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Autore: Abby_da_Edoras    18/01/2024    2 recensioni
Dopo circa cinque anni ritorno a scrivere su questo fandom e, in effetti, questa long fic si può considerare il sequel delle mie raccolte di storie su Elijah e Tristan con la mia versione dei fatti. Se ricordate, era rimasta in sospeso la quinta stagione, che non avevo visto e che racconto in questa long fic a modo mio. I protagonisti, però, non saranno più Elijah e Tristan (che comunque sono sempre insieme e fanno parte della storia), bensì la mia nuova OTP di questo fandom... vedrete. Dunque, sono passati cinque anni dagli avvenimenti della mia ultima OS e finalmente Kol è riuscito a scoprire chi minaccia Hope, solo che... ha scoperto anche un'altra cosa molto importante sulla sua identità e questo cambierà la sua vita e quella di chi gli sta accanto.
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a autori, registi e produttori della serie TV "The Originals".
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Elijah, Klaus, Kol Mikaelson, Tristan
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 9: Nothing left

 

Follow me back home
'Cause the night is young
And I'm tired of being alone
Follow me back home
Give me just one more
To bring shivers to the bone

Nothing left
It's time to leave
Can you make it on your own?
Nothing left
It's time to breathe
Can you follow me back home?

(“Nothing left” – Delain)

 

A quanto pareva, Greta e i suoi Notturni (a dirla così sembra pure il nome di una band gothic metal…) non erano tanto sciocchi e prevedibili quanto Klaus e gli altri speravano. Quella sera a Villa Mikaelson erano tutti pronti per un combattimento all’ultimo sangue poiché Klaus aveva rifiutato di consegnarsi e, pertanto, tutti erano più che convinti che i nemici sarebbero arrivati non appena scaduto l’ultimatum. C’era Marcel, trasformato nella Bestia, con Josh e tutti i suoi vampiri, c’era Vincent che era pronto a fare fronte comune con Freya e anche con Hope, visto che era la più potente di tutti; c’erano Elijah e Tristan con tutta la Strix e, nel team degli ibridi, Klaus, Kol e Hayley. Erano più pronti di una squadra nazionale di calcio alla finale della Coppa del Mondo… ma nessuno si fece vivo. Né Greta, né qualsiasi Notturno, neanche un povero umano soggiogato per mandare qualche messaggio minaccioso. Niente. Tutti restarono in assetto di guerra per l’intera notte ma, alle luci dell’alba, cominciarono a dare segni di scoraggiamento.

“Non verrà nessuno, ormai il sole sta per sorgere” disse Tristan, dando voce a ciò che nessuno voleva ammettere.

“E questo che significa?” lo rimbeccò Hayley. Non era più realmente arrabbiata con lui, ma non le stava simpatico e, comunque, il suo ruolo era quello di battibeccare con l’arrogante Conte De Martel.

“Beh, mia cara, si chiamano Notturni per un motivo: non hanno l’anello solare perché ritengono che la loro vera natura sia quella di vivere solo di notte. Perciò non verranno quando il sole è già sorto o brucerebbero” replicò soavemente Tristan.

“Potrebbe essere un trucco” esclamò Klaus, già innervosito dalla lunga notte e poco propenso a farsi fare lezione da quello spocchioso di Tristan De Martel. “Magari non verranno loro ma attenderanno che noi abbassiamo la guardia per attaccarci con lupi mannari soggiogati. Lo hanno già fatto.”

“Lo hanno fatto solo per creare diversivi, come l’attentato al Mardi Gras o gli attacchi alla scuola di Hope” ribatté serafico il Conte. “Non manderebbero creature che loro considerano inferiori ad attaccare i Mikaelson, il loro bersaglio finale. Verranno loro personalmente e troveranno anche il modo di entrare senza invito grazie a qualche incantesimo delle loro streghe.”

“Tristan ha ragione” lo appoggiò Elijah, cosa che innervosì ancora di più tanto Hayley quanto Klaus. “Non affiderebbero un compito così importante ai lupi mannari e, comunque, per Greta Sienna e suo figlio Roman è una questione personale contro Niklaus. Troveranno il modo di venire qui personalmente, è ciò che penso anch’io.”

“Oh, bene, e allora, visto che sai tutto, Tristan, per caso sai anche quando verranno?” domandò caustico Klaus.

“Sarei molto felice di saperlo, in effetti, ma purtroppo lo ignoro, così come tutti voi” rispose il Conte, senza cadere nella provocazione. “Immagino, comunque, che non sarà presto come pensavamo: aspetteranno per stancarci, innervosirci e, possibilmente, metterci l’uno contro l’altro. Come vedete ci stanno già riuscendo.”

“Purtroppo temo di dover dare ragione a Tristan, per quanto questo mi irriti” ammise Hayley. “È inutile restare tutti qui in assetto da battaglia, può anche darsi che Greta abbia pianificato di attaccarci tra una settimana e intanto noi che faremo?”

“Chiederò ad alcuni membri della Strix di sorvegliare i Notturni mentre altri resteranno a guardia della casa” dichiarò Elijah. “Abbiamo anche alcuni infiltrati che potranno darci notizie certe appena le avranno, ad ogni modo anch’io ormai sono sicuro che non attaccheranno oggi. È già mattina, ormai.”

“Infatti, lo penso anch’io” concordò Marcel. “Tornerò a casa e anch’io lascerò alcuni dei miei vampiri a sorvegliare Villa Mikaelson. Josh, tu vieni con me?”

Il giovane vampiro annuì e seguì Marcel via da Villa Mikaelson. Anche Tristan voleva tornare a Davilla Estate per organizzarsi meglio con i membri della Strix e Elijah decise di andare con lui.

“Ma bene, dunque ognuno se ne andrà per proprio conto a sbrigare commissioni varie?” sibilò Klaus. “Sono io l’unico a pensare che appunto questa potrebbe essere la trappola, ossia indurci a ritenere che i Notturni non attaccheranno e sguarnire le difese in modo da essere più deboli?”

“Questa si chiama paranoia, Nik” scherzò Kol. “Potresti anche aver ragione se non fosse che i Notturni sono, appunto, vampiri che escono solo di notte e che non usano l’anello solare. Non possono materialmente attaccarci di giorno.”

“E se si fossero procurati degli anelli solari proprio perché non ce lo aspettiamo? Hanno a disposizione delle streghe, no?” insisté Klaus.

“Sul serio, Nik? E se si fossero procurati la bomba atomica e facessero saltare in aria tutta New Orleans?” ribatté di nuovo Kol. “Ma dai! Penso piuttosto che sia come ha detto Tristan, ossia che stanno cercando di innervosirci perché non sappiamo quando attaccheranno… e con te ci stanno riuscendo particolarmente bene. Si vede che Greta Sienna ti conosce…”

Anche la rabbia di Klaus dovette cedere alle battute scherzose e tuttavia pratiche di Kol.

“Va bene, avete ragione voi, non sappiamo quando Greta e i Notturni ci attaccheranno e quindi dovremo tenerci pronti ogni notte. Ma non pensate che questa sia una scusa per muoversi liberamente di giorno e fare sciocchezze come andare a pranzo fuori o al cinema o che so io” intimò. “Preferisco essere paranoico che perdere Hope. Nessuno lascerà Villa Mikaelson finché non avremo eliminato Greta e i suoi seguaci, sono stato chiaro?”

Qualcuno sbuffò, ma almeno in questo Klaus aveva ragione, non potevano rischiare. I Notturni avrebbero potuto far rapire anche da umani soggiogati chi si fosse avventurato fuori e, a quel punto, avrebbero avuto un vantaggio incolmabile, un’esca per attirare gli altri e ucciderli. Bisognava armarsi di santa pazienza e aspettare, in fondo Greta non intendeva certo posporre troppo a lungo la vendetta che aveva atteso per decenni… però gli animi erano esacerbati, irritabili, suscettibili e già il giorno dopo accadde un fatto increscioso.

Hope era stanca di starsene sempre chiusa in casa e voleva andare a trovare Cami e Declan, magari insieme a Hayley. Klaus, ovviamente, le aveva negato il permesso spiegandole ancora una volta che era pericoloso e, per fortuna, aveva trovato sostegno sia nelle sorelle che nella stessa Hayley.

“Anch’io sono esasperata e vorrei tanto uscire, ma cerco di trattenermi ancora per quanto posso” aveva ammesso Rebekah, “perché non mi perdonerei mai se il resto di voi venisse attirato in trappola per colpa del mio egoismo. Tu e tua madre siete i bersagli più preziosi per Greta e, se veniste rapite, sarebbe la fine per tutti noi.”

“Io sono la strega più potente che esista” aveva risposto Hope, “e non ho paura di Greta e dei suoi buffoni razzisti!”

“Lo so che sei potente e forse potresti anche avere la meglio su Greta” disse Klaus, in un tono insolitamente dolce e paziente, “ma, se anche tu riuscissi a salvarti e accadesse qualcosa a tua madre, per esempio, potresti perdonartelo? Saresti in grado di vivere il resto della tua vita con un rimorso del genere? Credimi, io ne so qualcosa.”

Hope rimase impressionata da quelle parole: suo padre non le stava ordinando o proibendo qualcosa, ma le parlava come ad una sua pari, spiegandole perché non era possibile uscire dalla villa prima di aver sconfitto quei nemici così subdoli.

“Oppure potrebbe usare noi per catturare e uccidere tuo padre” aggiunse Hayley. “Credimi, Declan mi manca moltissimo e vorrei tanto andare a trovarlo, ma non è prudente e rischierei di mettere in pericolo anche lui, che non c’entra niente in questa storia.”

Così l’azione congiunta aveva avuto successo e Hope si era rassegnata, con un po’ di muso lungo di circostanza, ad attendere ancora qualche giorno.

Kol aveva assistito non visto alla simpatica scenetta familiare e ne era rimasto colpito e intenerito, oltre a trovare incredibilmente dolce Klaus che, quando aveva a che fare con la figlia, diventava davvero un’altra persona. Poco più tardi si trovavano da soli nel patio di Villa Mikaelson e Klaus si accorse che Kol lo guardava con un’espressione buffa, un sorriso che era insieme divertito e commosso.

“C’è qualcosa di divertente di cui dovrei essere a conoscenza?” gli domandò Klaus.

Kol scosse il capo, sempre con quel sorriso particolare sulle labbra.

“No, non di divertente” rispose, un po’ imbarazzato. “Ti ho visto mentre spiegavi a Hope i motivi per i quali non deve commettere imprudenze e… non so, ho trovato bello e veramente paterno il fatto che tu non ti sia limitato a proibirle di uscire ma che, invece, abbia parlato con lei come a un’adulta e sono certo che sia per questo che ti ha ascoltato. Sei molto tenero con lei, è come se con Hope riuscissi a far cadere la maschera che cerchi di mostrare al resto del mondo.”

“È così, infatti. Voglio che mia figlia mi ami, non che mi tema. Ho avuto per anni il terrore di diventare un padre come Mikael e sono fiero quando posso dimostrare di essere tutto l’opposto” replicò l’ibrido.

“E in effetti stai imparando a mostrare il tuo lato migliore anche alle persone che ti sono più vicine, come a me, ma anche a Elijah, a Rebekah, a Hayley” riprese Kol. “Immagino che sia stata proprio Hope ad aiutarti a non aver più paura dei tuoi sentimenti e questo mi ha fatto pensare a quanto possa essere bello e significativo avere un figlio, se può cambiare così il cuore di qualcuno.”

“Avere Hope ha avuto esattamente questo effetto su di me, anche se all’inizio non la volevo proprio perché temevo che sarei stato un padre orribile come Mikael” concordò Klaus, che però non capiva dove volesse arrivare Kol.

“Beh, un pensiero ne ha fatto nascere un altro e così mi è venuto in mente che per te è stata una fortuna essere un ibrido e non solo un vampiro, altrimenti non avresti conosciuto la gioia di avere una figlia. Rebekah è spesso triste perché pensa che non sarà mai madre e io finora pensavo che esagerasse, ma vedendoti con Hope ho iniziato a capirla: chissà come sarebbe stato se io fossi stato già un ibrido quando stavo con Davina, chissà se anche noi avremmo potuto avere un figlio o una figlia… Credo di aver negato a Davina una grande gioia e probabilmente anche a me stesso, mi chiedo cosa avrei provato stringendo tra le braccia un figlio mio” mormorò Kol. Aveva gli occhi bassi, perduto in queste riflessioni, e non si accorse del lampo di collera che attraversò lo sguardo di Klaus.

“Cosa vorresti dire con questo?” sibilò l’ibrido, avvicinandosi minaccioso.

Kol rimase allibito, non riuscendo a comprendere cosa potesse aver detto di tanto terribile da scatenare l’ira di Klaus.

“Ma… niente, Nik, cosa pensi che volessi dire?”

Klaus lo afferrò per le spalle, stringendolo così forte da penetrargli nella carne con le dita.

“Allora è per questo che sei venuto a cercarmi, era questo che volevi fin dall’inizio” ringhiò. “Non ti è mai importato niente di me, è stata tutta una recita per fare in modo che io ti trasformassi in un ibrido, perché volevi provare ad avere un figlio tuo anche se Davina non c’è più!”

Kol sbarrò gli occhi: Klaus aveva perso totalmente la ragione?

“Nik, ma cosa dici? Ti ascolti quando parli? Quello che hai detto è assurdo anche solo a pensarci, ma come ti vengono in mente certe cose?” esclamò, sconvolto. Le dita di Klaus stringevano sempre più forte le sue spalle e gli facevano male, ma non era neanche lontanamente paragonabile al dolore atroce che lo aveva invaso nel cuore e nello spirito sentendolo parlare così.

“Benissimo, ipocrita bugiardo e infingardo, hai ottenuto quello che volevi, no? Ora non hai più bisogno di fingere di provare qualcosa per me, puoi andartene dove più ti piace e cercare di mettere incinta qualche strega o lupo mannaro!” continuò Klaus, sempre più perduto nel suo delirio. “Che stolto, io mi sono aperto con te, ti ho donato il mio amore e la mia fiducia e tu mi stavi solo usando. Avrei dovuto capirlo, sei sempre stato così, non ti è mai importato niente di nessuno di noi, neanche quando ci credevi la tua famiglia!”

Kol lo fissava come intontito, non riusciva a credere che Klaus gli dicesse delle cose tanto crudeli.

“Ma… ma io non voglio niente del genere… volevo diventare un ibrido per essere più forte e… voglio bene a tutti voi anche adesso che so di essere stato adottato” mormorò. “Perché mi tratti così? Ti ho solo confidato un mio pensiero e tu… ti sei infuriato senza ragione… non capisco!”

Klaus lo sbatté con violenza contro la parete.

“Se davvero provassi qualcosa per me non sentiresti il desiderio di avere un figlio tuo” replicò con rabbia, quasi sputandogli addosso quelle parole corrosive che lo bruciavano vivo. “Se mi amassi davvero, considereresti Hope come tua figlia, perché è figlia mia… ma ovviamente non è così, tu mi hai solo usato, come hai sempre fatto con tutti. Sei un essere ignobile, un vero e proprio mostro senza sentimenti, quello che sei stato per secoli. Come ho potuto pensare che fossi cambiato?”

Adesso Klaus aveva alzato la voce e cominciava ad attirare anche le persone che erano al piano di sopra. Per fortuna Hope stava ascoltando musica con gli auricolari e non poteva sentirlo, non sarebbe stato un bello spettacolo… ma Rebekah, Freya e Hayley lo sentirono e uscirono dalle loro stanze per venire a vedere cosa stava succedendo.

“Non ti prenderai mai più gioco di me in questo modo” ruggì Klaus, afferrando Kol per i lembi della maglietta e scaraventandolo a terra, sulla soglia di Villa Mikaelson. “Vattene via da questa casa e non osare rimetterci piede mai più, sono stato chiaro? Vai a mettere incinta chi ti pare, ma non farti mai più vedere o ti strapperò il cuore con le mie mani!”

Kol, smarrito, non trovava più niente da dire, così fu Rebekah a cercare di difenderlo. Corse giù per le scale e tentò di avvicinarsi al fratello, sperando che non scatenasse la sua ira anche contro di lei.

“Nik, ma che ti prende? Ti ha dato di volta il cervello? Cosa ti ha fatto Kol, perché lo stai trattando così?”

“Perché è un falso, un ipocrita, e io non mi farò mai più prendere in giro da lui. Stanne fuori, Rebekah, non è affar tuo, Kol non fa neanche parte della nostra famiglia e non hai motivo di difenderlo” replicò l’ibrido. “E tu mi hai sentito bene? Vattene dalla nostra casa! Questa non è casa tua, tu non sei un Mikaelson, non sei niente, sei solo un approfittatore, un rettile a sangue freddo e non voglio vederti mai più! Esci immediatamente da qui e sparisci per sempre, non è forse la cosa che sai fare meglio?”

Kol si rialzò, pallidissimo e tremante, e senza più aprire bocca uscì da Villa Mikaelson di corsa, straziato da un dolore che non credeva neanche potesse esistere. Le pugnalate al cuore non erano niente in confronto. Pensò che, se mai un Originale poteva essere ucciso da qualcosa di diverso dal pugnale di quercia bianca, allora lui sarebbe morto per lo strazio e la disperazione. Vagò senza meta e senza nemmeno vedere dove stava andando, con gli occhi pieni di lacrime brucianti che non voleva lasciar cadere, ma non gli interessava dove sarebbe finito o cosa ne sarebbe stato di lui, non c’era più niente che rimanesse per lui se Klaus lo odiava tanto…

Nel frattempo anche Hayley e Freya si erano avvicinate a Rebekah e guardavano Klaus come se non lo riconoscessero.

“Klaus, ma che ti è preso?” domandò Freya.

“Non mi è preso niente, ho solo capito finalmente chi sia veramente Kol” rispose gelido lui. “È sempre stato un egoista e non si è mai interessato a nessuno di noi, chissà perché credevo che fosse cambiato, che desiderasse essere un Mikaelson anche dopo aver scoperto di non esserlo per nascita.”

“Ma cosa ti ha fatto per farti pensare questo? Klaus, guardami, dimmi la verità” insisté Hayley. “Sei sicuro di non aver sfogato su di lui la tua rabbia e la tua frustrazione per il fatto che non sappiamo niente di Greta e dei suoi? Siamo tutti angosciati e preoccupati perché non riusciamo a capire da dove arriverà l’attacco e tu ti sei sfogato con Kol, ma ti sembra una cosa sensata? Riflettici un istante…”

“Dove sarà andato Kol?” mormorò Rebekah, agitata. “Ti rendi conto che lo hai mandato fuori da solo e che potrebbe finire nelle grinfie di Greta? Ti preoccupi tanto di tenerci tutti imprigionati in questa casa e poi hai cacciato via Kol che, ora come ora, sarebbe una vittima perfetta per i Notturni?”

“Era proprio questo che volevano” disse Freya, in tono cupo. “I Notturni ci stanno mettendo alla prova per portarci a esplodere e a litigare tra noi. Vogliono separarci e disperderci perché sanno che siamo più forti di loro solo quando siamo tutti uniti… e ora ci sono riusciti.”

Klaus si voltò verso l’arco di Villa Mikaelson dal quale solo pochi istanti prima Kol era uscito, disperato e lacerato, e improvvisamente sentì un gelo paralizzante spezzargli il cuore e artigliargli l’anima.

Cosa aveva fatto?

Fine capitolo nono

 

 

 

 

   
 
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