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Autore: Afaneia    05/10/2009    2 recensioni
Sire Thranduil è proprio nei guai. Non solo il suo adorato primogenito Legolas sta per sposare Gimli, ma lui, da bravo padre e futuro nonno, deve anche occuparsi di preparare la cerimonia! E' solo questo? No, deve anche fare i conti con parenti invadenti e storie d'amore passate e presenti. Tollerando in tutto in compagnia di un figlio leggermente distratto e del più adorabile dei suoceri. Sequel de La tortura di Thranduil.
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Aragorn, Gimli, Legolas, Nuovo personaggio, Thranduil
Note: OOC | Avvertimenti: Mpreg
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- Questa storia fa parte della serie 'La serie di Thranduil'
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Venne il giorno del matrimonio

Venne il giorno del matrimonio. Thranduil e Glòin correvano qua e là sistemando le classiche cose dell’ultimo minuto (cioè tutto salvo gli sposi), Gimli li aiutava come poteva, Iridan si rendeva utile ricevendo gli ospiti, Aragorn si deprimeva col vestito pulito, Gandalf ripassava la formula e Legolas stava seduto visto che tutti, quando non sapevano cosa fare, gli suggerivano assoluto riposo.

Gli ospiti erano per lo più amici e parenti. Prima di tutti, giunsero gli altri membri della Compagnia dell’Anello…cioè Frodo, Sam, Merry e Pipino.

Iridan li riconobbe da lontano, poiché cantavano, dai loro cavalli, una classica canzone Hobbit.

- Buongiorno- li salutò educatamente quando furono vicini.

- Buongiorno- rispose Frodo osservandolo. – Voi chi siete? Un cameriere?

Iridan era un ingenuo e non capiva molte osservazioni a lui rivolte, ma essere scambiato per un cameriere era una cosa che comprendeva perfettamente.

- No- rispose impettendosi. – Sono il principe Iridan, il fratello minore di Legolas.

Gli Hobbit gli rivolsero un’occhiata stupita.

- Legolas non ci aveva detto di avere un fratello.- spiegò Frodo.

Iridan alzò le spalle, ma la sua natura curiosa ebbe presto il sopravvento.

- Non ho mai visto degli Hobbit. Mio fratello dice che venite da lontano. È vero che bevete birra a fiumi?

- Piuttosto vero- ammise Pipino con noncuranza.

- E che fate una decina di pasti al giorno?

- All’incirca- buttò lì Sam.

Il volto nobile e bello del principe elfico s’illuminò.

- Credo proprio che ci troveremo bene.

A quella notizia anche gli Hobbit sorrisero.

- Comunque, mio fratello è là, se volete parlargli. È seduto su quella seggiola all’ombra perché tutti gli suggeriscono di stare a riposo, andate a fargli un saluto, vedo all’orizzonte i parenti. A più tardi.

Salutando cortesemente il principe, i quattro si avvicinarono a Legolas che stava seduto con aria piuttosto felice su una sedia all’ombra di un’alta quercia.

- Ciao, ragazzi- esclamò felice quando li vide arrivare.

Si era appena alzato per salutarli, quando suo padre, che passava di lì con un carico di decorazioni (come abbiamo detto avevano ancora da sistemare praticamente tutto, no?), gli urlò quasi senza guardarlo:

- Legolas, non fare sforzi e non stancarti! Sta’ seduto!

Ormai sire Thranduil era talmente stressato dai preparativi che non faceva neppure più caso ai consigli che gli faceva piacere dare e quelli no.

Con uno sbuffo, Legolas ricadde sulla sua sedia e si limitò a salutare gli Hobbit da seduto.

- Non mi permettono quasi più di alzarmi- confidò agli amici. – Non so se mio padre vuole che mi sposi da seduto! Comunque, grazie di essere venuti.

- Non potevamo mancare- commentò Merry vedendo Gimli discutere con suo padre circa la disposizione delle bevande sul tavolo.

- Avete conosciuto mio fratello, che ve ne è parso?- chiese Legolas. Il suo era un modo carino di chiedere quali spropositi avesse detto Iridan.

- Sembra un tipo simpatico- rispose Frodo con semplicità.

L’elfo scrutò il fratello canticchiare quella che gli parve una canzone Hobbit (che era la versione elfica di quella che i quattro invitati stavano cantando al loro arrivo).

- Sapete, ho sempre avuto l’impressione che Iridan abbia ereditato del sangue Hobbit…anche se non so da chi potrebbe averlo preso.- ammise.

In effetti, era un’impressione che dava a molti.

Intanto, come Iridan aveva previsto, stavano arrivando i parenti.

- Ciao zio- disse Iridan rivolto a Elrond, che giungeva a cavallo seguito dai figli.

- Salve, caro nipote- rispose Elrond annuendo con aria maestosa.

Iridan si sporse per vedere i cugini a cavallo anch’essi: Elrohir e Elladan e dama Arwen, che era vestita tutta di nero avendo probabilmente sbagliato occasione o avendo anch’ella, come Gandalf, problemi con lo smacchiante.

Ricordatevi di dividere bianchi, colorati e neri!

- Ciao Elrohir, Elladan- salutò il giovane. – Salve, cugina, come mai il velo nero?

Arwen trattenne un mezzo singhiozzo e si portò agli occhi un fazzolettino di seta nera.

- Che lugubre…- mormorò tra sé il principe temendo che gli portasse sfiga con tutto quel nero.

Elrond si chinò verso di lui dal cavallo per sussurrargli queste parole:

- Mia figlia è ancora in lutto per essere stata rifiutata da Aragorn, quella maledetta serpe in seno!

- Ah…mi dispiace…- disse sinceramente Iridan.

- E QUELLA P*****A DI TUO FRATELLO PRIMA SE L’ È PORTATO A LETTO E POI L’HA MOLLATO PER QUEL NANO!- strillò Arwen che non solo si era scordata di trovarsi a un matrimonio, si era scordata anche di essere una principessa elfica.

- Arwen, cara…cerca di controllarti! Ci guardano tutti!- mormorò Elrond disperato, cercando di sorridere in maniera tranquillizzante.

- Credo che la mia cara cugina non voglia salutare Legolas- osò accennare Iridan. – Se voi volete andare, zio, è là all’ombra.

- Papà, se vai da Legolas non ti parlerò più per i prossimi centocinquant’anni!- sibilò Arwen sull’orlo delle lacrime.

- Figliola, cerca di metterti in testa che non puoi rinnegare tutti i parenti che ti rubano un fidanzato!- cercò di farla ragionare Elrond.

- Non me l’ha solo rubato, papà! Prima gli ha fatto cambiare orientamento sessuale, lo ha illuso, ci è andato a letto insieme e poi l’ha abbandonato per farsi mettere incinto da un nano!

Tutti dovettero ammettere che detta così suonava proprio male.

- Potresti almeno cercare di sorridergli- suggerì Elrond ancora. Elrohir e Elladan stavano ingannando il tempo giocando a carta, sasso e forbici.

- No!- ribadì Stella del Vespro.

- Cuginetta, perché non vai un po’ da Aragorn che è là?- suggerì allora Iridan, che vedeva avvicinarsi i parenti di Gimli e non voleva vedere scoppiare risse.

Gli occhi della principessa per un attimo si illuminarono, poi si riscosse.

- No.- replicò dignitosamente.

- Vabbè, allora vai da mio papà ad aiutarlo. Sarà contento di vederti, sei la sua nipotina preferita.

Finalmente dama Arwen trovò la proposta accettabile e si accostò a Thranduil. Intanto Elrond era andato da Legolas.

- Ciao, zio!- esclamò il giovane alzandosi per abbracciarlo, prima che Glòin, di passaggio, gli urlasse di non stancarsi.

- Ciao, Legolas- rispose amorevolmente Elrond, che adorava il nipote in quanto gli aveva portato via uno scomodo genero. – Come procede la tua…ehm…gravidanza?

- Bene, zio, Gandalf mi ha visitato e ha detto che non ci sono problemi- spiegò Legolas rimettendosi seduto. – Uffa, però mi verrà il sedere sfatto se sto continuamente a sedere!

- E’ per il bene del bambino- gli ricordò Elrond il quale, a differenza di Thranduil, aveva presa un po’ meglio la storia della gravidanza. In fin dei conti, qualunque cosa andava bene purchè tenesse Aragorn lontano dall’immortalità di sua figlia. E degli altri due suoi figli.

Ci sarebbe mancato che a Elrohir o a Elladan saltasse il ticchio di diventare mortali per sposare Aragorn.

In effetti, ora che Legolas non era più sulla piazza, c’era da stare attenti.

- Il bambino- ripetè Legolas accarezzandosi la pancia e i suoi occhi s’illuminarono. – Ma zio, dov’è mia cugina?

- E’ a salutare tuo padre, tra un po’ verrà, lo sai che gli ha sempre voluto un gran bene.- s’inventò d’un botto Elrond, complimentandosi con se stesso per la propria capacità di inventare scuse più o meno credibili. Evidentemente non tutti i suoi nipoti avevano ereditato quella capacità.

Tornando al nostro Iridan, egli aveva visto giusto: quelli che vedeva in lontananza erano proprio gli zii di Gimli, zio Oin e zia Dìs (nota dell’autrice: non ricordo che fine faccia nel libro Oin, il fratello di Glòin: probabilmente muore anche lui, ma mi torna comodo inserire dei parenti di Gimli e così l’ho resuscitato. Quanto al nome della zia, è l’unico nome da Nana che compaia, quindi l’ho riutilizzato.)

I due nani stettero zitti finchè non gli furono vicini, scrutandolo attentamente.

- Buongiorno- disse Iridan a disagio.

Senza preavviso, il nano gli appoggiò una mano sulla pancia e disse tranquillamente: - Strano! Ancora non stai ingrassando, figliolo?

- Eh?

- Certo che il nostro Gimli ha fatto proprio un’ottima scelta, anche se sei un elfo- ammise Dìs a malincuore. – Sei così bello!

- Mah, io veramente…

Oin però era preoccupato. – Figliolo, forse voi elfi avete gestazioni diverse dalle nostre, ma dimmi, non dovresti essere già un po’ ingrassato? Forse la gravidanza non procede bene? Ci sono problemi?

Qualcuno potrà obiettare che in teoria gli zii di Gimli non dovrebbero prenderla tanto bene. Ma pensavo che per i nani la famiglia fosse sacra e i nipoti sacrosanti. Forse no?

Così, mentre Iridan tentava disperatamente di spiegare che no, lui non era Legolas, arrivarono anche Galadriel e Celeborn.

- Ne mancavano altri! Ciao zio, ciao zia- aggiunse ad alta voce l’elfo.

Galadriel sorrise dolcemente.

- Ciao, nipote.

I due nani si voltarono simultaneamente.

- Voi siete gli zii di Legolas? Molto piacere, noi siamo gli zii di Gimli.

- Piacere- rispose Celeborn altezzosamente e piuttosto infastidito.

- Signori, dateci un vostro parere personale: non trovate che il ragazzo sia ancora un po’ troppo magro per essere incinto?- chiese Oin accennando a Iridan, che si sbattè la mano sulla faccia.

Galadriel guardò inorridita il nipote.

- Iridan! Ma come, sei tu quello incinto?

- Che famiglia, che famiglia…- mormorò Celeborn sconsolato.

- No zia, io sono quello etero!

- Ma allora cosa dice il signore?

- Veramente, è un po’ che cerco di fargli capire che non solo non sono incinto, non sono neanche Legolas!

- Cosa? Non sei Legolas?- protestò Dìs. – Ma allora con chi deve sposarsi nostro nipote?

- Con quel ragazzo laggiù- spiegò Iridan indicandole il fratello.

- Quello? E perché sta là seduto?

- Perché tutti dicono che se si stancasse potrebbe perdere il bambino. Non so se sia vero, ma immagino che sia meglio se sta seduto! Ah, e Gimli invece è là con suo papà a sistemare le decorazioni sulla tavola. Se volete andare a salutarlo…

Entrambe le coppie andarono a salutare il rispettivo parente. Elrond intanto si era avvicinato a Thranduil, che stava riprendendo fiato mentre Arwen andava a cercargli qualcosa da bere.

- Ciao, Thranduil- lo salutò cortesemente.

- Eh? Uh, ciao, Elrond. Elrond?!

Sappiamo infatti come la pensasse sire Thranduil circa Elrond e fece un passo indietro.

- Che…che ci fai qui?

- Sono un parente di Legolas e come tale sono stato invitato al suo matrimonio. Perché quella faccia?

- Perché?!- ripetè Thranduil furioso. – E’ a causa tua se mio figlio ora aspetta un figlio da un nano e oggi lo sposa!

- Mia? E perché mai?- chiese Elrond perplesso.

- E’ a casa tua che si sono conosciuti! Non dovresti ricevere nani a Imladris, Elrond!- sibilò Thranduil, piano abbastanza perché non sentisse Glòin.

- Imladris è casa mia e ci ricevo chi mi pare!- protestò Elrond risentito.

- Ti rendi conto che mio figlio adesso è fidanzato col figlio di Glòin?!

- Thranduil, come puoi darmi la colpa di qualcosa che sfuggiva al nostro controllo?! Non ho mica costretto io Legolas a innamorarsi di Gimli! E comunque, guarda che anch’io avrei preferito che Legolas restasse con Aragorn e lo tenesse lontano dai miei bellissimi e preziosissimi figli! Ma è così che è andata e non ci si può fare niente!

Thranduil sbuffò di rabbia.

- Adesso devo organizzare il matrimonio di mio figlio, ma questa storia non è finita! E sappi anche che io non manderò mai, e dico mai, Iridan da solo a Imladris! Chiaro?

Detto questo, Thranduil si allontanò con aria dignitosa. Imbattendosi proprio in Galadriel e Celeborn, che stavano andando a salutare Glòin.

- Proprio voi!- mormorò rassegnato, rivolgendo a un servitore il segno ormai convenuto per “molta camomilla”.

- Ciao, Thranduil- disse Galadriel col suo sorriso enigmatico.

- Ciao, Galadriel, ciao, Celeborn- salutò Thranduil a denti stretti.

- Stiamo andando a salutare Gimli, è dal soggiorno della Compagnia a Lothlorien che non lo vediamo.- spiegò Celeborn.

- Ah, che bella cosa- replicò Thranduil furioso.

- Hai qualcosa che non va, Thranduil, caro?- domandò Galadriel guardandolo preoccupata.

- Fatevelo spiegare da Elrond- replicò Thranduil. – Sono di fretta, abbiamo ancora così tante cose da fare!- e si allontanò per evitare di rovinare il matrimonio del figlio con poco estetici spargimenti di sangue elfico.

E comunque, c’erano altre cose da fare.

Mentre Thranduil e Glòin, quindi, lavoravano di buona lena, Arwen, di ritorno dallo zio con una tazza di camomilla extraforte, si imbatté in Aragorn.

- Ah, ciao, Aragorn- disse dignitosamente facendo per cambiare strada.

- Ah. Ciao, Arwen- la salutò a stento Aragorn, rivolgendole appena uno sguardo.

Questo bastò a offenderla.

- Non mi guardi più, eppure siamo stati fidanzati tanto tempo!- gli disse risentita.

Finalmente Aragorn la guardò.

-Arwen, io mi sono innamorato di Legolas.

- Ma se ti ha solo usato!

- Questo non è vero!
- No, certo!

Scocciata e addolorata, Arwen si allontanò.

- Arwen, aspetta!

- Sì?

Aragorn la guardò speranzoso. – Tu sei la cugina di Legolas…non potresti parlargli per fargli capire a chi sta rinunciando?

Fu così che Re Elessar si ritrovò, per la primissima volta in vita sua, a dover scansare una tazza di camomilla extra forte in volo rapido verso di lui.

- Chiedilo a quell’imbecille di mio cugino!- strillò Arwen allontanandosi a grandi passi alla ricerca di una nuova tazza di camomilla.

Ad Aragorn occorsero diversi secondi per capire che parlava di Iridan.

Tornando ai preparativi del matrimonio, essi proseguirono fino a metà pomeriggio, quando tutti andarono a prepararsi per il matrimonio che si sarebbe svolto al tramonto.

Verso le sei di sera, quindi, tutti erano nella piccola radura vestiti a festa. Mancava, ovviamente, solo Legolas.

Gimli era nervosissimo, in attesa all’altare. Pipino, il suo testimone, era in piedi alle sue spalle.

- Credi che arriverà?- mormorò Gimli nel pieno dell’attesa. – Non è che si tirerà indietro?

- Tutto può essere, caro mio- replicò Pipino impassibile.

Quello fu l’unico momento della cerimonia in cui Gimli fu sul punto di svenire.

Anche sire Thranduil era nervoso. Talora si chinava verso l’orecchio del figlio minore per chiedergli perché suo fratello ci mettesse tanto. Ma il giovane alzava le spalle e non rispondeva.

Finalmente, dopo quindici minuti di attesa, Legolas fece la sua comparsa nella radura, raggiante nella bellissima veste bianco perla.

Persino Thranduil si commosse alla vista del figlio, che era tanto bello.

La cerimonia ebbe inizio non appena Legolas ebbe raggiunto l’altare.

Gandalf, vestito anch’egli di bianco, prese posizione.

- Siamo qui riuniti oggi per assistere al matrimonio di Legolas Verdefoglia e di Gimli figlio di Glòin- iniziò, probabilmente solo per il gusto di infierire sui poveri genitori, che si gettarono occhiatacce dai rispettivi posti.

- Chi conosce un motivo per cui questi due non debbano sposarsi, parli ora o taccia per sempre.

Iridan abbracciò stretto il padre perché non avesse modo di alzare la mano.

- Ti voglio bene papi- bisbigliò.

- Anch’io Iridan…anch’io.- sibilò Thranduil.

Il sacrificio del giovane arginò solo in parte il problema.

- Io lo conosco un motivo- saltò su infatti dama Arwen, mentre Elrond si nascondeva il volto tra le mani.

Gandalf sospirò guardandola sconsolato. – Sì, dama Arwen Stella del Vespro?

- Legolas ha avuto una relazione precedente.

Gandalf ci pensò un po’ su.

- Legolas, consideri la tua relazione conclusa?

- Sì, Gandalf- replicò Legolas fulminando con gli occhi la cugina.

- Gimli- proseguì Gandalf – Eri al corrente di questa relazione precedente?

- Sì.

- Allora non ci sono problemi. Grazie, Stella del Vespro, è tutto risolto.

Arwen si rimise a sedere indispettita e Elrond la guardò tristemente ma non ebbe il coraggio di dirle niente.

In fin dei conti, i problemi amorosi parevano una caratteristica della nuova generazione.

Gandalf tacque ancora per qualche secondo, prima di proseguire con lo scambio delle fedi.

- Legolas Verdefoglia, vuoi tu prendere in sposo Gimli figlio di Glòin?

- Lo voglio.

- Gimli figlio di Glòin, vuoi tu prendere in sposo Legolas Verdefoglia?

- Lo voglio.

- Puoi baciare lo sposo- e Gandalf chiuse il suo libro, senza riferirsi a nessuno in particolare.

Quando Legolas e Gimli si baciarono, Aragorn scoppiò in un pianto dirotto, e per una volta Glòin e Thranduil gli diedero perfettamente ragione.

Avrebbero tanto voluto unirsi anche loro a lui…

Ma in fondo i figli sembravano così contenti con le fedi al dito!

 

Evitando agli zii di Gimli altre preoccupazioni circa la sua forma fisica, in capo a qualche mese Legolas sfoggiava il pancione.

La casa, dono di Glòin per il matrimonio, doveva solo finire di essere arredata, ma Legolas trascorreva molto tempo dal padre quando Gimli era impegnato col lavoro, per evitare di restare solo.

Thranduil vedeva con apprensione crescere la pancia del figlio e con ancor più apprensione vedeva lievitare la quantità di scarpine, bavaglini, maglioncini, cappellini e calzini che iniziava a trovare in giro per casa.

- Figliolo, dimmi, per quale motivo cuci tutte queste graziose cosette per il mio nipotino?- domandò un giorno, sventolando davanti agli occhi del figlio una scarpetta ricamata rinvenuta sul trono.

- Papà, vuoi che il bambino abbia i piedi al freddo?- lo rimproverò Legolas, seduto a lavorare ai ferri, per l’appunto.

- No, certo che no. Sarebbe impensabile. Ma cosa se ne fa di dodici paia di scarpine eleganti e quattordici per tutti i giorni se ancora non è nato e sai che non camminerà prima di molti mesi?

- Sei proprio un insensibile- commentò distratto il giovane, senza distogliere lo sguardo dal proprio lavoro. Stava facendo un bavaglino. – La mamma non cuciva tutte queste cose quando aspettava me o Iridan?

Thranduil cercò di ricordare le occupazioni della moglie in dolce attesa.

- Può darsi.

- Quindi vedi, è una cosa perfettamente normale.- Legolas si interruppe per un attimo, poggiando il lavoro sulle ginocchia. – Papà…

- Che c’è? Ti senti male? Devi vomitare?- lo anticipò Thranduil allarmato. – Hai le doglie?

- No. Pensavo…- Esitò un poco. – Ti dispiacerà che io vada via per sempre? Adesso passo molto tempo qui, ma dopo il parto, starò quasi tutto il tempo nella casa nuova.

No, decisamente non doveva vomitare. Thranduil riflettè tristemente sulla domanda.

- Mi dispiacerà, Legolas, ma sarei un padre molto crudele se non desiderassi che tu stia bene con tuo marito e il mio nipotino.

- E potrai sempre venire a trovarmi- aggiunse Legolas in fretta.

- E comunque, per i primi tempi ci sarà sempre Iridan a tenermi compagnia- gli ricordò il Re elfico.

In quel preciso momento, per l’appunto Iridan arrivò nella sala del trono con aria piuttosto turbata. Non salutò nessuno, contrariamente al suo costume, si sedette a terra vicino alla sedia di Legolas e cominciò a giocherellare con un calzino di lana formato mignon che quest’ultimo aveva lasciato cadere.

I due lo guardarono perplessi.

- Iridan? È successo qualcosa?- chiese Legolas guardando con apprensione il calzino.

Il giovane sollevò lo sguardo dalla tortura della calza e, guardandoli entrambi: - Non ne sono sicuro- ammise.

Legolas e Thranduil si scambiarono uno sguardo preoccupato.

- Figliolo adorato, non vorresti spiegarci che succede?

Iridan ci pensò un po’ su.

- Ho incontrato sire Aragorn che porta questo da parte dello zio Elrond- spiegò, gettando sulle ginocchia del fratello un bavaglino con ricamate le parole “Amore dello zio”. Legolas lo guardò e lo appoggiò sul tavolino pieno di cose per l’infanzia. – Dice che Elrond non può portarlo di persona perché Arwen si arrabbierebbe e poi ha paura di quello che potrebbe fargli papà. Ma non è questo.

- E allora cosa?

- E’ come l’ho incontrato.

- Cioè?- chiese Thranduil in ansia. – Iridan, parla!

- Beh, stavo cantando a passeggio nel bosco (strane abitudini elfiche nda), quando si è avvicinato a me d’improvviso con aria per niente rassicurante.

Ormai anche Legolas era in ansia. – Cioè?

Iridan non sapeva più come spiegarsi. – Sai, con quell’aria un po’ inquietante…

Avendo intuito, o temendo di avere intuito, a quale aria si riferisse Iridan, Legolas si alzò e si portò vicino al padre, chinandosi su di lui per prendergli la mano. – Cosa ti ha detto, fratellino?

- Mi ha chiesto se era un invito.

Entrambi i suoi interlocutori sprofondarono nella confusione. – A che cosa si riferiva, Iridan?

- Credo alla canzone che stavo cantando.

Thranduil non capiva niente. E la cosa peggiore era che desiderava tanto continuare a non capire niente. – Iridan, gioia di tuo padre, facci la grazia di spiegarci cosa stavi cantando.

- Quella canzone che a un certo punto dice: “e strappa via la mia cintura, tu, vieni in me lordura, fammi sentire la lussuria…” (“La Cavalcatura”, dal musical di Riccardo Cocciante “Notre-Dame de Paris”. Non so come gli elfi possano conoscere Cocciante, ma è davvero una bellissima canzone. E concedetemi una licenza poetica!)

Tutti lo sanno che da seduti non si può svenire, infatti è quello che si consiglia di fare quando uno si sente male.

Perfettamente consapevole di ciò, Thranduil fu costretto persino ad alzarsi in piedi per poter svenire in tutta calma.

La notizia che Aragorn, dopo aver smesso di molestare il suo primogenito, avesse iniziato a provarci col secondogenito, era troppo forte per il suo vecchio cuore.

- Credi che stia molto male?- chiese Iridan raccogliendo il padre e mettendolo di nuovo sul trono(Legolas non poteva fare sforzi).

- Può darsi- rispose Legolas tirando qualche schiaffetto sulle guance del padre. – Papino. Papino, riprenditi. Non sta succedendo niente.

- Come sarebbe a dire che non sta succedendo niente?!- strillò Thranduil, perfettamente ripresosi, balzando in piedi. – IRIDAN! Vammi a prendere l’arco e molte, moltissime frecce! E vedi se qualcuno ha qualche arma da corpo a corpo che può prestarmi! Io UCCIDERO’ QUEL DANNATO NUMENOREANO CHE NON LA SMETTE DI MOLESTARE LA MIA FAMIGLIA!

Iridan osò accennare un’ipotesi. – Papi, forse Aragorn stava solo scherzando…non prendertela così.

- No! Lo ucciderò e quando sarà spiaccicato sulla strada lo salverò e lo ucciderò ancora!- ribadì Thranduil attraversando a grandi passi la sala del trono. – Sono stufo di vederlo girare intorno ai miei figli! Per quale motivo non molesta né Elrohir né Elladan? Anzi, perché non va da Elrond a dirgli che è molto carino?

- Non sono sicuro che non l’abbia già fatto- borbottò Legolas, ma questo non servì a calmare il padre.

- LEGOLAS! Non scherzare! Piuttosto, aiutami a ucciderlo!

- Papi, Legolas non deve fare sforzi- gli ricordò Iridan preoccupato.

- Ah già: è vero…beh, Legolas, rimettiti a fare la maglia! Io vado in cerca di quel maniaco di Re Elessar!

Abbiamo visto che Thranduil aveva ormai smesso di vedere di buon occhio Aragorn. Dopo aver capito che Legolas era ormai innamorato perso di quel maledetto nano, aveva stabilito che almeno Iridan doveva sposare una bellissima principessa elfica e stabilirsi in un bellissimo castello elfico e avere tanti bellissimi bambini elfici.

E non avrebbe mai permesso ad Aragorn di rovinare i SUOI progetti matrimoniali.

Per SUO figlio minore.

Preferiva di gran lunga che molestasse i figli di Elrond, che a quanto pareva aveva dato inizio a tutti i SUOI problemi.

Iridan saltellò dietro al padre per cercare di calmarlo. – Papi, Aragorn scherzava! Davvero!
- No! Tu sei un ingenuo, figliolo, e non capisci le intenzioni di Aragorn!

Veramente, Iridan le aveva capite benissimo non appena Aragorn, con aria ammiccante, gli si era avvicinato nel bosco dicendo: - Iridan, mio bellissimo principe, questo è un invito?

In fondo, il giovane era un ingenuo, ma non uno sprovveduto.

E si era anche ripromesso di non cantare mai più La Cavalcatura in giro per il bosco.

Ma che poteva farci se era la sua canzone preferita?

Thranduil scomparve in cima alle scale per ricomparire subito dopo in tenuta da guerra.

- Iridan, non possiamo lasciare da solo Legolas! Resta con lui. Io tornerò non appena lo avrò ammazzato!

E con questo affettuoso saluto il re uscì dal palazzo a passo marziale. Con un sospiro il principe se ne tornò da Legolas, che aveva ripreso a lavorare a maglia.

- Fratello, dici che davvero Aragorn aveva cattive intenzioni?- chiese debolmente.

Legolas sollevò gli occhi e lo guardò con aria poco speranzosa.

- Iridan, Aragorn non scherza facilmente su questi argomenti. Fidati, te lo dico io che lo conosco.

Il giovane sbuffò.

- Almeno ha smesso di infastidire me e Gimli- disse il maggiore accarezzandosi il ventre ingrossato. – E il mio bellissimo bambino potrà crescere senza dover sentire tutte le notti le sue orribili, orribili serenate!

- La dici facile tu! Adesso inizierà a farle a me!- sbottò Iridan andando a sedersi per terra vicino alla sua sedia. Con un sospiro abbandonò la testa sul ginocchio del fratello.

- Però, sai una cosa, Legolas…

- Cosa?- chiese il fratello continuando a lavorare a maglia.

- Sire Aragorn è veramente molto carino…

 

Da-dan...capitolo nuovo!

Innanzitutto, ribadisco che La Cavalcatura è una canzone di Riccardo Cocciante, cantata dal personaggio di Fiordaliso nel musical Notre-Dame de Paris. E' una canzone davvero bellissima...

Poi, devo ringraziare Smolly_sev per la recensione.

Cercherò di postare il prossimo capitolo nel più breve tempo possibile, ma purtroppo, anche se la storia è conclusa (l'ho finita ieri sera...che soddisfazione!), devo rivederla e soprattutto dividerla in blocchi, dato che è nata come una lunga one-shot, e poi c'è la scuola... comunque, arrivederci al prossimo capitolo!

   
 
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