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Autore: Milly_Sunshine    24/11/2023    1 recensioni
PARANORMAL ROMANCE - THRILLER /// Meredith è un'attrice teatrale di scarso successo, si è reinventata come cameriera in un locale malfamato e non può certo permettersi di sognare il principe azzurro: la sua esistenza è fatta di misteri torbidi e intrighi con cui le persone comuni non dovrebbero avere a che fare, non può permettersi di condividerla con qualcun altro. Brian è un detective privato e si occupa di smascherare sedicenti medium che truffano i loro clienti. Non ha mai avuto a che fare con il paranormale e nemmeno ci pensa. Quando incontra Meredith, è colpo di fulmine e sembra non esserci altro che lei. Non può sapere che proprio Meredith sta per trascinarlo in un mondo di cui ignora l'esistenza e che può rivelarsi molto pericoloso.
Genere: Erotico, Sovrannaturale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Incest, Non-con, Violenza | Contesto: Sovrannaturale
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Harley e Jonathan entrarono al Rifugio del Drago, dove Harley aveva saputo - dalla diretta interessata - che Claire si sarebbe presentata quella sera.
«Sei sicuro che non si tratti di un errore colossale?» L’investigatore sembrava tutt’altro che convinto. «Se veramente Claire ha intenzione di venire...»
Per Harley fu necessario un grosso sforzo per non replicare. Le paranoie di Jonathan a proposito dell’ex fidanzata gli sembravano giorno dopo giorno più ridicole. Avevano fatto coppia fissa per anni, com’era possibile che fosse terrorizzato dalla sola idea di incontrarla?
Si sedette al tavolo più vicino all’ingresso e invitò Jonathan a fare lo stesso.
Non sentì proteste, il che era già un notevole passo avanti.
Non appena si furono accomodati, l’efficientissimo cameriere amico di Meredith Storm si diresse verso di loro per prendere le ordinazioni.
Harley pronunciò il nome del primo cocktail che gli venne in mente. Non capì cos’avesse chiesto Jonathan, ma con tutta probabilità la scelta era stata ugualmente dettata dal caso.
Il cameriere si allontanò e Harley prese a guardarsi intorno.
«Meredith non c’è.»
«A quanto pare» confermò Jonathan, «Non lavora più qua. Mhm...»
«C’è qualcosa che non ti convince?» gli domandò Harley, al quale non era sfuggita quell'esitazione.
«Niente di che. In realtà stavo riflettendo su quello che ho detto un attimo fa, che Meredith non lavora più qua, intendo.»
«Sì, capisco quello che vuoi dire. Con tutta probabilità lavora ancora in questo locale, anche se lo fa nascondendosi. Probabilmente è da qualche parte ad adescare altri uomini da sedurre, gente alla quale cercare di estorcere informazioni.»
«Un po' come ha fatto con noi.»
«Siamo qui per scoprirlo» osservò Harley. «Non possiamo fare altro che...»
Si interruppe, nel notare gli occhi sbarrati di Jonathan. Stava per chiedergli cosa fosse successo, ma non fu necessario: lo comprese nel momento in cui sentì una mano che gli si posava su una spalla: era semplicemente arrivata Claire.
«Cosa ci fai qui?» gli chiese, secca. «Non mi pare che ci fossimo dati appuntamento. E soprattutto, che cosa ci fa lui?» Gli indicò Jonathan. «Per caso vi siete messi in testa di seguirmi?»
Harley sospirò. Non si aspettava una simile reazione.
«Allora?» insisté Claire, evidentemente infastidita dall’assenza di una risposta. «Se non vuoi dirmelo, allora me lo dirà Jonathan.» Si rivolse al suo ex fidanzato. «Sono sicura che avrai una spiegazione pronta.»
«Sì, ho una spiegazione pronta» replicò Jonathan, facendo spalancare gli occhi a tutti e due. «Sai perché io e Harley siamo qui? Perché siamo convinti che la sorella del tuo nuovo fidanzato sia un'Anima Grigia che adesca uomini in questo locale e altrove con lo scopo di controllarli. Vogliamo scoprire fino a che punto il tuo amato - quello che tu descrivi come un santo, nonostante ti tratti peggio di una merda - sia invischiato in questa storia. Sei soddisfatta, adesso che lo sai?»
Gli occhi di Claire erano ancora sbarrati. Per quanto Harley potesse arrivare ad apprezzare la presa di posizione di Jonathan, in un’altra occasione, iniziò a sospettare che fosse stata una pessima idea.
«Non devi permetterti di giudicare Dom» replicò Claire, con un tono che non ammetteva repliche. «La mia vita privata me la gestisco da sola.»
«Ehi, calmati, Claire» la esortò Harley. «Sono sicuro che Jonathan abbia esagerato, ma siamo solo preoccupati per te. In fondo tu hai a che fare direttamente con uno di loro.»
«Dominick è un uomo normalissimo» lo difese Claire, «E ora, se non ti disturba, vado a cercarlo.»
Si allontanò senza dare né a Harley né a Jonathan il tempo di fare alcunché per trattenerla.
L'investigatore si prese la testa tra le mani.
«Non riesco a credere che mi abbia lasciato per Dominick Storm.»
«E poco dopo, tu ti sei fatto sua sorella.»
Nell'udire le parole di Harley, Jonathan gli scoccò un'occhiata di fuoco.
«Meredith Storm sarà anche un'Anima Bianca come suo fratello, ma ha un modo totalmente diverso di presentarsi... In ogni caso non vedo perché debba spiegartelo: sai benissimo com'è Meredith.»
Harley annuì.
«Eccome se lo so.»
«Dominick, invece» obiettò Jonathan. «È un vero stronzo e non fa nulla per nasconderlo.»
«Quella gente riesce ad affascinare facilmente. Ci sono passato con Meredith e, più di recente, sono riuscito a svegliarmi in tempo quando un'altra di loro ha cercato di avvicinarmi.»
«Tutte le Anime di Acid Corn sanno chi sei?»
«Questa nello specifico» puntualizzò Harley. «Si era presentata come Bethany, ma ho scoperto che è quella Diane che avuto a che fare con Brian qualche tempo fa.»
Poco dopo Claire ritornò al tavolo, annunciando: «Ho cercato Dominick per tutto il locale, ma non riesco a trovarlo. Al piano di sopra, una cameriera con una minigonna talmente corta da lasciarle il culo scoperto l’ha visto, non più tardi di venti minuti fa, ma non sa dove sia andato a finire.» Si guardò intorno, come se sperasse di vederlo sbucare magicamente fuori dal nulla. «Voi l’avete visto?»
«No.» Harley evitò di aggiungere di essere piuttosto soddisfatto dalla sua assenza. «Che cosa ne dici di tornare a sederti, adesso che hai appurato che non c'è?»
Claire obbedì, visibilmente controvoglia.
«Va bene, ma non permettetevi mai più di insinuare che Dominick sia un delinquente o qualcosa del genere.» Diede un’occhiata a Jonathan. «Hai capito?»
«Ho capito, ho capito» replicò Jonathan. «Evidentemente sei talmente presa da quel tizio da non essere nemmeno in grado di distinguere la realtà.»
Claire scosse la testa.
«No, non ti permetto di...»
Harley la interruppe: «Per cortesia, Claire, smettila di difenderlo, almeno davanti a me! Non fai altro che parlarmi di quanto la vostra relazione vi faccia soffrire. Non sei nemmeno capace di lasciarti spogliare da lui senza metterti a tremare o senza provare disgusto per quello che stai facendo.»
«Ho bisogno di tempo» replicò Claire, avvampando, ma senza lamentarsi per la sua palese intrusione. «Sono sicura che presto riuscirò a fare l’amore con lui.»
Jonathan parve sollevato, nello scoprire che non era ancora successo.
«Io sono sicuro, invece» ribatté Harley, «Che se davvero stessi bene insieme a lui sarebbe già capitato molto tempo fa.»
«Sì, può darsi, ma sto cercando di rimettere in piedi la mia vita e non viene tutto in automatico.»
«Rimettere in piedi la tua vita, eh?» mormorò Jonathan. «Adesso non dare la colpa a me. Non dirmi che sono stato io a rovinartela!»
«Ah, no? E chi allora? Ti sei chiesto perché io stia insieme a Dominick?»
«Perché non vuoi stare con me» dedusse Jonathan, «Perché nessun altro ti ha fatto delle avance e perché ti sottovaluti talmente tanto da pensare che la tua vita non valga niente senza un uomo al tuo fianco.» La guardò con aria di sfida. «Ora, per cortesia, dimmi che mi sbaglio, se è davvero così.»
Harley fece per alzarsi in piedi.
«Magari è meglio se vi lascio soli...»
«Non pensarci nemmeno» obiettò Jonathan, tirandosi su di scatto. «Tolgo il disturbo.»
Claire si alzò e lo afferrò per un braccio.
«Non farlo, ti prego!»
«Perché no?» replicò Jonathan. «Se per te sono solo un visionario e Dominick non ha niente da nascondere, non abbiamo più niente da dirci.»
Claire abbassò lo sguardo.
«Può darsi che Dom abbia davvero qualcosa da nascondere. In tal caso sono io che non voglio che venga alla luce. Tutti hanno diritto a una seconda possibilità.»
«Già, tutti hanno diritto a una seconda possibilità» confermò Jonathan, «Tutti tranne me e te insieme, a quanto pare.» 

*** 

Meredith udiva dei passi, in lontananza. Sporgendosi tanto quanto le catene che le trattenevano i polsi e le caviglie le permettevano, appoggiò il volto alle sbarre, nel tentativo di intravedere qualcuno.
Il corridoio era buio, ma già da oltre un secolo i suoi occhi erano in grado di vedere attraverso le tenebre. Si guardò intorno, non vedendo null’altro che polvere.
Vedeva polvere.
Respirava polvere.
Desiderava che il tempo la uccidesse e la trasformasse in polvere, come avrebbe dovuto accadere il secolo precedente.
L’aveva desiderato quando, all’età di quattordici anni, si era accorta del modo in cui Dominick la fissava.
Suo fratello le si era avvicinato, nella vecchia soffitta impolverata.
L’aveva spinta contro la parete.
La pressione dei loro corpi, uno contro l’altro, l’aveva fatto eccitare.
Chissà cosa sarebbe accaduto se la zia Mary Beth non fosse entrata in soffitta e non li avesse sorpresi.
Li aveva definiti i figli del male.
“Tutto sommato non si sbagliava di molto.”
Immersa com’era nei propri pensieri, Meredith vide e non udì nulla, finché una voce non si rivolse a lei.
«Che piacere rivederti.»
Meredith sussultò.
Dominick era a un passo da lei, appoggiato contro le sbarre.
Meredith indietreggiò.
«Che cosa vuoi?»
«Ti ho vista piuttosto assorta» osservò Dominick. «A cosa pensi?»
«Vuoi proprio saperlo?»
«Perché no?»
«Pensavo a un giorno di tanti anni fa» lo informò Meredith. «Io avevo quattordici anni e tu ne avevi diciassette. Zia Mary Beth ci sorprese in quelli che le sembrarono atteggiamenti intimi. Ci fece spogliare, ci legò a una trave e ci prese a bastonate fino a farci svenire, poi...»
Dominick la interruppe: «Eri così carina, nuda. Mentre mi lasciavo scorticare dal bastone, non pensavo ad altro che a te.»
Meredith lo ignorò.
«Poi decise che dovevi essere allontanato, prima che fosse troppo tardi. Ne parlò con nostro padre...»
«Che ritenendo che le bastonate che avevo ricevuto da lei non fossero sufficienti raddoppiò la dose, purtroppo senza che ci fossi tu davanti a me a rendere quel momento meno doloroso.»
Ancora un volta Meredith non lo prese in considerazione.
«Ne parlò con nostro padre, che decise che mandarti a lavorare lontano da casa era la cosa migliore da fare.»
«Hanno deciso loro per noi» replicò Dominick, «Io e te avremmo dovuto essere felici insieme. Era scritto nel nostro destino.»
«No, Dom, non...»
«Taci, Meredith. Taci, perché non sai quanto il nostro amore avrebbe potuto essere puro e incontrollabile. Avvicinati, ti prego.»
Meredith indietreggiò ancora.
«No.»
«Avvicinati» insisté Dominick. «Voglio toccarti. Non chiedo tanto: solo toccarti, mi può bastare, per adesso.»
«Ho detto di no.»
Dominick sospirò.
«Vuoi davvero che uccida Brian Connor?»
Sentire pronunciare quel nome fu un duro colpo, ma Meredith sapeva di avere limitato i danni. Era stato terribile quando Brian aveva scoperto il vero colore dei suoi occhi, quando le aveva chiesto cosa fosse, quando era indietreggiato, come se fosse spaventato da lei. Per fortuna era andato via, quando l'aveva pregato di lasciarla sola e di dimenticarsi di lei. Poteva immaginare che avrebbe raccontato tutto a Jonathan White, ma Jonathan White non era pericoloso.
Derek era arrivato poco dopo e Meredith gli aveva rivelato le tremende intenzioni di Eddie. Non avevano avuto molto tempo per discuterne: Dominick aveva seguito Derek, raggiungendola accanto alla dimora cadente.
Le aveva ordinato di seguirla. L'aveva portata al Rifugio del Drago, dove le aveva chiesto di tirarsi su il cappuccio della felpa, per non dare nell'occhio. Gli indumenti scelti per il volo avevano il pregio - o il difetto? - di darle un aspetto ben diverso da quello al quale tutti erano abituati ad associare a lei.
Meredith aveva ritenuto che la scelta più saggia fosse quella di obbedire agli ordini di Dominick, specie considerato che, per il momento, non aveva accennato minimamente alla sua fuga. Prima o poi sarebbe accaduto.
Erano giunti alla porta di uno sgabuzzino polveroso, nel quale non vi era nemmeno la luce elettrica. Vi era un'altra porta, che tramite una scala a chiocciola conduceva al sotterraneo. Dominick aveva la chiave di quella porta. L'aveva aperta e aveva invitato Meredith a seguirlo. In qualità di Anime Grigie, entrambi vedevano al buio, più o meno allo stesso modo in cui gli occhi umani vedevano in caso di luce fioca.
La scala era lunga e conduceva a una sorta di cancello, non era cambiato nulla rispetto ai vecchi tempi, quando Meredith - in cambio della presupposta libertà di Alicia - vendeva il proprio corpo nel sotterraneo del locale che ai tempi si chiamava Rifugio delle Anime.
Dominick aveva anche la chiave del cancello, perciò non aveva avuto problemi a infilarsi dentro. Meredith non si era sorpresa di trovare un corridoio, né una rampa di scale che conduceva a un ulteriore piano sotterraneo. Era il corridoio con le celle. Dominick l'aveva portata in quella in cui, ai vecchi tempi, era solito rinchiuderla.
L'aveva incatenata, poi aveva chiuso tutto a chiave, informandola che più tardi sarebbe tornato. Eccolo, lì davanti che la minacciava di fare del male a Brian, con quella sua espressione dura, ma al contempo beffarda.
«Allora?» sibilò. «Non hai niente da dire?»
«Ho solo una cosa da dire» rispose Meredith, «Ed è che non dovrei essere qui. Dici che siamo fatti per stare insieme, eppure non fai altro che smentirti da solo.»
Dominick obiettò: «Sei tu che smentisci, che distruggi tutto quello che c'è tra noi. Quel Brian Connor...»
Meredith puntualizzò: «Non ero insieme a Brian, stasera. Non ci vediamo più.» Almeno la seconda parte di quell'affermazione era vera. «C'era Derek con me, questa sera.»
Dominick le ricordò: «Hai cercato di nascondermi che Derek fosse la tua Anima Bianca.»
«È stato molto tempo fa. E poi è uno di noi.»
«Mi stai dicendo che, per averti, devo essere disposto ad accettare una tua relazione di facciata con Derek?»
«Perché no?»
Dominick rimase in silenzio per quello che a Meredith parve un tempo infinito. Non doveva essere passato più di mezzo minuto, tuttavia, quando le domandò: «A che gioco stai giocando, Mer?»
Non lo sapeva nemmeno lei, a dire il vero, e non aveva idea di quanto potesse essere giusto o sbagliato il suo tentativo di convincere il fratello di qualcosa che non esisteva.
«Non sto giocando» rispose, sforzandosi di apparire credibile. «Brian Connor mi ha stancato. Nessuno può accettare facilmente quello che siamo io e te, ma sai bene che non riesco a rimanere da sola. Derek è una buona copertura.»
Dominick fece una risata.
«Se lo dici tu.»
«Devi credermi.»
«Mai detto di non crederti.»
«Allora liberami» lo supplicò Meredith. «Liberami e farò quello che vorrai.»
Dominick inserì la chiave nella toppa. Aprì la porta della cella, facendola illudere per un attimo che volesse toglierle anche le catene.
Suo fratello, tuttavia, sentenziò: «Non metto in dubbio la tua buon volontà, ma non posso passare sopra a tutto quello che hai fatto. Ti avevo vietato di uscire di casa. Tu non solo mi hai disobbedito, ma l'hai anche fatto nel peggiore dei modi. Sei scappata. Sei scappata in volo. Quello che hai fatto è inaccettabile.»
Entrò e le si avvicinò. Meredith fu scossa da un brivido, e non certo per il freddo, anche se, prima di incatenarla, Dominick le aveva fatto togliere la felpa, lasciandola con un top che la copriva ben poco.
«Cosa fuoi fare?» trovò il coraggio di chiedergli.
Dominick ridacchiò.
«Cosa farebbe zia Mary Beth, se fosse qui?»
Dette quelle parole, si allontanò.
«Dove vai?» chiese Meredith, senza ricevere risposta.
Suo fratello tornò poco dopo.
«Guarda cos'ho portato.» Teneva in mano un bastone di bambù. «È proprio quello di zia Mary Beth. E credo sia la giusta punizione per quello che hai fatto.» Senza darle il tempo di replicare, tornò ad avvicinarsi, dopo avere appoggiato il bastone alla parete. «Non muoverti e non provare a opporre resistenza.»
Come se avesse potuto, incatenata com'era. Avrebbe voluto farglielo notare, ma ritenne più saggio tacere.
«È una vera fortuna che tu sia senza felpa, sarà tutto molto più pratico» proseguì Dominick. Le tirò su il top, per denudarle una maggiore porzione di schiena, dopodiché le sbottonò i pantaloni, calandoglieli giù fino quasi alle ginocchia. «Belle mutandine» osservò. «Le hai messe per Derek?» Le tirò giù anche quelle, commentando: «Sarebbe un vero peccato rovinarle.» Con una mano le fece una carezza sulla parte bassa della schiena, per poi scendere fino alle natiche. «Anche il tuo culo è molto bello e sarà un peccato rovinarlo, ma guarirà molto presto. Sei pronta?»
C'era un solo modo per sperare di uscire da quella cella, Meredith lo sapeva.
«Sì, sono pronta» mormorò, consapevole di ciò che la aspettava.
Zia Mary Beth l'aveva punita in innumerevoli occasioni con quel bastone, sia prima sia dopo il fattaccio della soffitta. A parte quella volta, si era sempre data un limite; il limite che certo Dominick non avrebbe avuto. Il suo corpo di Anima Grigia aveva molta più resistenza di quello di ragazzina umana e avrebbe rimarginato rapidamente le ferite, ma la forza di Dominick era di gran lunga maggiore di quella della zia, il che, unito alla consapevolezza di potere prolungare quel supplizio potenzialmente all'infinito e al suo sadismo, le avrebbe fatto rimpiangere le già dolorose punizioni della zia.
Dominick iniziò dall'alto, il primo colpo inferto fu appena al di sotto del top. Meredith strinse i denti, soffocando un gemito.
Poi arrivò il secondo, quasi nello stesso punto. E poi, uno dietro l'altro, il terzo, il quarto e il quinto. Fu allora che Meredith gemette.
«Così presto?» le chiese Dominick, sprezzante. «Abbiamo appena iniziato. E per ora sono stato molto delicato. Resisti, Mer, questo è il prezzo da pagare per tornare a casa.»
Le bastonate che seguirono furono decine, in rapida successione, scendendo lentamente fino alle natiche. Era chiaro come Dominick volesse dimostrarle che era totalmente in suo potere. Quel potere, tuttavia, non sarebbe durato all'infinito. Meredith era più certa che mai che prima o poi sarebbe stata libera, a qualunque costo.

   
 
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