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Autore: AlbAM    11/02/2024    7 recensioni
Alba e Azaele finalmente si sono ritrovati e la loro storia sembra filare a gonfie vele. Ma la vita non è mai semplice e i problemi sono sempre dietro l'angolo, soprattutto se il protagonista è un diavolo innamorato e talmente sbadato da rischiare di provocare una nuova "Grande Guerra" tra Inferno e Paradiso. Ma che diavolo avrà combinato stavolta Azaele?
La scombinata banda di Demoni e Angeli di Un diavolo a Roma è tornata più in forma e incasinata che mai!
Genere: Azione, Commedia, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Universo Aza&Miky'
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Capitolo 25

L'Alba di Adel e Akenet



Akenet si svegliò infastidito, qualcosa di ingombrante schiacciato contro il suo fianco gli faceva caldo, si rigirò tra le lenzuola senza aprire gli occhi, cercando di allontanarsi ma l'ingombro rotolò e si adagiò di nuovo contro di lui. Assalito dal timore di un pericolo incombente sguainò gli artigli e fortunatamente si fermò un attimo prima di affondarli nel corpo di Adel, che dormiva placidamente. Akenet sbuffò, ma non riuscì a evitare di ritirare gli artigli e allungarle una carezza su una guancia.

Si tirò su a sedere sul letto e diede un'occhiata fuori dalla finestra, una lama di luce rossastra all'orizzonte indicava che stava per sorgere l'alba. Ne rimase stupito, erano millenni che non dormiva un'intera notte di fila. Ridacchiò lanciando un'occhiata ad Adel «Bè, non proprio di fila!»

Decise che aveva voglia di uscire in giardino e godersi lo spettacolo dell'alba di cui, nonostante i numerosi millenni all’Inferno, ricordava ancora, i colori meravigliosi, il silenzio rotto solo dal rilassante cinguettio degli uccelli e la sensazione di pace trasmessa dalla natura che si prepara a iniziare un nuovo giorno.

Si alzò, si infilò i pantaloni mimetici e si diresse verso la porta veranda. Passando davanti allo specchio appeso accanto alla finestra, si arrestò incredulo «Ma cosa diavolo..?» pensò di fronte all'immagine riflessa del suo viso: le iridi blu pervinca spiccavano sul bianco della sclera degli occhi, fino alla sera prima completamente neri e bui.

«Ma com’è possibile?» domandò perplesso allo specchio che ovviamente non rispose. Gli specchi d'altronde, differentemente da quanto si racconta, tendono per lo più a evitare di esprimere giudizi personali preferendo mostrare le cose in modo oggettivo e distaccato.

Alle sue spalle Adel si rotolò di nuovo nel letto e in quell'esatto momento l’Arcidiavolo ebbe la risposta alla sua domanda.

«Sei riuscita a fregarmi, Palletta!» esclamò divertito.

Adel si svegliò e rispose assonnata. «Ha detto qualcosa, Signore?»

Akenet ridacchiò. «Si, ti ho chiesto se ti va di vedere l'alba»

«Molto volentieri, Signore» rispose lei strofinandosi gli occhi.

«Adel, ti ricordi, vero, quanto abbiamo scopato, stanotte?»

Le guance di Adel si imporporano e un sorriso malizioso le comparve sul viso mentre rovistava tra le lenzuola, cercando la sua veste. «Oh, si! Certo, Signore»

«E allora piantala di chiamarmi "Signore", il mio nome è Akenet.»

La demone si fermò a guardarlo stupita. «Davvero non le sembrebbe fuori luogo?»

«Mi sembra fuori luogo che la mia ragazza mi dia del "lei". Sbrigati, non voglio perdermi la prima alba dopo millenni all'Inferno!"» replicò lui aprendo la portafinestra e uscendo in giardino.

Adel lo guardò esterrefatta. «Akenet l'aveva davvero appena definita la sua ragazza? E cosa era successo ai suoi occhi?»

Quando uscì, lo vide seduto su un tavolo da giardino, intento ad ammirare l’aurora. La leggera brezza mattutina muoveva delicatamente i suoi lunghi capelli neri e un'inconsueta espressione rilassata lo faceva sembrare più giovane. Si girò e accennò un sorriso, un sorriso vero, non il solito sogghigno che lo caratterizzava. Adel si rese conto che da quando lavorava con lui era la prima volta che lo vedeva sorridere.

Lo raggiunse, poggiò le piccole mani sul tavolo e, aiutandosi con un battito d’ali, sedette al suo fianco. «Sei proprio una palletta!» Scherzò lui passandole un braccio intorno ai fianchi e portandola a sedere sulle sue ginocchia.

Avrebbe voluto dirle qualcosa di più importante e di più bello, ma non era ancora in grado di esprimere un certo tipo di sentimenti. Così la strinse tra le braccia e la baciò sulla nuca sperando che lei capisse. Quando la senti stringergli le mani e adagiarsi contro il suo petto, pensò che si, forse Adel aveva capito.

Mentre il sole faceva capolino tra le colline, illuminando la campagna con i suoi primi, pallidi raggi, Akenet si domandò perché diavolo gli umani, che potevano svegliarsi ogni mattina abbracciati a chi amavano e circondati da tanta bellezza, non riuscissero a essere felici.


#


«Facciamo i guardoni?»

Ariel, che era appoggiato a uno dei camini sul tetto del B&B, sobbalzò imbarazzato. Al suo fianco era comparsa Aleniel, ex fidanzata di Michele nota in tutto il Paradiso per due doti naturali piuttosto evidenti, sulle quali l’angelo cercò in tutti modi di non posare lo sguardo. «Non stavo spiando nessuno! Ero già quassù da un po' quando sono usciti a guardare sorgere il sole. Safet ieri mi ha chiesto di fare un turno di guardia.»

Aleniel ridacchiò. «Il prode Ariel, senza macchia né paura, che prende ordini da un Supervisore infernale…»

«Non vedo il problema, siamo alleati e Safet è degno del massimo rispetto!» ringhiò l’angelo.

«Calma, scherzavo» rispose lei sulla difensiva per poi cambiare discorso. «Avresti mai detto che a un tipo come Akenet, potesse piacere una come Adel?»

«Non vedo perché no. Lei ha un carattere dolce e rassicurante, adatto ad un tipo nervoso come Akenet e poi è molto carina» ribatté lui osservando Akenet e Adel abbracciati.

«Oh, oh… qualcuno, qui ha un debole per la demonietta di Akenet?» lo punzecchiò maliziosamente Aleniel.

«Punto primo, da che pulpito viene l'ironia, visto che ti sei portata a letto un demone che oltretutto è il migliore amico del tuo ex. Punto secondo, se mi hai raggiunto quassù solo per provocarmi puoi andartene, sto benissimo anche da solo.»

Aleniel, colpita dalla risposta così aggressiva di Ariel, arretrò leggermente. «Ho agito in quel modo solo per ripicca, ero arrabbiata con Michele perché c'eravamo appena lasciati definitivamente. La storia con lui non ha mai funzionato perché lui era ancora innamorato di Yliel, anche se non credo ne fosse del tutto consapevole. Ammetto di aver avuto un comportamento immaturo, ma in fondo non me ne pento, Azaele è simpatico e sa essere molto affettuoso.»

Ariel si rese conto di essere stato eccessivamente duro. «Non sei tenuta a giustificarti. Soprattutto con me che di recente ho avuto un comportamento talmente immaturo da rischiare di perdere l’aureola, sono davvero l'ultima persona che può permettersi di giudicarti!»

Aleniel rimase positivamente colpita dalle scuse di Ariel, lo aveva sempre giudicato un insopportabile borioso e invece stava scoprendo un angelo, certamente ancora un po' rigido, ma migliore di quello che pensava e che oltretutto riusciva a guardarla negli occhi, il che accadeva di raro quando parlava con qualcuno. Indicò di nuovo Akenet e Adel che stavano rientrando in camera, l’Arcidiavolo circondava le spalle di Adel con un braccio. «Sono davvero carini, non trovi?»

«Sinceramente, carino, non mi sembra un aggettivo che si addica ad Akenet!» commentò Ariel perplesso.

Aleniel, gli diede una gomitata con aria complice «Non li invidi almeno un po'?»

Ariel si fece di nuovo sospettoso «Per quale motivo dovrei invidiarli?»

Lei sospirò. «Perché sembrano molto innamorati. Sai, anche io avrei voglia di innamorarmi di qualcuno che mi ricambi davvero! E tu? Non sei stanco di essere single?»

Ariel ripensò agli errori commessi con Arianna. «Si, un po'» rispose malinconico. Dalla cucina salì un delizioso profumo di torte e Aleniel lo invitò a rientrare, lanciò uno sguardo all'orizzonte, non notò nulla di preoccupante e decise di seguirla.


#


Alba e Azaele avevano appena varcato il cancello del B&B quando videro Gabriel che li aspettava sotto il portico con le braccia incrociate.

«Secondo te è arrabbiato?» domandò Alba, era molto legata a Gabriel e non le piaceva l'idea di discutere con lui.

«Più, preoccupato… direi» rispose Azaele sudando leggermente freddo nel vedere il padre avanzare a grandi passi verso di loro. Indossava l'armatura di titanio e aveva le ali aperte sulla schiena, come se fosse pronto a combattere.

La sua avanzata fu interrotta da un branco eterogeneo di animali del bosco che gli saltarono addosso da tutte le parti. Gabriel si ritrovò suo malgrado a difendersi dall’attacco di scoiattoli, volpi, gatti, civette e gazze che tentavano, chi di morderlo nonostante l'armatura, chi di scalarlo per graffiargli il viso, chi di beccarlo in testa svolazzando intorno alla sua aureola. Saltellando e distribuendo pacche di qua e di là, cercò di liberarsi di tutti i piccoli aggressori, senza fare del male a nessuno, esibendosi in un buffissimo balletto che poco si addiceva a un prode guerriero angelico.

Alba, imbarazzata da morire, stava per richiamare i famigli ma Azaele la fermò «No dai, è troppo spassoso, aspetta ancora qualche secondo!»

«Per una volta sono d'accordo con Azaele!» sghignazzò Merlino.

Alba rivolse a entrambi uno sguardo severo e richiamò i famigli che si fermarono, ma rimasero intorno a Gabriel lanciandogli sguardi minacciosi.

L'Arcangelo invitò Alba e Azaele a seguirlo fino alla sua camera. Una volta entrati chiuse la porta lasciando fuori tutti i famigli compreso Merlino che incrociò le braccia e poggiò la schiena contro la porta con aria estremamente offesa.

Alba provò a scusarsi ma Gabriel la bloccò con un gesto della mano e un'aria truce che durò lo spazio di pochi secondi per fare posto a un'allegra risata. «Non devi scusarti, tesoro, in effetti è stato piuttosto divertente!»

«Sul serio?» domandò Alba stupita.

«Ma, certo. E poi mi sono un po' commosso nel vedere che quei piccoli animali ti sono tanto affezionati da rischiare la loro vita attaccando un Arcangelo. Sono tutti famigli, vero?»

«Si!»

«Scusa se li ho lasciati fuori, ma ho preso una decisione importante che riguarda Azaele e ho bisogno che siamo soli.»

Azaele impallidì leggermente, suo padre se ne accorse e lo tranquillizzò. «Sta tranquillo ranocchietto, è una cosa bella, almeno credo!»

Azaele sospirò di sollievo, ma subito si rabbuiò. «Senti papà, ecco... non prenderla male, so che non lo fai apposta, però... insomma... ormai sono adulto e sto anche per diventare padre, non è che potresti smetterla di chiamarmi “ranocchietto”? È piuttosto imbarazzante, sopratutto quando lo fai davanti a tutti!»

Alba gli mollò una gomitata nel fianco cosi forte da strappargli un gemito di dolore e Gabriel rimase interdetto. L'Arcangelo osservò il figlio come se lo vedesse di nuovo per la prima volta, si soffermò sulla barba, sull'espressione da adulto e sul fisico che per quanto minuto, non era certo quello di un putto e si vergognò un po'. «Hai ragione, scusa ragazzo, non volevo metterti a disagio con i tuoi amici e solo che... per me sei sarai sempre il mio ranocchietto!» Azaele alzò il sopraciglio destro. «Ma ti prometto che almeno di fronte ad altri non ti chiamerò più così, ok?»

Il figlio annuì soddisfatto e Gabriel si avvicinò al suo letto e si inginocchiò davanti ad un baule di ferro; rovistò dentro qualche istante poi le sue spalle si abbassarono e Alba e Azaele lo sentirono lasciar andare un sospiro tanto profondo quando triste.

«Papà, tutto bene?» lo chiamò Azaele.

Lui si alzò, sorrise, e dispose sul letto le parti di una bellissima armatura bianca dalle finiture color oro e verde oliva. Tornò al baule e ne trasse un pugnale e una spada angelica che poggiò accanto all'armatura.

Azaele provò una stretta al cuore e domandò. «È quello che penso?»

«Si, ranoc... figlio, è l'armatura di tua madre, è tempo di esaudire il suo desiderio di affidarla a te!»

«Ma papà, sono un demone infernale, come posso indossare l'armatura della mamma!»

Gabriel sorrise. «Sei comunque figlio di due Arcangeli!» Schioccò le dita e il demone si ritrovò a guardarsi allo specchio con indosso un'armatura di un paio di taglie più grande del necessario che gli dava un aspetto più comico che marziale.

«Uh, tua madre non era neanche lontanamente alta come Elendiel, ma era comunque un Arcangelo!» riflettè Gabriel davanti al figlio imbarazzatissimo per il risolino divertito che Alba non era riuscita a nascondere del tutto. «Non preoccuparti, ora rimedio!» disse, chiudendo la mano destra e alzando indice e medio. Immediatamente l'armatura si adattò al fisico di Azaele che commentò soddisfatto «Oh, così va bene!»

«Sei bellissimo!» esclamò Alba orgogliosa, facendolo arrossire.

«Concordo!» approvò Gabriel.

Azaele si guardò di nuovo allo specchio e rimase a bocca aperte nel rendersi conto che, nonostante le ali nere e l'aureola spezzata, l'armatura candida ed elegante di sua madre lo faceva somigliare più a un angelo che a un demone infernale. Ancora una volta ricordò le parole di Aurora a proposito della possibilità di essere riammesso in Paradiso: «Io non so se tu hai davvero questa possibilità e non so se è un obiettivo che puoi raggiungere presto o se hai ancora tanto cammino davanti a te, però credo che sia una cosa sulla quale dovresti riflettere!»

Sorrise e rivolgendosi a suo padre e alla sua fidanzata disse soltanto «Prima o poi...»

Loro capirono e sorrisero con lui.


#



Akenet e Adel si stavano dirigendo verso la “Sala della colazione” quando Akenet intravvide in cucina Aurora che insieme ad Alissa e Yetunde, stava raccogliendo i piatti da distribuire sui tavoli. «Vai, Palletta, io ti raggiungo subito» suggerì ad Adel che annuì e continuò verso la sala.

«Ma ti sembra il modo di rivolgerti a quella ragazza?» domandò seccata Alissa.

Akenet la guardò senza capire.

«Come ti permetti di chiamarla "palletta", non ti rendi conto che le stai facendo body shaming?»

Akenet ringhiò, varcò la soglia della cucina, si avvicinò ad Alissa, aprì le ali e prima che Aurora riuscisse a intervenire, la afferrò per il collo con una mano artigliata. «Sono un Arcidiavolo, bella figheira, faccio quello che voglio e chiamo la mia ragazza come mi pare. Ti è chiaro?»

Alissa, annuì terrorizzata. «Non ti ho sentito dire si!» continuò l'Arcidiavolo avvicinando il viso della ragazza al suo.

Yetunde provò a intervenire per aiutare la sorella, rimediando una manata sul petto che gli tolse il respiro e lo fece volare contro la dispensa. Akenet riportò la sua attenzione su Alissa; Aurora decise di intervenire, ma fu anticipata da Azaele che era appena apparso sulla soglia della cucina e ordinò deciso. «Piantala di fare il testa di cazzo!»

Akenet lasciò andare Alissa e si piazzò davanti al demone sovrastandolo. «Cosa hai detto, moccioso?» domandò gelido. Gli occhi completamente rossi.

«Ho detto di piantarla di fare il testa di cazzo con chi non si può difendere. E comunque ho solo un paio di millenni meno di te, quindi vola basso.»

Nella stanza si fece un silenzio pesante.

L'Arcidiavolo allungò un artiglio, afferrò Azaele per il collo e lo tirò su per portarlo all'altezza del suo viso. Il demone non si scompose, era abituato a essere trattato in quel modo, per cui si limitò a guardare il cugino dritto negli occhi.

Akenet sentì qualcosa di appuntito premere sullo stomaco. Abbassò lo sguardo e vide che Azaele stringeva un pugnale angelico nella mano sinistra.

Aurora decise che era arrivato il momento di riportare tutti alla calma, prima che le cose si spingessero troppo oltre. «Giovani! Ho preparato una torta al cioccolato e una alle more. Magari quando avete finito di sfogare il testosterone ci raggiungete in sala, ok?»

Azaele e Akenet la guardarono basiti.

Azaele cominciò a ridacchiare. «Non so a te, ma a me piace la torta di more».

Stranamente, Akenet, anziché infuriarsi si calmò completamente.

Riportò a terra Azaele e gli domandò «Questi umani sono tuoi amici, cuginetto?»

«Già!»

«Allora vedi di spiegargli che non devono far incazzare un Arcidiavolo.»

«Ti incazzi con troppa facilità Akenet» replicò Azaele.

L'Arcidiavolo ridacchiò. «Appunto!»

Azaele scosse la testa con aria di disapprovazione, rinfoderò il pugnale e fece cenno ad Alissa e Yetunde di seguirlo fuori dalla cucina.

Aurora e Akenet rimasero soli. «Comunque io odio le more e sono allergico al cioccolato»

«Oh, ecco perché sei così nervoso, caspita, il cioccolato è uno dei piaceri della vita!»

«Preferisco il sesso!» sentenzio lui guardandola negli occhi.

«Infatti ho detto "uno", dei piaceri della vita» rispose Aurora per nulla scandalizzata.

I due si guardarono misurandosi vicendevolmente. «Sei stata brava a intervenire in quel modo» disse lui.

«Insegno agli adolescenti umani da quarant'anni» rispose Aurora.

«Cosa vorresti dire?» domandò l'Arcidiavolo stringendo leggermente gli occhi.

«Hai capito benissimo, e piantala di stringere gli occhi, tanto lo so che non oseresti mai fare del male a un umano vivo, è contro le regole!»

L'Arcidiavolo sogghignò. «Safet si è scelto una compagna piuttosto sveglia!»

«Safet è un demone in gamba!» rispose lei.

«Non posso negarlo. A proposito come sta?»

«Molto meglio, nonostante l'arrivo di suo moglie!» scherzò Aurora.

«Lady “Palo nel Culo”, è qui? E cosa è venuta a fare?» domandò stupito Akenet.

«Credo che fosse preoccupata per Safet e Sael e poi immagino voglia tenere sotto controllo la situazione!»

«Si, suppongo tu abbia ragione».

Akenet si perse qualche istante a riflettere. La situazione si stava facendo sempre più complicata, cominciavano ad esserci troppi angeli e Arcangeli per i suoi gusti. Portare avanti il proposito di rapire la nipotina non sarebbe stato così semplice. Atriel aveva ragione, qualcuno avrebbe finito per farsi molto male. Infilò le mani in tasca e si rivolse di nuovo ad Aurora. «Allora, andiamo ad assaggiare questa torta al cioccolato?»

«Ma non eri allergico?»

«Ho mentito, umana!» rispose il demone avviandosi fuori dalla cucina. Aurora ridacchiò e mentre lo osservava camminare, ancora una volta si stupì di quanto le ricordasse i leoni della savana africana.

«So che non ti piacerà sentirmelo dire, ma credo proprio che dovresti chiedere scusa ad Alissa e soprattutto smettere di chiamare Adel, “palletta”»

Akenet si fermò, ma prima che potesse ribattere Aurora gli domandò «Ti piacerebbe, se lei si rivolgesse a te chiamandoti “scarface”?»

Akenet fu molto colpito da quella domanda, osservò pensieroso le vistose cicatrici sulle sue braccia e poi rispose «No, penso proprio di no.»


#


Azaele aveva appena poggiato il piatto ricolmo di torta alle more sul tavolo, quando Akenet gli poggiò una mano sulla spalla. «Ehy, cuginetto!»

«Che c'è adesso?» sbuffò.

«Quel pugnale é della zia Gala, vero? Posso vederlo?»

Azaele sfoderò di nuovo il pugnale e glielo mostrò.

«Posso tenerlo un attimo?» chiese ancora Akenet allungando una mano.

«Certo!» rispose Azaele porgendoglielo e rischiando di provocare un mezzo infarto a Yetunde e Alissa che si erano seduti allo stesso tavolo.

Akenet prese il pugnale, lo osservò con attenzione e ci giocherellò qualche istante, mostrando una notevole abilità e ottenendo uno sguardo di ammirazione dal cugino. «É stata tua madre a insegnarmi a usarlo. Nonostante odiasse la violenza con tutto il cuore, era la migliore nel combattimento ravvicinato!» spiegò tristemente.

«Eravate legati tu e lei?» domandò Azaele.

«Molto più che con quella stronza di mia madre!» ribattè l'Arcidiavolo rendendogli il pugnale.

«Capisco! Mi dispiace.»

Akenet strinse le spalle e diede un'occhiata in giro per cercare Adel, così facendo lo sguardo gli cadde su un angelo dai lunghi capelli biondi e gli occhi azzurri che riconobbe immediatamente.

L'angelo, forse sentendosi osservato si girò, lo riconobbe e rivolgendogli un cenno di saluto indicò una chitarra elettrica poggiata sul suo supporto.

Akenet sogghignò e fece un cenno di assenso, erano millenni che non suonava insieme a qualcuno che ne valesse la pena, e David'el, non si poteva certo negarlo, era uno dei migliori chitarristi esistenti sia in Cielo che in terra!.











   
 
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