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Autore: De33y    10/03/2024    3 recensioni
Ci sono esperienze che lasciano un segno indelebile sulla pelle e sull’anima. Ci sono creature che strisciano nell’ombra che si nutrono di queste cicatrici. Un semplice caso di bambini scomparsi pone i fratelli di fronte a scelte impossibili, scelte che aprono vecchie e nuove ferite e che mettono alla prova il loro legame.
Genere: Angst, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Quarta stagione
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Disclaimer: Non possiedo i diritti di Supernatural né dei personaggi riconoscibili presenti in questa storia. L'idea originale è merito di Eric Kripke ed i diritti, al meglio delle mie conoscenze, appartengono allo studio CW. Le Algea sono state introdotte da Esiodo nella Teogonia, ma data la scarsità di fonti ho lavorato di fantasia per la loro caratterizzazione e attualizzazione. Questa storia è scritta per puro divertimento e non ha scopi di lucro.
Spoiler warning: La storia contiene spoiler sul finale della stagione 3 e alcuni elementi dalla stagione 4.
Triggers: La storia contiene elementi di violenza, non estremamente grafici e linguaggio volgare, entro i canoni della serie. Questo capitolo contiene elementi di chirurgia fai da te, da non provare a fare a casa.
A.N.: Okay, mi sono presa un po’ di pausa per lavorare ad altri progetti. Ma alla fine sono tornata su questa storia. Visto le recensioni per quella che è sembrata una conclusione un po' affrettata, ho provato ad aggiungere qualche passaggio sulla notte trascorsa a casa di Bobby. Sam POV, con un po' di flusso di coscienza. Aspetto pareri se volete anche il POV di Dean. 
 
Sam vide le forbici nelle sue mani tremare di riflesso al tremolio delle sue mani. L’ultima volta che aveva visto Dean era con un coltello in mano. Sapeva che era una scelta che avevano fatto insieme, anzi che forse aveva fatto lui anche per Dean, ma questo non lo rendeva più facile. Era solo felice che Dean gli stesse dando le spalle aspettando che lui si occupasse delle sue ferite. Fiducia cieca fu l’unica espressione che gli venne alla mente. Si chiese se non dovesse dirgli degli esperimenti che faceva con Ruby e il sangue di demone. Pensava ad ogni volta che era sgattaiolato fuori di nascosto, alle scuse che si era inventato quando Dean svegliandosi non lo aveva trovato. Sapeva che dirglielo adesso, dopotutto quello che era successo negli ultimi due giorni, sarebbe stato gettare benzina sul fuoco. Non poteva dirglielo, non ora che nonostante tutto Dean riusciva ancora a dargli le spalle, mentre lui aveva un paio di forbici che non riusciva ad impugnare senza tremare.
Prese un respiro lento e profondo cercando di non farsi sentire da Dean. Cercò di lasciarsi alle spalle quei pensieri e di fermare il tremolio nelle mani. Tagliare il tessuto attorno alle ferite era come cercare di risolvere un labirinto con le forbici. Forbici. Lame. Coltelli. I suoi pensieri sembravano tornare sempre lì, nel sotterraneo delle sorelle. Non era la prima volta che era stato vittima di qualche mostro, ma quell’esperienza l’aveva lasciato segnato più delle altre. Ironico per qualcuno che era morto, risorto e aveva aperto la porta dell’inferno. Aveva passato il pomeriggio a cercare di lanciare un coltello a serramanico contro una pila di copertoni usati, soppesando l’arma tra le mani, accarezzandone la parte non affilata. Ore e ore di addestramento da ragazzo avevano reso quel movimento automatico e lo aiutava a sentirsi in controllo. Era così che si era sentito Dean mentre lo torturava? Era vero che John aveva resistito cent’anni prima che liberassero la sua anima? Forse loro padre aveva ragione su di lui quando diceva che era troppo debole per quel lavoro, ma con il sangue di demone stava diventando più forte. Con il sangue di demone sarebbe stato all’altezza, aveva bisogno di imparare a controllare un po’ meglio i suoi poteri, ma stava diventando più forte di loro, di Dean, di papà.
Mano a mano che faceva scivolare le forbici lungo la maglietta sentiva sulle nocche il calore che proveniva dalle ferite infette. I pezzi di tessuto che scivolavano via rivelavano fasci di muscoli tesi e Sam li seguiva fino a vedere Dean che stringeva i pugni intorno alla sedia. Sam l’aveva visto a volte attraverso la porta semichiusa del bagno stringere i pugni intorno al bordo del lavandino quando pensava che stesse per perdere il controllo. Lo aveva fatto fin da quando erano ragazzini. Ora stringeva quella sedia proprio nello stesso modo. Le armi mancanti, gli antidolorifici rifiutati, la sedia. Sam sapeva leggere i segnali. Si chiese se fosse davvero una possibilità, quella che Dean perdesse il controllo di nuovo. No, non di nuovo, non era mai successo, non aveva mai perso del tutto il controllo. Dean si era fermato. Dean non gli avrebbe fatto del male di nuovo se non fosse stato costretto. Cercava parole nella sua testa per spiegargli tutto ciò, per dirgli che anche se aveva paura si fidava, ma ogni frase che gli veniva alla mente sembrava troppo vaga e troppo superficiale per quel momento.
“Hei. Ho tolto quello che riuscivo a togliere con le forbici ora devo iniziare a pulire le ferite. Inizio da quelle in basso okay?” Anche se con i minuti si era abituato alla sensazione di impugnare le forbici, sapere di non averne più bisogno fu un sollievo.
“Kay.”
Con la scusa di far spazio alle forbici sul tavolo, spinse gli antidolorifici in direzione di Dean. Quel testardo di suo fratello vide il gesto, ma fece finta di nulla e si limitò ad abbracciare la sedia e a serrare la mandibola, Sam lo vedeva nei muscoli tesi del collo.
Sam iniziò dai tagli che sembravano più puliti, quelli in cui non c’era tessuto dentro. Quelli bastava un po’ di disinfettante. Dean sussultava leggermente al bruciore del disinfettante, ma stringeva i denti senza emettere un rumore. Sembrava di vedere se stesso con le sorelle, quando cercava di non urlare per non aggravare la situazione di Dean. Ma mentre lui aveva fallito nell’intento Dean sembrava non avere problemi.
Parlarono un po’ di cosa Dean aveva trovato ad Alessandria e si fece raccontare di nuovo dei bambini e delle indagini della polizia sulla stanza delle torture delle sorelle.
Alcuni dei tagli dove il tessuto si era appiccicato solo in superficie bastò bagnarli a sufficienza per indebolire la crosta e tirare via il tessuto. Non era piacevole, ma era sempre meglio dell’alternativa.
“Posso sapere almeno cosa ti è successo?”
“Lupe e un gatto a nove code. Ma Cas è arrivato prima che potesse fare troppi danni.”
Sam guardò la schiena di Dean, era danneggiata abbastanza, perché se volevano intervenire gli angeli hanno aspettato così tanto?
“Che ne pensi di Cas?”
“Ti ha guarito e quando uno ti trascina fuori dall’inferno, tende a guadagnare punti. Ma le cose belle non succedono per caso.”
“Credi che ci sia un secondo fine?”
“Sammy, quando imparerai che c’è sempre un secondo fine?”
“Merda”
“Che succede?”
“È già il secondo taglio dove non riesco a tirare via il tessuto.”
Dean tirò un respiro a denti stretti. Sapevano entrambe cosa andava fatto in quei casi.
“Fai quello che devi fare,” disse sconsolato. Sam notò che suo fratello aveva finalmente allentato la presa sulla sedia e decise di fare un altro tentativo.
“Sarei più tranquillo se prendessi quegli antidolorifici ora.”
“No.”
“Dean, non è colpa tua.” Gli disse frustrato.
“No, è colpa della dannata maglietta che si è infilata nelle ferite.”
“Dean…”
“Sono stanco, finisci e andiamo a dormire.”
Proprio come lui aveva fallito nel seminterrato delle sorelle, Dean fallì a rimanere in silenzio quando Sam usò lo scalpello chirurgico per allargare le ferite e riuscire a tirare fuori il tessuto penetrato in profondità. Anche se si trattava di poco più di mugolii e imprecazioni da parte di Dean, era per Sam un promemoria costante di quanto era successo a parti invertite nel seminterrato delle sorelle.
Le sue mani ricominciarono a tremare, proprio come tremavano le mani di Dean al primo taglio che gli aveva inciso sul petto. Sam fece il possibile per fermarle, sapeva che avrebbe solo recato un danno maggiore a Dean se non avesse avuto una mano ferma. Prese un altro respiro profondo.
“Ehi, se non te la senti, possiamo lasciarle così, magari chiedo a Bobby domani” offrì Dean, ma non era un’offerta che Sam potesse accettare. Aveva bisogno di essere lui ad aiutare Dean, aveva bisogno di convincere tutti e due che sarebbe stato tutto a posto.
Un paio di volte ebbe la sensazione di sentire crepitare il legno alle spalle, come se qualcuno stesse camminando nel corridoio. Non escludeva che Bobby si fosse affacciato a controllarli. Sicuramente avevano fatto abbastanza baccano da svegliarlo, ma non lo videro mai entrare nella stanza.
Quando ebbe finito di ripulire tutte le ferite erano entrambe esausti. Mentre Sam avvolgeva un bendaggio fresco attorno al torso di Dean, Dean sembrava aver mollato del tutto la presa sulla sedia e Sam lo considerò il segnale migliore di guarigione di quella notte.
Si buttarono sui due divani che occupavano la zona giorno. Sam aspettò finché il respiro di Dean non si era fatto calmo e regolare prima di lasciarsi andare al sonno a sua volta.
  
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