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Autore: Finite Incantatem    02/03/2024    0 recensioni
Sappiamo tutti da chi è stata creata Hogwarts e quando, ma ora è il momento di raccontare come quattro persone amiche nella vita sono arrivate a crearla.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I fondatori
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Priscilla vide Morgana portare la bacchetta in posizione. "Expelliarmus" la anticipò. Un fascio di luce rossa si abbatté sulla fata, ma l'incantesimo l'attraversò e il bagliore rosso colpì la maga facendola cadere a terra. La bacchetta rotolò sulla sabbia. La magia era tornata in dietro. Morgana sorrise. Il volto tagliente accompagnava il ghigno "sciocca!" La maga recuperò la bacchetta mettendosi sulla difensiva. Osservò la silhouette della sua avversaria notando i piedi tremolanti. Una bava di vento si alzò e la sabbia intorno si espansa. La veste candida e diafana sembrava rigida come una sagoma di cartone, come se dei pesi la tirassero verso il basso. Priscilla strizzò gli occhi, agitò la bacchetta e colpì "Wingardium Leviòsa". La bacchetta che stringeva in mano levitò in aria e ricadde verso il basso. "Notevole, hai capito che sono un'illusione, e che gli incantesimi ti tornano in dietro! Ma che succede se: Diffind..." "Protego" Priscilla lanciò l'incantesimo di protezione contro Morgana che rimbalzando su sé stessa proteggendola dal "Diffindo" appena consumato. Non posso continuare così! Un turbine di sabbia fine e bianca, evocato da Morgana, prese la forma di un tuono alato e librò in direzione della maga. Lo vide planare come un albratos contro di sé. Cosa faccio! L'uccello la stava sovrastando. Le ali si stavano chiudendo intorno a lei. Trovato! "Scùtum" lo scudo riuscì a respingere il volatile e la capacità riflettente della magia restituì quella creatura alla mittente. Un alone di sabbia circondò la figura di Morgana, ma nulla di più. "Sono un'illusione non puoi ferirmi" "Perché stai facendo questo?" la voce stentorea e calda di Priscilla accentuò i tratti del suo volto affilato "Perché è necessario" "Quale ragione mai può rendere necessario il male?" "Siamo una razza superiore, Priscilla" l'immagine della fata si sgranò, scomparve, e in una scia di fumo si ricompose alle spalle di Priscilla. Morgana le si avvicinò all'orecchio. L'alito caldo sfiorò la pelle lattea della donna. Il sussurro s'insinuò nel padiglione "e in quanto razza superiore dobbiamo trovare il nostro posto in questo universo" La maga si voltò trovando innanzi a sé un velo di sabbia in cui affioravano i lineamenti di Morgana. "Gli umani sono come de ratti: insignificanti, ripugnanti, indifesi" scandì "ma insieme possono diventare come un fiume di melma che rompe gli argini e invade la terra buona. Io voglio difendere quegli argini" il velo di sabbia si avviluppò in una spirale e investì il voltò di Priscilla che incassò la testa nelle spalle chiudendo le palpebre. La voce della megera echeggiava nell'aria. "Non ci saranno più sconfinamenti di uomini nel mondo dei maghi. Non un uomo o una donna mezzosangue che infetterà la nostra genia. Il sangue puro dei maghi non s'intreccerà più con quella manteca infetta e debole di non maghi. Il regno delle illusioni e della negromanzia è giunto! si imporrà nel Mondo. Sanguis et sol" la voce come un tuono si espanse sotto il tetto celeste del deserto. "Follia" tuonò Priscilla "E voi morirete, perché è destino che il muro di fango venga abbattuto dall'impeto dei flutti. Siete l'unico ostacolo al mio disegno di perfezione e tu, Priscilla, verrai spezzata per prima: Stupeficium!" "Disillùdo" Priscilla si mimetizzò nel deserto "Se non posso vederti, non vedrai!" * "Che succede qui?" Godric si trovò a fissare una siepe verde-grigio. Le dune di sabbia, Priscilla, il sole erano scomparsi, e anche la voce di Salazar era scemata in un ricordo. Guardò a destra e vide un sentiero conchiuso da una moltitudine cespugliosa di foglie che formavano alte pareti, a sinistra il dedalo si complicava in una fitta trama di alternative. Il suo amico era sparito. Salazar Serpeverde spostò con la bacchetta la nebbia che lo avvolgeva. Dov'è finito Godric? Voltò a sinistra imboccando il sentiero che gli si parava innanzi. Lo percorse fino a un bivio. È un labirinto. Poi udì uno schianto che lo costrinse ad estrarre la bacchetta Godric percorse un sentiero mantenendosi sulla destra. L'aria era pesante, calda, pregna di un'antica malia che disturbava i sensi. Di nuovo un incrocio. Questa volta scegliere la strada da imboccare era diventato più arduo. Portò un piede sulla destra, ma ritornò nella posizione di partenza per poi spostarsi sulla sinistra. Ancora una volta abrogò il suo incedere. Nella sua mente si svolgeva una lotta di ripensamenti e una vampa di calore si irradiò nella testa. Per tutti i menhir del mondo che mi prende! Menò sulla sinistra. Qui il sentiero era più stretto e pieno d'asperità quando, girando di nuovo a sinistra, le sue gambe si irrigidirono. Gli occhi si dilatarono a dismisura. Di fronte, a mezz'aria se ne stava sospeso Salazar, volto tumefatto, rigato da linee spezzate di sangue. Il mago era incatenato ad una colonna di marmo bianco. Gli occhi, rivoltati all'indietro, erano così incavati nell'orbita, e le guance così rinsecchite, da fare sembrare la testa un cranio mummificato. "Salazar" Godric estrasse la bacchetta. In quell'istante un'ascia si conficcò nella colonna di marmo. La terra tremò, come se dei massi catapultati la stessero ferendo. Ogni colpo si faceva più pesante. Da un varco, sulla destra, spuntarono delle corna, poi un muso taurino, circondato da un alito vaporoso, e infine, sotto la testa, uscì il resto del corpo: massiccio e dalle sembianze umane. Era un minotauro di sei metri di altezza. La bestia strinse le sue nocchiute mani intorno all'ascia e tirò a sé la colonna di marmo. Con un movimento deciso estrasse l'arma. Il rumore cigolante, simile a quello del sughero stappato, sottolineò quanto in profondità fosse entrata la lama. La testa affilata della scure era una perfetta mezzaluna aguzza e luminosa. Con quella lambì il collo di Salazar e il sangue fluì lento e pesto sulla pelle formando una curva simile ad un serpente. "Posa quella bacchetta, umano" La voce del minotauro era tonante, baritonale, profonda. Una specie d'eco che conquistò ogni spazio del labirinto saturandolo di minaccia e aggressività. Il tono fece spostare l'aria. "Non sperarlo nemmeno, sorta di... mucca degenerata" il volto di Godric era diventato una maschera di disapprovazione e divertimento "Gettala, o lo taglio" la lama dell'ascia penetrò nella carne di Salazar che emise un sospiro di dolore. I lineamenti del potente mago si irrigidirono "Va bene!" allungò il braccio in avanti tenendo, fra pollice e indice, e in posizione orizzontale il legno. Poi con un movimento lento si inginocchiò "Vedi? La sto posando" poggiò la bacchetta a terra "Dalle un calcio" Godric non esitò e la fece rotolare sotto la siepe. Nel momento in cui la bacchetta scomparve il minotauro caricò. La ferinità d'un animale sorprende l'intelletto disabituato. La velocità con cui la creatura assaltò il mago fu tale che nel momento in cui l'occhio smarrì la bacchetta il minotauro aveva già esteso la sua ombra nera e fredda su di lui. L'ascia, come una ghigliottina, precipitò su Godric per poi vibrare e scheggiarsi in uno spruzzo di scintille. Godric fermò la pesante caduta della scure con la spada "Grandi e stupidi voi minotauri" ringhiò fra i denti stretti sostenendo la forza di quella bestia. Il muggito del toro sprigionò una nube caustica d'alito. Il mago ritirò la testa arricciando il labbro inferiore piegandolo in un arco di disgusto. Gli occhi gli si incrociarono perdendo per un istante l'equilibrio. La spada cedette e, portando una gamba dietro, Godric fu costretto a mettersi di taglio facendo affondare l'arma del minotauro nel terreno. Incredibile con che velocità ha estratto la scure Il braccio nerboruto e massiccio dell'animale fece roteare la mannaia, che tagliò l'aria all'altezza del ventre di Godric. Devo stare attento. "Avanti vitello è tutto qui quello che sai fare?" Prima ancora di terminare la frase il minotauro picchiò l'ascia a terra tre volte: a destra, a sinistra, a destra costringendo il mago a spostarsi di lato fino ad avvincerlo alla siepe. L'animale tagliò in orizzontale lo spazio sferzando l'aria. La siepe si aprì in uno squarcio come un pezzo di velina. Godric fece una capriola sfiorando il polpaccio della creatura. Allungò la spada e recise una fibra del muscolo. La bestia mandò un urlo con cui infranse l'aria, ele foglie, come scosse da un terremoto, caddero dai muri del labirinto. I colpi successivi della creatura mitologica non avevano più alcuna logica. Seguirono una raffica di affondi e fendenti. Godric li parò, ma l'ultimo lo colpì di piatto scaraventandolo a terra. Quando riaprì gli occhi vide la lama della scura scendere fatalmente su di lui. Maledizione! Il mago caricò il braccio e come un giavellotto lanciò la sua spada nell'inguine del minotauro che, rallentando la corsa, si accasciò su un ginocchio, come se l'altra gamba si fosse addormentata sottraendo ogni sostegno. Godric balzò in avanti e si arrampicò sulla coscia dell'avversario, quindi sfilò la lama dalla carne, e con uno slancio di forza, la menò verso l'alto incontrando il braccio del minotauro che calva proprio contro di lui. Gli sfilettò il tendine facendogli crollare l'avambraccio lungo il fianco "Piccolo satanasso" Godric vide il terreno sfrecciargli sotto. Si stava spostando nell'aria lanciato dal minotauro. Era stato scaraventato come un insetto disgustoso. La spada si piantò nel terreno, mentre Godric schiantò a terra rotolandosi su sé stesso vicino la siepe. La spalla! Non sento la spalla! Sebbene non lo vedesse, avvertiva i passi di quell'essere procedere lunghi e pesanti verso di lui. Fece rientrare la schiena immaginando di già il peso del piede schiacciarlo a terra. Quando si voltò la pianta della zampa era sopra di lui. "Incarcifors" un intreccio di 100 catene uscì dalla sua bacchetta avvolgendosi intorno alle zampe del minotauro che, sbilanciato, picchiò a terra come una statua abbattuta. C'è mancato poco. Godric tolse dal pugno in cui stringeva la bacchetta delle foglie eradicate alla siepe mentre aveva tentato di recuperare la bacchetta. Inspirò e buttò fuori aria calda a pieni polmoni. Il minotauro si divincolava tendando di sbarazzarsi dalle catene, ma più faceva resistenza, più queste si stringevano intorno a lui creando dei solchi nella carne ispida come il cuoio. Il mago si voltò verso Salazar che scomparve in una visione. "Cosa?" tornò sul minotauro che ancora si agitava come uno scarafaggio girato sul dorso. Era una maledetta illusione "Levicòrpus" la massa pesante ed ingombrante della bestia levitò in aria "Avanti, mucca folle, che fine ha fatto il mio amico?" La risposta fu un muggire arrabbiato e bava schizzata, e gli occhi, gli occhi roteavano di follia, non davano margine a speranza alcuna. Il minotauro era entrato nella demenza taurina. Godric abbassò le palpebre sospirando. Con la bacchetta fece adagiare in piedi la creatura e poi riaprì gli occhi "Petrìficus Totàlus" * Aconito! Salazar si allontanò dalle foglie della siepe tenendosi a debita distanza. Le aveva riconosciute a prima vista. Girovagò per il labirinto finché non entrò in un'atrio ottagonale. Penombra e nebbia riempivano l'interno di quell'ambiente enigmatico. Nel mezzo si elevava il ripiano di una colonna scanalata. Il mago la raggiunse, sollevò il braccio e guardò il cielo coperto da una cappa di bruma color seppia "Salvio Hexia" disilluse la zona occultandola alla vista di eventuali nemici. Sulla colonna evocò un calderone. Tramutò la caligine che lo circondava in acqua con cui riempì il paiolo e dal sacchetto estrasse: tre radici di asfodelio, due di valeriana, del succo di Bacio della Notte, una radice di Belladonna, del pelo di Kitsuna, un'ametista, un quarzo di rocca e un lapislazzuli. Poi con la bacchetta toccò il calderone "Flamòra" e l'acqua iniziò a riscaldarsi. Dai recessi più nascosti e lontani del labirinto giungevano empi lamenti. Le ombre, invece, strisciavano fra i sentieri. Godric si strofinò gli occhi mentre girava per il labirinto, un velo di incertezze e spossatezza gli annebbiava la mente. La mano gli pulsava e quando osservò il palmo la trovò pezzata di nero e di bianco. Gli effetti dell'aconito iniziavano a farsi sentire. Si accasciò passandosi il dorso della mano sulla fronte fredda e sudata. Deglutì. Lasciò cadere la bacchetta levando lo sguardo al cielo, e con l'altra si strinse il polso della mano infetta. Strizzò gli occhi e i denti in una smorfia di dolore. La manteca che ribolliva nel calderone divenne azzurro con striature bianche. Salazar ne estrasse una fiala e bevve la pozione della Chiaroveggenza, e in quel preciso istante gli apparve tutto limpido. Da uno dei quattro angoli dell'ottagono apparve una Larva, un'essere deforme, dalla pelle come il cuoio. Gli occhi neri puntavano su Salazar che fece roteare la testa in senso orario appena venne investito dai sentimenti di avversione evocati dalla creatura. Il labirinto sembrò stringerglisi intorno, e la costante sensazione di vomitare non faceva altro che bruciargli lo stomaco. Dal secondo accesso fecero capolino due occhi bianchi, spenti, senza vitalità. Più sotto due fori erano tutto ciò che aveva per naso, e ancora più sotto un'orribile buco armato di denti appuntiti rappresentava la bocca. Il Badim strisciò silenzioso fra le ombre del labirinto. Salazar lo cercò con la vista, ma non faceva altro che impennare le spalle per lo spavento, ogni volta che ne percepiva la vicinanza. Puntò la bacchetta contro la creatura, ma una fitta alla testa lo costrinse a stringersi le tempie fra i pugni. La Larva era riuscita ad invadere la sua mente costringendolo ad una lotta di resistenza. Il Badim gli saltò addosso mordendogli il braccio. Strappò un lembo di veste e di carne. Salazar mosse la bacchetta evocando un principio di magia ma questi morì sulla punta. L'ombra si rifugiò nei meandri del labirinto. Dalla terza entrata apparve un "servo con le ali" un Periton , un corpo umanoide alto due metri con la testa di cervo e due grandi ali nere piumate. Salazar lo vide farsi strada nell'ottagono. Non riesco a pensare Anche la nebbia si spostava al suo passaggio. La mano del mago era sudata incollata alla bacchetta. Nel medesimo tempo sentì una presenza alle spalle. Dall'ultimo accesso un Crup stregato, col muso da canide e le due code, entrò nell'arena. Godric cadde a terra. Aveva la guancia appoggiata sul pietrisco e la mano avvelenata di fronte agli occhi che iniziarono a sdoppiare la forma. L'aria l'opprimeva e i rumori del labirinto si confondevano nella sua mente, ma un urlo gli entrò nel cranio come una voce chiara gridata all'orecchio. Nell'ottagono il Periton urlò, aprì le sue maestose ali, si levò in aria e discese come un falco sulla preda contro Salazar. "Oppugno" le foglie di Aconito volarono come origami intorno al servo alato avvolgendolo in una camicia di forza avvelenata. I denti del Badim, tuttavia, penetrarono nella carne della spalla con un morso che disarticolò le ossa dell'omero. La mente del mago era disturbata dalle scorie disturbanti della Larva. Dio! La lotta esterna dell'Ombra si amalgamava con quella interna della Larva. Devo... "Aah!" Il Badim affondò, con maggior desiderio, le zanne nel corpo del mago. Devo farlo... Salazar portò la bacchetta alla tempia "Mens Exauso". I pensieri tornarono lucidi. La conquista delle facoltà portata a fine dalla Larva cessò. "Orbis" un vortice di luce accompagnato da un'esplosione rese ceca la creatura avvinghiata alla sua spalle, che si disperse nelle tenebre. Il Crup, fino ad allora in disparte, arretrò. Salazar evocò la pozione rigenerante dalla sacchetta ne bevve un goccio e una parte, incantata, venne alitata fuori, come fosse lo zolfo eruttato da un drago. La pozione vaporizzata colpì il canide che girò la testa verso destra, come se un'interna consapevolezza lo avesse risvegliato da uno stato comatoso. * Priscilla, occultata dall'incantesimo di dissimulazione studiò il portale che gli avrebbe permesso di uscire da quella bolla illusoria in cui era catapultata. La soglia era circondata da uno strato d'aria torrida che faceva tremare la silhouette. Certo... come ho fatto a non pensarci! È il caldo che rende possibile l'illusione. "Glacius!" la bacchetta emanò un raggio gelido contro il varco e la sabbia, ai piedi del portale, si congelò, ma la struttura rimase intatta e inamovibile. La risata acuta di Morgana si propagò intorno a Priscilla. "Eccoti qua: Syrte" Il terreno sotto la donna sprofondò e il corpo della strega fu inghiottito dalla voragine fino a metà. Era inerme, impastoiata nel terreno, stretta in una trappola invincibile. La sabbia non faceva altro che sdrucciolare verso l'infossamento e, cosa peggiore, lei, era di nuovo visibile. "Sei astuta, Priscilla, intelligente, ma non tanto da..." "Ora basta" una fiamma arancione di Ardemonio invase l'illusione. Lingue di fuoco assunsero la forma di magmatici animali rampanti, alcuni alti dieci metri. Bruciarono, come pellicola posta sulla fiamma d'una candela, il finto cielo e l'ingannevole deserto. La struttura in cui era incastrata Priscilla si sfarinò svelando la foresta proibita. La fonte delle fiamme d'Ardemonio era la bacchetta di Godric che se ne stava alzato, sghembo, sostenuto a spalla da Salazar. Il fuoco si estinse appena il mago riabbassò il legno magico. Il colore sul volto di Godric era come smacchiato via. I lineamenti erano sfibrati, la voce bassa, ma aveva ancora una luce negli occhi che gli rinfocolava lo sguardo. Salazar adagiò Godrig a terra avvicinandosi a Priscilla "Cara, come ci sei finita qui sotto?" "Cos'hai sulla spalla?" Il mago voltò appena la testa guardando la ferita "Niente di preoccupante, per una volta sto meglio di Godric" "Che ha Godric?" "Una bell'avvelenamento, e se non..." "Devo ammetterlo siete stati più... ingenui di quanto pensassi" Morgana, bianco vestita, apparve nella radura "grazie per avermi usato la cortesia di lavorare tutti insieme per entrare nella stessa insidia che vi ho allungato". I tre maghi alzarono lo sguardo e sopra la figura di Morgana il tetto della foresta si aprì creando una crepa nella seconda illusione. Dalla breccia penetrò una mole di fredda oscurità e un esercito strepitante di Dissennatori. L'aria divenne gelida, le foglie si congelarono e le polle d'acqua divennero duri specchi argentati. Le creature oscure precipitarono dal cielo sulle teste dei tre maghi. Una globo argentato dalla forma d'un tasso si espanse in pura energia lattiginosa abbracciando, in una morsa di benefico calore, i dissennatori. Tosca si impose fra Morgana e i suoi amici con un patronus. Il vortice argentato sgombrò il cielo per miglia e miglia ripristinando la luce del sole che tornò ad infiltrarsi fra gli alberi della foresta. Nell'apparenza della quiete il potere di Morgana si espresse nella sua totalità. Nella foresta si aprirono porte spazio-temporali da cui confluirono una moltitudine di creature. Salazar estrasse dalla sacca una pozione di fuoco incessante spandendola nel bosco a forma di anello, in modo che le fiamme tenessero lontano le creature terrestri. Priscilla scagliò un "Lugéndis" contro le ali dei volatili che scendevano in picchiata contro di loro. Nell'ultimo afflato di forza, stringendo i denti e puntellando il suo braccio a terra per sostenere il suo peso Godric rivolse la bacchetta verso l'alto e la mosse in rapidi spirali "Fastrunòm" un rumore potente stordì Morgana che si portò le mani alle orecchie perdendo la bacchetta. Godric svenne, mentre la megera si piegò per raccogliere la sua arma. Tosca si materializzò alle sue spalle "Chaléur batòn" affondò la bacchetta in direzione di quella dell'avversaria e Morgana la sentì ardere nelle mani abbandonandola di nuovo. "Cara, avevi progettato un bel piano: Locomòtor Mòrtis". Le braccia di Morgana si irrigidirono crollando, prive di vita lungo i fianchi. I portali scomparvero, le creature svanirono e la foresta riassunse la sua consueta serenità. "Salazar, amico mio, sai cosa fare vero quando qualcuno ha perso la via della rettitudine?" Tosca tradusse Morgana dal mago e si inginocchiò al fianco di Godric "Ci vogliono delle mani esperte qui" accarezzò la fronte di Grifondoro facendo affiorare sul suo volto un sorriso amaro. "Allora megera, cosa ti era passato per la mente?"la canzonò Salazar Il volto di Morgana si distese. Aveva un'espressione compiaciuta e l'energia che emanava le faceva da scudo anche nella sconfitta "I vostri occhi vedono solo l'oscurità, ma è dietro di essa che si cela la luce" "Che luce può mai esserci dietro il male?" ghignò Salazar "La tua visione è confinata dall'illusione del bene, mentre il mio obiettivo abbraccia il futuro dell'umanità. Ho già vinto, perché altri, dopo di me, completeranno il mio disegno" Morgana scoccò uno sguardo sinistro al Mago. Salazar rimase per un istante in silenzio "Be' ho per te ben altro disegno" evocò un calderone e iniziò a preparare una pozione. Priscilla si inginocchiò vicino a Godric "si riprenderà?" "Certo, poche ore per i maghi comuni, ma per i furfanti come lui qualche minuto e sarà di nuovo in piedi a combinare guai" "Tosca" "Dimmi cara" "Sai, ti ho vista prima... come hai fatto a risvegliarti dall'illusione?" Un sorriso largo e sereno si disegnò sul volto della donna "È stato il mio patronus a guidarmi. Sanno sempre dove andare. Ma sai, fra le nebbie dell'illusioni l'unico vero faro è l'amicizia, che è come un'ancora sicura in un mare di menzogne" Priscilla sospirò "L'amicizia... è un potente strumento, capace di superare ogni ostacolo. Mi fa pensare quanto sarebbe potente se tutti noi maghi unissimo le forze per creare una comunità solida, pronta a difendersi dalle insidie e a cooperare con i babbani per migliorare la società" "È quello che ho visto nel mio sogno: un castello" "Un castello, Tosca?" "Sì non distante da qui. Una scuola per maghi dove insegnare ai discenti come difendersi e difendere il mondo dalla magia oscura" alzò lo sguardo e puntò gli occhi su Salazar che stava mescolando la sua pozione "un posto dove insegnare ai giovani maghi e alle giovani streghe come difendersi da tutto questo" abbassò lo sguardo su Godric "dove imparare i valori del coraggio" alzò gli occhi su Priscilla "dell'intelligenza e dell'amicizia" "E dove dovrebbe sorgere questo castello?" "Te l'ho detto, non lontano da qui, c'è un lago oltre la foresta e..." "Hai detto un lago?" "Sì, cara, un lago" "Strano!" Godric mosse la testa girandola dalla parte del lago "Perché dici che è strano?" "Anche io ho sognato un lago e un maiale con le verruche, be'..." si grattò la testa "Potremmo chiamare questa scuola Hogwarts, che te ne pare?" "Be', chiediamo anche agli altri, ma" sorrise "non suona male" "Un maiale con le verruche eh?" Godric si alzò a sedere. Si guardò la mano che non gli pulsava più e vide che la marcescenza era scomparsa "è solo perché sei incredibilmente ostinata e astuta, Priscilla, che non protesterò" I tre si guardarono. Ci fu un momento di silenzio e poi un tripudio di risate ronzò all'unisono fra di loro. "Vedo che siete di buon umore, voi tutti, ma che ne dite di risolvere questa vicenda?" suggerì Salazar. Tosca si alzò e con passo misurato si avvicinò a Morgana. Le puntò la bacchetta sul volto e con tono grave disse "Oculus Patefàcis". Gli occhi della fata si sgranarono incapaci di richiudersi. Nel calderone ribolliva una pozione Ipnotizzante. Il liquido bianco e brillante, frastagliato da striature nero pece, aveva formato un vortice che girava in senso antiorario. Qui e lì scoppiettava qualche bolla. Morgana venne indotta a guardare dentro. "Morgana, ti ordino di svegliarti dall'oscurità in cui sei caduta e di abbandonare i tuoi propositi malvagi" La voce della fata era atona, anestetizzata "Sì, Tosca, obbedirò ai tuoi comandi" "Ti ingiungo di non ostacolare più la cooperazione fra maghi. Insieme costruiremo un mondo migliore, libero dalle tenebre che hai seminato" Morgana, sguardo vacuo e fisso sulla pozione socchiuse le labbra e poi parlò "Lo farò, Tosca. Sono pronta a seguire il cammino della luce e a collaborare con gli altri maghi per il bene comune" "Ricorda, Morgana, il potere della cooperazione è infinitamente più grande del potere dell'oscurità. Insieme possiamo realizzare grandi cose e proteggere la magia da qualsiasi minaccia" "Ti ringrazio, Tosca, per avermi mostrato la via. Prometto di impegnarmi per il bene di tutti i maghi e di lottare al tuo fianco per un futuro luminoso". * Tre mesi più tardi le figure dei quattro maghi si rispecchiavano nel freddo Lago nero. "L'estate sta ormai volgendo al suo termine, dovremo pensare a reclutare gli studenti per" esitò nel pronunciare il nome, ma dopo aver deglutito concluse il pensiero "Per Hog-warts!" Priscilla sorrise "Proporrei di selezionare gli studenti in base ai loro talenti e alle loro inclinazioni. In questo modo potremo valorizzare al meglio le loro potenzialità." "Oh, sì!" Tosca esplose in un entusiasmo sfrenato battendo le mani "Possiamo cercare giovani maghi e streghe pieni di entusiasmo e voglia di imparare! Sarà un'esperienza meravigliosa per loro! E io" puntò gli indici in avanti "preparerò delle pietanze da far leccare i baffi a tutti, anche a te Priscilla" gli occhi le brillavano "e i fantasmi! I fantasmi troveranno ricetto all'interno della nostra scuola. E io" la voce si alzò in un falsetto squillante "ho intenzione di reclutare gli elfi domestici per darmi una mano in cucina" Salazar era sottotono "Forse dovremmo dare precedenza ai purosangue, sapete?" l'affermazione spense l'entusiasmo di Tosca e reclamò l'attenzione degli altri "La selezione degli studenti è un'opportunità per cementare il potere magico. Ed è più facile che questo trovi germoglio fra i puri di sangue" Godric diede una pacca a Salazar "Giù la maschera Morgana" sorrise "se non sbaglio c'eravamo messi d'accordo con l'idea maturata proprio dalla battaglia nella foresta. La forza sta nell'accettazione e nell'integrazione. Solo così possiamo costruire un futuro migliore per tutti" Salazar lasciò cadere il discorso e riprese a camminare Il gruppo proseguì lungo le coste del lago Nero. La luce del tramonto dipinse il cielo di sfumature arancioni e rosa. Il castello, con le sue torri maestose e le finestre illuminate dalla luce calda dei lumi interni, si stagliava imponente contro il cielo serale. Qualche uccello cinguettava la sua melodia volando rasente al terreno. Hogwarts, con la sua maestosità e il suo mistero, risplendeva di un'energia misteriosa e potente.
   
 
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