Cap. 9: Nothing left
Follow me back home
'Cause the night is young
And I'm tired of being alone
Follow me back home
Give me just one more
To bring shivers to the bone
Nothing left
It's time to leave
Can you make it on your own?
Nothing left
It's time to breathe
Can you follow me back home?
(“Nothing left” – Delain)
A quanto pareva, Greta e i suoi Notturni (a
dirla così sembra pure il nome di una band gothic metal…) non erano tanto
sciocchi e prevedibili quanto Klaus e gli altri speravano. Quella sera a Villa
Mikaelson erano tutti pronti per un combattimento all’ultimo sangue poiché
Klaus aveva rifiutato di consegnarsi e, pertanto, tutti erano più che convinti
che i nemici sarebbero arrivati non appena scaduto l’ultimatum. C’era Marcel,
trasformato nella Bestia, con Josh e tutti i suoi vampiri, c’era Vincent che
era pronto a fare fronte comune con Freya e anche con Hope, visto che era la
più potente di tutti; c’erano Elijah e Tristan con tutta la Strix e, nel team degli ibridi, Klaus, Kol e Hayley.
Erano più pronti di una squadra nazionale di calcio alla finale della Coppa del
Mondo… ma nessuno si fece vivo. Né Greta, né qualsiasi Notturno, neanche un
povero umano soggiogato per mandare qualche messaggio minaccioso. Niente. Tutti
restarono in assetto di guerra per l’intera notte ma, alle luci dell’alba,
cominciarono a dare segni di scoraggiamento.
“Non verrà nessuno, ormai il sole sta per
sorgere” disse Tristan, dando voce a ciò che nessuno voleva ammettere.
“E questo che significa?” lo rimbeccò Hayley.
Non era più realmente arrabbiata con lui, ma non le stava simpatico e,
comunque, il suo ruolo era quello di battibeccare con l’arrogante Conte De
Martel.
“Beh, mia cara, si chiamano Notturni per un motivo: non hanno
l’anello solare perché ritengono che la loro vera natura sia quella di vivere
solo di notte. Perciò non verranno quando il sole è già sorto o brucerebbero”
replicò soavemente Tristan.
“Potrebbe essere un trucco” esclamò Klaus,
già innervosito dalla lunga notte e poco propenso a farsi fare lezione da
quello spocchioso di Tristan De Martel. “Magari non verranno loro ma
attenderanno che noi abbassiamo la guardia per attaccarci con lupi mannari
soggiogati. Lo hanno già fatto.”
“Lo hanno fatto solo per creare diversivi,
come l’attentato al Mardi Gras o gli
attacchi alla scuola di Hope” ribatté serafico il Conte. “Non manderebbero
creature che loro considerano inferiori ad attaccare i Mikaelson, il loro
bersaglio finale. Verranno loro personalmente e troveranno anche il modo di
entrare senza invito grazie a qualche incantesimo delle loro streghe.”
“Tristan ha ragione” lo appoggiò Elijah, cosa
che innervosì ancora di più tanto Hayley quanto Klaus. “Non affiderebbero un
compito così importante ai lupi mannari e, comunque, per Greta Sienna e suo
figlio Roman è una questione personale contro Niklaus. Troveranno il modo di venire
qui personalmente, è ciò che penso anch’io.”
“Oh, bene, e allora, visto che sai tutto,
Tristan, per caso sai anche quando verranno?”
domandò caustico Klaus.
“Sarei molto felice di saperlo, in effetti,
ma purtroppo lo ignoro, così come tutti voi” rispose il Conte, senza cadere
nella provocazione. “Immagino, comunque, che non sarà presto come pensavamo:
aspetteranno per stancarci, innervosirci e, possibilmente, metterci l’uno
contro l’altro. Come vedete ci stanno già riuscendo.”
“Purtroppo temo di dover dare ragione a
Tristan, per quanto questo mi irriti” ammise Hayley. “È inutile restare tutti
qui in assetto da battaglia, può anche darsi che Greta abbia pianificato di
attaccarci tra una settimana e intanto noi che faremo?”
“Chiederò ad alcuni membri della Strix di
sorvegliare i Notturni mentre altri resteranno a guardia della casa” dichiarò
Elijah. “Abbiamo anche alcuni infiltrati che potranno darci notizie certe
appena le avranno, ad ogni modo anch’io ormai sono sicuro che non attaccheranno
oggi. È già mattina, ormai.”
“Infatti, lo penso anch’io” concordò Marcel.
“Tornerò a casa e anch’io lascerò alcuni dei miei vampiri a sorvegliare Villa
Mikaelson. Josh, tu vieni con me?”
Il giovane vampiro annuì e seguì Marcel via
da Villa Mikaelson. Anche Tristan voleva tornare a Davilla Estate per
organizzarsi meglio con i membri della Strix e Elijah decise di andare con lui.
“Ma bene, dunque ognuno se ne andrà per
proprio conto a sbrigare commissioni varie?” sibilò Klaus. “Sono io l’unico a
pensare che appunto questa potrebbe
essere la trappola, ossia indurci a ritenere che i Notturni non attaccheranno e
sguarnire le difese in modo da essere più deboli?”
“Questa si chiama paranoia, Nik” scherzò Kol. “Potresti anche aver ragione se non
fosse che i Notturni sono, appunto, vampiri che escono solo di notte e che non
usano l’anello solare. Non possono materialmente attaccarci di giorno.”
“E se si fossero procurati degli anelli
solari proprio perché non ce lo aspettiamo? Hanno a disposizione delle streghe,
no?” insisté Klaus.
“Sul serio, Nik? E se si fossero procurati la
bomba atomica e facessero saltare in aria tutta New Orleans?” ribatté di nuovo
Kol. “Ma dai! Penso piuttosto che sia come ha detto Tristan, ossia che stanno
cercando di innervosirci perché non sappiamo quando attaccheranno… e con te ci
stanno riuscendo particolarmente bene. Si vede che Greta Sienna ti conosce…”
Anche la rabbia di Klaus dovette cedere alle
battute scherzose e tuttavia pratiche di Kol.
“Va bene, avete ragione voi, non sappiamo
quando Greta e i Notturni ci attaccheranno e quindi dovremo tenerci pronti ogni
notte. Ma non pensate che questa sia una scusa per muoversi liberamente di
giorno e fare sciocchezze come andare a pranzo fuori o al cinema o che so io”
intimò. “Preferisco essere paranoico che perdere Hope. Nessuno lascerà Villa
Mikaelson finché non avremo eliminato Greta e i suoi seguaci, sono stato
chiaro?”
Qualcuno sbuffò, ma almeno in questo Klaus
aveva ragione, non potevano rischiare. I Notturni avrebbero potuto far rapire
anche da umani soggiogati chi si fosse avventurato fuori e, a quel punto,
avrebbero avuto un vantaggio incolmabile, un’esca per attirare gli altri e
ucciderli. Bisognava armarsi di santa pazienza e aspettare, in fondo Greta non
intendeva certo posporre troppo a lungo la vendetta che aveva atteso per
decenni… però gli animi erano esacerbati, irritabili, suscettibili e già il
giorno dopo accadde un fatto increscioso.
Hope era stanca di starsene sempre chiusa in
casa e voleva andare a trovare Cami e Declan, magari insieme a Hayley. Klaus,
ovviamente, le aveva negato il permesso spiegandole ancora una volta che era
pericoloso e, per fortuna, aveva trovato sostegno sia nelle sorelle che nella
stessa Hayley.
“Anch’io sono esasperata e vorrei tanto
uscire, ma cerco di trattenermi ancora per quanto posso” aveva ammesso Rebekah,
“perché non mi perdonerei mai se il resto di voi venisse attirato in trappola
per colpa del mio egoismo. Tu e tua madre siete i bersagli più preziosi per
Greta e, se veniste rapite, sarebbe la fine per tutti noi.”
“Io sono la strega più potente che esista”
aveva risposto Hope, “e non ho paura di Greta e dei suoi buffoni razzisti!”
“Lo so che sei potente e forse potresti anche
avere la meglio su Greta” disse Klaus, in un tono insolitamente dolce e
paziente, “ma, se anche tu riuscissi a salvarti e accadesse qualcosa a tua
madre, per esempio, potresti perdonartelo? Saresti in grado di vivere il resto
della tua vita con un rimorso del genere? Credimi, io ne so qualcosa.”
Hope rimase impressionata da quelle parole:
suo padre non le stava ordinando o proibendo qualcosa, ma le parlava come ad
una sua pari, spiegandole perché non era possibile uscire dalla villa prima di
aver sconfitto quei nemici così subdoli.
“Oppure potrebbe usare noi per catturare e uccidere
tuo padre” aggiunse Hayley. “Credimi, Declan mi manca moltissimo e vorrei tanto
andare a trovarlo, ma non è prudente e rischierei di mettere in pericolo anche
lui, che non c’entra niente in questa storia.”
Così l’azione
congiunta aveva avuto successo e Hope si era rassegnata, con un po’ di muso
lungo di circostanza, ad attendere ancora qualche giorno.
Kol aveva assistito non visto alla simpatica
scenetta familiare e ne era rimasto colpito e intenerito, oltre a trovare
incredibilmente dolce Klaus che, quando aveva a che fare con la figlia,
diventava davvero un’altra persona. Poco più tardi si trovavano da soli nel
patio di Villa Mikaelson e Klaus si accorse che Kol lo guardava con un’espressione
buffa, un sorriso che era insieme divertito e commosso.
“C’è qualcosa di divertente di cui dovrei
essere a conoscenza?” gli domandò Klaus.
Kol scosse il capo, sempre con quel sorriso
particolare sulle labbra.
“No, non di divertente” rispose, un po’
imbarazzato. “Ti ho visto mentre spiegavi a Hope i motivi per i quali non deve
commettere imprudenze e… non so, ho trovato bello e veramente paterno il fatto
che tu non ti sia limitato a proibirle di uscire ma che, invece, abbia parlato
con lei come a un’adulta e sono certo che sia per questo che ti ha ascoltato.
Sei molto tenero con lei, è come se con Hope riuscissi a far cadere la maschera
che cerchi di mostrare al resto del mondo.”
“È così, infatti. Voglio che mia figlia mi
ami, non che mi tema. Ho avuto per anni il terrore di diventare un padre come
Mikael e sono fiero quando posso dimostrare di essere tutto l’opposto” replicò
l’ibrido.
“E in effetti stai imparando a mostrare il
tuo lato migliore anche alle persone che ti sono più vicine, come a me, ma
anche a Elijah, a Rebekah, a Hayley” riprese Kol. “Immagino che sia stata
proprio Hope ad aiutarti a non aver più paura dei tuoi sentimenti e questo mi
ha fatto pensare a quanto possa essere bello e significativo avere un figlio,
se può cambiare così il cuore di qualcuno.”
“Avere Hope ha avuto esattamente questo
effetto su di me, anche se all’inizio non la volevo proprio perché temevo che
sarei stato un padre orribile come Mikael” concordò Klaus, che però non capiva
dove volesse arrivare Kol.
“Beh, un pensiero ne ha fatto nascere un
altro e così mi è venuto in mente che per te è stata una fortuna essere un
ibrido e non solo un vampiro, altrimenti non avresti conosciuto la gioia di
avere una figlia. Rebekah è spesso triste perché pensa che non sarà mai madre e
io finora pensavo che esagerasse, ma vedendoti con Hope ho iniziato a capirla:
chissà come sarebbe stato se io fossi stato già un ibrido quando stavo con
Davina, chissà se anche noi avremmo potuto avere un figlio o una figlia… Credo
di aver negato a Davina una grande gioia e probabilmente anche a me stesso, mi
chiedo cosa avrei provato stringendo tra le braccia un figlio mio” mormorò Kol.
Aveva gli occhi bassi, perduto in queste riflessioni, e non si accorse del
lampo di collera che attraversò lo sguardo di Klaus.
“Cosa vorresti dire con questo?” sibilò l’ibrido,
avvicinandosi minaccioso.
Kol rimase allibito, non riuscendo a
comprendere cosa potesse aver detto di tanto terribile da scatenare l’ira di
Klaus.
“Ma… niente, Nik, cosa pensi che volessi
dire?”
Klaus lo afferrò per le spalle, stringendolo
così forte da penetrargli nella carne con le dita.
“Allora è per questo che sei venuto a
cercarmi, era questo che volevi fin dall’inizio” ringhiò. “Non ti è mai
importato niente di me, è stata tutta una recita per fare in modo che io ti
trasformassi in un ibrido, perché volevi provare ad avere un figlio tuo anche
se Davina non c’è più!”
Kol sbarrò gli occhi: Klaus aveva perso
totalmente la ragione?
“Nik, ma cosa dici? Ti ascolti quando parli?
Quello che hai detto è assurdo anche solo a pensarci, ma come ti vengono in
mente certe cose?” esclamò, sconvolto. Le dita di Klaus stringevano sempre più
forte le sue spalle e gli facevano male, ma non era neanche lontanamente
paragonabile al dolore atroce che lo aveva invaso nel cuore e nello spirito
sentendolo parlare così.
“Benissimo, ipocrita bugiardo e infingardo,
hai ottenuto quello che volevi, no? Ora non hai più bisogno di fingere di provare
qualcosa per me, puoi andartene dove più ti piace e cercare di mettere incinta
qualche strega o lupo mannaro!” continuò Klaus, sempre più perduto nel suo
delirio. “Che stolto, io mi sono aperto con te, ti ho donato il mio amore e la
mia fiducia e tu mi stavi solo usando. Avrei dovuto capirlo, sei sempre stato
così, non ti è mai importato niente di nessuno di noi, neanche quando ci
credevi la tua famiglia!”
Kol lo fissava come intontito, non riusciva a
credere che Klaus gli dicesse delle cose tanto crudeli.
“Ma… ma io non voglio niente del genere…
volevo diventare un ibrido per essere più forte e… voglio bene a tutti voi
anche adesso che so di essere stato adottato” mormorò. “Perché mi tratti così?
Ti ho solo confidato un mio pensiero e tu… ti sei infuriato senza ragione… non
capisco!”
Klaus lo sbatté con violenza contro la
parete.
“Se davvero provassi qualcosa per me non
sentiresti il desiderio di avere un figlio tuo”
replicò con rabbia, quasi sputandogli addosso quelle parole corrosive che lo
bruciavano vivo. “Se mi amassi davvero, considereresti Hope come tua figlia,
perché è figlia mia… ma ovviamente non è così, tu mi hai solo usato, come hai
sempre fatto con tutti. Sei un essere ignobile, un vero e proprio mostro senza
sentimenti, quello che sei stato per secoli. Come ho potuto pensare che fossi
cambiato?”
Adesso Klaus aveva alzato la voce e
cominciava ad attirare anche le persone che erano al piano di sopra. Per
fortuna Hope stava ascoltando musica con gli auricolari e non poteva sentirlo,
non sarebbe stato un bello spettacolo… ma Rebekah, Freya e Hayley lo sentirono
e uscirono dalle loro stanze per venire a vedere cosa stava succedendo.
“Non ti prenderai mai più gioco di me in
questo modo” ruggì Klaus, afferrando Kol per i lembi della maglietta e
scaraventandolo a terra, sulla soglia di Villa Mikaelson. “Vattene via da
questa casa e non osare rimetterci piede mai più, sono stato chiaro? Vai a
mettere incinta chi ti pare, ma non farti mai più vedere o ti strapperò il
cuore con le mie mani!”
Kol, smarrito, non trovava più niente da
dire, così fu Rebekah a cercare di difenderlo. Corse giù per le scale e tentò
di avvicinarsi al fratello, sperando che non scatenasse la sua ira anche contro
di lei.
“Nik, ma che ti prende? Ti ha dato di volta
il cervello? Cosa ti ha fatto Kol, perché lo stai trattando così?”
“Perché è un falso, un ipocrita, e io non mi
farò mai più prendere in giro da lui. Stanne fuori, Rebekah, non è affar tuo,
Kol non fa neanche parte della nostra famiglia e non hai motivo di difenderlo”
replicò l’ibrido. “E tu mi hai sentito bene? Vattene dalla nostra casa! Questa non è casa tua, tu non sei un Mikaelson, non
sei niente, sei solo un
approfittatore, un rettile a sangue freddo e non voglio vederti mai più! Esci
immediatamente da qui e sparisci per sempre, non è forse la cosa che sai fare
meglio?”
Kol si rialzò, pallidissimo e tremante, e
senza più aprire bocca uscì da Villa Mikaelson di corsa, straziato da un dolore
che non credeva neanche potesse esistere. Le pugnalate al cuore non erano
niente in confronto. Pensò che, se mai un Originale poteva essere ucciso da
qualcosa di diverso dal pugnale di quercia bianca, allora lui sarebbe morto per
lo strazio e la disperazione. Vagò senza meta e senza nemmeno vedere dove stava
andando, con gli occhi pieni di lacrime brucianti che non voleva lasciar
cadere, ma non gli interessava dove sarebbe finito o cosa ne sarebbe stato di
lui, non c’era più niente che rimanesse per lui se Klaus lo odiava tanto…
Nel frattempo anche Hayley e Freya si erano
avvicinate a Rebekah e guardavano Klaus come se non lo riconoscessero.
“Klaus, ma che ti è preso?” domandò Freya.
“Non mi è preso niente, ho solo capito
finalmente chi sia veramente Kol” rispose gelido lui. “È sempre stato un
egoista e non si è mai interessato a nessuno di noi, chissà perché credevo che
fosse cambiato, che desiderasse essere un Mikaelson anche dopo aver scoperto di
non esserlo per nascita.”
“Ma cosa ti ha fatto per farti pensare
questo? Klaus, guardami, dimmi la verità” insisté Hayley. “Sei sicuro di non
aver sfogato su di lui la tua rabbia e la tua frustrazione per il fatto che non
sappiamo niente di Greta e dei suoi? Siamo tutti angosciati e preoccupati
perché non riusciamo a capire da dove arriverà l’attacco e tu ti sei sfogato
con Kol, ma ti sembra una cosa sensata? Riflettici un istante…”
“Dove sarà andato Kol?” mormorò Rebekah,
agitata. “Ti rendi conto che lo hai mandato fuori da solo e che potrebbe finire
nelle grinfie di Greta? Ti preoccupi tanto di tenerci tutti imprigionati in
questa casa e poi hai cacciato via Kol che, ora come ora, sarebbe una vittima
perfetta per i Notturni?”
“Era proprio questo che volevano” disse
Freya, in tono cupo. “I Notturni ci stanno mettendo alla prova per portarci a
esplodere e a litigare tra noi. Vogliono separarci e disperderci perché sanno
che siamo più forti di loro solo quando siamo tutti uniti… e ora ci sono
riusciti.”
Klaus si voltò verso l’arco di Villa
Mikaelson dal quale solo pochi istanti prima Kol era uscito, disperato e
lacerato, e improvvisamente sentì un gelo paralizzante spezzargli il cuore e artigliargli
l’anima.
Cosa aveva fatto?
Fine capitolo nono