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Autore: A_Frensis    30/12/2023    1 recensioni
Cassandra e Beatrice non sono due entità totalmente opposte che si sono ritrovate a convivere insieme per una pura casualità.
A distanza di un anno la loro relazione va ben oltre l'essere coinquiline, ma nessuno n'è a conoscenza perché Beatrice non si sente pronta a rivelarlo ai suoi conoscenti per paura di una loro reazione. Cassandra la comprende ma inizia a non tollerare più il distacco di Beatrice in presenza di altre perone.
Estratto dal testo:
Un vuoto che non aveva mai avuto prima d’incontrarla, con lei avevano creato uno spazio colmo fino a sentirsi quasi soffocare e ora non c’era più. Forse era stato proprio questo il problema: non riusciva più a respirare da sola. Si era totalmente lasciata andare a quel mare d’emozioni e ora ne pagava le conseguenze
-Mi manca il respiro-
-Lo so-
-Non riesco a stare lontano da te-
-Non si può resistere a un istinto primordiale-
-No, non si può-
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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Capitolo 5 

 
-Non è possibile che ogni volta riesci a convincermi-
-Sono una buona ammaliatrice-
-Tu giochi sporco-
-Sei tu che non hai un minimo di resistenza-
-Sei tu che le abbatti tutte-
-Sono davvero così forte? -
-E non sembra neanche con quelle braccia esili-
-Beh, tu con il tuo fisico, sembri realmente insormontabile-
-Mi stai facendo diventare una pappamolle-
-Solo con me però-
-Solo con te- 
  
«Un’altra birra, per favore.» Ordinò Cassandra sedendosi sullo sgabello del bancone del bar.  
Aveva lasciato i suoi colleghi al tavolo che discutevano sul loro futuro dopo la tanto attesa laurea. 
Si era alzata non solo perché non aveva voglia di discuterne ma perché i suoi pensieri erano diretti solo ad unica persona che in quel momento era con i suoi genitori che le stavano facendo il lavaggio del cervello. Probabilmente le stavano dicendo quanto fosse importante trovare un buon compagno benestante così da poter continuare a vivere nell’alta società nella quale la famiglia Treviani era già ben ambientata. 
Era cosciente di non essere lei la candidata ideale per Beatrice: era economicamente instabile, la laurea era ancora lontana, lavorava in una piccola officina e, piccolo particolare grande quanto un grattacielo, era una donna.
«Quanto siamo pensierose stasera!»
Si voltò riconoscendo quella voce familiare. «Vuoi una birra anche tu?»
Sarah annuì e Cassandra fece un segno al barista di portale un’altra birra.
«Allora?»
«Cosa?»
«Cos’è questo muso lungo?» Le chiese con un sorriso.
Cassandra alzò le spalle, bevendo un altro sorso di birra. «Pensieri vari.»
«Non credo che siano rivolti al progetto.» Suppose mentre il barista poggiava l’altra birra sul bancone.
«No, anzi, il progetto è una delle poche cose che mi spinge ad affrontare il prossimo futuro.»
«Paura del futuro?»
Annuì solamente, non aveva molta voglia di parlare quella sera.
«Beh! ognuno di noi ha paura del proprio futuro. Purtroppo, non possiamo fermare il tempo ed andare avanti solo quando ci sentiamo pronti. Possiamo solo prepararci al meglio e sperare che la botta non faccia troppo male o, magari, ci sta preparando qualcosa di bello che migliori di gran lunga la nostra vita.» Concluse il discorso battendo la birra con la sua per poi berne un sorso.
Cassandra sorrise per la prima volta in quella sera, si voltò a guardarla. «Hai un bel modo di affrontare la vita, mi piace.»
«Anche a me! Dovresti provarlo anche tu!» Sarah rise facendo ridere anche lei poi tornò seria, la guardò intensamente. «Non dovresti mai smettere di sorridere.»
«Perché?» 
«Perché quando sorridi emani una luce quasi abbagliante. È bellissimo il tuo sorriso.» Lo disse con una tale tranquillità e con un sorriso sereno in viso che Cassandra dovette distogliere lo sguardo. Dopo tanto tempo, si sentì in imbarazzo e non capì neanche il motivo. Finì la sua birra. «Ora devo andare, ci vediamo domani e grazie per le tue perle di saggezza.»
«Quando vuoi sono sempre a disposizione. A domani Cassandra.» La salutò con un sorriso.
Fece un cenno agli altri ragazzi del gruppo e uscì dal bar.
Aveva bisogno d’aria. Raggiunse la sua moto, si mise il casco e saltò in sella.
Non poteva dire a Sarah che in realtà la sua paura per il futuro era dovuta a Beatrice. 
Certo, avere un lavoro più affermato dopo la laurea era fondamentale ma il pensiero di non avere Beatrice accanto a sé rendeva tutto effimero, insignificante. 
Non sapeva esattamente quando fosse successo ma era diventata come una drogata che non poteva fare almeno della sua dose di eroina, perché per lei Beatrice era questo: eroina pura. N’era dipendete non riusciva più a pensare la sua vita senza lei. 
Era stato un incontro casuale, era stata catturata al primo colpo ammaliata dai suoi modi signorili, da quegli occhi di un blu mare mischiati ad un azzurro cielo, intrigata da quella lingua pungete. Avevano fatto impazzire Cassandra fin da subito e mai si sarebbe immaginata che Beatrice potesse interessarsi veramente a lei. 
All’inizio pensavo che per lei fosse solo un gioco ma non lo era mai stato.
Si erano incontrate grazie ad uno stupido guasto della sua macchina che qualunque meccanico poteva benissimo riparare ma Beatrice era proprio passata nell’officina in cui lavorava lei.
Scosse la testa pensando alle beffe che il destino certe volte faceva.
Dopo un giro in moto ritornò a casa.
Entrando trovò tutte le luci spente. Per paura di svegliare Beatrice si mosse lenta fino ad arrivare in stanza nella quale la trovò ben sveglia sdraiata sul letto con la lampada del comodino accesa intenta a leggere.
Beatrice alzò lo sguardo dallo spartito ed incrociando lo sguardo con il suo le sorrise. «Ehi.» 
«Ehi, mi hai aspettata…» Cassandra ricambiò il sorriso. In realtà sperava di trovarla già addormentata. Aveva timore che potesse imbastire una discussione e non era per niente dell’umore giusto per parlare. 
«Non sono riuscita a prendere sonno senza di te.» Rispose dolce, apparentemente tranquilla. 
Cassandra annuì dandole le spalle ed iniziò a spogliarsi. 
«Dovremmo parlare…»
«Di cosa vuoi parlare?» Le chiese, cercando di rimanere serena, concentrata a sbottonarsi la camicia.
«So che non ti sta bene la nostra situazione.»
 Cassandra non riuscì a trattenere un sorriso di scherno. «A chi starebbe bene?»
«Cass…»
«No Bea, ascoltami» Sospirò, ormai era inutile cercare di rimandare. Si avvicinò al letto e si sedette vicino a lei. «Sapevo a cosa stessi andando incontro nel provare a stare insieme però diavolo è passato quasi un anno! Penso che tu abbia capito ciò che davvero vuoi.» 
Beatrice tremò sotto il suo sguardo e con un leggero rossore al viso le prese una mano e la strinse. «Io voglio te. Lo sai che sono completamente tua.»
Cassandra scosse la testa con un sorrisetto ironico. «Vorrei che fosse chiaro al mondo che tu mi appartieni e che non hanno il diritto d’avvicinarsi a te!»
«Non ce n’è bisogno. L’importante è sapere che siamo l’una dell’altra.»
«Non è vero, non più!» Cassandra si alzò di scatto dal letto non potendo più reggere il suo sguardo. «So che sei mia quando stiamo in queste quattro mura e non deve esserci tua madre nei paraggi!»
«Non ti ho mai dato motivo d’essere gelosa!» Sbottò anche Beatrice. «Sai qual è il problema con mia madre!»
Cassandra le diede le spalle continuando a svestirsi. «Non ho voglia di andare a dormire nervosa, ne parliamo domani come già avevamo detto.» Respirò profondamente cercando di mediare la situazione già diventata tesa ma Beatrice non era del suo stesso avviso. «Io voglio parlarne adesso!» Si alzò dal letto raggiungendola, le afferrò il braccio facendola voltare verso di sé. 
Beatrice la squadrò da testa a piedi con ancora indosso la camicia, in quel momento del tutto sbottonata, incrociando lo sguardo cupo di Cassandra cercò di darsi un contegno. «Io voglio solo te. Non m’interessa nessun altro. Perché non possiamo aspettare ancora un altro po’?»
«Perché ho la sensazione che tu non sarai mai pronta per fare questo passo ed io sono stanca. Sono stanca di dovermi contenere in ogni gesto con te nelle rare volte che usciamo insieme, perché gli altri non devono capire che noi siamo tutto tranne che semplici amiche. Sono stanca di non poter spaccare la faccia a chi ti guarda per un secondo di troppo. Sono stanca del tuo continuo allontanarmi quando c’è qualche parente o conoscente perché hai paura che intuiscano qualcosa quando sai benissimo che tua madre già sa. Ti bastano come motivazioni o vuoi che continui? Ho una lista bella lunga.» Cassandra esplose e durante il suo sfogo si era avvicinata ancor di più a Beatrice ritrovandosi a pochi centimetri di distanza. Gli occhi verdi smeraldo freddi e carichi di rabbia contro gli occhi blu oceano velati di lacrime di tristezza. 
Cassandra alla vista di quegli occhi scosse la testa e ritrovò un minimo di lucidità. Era stata troppo brutale. Istintivamente l’afferrò e la strinse tra le sue braccia, portò la sua testa sul petto. «Scusami, non volevo essere così dura.»
Beatrice si strinse spasmodicamente circondandole la vita con le braccia. «No, hai ragione. Ma io non so davvero cosa fare.» Non resistette più e scoppiò a piangere. 
«Ssst… Non piangere. Per questo ne volevo parlare domani con più calma.» La coccolò tra le sue braccia accarezzandole i capelli. 
Rimasero così. Beatrice con la testa nascosta nell’incavo del collo di Cassandra mentre tentava di fermare le lacrime che, imperterrite, continuavano a scorrere. «Dai... Mi cambio. Così possiamo riposare, siamo entrambe stanche.» Disse Cassandra quando la sentì più tranquilla.
Beatrice alzò il volto e la guardò negli occhi in silenzio. Poté vedere il suo sguardo diventar più scuro «Lascia che ti aiuti…» Le sussurrò accarezzando i lembi della sua camicia slacciata. Portò le mani sotto d’essi e le sfilò lentamente la camicia. 
Cassandra non si aspettava quel cambio di direzione repentino, le lacrime ormai dimenticate.
Tolta la camicia Cassandra le afferrò le mani, bloccandole. «Io non credo sia una buona idea.» 
Beatrice le sorrise avvicinando il viso al suo e si fermò ad un soffio dalle sue labbra. «Voglio ripagarti di tutte le attenzioni che mi hai dato.»
Cassandra chiuse gli occhi per non perdersi nello sguardo della sua sirena, non riusciva a comprendere come in un attimo potesse trasformarsi in una ammaliatrice.
Sentì le mani delicate scorrere sulle sue braccia, poi sulle spalle fino a fermarsi fra suoi capelli prese a giocarci mentre sentì le labbra di Beatrice baciare la sue per poi spostarsi sulla mandibola lasciando una scia umida. «Voglio farti mia, voglio sentirti gemere sotto il mio tocco…» 
Cassandra sospirò pesantemente, portò le mani sui suoi fianchi e strinse la presa. «Io non-» Non era del tutto convinta ma si bloccò quando Beatrice le tolse il reggiseno sportivo e le sue labbra scesero sul suo collo.  
«Bea…» 
«Sì?» La incoraggiò mentre giocava con un suo seno.
La stava incantando, era incredibile. Non riusciva più a ragionare. Troppo presa dal suo respiro caldo, dalla scia di fuoco che stavano lasciando le sue mani e le sue dannate labbra.
Non riuscì a capire come, ma si ritrovò i jeans slacciati e non ebbe il tempo di pensarci perché le labbra di Beatrice si impossessarono di un suo capezzolo. Gemette. 
Sentì i suoi jeans scivolare lentamente giù. Beatrice si accovacciò per completare l’operazione. Quando si rialzò Cassandra aprì gli occhi e vide il suo sguardo carico di desiderio accompagnato da un sorriso vittorioso sulle labbra. 
Era consapevole d’essere creta fra le sue mani ma non poteva farci nulla ed in quel momento poco le importava. 
Cassandra Si arrese a Beatrice. Le prese il viso tra le mani e la baciò con foga. Beatrice sorrise sulle sue labbra ricambiando la foga del bacio ma quando provò a sollevarla in braccio Beatrice si allontanò. Cassandra la guardò stranita e Beatrice le sorrise afferrando una mano guidandola fino al letto, la spinse seduta. «Stavolta detto io le regole.» Sussurrò facendo pressione sulle sue spalle, in modo tale che si sdraiasse. 
Una volta sdraiata, Beatrice salì lentamente lungo il suo corpo lasciando baci lungo le sue gambe quando raggiunse la sua meta Cassandra annegò. 
Annegò in quello oceano trascinata giù negli abissi dalla sua sirena che l’aveva stregata non solo in quel momento ma da sempre da quando per la prima volta i suoi occhi verdi incrociarono quelli blu di Beatrice.

Frensis

|Angolo di Frensis|
Ciao a tutt* 
Nell'ultimo capitolo mi hanno fatto notare che c'erano diversi errori di battitura, cercherò di rimediare al più presto. 
Questo capitolo è di collegamento a quello precedente e si scopre un po' di più cosa pensano entrambi. (Il bello deve ancora venire) 
Grazie a chi sta leggendo la storia, spero tanto che vi stia piacendo e grazie a chi mi scrive! Sono felice di avere un confronto! 
Colgo l'occasione per auguare a tutti un Buon inizio anno, vi auguro di avere la forza per realizzare i vostri sogni! A presto
Frensis

P.s nella versione che sto caricando su EFP non sono previsti flashback. Ma fatemi sapere se vi incuriosisce leggere del loro primo incontro o di come si sono ritrovate a convivere insieme. Forse potrei cambiare idea.

 
   
 
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