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Autore: Chillram9    10/03/2024    1 recensioni
Elizabeth Belvoir ha un sogno: incontrare il suo idolo Aldric, il mago più potente del regno.
L'occasione per riuscirci si presenta quando riceva una lettera d'ammissione dalla misteriosa Accademia di Magia Reale Duelcrest.
Di questa scuola si sa poco e nulla, se non che Aldric è l'unico ad averne mai ottenuto il diploma.
Elizabeth è determinata a fare lo stesso. Non sa però che il terribile segreto che si cela dietro l'Accademia e l'incontro con una strana ragazza cambieranno per sempre la sua vita.
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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21. L'enigma della camera aperta




Non avevo intenzione di arrendermi.
Era questa la decisione che avevo preso.
Se Sophia pensava di trovare da sola il colpevole, l’avrei battuta sul tempo. In questo modo, non avrebbe avuto altra scelta che riconoscere le mie capacità. Forse allora avrebbe riconsiderato la sua decisione.
Da una parte, il mio desiderio di essere accettata da lei, mi creava un certo imbarazzo. Se avesse scoperto cosa mi passava la testa penso mi sarei sotterrata.
Dall’altra, non potevo che provare un minimo di orgoglio. Questa volta non mi ero lasciata abbattere. Avevo subito asciugato quelle lacrime di frustrazione e mi ero messa all’opera immediatamente.
Ciò che avevo passato a causa di Valentine era quantomeno servito a farmi crescere un pochino.
Tuttavia, nonostante i miei buoni propositi, i miei tentativi di scoprire qualcosa sull’assassino di Mary Stillwater avevano fatto un buco nell’acqua.
Per prima cosa, avevo cercato l’aiuto di Amy.
Una delle lezioni più importanti che avevo imparato finora era che non c’era nulla di male ad appoggiarsi agli altri per sopperire alle proprie mancanze.
Amy, grazie alla sua innata estroversione, era già riuscita a costruirsi una fitta rete di conoscenze. Malgrado il tempo che avevamo trascorso nell’Accademia fosse relativamente poco, sembrava fosse già in confidenza con buona parte della classe. Le sue intenzioni, però, non erano delle più pure.
«Se conosci il tuo nemico e te stesso, la tua vittoria è sicura,» aveva recitato, quando le avevo chiesto perché si sforzasse così tanto nel socializzare.
Ancora una volta, ringrazia il fatto di essere sua amica.
In ogni caso, grazie ai suoi sforzi, riuscii ad acquisire ogni informazione su Mary Stillwater che avrei mai voluto avere.
Purtroppo però, niente di quello che scoprii sembrò rilevante.
Sembrava che Mary fosse stata una ragazza normalissima. Oltre a Chloe, la ragazza ricciolina che avevo visto in classe, era amica con un altro paio di ragazze.
Il suo potere magico era nella media. I duelli in cui aveva combattuto erano stati completamente ordinari. Nessuno l’aveva mai vista litigare con qualche altro studente.
Insomma, nulla faceva pensare che avesse qualche nemico o che qualcuno avesse un motivo preciso per volerla far fuori.
Che il killer avesse scelto la sua vittima a caso? Forse Mary si era semplicemente trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato. Magari era uscita a fare una passeggiata notturna ed era incappata per caso nel suo assassino.
Purtroppo, non avendo scoperto nulla di significativo sulla vittima, non mi restavano altre solide piste da seguire.
Innanzitutto, non avevo alcun modo di determinare dove e come fosse avvenuto l’omicidio. Avevo setacciato l’accademia da cima a fondo, ma non avevo trovato nessun indizio che indicasse la posizione della scena del delitto.
Il killer doveva aver coperto per bene ogni sua traccia.
O forse non c’era mai stata alcuna.
Dopotutto dovevo sempre considerare quella variabile. I poteri innati. Non potevo escludere che c’entrassero anche in questo caso. Magari uno dei miei compagni poteva far scomparire le persone in un batter d’occhio, un po’ come la scuola faceva ogni domenica notte…
In ogni caso, per ora, non potevo far altro che aspettare. Dovevo sperare che, se avesse colpito di nuovo, il killer avrebbe fatto un passo falso.
Sophia doveva esser giunta alla stessa conclusione.
Durante i primi giorni successivi alla morte di Mary, l’avevo vista spesso cercare di ottenere informazioni da alcuni miei compagni di classe. Non so se avesse avuto grande successo, i poveri ragazzi sembravano terrorizzati…
Negli ultimi tempi era però tornata alla sua usuale solitudine.
Non avremmo comunque dovuto aspettare molto perché il killer colpisse di nuovo. Ma il nuovo omicidio avrebbe solo complicato le cose.

***

Erano passati dieci giorni dalla morte di Mary Stillwater.
L’atmosfera nell’Accademia non si era discostata dalla calma innaturale che aveva caratterizzato l’ultimo mese.
Il modo in cui era venuta a mancare, non era molto diverso dalle sparizioni settimanali a cui eravamo ormai abituati. Come si dice “occhio non vede cuore non duole”.
Era molto più facile ignorare la morte di qualcuno, se non aveva i connotati truculenti che avevano caratterizzato la fine di Carl Stuart ed Igor Valentine.
Era un sabato, l’ultima lezione della settimana stava per concludersi. Domani un altro di noi ci avrebbe lasciato, proprio come Mary.
Ma fu in quel pigro pomeriggio di fine ottobre che l’attenzione dell’intera classe fu catturata in una maniera che nessuna lezione avrebbe mai sperato di riuscire a fare.
Ce ne accorgemmo tutti all’unisono.
Forse perché, durante le spiegazioni degli insegnanti, i nostri occhi tornavano sempre verso quella parete, dove in lettere luminose era deciso il nostro destino.
Nonostante fossimo nel bel mezzo di una lezione, la scritta più importante era cambiata per l’ennesima volta.
90 studenti rimanenti
In quell'esatto istante, qualcuno, da qualche parte nella scuola, era morto.
Sentii la porta dell’aula spalancarsi e, con la coda dell’occhio, vidi Sophia sfrecciare via nel corridoio.
Decisi di non seguirla. Nel mentre che l’aula esplodeva in tumulto, con buona pace del professore, sapevo che c’era qualcosa di importante da fare: contare. Era essenziale essere sicuri di quante persone fossero assenti. Tra di loro, oltre che la vittima, c’era il killer.
“Questa volta hai fatto un grosso errore…”
Ma dentro di me, qualcosa mi diceva che non sarebbe stato così facile.
E, man mano che mi avvicinavo a finire la mia conta, la preoccupazione che avevo si fece sempre più pressante. “No… devo aver sbagliato a contare…”
Ricontai, e ricontai, e ricontai.
Ma era inutile illudersi…
89.
Aggiungendo Sophia, 90.
L’unica persona che, al momento del nuovo omicidio, non era in quella classe, era la vittima.
Ma allora… che non fosse stato un omicidio?
Osservai la lista delle vittime. Un nuovo nome si era aggiunto alle fila dei caduti:
Frank Boyle
Non lo conoscevo se non di nome. Chiesi subito informazioni ad Amy. Si trattava del figlio di un baronetto. Era discreto nella magia e si trovava tra i primi trenta in classifica.
“Mmmh…”
Una delle prime cose a cui avevo pensato era che uno degli studenti più in basso nella classifica avesse ceduto alla tensione e avesse deciso di farla finita. In questo caso, però, le cose non tornavano…
«Vedo di scoprire qualcosa…» mi sussurrò Amy, sgusciando via verso i primi banchi della classe. Ormai nell’aula regnava il chaos, mentre il professore continuava a spiegare la lezione noncurante.
Amy tornò poco dopo, con aria preoccupata.
«Ho chiesto ad un ragazzo che conosco… a quanto pare Frank si sentiva poco bene. Stamattina ha detto ai suoi amici di non aspettarlo per colazione e che sarebbe andato in infermeria… Cosa pensi sia successo?»
Si sentiva male… Che fosse stata una malattia fulminante ad ucciderlo? Sarei dovuta andare in infermeria a controllare.
Restava comunque sul banco l’ipotesi suicidio.
Poteva aver mentito ai suoi compagni per non farli preoccupare… Dopotutto, qualche settimana fa, avevo fatto lo stesso.
In entrambi i casi comunque, sembrava che la morte di Frank Boyle non fosse correlata all’omicidio di Mary Stillwater.
Decisi dunque di attendere la fine della lezione, prima di mettermi all’opera. Al momento era probabile che Sophia avesse già trovato il corpo del ragazzo…
Ma allora, perché continuavo comunque ad avere un senso di disagio…
Fu così che, al termine delle lezioni non mi diressi in infermeria, come avevo inizialmente deciso, ma chiesi ad Amy di andarci al posto mio.
Io, invece, mi diressi dalla parte opposta, verso gli alloggi degli studenti.
Al momento, malgrado avessi deciso di fare le cose per conto mio, avevo una gran voglia di incappare in Sophia, magari dalla sua espressione avrei capito se era tutto apposto.
Ma non ebbi fortuna. Arrivai alla mia meta, la stanza di Frank Boyle, senza incontrarla.
Mi ero fatta spiegare da Amy dove fosse la sua stanza. Se la causa della morte non era naturale, era lì che volevo guardare per prima cosa.
Una parte di me si aspettava di trovare la porta scardinata, a segnalare il passaggio di Sophia.
La porta però era ancora ben integra tra i suoi stipiti. Ma era… socchiusa?
Che strano.
Escludendo i metodi barbari di Sophia, le porte delle nostre stanze erano incantate per aperte solo dal loro proprietario.
Quindi, era stato necessariamente Frank ad averla lasciata aperta. Che fosse uscito di fretta e l’avesse dimenticata così?
Aveva senso. Dopotutto, se stava molto male, magari era corso in infermeria in tutta fretta.
Avrei dovuto chiedere a Sophia se l’avesse trovata così, poco fa. Ero certa che avesse già controllato la stanza dopotutto.
Mi avvicinai alla porta, pronta ad entrare nella stanza, quando  sentii un rumore provenire dall’interno.
C’era qualcuno. Che Sophia fosse ancora lì?
Mi feci coraggio e aprii la porta.
La ragazza che era nella stanza sobbalzò dalla sorpresa. Non era Sophia. I suoi vistosi boccoli biondi non potevano essere più diversi da quei capelli corvini.
Riconobbi subito Celeste Fitzroy, una delle persone su cui mi ero più concentrata, durante la mia osservazione dei miei compagni di classe.
La ragazza sembrò riprendersi in fretta dalla sorpresa e mi rivolse un sorriso gentile:
«Ah, Elizabeth! Anche tu hai pensato di venire qui, eh?» mi chiese in tono amabile.
“Eh?”
Nonostante avessi assistito a molti dei suoi duelli, io e Fitzroy non ci eravamo mai parlate. Perché si stava rivolgendo a me con tutta quella confidenza?
«Che c’è, ti hanno mangiato la lingua? Non ti biasimo, anche io sono rimasta stupita quando ho visto questo casino!» continuò, davanti al mio silenzio.
Guardai dietro di lei.
Quell’incontro improvviso non mi aveva fatto notare il completo chaos in cui si trovava la stanza di Frank Boyle.
La scrivania, con cui tutte le nostre stanze erano arredate, era stata rovesciata sul pavimento. Vari libri erano sparpagliati per terra, coperti da macchie d’inchiostro. Poco lontano giaceva una sedia. Lo schienale si era spaccato. A completare il quadro, dei vestiti maschili erano sparpagliati sul pavimento.
«Che diavolo è successo qui?!» esclamai.
«Non ne ho idea!» rispose energica Celeste, malgrado la mia fosse più che altro una domanda retorica.
«Ma guarda bene qua, questa è la cosa più strana!» proseguì, facendomi cenno di avvicinarmi alla scrivania.
Il mio sguardo si spostò verso un punto che la ragazza mi stava indicando con la sua mano pallida.
Sangue fresco.
Velocemente, mi chinai per osservare il pavimento sotto la scrivania. Anche lì c’erano tracce di sangue.
«La prima cosa a cui  ho pensato è che quel povero ragazzo sia caduto sbattendo la testa e ci abbia lasciato le penne… Ma-»
«Dov’è il corpo?»
«Esatto!» cinguettò Celeste, «A meno che non ci sia uno zombie in giro per la scuola… Qualcuno deve averlo spostato!»
«Ma eravamo tutti in classe!»
«Esatto… E non penso che la tua amica Sophia l’abbia spostato e poi…»
“La mia amica eh”
C’era qualcosa che non tornava comunque
«Il sangue si ferma qua…»
«Bravissima, siamo in perfetta sintonia!», Celeste mi diede una pacca sulla spalla, «Se qualcuno l’avesse trascinato in giro, con una ferita così, avrebbe lasciato una bella scia di sangue, no?»
«Giusto…»
Tutto puntava in una direzione, il corpo era sparito.
Proprio come nel caso di Mary Stillwater.
«Celeste…» iniziai, decisi di rivolgermi a lei in maniera spigliata, malgrado il suo alto rango. Dopotutto, aveva fatto lo stesso con me fin dall’inizio.
«Dimmi pure!»
«Pensi che Boely sia stato uccis-»
«Dalla stessa persona che ha ucciso Mary! Eh, eh, questa volta sono io a finirti la frase!» disse gongolando.
Il suo atteggiamento non poteva stonare di più con le parole che stava pronunciando.
«Il fatto che siamo di fronte ad un cadavere che svanisce nel nulla mi fa pensare di sì… Ma immagino che anche tu ti stia facendo la stessa domanda, vero?»
Celeste mi guardò con nel viso un sorriso giocoso:
«Come ha fatto ad ucciderlo se era nell’aula insieme a noi?»
Stava proprio lì il problema. Quello che avevamo trovato nella stanza, suggeriva che Frank Boyle fosse stato attaccato e il suo corpo fosse stato fatto scomparire. Ma questo non era possibile! Tutti gli altri studenti erano nello stesso posto al momento della sua morte.
A meno che…
«Un omicidio a distanza…» sussurrai piano.
«Bingo!» esclamò Celeste.
«Ma come…»
«Eh, questa è la parte tosta… non penso di conoscere alcun incantesimo capace di uccidere qualcuno a centinaia di metri di distanza, attraverso diversi muri poi…» disse Celeste pensierosa.
Alcun incantesimo…
Forse perché non era stato il frutto di un incantesimo…
Non c’era alcun dubbio. Quella era la conferma. Un altro utilizzatore di poteri innati si era messo all’opera. Questa volta però, a differenza di Valentine, l’aveva fatto in maniera più subdola. Ne ero certa, se non avessi fatto qualcosa, avrebbe continuato ad ucciderci uno ad uno.
Dopo avermi proposto alcune congetture improbabili sull’accaduto, Celeste mi salutò amichevolmente:
«È stato divertente parlarti. Dovremmo prenderci un tè insieme qualche volta!»
Forse per il fatto che provenisse da una famiglia estremamente altolocata, avevo immaginato che Celeste Fitzroy fosse una versione ancora più spocchiosa di Sophia.
La verità non poteva che essere più lontana. Seppur emanasse una certa aria di eleganza, tipica dell’alta nobiltà, mi era sembrata estremamente socievole e alla mano. Avevo però trovato un po’ strana la sua indomabile allegria, considerata la situazione in cui ci trovavamo.
Comunque non sembrava una cattiva persona.
Ora però avevo ben altro a cui pensare rispetto ad una nobile stravagante.
Ero certa che la mia deduzione fosse corretta. Un assassino aveva già fatto due vittime e dovevo fermarlo prima che ne facesse una terza.


 
***


Quella notte, l’aria era estremamente fredda. Mancava ancora un bel po’ all’inverno, ma probabilmente l’Accademia doveva sorgere in una regione particolarmente a nord. Certo che avrebbero potuto estendere la magia che rendeva il cortile temperato anche al resto della scuola!
Attraversai i corridoi bui della scuola, rabbrividendo. Ero diretta alla stanza di Amy. Oggi era il giorno in cui avevamo le nostre sessioni di studio dopotutto.
Dopo la mia conversazione con Celeste Fitzroy mi ero ritrovata con Amy. Come immaginavo non aveva trovato nulla in infermeria.
Avevamo passato il resto del pomeriggio a fare congetture sul potere dell’assassino. Probabilmente avremmo continuato per tutta la notte invece che studiare.
La stanza di Amy era dall’altra parte dell’ala ovest della scuola rispetto alla mia, ma ormai facevo la strada in automatico. Forse per quello non mi accorsi che dietro un angolo, qualcuno aspettava in agguato.
Fu un lampo.
Una lama era appoggiata alla mia gola.
«…!»
Non feci in tempo ad urlare. La lama si abbassò ed una mano mi coprì la bocca.
«Non urlare!» sibilò una voce infastidita.
La riconobbi all’istante.
«Che diavolo ci fai fuori a quest’ora?» mi chiese Sophia. Da quel poco che potevo vedere, era parecchio irritata.
Finalmente, dopo i miei mugugni di protesta, capii che se voleva una risposta avrebbe dovuto spostare la mano.
«…Ah… Potrei farti la stessa domanda!» sussurrai.
«Sono di guardia…» rispose Sophia, «Non penso di doverti spiegare il perché.»
Il fastidio che provavo sparì all’istante.
«Quindi, anche tu…»
Per diversi minuti parlammo di ciò che era successo quella giornata. Come immaginavo, Sophia si era subito recata nella stanza di Boyle e aveva trovato la porta spalancata. Del corpo nessuna traccia, né lì, né nel resto della scuola. Era quindi arrivata alla mia stessa conclusione.
«D’ora in poi sarò di pattuglia la notte, voglio cogliere questo potere in azione…» mi spiegò.
«Non è pericoloso? Potresti essere tu a venire attaccata, dopotutto non sappiamo di che potere si tratti. Se giri così di notte da sola potresti essere tu la prossima vittima!»
«Potrei dirti la stessa cosa…»
«Touché…»
Non ci avevo pensato. Forse da oggi avremmo dovuto fare a meno delle nostre sessioni di studio notturne.
Calò un silenzio imbarazzato. Esaurito l’argomento, le parole che c’eravamo scambiate l’altro giorno ritornarono nella mia mente.
«Beh, ora vado…»
«Ok…»
«Sophia…»
«Sì…?»
«Stai attenta.»
«Anche tu.»
Ci separammo.
La prossima volta, l’avrei costretta ad accettarmi. Avrei trovato il killer e sarebbe stata così impressionata che sarebbe stata lei a chiedermi di essere sua amica!
Con quei pensieri nella testa, raggiunsi la stanza di Amy.
La porta era socchiusa. Niente di strano. Amy era solita farsi un bagno notturno prima delle nostre sessioni di studio e mi faceva aspettare in camera. Diceva che l’aiutava a capire meglio… Avrei dovuto raccontarle del mio incontro con Sophia…

Il mio mezzo sorriso si spense quando, entrata nella stanza, trovai il corpo di Amy riverso per terra.



NOTE DELL'AUTORE: Il mistero si infittisce, una nuova vittima ed un altro corpo che sparisce...Capitolone per questa settimana. Non ho trovato un buon punto in cui dividerlo. Mi spiace finire in un cliffhanger così cattivo, cercherò di pubblicare la prossima parte al più presto.
   
 
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