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Autore: Milly_Sunshine    29/11/2023    1 recensioni
PARANORMAL ROMANCE - THRILLER /// Meredith è un'attrice teatrale di scarso successo, si è reinventata come cameriera in un locale malfamato e non può certo permettersi di sognare il principe azzurro: la sua esistenza è fatta di misteri torbidi e intrighi con cui le persone comuni non dovrebbero avere a che fare, non può permettersi di condividerla con qualcun altro. Brian è un detective privato e si occupa di smascherare sedicenti medium che truffano i loro clienti. Non ha mai avuto a che fare con il paranormale e nemmeno ci pensa. Quando incontra Meredith, è colpo di fulmine e sembra non esserci altro che lei. Non può sapere che proprio Meredith sta per trascinarlo in un mondo di cui ignora l'esistenza e che può rivelarsi molto pericoloso.
Genere: Erotico, Sovrannaturale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Incest, Non-con, Violenza | Contesto: Sovrannaturale
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Derek si affrettò ad appoggiare il vassoio, osservando quel variegato gruppo di persone.
C'era Jonathan White, il detective per cui Brian Connor lavorava.
C'era Claire Stevens, la donna che frequentava Dominick Storm.
C'era un tizio coi capelli lunghi, facilmente riconoscibile come Harley Parker.
Meredith era sparita insieme a Dominick, ma allo stesso tempo c'erano altre due persone che aveva visto in precedenza, ma che non c'erano più.
Una di loro era Amberlee Ferguson, la donna che qualche tempo prima era caduta nella rete di Alicia. L'altro era, neanche a dirlo, quel maledetto Connor che, da quando era comparso nella vita di Meredith, aveva indirettamente complicato una situazione già di per sé poco sostenibile.
Per un attimo fu tentato di chiedere a Kay se li avesse visti, ma era meglio non coinvolgere la collega in quella storia. Inoltre stava finalmente riuscendo ad allontanarsi da lei, non voleva dare segno di volersi avvicinare di nuovo. Se non ci fosse stata Meredith al centro dei suoi pensieri, non gli sarebbe dispiaciuto terminare la nottata insieme a lei, ma c'era Meredith, e soprattutto non era il momento di pensare al sesso.
L'unico desiderio che animava Derek era quello di scoprire cosa stesse succedendo con esattezza. Dominick era l'unico che poteva spiegargli cosa stesse accadendo, ma era certo che non l'avrebbe fatto, quindi doveva scoprirlo da solo.
Sapeva dove fosse il sotterraneo e, anche se non possedeva una copia delle chiavi del cancello dal quale vi si accedeva, in quel momento non lo vedeva come un ostacolo insormontabile. Più si avvicinava, più aveva la sensazione di percorrere la strada giusta.
Come a confermare la sua sensazione, la porta dell'archivio che conduceva al sotterraneo non era chiusa, ma solo accostata. Anche la seconda porta, quella chr portava alle scale, non era chiusa.
Derek non pensò alle conseguenze del gesto che stata per compiere.
Doveva scendere. Doveva arrivare almeno al cancello, sperando di udire qualcosa dall'interno.
Sentì delle voci ancora prima di raggiungerlo: Meredith, Dominick, Brian Connor. Poi ecco comparire anche Diane, infine una voce di donna che Derek non riconobbe, ma che poteva appartenere alla Ferguson.
“Sembra un raduno. In circostanze normali, potrei perfino sentirmi offeso per non essere stato invitato.”
Era certo che raggiungerli non fosse una scelta molto intelligente. Ne avrebbe fatto volentieri a meno se la donna che amava e che avrebbe sempre amato non fosse stata coinvolta e se, allo stesso modo, non fossero state presenti anche due persone che con le Anime non avevano legami e che, di conseguenza, avrebbero dovuto essere protette e tutelate.
Sentì perfettamente Dominick proporre a Meredith di prendersi Brian come Anima Bianca. C’era solo una cosa su cui quel maledetto potesse fare leva con Meredith. Intendeva comprare la sorella, sicuro che, in cambio di Brian, gli avrebbe concesso qualunque cosa.
Se secondo i piani di Dominick, uno tra lui e Brian doveva morire, Derek aveva ben chiaro che non doveva arrendersi, ma soprattutto che era bene intervenire subito, prima che Meredith potesse lasciarsi trascinare. C'era un'unica alternativa possibile, Derek lo sapeva: non doveva morire, così come non doveva morire Connor. Gli unici che meritavano la fine erano Dominick e quella maledetta Diane, che ad ali spiegare derideva Meredith, tacciandola di non tenerci abbastanza a Brian, se tentennava di fronte alla proposta del fratello.
Brian, da parte sua, sembrava imbambolato in quella situazione, così come del resto la Ferguson. Non che ci fosse da sorprendersi più di tanto: era pur sempre un umano messo di fronte al soprannaturale e, pur avendo già conferma della sua esistenza, non doveva essere facile, per lui, ritrovarsi a tu per tu con creature alate.
«Fermati, Diane!» urlò Derek, palesandosi, quando vide le ali di Meredith a rischio, con Diane che la bloccava a terra e brandiva un accendino.
Per fortuna ne portava uno con sé - un'arma impropria che poteva sempre rivelarsi utile - e, mentre Meredith approfittava della distrazione della sua avversaria per alzarsi in piedi, lo prese fuori dalla tasca dei pantaloni.
Fissò Diane, che doveva essersi accorta dell’accendino che teneva in mano. La vide rivolgergli un lieve sorriso, prima di decidere da che parte andare. Bastò poco, perché Meredith si trovasse accerchiata: Dominick da un lato, Diane dall’altro.
“Adesso tocca a me.”
La guardò.
Meredith non ricambiò il suo sguardo.
«Mer!» la chiamò.
Finalmente Meredith si accorse di lui, mentre Diane e Dominick sembravano certi di potere ottenere ciò che desideravano.
Derek le lanciò l’accendino.
Meredith saltò in avanti, pronta ad afferrarlo.
Lo mancò di poco.
«Complimenti per il lancio» ironizzò Dominick, che adesso teneva l’accendino tra le mani.
Era finita, Derek se ne rendeva conto, se non per lui, almeno per Meredith. 
Diane sogghignava, compiaciuta. Derek ne era certo: sarebbero passati pochi istanti prima che quei due squilibrati dessero alle fiamme le sue ali.
«A te l'onore, Dom» declamò Diane. «Dimostrami che io sono tutto per te, che questa puttana non conta niente per te.»
Derek sentì i conati di vomito. Non riusciva a capacitarsi del fatto che la sorella minore di Meredith desse segno di essere in competizione con lei per le attenzioni malate di Dominick Storm.
Quest'ultimo replicò: «No.»
«Fallo» gli ordinò Diane, «Oppure mi perderai per sempre.»
«Non dire idiozie» replicò Dominick, ma fu tutto inutile.
Derek avvertì uno sfrigolio di fiamme, poi un grido soffocato.
Spalancò gli occhi. Fu questione di un attimo: Diane spiegò le ali, ormai avvolte dalle fiamme, appiccate da se stessa.
Fissava Dominick.
Anche Meredith rivolse lo sguardo verso di lui.
Poi si udì un grido: prima di finire in cenere, Diane afferrò Amberlee Ferguson per un braccio e la scaraventò violentemente contro il cancello.
Meredith fu la prima a parlare, in quella situazione: «Perché? Che cosa significa tutto questo?»
«Tutto questo significa che puoi dire tutto quello che vuoi di me. Ti ho fatto del male, lo ammetto. Ti ho fatto del male, ma ti amo più di quanto abbia mai amato chiunque altra, anche se l’intero mondo è coalizzato contro di noi. Diane ti voleva morta, io no. Non...»
Abbassò lo sguardo.
Fissava la Ferguson.
Anche Derek la guardò.
Era a terra, priva di sensi, con un’ampia ferita sanguinante sulla testa.
Brian si chinò su di lei, quasi risvegliandosi dal suo torpore.
«Amber? Amber, mi senti?»
«Non credo che ti risponderà» puntualizzò Derek. «È troppo tardi, ormai.»
Improvvisamente rivitalizzato, Brian le afferrò un polso.
«Il suo cuore batte ancora.»
Derek sapeva di non potersi fare illusioni.
«Non batterà per molto.»
Era sicuro che quell'assurda situazione sarebbe terminata con la morte di quella poveretta. Le sue sicurezze, tuttavia, crollarono di colpo, quando Dominick si chinò su di lei. 

*** 

Era una notte calma, quella di Acid Corn.
Era una notte calma, che non lasciava trapelare nulla di quello che era accaduto nel sotterraneo del Rifugio del Drago.
Non era difficile comprendere perché Anime Grigie e Anime Bianche fossero da sempre in grado di celare la loro vera natura. Erano tutti professionisti nel far credere che la realtà illusoria che gli umani conoscevano fosse reale.
Amber era diventata una di loro, ma Brian doveva fingere che nulla fosse accaduto.
«Allora?» volle sapere Jonathan, rompendo il silenzio. «Ci vuoi spiegare chi è veramente la tua ragazza?»
Brian mentì: «Non lo so.»
«L'hai vista?»
«Sì.»
«È Meredith» intervenne Harley, «il miglior pezzo della collezione di Dominick Storm? O è l'unica, là sotto?»
Brian scosse la testa.
«Non ci sono collezioni.»
«Diane non è rinchiusa nel sotterraneo?»
«No.»
«E lei, l'hai vista?»
Brian mentì di nuovo: «No, non l'ho vista. Non so dove sia.»
Era meglio per tutti fingere che nulla fosse accaduto. Diane Evans non c'era più. Un problema che avrebbe potuto diventare insormontabile era stato risolto. Almeno in parte, Dominick era stato dipendente da lei. Brian non si illudeva che da solo potesse improvvisamente trasformarsi in una persona migliore, ma solo che l'assenza di una pessima influenza potesse spingerlo a mantenere un certo contegno.
«Per cortesia, Brian» lo pregò Jonathan, «Cerca di ricordare che ci sono anche questioni di lavoro, in mezzo, sia per me sia per Harley.»
Erano quelli i momenti in cui Brian riusciva a capire come mai Claire l'avesse lasciato: Jonathan metteva il proprio lavoro prima di tutto. Quello avrebbe anche potuto essere accettabile, il vero problema era che non riuscita a rendersi conto che per le persone che aveva intorno non era sempre l'aspetto più importante della vita.
Claire, da parte sua, non diceva nulla. Non sapeva, ma sospettava. Aveva sempre sospettato. Doveva avere creduto in prima persona alle menzogne che lei stessa aveva inventato per difendere il proprio amore illusorio.
Ne sarebbe uscita distrutta. Tutti ne sarebbero usciti distrutti, a parte Jonathan e Harley: per loro si trattava solo di interessi professionali, non c'era da stupirsi che guardassero la situazione con un distacco che Brian non avrebbe mai avuto.
Si allontanò. Aveva bisogno di stare da solo.
Non vi riuscì, perché Claire lo raggiunse.
«A me» lo avvertì, «Puoi dire tutto.»
Che cosa avrebbe potuto dirle, se non che avrebbe fatto meglio a stare a debita distanza di Dominick Storm?
Glielo riferì e Claire sorrise.
«Tutto qui?»
«Sì.»
«Sei sicuro di non avere altro da aggiungere?»
Brian confermò: «Non c'è altro.»
«Allora» concluse Claire, «Non stai dicendo altro che qualcosa che sapevo già da molto tempo.»
«Non l'hai mai dimostrato.»
«L'ho dimostrato a me stessa. Credo che sia sufficiente.»
Brian annuì.
«Penso di sì. Quello che conta è la tua opinione. Gli altri non ti capiranno mai fino in fondo.»
Più che a Claire si riferiva a se stesso, ma aveva la convinzione di fondo che tutti condividessero, almeno in parte, gli stessi problemi.
Inorridì al pensiero che in quel momento anche Dominick potesse sentirsi un incompreso. 

*** 

Amber aprì gli occhi e fu uno shock. Vedeva perfino meglio di quando metteva gli occhiali per guidare, peraltro nella penombra.
«Come stai?» domandò una voce accanto a lei.
Amber si mise a sedere, contro un cancello.
Ricordò. Era scesa nel sotterraneo insieme a Brian. Dominick aveva manifestato l'intenzione di ucciderli. Il successivo intervento di Diane aveva complicato le cose.
Amber era caduta, stando a quanto ricordava. Aveva battuto la testa. Tutto era diventato buio all'improvviso. Poi...
“Poi non ricordo.”
Si girò e guardò alla propria destra.
«Tu...»
Le parole le morirono in bocca, quando si accorse che Dominick era seduto accanto a lei.
«È normale che tu ti senta frastornata» le confidò. «Ti abituerai, prima che ti spuntino le ali.»
«Le... ali?»
Non bastava avere una vista micidiale?
Non bastava chiacchierare amabilmente con un pazzo assassino?
Dominick sospirò.
«Ci sono state un po' di complicazioni.»
«Complicazioni?»
Le sembrava un termine troppo riduttivo per tutto quel casino.
«Ci farai l'abitudine» ribadì Dominick. «Essere un'Anima Bianca è un po' diverso che essere una semplice e inutile umana.»
Amber sbuffò.
«Semplice e inutile chi?»
Dominick rise.
«Non offenderti, ormai non lo sei più.»
Amber scosse la testa.
«No, ti sbagli, io non sono un'Anima Bianca.»
«Credi di saperlo meglio di me?»
«Sì, è ovvio, conosco la mia identità.»
«Mi aspettavo una simile risposta.»
«È l'unica risposta ovvia.»
«Evidentemente non ti ricordi di essere stata in punto di morte» concluse Dominick. «Immagino che anche questo possa essere considerato normale.»
«Sono solo caduta» obiettò Amber. «Tra cadere e morire c'è una bella differenza.»
«Non quando batti la testa a quel modo.»
«In tal caso» volle sapere Amber, «Perché sono ancora viva?»
Dominick puntualizzò: «Eri un'occasione troppo buona per non essere sfruttata. Non sapevo che ora fosse, se la mezzanotte fosse già passata o meno.»
Amber non sapeva se sentirsi offesa o meno.
«Un'... un'occasione?»
«Senza Diane» le confidò Dominick, «Sarei morto anch'io.»
Amber aggrottò la fronte.
«D-Diane è morta?»
«Sì.»
«Come?»
«Nell'unico modo in cui un'Anima Bianca può morire.»
Non fu difficile fare due più due, perciò Amber ipotizzò: «Bruciata?»
Dominick non le diede una risposta diretta.
«Non sentiremo la sua mancanza, ora ci sei tu» fu il suo unico commento. «Non sono uno che si lascia scappare le buone occasioni. Poi sei anche carina. Sarà un piacere portarti con me.»
Amber mise in chiaro: «Non mi piacciono gli uomini.»
«Ho detto che puoi venire via con me, non che devi diventare la mia amante.»
«Venire dove?»
«Non lo so» ammise Dominick, «Lontano da qui, dove a nessuno possa venire in mente di ammazzarci.»
«Oh, dimenticavo.» Amber sospirò. «Da adesso in poi sarà uccidere o essere uccisi.»
Dominick scosse la testa.
«È proprio vero, una volta che ti costruisci una reputazione, non c'è verso di far cambiare idea a chi ti sta intorno.»
Amber spalancò gli occhi
«Cambiare idea? No, non ci penso nemmeno. Tu sei un criminale pericoloso.»
«Evidentemente sono nato per essere odiato.»
«Non senza ragione.»
«Non ha importanza. Non mi pento di niente.»
«Nemmeno di avere lasciato in vita Meredith?»
Ci volle un po’, prima che Dominick le rispondesse. Alla fine le confidò: «Soprattutto di quello, non me ne pentirò mai.»
Era difficile comprendere le dinamiche del rapporto che lo legava a sua sorella.
No, non era solo difficile. Era impossibile. Amber ne era ancora più che certa: quello doveva essere un sogno, un semplice sogno senza né capo né coda. 

*** 

Brian aprì il portone cercando di recuperare un po’ della positività che l’aveva contraddistinto in quelli che riteneva tempi ormai remoti.
I bei giorni in cui non sapeva niente di Anime Grigie e di Anime Bianche erano finiti, ma la sua vita avrebbe comunque ritrovato un senso.
Claire avrebbe smesso di parlare di Dominick. Jonathan avrebbe continuato a parlare sempre e solo di lavoro. Harley forse sarebbe rimasto e, con un po’ di fortuna, avrebbe smesso di fare il cacciatore di Anime e avrebbe trovato un'altra occupazione.
Accese la luce, mentre il portone si richiudeva.
Iniziò a salire le scale.
A ogni gradino gli sembrava di essere più lontano dal Rifugio del Drago, locale in cui, con tutta probabilità, non sarebbe davvero mai più entrato.
La sensazione di distacco e di lontananza svanì nel momento stesso in cui vide Meredith e Derek seduti sui gradini accanto alla porta d’ingresso del suo appartamento.
«Cosa ci fate qui?»
Meredith si limitò ad alzare lo sguardo, mentre Derek lo informò: «Meredith voleva parlarti.»
«Di cosa, se non sono indiscreto?»
«È giusto che tu sappia.»
«Preferirei sapere da lei, se proprio è necessario.»
Meredith si rivolse a Derek: «Per cortesia, potresti lasciarci da soli?»
Derek fece per alzarsi, ma Brian lo trattenne.
«No, non ha importanza. Non dobbiamo parlare di nulla di segreto, almeno credo... altrimenti non saresti qui.»
Meredith si alzò in piedi.
Si guardarono negli occhi per qualche istante.
Quelle iridi turchesi apparivano ancora dannatamente stupende, nonostante Brian sapesse che era soltanto l’effetto di un paio di lenti a contatto.
«Dimmi» la esortò.
Meredith mormorò soltanto: «Mi dispiace.»
«Per che cosa?»
«Per non averti detto fin da subito chi ero.»
«Non ti avrei creduta» replicò Brian. «All’inizio non sapevo nemmeno cosa fosse un’Anima Nera... e forse non lo so nemmeno ora, fino in fondo.»
«No, non lo sai nemmeno ora, non del tutto, almeno» confermò Meredith. «Chissà, forse un giorno, quando me ne sarò andata, ti scriverò una lunga lettera in cui ti racconterò tutto per filo e per segno.»
Brian aggrottò le sopracciglia.
«Vuoi andartene?»
Meredith annuì.
«Credo di non avere più niente da fare qui.»
«Andrai via insieme a tuo fratello?»
Gli sembrava una prospettiva assurda, ma nelle ultime ore aveva imparato che comprendere la logica con cui le Anime agivano era fin troppo complicato.
«No, ma comunque Dominick mi ha confermato che se ne andrà» rispose Meredith. «Verrà Derek con me. Ha insistito tanto a lungo, perché ce ne andassimo.»
«Come al solito» intervenne Derek, «Ha capito che avevo ragione io. E poi, te l'avevo detto, tra voi non sarebbe durata.»
Brian si avvicinò alla porta.
«Buona fortuna.» Infilò la chiave nella toppa. «A entrambi.»
Entrare in casa e richiudersi la porta alle spalle fu più facile di quanto avesse immaginato fino a pochi secondi prima.
Udì i passi di Meredith e di Derek che scendevano le scale.
Udì il portone che si apriva e che poi si richiudeva.
Pensò che erano passati solo pochi mesi da quando aveva conosciuto Meredith, ma che, tuttavia, erano stati più che sufficienti per stravolgere completamente la sua vita.
Pensò che, se tutto era destinato a finire, quella era forse l’unica fine possibile.
Poi si appoggiò alla porta e si costrinse a smettere di pensare. Sapeva che non avrebbe visto Meredith mai più, ma che avrebbe conservato per tutta la vita il ricordo che aveva di lei.

   
 
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