriera in un locale malfamato e non può certo permettersi di sognare il principe azzurro: la sua esistenza è fatta di misteri torbidi e intrighi con cui le persone comuni non dovrebbero avere a che fare, non può permettersi di condividerla con qualcun altro. Brian è un detective privato e si occupa di smascherare sedicenti medium che truffano i loro clienti. Non ha mai avuto a che fare con il paranormale e nemmeno ci pensa. Quando incontra Meredith, è colpo di fulmine e sembra non esserci altro che lei. Non può sapere che proprio Meredith sta per trascinarlo in un mondo di cui ignora l'esistenza e che può rivelarsi molto pericoloso.
Genere: Erotico, Sovrannaturale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Incest, Non-con, Violenza | Contesto: Sovrannaturale
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Kay comparve all’improvviso, proprio all’orario in cui la sala del pianoterra iniziava a riempirsi. Da quando Meredith se n’era andata, toccava a lei sostituirla, ma Derek era rimasto piacevolmente sorpreso nel rendersi conto che non era più invadente come un tempo. Per un attimo gli venne il dubbio che volesse chiedergli di trascorrere insieme la notte, dopo il lavoro, ma venne ben presto smentito.
«Ti vogliono al telefono.»
Derek spalancò gli occhi, convinto di non avere capito bene.
«Al telefono?!»
«Sai, quella cosa con cui una persona che è lontana da qui può parlare con te, mentre tu la ascolti nella cornetta...»
«Fai poco la spiritosa, so benissimo cos’è un telefono» replicò Derek. «Chi è?»
«E che cosa ne so? Non ho risposto io. Mi è stato detto di riferirti che è una cosa urgente e che devi assolutamente andare a rispondere.»
Derek sospirò.
«Proprio adesso? Non sono qui a grattarmi il culo.»
Kay accennò un sorriso.
«Magari è davvero una cosa importante. Non so, potrebbe essere addirittura tua madre, a cercarti, per dirti che non si sente bene.»
«Non è possibile» replicò Derek. «Mia madre è...»
Kay lo interruppe: «Morta? Scusami, non lo sapevo. Avete perso tutti i genitori molto presto, qui dentro. Siete tutti senza famiglia. Magari un giorno salterà fuori che siete vampiri e che i vostri genitori sono morti tutti secoli fa.»
«Non dire cazzate, Kay, i vampiri non esistono» ribatté Derek.
«Altre creature, però, magari sì» puntualizzò Kay. «Si dice che ci sia chi vi dà la caccia.»
«Forse ti converrebbe smetterla di pensare a gente che dà la caccia a creature soprannaturali e a concentrarti sul lavoro» le suggerì Derek. «Per quanto mi riguarda, io vado a rispondere al telefono, che è meglio.»
Kay ridacchiò.
«Lo fai solo per liberarti di me, vero?»
«Chissà...»
Si allontanò, notando Dominick. Sembrava avesse messo gli occhi su Kay e per un attimo Derek fu tentato di rimanere. Storm aveva fatto un casino, con lei, poco tempo prima, e il titolare era dovuto intervenire affinché non si ripetesse. Nonostante ciò, Kay non sembrava molto tranquilla quando il fratello di Meredith le ronzava intorno. Per fortuna, spesso le bastava un’occhiata torva per farlo desistere da ogni intento malsano.
Kay non gli chiese di fermarsi, né diede segno evidente di sentirsi a disagio. Derek passò oltre, ormai concentrato sulla chiamata. Non appena portò il ricevitore all’orecchio e diede un segno di vita, dall’altro capo del telefono udì una voce che conosceva bene.
«Sono io.»
«Mer, dove sei? Perché mi stai chiamando qui?»
«C’è mio fratello, in giro?»
«Sì.»
«Qualunque cosa ti dica, non fidarti di lui» lo pregò Meredith. «È importante.»
«Mi hai chiamato solo per questo?» obiettò Derek. «Non preoccuparti, non mi fido minimamente di lui. Non c’è alcun pericolo.»
«Lo so che non ti fidi, ma stai attento e non farti ingannare. Se mai dovesse chiederti di andare con lui da qualche parte...»
Derek ribadì: «Non vado da nessuna parte con quel pezzo di merda, puoi stare sicura. E sai cosa ti dico? Non dovresti dargli corda neanche tu. Faresti meglio a dirgli di andarsene da casa tua una volta per tutte.»
«Non è così facile» replicò Meredith. «Ti prego di non giudicarmi.»
«Infatti non ti giudico.»
«Me l’hai detto anche oggi, però, che dovrei metterlo da parte.»
«Infatti è proprio quello che dovresti fare. Da quando è tornato, te lo ripeto, non sei più libera di fare nulla. Ti ha costretto perfino a lasciare il lavoro... e mi piacerebbe sapere come mai non puoi neanche uscire di casa, alla sera, quando lui non c’è.»
«Esco, te l’ho detto.»
«Esci, ma lo fai di nascosto. Altrimenti, posso immaginare, mi saresti già venuta a trovare, invece di passare tutto il tempo a farti leccare la figa da quel coglione di Brian Connor.»
«Non ti permetto di parlare di lui in questi termini.»
Derek ridacchiò.
«Quando si tratta di lui, mi lascio sempre un po’ andare. Lo sai, ti sto aspettando. Spero comunque, visto l’argomento di cui stiamo parlando, che se la cavi bene con la lingua.»
Meredith precisò: «Non siamo noi che ne stiamo parlando, sei tu che l’hai tirato fuori dal nulla. Ti chiedo la cortesia di badare ai fatti tuoi. Che cosa facciamo io e Brian quando siamo insieme non ti riguarda. E, se proprio lo vuoi sapere, di solito vado con lui nei pressi della mia vecchia casa.»
«Perché?»
«Perché dubito che a Dominick verrebbe mai in mente di andarmi a cercare là.»
Derek ribadì: «Ecco, da quando c’è Dominick non puoi neanche più frequentare chi ti pare. Prima ti scopavi chiunque desiderassi, adesso non puoi neanche vedere il tuo ragazzo fisso, altrimenti tuo fratello fa casini. Questa non è vita!»
«Questa non è vita, va bene, ma non ti ho chiamato per parlare di questo» replicò Meredith. «Dobbiamo vederci.»
«Quando?»
«Più tardi. Dopo che avrò visto Brian, ma prima che mio fratello torni a casa dal lavoro. Non può e non deve venire a scoprire che ci siamo incontrati.»
Derek sbuffò.
«Fantastico, adesso non puoi più vedere neanche me! Credo sia arrivato il momento di scambiare due chiacchiere con quel figlio di...» S’interruppe di colpo. «Scusami, dato che siete figli della stessa madre. Comunque sia, la deve piantare di tenerti sotto controllo. Dopo gli dico quello che penso di lui.»
«Tu non farai niente.»
«Invece sì. Si merita che qualcuno gli dica che è uno stronzo. E magari anche che qualcuno gli rompa il setto nasale.»
«Ti capisco, ma è necessario che non sappia che io e te siamo in contatto, né che ti preoccupi per me» replicò Meredith. «Credimi, Dominick e Eddie hanno in mente qualcosa di davvero spiacevole e te ne devo parlare. Ho bisogno che tu esca prima. Quando puoi liberarti?»
«Con una scusa, potrei liberarmi anche adesso. Ti raggiungo a casa.»
«Non sono a casa.»
«Questo spiega il perché di questo brusio di sottofondo. Toglimi una curiosità, perché mi chiami da un telefono pubblico, quando ne hai uno in casa? Te l’hanno staccato perché non hai pagato la bolletta?»
Meredith lo ignorò.
«Ho dato appuntamento a Brian, adesso. Non l’ho visto ieri sera, non posso dargli buca anche oggi.»
«Non sia mai» borbottò Derek. «Ti sei accorta, vero, che da quando hai iniziato a frequentare lui la situazione è diventata insostenibile? Magari, se tu lo lasciassi, le cose con tuo fratello potrebbero migliorare, se proprio ci tieni tanto.»
Meredith chiarì: «Le cose con mio fratello stanno per precipitare, indipendentemente da Brian. Ti prego, Derek, ho bisogno di vederti.»

***

Brian rimase immobile, con la lettera sollevata a mezz’aria, quasi calcolando il tempo che lo separava dall’incontro con Meredith. Era ancora fermo davanti alla cassetta della posta quando, alle sue spalle, udì una voce soave e vellutata.
«Brian.»
Conosceva quella voce, conosceva quel tono e lo detestava con tutte le proprie forze.
Si girò e chiese: «Cosa vuoi?»
La guardò.
Indossava un abito nero, fin troppo simile a quelli di Meredith. L’unica differenza era che tra le due vi era un abisso incolmabile.
«È questa l’accoglienza?» fu la secca replica di Diane. «Sono venuta qui, da te, invece di rimanere sul mio balcone a godermi il tepore di una meravigliosa sera di inizio maggio.»
«Vattene, Diane» la pregò Brian. «Non c’è niente che tu possa fare qui.»
Abbassò la lettera, la ripiegò e se la infilò in tasca.
Diane gli domandò, con aria indifferente: «Hai ricevuto belle notizie?»
Brian abbassò lo sguardo.
«Non ti riguarda.»
Diane rise.
«Pessime notizie, vero? Guarda un po’, lo sospettavo...»
«No, non sono pessime notizie, solo notizie che non ti riguardano» replicò Brian, «L’unica cosa che conta è che tu te ne vada.» Alzò gli occhi. «Parlo sul serio, Diane. Mi sono scocciato di te.»
Diane gli ricordò: «Non ci vediamo da tanto, ormai.»
«È ancora troppo poco» ribatté Brian. «Quando saranno passati almeno dieci anni dal nostro ultimo incontro, forse - e lo ripeto, forse - potrei iniziare a sentire la tua mancanza, se non altro in onore dei bei vecchi tempi.»
Diane sorrise.
«È un piacere sapere che quelli in cui ci frequentavamo erano bei tempi per te.»
«Stai attenta a quello che dici e misura bene le parole» la pregò Brian. «Mi sembra un po’ avventato dire che io e te ci frequentavamo.»
«Beh, più o meno...»
Brian scosse la testa.
«Non essere ridicola.»
«Allora mettiamola così: tra noi c’è stato un momento molto piacevole.»
«E non me ne sono mai pentito abbastanza.»
«Hai fatto male» replicò Diane, «Io sono la sola che ti ha regalato una vita migliore. Meredith Storm è soltanto una bambolina senza valore.»
Brian replicò: «Non spetta a te giudicare.»
«Forse no... ma...» Riprese a sorridere. «A proposito, Brian, quella lettera era sua?»
Brian s’irrigidì.
«Cosa te lo fa pensare?»
«Carta rosa.»
«Non è un dettaglio sufficiente.»
«Grafia femminile.»
Brian sbuffò.
«Devo pensare che tu sia rimasta dietro di me abbastanza tempo per potere analizzare che cosa avevo in mano?»
«Mi è capitato di dare un’occhiata, tutto qui» rispose Diane. «Mi stavo chiedendo che cosa ti avesse preso a tal punto da farti sembrare una statua, mentre lo leggevi. Ho notato quei dettagli e ho dedotto che si trattasse di Meredith.»
«In ogni caso» puntualizzò Brian, «Non sono affari tuoi.»
Diane annuì.
«Sapevo che l’avresti detto.»
«E allora perché hai deciso di intrometterti ugualmente?»
«Perché io e te siamo una cosa sola.»
Brian alzò gli occhi al cielo.
«Posso ridere?»
«Se vuoi» ribatté Diane. «Anzi, vederti ridere in questo momento sarebbe un’ennesima prova che la tua donna ideale sono io.»
Brian aggrottò le sopracciglia.
«E questa nuova teoria da dove esce?»
«Dal fatto che un uomo disperato per essere stato lasciato dall’amata non ride.»
Brian sospirò.
«Non sono stato lasciato.»
Diane replicò: «È un vero peccato. In ogni caso, non credo che tra voi durerà per tutta la vita. Non hai ancora capito che, un giorno o l'altro, finirà per lasciarti?»
«E se anche fosse?» obiettò Brian. «Bada ai cazzi tuoi. È la cosa migliore.»
«No. Devo aprirti gli occhi.»
«E io devo tornare in casa.» Fece per avviarsi verso il portone. «È stato un piacere, ma non posso più fermarmi qui.»
«Vengo con te» gli suggerì Diane. «Il tuo garage è piuttosto accogliente, se non ricordo male. O era la cantina?»
Brian le lanciò un’occhiata di fuoco.
«Vattene subito, Diane.»
«Altrimenti cosa fai? Sei totalmente in mio potere, ormai. Hai bisogno di una donna speciale al tuo fianco, non di una come Meredith.»
«E tu saresti speciale?»
Diane gli parve compiaciuta, mentre replicava: «Vedo che, anche stavolta, non hai fatto nulla per smentirmi, quando ti detto che Meredith non è speciale. Devo dedurre che tutto stia iniziando a starti stretto, con lei?»
«La mia vita sentimentale non mi riguarda» replicò Brian. «Non ho niente né da confermare né da smentire.»
Diane annuì.
«Per ora.»
Brian non rispose.
Si allontanò, prendendo la chiave. La infilò nel portone, attendendo che Diane lo trattenesse.
“Non può non farlo.”
L'ex fidanzata di Rick lo stupì, permettendogli di infilare la chiave nella toppa e di aprire la porta. Soltanto a quel punto, mentre oltrepassava la soglia, scattò verso di lui. Quando Brian udì il portone richiudersi ebbe la consapevolezza che nell’atrio ci fosse anche Diane.
Si girò verso di lei.
«A quanto pare io e te non parliamo la stessa lingua.»
«E va bene» sbottò Diane, «Non vuoi ammettere che c’è un legame profondo tra di noi. Ammetterai, però, che io non sono una donna comune.»
«Veramente» ribatté Brian, sforzandosi di non perdere la calma per non peggiorare ancora di più la situazione, «A me sembri come tutte le altre. So che sentirselo dire è spiacevole, ma non noto niente di diverso in te.»
Diane sogghignò.
«Evidentemente Rick, quando mi raccontava delle storie di poco tempo che avevi avuto, definendoti come uno che non era in grado di avere una relazione stabile, ti sopravvalutava. Per caso le donne comuni pretendono che tutte le luci siano spente, prima di spogliarsi?»
Brian s’irrigidì.
«Cosa vuoi dire?»
«Meredith ti ha mai chiesto di fare sesso al buio?»
«Non sono cazzi tuoi.»
«Dimmelo, Brian.»
«Vattene.»
«Non prendo ordini da te.»
Brian le ricordò: «Tu non abiti in questo palazzo. Tecnicamente stai commettendo una violazione di domicilio.»
Diane scosse la testa.
«Neanche per sogno. Tu abiti qui, e sei stato tu a farmi entrare.»
«Non volontariamente.»
«È la tua parola contro la mia. Se vuoi denunciarmi e portarmi in tribunale...»
«Non voglio né denunciarti né farti causa» puntualizzò Brian. «Vorrei solo che capissi che non puoi rimanere qui in eterno.»
«Infatti» replicò Diane, «Non voglio assolutamente stare qui in eterno. Cosa credi, che non abbia nessuno che mi aspetta, da qualche parte?»
«Onestamente mi è difficile crederlo.»
«Questo non mi riguarda. Se sono venuta qui è perché voglio aprirti gli occhi. Stavamo parlando del fatto che a me piace il buio.»
«Non è un discorso che mi interessa approfondire» replicò Brian, comunque sollevato nel rendersi conto che quella di Diane non era un'allusione a fatti veramente accaduti nel suo intimo.
«Fai male» la sentì sibilare. «Fai davvero molto male. Sottovaluti quello che ti succede intorno. Ci scommetto che anche Meredith rifiutava di spogliarsi al buio.»
A quanto pareva, tuttavia, le allusioni nei confronti di Meredith non erano molto lontane. Ci tenne a precisare, come se potesse contare quaalcosa: «Questi non sono affari tuoi.»
Diane rispose: «Lo so, ma potrebbe essere molto importante.»
Brian sbuffò.
«Io e Meredith abbiamo fatto sesso anche con la luce accesa. Sei soddisfatta, adesso? O vuoi sapere anche se la eccitava di più il buio o la luce?»
«Quelle come lei trovano eccitanti le loro prede, sia al buio, sia alla luce» replicò Diane. «L’unica differenza è che hanno bisogno del buio per proteggersi.»
Brian scosse la testa.
«Meredith non ha mai avuto bisogno di proteggersi da me.»
Diane rise.
«Credo di sì, invece. Gli unici da cui non deve nascondersi sono quelli che sanno tutto di lei... quelli tipo Dominick, per intenderci.»
Brian raggelò.
«Che cazzo stai dicendo?»
«Sto dicendo che quando Meredith va a letto con Dominick Storm le luci possono rimanere tranquillamente accese.»
«Non essere ridicola» la ammonì Brian. «Meredith non...»
Diane continuò a ridere.
«Che bella l’illusione di avere una fidanzata fedele... non è vero, Brian?»
«Non sto parlando di illusioni o di nient’altro» precisò Brian. «Dominick Storm è suo fratello.»
«Appunto» convenne Diane. «Chissà quanto tempo possono passare insieme, quei due, senza che nessuno abbia sospetti.»
Brian scosse la testa.
«È assurdo. Meredith non mi ha mentito sull’identità di Dominick.»
«Certo che no» confermò Diane. «Dominick è davvero suo fratello. Il problema è che Meredith non è una puttana comune, ma è una depravata. Fin da quando erano ragazzini ha sempre cercato di sedurre Dom. È ovvio che Dom ha cercato di dissuaderla, ma Meredith l’ha sempre minacciato. Gli diceva che voleva uccidersi e che l’avrebbe fatto, se non l’avesse assecondata.»
«Vattene!» sbottò Brian. «Sono stanca di ascoltare le tue assurdità. La Meredith che conosco io non farebbe mai una cosa del genere. Tra l’altro mi ha lasciato intendere che lei e suo fratello non siano mai andati molto d’accordo.»
«Per forza. Dom è sempre stato totalmente dipendente da lei.»
Brian spalancò gli occhi.
«Dom?»
«Sì, Dominick.»
«Ho capito di chi stai parlando» replicò Brian. «Quello che non capisco è perché dovresti usare un diminutivo per parlare di un perfetto sconosciuto. Forse perché non è uno sconosciuto?»
«No, non lo è» ammise Diane. «È stato lui a raccontarmi di quanto sia malata sua sorella. Vorrebbe farla curare, ma...»
Brian la interruppe: «Se c’è qualcuno che ha bisogno di cure psichiche, non è certo Meredith, ma piuttosto quello psicopatico di suo fratello!»
Diane sospirò.
«Non mi dire che ce l’hai ancora con lui per quella faccenda di poco conto di qualche tempo fa. Quella del parcheggio, intendo.»
«Quel fatto è l’ennesimo esempio di quanto sia squilibrato» replicò Brian. «Una persona normale non andrebbe in giro ad aggredire il primo che passa senza una ragione valida.» 
Diane obiettò: «Tu non eri il primo che passa, ma eri un amico di sua sorella. La ragione valida ce l’aveva: lui odia gli amici di sua sorella, a priori. Meredith è una depravata e Dom è convinto che anche i suoi amici lo siano e che approvino il suo comportamento.»
«La tua teoria mi sembra completamente campata in aria. Se tra Meredith e suo fratello c’è un pazzo, quello è sicuramente lui.»
«Va beh, pensala pure come ti pare» si arrese Diane. «Per adesso io me ne vado. Il discorso sulle donne speciali lo faremo un'altra volta, okay?»
Brian chiarì: «Potremmo anche non farlo mai, per quanto mi riguarda.»
Diane sorrise.
«In fondo lo so che lo vorresti. Sono sicura che ti stai chiedendo se ho qualcosa in comune con Meredith.»
«Veramente» replicò Brian, «È l’ultimo dei miei pensieri. In ogni caso, se vuoi andartene, non sarò certo io a trattenerti.»
Diane non aggiunse altro e aprì il portone.
Brian la guardò uscire e richiudere l’uscio alle proprie spalle. Rimase nell’atrio per qualche istante, a valutare se in quanto gli aveva riferito Diane potesse esserci qualche fondamento di verità. La risposta fu lampante.
“No, non c’è niente di vero.”
Per fortuna, dopo quel brutto incontro, giunse anche l’ora di quello ben più piacevole con Meredith. Si trovarono sotto casa, quando ormai Diane era già andata via.
Era in ritardo, ma non importava. Se fosse arrivata prima, magari avrebbe fatto brutti incontri.
«Scusami» gli disse Meredith, dopo averlo salutato, «Ma ho avuto un contrattempo.»
«Anch’io, in realtà. Anch'io ho avuto un contrattempo.» Come spesso accadeva durante quelle serate, Brian fece subito dopo un commento sul suo vestiario. «Anche oggi stai cercando di morire di freddo?»
Meredith rise.
«Non accadrà. E poi non fa più freddo come qualche tempo fa.»
«Lo spero.»
«Fidati.»
«Tu, però» replicò Brian, «Toglimi una curiosità: che fine hanno fatto tutti quei tuoi meravigliosi abiti eleganti?»
«Ti faccio così schifo vestita così?»
«Certo che no! Credo che saresti splendida anche infilata dentro un sacchetto della spazzatura!»
«Adesso non esagerare.» Meredith ridacchiò. «Comunque, per quanto riguarda i vestiti, attendono insieme a me che arrivi l’occasione giusta per indossarli di nuovo.»
«Capisco.» Brian rimase in silenzio per qualche istante, prima di domandarle: «Dove andiamo stasera?»
Meredith lo guardò, implorante.
«Che cosa ne dici del solito posto?»
«Va bene» rispose Brian, accompagnandola alla macchina.
Non parlarono molto a lungo, durante il tragitto. Quando lo fecero non fu mai nulla di molto importnate.
Arrivati a destinazione si fermarono, parcheggiarono sulla stessa strada, poi scesero dall’automobile.
Guardando la casa diroccata, Brian fu colto da una domanda improvvisa, che pronunciò ad alta voce: «Cosa pensi che sia successo dopo il volo?»
Meredith parve non capire.
«In che senso?»
«Parlo della ragazza della leggenda.»
«Oh.»
«Come potrebbero avere reagito» volle sapere Brian, «Quelli che le volevano bene?»
Meredith obiettò: «Quelli che avrebbero dovuto volerle bene, in realtà volevano vederla morta.»
«La famiglia?»
«Sì.»
«E gli altri?»
Meredith sospirò.
«Quali altri?»
Brian non fece in tempo a rispondere. Qualcosa di grosso gli passò davanti agli occhi, forse una falena. L'insetto, poi, andò a colpire Meredith in un occhio. Lo scacciò con la mano, strofinandosi l'occhio.
Accadde tutto all'improvviso. Brian vide un'espressione terrorizzata, sul suo volto. La udì imprecare, menzionare una lente.
Doveva esserle caduta. Non sapeva che portasse le lenti a contatto. Si chiese se avesse problemi di vista, o se i suoi occhi turchesi non fossero in realtà turchesi.
La risposta arrivò subito dopo.
L'occhio destro, sul quale era stata colpita dalla falena, era rosso e fosforescente.
La fissò con la bocca spalancata, mentre Meredith cercava di rassicurarlo: «È tutto a posto.»
«Non è a posto proprio un cazzo!» esclamò Brian. «Meredith, che cosa sei?»

   
 
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