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Autore: inzaghina    17/02/2024    2 recensioni
L'adolescenza è quel periodo della vita in cui tutte le emozioni paiono amplificate e quasi sproporzionate; gli amori sembrano più totalizzanti, le amicizie più coinvolgenti e le delusioni decisamente più cocenti.
Tutto questo vale anche per i Malandrini e i loro compagni di corso, che cercano di vivere una vita normale, mentre fuori da Hogwarts inizia a imperversare una guerra sempre più cruenta.
[Storia partecipante alla challenge "Gruppo di scrittura", indetta da Severa Crouch sul forum feriscelapenna[
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fabian Prewett, I Malandrini, Lily Evans, Marlene McKinnon, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Sirius Black/Marlene McKinnon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'L’eredità di Lily e James - Promesse da mantenere '
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Minerva McGranitt osserva stupita Sirius Black camminare a debita distanza da James Potter – come non è mai accaduto dal momento stesso in cui hanno entrambi messo piede nella scuola. Quei due sono considerabili alla stregua di una coppia di gemelli siamesi, dove c’è uno è altamente probabile che ci sia l’altro, ma non quel mattino. Quel giorno James era accanto a un estremamente pallido Remus Lupin, con un trotterellante Peter Minus alle calcagna. Sirius, invece, camminava in completa solitudine e con un’aria depressa e infastidita molti metri più indietro, sotto allo sguardo preoccupato di Marlene McKinnon. La professoressa di trasfigurazione aveva già parlato con il preside e sapeva che Potter aveva salvato da vita di Piton il venerdì precedente, quello che non si sarebbe mai aspettata era che qualcosa, o meglio qualcuno, sarebbe stato in grado di creare una frattura tra i due compagni più legati della sua casa. 

 

11. I'd take another chance, take a fall, take a shot for you 

 

Tieni chi ami vicino a te,  

digli quanto bisogno hai di loro,  

amali e trattali bene,  

trova il tempo per dirgli “mi spiace”, “perdonami”,  

“per favore”, “grazie” e tutte le parole d’amore che conosci.” 

Gabriel Garcia Marquez 

 

 

 

Quel fine settimana l’andirivieni continuo di studenti Grifondoro turba la quiete che Madama Chips tanto ama, la pace che l’infermiera è convinta sia necessaria per aiutare la guarigione dei suoi studenti. Non se la sente di rimproverare nessuno però, perché, se c’è qualcuno che necessita di compagnia, quello è proprio il paziente di cui si sta occupando con tanta cura.  

Remus viene dimesso con grande titubanza il lunedì mattina, per poter seguire le lezioni, l’inflessibile infermiera si fa promettere dal giovane che sarebbe tornato a farsi visitare, sia dopo pranzo, che a fine giornata, il ragazzo le sorride condiscendente, ringraziandola nuovamente per le cure premurose. Per tutto il giorno Sirius non vede da nessuna parte, Remus, nonostante la rabbia ormai smaltita, è troppo orgoglioso per chiedere di lui e lo stesso vale per James, che però si guarda intorno in ogni classe in cui entrano e ad ogni angolo in cui svoltano. 
“Hey Potter, dov’è il tuo amato Black?” chiede Piton, non appena i Serpeverde raggiungono i Grifondoro nella classe di Trasfigurazione. 
James non gli risponde, lasciandosi cadere accanto a Remus, nel banco accanto a Peter. 
“Ce ne siamo finalmente liberati?” continua l’altro, sorridendo beffardo, sedendosi alla sinistra dei Malandrini. 

Lily stringe i pugni, infastidita dal suono della sua voce e dalla vicinanza del suo ex migliore amico, insolitamente preoccupata dall’assenza di Black. 
“Ma perché non chiudi quella boccaccia, Piton?!” interviene quindi Lexie, voltandosi verso di lui, dalla sua posizione, davanti a James. 
“Che modi, Ashworth!” sogghigna Mulciber, “chissà come devi essere focosa sotto le lenzuola… posso fare un giro?” aggiunge, guardandola lascivo. 
Fabian vede nero davanti a sé, gli è subito addosso, senza lasciare il tempo al biondo di reagire, “non osare mai più rivolgerti a lei in questo modo,” scandisce, puntandogli la bacchetta alla gola. 
Mulciber continua a sogghignare, “che paura che mi fai, Prewett…” lo redarguisce, mentre James e Gideon portavano via di peso Fabian, prima che la situazione degeneri. 

Lexie lo guarda di sottecchi, stupita da una reazione così veemente, gli sorride in ringraziamento e lui ricambia, sostenendo il suo sguardo per qualche istante.  
“Se vuoi avere a che fare con un vero uomo sai dove trovarmi, Ashworth… ci metterei pochi secondi per farti urlare il mio nome, sono sicuro che mi supplicheresti per averne ancora. Anzi, se vuoi potremmo mollare questa lezione e ti potrei sbattere nel corridoio del terzo piano…” termina Mulciber, ammiccando. 
“Nei tuoi sogni, Mulciber… mi fai schifo!” soffia di rimando Lexie, assicurandosi che Gideon e James stiano ancora trattenendo Fabian, le cui iridi sono attraversate da una sfumatura collerica più temibile della precedente. 
“Li popoli sempre i miei sogni, Ashworth!” continua a insistere Mulciber, facendole l’occhiolino. “Che ne dici Evans, vuoi fartela tu una scopata con me?”  
Lily non ha il tempo di reagire, così come non lo ha James. “Cinquanta punti in meno per Serpeverde, Mulciber!” ringhia la Professoressa McGranitt, entrando in classe. “Non tollero la mancanza di rispetto nei confronti delle sue compagne.” 
“Ma io non ho mancato di rispetto a nessuno, Professoressa,” si difende Edgar, tagliente. 
“Non aggiunga l’insulto alla mia intelligenza, Mulciber,” lo redarguisce la Direttrice di Grifondoro. 
“Ma ho solo comunicato loro un dato di fatto, Professoressa… se la Ashworth e la Evans vogliono un vero uomo sanno dove trovarmi,” continua il Serpeverde, vantandosi e facendo spallucce. 

Evan gli lancia un’occhiata obliqua che gli fa perdere il sorrisetto che gli icrespa le labbra, ma è comunque troppo tardi. 
“Basta così, Mulciber! Punizione per le prossime due settimane. Fuori dalla mia classe!” esclama esasperata l’insegnante, scrivendo velocemente un biglietto e sigillandolo magicamente. “Dia questo al Professor Lumacorno,” aggiunge, porgendogli la pergamena. 
Dopo che Mulciber ha lasciato la classe, la Professoressa si volta verso gli altri Serpeverde, “qualcuno di voi ha qualcosa da aggiungere?” 
La maggior parte di loro fa segno di no con la testa, rimanendo in perfetto silenzio.  
Silenzio che viene interrotto in tono untuoso da Severus Piton, “mi chiedevo solo dove fosse Black, Professoressa.”  
L’insegnante si volta fulmineamente verso i Grifondoro del sesto anno: “ebbene?” chiede, occhieggiando in particolare James. 
“È malato, Professoressa,” risponde Marlene, mentre gli altri annuiscono, ed Evan non riesce a impedirsi di fissarla. 
“Bene,” ribatte la vicepreside, “fategli avere i compiti del giorno.” 

“Malato, come no,” bofonchia Piton, assottigliando gli occhi. 

“Da quando ti interessa se Black frequenta le lezioni?” gli domanda quindi Evan, costringendosi a distogliere lo sguardo dai capelli dorati di Marlene. 

Piton borbotta una risposta inintelligibile ed Evan fa spallucce, recuperando il materiale richiesto.  
  
 

Sirius non si presenta a lezione nemmeno il martedì e il mercoledì, costringendo i compagni a mentire riguardo alla sua presunta malattia e la McGranitt a insospettirsi visto che il ragazzo non si è presentato in Infermeria per chiedere una cura a Madama Chips. Salta anche l’allenamento del lunedì e quello del mercoledì, costringendo James a far volare il suo sostituto e a preoccuparsi che la squadra non sarà pronta per la prima partita dell’anno. Visto che il ragazzo non appare nemmeno in camera per dormire, Remus e James non lo vedono dal venerdì mattina e Peter teme di chiedergli quando hanno intenzione di rimettere le cose a posto, perché la risposta potrebbe essere mai. Giovedì, finalmente, Marlene e Lexie lo convincono a tornare in classe. Il primogenito Black prende posto insolitamente al primo banco, seguendo apaticamente tutte le lezioni del giovedì e del venerdì; per poi sparire alla fine dell’ultima lezione, che segna l’inizio del weekend. 
Il fine settimana, senza Sirius, si svolge in maniera fin troppo tranquilla per i Malandrini. La gran parte del gruppo del sesto anno occupa l’area della sala comune più vicina al fuoco. Remus è seduto accanto a Mary e si porta avanti con lo studio, per poi aiutarla a correggere le bozze degli articoli; James invece sta con i suoi compagni di squadra intento ad organizzare la migliore strategia per affrontare Corvonero a fine mese. La prima partita dell’anno sarebbe solitamente tra i rosso-oro e i Serpeverde, ma James ha scoperto il giorno precedente che, su richiesta della casa di Salazar, i verde-argento saranno sostituiti da Corvonero, per via di un infortunio occorso al loro portiere titolare. 

“Mi sembra semplicemente un modo per confondere le acqua,” bofonchia il capitano di Grifondoro, passandosi le mani tra i capelli. 

“Siamo decisamente più forti di Corvonero,” gli fa notare pacatamente Gideon. 

“Certo, ma ci eravamo preparati per affrontare le Serpi...” 

“E da adesso ci prepareremo per i Corvi,” ribatte Lexie, stringendogli la spalla. 

“Sì, due settimane non sono moltissime, ma ce la faremo.” 

“Cerca di essere un po’ positivo, James!” lo esorta Fabian. 

“Lo sarei molto di più se il tuo compagno Battitore titolare non si fosse dato alla macchia...”  
“Qualcuno sa dove sia Sirius?” domanda Peter, interrompendo la riunione di squadra. 
“Credo sia nel parco…” risponde Marlene, senza sollevare gli occhi dal tema di Antiche Rune. 
“L’hai visto?” insiste Peter. 

“Di sfuggita, stamattina presto quando scendevo per vedermi a colazione con Eleanor.”  

“Gli hai parlato?” 
Marlene sospira, “poco, mi ha detto di aver bisogno di riflettere…” 
“Non potreste ricominciare a parlargli?” chiede timidamente Peter. 
"Ti ricordo che è lui che non si fa vedere nella Torre da una settimana,” risponde James. 
L’altro abbassa gli occhi, imbarazzato.  
“Ragazzi, non litigate anche voi,” li prega Marlene, sorridendo a Peter. 

“Non stiamo litigando,” chiarisce James. 

“Fprse, è solo che è strano vedervi in tre...” commenta Lexie. 

“Non sarà così ancora per molto, vero?” interviene Mary, che sa cosa è successo, visto che glielo ha raccontato Remus. 

“No, ci chiariremo presto,” a rassicura lui, sorridendole. 

James annuisce, “sperando che Sirius si decida a riapparire...” 
“Rem, tu hai già finito il compito di Aritmanzia?” chiede quindi Lily, per cambiare argomento. 
“Mi manca l’ultima parte,” ribatte il ragazzo chiamato in causa, grato. 
  
Il lunedì successivo, quando Sirius si fa vivo per partecipare alle lezioni, viene spedito dalla McGranitt in infermeria, con quasi 40 di febbre. Il martedì rimane ricoverato tutto il giorno, per poi tornare in classe il mercoledì, anche se molto debilitato. Il giorno successivo Lexie, Fabian e Gideon lo trascinano con loro ad allenarsi, decisi a spingere i due migliori amici a chiarirsi su un terreno più neutro della sala comune affollata. James gli si rivolge solo quando strettamente necessario, ma non riesce a nascondere un sorriso nel rivederlo sfrecciare accanto a sè sul campo. Alla fine dell’allenamento, mentre raccolgono le palle, le scope e gli schemi di gioco, gli altri si avviano negli spogliatoi, per lasciarli da soli e Sirius si avvicina a James. “Mi dispiace, Ramoso. Vorrei poter tornare indietro e tenere la bocca chiusa, ma non posso. Devi perdonarmi però, perché non ce la posso fare senza mio fratello… tu sei mio fratello, James, e non riesco ad andare avanti senza te.” 
L’altro lo fissa lungamente, mentre Sirius sostiene lo sguardo fieramente, “sei un cretino, Felpato! Non oso immaginare cosa sarebbe successo se non avessi fermato quell’idiota di Piton, Remus ci sarebbe andato di messo e non sarebbe stato giusto!” 

“Lo so e non so come potrò farmi perdonare da lui... ho iniziato da te, sperando che sarebbe stato più semplice.” 

James assottiglia gli occhi, scuotendo la testa. “Come dicevo, sei un cretino! Ma sei anche mio fratello e mi sei mancato.” 
Il giovane Black lo abbraccia, grato che almeno un tassello della sua vita stia tornando a posto. 
“Non ti aiuterò a farti perdonare con Remus, però…” 
“Credo di sapere cosa fare,” ribatte l’altro, sorridendo enigmaticamente. 

 
Quella sera, quando Remus fa ritorno dal pattugliamento dei corridoi con Lily, vede che le tende del letto di Sirius sono tirate e tira un sospiro di sollievo. 

James s’avvicina al suo letto e vi prende posto sopra, senza tante cerimonie. 

“Stasera è anche venuto agli allenamenti e abbiamo parlato...” 

“Sono contento, James.” 

“Gli ho detto di non contare su di me, per chiarire anche con te!” 

Remus scuote la testa, “mi fai sembrare più spaventoso di quanto io non sia...” 

“Sei pur sempre un licantropo,” gli sussurra James, ghignando. 

Remus scuote la testa, spintonandolo, prima di dirigersi in bagno. 

Il mattino successivo, quando il Prefetto si sveglia, Sirius è già uscito.  

“Credo che sia già al lavoro per cercare di farsi perdonare da te,” lo avverte la voce, assonnata, di James. 
Remus si volta verso l’amico, “dovrebbe semplicemente provare a parlarmi e chiedermi scusa…” gli dice, cercando un paio di calze. 
“Ma lo sapete che le cose semplici non piacciono a Sirius!” ridacchia Gideon. 
Remus rotea gli occhi, chiedendosi cosa stesse architettando l’amico, prima di scendere in Sala Grande con gli altri e notare che, nemmeno quel giorno, Sirius è presente al loro tavolo. 

 
Non deve comunque attendere molto per scoprire ciò che il giovane Black ha in mente. Quando lui e i suoi compagni raggiungono l’aula di pozioni, infatti, trovano Sirius, appena raggiunto da Severus Piton, che parlano fuori dalla porta. 
“Puoi dedicarmi due minuti del tuo tempo, Piton?” 
“Devo proprio?” bofonchia il Serpeverde, maledicendosi per l’ossessione di arrivare sempre puntuale alla sua lezione preferita. 
“Ti chiedo solo di ascoltarmi… so benissimo che entrambi avremmo di meglio da fare, ma prima mi fai cominciare e prima finirò.” 
Piton si stringe nelle spalle, roteando gli occhi quando intravede il resto dei Grifondoro a debita distanza da loro due. 
“Volevo ringraziarti per… beh, per non aver detto a nessuno di quello che hai scoperto quel famoso venerdì.” 
“Non avevo molta scelta…” ribatte Piton, rammentando come Silente gli avesse ricordato che James Potter gli aveva salvato la vita.  
“Io sono convinto che abbiamo sempre una scelta…” Black riscuote l’altro dai suoi pensieri, “tu avresti potuto rovinare la vita di Remus, ma non lo hai fatto e io te ne sono grato. Sei stato migliore di me. Ti ringrazio infinitamente, non sarebbe stato giusto che ci andasse di mezzo Rem per causa mia…” 
Piton lo osserva stupito: dubitando che qualcuno dei suoi amici si sarebbe mai comportato così, che si sarebbe umiliato a causa sua di fronte ad uno dei loro nemici. Eppure, è proprio quello che il borioso ed egocentrico Sirius Black sta facendo in quel momento. 
Il giovane Serpeverde ha nemmeno rispondere all’altro, visto che proprio in quel momento sono raggiunti da un gruppo dei compagni del verde-argento. 
“Che c’è Black, hai finalmente capito di essere finito nella casa sbagliata?” chiede Mulciber, sghignazzando. 
Sirius volta loro le spalle senza ribattere, raggiungendo Remus e James, che si sono allontanati dagli altri Grifondoro. 
“Non ci posso credere,” borbotta Remus, quando l’amico è accanto a lui. 
Anche James Potter è assolutamente senza parole.  
Sirius dà una sbirciata ai suoi due amici, sperando che Remus sia finalmente disposto ad ascoltarlo. 
“Sono assolutamente sbalordito,” reitera il Prefetto. 
“Sono disposto a fare qualsiasi cosa per dimostrarti quanto sono stato cretino… perfino ringraziare un viscido Serpeverde,” borbotta il ragazzo, “avrei potuto rovinarti la vita, Rem… tu avresti tutto il diritto di odiarmi e ti capirei se lo facessi, ma spero tanto che tu decida di perdonarmi, contro ogni buon senso… se lo farai, sarò in debito con te per tutto il resto della mia vita.”  
“Bastava semplicemente che mi parlassi, Padfoot,” gli dice l’altro, scuotendo la testa e facendo un sorrisetto, “però è stato divertente guardarti mentre ringraziavi Mocciosus,” aggiunge a voce più alta, facendo ridere il resto del gruppo. 
“Beh, sai… a mali estremi, estremi rimedi,” ribatte sommessamente Sirius. 
I due amici suggellano la pace con un abbraccio, interrotto dall’arrivo di Lumacorno, prima di prendere posto in classe, con le spalle di Sirius liberate dal peso che vi ha gravato sopra per giorni. 

 

 

Il cielo è squarciato da una serie di lampi il mercoledì successivo, quando la squadra di Grifondoro si prepara a fare ritorno al castello, proteggendosi alla bell’e meglio con degli incantesimi scudo. 

“Fate il prima possibile, nessuno deve ammalarsi prima della partita!” li esorta James, sfrecciando davanti a loro. 

Lexie rotea gli occhi spazientita, consapevole che James non potrà mai davvero cambiare. Si accoda al resto del gruppo, prima di rendersi conto di aver lasciato il maglione della divisa nello spogliatoio. 

Inverte il proprio cammino, borbottando un “ho dimenticato una cosa, vi raggiungo a cena,” al resto della squadra, prima di rendersi conto che Fabian è al suo fianco. 

“Non ti dispiace se ti faccio compagnia?” 

“Mi spiace solo che tu ti bagni più del necessario...” 

“Ne abbiamo già presa tanta durante gli allenamenti,” ribatte, stringendosi nelle spalle. 

“Certo, ma se per disgrazia tu ti ammalassi, sai bene che sarebbe colpa del fatto che sei tornato indietro con me, vero?” 

“Allora sarà meglio correre!” la esorta lui, guidandola verso gli spogliatoi. 

Lexie gli sorride complice, raggiungendo l’edificio buio e afferrando il maglione che era scivolato dietro alla panca. 

“Non te lo metti?” 

“Meglio tenermi qualcosa di asciutto per la cena...” 

Fabian annuisce, prima di afferrare un paio di vecchie mazze abbandonate e mormorare un incantesimo sottovoce. 

Sorride quando si ritrova tra le mani due ombrelli variopinti e ne porge uno a Lexie. 

“Non sapevo che conoscessi gli ombrelli,” commenta sbalordita. 

“Mio cognato ama i Babbani.” 

Lexie annuisce, ripensando alle parole che hanno condiviso riguardo al marito della sorella più grande dei gemelli. 

“Non sono certo di sapere esattamente come si apre, però,” confessa in un secondo momento Fabian. 

“Per tua fortuna ci sono io,” celia Lexie, guidandolo fuori, “aspetta di essere uscito per farlo.” 

“Perchè?” 

“Aprire gli ombrelli al chiuso porta sfortuna.” 

“Non ti sapevo superstiziosa...” 

“Vuoi davvero mettere a rischio il nostro esordio in campionato, Fab?” 

“James non me lo perdonerebbe mai...” 

“E di litigi ce ne sono stati già abbastanza ultimamente.” 

“Già,” concorda Fabian, lasciando che un silenzio intervallato dal rumore delle gocce di pioggia sui loro ombrelli li avvolga. 

“Tutto bene?” domanda Lexie qualche secondo dopo. 

“Sì, stavo solo riflettendo su quello che avevi detto,” le risponde piano, “riguardo ai litigi...” 

“Sirius ha fatto una cazzata, non è la prima volta e, con ogni probabilità, non sarà l’ultima.” 

“Lo so, non pensavo a lui, in realtà...” 

Lexie rimane in silenzio, spronandolo a continuare. 

“Pensavo più che altro a quello che è successo a lezione con la McGranitt, alle parole che vi ha rivolto Mulciber e a come tutto questo diventerà la nostra realtà, una volta fuori da qui... mi spaventa molto.” 

“Spaventa anche me, ma più che altro mi fa arrabbiare, tantissimo.” 

“Ovviamente fa arrabbiare anche me.” 

“Ce ne siamo resi conto tutti, direi.” 

“Vi guardava come se foste oggetti!” 

“Non è che mi aspettassi un altro livello di maturità da lui, a essere sincera.” 

Fabian annuisce, chiudendo l’ombrello, ora che sono arrivati sotto l’arco d’ingresso. “Forse no, ma mi sono sentito ribollire il sangue nelle vene, qualcuno doveva intervenire.” 

“Sono felice che tu lo abbia fatto, Fab,” sussurra Lexis, stringendogli l’avambraccio sinistro. 

“Davvero? Non mi sono messo al suo stesso livello?” 

“Non dirlo nemmeno per scherzo.” 

“Io, io non so... io...” 

“Mulciber è un emerito deficiente depravato, tu non hai nulla a che spartire con lui,” lo rassicura Lexie. 

Fabian annuisce lentamente. 

“Non ti ho nemmeno ringraziato come si deve,” aggiunge la ragazza, posandogli un bacio lieve sulla guancia. 

Lui ricambia il sorriso e la prende sottobraccio, conducendola in sala Grande. 

 

 
 


 

Nota dell’autrice: 

Ammetto che avevo già trattato questo tema in un’altra long, ma qui mi sono data la possibilità di approfondire meglio tutto e spero di aver scritto una versione credibile. 

I Serpeverde sono rimasti un pochino più sullo sfondo, ma torneranno nel rpossimo capitolo, non temete. 

 

   
 
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