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Autore: C_Totoro    23/02/2024    1 recensioni
Bellatrix è una strega purosangue, il percorso della sua vita è sempre stato spiegato davanti a sé: il matrimonio con Rodolphus Lestrange, i figli, le apparenze... Ma è questo ciò che lei vuole davvero e ha sempre auspicato? Sarà l'incontro con il mago oscuro Lord Voldemort a rimettere in discussione tutto, ad aiutarla a ridare forma alla propria vita, riprendendone in mano le redini. In questa storia si ripercorrerà tutto il rapporto tra Bellatrix e Voldemort e di come questa relazione abbia impattato in primis su Bellatrix ma anche su tutte le persone che hanno sempre gravitato intorno a lei. Il filo conduttore? Le canzoni di Taylor Swift.
(La storia prevede all'incirca 32 capitoli)
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Rodolphus Lestrange, Voldemort | Coppie: Bellatrix/Voldemort
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Malandrini/I guerra magica, II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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THE MAN
 
“Non capisco perché non dovrei”
“Perché sei una donna, Bella” le rispose Cygnus stanco portandosi le dita sulle tempie per poi massaggiarle piano, come se quella conversazione gli stesse creando un mal di testa insopportabile “Pensavo ormai avessimo risolto questo tuo… problema
Bellatrix aggrottò le sopracciglia, strinse la mandibola e deglutì. Ogni volta che si ritrovava di fronte a suo padre tornava a essere una bambina, le serviva tutto il suo autocontrollo per non scoppiare.
Si sentiva sbagliata, inadeguata… un problema, appunto.
“Problema?” ripeté Bella, cercando di mantenete un tono diplomatico e non lasciarsi travolgere dalle emozioni “Non capisco” era una menzogna. Capiva benissimo cosa intendesse suo padre ma non riusciva – non voleva – farsene una ragione. Suo cugino Evan non veniva forse elevato a perfezione per le stesse cose che a lei venivano recriminate? Suo cugino Sirius non era forse un reietto proprio perché, invece, non aveva gli atteggiamenti che lei aveva? Il senso di ingiustizia le si insinuò nell’anima, dove già aveva messo radici da tempo immemore.
“Sei sempre stata una bambina… eh… sopra le righe”
Cygnus strinse le labbra osservando la figlia con dispiacere, nello stesso modo in cui si guarda un fiore stupendo che col passare del tempo appassisce. Bellatrix era quello: uno splendido potenziale che andava perdendosi ogni anno di più. Non poteva chinare la testa come tutte e continuare nella via che le era stata messa davanti? Perché doveva essere così testarda? Perché doveva fare di tutto per risultare una strega inadeguata? Faceva un passo verso ciò che ci spettava da lei – il matrimonio – e poi dieci indietro unendosi a una comitiva di maghi che agivano sì per il benessere della Comunità Purosangue… ma non ci si aspettava di certo che fossero le streghe a portare avanti quella battaglia.
Bellatrix continuava a rimanere in silenzio, era arrossita, indispettita per quel commento che pensava di non meritarsi affatto. Aveva fatto di tutto – di tutto – per essere la bambina perfetta che i suoi genitori si aspettavano e ancora non era stato sufficiente? Sopra le righe in cosa? Perché? Solo perché non aveva paura di esprimere la propria opinione? Solo perché era magica e non aveva paura di mostrarlo?
“Sempre a voler fare cose che non ti appartenevano… sempre a voler dire la tua… sempre con queste idee balzane…” Cygnus scosse il capo come un elefante che scaccia le mosche. Cosa doveva fare con Bellatrix? Ogni volta che pensava di averla domata, che pensava di aver concluso il suo compito di genitore si tornava a doversi scontrare con la sua testardaggine. Si era sposata con Rodolphus Lestrange, ora doveva solo fare un figlio. Cosa era quell’improvvisa voglia di diventare un’attivista politica? Quelle chiacchiere su rituali magici andati persi?
“Dopo il matrimonio… da te ci si aspettano figli, Bella. Non che tu te ne vada in giro a fare la politicante!”
“Rodolphus è d’accordo!” e il solo dire quelle parole costava fatica a Bellatrix. Davvero le serviva il permesso del marito per fare quello che voleva e la faceva stare bene? Perché tutti si impegnavano così tanto per renderla infelice e toglierle le uniche cose che le portavano gioia?
Cygnus fece una smorfia “I Lestrange sono sempre stati una famiglia un po’ particolare…”
“Il Signore Oscuro dice che sarebbe un delitto non farmi entrare nel suo esercito!” proseguì Bellatrix accendendosi appassionata.
Un delitto.
Così lo aveva definito.
Non ho mai incontrato una strega del tuo livello, Bella… non esiste un'altra persona magica, strega o mago che sia, che abbia il tuo potenziale… il potenziale per stare al mio fianco e rimanerci. Rimanerci per sempre.
Ogni volta che ripensava a quelle parole si sentiva avvampare, il cuore iniziava a pompare come impazzito.
Nessuna persona.
Strega o mago.
Rimanere al suo fianco.
Per sempre.
Solo lei era all’altezza e suo padre ora voleva mettersi in mezzo e impedirle di compiere il suo destino?
“Anche lui è sempre stato una persona… particolare…”
“Non accetto insinuazioni sul Signore Oscuro!” Bellatrix scattò subito perché poteva accettare parole e dubbi su di lei, ma non su Lord Voldemort. No, quello mai, per nessun motivo!
“Pensavo saresti stato fiero di me, padre. Da quanto ci lamentiamo del declino della comunità magica? Delle nostre tradizioni perse? E ora che una Black finalmente fa qualcosa…”
“Non sei più una Black” la interruppe Cygnus, implacabile e spazientito “Sei una Lestrange”
Quel commento ferì Bellatrix più di ogni altra cosa. Era come dirle che non faceva più parte della famiglia dato che ora il suo cognome era cambiato. Era diventata un’estranea per i suoi stessi genitori? Afferrò la veste tra le dita stringendo i pugni. Rimase in silenzio per qualche secondo in più e Cygnus dovette intuire come quelle parole avessero turbato la figlia ma, non fece in tempo ad aprire bocca per provare a mettere una pezza su quanto detto che Bella si alzò in piedi “Se non sono più una Black non vedo allora come questa cosa possa riguardarti” fece un sorriso serafico “Sarò la prima Mangiamorte donna” alzò il mento, fiera “E sarò la migliore, meglio di qualsiasi uomo”.
Cygnus rimase a fissare la poltrona lasciata vuota dalla figlia.
Perfetta, pensò.
Sì, perfetta continuò alzandosi in piedi e uscendo dal salotto scuotendo il capo.
Se solo fosse un uomo.
 
*
 
Il Marchio Nero era qualcosa che andava oltre ogni immaginazione di Bellatrix. Non aveva mai pensato potesse esistere qualcosa di quel tipo, una connessione tanto profonda col suo Padrone, con il Signore Oscuro. Da quando lo aveva ricevuto, non faceva altro che ammirare l’avambraccio sinistro, ricalcando con le dita tremanti della mano destra i tratti del serpente e del teschio che formavano il tatuaggio.
Era una parte di lui, una parte di Lord Voldemort.
Ho la sua magia su di me… dentro di me… lo sento ovunque…
Il solo pensiero era in grado di accenderla come una miccia, si sentiva sciogliere e allo stesso tempo scaldarsi piena di energia e di magia. La sua attrazione per Lord Voldemort cresceva ogni secondo di più, incontenibile e ormai stentava a nasconderla. Bellatrix pensava fosse assurdo che non se ne fosse accorto nessuno. Possibile che nessuno sentisse il suo cuore pompare impazzito e battere contro la gabbia toracica?
No, non poteva essere. Dovevano essersene accorti. Lui doveva saperlo… doveva.
Ma se se n’era accorto… quel suo non fare nulla… era sinonimo di disinteresse?
Il crac della materializzazione la riportò alla realtà. Si tirò giù la manica della veste coprendo il Marchio mentre i suoi compagni Mangiamorte entravano nel salotto con fare deciso.
Dolohov, Nott, Mulciber, Rosier…
Erano un gruppo smunto e ristretto e lei non solo era l’unica donna, era anche la più piccola e, conseguentemente, veniva trattata con una sufficienza al limite dello sdegno.
“Ciao Bella” la salutò Dolohov sedendosi di fronte a lei, il posto alla destra del Signore Oscuro spettava a lui.
Per adesso, si disse Bellatrix sorridendo ad Antonin, diventerò io la più fedele, la sua migliore luogotenente. L’unica degna di sedere alla sua destra e di sapere ogni suo più recondito segreto.
Bellatrix gli fece un cenno con la testa agli altri uomini mentre prendevano posto intorno a lei senza dire una parola. Nessuno degli altri Mangiamorte era contento della sua presenza lì, Bellatrix lo sapeva molto bene, nessuno di loro si fidava di lei, nessuno di loro la riteneva all’altezza. D’altra parte, non erano forse tutti della stessa età di suo padre? Non provenivano tutti dallo stesso background culturale? Come poteva pretendere qualcosa di diverso? Li avrebbe fatti ricredere, ne era convinta. Inoltre, non le serviva davvero il sostegno di nessuno se non quello del suo Padrone. Anche lui aveva l’età di quei bigotti ma era superiore, diverso, vedeva... sì, lui vedeva.
La vedeva.
Nulla avrebbe potuto scalfire l’entusiasmo di Bella e la sua determinazione; era troppo abituata a essere trattata con sufficienza per prestarvi caso. Certo, si sarebbe aspettata un po’ più di sostegno da suo zio, Augustin Rosier. Quasi le venne da ridere al pensiero di quanto fosse stata illusa. Augustin era il fratello di sua madre, poteva davvero credere le cose sarebbero andate diversamente? Poteva davvero credere di avere un alleato in un Rosier?
Si strinse nelle spalle.
Non aveva importanza.
Che la odiassero.
Che la sminuissero.
Non le serviva di certo la loro approvazione.
L’unica cosa che importava era l’opinione del Signore Oscuro e lui aveva già parlato. Aveva già detto che lei era fatta per rimanere al suo fianco, per essere la sua prediletta… che era la più potente, lì in mezzo.
“Miei cari amici, miei fedeli Mangiamorte”
Si alzarono tutti come un sol uomo e il cuore di Bellatrix prese a fare le capriole. Di nuovo, quel nodo allo stomaco che mai aveva provato prima tornò a farsi sentire con una potenza che non riteneva umana. Finalmente aveva uno scopo, una via… qualcosa che non fosse essere moglie, madre… che non comportasse un appiattimento del sé e delle proprie aspirazioni.
Poteva usare la magia.
Lei era magia.
“Sedetevi, siamo tra amici, non è necessaria tanta formalità”
Ma Bella lo sapeva bene – e lo sapevano anche gli altri uomini – tanta formalità era non necessaria ma assolutamente dovuta.
“Mi piacerebbe poter allargare questa nostra famiglia” gli occhi rossi di Lord Voldemort si spostarono su Antonin Dolohov e Bella vide il viso storto del Mangiamorte incresparsi e poi diventare lucido di sudore.
Quello era potere.
Il potere di poter incutere timore, reverenza, con un solo e unico sguardo.
Il Signore Oscuro aveva tutto.
Era tutto.
“Mio Signore, sono ancora persuaso del fatto che la nostra fonte di adepti più… plausibile… siano i giovani, le nuove leve, per così dire…”
“Rosier, non hai un figlio?” chiese Lord Voldemort concentrandosi sull’uomo biondo accanto ad Antonin.
“Sì, mio Signore”
“Perché non lo vedo tra noi?”
Augustin si mosse a disagio sulla sedia “Padrone… alcuni ragazzi sono…” s’interruppe, incapace di scegliere le parole “È giovane, non capisce ancora quali siano le priorità”
“Devo dedurne che tu come genitore sia stato un fallimento, Augustin?”
Rosier abbassò il capo “Mi dispiace avervi deluso, mio Signore. Sono sicuro che Evan…”
“Ci crederò quando lo vedrò seduto qui” Voldemort raddrizzò la schiena “Ma comprendo anche che questi ragazzi devono capire chi hanno di fronte, non è facile riporre le proprie speranze in qualcuno che non si conosce, soprattutto quando si è stati così tanto delusi in passato. Promesse di gloria e onore… e poi cosa? Il vuoto di una società priva di spina dorsale”
“Padrone” chiamò Bellatrix incapace di trattenersi oltre, la sua voce era spezzata dall’emozione perché ancora non riusciva a credere di avere l’onore di sedere a quel tavolo… lì, con lui, che era così tanto più di lei…
“Ho parlato con Evan… vorrebbe conoscervi, mio Signore. Gli ho parlato di voi, di come siete così… così...” s’interruppe, incapace di proseguire, perché non c’erano parole per spiegare cosa era Lord Voldemort “Magico. Gliel’ho detto che non esiste leader migliore di voi per questa guerra e… e… Evan non vede l’ora di potervi ascoltare e ammirare e…”
Le labbra sottili di Lord Voldemort si incurvarono in un freddo “Augustin, Augustin” chiamò scuotendo il capo “Menti al tuo Signore e Padrone? Tuo figlio Evan non vede l’ora di incontrarmi e me lo tieni nascosto?”
Augustin impallidì sotto lo sguardo severo del Signore Oscuro “Mio Signore, io non ne sapevo niente”
“Com’è che Bellatrix, che si è unita a noi da poco, è riuscita ad accendere la curiosità in Evan e non tu che sei suo padre?”
Rosier rimase in silenzio. Lo sguardo basso e la fronte aggrottata “Non lo so, Padrone” mormorò “Ma invoco il vostro perdono”
“Non esiste perdono per il fallimento” commentò tagliente Voldemort “Fermati dopo la riunione, dobbiamo discutere dei tuoi… metodi e di come tu possa… migliorare
Augustin Rosier fece un rigido cenno di assenso “Ma certo, Padrone. Io, anzi, vi ringrazio per il vostro tempo e per la vostra pazienza”
“Mio Signore” chiocciò ancora Bellatrix, incontenibile. Aveva occhi solo per Lord Voldemort e si sentiva esagitata all’idea di averlo compiaciuto. Non desiderava altro che quello, che ricevere lodi da parte sua.
Lei era riuscita lì dove suo zio aveva fallito.
“Rodolphus, mio marito… lui sarebbe onorato di unirsi a noi”
“Lestrange, eh? Senza neanche aver mai avuto un incontro privato con me! L’onore sarebbe il mio” rispose Lord Voldemort inclinando il capo di lato mentre osservava con attenzione Bellatrix seduta alla sua sinistra. I suoi occhi accarezzarono la figura della ragazza, le spalle, lo scollo della veste… e la sua magia, così potente e allo stesso tempo acerba… era lì e aspettava solo di essere portata a completa maturazione per poi essere colta da lui.
Era lì, solo per lui.
“Anche Rabastan” proseguì Bellatrix appassionata “Rabastan non vede l’ora di potervi servire!”
Voldemort rise deliziato “Avete capito, cari amici? In settimane Bellatrix è riuscita lì dove voi avete fallito per mesi. Avete qualcosa da dire?”
“Nulla, mio Signore” rispose Antonin “Se non pregare per la vostra clemenza… e… faremo in modo di imparare da Bellatrix”
“Non c’è da imparare” tagliò netto Voldemort “È la differenza tra chi è appassionato a una Causa fino nell’anima e chi invece… cerca scuse
“Oh Padrone!” esclamò Dolohov “Nessuna scusa!” Antonin esitò, sembrava voler aggiungere qualcosa “Forse Bellatrix non è appassionata solo alla Causa” insinuò con una punta di malizia scoccando un’occhiata goliardica a Bellatrix. Era palese non fosse appassionata alla Causa ma fosse appassionata ad altro…
“Attento alle parole e all’atteggiamento, Antonin…” il sibilo minaccioso di Lord Voldemort fece rabbrividire Bellatrix ma per tutt’altro motivo rispetto al brivido che aveva percorso la schiena di Dolohov. Non le importava cosa pensassero gli altri Mangiamorte: potevano credere ciò che volevano, lei e il Signore Oscuro sapevano. E tanto bastava. Sì, era più che sufficiente.
“Altrimenti, dovrai fare compagnia a Rosier”
Antonin deglutì “Mio Signore, mi rimetto alla vostra volontà”
“Bene… andate, lasciatemi parlare con Augustin”
I Mangiamorte si alzarono in piedi e si stavano già dirigendo verso la porta quando la voce di Voldemort li raggiunse di nuovo “Bella… tu rimani
Bellatrix si congelò sul posto a metà tra l’emozionato e l’impaurito. Aveva sbagliato qualcosa? Avrebbe punito anche lei?
“Voglio tu veda, impari… è il momento di capire il tuo vero potenziale
“Mio Signore voi mi onorate!”
“È giusto ci sia un premio… mi hai portato tre nuovi potenziali Mangiamorte… più di quanto mi aspettassi da una recluta come te”
Bellatrix sorrise entusiasta.
Sgualdrina
Il sibilo di Mulciber la colpì in modo del tutto inaspettato. Si volse, infastidita, solo per scorgere anche Nott lanciarle uno sguardo velenoso e pieno di disgusto. Rimase confusa da quell’odio gratuito.
Sgualdrina?
Si chiese, senza capire il nesso, senza capire perché dei suoi compagni pensassero quello di lei quando tutto ciò che aveva fatto era portare dentro il Cerchio nuove persone.
Non sapeva come rispondere, gli altri tre uomini si smaterializzarono e le urla di dolore di Augustin Rosier invasero la stanza.
Bella si volse con un sorriso.
 
*
 
“Abbiamo un ampio consenso” Voldemort lasciò andare il suo sguardo sul gruppo di persone sedute al tavolo. Aumentavano di giorno in giorno, era inarrestabile, incontenibile. Il Mondo Magico sarebbe presto stato ai suoi piedi, tutti lo avrebbero adorato e venerato come meritava. La Magia sarebbe tornata a essere legge e i Babbani sarebbero tornati a nascondersi nei buchi dai quali erano spuntati fuori.
“Eppure non è sufficiente” la sua voce era fredda, sibilante e venata dal disappunto. Silente si era erto a paladino della feccia, instillando dubbi e provando a contrastarlo, ma la verità era che a nessun mago piaceva doversi nascondere come un topo di fogna.
“La gente ha paura, mio Signore” disse Antonin “Paura del cambiamento”
“Devono avere più paura a rimanere come sono!” sbottò Bellatrix senza riuscire a fermarsi “Non lo vedono il lento e inesorabile deterioramento della nostra comunità?”
“Anche i cambiamenti più desiderati possono portare nostalgia e opposizione…”
Puah, da che parte stai, Tony? Non filosofeggiare. Siamo soldati, non politicantucci qualsiasi”
“Bella, non prendertela con noi” mormorò suo zio Augustin “Noi siamo dalla tua parte” eppure le sue parole non suonavano mai come se loro stessero davvero dalla sua parte. Bellatrix ne era certa, tutti gli uomini a quel tavolo la detestavano: c’erano loro e poi c’era lei. Era incapace di capirne il motivo fino in fondo, ma era sicura che tutti loro l’avrebbero volentieri fatta fuori, non nel senso letterale del termine, ma sicuramente l’avrebbero voluta fuori dal Cerchio e di nuovo in casa a pensare a tè e merletti. Tutto quello perché? Solo perché era più potente? Solo perché ogni volta lei era quella che durante la Caccia al Babbano faceva più punti?
“Forse dobbiamo cambiare strategia” intervenne Rodolphus “Mio Signore, forse dovremmo essere… più diplomatici
“Diplomatici?” ripeté Dolohov scettico “Non ci interessa l’opinione della feccia”
“È ovvio che non ci interessi, Tony” convenne Rodolphus “Ma forse dovremmo fingere che invece è qualcosa che ci sta a cuore”
“Fingere” sibilò Voldemort puntando i suoi occhi in quelli di Rodolphus che d’istinto li serrò perché la presenza del Signore Oscuro nella sua testa era come una lama lancinante che gli tagliava il cervello in due “Fingere per potersi accaparrare la loro fiducia…” concluse Voldemort inclinando il capo di lato. Cadde il silenzio per lunghi istanti e Bella rimase col fiato sospeso, le labbra socchiuse in attesa del verdetto di Lord Voldemort.
“Proviamoci” concluse infine Voldemort “Mostreremo una faccia più… tollerante e nell’ombra continueremo a tagliare teste ai dissidenti. Ci servono più spie, più adepti… voglio il mondo magico ai miei piedi”
“Lo avrete, Padrone” lo rassicurò Bellatrix “Me ne occuperò io, personalmente, fosse l’ultima cosa che faccio”
“Non voglio che questa sia l’ultima cosa che fai” la interruppe tagliente Voldemort “Ma apprezzo, come sempre, il tuo entusiasmo, Bellatrix”
Mulciber fece una smorfia malcelata e l’attenzione di Lord Voldemort piombò su di lui.
“Qualcosa ti disturba?”
“No, mio Signore”
“Non mentire a Lord Voldemort, Mulciber”
“Mai, Padrone” Mulciber scosse il capo con veemenza “Sono solo… confuso
Bellatrix strinse i pugni. Era pronta a lottare con tutte le sue forze contro quel vecchio mago ammuffito che neanche sapeva tenere in mano la bacchetta. Lei aveva dimostrato il suo valore in innumerevoli occasioni. Lui che cosa aveva fatto se non stare lì seduto a lamentarsi?
“Confuso” ripeté Voldemort e le sue narici si dilatarono, frementi. Bella sorrise, aveva imparato a riconoscere ogni minimo cambiamento: dall’inflessione della voce al modo in cui il suo viso mutava, impercettibilmente.
“Confuso da cosa?”
Da Bellatrix” rispose Mulciber “E come me, penso che siano in molti a essere confusi” ma nessuno sembrava essere pronto a dargli man forte in quell’affermazione.
“Ti senti minacciato, Justin?” chiese Rodolphus sporgendosi per poter vedere in viso il compagno “Sai che Bella vale dieci volte te?”
Mulciber rise “Sei proprio uno zerbino, Lestrange
Rodolphus aprì bocca per ribattere ma Voldemort fu più veloce “Non accetto che i miei Mangiamorte litighino fra loro”.
Rodolphus abbassò il capo contrito e Mulciber fece altrettanto.
“Vedo in molti di voi il dubbio quando si tratta di Bellatrix…”
Bella fissava Voldemort come se avesse voluto leggergli nella mente. Si sarebbe piegato ai dubbi degli altri uomini? Ma non poteva, non doveva… Lei ormai aveva il Marchio, faceva parte di lei… il loro legame non poteva disperdersi. Non aveva senso. Eppure, la paura l’attanagliava.
Tutti l’avevano delusa e abbandonata. Era sempre stato così, da sempre e per sempre.
“Mi ferisce” proseguì Voldemort “Constatare come i miei più cari amici e fedeli Mangiamorte abbiano così poca fiducia nel loro Padrone e Signore”
“Oh no, mio Signore!” esclamò Mulciber sgranando gli occhi “Io non…”
Voldemort alzò una pallida mano bianca per bloccare il mago “Ma capisco. Capisco che siete deboli e non posso pretendere da voi ciò che pretendo da me stesso…” scosse il capo “È da molto che cerco qualcuno che possa diventare un mio allievo di Arti oscure, per assistermi nei rituali più complessi…”
Il mormorio si accese lungo il tavolo mentre i Mangiamorte si lanciavano occhiate esagitate.
“Non vi nascondo che la mia preferenza è tutta per Bellatrix”.
Il vociare si spense così come era nato e Bella si sentì affondare sotto il carico di quegli sguardi pieni di odio e rancore. Neanche tentavano più di nasconderlo, era tutto palese. Anche Rodolphus, che poco prima aveva tentato di difenderla, ora la guardava verde d’invidia. Tutti volevano le attenzioni di Lord Voldemort. Tutti avrebbero voluto essere il suo allievo prediletto, imparare la magia direttamente da lui.
“Ma non voglio pensiate io non sia un Signore giusto e che faccio favoritismi dettati da… preferenze
Bella strinse le labbra. Era la preferita perché dimostrava sempre il suo valore e la sua lealtà, quindi cosa avevano da ridire quei vermi?
“Vi osserverò nelle prossime settimane. La persona che sarà mio allievo deve essere magicamente dotata, un abile stratega… ma anche incontrovertibilmente fedele a me. Voglio dare a ciascuno di voi la possibilità… vediamo se sarete in grado di cambiare la mia idea, se davvero vuoi uomini siete meglio di… una donna”.
Bellatrix alzò il mento con fare altezzoso. Era tremendamente ingiusto che lei dovesse ancora dimostrare qualcosa, quando già era risaputo fosse la migliore. Ma non avrebbe impedito a niente e a nessuno di prendersi il posto che le spettava di diritto. Volevano lei fosse un uomo? Beh, sarebbe diventata l’uomo.
 
*
 
“Perché?”
“Perché cosa?”
Per qualche motivo a lei sconosciuto, Rodolphus sembrava essere irritato con lei. Osservò il marito levarsi il mantello e gettarlo con rabbia sulla poltrona del salotto. Il Castello dei Lestrange era grande e, nonostante vi abitassero anche i genitori di lui, era quasi come se vivessero soli dato che avevano tutta un’area del castello designata solo ed esclusivamente a loro.
“Perché tu dovresti essere la sua prima scelta?”
Bellatrix sgranò gli occhi “Forse perché sono la migliore? Forse perché sono la più magica? Forse perché sa che sono la più fedele?” non poteva credere che anche Rodolphus fosse contro di lei. L’aveva sempre difesa e ora, invece, insinuava dubbi come tutti gli altri? Era dunque vero che nessuno era dalla sua parte? Solo Lord Voldemort… possibile fosse l’unico a vederla per ciò che realmente era? L’unico che la comprendesse e la facesse sentire accolta, accettata, adeguata.
Non un problema.
“Ho già dato tutto ciò che potevo, dimostrato più di tutti voi maschietti messi insieme! Se fossi stata un uomo, questa ultima dimostrazione non sarebbe nemmeno stata necessaria! Pensavo che almeno tu… almeno tu avresti capito” proseguì Bella e non riuscì a nascondere una punta di tristezza in quella frase perché, davvero, pensava che il marito l’avrebbe supportata come sempre aveva fatto in quei mesi passati “Supportata e capito che queste dimostrazioni sono solo una cosa inutile, dovuta al fatto che siete degli inetti dall’ego precario, non in grado di… di… ammettere che io possa essere meglio di voi! E dovete sminuirmi, cercare altri motivi per il quale il Signore Oscuro mi vuole al suo fianco!” Bellatrix stava urlando perché l’ingiustizia di tutto quello le stava stritolando il cuore. Perché a lei era richiesto di correre al doppio della velocità degli altri? Perché lei doveva sempre dimostrare e dimostrare… senza sosta, sempre essere giudicata… quando ai suoi amici, ai suoi cugini, ai suoi compagni, a suo marito, tutto quello non era mai stato richiesto?
Rodolphus fece un gesto stizzito ed emise un basso ringhio dandole le spalle.
“Ma sì, Bella… lo so” si morse le labbra “Non capisci che è proprio questo a essere snervante?” si volse di nuovo verso di lei “Che tu… che tu sia più di me! Che tu sia considerata di più da lui! Vorrei essere io il suo allievo, vorrei essere io al suo fianco… io il suo Mangiamorte numero uno! E invece… invece vengo superato da una…” si bloccò e scosse la testa ma Bellatrix si fece avanti “Continua, Rod. Dillo
“Da una donna” la sua voce era piena di stizza “E se a te importasse qualcosa di me, ti faresti da parte!”
“Io mi sono fatta in quattro, da sempre! E tu lo sai benissimo… per ottenere la considerazione che a te è sempre stata dovuta io invece ho lottato, in ogni istante della mia vita… e ora, ora che finalmente qualcuno decide di premiarmi per i miei sacrifici, per il mio duro lavoro… tu vorresti portarmelo via? Io dovrei scansarmi per darti il mio posto?
“Io non ho nessuna intenzione di rimanere in disparte” rispose Rodolphus raddrizzando le spalle “Ti amo, Bella… ma questo non cambia le cose. Voglio essere io il suo allievo, pensi di essere l’unica, qui, innamorata della magia?
Bellatrix lo fissò in silenzio, poi scoppiò a ridere “Sei proprio ottuso, Rod”
Rodolphus sbiancò “Ottuso?”
“Pensi che io sia solo innamorata della magia?”
Rod batté le palpebre, sembrava servirgli qualche secondo per comprendere fino in fondo la domanda che Bella gli aveva posto “Ti piace?” chiese infine, quasi incredulo “Ti piace lui?
Bella alzò le spalle. Non sentiva neanche la necessità di nasconderlo. Chi poteva biasimarla? Chiunque avesse avuto a che fare con Lord Voldemort lo avrebbe capito, l’avrebbe capita. Lui era superiore, inarrivabile, qualcosa che era da venerare.
Rodolphus iniziò a ridere in modo incontrollabile, tenendosi la pancia “Ah, Bella, sei proprio uno spasso, lasciatelo dire”
Il viso di Bellatrix si chiazzò di rosso.
“Vuoi fare tanto la donna emancipata, quella vittima degli uomini cattivi… e poi? Poi ti comporti come la più sudicia delle sgualdrine?” Rodolphus rise di nuovo e Bellatrix lo fissò con malevolenza.
“Pensi di poterlo avvicinare durante le lezioni, eh? È questo che sogni?” avanzò verso la moglie e le prese il viso in una mano “Che ti tocchi così…” si chinò su di lei, sfiorandole l’orecchio con le labbra “E che ti sussurri che ti vuole… che ti desidera… che ti ama…”
Bellatrix sentì il proprio cuore accelerare mentre il suo cervello si immaginava Voldemort al posto di Rodolphus.
“Che sei la sua strega prediletta…”
Sentì la bocca di Rod sul collo, mentre l’altra mano andava ad accarezzarle il seno. Si aggrappò alle spalle di lui e serrò gli occhi nel tentativo di dissociarsi alla realtà e rimanere intrappolata nelle sue fantasie.
Quello che la stava toccando era Lord Voldemort.
Rodolphus la sospinse contro il muro strappandole la veste e Bella si lasciò sfuggire un gemito perché era proprio quell’irruenza che si immaginava dal Signore Oscuro. Era quell’irruenza che desiderava con tutta sé stessa. Desiderava solo essere posseduta da Lord Voldemort, diventare sua, appartenergli in ogni modo.
 Rodolphus prese a morderle il collo mentre anche lui si liberava con impazienza degli indumenti per poterla sentire contro la sua pelle. Si muoveva in modo scomposto e precipitoso, guidato dall’eccitazione e da quel senso di rivalsa, voglia di rimettere a posto Bella. Entrò in lei con impazienza trovandola bagnata come mai l’aveva vista prima.
La cosa lo infastidì più di quanto ritenesse possibile.
“Ti piace davvero così tanto?” le chiese con la voce rotta dall’eccitazione ma comunque venata di sorpresa e di tormento.
Possibile che Bella fosse davvero innamorata di lui, dell’altro?
Ma lui – l’altro – non poteva essere innamorato di lei… non l’avrebbe mai persa, Bella, no? Non era possibile che la perdesse, gli venisse portata via…
Taci” rispose Bellatrix perché sentire la voce di Rodolphus inibiva la sua immaginazione e faticava a crearsi la fantasia in cui era con Lord Voldemort “Non parlare, scopami e basta”.
Rodolphus non se lo fece ripetere due volte. Affondò le mani nelle natiche di Bella prendendo poi a muoversi in lei con foga, come mai l’aveva scopata prima. A ogni colpo, Bella gemeva senza ritegno. Rodolphus osservava la moglie mordersi le labbra con gli occhi serrati come se si stesse trattenendo dal dire qualcosa. Un fuoco gli invase il petto al pensiero che lei non fosse lì con lui, che fosse un altro che la stava scopando nella testa di lei. Lo stava tradendo e lo stava tradendo in sua presenza. Era qualcosa di possibile?
Aumentò il ritmo delle spinte, aspettandosi di vederla aprire gli occhi e chiedergli di fare più piano, come spesso aveva fatto in passato ma invece la sentì contrarsi intorno al suo membro duro in un modo che non era mai successo prima. La vide venire in modo scomposto, urlando forte il suo piacere e Rodolphus la seguì a ruota, incapace di trattenersi. Era dunque quello l’orgasmo di Bella? Tutte le altre volte aveva finto? L’aveva preso in giro? Era solo con l’ausilio di un altro uomo che era in grado di far godere la moglie?
Si scostò da lei cercando di ricomporsi, quasi incapace di guardarla in viso. Si sentiva tradito e la voglia di primeggiare su di lei, toglierle ciò che desiderava di più al mondo – una vicinanza col Signore Oscuro – gli invase l’anima e il corpo.  
“Anche dovesse sceglierti…” le disse una volta che entrambi furono di nuovo vestiti “Cosa accadrà quando rimarrai incinta?”
Bellatrix alzò il viso di scatto “Cosa vuoi dire?”
“Ti sono venuto dentro, di nuovo… stiamo provando ad avere un figlio, Bella, prima o poi succederà. Cosa credi accadrà quando sarai incinta? Non potrai stare al suo fianco e tutta la fatica impiegata per addestrarti sarà stata inutile”
Non ci avevo pensato, Bella rimase ferma, appoggiata contro il muro a fissare orripilata Rodolphus.
“Vorrà dire che ci prenderemo una pausa” rispose lentamente Bella perché non vedeva altra soluzione che quella. Non poteva di certo accettare di venire allontanata dal Signore Oscuro. Doveva per forza scegliere? Scegliere tra compiacere il proprio volere e quello dei genitori, del marito, della società?
“Ci prenderemo una pausa dal… dal provarci…”
“E perché dovremmo?”
“Perché io ho bisogno di lui! Ho bisogno di essere una strega!”
Rodolphus incrociò le braccia al petto, sempre più infastidito.
Avrebbe scelto l’altro. Quella era la scelta di bella.
L’altro.
“Facciamo un patto, Bella… se tu diventi la sua allieva… sì, ci prenderemo una pausa… ma se divento io, il suo allievo… beh, allora mi darai il mio erede. Subito. A costo di provarci ventiquattro ore su ventiquattro. Che ne dici?” era l’unico modo per riprendersela, per legarla a lui. un figlio, l’erede che tutti si aspettavano da loro, sarebbe stata la chiave per tenersi Bellatrix.
“Dico che sei pazzo se pensi che io mi farò battere da te, Roddie”
“Che vinca il migliore, allora, chérie”.
 
I'm so sick of running as fast as I can
Wondering if I'd get there quicker if I was a man
And I'm so sick of them coming at me again
'Cause if I was a man, then I'd be the man
I'd be the man

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Dedico questo capitolo di nuovo a Black Beauty, così come tutta la storia. 
Questo capitolo lo dedico anche a tutte le donne che si chiedono perché debbano correre al doppio della velocità... e che si chiedono se sarebbero arrivate prima, se solo fossero state uomini. 
Un abbraccio a tutti, se vi va, vi aspetto nelle recensioni :)
A presto, 
Clo
  
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