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Autore: Milly_Sunshine    30/01/2024    3 recensioni
Anni '50 // Dopo avere lasciato l'Inghilterra per motivi di lavoro ed essersi trasferita a Chicago, Miss Crystal rimpiange il paese natale, i bisbetici Lord inglesi che minacciano di diseredare parenti e i relativi casi di omicidio in cui Scotland Yard non sa nemmeno da dove iniziare le indagini. Anche a Chicago, tuttavia, c'è posto per qualche tè al cianuro ed ecco che Miss Crystal si ritrova molto brevemente a risolvere brillantemente un caso di omicidio avvenuto durante una festa di carnevale. // Una brevissima indagine di Miss Crystal, già comparsa in precedenza ma questo è un racconto a sé stante.
Genere: Mistero, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mathilda Thorne aveva quarantadue anni e il suo matrimonio con la vittima risaliva a quindici anni prima. Nota ereditiera, diversamente dalle ereditiere europee aveva scelto di non vivere a scrocco dai parenti ricchissimi, ma aveva fatto ottimi studi e aveva iniziato a guadagnare denaro a propria volta fondando un'agenzia di pubblicità. Miss Crystal non aveva idea di quale fosse, con esattezza, il lavoro della donna, ma certo era che non aveva alcun bisogno di attendere con pazienza la dipartita di qualche prozio per potere disporre della propria vita come meglio desiderava.
Anzi, avrebbe posseduto ancora più denaro quando - così sperava - il marito dal quale viveva separata da molti anni le avrebbe restituito il denaro che le aveva a suo tempo sottratto: quella era la condizione che Mathilda aveva posto per concere il divorzio a Gary Thorne, desideroso di potersi risposare.
«Proprio per discutere di questa questione» raccontò Mathilda, seduta di fronte a Miss Crystal a uno dei tavoli girevoli del locale, «Mi chiese di vederci a questa festa. Mi disse che, se volevo riavere i miei soldi, non avrei dovuto parlare a nessuno del nostro incontro, al quale si sarebbe presentato travestito in maniera tale da non essere riconosciuto. Per questa ragione scelse un costume da Uomo Ragno.»
«Uomo chi?» ripeté Miss Crystal, che non aveva mai sentito menzionare quel personaggio.
«Ha ragione, per il momento vive ancora nella mente del suo autore» ammise Mathilda, «Ma il mio ex marito amava girovagare e intrattenersi in lunghe conversazioni, specie quando gli capitava di incontrare scrittori o affini. Mi informò che aveva sentito quindi parlare di questo personaggio ancora inedito e che, incuriosito, aveva deciso di utilizzarlo come travestimento per carnevale.»
«E vi parlò del vostro denaro?»
«Per assicurarmi che me lo avrebbe restituito nel giro di poche settimane. Mi supplicò di firmare subito le carte del divorzio, ma fui irremovibile. Se pensava di prendermi in giro, si sbagliava di grosso.»
«E poi?»
«E poi, mi chiese di bere qualcosa. Accettai, a condizione che bevessimo del tè. Avevo bisogno di mantenere la lucidità.»
«Cosa successe dopo?»
«Continuammo a discutere. Non avevo ancora toccato il mio tè, e Gary non aveva ancora bevuto il suo, quando riprese a vaneggiare sulle carte del divorzio. Mi alzai di scatto, Gary fece lo stesso e, per qualche istante, discutemmo in proposito. Ero talmente nervosa che colpii con un calcio il tavolo, senza che né io né Gary abbassassimo lo sguardo. Trovammo i nostri tè ondeggianti dentro le tazze. Allora il mio ex marito mi invitò a calmarmi e a berli prima che si raffreddassero. Finii per accettare e allora accadde l'irreparabile.» 

*** 

In attesa dell'arrivo dei soccorsi, il titolare del locale annunciò che era richiesta la presenza di un medico per esaminare il cadavere. Timidamente, un uomo travestito da orso polare, che fino a quel momento aveva giocato imperterrito a poker, si alzò svogliatamente per recarsi nella saletta del misfatto.
Miss Crystal lo seguì e l'esame fu breve e indolore: avvelenamento da cianuro, molto probabilmente suicidio. Quella ricostruzione, tuttavia, non convinceva affatto Miss Crystal: se davvero Gary Thorne voleva divorziare, ma non voleva rendere alla legittima consorte il denaro che lei gli chiedeva per concederglielo, sarebbe stato più naturale se avesse piuttosto avvelenato la moglie, anche se ciò contrastava con la Regola Aurea secondo cui sono le donne a usare il veleno, mentre gli uomini generalmente strangolano.
Quando Miss Crystal tornò nella sala principale, tutti stavano borbottando e indicando persone, nello specifico il cowboy, una giovane donna travestita da angelo, nonché un sessantenne travestito da magistrato inglese con tanto di parrucca che fino a quel momento aveva giocato a poker allo stesso tavolo del medico. Non le fu difficile scoprire la ragione: il nome di Gary Thorne era stato pronunciato ad alta voce. Era l'uomo che il cowboy - tale Maximilian Fairchild - sospettava essere già ammogliato, nonostante millantasse di volere sposare sua sorella Elizabeth.
La sorella, che pur essendo americana portava lo stesso nome di Sua Maestà la Regina, era proprio la donna travestita da angelo, mentre il magistrato altri non era che il padre dei due, Oswald Fairchild, titolare dell'industria di caffè di cui Maximilian aveva parlato in precedenza. Miss Phoebe continuava a guardare il cowboy con occhi sognanti, nonostante, una volta scoperta l'identità di tutti quanti, Mathilda Thorne stesse urlando contro di lui.
«Siete stato voi, non è vero? Voi avete assassinato mio marito, per impedire che si risposasse con vostra sorella!» Mathilda si rivolse a Elizabeth. «Oppure siete stata voi?» E poi a Oswald: «O a voi, forse? Se non sapevate cosa fare, piuttosto, non potevate invitare dieci persone a caso su un'isola deserta, tacciarle di essere tutti degli assassini, poi iniziare a ucciderli uno dopo l'altro?»
«E magari simulare la mia stessa morte?» azzardò il finto giudice. «So che siete sconvolta per la triste dipartita di vostro marito...»
«Ma quale triste dipartita!» sbottò Mathilda. «Sarebbe stato meglio se fosse successo dieci anni fa, ma adesso chi mi renderà il mio denaro?»
«Non credo che la morte di Gary Thorne cambi qualcosa» azzardò Maximilian. «Vedete, signora Thorne, il fatto che vostro marito fosse in vita, non avrebbe significato rientrare in possesso dei vostri soldi. Siate realista: non ve li avrebbe mai restituiti!»
«La speranza è l'ultima a morire» ribatté Mathilda. «Mi piace essere ottimista... e invece adesso non c'è più nulla da fare. Gary non avrà mai la possibilità di redimersi.» 

*** 

L'industriale del caffè travestito da giudice, dopo avere ordinato un whisky doppio, si sedette a un tavolo girevole, totalmente solo, palesemente disinteressato al poker che poco prima era il centro dei suoi pensieri. Miss Crystal ne approfittò per sedersi di fronte a lui e dedicarsi all'indagine. Scoprì quindi che Oswald Fairchild era un ricchissimo imprenditore, che sperava in un buon matrimonio per la figlia, ma che era consapevole che sarebbe finita insieme a uno squattrinato, un giorno o l'altro.
«Avevo perciò fatto indagini in tal senso, scoprendo molto tempo fa che Gary Thorne aveva già contratto matrimonio in passato» raccontò. «Sapevo che mia figlia si era innamorata di un truffatore.»
«E non l'avete messa in guardia?»
«Certo che no! Se l'avessi fatto, avrebbe perso ogni interesse per Thorne e magarisi sarebbe trovata un altro squattrinato. Se avesse sposato Thorne, invece, avrei potuto incastrarlo quando il danno era già fatto e allora Elizabeth si sarebbe resa conto nel vero senso della parola quanto fossero pericolosi questi soggetti.»
«Vi dispiace che Gary Thorne sia morto?»
«Di base no, ma sarebbe stato bellissimo smascherarlo davanti a tutti come impostore e mi dispiace moltissimo che ciò non potrà più accadere.»
«Vi siete mai allontanato da questa sala?»
«In precedenza, per andare a fumare un sigaro.»
Ricordando le abitudini inglesi, Miss Crystal azzardò: «Non potevate fumarlo qui, al tavolo, mentre giocavate a poker?»
«È esattamente quello che avrei fatto se uno dei giocatori non avesse sofferto di una forte asma» ammise Oswald. «Purtroppo non ho potuto fumare qui, quindi mi sono allontanato proprio in tempo per vedere un uomo in tuta rossa e blu e passamontagna in tinta dirigersi verso una saletta retrostante in compagnia di una damigella settecentesca.»
«Sapevate che era Gary Thorne?»
«Non ne avevo idea.»
«Non aveva manifestato, con voi o con Elizabeth, la propria intenzione di presenziare a questo evento?»
Oswald scosse la testa.
«No, affatto. Anzi, aveva comunicato a mia figlia di avere un forte mal di testa e che avrebbe trascorso tutta la sera in casa. Nessuno avrebbe potuto confermarlo, tuttavia, dato che Gary Thorne era un pezzente e non poteva permettersi personale di servizio notturno: aveva soltanto una domestica che andava da lui nelle ore diurne per lavare, stirare, fare le pulizie e cucinare.»
«Sapete se vostra figlia ha lasciato la sala?»
«Ne dubito: mia figlia né fuma il sigaro né ha amici asmatici. Comunque non vi sarà molto difficile fare questa verifica.»
Aveva ragione, non fu affatto complicato: almeno una dozzina di persone poterono confermare che Elizabeth Fairchild non fosse mai uscita dalla sala principale, nemmeno per pochi secondi. Era palese che non potesse essere stata lei ad avvelenare il suo spasimante. Né poteva essere stato il fratello Maximilian, il quale era stato per tutto il tempo proprio in compagnia di Miss Phoebe, oltre che di Miss Marjory e della stessa Miss Crystal in persona.
Non restava altro da fare che concentrarsi su Mathilda Thorne, alla quale Miss Crystal tornò ad avvicinarsi. Capendo l'antifona, la vedova mise subito in chiaro: «No, non sono stata io ad avvelenarlo! Perché avrei dovuto? Avrei potuto accettare di firmare le carte del divorzio e mi sarei liberata di lui una volta per tutte, se solo lo avessi desiderato! Divorziare adesso o tra qualche mese, tuttavia, non faceva alcuna differenza per me: non intendo certo risposarmi e rischiare di essere derubata anche da un secondo marito! Tutto ciò che mi premeva era rientrare in possesso dei miei soldi... e se pensa che, in qualità di coniuge, io venga a ereditare qualcosa, ne dubito fortemente! Gary non aveva una casa di proprietà, viveva in un appartamento in affitto, neanche i mobili erano suoi! E sono assolutamente certa che non abbia da parte neanche un soldo, magari avrà addirittura dei debiti! Non ci guadagno niente dalla sua morte! E soprattutto, se avessi voluto ammazzarlo, avrei approfittato del carnevale per venire qui a volto coperto, in modo da non essere riconosciuta, invece di farmi vedere da tutti e poi addirittura dare l'allarme. Sarei anzi scappata di soppiatto, approfittando del fatto che nessuno sapesse della mia presenza qui e mi sarei allontanata la strada ancora in maschera, con la certezza che nessuno avrebbe fatto caso a me, essendo carnevale!»
Quella spiegazione non faceva una piega. Fu allora, chiedendosi chi avesse ucciso l'Uomo Ragno, tra la pubblicitaria e l'industriale del caffè, che Miss Crystal iniziò ad avere ben chiaro come si fossero svolti gli eventi.

   
 
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