Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: Juliet8198    21/03/2024    0 recensioni
Quando Scarlett si presenta all'ospedale in veste di assistente sociale, non può credere al caos in cui tre semplici omega hanno gettato il personale medico. Ma quando la giovane riesce ad avvicinare i tre, è come se il mondo improvvisamente si rovesciasse.
Non è normale che i suoi pensieri vortichino costantemente attorno a loro.
E non è normale che loro siano terrorizzati dal mondo intero eccetto che... da lei.
La ricercano, la rincorrono, non sembrano capaci di allontanarsi da lei. E, quando finalmente permette loro di ricongiungersi con il branco che amavano tanto e da cui erano stati brutalmente separati, tutto inizia ad avere senso.
OMEGAVERSE AU
QUESTA STORIA NON FA PARTE DEL JU E NON È QUINDI IN ALCUN MODO COLLEGATA CON LE ALTRE STORIE GIÀ ESISTENTI.
Genere: Angst, Fluff, Omegaverse | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Hoseok non capiva. 

 

Un momento Namjoon era in piedi con la bocca dischiusa, la mano aggrappata alla sedia e il volto più pallido della camicia che indossava. Il momento dopo, era a terra. 

 

-Namjoon! Namjoon, mio Dio! 

 

Si fiondò su di lui senza un attimo di esitazione. Il grande corpo dell'Alpha era abbandonato sul pavimento, come se fosse stato un gonfiabile a cui avessero improvvisamente sottratto l'aria. Prendendolo per le spalle, lo fece voltare verso l'alto per scrutare il suo viso. 

 

-Namjoon, mi senti? 

 

Jin stava all'altro lato del capobranco con un'espressione che doveva riflettere la propria. Gli prese la mandibola, portando il volto nella sua direzione. Passò appena qualche secondo prima che Namjoon sbattesse le palpebre e prima che Hoseok potesse vedere il suo petto ricominciare a respirare. 

 

Occhi frenetici si guardarono attorno come se si fossero appena svegliati in una terra sconosciuta. 

 

-Joon, che è successo? Ti senti bene? Ti gira la testa?

 

Ma, davvero, aveva bisogno di chiedergli cosa era successo? Le pupille di Hoseok scivolarono dal corpo del suo Alpha fino al pavimento, dove il cellulare che fino a poco prima stringeva in mano giaceva abbandonato e da cui giungeva una debole voce che ripeteva il nome di Namjoon. 

 

Hoseok deglutì. 

 

-Joon, parla con hyung! Hai mangiato? Hai bisogno di zucchero? 

 

La voce di Jin aveva perso ogni traccia dell'ostilità con cui si era rivolto a Namjoon fino a quel momento, ma aveva assunto una nota acuta che sapeva di angoscia. L'Alpha non rispose alle sue domande. I suoi occhi continuavano a guardare attorno a sé mentre le sue mani prendevano a tastare il terreno. Dopo istanti di ricerca, le sue pupille si dilatarono quando scorse il cellulare a poca distanza da lui. Le sue dita si allungarono verso di esso come se non esistesse altro in quella stanza in quel momento. 

 

Una mano, però, fu più rapida di lui.

 

Hoseok sollevò occhi apprensivi su Seokjin, che si alzò rapidamente in piedi con dita arpionate attorno all'oggetto. 

 

-No! 

 

Namjoon protese una mano disperata verso il cellulare con sguardo stralunato. Il Beta, però, sembrava essersi trasformato in gelida pietra quando avvicinò il dispositivo al suo viso. Invece che portarselo all'orecchio, però, toccò lo schermo. Una voce femminile iniziò a risuonare chiaramente in tutta la stanza. 

 

-Signor Kim, mi sente? C'è qualcuno del suo branco che possa accertarsi della sua salute? 

 

Seokjin guardò il cellulare con sguardo rigido. 

 

-Chi è lei e che cosa ha detto a Namjoon? 

 

Hoseok non sapeva dove posare lo sguardo. L'Alpha accanto al quale era inginocchiato stava cercando di racimolare le forze per sollevarsi su braccia tremanti. Il maggiore della casa stava in piedi come una minacciosa statua. Yoongi... 

 

Hoseok strinse le labbra. 

 

Un corpo rimaneva immobile, con il capo abbassato e le braccia incrociate attorno al petto. Aveva lasciato che i capelli gli crescessero fino a raggiungergli il collo perciò le ciocche scure si riversavano davanti al suo viso, impedendo al Beta di scrutare la sua espressione. Ma la vedeva da quell'immobilità. Vedeva quella posa apparentemente non curante, che altro non era che un tentativo di stringersi attorno a se stesso. Stringeva tutto il suo essere per impedire che si decomponesse in uno schiocco di dita. 

 

Vedeva i pensieri che attraversavano la sua mente. 

 

Erano gli stessi che attraversavano la propria in quel momento. 

 

Una telefonata improvvisa. 

 

Namjoon perde i sensi. 

 

Avevano davvero il coraggio di sentire quelle parole ad alta voce? 

 

Ma non potevano lasciare che solo il loro capobranco ne portasse il peso. Non potevano lasciargli la responsabilità di trasmettere la notizia a loro. 

 

Eppure, Hoseok voleva scappare. Sapeva che quel momento sarebbe arrivato eppure avrebbe voluto scappare. Ma non poteva. Non poteva lasciare Yoongi da solo. 

 

Perché Yoongi sembrava metallo. Freddo, rigido, impossibile da scalfire. Ma Yoongi in realtà era come un un palloncino. 

 

Una singola ferita e sarebbe esploso. 

 

-Il mio nome è Kim Scarlett. Con chi parlo? 

 

Il maggiore di loro irrigidì la mandibola. 

 

-Kim Seokjin, membro del branco di Kim Namjoon- sputò con irritazione.

 

-Ah, ma certo, Beta Kim. Le posso chiedere se il suo Alpha sta bene? 

 

Jin trasse un breve respiro, incrociando le braccia al petto in una posizione difensiva. 

 

-Mi dica per favore per quale motivo ha chiamato. 

 

Hoseok spostò rapidamente lo sguardo sul corpo che si era appeso al tavolo nel tentativo di rialzarsi in piedi. 

 

-No no no, Joon, stai steso, aspetta un attimo che la tua pressione torni alla normalità- lo incoraggiò a bassa voce, tirandolo dolcemente per farlo tornare in posizione supina.

 

-Jin-hyung... dammi... il telefono...- biascicò l'Alpha con voce roca, allungando una mano tremante verso il maggiore. Hoseok osservò con orrore delle lacrime iniziare a scendere sulle sue guance. 

 

-I ragazzi... i ragazzi...- mormorò debolmente, mentre le sue dita si protendevano attraverso lo spazio. 

 

Hoseok trasse un lento respiro. 

 

Avevano tutti pianto. 

 

Per un anno, era sempre successo all'uno o all'altro. 

 

Namjoon lo aveva fatto una volta. Quando la polizia aveva dichiarato il caso come "difficile da risolvere". Quando gli avevano suggerito che fossero ormai entrati nella fascia di tempo dalla scomparsa in cui era quasi impossibile ritrovare le vittime. 

 

Quantomeno, vive. 

 

Da quella volta, non aveva più speso una lacrima. 

 

Hoseok sbatté gli occhi infastiditi dal bruciore, deglutendo prima di afferrare la mano di Namjoon e stringerla a sé mentre lo avvolgeva fra le sue braccia. 

 

-Hyung, ti prego, dammi il telefono! 

 

Hoseok non ce la faceva. 

 

Non ce la faceva. 

 

Si morse il labbro con tutta la violenza che possedeva in corpo pur di fermare le lacrime pronte a scorrere. 

 

-Ho chiamato il vostro Alpha per dargli una notizia sullo stato del vostro caso di scomparsa. Ma penso che... forse sarà meglio se siano direttamente loro a dirvelo. 

 

Hoseok aggrottò le sopracciglia. 

 

Sollevando la testa, per un momento le lacrime che premevano con urgenza per uscire sembrarono fermarsi. 

 

Chi erano... loro? 

 

Sul viso di Jin, la piega profonda che gli dipingeva la fronte si enfatizzò. 

 

-Signorina, arrivi al punto e non mi faccia perdere tempo. Di cosa dovete-

 

-HYUNG! 

 

Le sue palpebre si spalancarono. 

 

La stanza era improvvisamente diventata una landa vuota, una distesa di bianco infinito. La sua testa vorticava come quell'unica volta che si era lasciato convincere da Jungkook a salire sulle montagne russe. Quando era sceso, non era in grado di sentire altro che nausea e ancora nausea. Gli sembrava che il cervello gli fosse stato shackerato peggio che se fosse finito dentro a un frullatore. Quando alzava lo sguardo, non riusciva neanche a distinguere quale fosse il basso e quale fosse l'alto. 

 

In un istante, quello era diventato il mondo per Hoseok. 

 

Il suo corpo lo doveva ingannare. 

 

La sua mente doveva essere così confusa dal non riuscire neanche a trovare il cielo.

 

Oppure aveva riguardato così tante volte i video nel suo telefono che era arrivato a sentire le loro voci. 

 

-HYUNG! JIN HYUNG! SEI DAVVERO TU? 

 

Non potevano essere loro. 

 

Non potevano. 

 

L'unica possibilità per cui avrebbero potuto riabbracciarli era... in una bara. 

 

Gliel'avevano detto e ridetto e ridetto. 

 

Loro stessi se l'erano detto e ridetto e ridetto. 

 

Hoseok sollevò lo sguardo sul maggiore. La pietra di cui era fatto il suo corpo avevano iniziato a riempirsi di crepe. La schiena era piegata in una curva. Le braccia tremanti posate sul tavolo. La bocca dischiusa e occhi spalancati. Ma nessun suono usciva da lui. 

 

Jin si voltò per portare lo sguardo nel suo. 

 

Avevano spesso avuto momenti come quelli. I due Beta avevano imparato a comunicare senza esprimersi ad alta voce perché dovevano essere pronti a collaborare nei momenti in cui il branco aveva bisogno di loro. 

 

Eppure i loro sguardi non avevano parole in quel momento. 

 

-HYUNG? Scar, hyung non risponde! 

 

Hoseok vide le labbra del Beta boccheggiare per secondi che sembrarono secoli. 

 

-Ragazzi? 

 

-HYUNG! HYUNG CI SIETE? DOVE SONO TUTTI? CI MANCATE COSÌ TANTO! HYUNG HYUNG HYUNG! 

 

Le tre voci si alternavano e sovrapponevano. Si parlavano una sopra l'altra come se non riuscissero a darsi spazio a vicenda. Possedevano una sorta di cantilena insolita, che gli aveva sentito usare in poche occasioni. 

 

Ma le voci... 

 

Era passato un anno ma Hoseok ogni giorno si era svegliato scorrendo la sua galleria fino a che non ritrovava i numerosi video che aveva fatto a ognuno dei suoi cuccioli. Non voleva dimenticare il suono della loro voce. Con il passare delle settimane e poi dei mesi, sentiva la distanza che si stava creando con quelle memorie. Ma non voleva. Voleva fare finta che vivessero ancora lì, ogni singolo giorno. 

 

Perciò non aveva dimenticato il suono della loro voce. 

 

Era stampato nella sua mente in maniera indelebile. 

 

-Rag... ragazzi siete... davvero... 

 

Un singhiozzo strozzò la gola di Jin, che si accartocciò sul tavolo.

 

-HYUUUUUUNG! Smettila, voglio parlare con Jin-hyung! 

 

-Spostati, Tae! 

 

Ma le lacrime avevano riempito il viso del loro hyung. Riverso sul tavolo, le gocce gli colavano lungo il naso fino a cadere sul legno mentre non riusciva a smettere di singhiozzare. 

 

Fu allora che Hoseok si accorse di faticare a respirare. Non riusciva... non riusciva a... 

 

Strinse il corpo di Namjoon con violenza. Soffocando la sua voce nel tessuto della sua camicia, sentì la sua mente prosciugarsi. Come se il dolore accumulato per un anno potesse magicamente trasformarsi in liquido e uscire da lui. Non come debole pioggia. Sembrava più... una diga che finalmente traboccava, impetuosa e inarrestabile. 

 

-Ragazzi... ra... gazzi, state bene? Dove siete? Hyung verrà a prendervi- sentì pronunciare a Jin con voce collosa, impastata dai singhiozzi malamente soffocati. 

 

-Siamo al Centro con Scar! Dovete vedere Scar! Oh, hyung! Scar ci ha fatto già un regalo! 

 

Il nome sembrava piovere nelle parole dei ragazzi, ma Hoseok non riusciva a raccogliere l'energia sufficiente per concentrarsi su cosa significasse. 

 

-Ok, ragazzi, state...- Jin continuava a faticare a fare uscire la parole dalla sua bocca -Dio... siete vivi. 

 

-Stiamo bene, hyung! Scar ci ha protetto! 

 

-HYUNG, HYUNG, DOVE SONO TUTTI? 

 

Il corpo che Hoseok stringeva si mosse dolcemente. Una mano si posò sulla sua mano, incoraggiandolo a lasciare andare la camicia a cui si era aggrappato. Namjoon sollevò occhi arrossati su di lui. 

 

Erano vivi. 

 

Erano... davvero... 

 

Vedeva negli occhi del suo Alpha la complessità dei suoi sentimenti come la stratificazione di una pietra. Gioia incontaminata, incredulità, timore, senso di colpa, terrore di quello che poteva essere successo loro. 

 

Sentiva il peso di quel ruolo che Namjoon aveva provato a vestire al meglio delle sue possibilità. 

 

Sentiva il suo imbarazzo per come aveva mancato di investirlo appieno in quell'ultimo anno. 

 

Ma Hoseok lo guardò con un sorriso tremante. 

 

Lui era sempre il loro capo. Nulla avrebbe cambiato quella realtà. E Namjoon sembrò capirlo. Sembrò ritrovare anche in quel viso bagnato di lacrime parte di quella scintilla che possedeva, quella che spingeva tutto il branco a guardarlo con ammirazione. Lentamente, si alzò in piedi, dirigendosi verso il maggiore.

 

Una mano si posò sulla schiena del Beta.

 

L'altra prese dolcemente il telefono dalle sue dita. 

 

-Jiminie? Tae Tae? Kookie?

 

-JOON-HYUNG! 

 

Le tre voci risuonarono all'unisono dal dispositivo. Namjoon serrò gli occhi, stringendo la bocca come se non voleva lasciarsi scappare altre lacrime. 

 

-Ragazzi, vi verremo a prendere. Ovunque siate, verremo a prendervi subito, ok? 

 

Hoseok non se n'era reso conto fino a quel momento. Sentiva dei suoni soffusi provenire dal telefono ma non aveva capito che cosa fossero fino a che un violento singhiozzo non sorse. 

 

-Ti prego, hyung! Ci mancate così tanto! Ci siete mancati così tanto! Hyung... 

 

Hoseok sentì nuove lacrime emergere, ma cercò di trattenerle stringendo le labbra. 

 

-... vogliamo tornare a casa. 

 

Il Beta riuscì finalmente ad alzarsi in piedi anche se le sue gambe, ormai, erano addormentate dalla posizione. 

 

-Vi rimporteremo a casa, ragazzi. Ve lo prometto. Hyung vi verrà a prendere e tutto tornerà come prima. 

 

Hoseok si accostò al capobranco, sorreggendosi al tavolo mentre cercava di ritrovare parte della sua voce. 

 

-Ehi, cuccioli! State facendo i bravi? State mangiando a dovere? 

 

-HOBI HYUNG HOBI HYUNG HOBI HYUNG! 

 

Un sorriso tremante gli allargò le labbra. 

 

-Stiamo mangiando, hyung! Scar si assicura sempre che mangiamo bene! 

 

Ancora quel nome. 

 

Ne sembravano ossessionati. 

 

-Bravi i miei cuccioli. Continuate a mangiare, altrimenti Jin-hyung dovrà sgridarvi se avrete perso peso. 

 

Un sussulto provenne dal corpo riverso sul tavolo. Il debole lamento che prima fuoriusciva da lui era diventato un sommesso pianto ormai. 

 

-Dov'è Yoongi hyung? Non lo abbiamo ancora sentito! 

 

Hoseok schiuse la bocca, ma si bloccò. Quando sollevò gli occhi verso l'angolo in cui la figura con il viso nascosto dai lunghi capelli doveva essere, trovò solo il vuoto. Accanto a sé, sentì Namjoon schiarirsi la gola. 

 

-Hyung è ancora al lavoro. Appena torna vi richiameremo così potrete parlare con lui. 

 

Il Beta si voltò verso il capobranco, ma lui rispose con un semplice gesto del capo. Gli occhi di Hoseok scivolarono verso il corridoio che portava alle loro camere da letto. 

 

-Ragazzi, adesso potreste passare il telefono alla signorina che ve l'ha dato così possiamo capire come raggiungervi?

 

Il tono di Namjoon, nonostante la voce ruvida a causa delle lacrime, diventava sempre più zuccheroso, sempre più delicato a ogni parola che pronunciava. Imbevuto di una nota che solo un'Alpha riusciva a dare, era una freccia che puntava a un aspetto che Hoseok fino a quel momento non riusciva a nominare. 

 

Erano in omegaspace. 

 

Il pensiero della vulnerabilità in cui gli Omega erano rinchiusi in quel momento lo rese sempre più inquieto.

 

-Ah sì, devi parlare con Scar, hyung! Ti piacerà, vedrai! Scar? 

 

Le tre voci chiamarono il nome più e più volte come se fosse una canzone. Lo intonavano con il sorriso nella voce, un'impaziente allegria che, Hoseok pensò, doveva essere il risultato dell'omegaspace. Li stavano trattando a dovere? Quella donna sapeva come comportarsi in una situazione tanto delicata? 

 

Un senso di apprensione iniziò a fiorire sempre più velocemente nel suo cuore. 

 

Il Beta acuì l'udito quando una lontana risata iniziò a risuonare al telefono. 

 

-Eccomi, eccomi. Penso che avrà capito anche lei, Alpha Kim, dello stato mentale in cui si trovano in questo momento... 

 

I tre membri rimasti circondavano il cellulare con sguardi fissi e orecchie attente. Anche Jin-hyung, nonostante fosse ancora leggermente piegato in avanti, era riuscito a placare il suo pianto per prestare ascolto. 

 

-Sì, capisco. E la ringrazio già della cura che sta prestando loro. La prego di essere particolarmente attenta ai loro bisogni fino a che non arriveremo lì e... a questo proposito. 

 

Hoseok non riuscì a evitare di sollevare gli occhi su Namjoon e studiarne il volto. Una leggera traccia umida gli segnava ancora la guancia. Nonostante ciò, sembrava essere scivolato nella sua vecchia pelle come se non l'avesse lasciata per un momento. L'Alpha gentile ma fermo, il cui carisma trasudava naturale autorevolezza non lo avevano mai abbandonato. 

 

Come un interruttore magico che aveva fatto tornare la luce dopo mesi. 

 

-A quale Centro vi trovate? 

 

-Ecco... non a Seoul, Alpha Kim. Ci troviamo nel Centro protezione Omega della città di Detroit. 

 

I tre shifter spalancarono gli occhi, allontanandosi leggermente dal telefono. 

 

-Ha detto... Detroit?- ripetè Namjoon con voce incredula.

 

-Purtroppo sì. Per quanto riguarda come siano arrivati qua... 

 

Hoseok sentì un violento brivido attraversargli la schiena quando quelle parole lo raggiunsero. 

 

-... penso che possiamo discutere in dettaglio della cosa in un secondo momento. Avete già una grossa notizia da digerire. 

 

Il Beta sollevò istintivamente lo sguardo su Seokjin. Come se le loro menti fossero collegate, il maggiore fece la stessa cosa. Non sapeva se voleva urlare fino a che la donna gli avesse rivelato immediatamente quale tremenda verità nascondeva, o se preferiva vivere la sua vita senza mai scoprirla. Avrebbero potuto... semplicemente gioire di quella meravigliosa riunione e tornare a essere felici come prima. 

 

Ma i ragazzi... sarebbero stati come prima? 

 

-Immagino che, così all'improvviso, sarà difficile per voi organizzarvi. Non abbiate timore perché gli Omega sono ospiti benvenuti perciò attenderemo fino a che non riuscirete a-

 

-Non ce ne sarà bisogno- replicò immediatamente Namjoon. Rivolgendo un'occhiata ai due Beta, annuì seccamente. 

 

-Uno di noi non lavora e l'altro è il titolare di un negozio perciò potrà chiudere temporaneamente l’attività. 

 

Hoseok fece un gesto di assenso senza un momento di esitazione. Avrebbe perfino venduto tutto se voleva dire raggiungere più in fretta i ragazzi. 

 

-Il secondo Alpha ha un lavoro abbastanza flessibile e per quanto riguarda me, chiederò una sostituzione urgente. Prenderemo il primo aereo disponibile ma saremo lì nel giro di due giorni al massimo. 

 

-Ottimo. Allora le manderò l'indirizzo della struttura tramite messaggio. Le lascerò anche il mio numero personale in modo che potrete contattarmi in qualsiasi momento lo riterrete necessario. 

 

Namjoon annuì. 

 

-Sì, sarebbe... perfetto. Eccellente. Dunque, ecco... posso... 

 

L'Alpha si umettò brevemente le labbra. 

 

-Possiamo salutarlo ancora una volta? 

 

La voce della donna sembrò nascondere un sorriso nella sua risposta. 

 

-Ma certo. Ragazzi? 

 

Hoseok sentì il respiro rallentare. Per un minuscolo istante, la sua stupida mente pensò che... era tutto finto. Nessuno avrebbe risposto e questa non era altro che un'illusione. 

 

-HYUNG! HYUNG! HYUNG, QUANDO CI VENITE A PRENDERE? 

 

La piega che sollevò le labbra di Namjoon era appena tremante. 

 

-Presto, ragazzi. Saremo lì prima che ve ne accorgerete. Fate i bravi. 

 

-LO FAREMO! 

 

Hoseok si avvicinò alla spalla del capobranco. 

 

Alla fine... era davvero la realtà. 

 

-Non fate impazzire la signorina. 

 

-SI HOBI HYUNG! 

 

L'ultima voce, ancora tremante, si unì. 

 

-Mangiate tanto. 

 

-SI JIN HYUNG! 

 

Jin annuì tra sé e sé ma aveva ancora il capo riverso in avanti. 

 

-Hyung vi vuole bene. 

 

Hoseok serrò gli occhi.

 

-ANCHE NOI HYUNG! 

 

 

 

 

Le voci gli risuonavano ancora nel cervello anche dopo istanti da che la chiamata era terminata. La cucina era diventata avvolta da un silenzio strano. Non era inquietante, ne fastidioso. Era solo... 

 

Così vuoto da essere bizzarro. 

 

Come se una meteora fosse appena caduta al centro della loro casa e loro fossero troppo ammirati dal fenomeno per riuscire a capire davvero la situazione. 

 

-Dove diavolo è Yoongi in un momento come questo?- borbottò finalmente Jin. 

 

Hoseok sollevò il viso con spalle tese. Namjoon non lo guardò. Aveva lo sguardo fisso davanti a sé, puntato sul muro mentre osservava qualcosa di imperscrutabile. Fece un semplice gesto con il capo. 

 

Hoseok sapeva. 

 

Il suo corpo si mosse perché sapeva che il capobranco gli aveva appena fatto una richiesta. Quando si trattava di Yoongi, era compito suo. 

 

E sapeva dove trovarlo. Quando aprì lentamente la porta della sua camera, il corpo era lì, seduto sul bordo del letto con i gomiti poggiati sulle ginocchia e la fronte posata sulle mani. Ancora non vedeva il suo viso. 

 

Se qualcuno non avesse saputo che fosse vivo, avrebbe potuto pensare che fosse parte dell'arredamento nella sua immobilità. 

 

Hoseok non disse una parola. Con passi silenziosi, si avvicinò al letto. Si abbassò fino a sedersi accanto a lui, facendo sprofondare leggermente il materasso. 

 

Infine, con un braccio circondò le sue spalle. 

 

Quell'eterna immobilità, finalmente, si ruppe. 

 

La schiena del suo amico iniziò a sobbalzare a ritmo impreciso. Il petto si espandeva e contraeva sempre più velocemente. 

 

E Hoseok posò la testa sulla spalla dell'Alpha. 

 

Un singhiozzo violento tagliò la stanza. Era così rumoroso che doveva aver raggiunto perfino la cucina, perché due figure comparvero poco dopo sulla soglia della porta. Hoseok non le guardò in viso. Chiuse invece gli occhi, lasciando che nuove gocce silenziose scendessero sul suo viso. 

 

Yoongi annaspava in cerca di aria mentre sembrava affogare nelle sue lacrime. Si stropicciava il viso con le dita rattrappite, spalancava la bocca per lasciare andare bassi lamenti mentre il suo pianto riempiva la casa. 

 

Sentì le due figure sedersi attorno a loro e circondarli in un abbraccio. Non si stringevano a quel modo da... 

 

Hoseok non ricordava. 

 

Quando schiuse le palpebre incrostate, vide Jin-hyung inginocchiato davanti all'Alpha, intento a massaggiarne le braccia pallide. 

 

-Li andiamo a prendere, Yoongi. 

 

L'Alpha si rannicchiò in avanti, lasciando che il suo pianto diventasse ancora più violento.

 

 

 

ANGOLO AUTRICE 

DUNQUE. Ancora dobbiamo attendere per la tanto attesa riunione, ma abbiamo già una prima interazione! Cosa ne pensate? Anche questa scena l’ho immaginata più e più volte nella mia testa. Spero che abbia il peso emotivo che volevo che avesse. Ho prestato particolare attenzione a Yoongi perché ci tenevo che attraverso lui si mostrasse il contrasto più totale da come i ragazzi mascheravano il dolore fino a quel momento al punto di rottura. 

 

PURTROPPO si torna agli aggiornamenti regolari, perciò ci vediamo tra due settimane! (I know I know, abbiate un po’ di pazienza, sarete ricompensati)

   
 
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