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Autore: Scribbling_aloud    24/03/2024    1 recensioni
Siete anche voi dell'idea che un ragazzo come il nostro Harry Potter dopo: infanzia con gravi carenze di affetto e tutori abusivi, traumi pesanti in adolescenza con minacce di morte, perdite di affetti rilevanti nel corso della vita, non avrebbe mai potuto avere una vita troppo facile con una famiglia alla mulino bianco e soprattutto una mente equilibrata e serena?! Secondo me PTSD come se non ci fosse un domani. Questa è una trilogia molto poco magica che, in un crescendo, esplorerà la sua mente e la sua vita famigliare con i suoi mille problemi e difficoltà data da tormenti mai risolti, una popolarità cresciuta a dismisura che non lo fa vivere bene, fragili equilibri nelle sue relazioni che si frantumano. Partiamo diciannove anni dopo, esattamente dove ci ha lasciati la Rowling. Il Natale di quell'anno.
ATTENZIONE: comincia molto leggero, quasi frivolo, ma ci tengo a precisare che non è un testo per bambini. Da più o meno metà del primo libro e poi nel terzo, ci sono parecchi punti intensi, violenza e tratta temi delicati. Specie il terzo libro, dove ho raffinato un po' la mia scrittura quindi le immagini sono più vive.
E' una traduzione dall'inglese.
Genere: Drammatico, Hurt/Comfort, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione, Teddy/Victorie
Note: Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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Sono le quattro e mezza. È il mio compleanno. Non ho avuto bisogno che la sveglia suonasse perché ero già sveglio. Dalla visita di papà, non ho praticamente dormito. Durante il giorno non ho praticamente vissuto. Le ore stanno scorrendo stancamente una dopo l’altra, una più pesante dell’altra. Tutte insopportabili, si confondono.
Patrick e Francis continuano ad assillarmi per sapere cosa succede ma praticamente non gli sto parlando. Albus mi ignora o, meglio, tutte le volte che passo prende un’espressione di puro disgusto. Lo sto ignorando anche io. Mi ha menato davanti a tutta la scuola e non è qualcosa che si perdona facilmente.
Ho tenuto la bocca chiusa però. Longbottom ha chiesto spiegazioni, gli ho detto che mi sono picchiato da solo. Sapeva ovviamente cos’è successo ma mi sono attenuto alla mia storia. Non denuncio mio fratello.
Ho vomitato quasi ogni pasto che ho cercato di mandar giù da allora. Quindi poi ho smesso di mangiare. Ho smesso anche di andare a lezione.
Decido di andare ad allenarmi visto che non riesco a dormire. È qualche giorno che ho saltato pure quello. Il castello è vuoto, silenzioso, solo i miei passi sono udibili nel corridoio e sulle scale. Il cancello è aperto, fuori è buio e freddo nonostante la primavera si stia avvicinando. Faccio il giro del lago un paio di volte ascoltando il suono del mio respiro. Mi stanco prima del solito però, la mancanza di cibo e sonno cominciano a farsi sentire.
Mi siedo sul bordo del lago, in un punto dove gli alberi mi nascondono dal castello e comincio l’allenamento, c’è tensione in me, un filo che minaccia di spezzarsi. Faccio fatica a respirare, l’aria sembra quasi troppo densa.
Smetto di fare esercizi e fisso il lago. Nero e vellutato. L’orologio d’oro che mio padre mi ha regalato per il mio compleanno ce l’ho al polso. Ero indeciso se indossarlo. Alla fine, l’ho fatto. È bello. Non so perché ho pensato che se ne sarebbe dimenticato ma non è stato così. Pensarci mi fa stare male fisicamente quindi evito, ma lo terrò al polso comunque.
Vorrei che l’alba non arrivasse mai, vorrei rimanere al buio, da solo, per sempre. Sono stanco di tirare avanti una vita insignificante.
Sono così assorbito dalla mia impenetrabile depressione che non mi accorgo che qualcuno si sta avvicinando finché non è proprio di fianco a me.
‘Hey’ Una carinissima Ophelia, viso pulito, vestita con l’uniforme, si siede di fianco a me abbracciandosi le ginocchia e sorridendo dolcemente, facendomi sussultare il cuore.
‘Hey’ riesco a rispondere ma mi trovo incapace di dire nient’altro, ammutolito dall’improvvisa apparizione.
La mattina sta cominciando fievolmente a spuntare, avvolgendoci nei toni del grigio.
‘Come sapevi che ero qui?’ chiedo quando mi sento più composto, sdraiandomi sui gomiti.
‘Non riuscivo a dormire, e ti ho visto dalla torre che correvi intorno al lago’ dice indicando la torre dove risiedono i Corvonero ‘Vieni a correre tutte le mattine’
‘Praticamente’
‘Dev’essere dura’
Scuoto la testa ‘Non lo è se lo fai tutti i giorni’
‘Sei l’unico che conosco che lo fa’
Non rispondo, lo so, nessuno è così pazzo al punto di svegliarsi a quest’ora solo per fare dell’esercizio fisico.
‘Perché lo fai?’
‘Mio padre me l’ha insegnato. Pensa che sia importante tenersi in forma. Sai essendo un Auror e tutto. Vorrebbe che lo diventassi anche io’
‘E ti piacerebbe?’ chiede interessata.
Lo volevo moltissimo quando ero piccolo, era la mia ambizione più grande. Volevo essere come lui, volevo un lavoro avventuroso, volevo essere un eroe, salvare le persone, rinchiudere i cattivi in prigione. Ma ultimamente non so se lo desidero ancora. Sarei solo una sua pallida imitazione.
In una fitta di perversione, non molto tempo fa, ho fregato dei libri sulla magia oscura della sezione proibita. Se sono destinato a non brillare mai nel suo stesso campo, brillerò in quello opposto. Ma poi non sono neanche riuscito ad andare oltre l’introduzione. Era troppo raccapricciante. Mi sono trovato a pensare a Sunrise che mi sussurrava nella sua lingua bambinesca che sono il fratello migliore del mondo, e non sono riuscito a proseguire. Non c’è verso, non ho le palle per la magia oscura.
Decido di non rispondere, do solo una scrollata di spalle che non vuol dire nulla.
‘Che tipo di persona è tuo padre?’
La guardo interrogativamente, mi vengono poste migliaia di domande su mio padre ma non di questo tipo. Tutti pensano di sapere perfettamente che tipo di persona è: un perfetto, luminosissimo fottuto Dio.
Vedendo la mia espressione, lei aggiunge frettolosamente ‘Tipo, per davvero intendo. Sai io sono di famiglia babbana’ dice un po’ timidamente ‘non sapevo niente di lui prima di venire a Hogwarts’
Questo spiega molto. Ecco perché non è stata vittima della mania Potteriana.
Soppeso la mia risposta ‘E’ normalissimo. Proprio niente di speciale’
Si interrompe attenendo qualcosa di più, ma non voglio aggiungere nient’altro non sicuro di essere in grado di controllare quello che uscirà dalla mia bocca.
‘Andate d’accordo?’
Anche questa domanda mi crea dei problemi. Qualche volta penso di sì ma quando torno a Hogwarts mi rendo sempre conto che non è così. Quindi, indeciso sulla risposta da dare, adotto lo stesso scrollamento di spalle che non vuol dire nulla.
Lei rimane silenziosa per alcuni momenti e poi mi chiede in un tono titubante ‘Ti sto infastidendo? Vuoi che me ne vada?’
La guardo sorpreso ‘No, per niente. Perché me lo chiedi?’
‘Non so’ lei dice reclinando leggermente la testa da un lato ‘Non sembri molto comunicativo’
Mi scappa una risatina ‘Scusami. È solo che…’
È solo che qualche volta rispondere alle domande è difficile. Non può saperlo lei, immaginerà che io adori parlare di mio padre ma in realtà è difficile, specie ora.
E poi mi viene in mente che Mohini ha detto lo stesso. E poi che anche mio padre non risponde alle domande. Improvvisamente mi sembra di comprendere un po’ di più le sue difficoltà. Forse siamo più simili di quello che ho sempre pensato.
‘Scusami’ ripeto con un sorriso ‘Non mi stai infastidendo. Sono contento di avere compagnia’. Sono contento di avere la sua di compagnia.
Lei si rilassa e mi sorride di rimando. È veramente molto carina. Anche più carina, la mattina, senza trucco, la sua pelle così liscia e delicata, dev’essere così morbida da accarezzare.
Rimaniamo lì, solo osservando il lago in un tranquillo silenzio. Non è imbarazzante come alcuni silenzi sanno esserlo, mi sento a mio agio come se stessimo parlando.
‘Sai’ lei dice dopo un po’, diventando meditabonda, ‘Non è qualcosa che rivelo facilmente ma anche io ho perso un genitore. Questo è il motivo per cui mi sono rimproverata aspramente per averti accusato di insensibilità’
La guardo colpito da questa rivelazione e lei ricambia lo sguardo con semplicità. Dovrei probabilmente dire che mi dispiace, o qualcosa del genere, ma non lo faccio. So come ci si sente a sentirselo dire e voglio risparmiarle la fatica di dover rispondere a una affermazione così banale. Lascio che la mia espressione le trasmetta la mia vicinanza e penso che funzioni perché lei sorride tristemente e continua ‘Avevo undici anni proprio prima di venire a Hogwarts. Quando la lettera è arrivata, ero strafelice ovviamente ma stavo quasi per rifiutare per non lasciare mia madre da sola’
Si gira portando la sua attenzione sul lago ‘È stato un brutto momento. E non c’è stata nessuna violenza. Nessuna tortura o omicidio. Per te dev’essere stato mille volte peggio’
Piego la testa da un lato considerando le sue parole. La sua espressione confessandomi tutto questo mi porta a non essere d’accordo.
‘Una perdita è sempre una perdita’ dico alla fine ‘Non penso che una sia peggio dell’altra. Sono tutte diverse ma nell’essenza, sono tutte uguali. No?’
Rimane riflessiva alle mi parole non rispondendo immediatamente. ‘Forse hai ragione’ dice poi ‘Ma sono stata insensibile e volevo scusarmi’
Le perdonerei questo e di peggio.
‘Non fa niente. Non ti preoccupare’
Ripiombiamo nel nostro silenzio che ora racchiude qualcosa di più che semplice benessere. C’è una condivisione, una familiarità, un’intimità che mi induce a rivelare, prima che me ne renda conta, quello che mi sta tormentando.
‘Mio padre è stato qui’ le dico mettendomi seduto e strofinandomi le mani umide di rugiada sui pantaloni.
Lei rimane interdetta da questa improvvisa rivelazione ‘Non lo sapevo’
‘Nessuno lo sapeva. Nessuno lo deve sapere’ rispondo guardandola significativamente a cui lei annuisce seria.
‘Non sono stato gentile nei suoi confronti e Albus si è un po’ incazzato’
‘Cos’hai fatto?’
Prendo un grosso respiro. Da dove cominciare?
‘Ho rifiutato categoricamente di essere avvicinato, e me lo sono scrollato di dosso quando ha cecato di toccarmi’
‘Beh’ dice accigliandosi ‘Non mi sembra una buona ragione per…’
‘Gli ho detto che quest’estate andrò da lui solo per mia sorella ma non per lui’ interrompo.
La frase le si congela sulle labbra e poi emette un ‘Ah’
‘E ho accennato che mia sorella dovrebbe essergli tolta perché finirà solo uccisa come… beh… finirà uccisa’
Mi fissa con gli occhi sgranati e poi emette un ‘Oh’
‘E quando se ne stava per andare, me ne sono andato senza salutarlo’
Mi fissa vacuamente e quando sta per parlare, aggiungo ‘Albus l’ha salutato e lui gli ha dato questo per me’ le mostro l’orologio ‘E’ il mio compleanno oggi’
Vedo la sua bocca formare una “o” ma prima che si senta obbligata a farmi gli auguri in un momento dove non sono sicuro di meritarli, aggiungo ‘C’era un biglietto dentro’
Mi guarda interrogativamente, quindi prendo un bel respiro, combattendo l’ennesima ondata di nausea nonostante il mio stomaco sia vuoto da ore, per rivelarne il contenuto ‘Diceva “perdonami”’
Mi fissa per qualche secondo, immobile, poi inarca le sopracciglia ‘Capisco…’ dice solamente spostando lo sguardo sul lago ‘Un po’ brutale, direi’
Mi scappa un sorriso amaro ‘Un po’ brutale, sì… Albus ha pensato che mi meritassi un pugno o due… Ma avevo le mie ragioni’ dico raccogliendo un ciottolo rotondo e piatto e lanciandolo nel lago per farlo rimbalzare sulla superficie.
La piovra gigante non apprezza però e me lo rilancia indietro con un tentacolo. Mi becca quasi il maledetto invertebrato!
‘Quali ragioni?’ lei chiede cominciando a pizzicare i petali di una margherita.
Questa è un’altra domanda scomoda, quindi rifletto un momento prima di rispondere.
‘Perché…’ comincio cautamente non molto sicuro di come procedere ‘E’ colpa sua’. Lascio uscire alla fine.
‘Colpa sua di cosa?’
‘Mia mamma… e tutto il resto’ dico cupo.
Non la sto guardando ma la vedo che sposta la sua attenzione dalla margherita a me, interrogativamente ‘Perché?’ chiede a mezza voce.
‘Nessuno di noi avrà mai la possibilità di avere una vita normale per via di quello che ha fatto. La sua persona getta un’ombra su tutto, getta un’ombra su di me! Ti riesci a immaginare cosa vuol dire?? Vengo cercato e piaccio solo perché sono suo figlio, non interessa a un cazzo di nessuno che persona sono veramente’ sbotto scaldandomi ‘E in più, ora ho anche appreso che siamo un target per ogni squilibrato che vuole diventare qualcuno.’
Lei appoggia la testa sulle ginocchia riflettendo ‘Non è piacevole’ mormora ‘Ma lui non può farci niente, no? Purtroppo, va così’
‘Non ha protetto mia madre’ continuo ignorando il suo appunto ‘L’ha lasciata sola. È morta solo perché lui non è stato capace di proteggerla’
‘Ho letto dell’incidente sul giornale’
Questa frase arresta il mio crescente malcontento ‘Cos’hai letto?’ chiedo improvvisamente curioso. Non ho idea di quello che è stato pubblicato. Ho evitato di leggerli; potevano solo farmi aumentare l’ansia.
‘Che li hanno trovati avvinghiati’ lei dice esitante, i suoi occhi che  guizzano nella mia direzione ‘Sembra che la stesse schermando con il suo corpo. Apparentemente si è preso un bel po’ di Cruciatus, non hanno capito quanti esattamente ma molti… Era ridotto proprio male…’ continua in un sussurro ‘Magari erano bugie ma c’era una foto della stanza e…’ mi lancia un’altra occhiata e forse intuendo dalla mia espressione che non è saggio continuare, si interrompe abbracciandosi le ginocchia più strettamente.
‘Non stavano mentendo, è la verità’ Quel tanto lì lo so. La nonna me l’ha spiegato in un tentativo di appacificarmi nei suoi confronti. Ma non ha funzionato. Lo zio Ron ha ragione. È colpa sua. Lo zio è l’unico che dice le cose per come stanno. L’unico che l’ha sempre fatto. Non nasconde mai nulla. Non come papà che nasconde tutto.
‘Allora, perché…?’
‘E’ morta, no?’ esplodo arrabbiato ‘L’ha lasciata sola. Sarebbe dovuto andare subito da lei. Non è stato capace di proteggerla. È riuscito ad uccidere Tu-sai-chi e non ha protetto mia mamma da un maghetto da nulla! È morta solo perché l’ha sposato’
Sento Ophelia che prendo un grosso respiro. Il cielo si sta schiarendo, e qualche tocco di rosa si fa strada nel grigio della mattina.
‘Capisco quello che intendi… Dev’essere stato orribile anche per lui’
‘Cosa vuoi dire?’ chiedo le mie sopracciglia che si inarcano.
‘Beh… Tutti qui lo vedono come una divinità che può tutto ma è solo umano dopotutto. Era tua madre ma era anche sua moglie. Si deve sentire malissimo a non essere riuscito a salvarla. Molto in colpa a sapere che quell’uomo l’ha uccisa per arrivare a lui.’
Grugnisco in disapprovazione.
‘Vuoi dire che non è così?’ mi chiede sorpresa dalla mia reazione.
‘Fa finta alla grande ma scommetto che è tutta una farsa’
‘Perché?’
‘L’hai mai visto?’ chiedo truce.
‘L’ho intravisto un paio di volte al binario, ma non si sofferma molto tra le persone magiche, o sbaglio?’
‘No, ma quando lo fa è sempre circondato da donne. Ci sono un sacco di stupide ragazzine che lo seguono dappertutto. Che gli sbavano dietro. Le può avere così’ dico schioccando le dita.
‘E lo fa? Su alcune riviste c’era scritto che tradiva tua mamma ma non sono sicura di crederci. Scrivono la qualunque solo per vendere’
È esattamente quello che diceva anche mia mamma.
‘E dai!’ dico con un tono sprezzante ‘Tutte quelle fighe e lui che si limita a mia madre??? È comunque un uomo! Non ci credo che non l’abbia mai tradita. Sono sicuro che non gliene fregava un cazzo di lei’
‘Solo perché quelle ragazze esistono non vuol necessariamente dire che lui l’ha tradita’ continua titubante, passando una mano sull’erba e lanciandomi un fugace sguardo. La sua mano si ferma lì ed è così vicina alla mia che devo combattere l’impulso di prenderla. Non voglio che se ne vada per via di un gesto precipitoso.
‘Cioè…’ aggiunge ancora più titubante con un tono ancora più basso ‘E’ lo stesso per te, no?’
Mi sveglio dalla mia fantasia in cui le prendo la mano per caderne dritta in un’altra osservandone gli occhi nocciola che con la prima luce del mattino prendono un calore che minaccia di farmi perdere il controllo. Quindi, non sono molto concentrato.
‘Cosa intendi?’
‘Anche tu hai un sacco di ragazze intorno’ dice raccogliendosi i capelli su una spalla e guardando il lago che lentamente sta assumendo la stessa tinta rosata delle nuvole ‘E se ne dovessi trovare una che ti piace così tanto da volerti mettere con lei, ci saranno comunque ancora ragazze stupende, così molto più belle di lei, a tentarti, la tradiresti?’
E finalmente capisco cosa intende. Sì, mi rendo conto ora che sono nella stessa situazione di mio padre. Poi guardo le sue lunghe dita intrecciate sulle ginocchia, le sue labbra leggermente schiuse, così rosee e delicate, le osservo gli occhi quasi gialli ora, illuminati dal sole che sta cominciando a nascere e ne scorgo l’ammirazione per lo spettacolo che la natura ci sta offrendo. Lei lo apprezza come lo apprezzo io, ne riesce a vedere la bellezza come nessun’altra delle mie ragazze, stupende come sono, sexy come sono, è mai riuscita, tutte troppo prese dalla loro vanità e frivolezze.
E so che, se lei accettasse di essere mia, non la tradirei mai. Sarebbe l’unica per me.
E una considerazione mi appare di sottofondo. Se papà, quando guardava mia madre, veramente provava anche solo un decimo di quello che sento io ora guardando Ophelia, forse, non l’ha fatto neanche lui.
La sto fissando intensamente sperando che capisca quello che sono totalmente incapace di esprimere a parole, ma lei guarda volutamente in un’altra direzione facendomi sprofondare nella disperazione più nera. Non accetterà mai di mettersi con me.
La vedo tremare, quindi, al posto della mia dichiarazione che sarebbe sicuro rifiutata, chiedo ‘Hai freddo?’
‘Un po’’ lei dice sorridendo appena ‘Non ho pensato di prendere il mantello’
‘Ti darei la mia felpa ma ho paura che non sia tanto fresca’ dico con una smorfia pensando allo stato dei miei vestiti dopo gli allenamenti, non molto adatti a coprire qualcosa di così fresco come lei.
‘Non ci pensare neanche! Ti prendi un raffreddore se la togli ora!’ Dice decisa, ma vedo un altro tremito, quindi propongo quello che penso non accetterà ma spero tantissimo che lo faccia. Allargo le gambe per farle spazio ‘vieni qui’ facendole segno di sedersi in mezzo così che io la possa riscaldare con il mio corpo.
Mi guarda sospettosa, non molto convinta. Rido ‘E dai! Non ti mangio! E ti prometto che non tenterò di minare in alcun modo la tua preziosissima relazione con quello sfigato di Davis’
La vedo ancora indecisa, quindi mi allungo per afferrarla e lei mi permette di essere condotta tra le mie braccia.
Questa è veramente una delle sensazioni più belle mai provate qui ad Hogwarts. Averla così vicino, circondandola con il mio corpo.
Rimaniamo lì osservando l’alba in silenzio e non sono sicuro se sono io a riscaldare lei o il contrario perché, lentamente, sento il nodo allo stomaco che si scioglie e i miei muscoli fare lo stesso.
Intravedo la curva del suo collo in parte coperta dai capelli scuri che mi chiede provocatoriamente di essere notata, li sposto delicatamente per poter seguire quell’arco, la sua testa che si piega appena verso di me mentre lo faccio, ma poi il suo sguardo si posa nuovamente sul sole e mi trovo ad aver voglia di annusarne la pelle, voglio conoscere il suo odore. So che non dovrei, corro il rischio di farla andare via con la mia avventatezza, ma il desiderio è irresistibile. Quindi, abbasso il viso sul suo collo, e ne aspiro l’odore, la sua pelle così vicina che ne riesco a percepire il tepore, così vicina, le mie labbra che la sfiorano, svegliando il mio corpo con un puro desiderio per lei.
‘James… Cosa fai?’ Lei chiede a disagio.
Oddio come adoro quando mi chiama per nome. Ridacchio ‘Non sto facendo niente. Ti sto solo annusando. Voglio sapere di cosa odori’
Non mi risponde immediatamente ma non mi spinge neanche via il ché mi sembra un buon segno. ‘E di cosa odoro?’
Incoraggiato dalla domanda, scostandole delicatamente i capelli sull’altra spalla, prendo un bel respiro della sua pelle chiara salendole sul collo fin dietro l’orecchio, permettendo alle mie labbra, anche se solo fugacemente, di saggiarne la morbidezza, e percepisco un leggero fremito, sicuramente non per via del freddo questa volta, che mi accende i sensi in un modo portentoso.
Ok, calma… Calma… Rilassiamoci e concentriamoci su quello che devo fare.
Di che cosa odora? Qualcosa di fresco, pulito, ma allo stesso tempo eccitante e adrenalinico. Mi ricorda le vacanze estive quando andavo a correre con papà. La freschezza della mattina, la purezza della rugiada, il silenzio del bosco dove l’unico suono erano i nostri respiri, l’energia che si accumulava nel corpo, l’entusiasmo ma allo stesso tempo la serenità, il sole che sorgeva e la silenziosa ammirazione, il cameratismo, la condivisione.
‘Odori come una mattina d’estate’ dico alla fine, e lascio finalmente le mie labbra toccare la sua pelle, percorrendo quella bellissima curva, succhiandola leggermente, per assaporarne la dolcezza.
‘James, hai promesso…’ lei dice esitante, ma percepisco il suo corpo che si sveglia sotto la mia lingua e la poca convinzione che impartisce alla frase.
‘Cos’è che ho promesso?’ mormoro senza spostare le labbra, allentandone la cravatta, il colletto della camicia per cercare di raggiungerne la spalla.
‘Hai promesso di non fare nulla’ dice con una voce che è appena percepibile.
‘No… Ho promesso di non minare la tua relazione con lo scemo. E non lo sto facendo’ dico, lasciando la mia mano salire dal suo polpaccio lentamente alla coscia.
‘Non è quello che stai facendo?’ dice cercando con non troppa convinzione di fermarmi la mano che quindi continua il suo viaggio accompagnata dalla sua poggiata sulla mia.
‘Nah, e vuoi sapere perché?’ le sussurro nell’orecchio.
Lei annuisce impercettibilmente e riesco a vederne il rossore, quindi le attiro gentilmente il viso verso il mio per poterla guardare negli occhi.
‘Perché è finita con Davis in questo preciso istante’
E la bacio.
Sì, esatto. L’ho baciata. Ho baciato Ophelia. L’ho baciata!! Dopo tre lunghi anni immaginando questo momento, lo sto finalmente vivendo!
Ed è semplicemente… wow… da andare fuori di testa. Questo è il mio primo bacio, il mio primo vero bacio. Ed è così diverso da tutto quello che ho chiamato bacio fino ad adesso.
Sa di dolce e delicato. Mi ricorda la frutta che la mamma metteva sulla coperta durante i picnic in estate che mangiavamo guardando il cielo, Lily che urlava emozionata ad ogni strana nuvola che passava sopra le nostre teste, Albus che esclamava a cosa assomigliasse, Lily che diceva qualcosa di ridicolo che mi faceva ridere e la mamma e papà che si baciavano.
Sa di felicità e quella felicità produce qualcosa alla bocca dello stomaco che cresce in me trasformandosi in una risata appena le nostre labbra si separano.
Non mi ricordo di essermi sentito così per molto tempo.
Ride anche lei e si gira nel mio abbraccio per essere di fronte a me, e ci baciamo di nuovo e non ci posso credere che stia succedendo veramente.
E questo bacio è così denso da parte mia proprio perché è stato atteso per così tanto e sono pazzo di lei, tutto di lei mi fa impazzire, sto perdendo la testa completamente, inebriato da lei. Le mie mani quasi tremanti dall’eccitazione e il desiderio, le slacciano la cravatta, la camicia e devo controllarmi per non strappare tutto. Le scivolano intorno alla vita, e finalmente una si apre la via sotto il reggiseno e sul seno, così piccolo e turgido, riempie perfettamente la mia mano. Sembra quasi che sia stata creata con nessun altro scopo ma questo.
Questo tocco mi fa scorrere il sangue così veloce nelle vene che non capisco più nulla, interrompo il bacio solo per farla sollevare abbastanza da poterle togliere i collant e farla sedere a cavalcioni su di me, le sue gambe incrociate sulla mia schiena. Le mie mani sono sulle sue cosce sul suo sedere, dappertutto. Le sue braccia intorno al mio collo, la bocca aperta, leggermente affannata, umida, invitante, e mi sta guardando con quel desiderio che ho sempre sognato di vederle in volto e che pensavo mai avrei scorto lì. E con questo sentimento che si gonfia, finalmente trovo il coraggio di pronunciare quello che ho sempre voluto dirle, quello che so che ho sempre provato per lei ‘Ophelia…’ dico fissando quegli abbaglianti occhi castani, quella bocca invitante ‘Ophelia, mi sa che ti amo’ lascio uscire. Spingo le mie labbra sulle sue subito dopo però perché non mi interessa che lo dica anche lei, non voglio che lo dica. Voglio conquistarmi quell’amore, giorno dopo giorno, dimostrandole che me lo merito. Non mi spiace che sia a senso unico inizialmente.
Le scosto leggermente gli slip con le dita, ed è pronta per me, estremamente bagnata e così deliziosamente contratta e so che avrei solo bisogno di abbassare appena i pantaloni per farlo succedere ma so anche che questo dopo tanto sesso, sarà comunque come se fosse la prima e con Ophelia. Voglio che sia perfetto.
Voglio nudità, voglio vedere il suo corpo, voglio assaporarlo tutto, voglio farla venire almeno due volte, ma sono sicuro che posso fare di meglio. Voglio che esploda di piacere. Vorrei anche un letto ma in questo cavolo di posto sembra impossibile. Vabbè, ci faremo andare bene l’erba.
Quindi, mi tolgo la felpa e la maglietta stendendole al suolo e la faccio sdraiare sopra. Mi impegno a rimuovere tutti quei vestiti che le rimangono tenacemente attaccati al corpo mentre divoro tutta la pelle che mi si rivela, la mia mente che già assapora tutto, assolutamente noncurante della temperatura sotto-zero della mattinata Inglese, i miei pantaloni anche non si vedono più e mi sono appena messo a scendere lentamente, seguendo quella deliziosa linea che comincia dalla base del suo collo, tra i suoi seni, più giù sul suo ventre piatto, quando lei mormora urgentemente tra i gemiti ‘James, fermati’ e voglio piangere.
Oh, mio Dio, ti prego, no! Non ora! Non posso smettere ora.
‘Perché?’ dico tutto preso dalla mia discesa ovviamente senza interromperla ‘Non ti metto incinta. Sono bravissimo in questo tipo di incantesimi’ mormoro.
‘No, non è quello. Non l’ho mai fatto’
‘Cosa?’ chiedo confuso raggiungendo il suo ombelico ‘Sesso orale?! Lo sfigato è più idiota di quanto pensassi. Non ti preoccupare, ti farà impazzire e quello che viene dopo sarà anche meglio’
‘No, non ho intendevo neanche questo’ dice cercando di fermare le mie dite che sono già dove voglio che sia anche la mia bocca, e irrigidendosi cerca di sedersi ‘Intendo… quello che viene dopo’
Mi fermo immediatamente, un pensiero strano e incredibile, supportato da quello che le mie dita stanno scoprendo, mi attraversa la mente uccidendo il mio entusiasmo in un istante. Guardo il suo viso scarlatto ‘Cosa intendi con “quello che viene dopo”?’ sapendo già la riposta ‘… non hai mai fatto sesso, è questo quello che intendi?’
Lei guarda altrove imbarazzata e io sono sconvolto.
Cavolo. Cosa ci faceva con Davis?! Giocavano a Gobbiglie?!
‘Ma…’ balbetto stupidamente ‘Ma… hai un fidanzato… Non hai mai…?’ lei sta già scivolando da sotto un basito me, rindossando gli slip.
‘Ma Davis…’ blatero di nuovo. Semplicemente non ci credo. Ha praticamente diciassette anni! La maggior parte delle ragazze con cui sono stato a diciassette anni hanno già un bel po’ di esperienza nel campo.
Lei scrolla le spalle recuperando la camicia che giace abbandonata sull’erba, coprendo in due semplici gesti tutto quello per cui mi sono sbattuto questi tre anni per avere il privilegio di vedere. Ero così vicino che i miei occhi si riempiono quasi di lacrime.
‘Ne aveva anche fin troppa voglia ovviamente, ma io non ho voluto’
Le lacrime si asciugano in un baleno rimpiazzate da una maligna gioia al pensiero che Davis ci ha provato e lei non c’è stata. Schifoso bugiardo.
‘Perché?’ chiedo incuriosito.
Lei, ancora paonazza, si dà da fare con la camicia ‘Sai… La prima volta è importante. Volevo farlo con qualcuno di speciale’
Sento improvvisamente una sensazione di vuoto nello stomaco e le mie speranze tornano sotto le scarpe dove avrei dovuto imparare a tenerle ma apparentemente ancora non l’ho fatto.
‘Capisco…’ dico sconsolato recuperando i miei pantaloni da un cespuglio, rindossandoli e sedendomi di fianco lei con un braccio rassicurante attorno alle sue spalle, riesco anche a spremere un sorriso. ‘Non ti preoccupare, capisco. Hai ragione, dovrebbe essere con qualcuno di speciale. Mi spiace. Mi sono comportato come uno stronzo. Ho passato gli ultimi tre anni a desiderare di poterti dimostrare che non sono un malato di sesso, arrogante coglione e alla prima opportunità che mi dai non ho fatto altro che confermare l’impressione che avevi di me. Sicuro che ti meriti qualcuno di speciale.’
È bello sapere che, quando mi viene data una possibilità di farmi valere, la brucio alla velocità della luce. Ha così perfettamente ragione. Sono un egocentrico idiota dopotutto. E improvvisamente mi sento il peggio degli scemi per essermi dichiarato. Avrei dovuto tenere la mia boccaccia chiusa. E mi ricordo anche la mia prima volta con quella troia di Bianca, che mi ha trattato di merda per mesi prima che mi rendessi conto che mi stava solo usando. Ero veramente convinto che fosse innamorata di me, penso di essere stato innamorato di lei. Ero ancora sentimentale a quei tempi e soprattutto ingenuo. Ma lei non lo è mai stata. E quando, il giorno che mi ha invitato a casa sua, ho finalmente aperto gli occhi sulla verità, me la sono scopata semplicemente per disprezzo, nella casetta degli attrezzi di fianco alla sua piscina e poi l’ho mollata subito dopo essere venuto quando mi stavo pulendo via tutto quel sangue. Ha pianto. Che bella prima volta, eh?
Sfortunatamente, le avevo già dato il nostro indirizzo. Immagino che ne abbia stampato volantini dopo quello che è successo. La cosa divertente è che adesso è lei che è innamorata di me. Glielo leggo negli occhi quando mi intrappola dopo le lezioni e letteralmente mi supplica di scoparla cosa che non succede raramente. Lo giuro, io le ragazze non le capirò mai. Per mesi ho fatto tutto quello che mi ha chiesto, ero dolce e carino e lei mi ha sempre trattato come un cane, e ora che tutto le volte che facciamo sesso, faccio in modo di umiliarla, la tratto come un oggetto e concludo sempre il tutto dicendole chiaramente quello che penso di lei (e non è mai un complimento) è innamorata e torna sempre indietro per averne di più. Inspiegabile. Comunque, nonostante la mia amarezza incrementa dopo ogni incontro di questo tipo, ne sono contento. Ora sono io che uso lei, così sa quello che si prova.
Tornando a noi, per via di questo, riesco a capire Ophelia, voglio che ne tragga una bella esperienza. Mi spiace solo che non sarà con me.
Lei rimane silenziosa un momento, studiandomi. Poi si accoccola al mio fianco.
‘Tu sei quello speciale’
Il mio cuore fa un balzo e le mie speranze si impennano nuovamente fino a che non mi ricordo di chi sono figlio. Questa non è la prima volta che succede. Ho avuto delle ragazze che volevano perdere la verginità con me. Pensano che faccia figo che la prima sia con il figlio di Harry Potter. È successo un paio di volte ma ho scoperto in fretta che non ne vale la pena. Prima di tutto, non puoi semplicemente usare uno sgabuzzino, un albero o un’aula vuota come faccio di solito se è la loro prima volta. Non sembra bello, quindi cerco sempre di organizzare per avere la stanza per me visto che non possiamo usare la loro ed è uno sbatti ogni volta. E poi sembra che più precauzioni prendi per far sia che sia decente e più le loro aspettative si gonfino irragionevolmente. Per farla breve, non ne valeva la pena quindi, quando l’intenzione si palesa, rifiuto sempre.
Però Opehlia la voglio veramente e se lei ci tiene, lo farò. Almeno sono sicuro che sarà bella, ma mi deprime in un modo odioso. Retrocede immediatamente a essere sesso quando volevo così tanto che fosse qualcosa di diverso con lei.
Sorrido amaramente e inarco un sopracciglio ‘Il figlio di Harry Potter, eh?! Un bel trofeo’
Lei cerca il mio sguardo e quando lo aggancia, mi bacia dolcemente le labbra ‘Non proprio il figlio di Harry Potter’ dice sorridendo ‘Stavo pensando più a James’
Ho solo il tempo di riprendere il fiato, che mi è stato tolto dalla sua frase, quando entrambi sentiamo un rumore tra i cespugli dietro di noi che ci fa sobbalzare. Ophelia si lancia sulla gonna e collant e veloce come un fulmine comincia ad indossarli cercando allo stesso tempo di raccogliere altri pezzi di uniforma sparsi in giro.
Poi una testa appare tra due arbusti, Patrick. Che appena mi vede si lancia un grido dietro le spalle ‘Francis, L’ho trovato! L’idiota è qui!’ Poi vedendo Ophelia che è ancora tutta presa a rendersi presentabile, sorride aggiungendo ‘In dolce compagnia’ facendola diventare dello stesso colore di una ciliegia.
La sua cravatta è ancora a terra vicino alla mia maglietta.
Prendo entrambe e indossando la maglietta, attiro Ophelia verso di me. Cerco di calmarle il rossore pettinandole i capelli con le dite e sussurrandole nell’orecchio delle parole rassicuranti. Patrick nel mentre si è districato dai rami e sento la voce di Francis che viene da qualche parte, qualche metro più in là ‘’Sto scemo! Mollagli un bel calcio da parte mia!’
Patrick si siede di fianco ad Ophelia con un sorriso idiotico osservandone il rossore e l’arruffamento.
‘Cosa ci fate qui, ragazzi? Non è un po’ presto per voi due?’ chiedo annodandole la cravatta sul suo bellissimo e lungo collo.
‘Sai, dopo il tuo comportamento erratico degli ultimi giorni ci stavamo allarmando un po’’ dice cercando di catturare lo sguardo di Ophelia che studiosamente fissa il terreno ‘e non vedendoti a letto abbiamo avuto questo inquietante presentimento che ti avremmo trovato a penzolare da un albero o qualcosa’
Roteo gli occhi ‘Mi stavo allenando, come ogni giorno’
‘Sì, certo…’ dice raccogliendo il reggiseno di Ophelia che nell’entusiasmo del momento era finito su un cespuglio vicino ‘Vedo… E’ sempre così emozionante? Mi sto quasi pentendo di aver disdegnato i tuoi inviti per così tanto tempo’
Glielo strappo dalle mani infuriato. A quel punto Francis fa la sua apparizione, scrollandosi via le foglie dall’uniforme. Vedendo Ophelia esita un momento e poi un enorme sorriso gli si stampa in faccia.
‘Ma salve!’ dice dirigendosi verso di noi e, lasciandosi cadere di fianco a Patrick, si unisce all’attività del “ fissiamo-Ophelia -e- ridacchiamo”.
‘La smettete di fissarla?’ sbotto irritato prendendola protettivamente sotto il braccio.
‘Volevamo solo ringraziarla’ Patrick dice in una finta offesa.
‘Esattamente’ Francis aggiunge.
‘Per cosa?’ Ophelia chiede sulla difensiva.
‘Per cosa??? Per avergli salvato la cazzo di vita! Ancora qualche giorno e avremmo trovato il suo corpo che galleggiava nel lago se non fosse stato per te’
La vedo che reprime un sorriso mentre io faccio una smorfia ‘Sto benissimo’
‘Certo! Quand’è l’ultima volta che hai mangiato qualcosa senza vomitarlo?’
‘Come cazzo lo sapete???’ chiedo orripilato.
‘Il bagno non è insonorizzato’ lui replica con sufficienza ‘Stai deperendo a vista d’occhio. Non siamo stupidi, sai? Non dormi, non mangi. Esci dal letto solo per nasconderti da McGonagall. Abbiamo assillato Albus finché non ha sputato il rospo su tuo padre’
Francis prosegue indispettito ‘Non pensi che sia arrivato il momento di rivedere la tua regola del “non ne parlo”? Non è bello sapere che preferisci lasciarti morire di inedia piuttosto che discuterne razionalmente con noi’
Non so cosa rispondere perché hanno ragione e anche perché la loro preoccupazione mi colpisce. Ci tengono allora.
Ophelia, sentendo del mio comportamento erratico, mi guarda preoccupata.
Francis, notandolo, fa un sorriso che riesce a girargli intorno alla testa due volte e rivolgendosi a lei ‘Non ti preoccupare. Qualcosa mi dice che ora mangerà senza problemi e, se glielo permetterai, dormirà anche’ raccogliendo la mia felpa da terra e porgendomela con ilarità facendo illuminare Ophelia come una lanterna.
Afferro la felpa più truce che mai. Il sole è parecchio in alto ora, e i raggi mi riscaldano piacevolmente la pelle, ma lei sembra così fragile che non voglio che prenda freddo, così la aiuto ad indossarla. So che non le dispiacerà avere il mio odore addosso, come so, per qualche ragione che non soffrirò il freddo senza. In realtà ho questo strano presentimento come se, per qualche ragione, il freddo, ormai, non lo patirò più.
   
 
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