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Autore: kannuki    04/06/2005    7 recensioni
Maret è scappata un'altra volta e ha cominciato un'altra vita, la quinta per la precisione. Vive a Los Angeles e continua a fare il vecchio lavoro che non l'ha mai tradita. Una storia che tutti possono leggere, anche digiuni della saga precedente. Avviso per i vecchi lettori: la fict si riallaccia direttamente a LSF.
Genere: Romantico, Thriller, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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‘Posso venire da te

‘Posso venire da te?’

 

Lennie guardò il cellulare pensando di aver capito male e istintivamente si mise seduto, in silenzio.

 

‘Posso venire da te?’ 

 

Si, aveva capito bene “certo” mormorò cauto e a bassa voce restando a guardare il nulla con quel groppo in gola che si formava sempre quando parla con Maret.

 

Mezz’ora dopo Maret suonò alla sua porta con gli occhi lucidi; si vedeva che aveva pianto e il suo dolore era quasi palpabile.

Lennie la fece entrare in silenzio e lei neanche lo guardò, continuando a dirsi che aveva fatto un tragico errore a venire lì e sbagliava ad abbracciarlo in quel modo e sbagliava a baciarlo. Sbagliava e sbagliava, non faceva altro che sbagliare.

 

Ma le sue carezze erano così dolci e baciava così bene che non pensò più a nulla, quando la portò nella sua stanza….

 

“Madeleine, che hai? Che ti è successo?”

 

Maret continua a stringerlo ma Lennie non si lascia andare così facilmente, perché affidare il proprio cuore nelle mani di quella donna significa ritrovarselo stritolato.

 

La lascia sfogare per un po’ finchè non la sente smettere di tremare e di tirare su col naso.

Lennie tace perché non sa che dirle e non sa cosa fare per consolarla. Comincia a passarle delicatamente una mano fra i capelli, l’altra stretta attorno alla sua schiena e la culla contro di se sentendo che lo ricambia nell’abbraccio. 

 

Ha un buon profumo, la sua gelida modella che in quel momento lo sta usando per dimenticare qualcuno ma il suo orgoglio maschile è l’unica cosa di cui non deve preoccuparsi al momento, perchè Maret gli sta baciando il collo e continua a stringerlo, schiacciandogli il seno addosso.

Gira la testa e riesce a baciarla e stavolta è un bacio come si deve e lei lo ricambia con foga, facendogli quasi male.

La stacca da se e la guarda nella penombra della stanza sentendo che ha il respiro pesante e il viso è caldo perché ha pianto. Ingoia a fatica cercando di capire perché sia venuta lì da lui.

“Lennie..” Mormora bassa voce alzando il viso verso le sue labbra umide del precedente bacio “per favore…”

Cosa? Cosa per favore? Che deve fare?!

Gli si presenta in casa e gli salta addosso e sembra così disperata e che diavolo deve fare lui con quella pazza che in qual momento comincia a slacciarsi il soprabito che porta ancora indosso?!

 

Lo lascia cadere sul pavimento e lo guarda per un attimo negli occhi, scendendo lungo il corpo: stava dormendo, perché ha le occhiaie da sonno interrotto e indossa una maglietta che ha l’aria troppo stirata perché sia usata come eventuale pigiama. Dorme in boxer e basta, decide all’istante sentendo un profumo fresco che proviene da lui e non vi è traccia del suo odore sulla maglietta che si è bagnata con le sue lacrime.

All’improvviso si accorge di quanto si stia rendendo ridicola e si alza di scatto spingendolo via, vergognandosi per aver ceduto in quel modo alla disperazione e al suo mandante che la sta guardando senza capire.  

 

“Scusami” sussurra afferrando il soprabito e dirigendosi verso la porta in tutta fretta. Lennie la guarda e dopo un secondo schizza verso di lei fermandola e facendole scappare un sussulto per la sorpresa.

“Resta qua, non te ne andare” le sussurra continuando a fissare i suoi occhi arrossati dal pianto prolungato.

Maret lo lascia fare per qualche attimo, poi scuote la testa e cerca di spingerlo via. “No, non lo so che mi è preso, non dovevo venire.

“Ormai ci sei. Resta” mormora continuando a stringerla “sei mia ospite a tempo indeterminato”

 

La sente resistere per qualche secondo buono, poi si scioglie e annuisce “hai una camera degli ospiti?”

Lui annuisce e le indica una porta accanto alla sua con un gesto della mano “fa come se fossi a casa tua.

No, pensa Maret mentre s’infila nella stanza, casa mia è meglio lasciarla dov’è. Ora sono a casa tua e mi sento spaesata e mi vergogno di quella scenetta patetica..

Siede sul letto e si guarda attorno, aspettando di sentire i passi di Lennie allontanarsi. Lo sa cosa sta facendo, sta fermo dietro la sua porta ad ascoltare come lei qualche rumore straniero per immaginare cosa farà una volta da solo.

Si getterà sul letto con gli occhi spalancati cercando di riprendere sonno e di non pensare a lei, dall’altra parte del muro.

 

Lennie ha la mente in bianco. Sta succhiando il labbro inferiore che lei ha morso con troppa violenza, pensando che se fosse stato un altro e se ne fosse stato capace, a quest’ora la sua gelida Madeleine sarebbe nel suo letto. Si stacca dalla parete e torna nella propria stanca, a passi lenti, pensieroso e col sonno che preme. Chiude gli occhi e pensa ancora una volta a Madeleine…chissà se sta piangendo nuovamente…

 

Sta albeggiando quando Maret sente il lenzuolo scostato e qualcosa di profumato la sovrasta, inondandole i sensi di un odore sconosciuto. Apre gli occhi con espressione vacua, sentendo un solletico piacevole alla guancia. “Lennie…che stai facendo?” sussurra sentendo le sue mani che le corrono addosso. Un secondo dopo due labbra calde premono sulle sue, svegliandola quasi del tutto.

“Mi prendo cura della mia ospite” gli risponde con voce inesistente, le labbra che continuano a  sfiorarla e le strappano qualche gemito sommesso.

Si sdraia su di lei sentendola sospirare…è bello quel sospiro, sembra quasi felice. 

 

Insiste a coccolarla mentre la conquista lentamente. Maret non è abituata ad un’esplosione del genere d’affetto e resta quasi annichilita da quanto può essere dolce un uomo se gli si lascia la possibilità di esprimersi…

 

Si lascia spogliare senza protestare, perché le piace che la tocchi in quel modo, come se potesse rompersi da un momento all’altro e le piace il modo con cui la bacia, le piace tutto quello che fa…

Quando la gira sullo stomaco e continua a baciarla sulla schiena, Maret sorride, il pensiero di Jesus che la odia lontano e quel piacere che cresce troppo velocemente e violentemente per essere sopportabile.

“Basta Lennie… basta, ti prego” mormora con un fil di voce mentre la accarezza e le strappa gemiti uno dopo all’altro. Non ricordava che si poteva perdere la ragione così facilmente.

“Non ti piace?” le domanda con la voce rotta pensando che l’ultima cosa che può chiedergli in quel momento è di fermarsi. 

“No...si, mi piace…” risponde cercando di sgusciare via da lui “non posso per favore, vattene”

L’uomo la guarda cercando di calmarsi e di non fissare quel corpo bellissimo che gli sta sfuggendo dalle mani “non c’è niente di cui aver paura” mormora avvicinandosi un’altra volta e intrappolandola contro il cuscino “...non posso..” Sussurra sentendo che il suo corpo reagisce prontamente a quella presenza fin troppo gradita.

Lui la guarda negli occhi che stanno cercando in tutti i modi di sfuggirgli, ma ha capito benissimo che non centra niente il tipo dell’anello in quel frangente “ho sbagliato a venire da te?”

Maret lo fissa ancora annebbiata dal piacere balbettando qualcosa che sembrerebbe un “no...no, sono io..

“Non ti piaccio?” le domanda con un sorriso dolce che la porta istintivamente a baciarlo.

“No...mi piaci…e tanto..” Sussurra facendolo saltare internamente “è una storia di tanto tempo fa….

 

Maret non lo guarda mentre racconta, sentendo la sua stretta che si accentua nelle parti più brutte e disperate o quando scoppia un’altra volta a piangere per via del bimbo. 

Poi si rende conto che ha parlato per quasi un’ora e gli ha raccontato tutto nei minimi dettagli e istintivamente tace.

“Stai meglio adesso?”

“Si”

Lennie continua ad accarezzarla senza pensare a niente, il suo lato protettivo è salito ai livelli di allerta. “Potrai avere altri figli?”

“Si”

Maret lo guarda di sottecchi la testa ancora appoggiata sul suo torace, ascoltando il cuore che batte veloce.

“Hai paura che ti piaccia?”

“No…”

Lennie inspira profondamente, tentando di calmarsi, perché ha capito il suo timore vero. “E’ passato troppo tempo” mormora usando un tono dolce e teso allo stesso tempo. Teso? Lui teso? Un eufemismo!  “Hai paura di questo, vero?”

 

Maret non risponde a quelle domande imbarazzanti continuando ad abbracciarlo morbidamente. La scosta da se, accarezzandole i capelli e le guance calde, una carezza dolce che la fa tremare “io mi ricordo benissimo come va svolta la faccenda. Sai quelle cose che una volta imparate non dimentichi più?” le sussurra strappandole prima un sorriso e poi una risata.

E’ la prima volta che la sente ridere e ne resta colpito. La osserva come se non vedesse tesoro più bello e Maret resta a guardarlo a sua volta “mi ricordo io…per tutti e due…” bisbiglia dandole un bacio lungo e dolce, così dolce da annientarla un’altra volta.

 

E’ un sonno lungo dieci miglia e profondo come il mare, quello che li avvolge alla fine.

Lennie la studia mentre giace sullo stomaco, le braccia infilate sotto il cuscino e le guance lucide di lacrime che hanno ripreso a sgorgare per il troppo piacere che non si aspettava e che l’aveva sconvolta.

Quando la ritrovi un’altra donna del genere? È unica, pensa accarezzandola leggero per non svegliarla. Sente le palpebre pesanti e pensa che fra qualche ora deve andare a lavorare perché il padrone della baracca non si riposa mai, arriva prima di tutti e va via dopo di tutti.

 

Vorrei essere un impiegato delle poste e darmi malato certe volte, sospira sdraiandosi accanto a lei.

Chissà se ci sarà ancora domattina…

 

La sveglia che suona disturba Maret che allunga il braccio per spegnerla e va a vuoto. Chi l’ha spostata? Si domanda aprendo gli occhi e cercandola sul comodino…che non è il suo!

Ci mette un attimo di troppo a ricordare che non è a casa sua e che quello che sta dormendo accanto a lei non è…

Un’ondata di tenerezza e di timidezza la avvolge mentre lo guarda dormire placidamente, il respiro regolare e l’aria innocente di un bambino.

Dio, quanto è strano farlo con qualcuno che non sia…strano e allo stesso tempo eccitante, perché non sai cosa aspettarti, non conosci la sua prossima mossa e non sai come si muoverà su di te…o dentro di te.

Maret arrossisce voltando la testa dall’altra parte, lontano da quel corpo nudo che giace profondamente addormentato in uno stato di totale beatitudine. Si mette a sedere sul letto guardandolo di sottecchi un’altra volta. Non l’aveva mai fatto così…dolce…delicato…sembrava che sapesse esattamente cosa fare con lei, quando baciarla, quando toccarla.

Un sottile gemito le sfugge dalle labbra al ricordo della nottata intensa che ha appena vissuto.

 

Osserva distrattamente i diplay della radiosveglia e poi abbassa gli occhi sull’uomo: se c’è una sveglia puntata ci sarà un motivo.

Allunga una mano senza pensarci e lo scrolla delicatamente “Lennie, svegliati..” Sussurra accucciandosi vicina a lui e sfiorandolo con due dita. È carino, è veramente carino…pensa deponendogli un bacio leggero sulle labbra.

I capelli che gli fanno il solletico, lo fanno sorridere e quando si volta verso di lei e la guarda sbattendo più volte gli occhi, Maret si sente stranamente inchiodata al letto.

“Ciao..”sussurra allungando una mano per tirarla contro di se “pensavo che te ne fossi già andata”

Maret non gli rispose perché non si è mai sentita così prima d’ora: la voglia di restare preme e non la fa muovere. Si costringe a mettere insieme due parole che suonano piuttosto tristi “Se vuoi vado via”

“No, che dici! Resta” si affretta a biasciare ancora mezzo assonnato “oddio…sono io che devo andarmene” borbotta quando afferra la radiosveglia con aria distrutta e la guarda sgranando gli occhi con un mugolio di dolore.

Maret tace e lo osserva perché è fantastico vedere quel tipo con l’aria stravolta che borbotta annaspando per uscire dal letto. Sembra che non abbia dormito un solo minuto. Comincia a ridacchiare a bassa voce e lui la guarda con un sorriso dolce, gattonando fino a lei e stampandole un bacio lungo sulle labbra “mi piace sentirti ridere..”mormora mentre Maret lo guarda seria...ma come fa ad essere sempre così carino con lei? Lo bacia di nuovo eccitata e si sdraia su di lui, con quello sguardo che Lennie non conosce ma che gli sembra un pò pericoloso “Madeleine…mi stai facendo paura” sussurra facendola ridere di nuovo.

“Smettila di chiamarmi Madeleine…non è il mio vero nome” mormora sedendogli a cavalcioni sullo stomaco.

“Lo sospettavo. Ci metti sempre un secondo di troppo a rispondere, quando ti chiamano per nome…come se dovessi pensarci su”

Maret inclina la testa pensando che il ragazzo è parecchio sveglio “sei bravo” ammette scendendo di qualche centimetro, rendendosi conto che è eccitato. “Lennie..” Mormora con voce carezzevole e ammonitrice.

“E’ colpa tua, sei troppo bella” ribatte tirandola verso di se e guardandola, stavolta serio. “ Allora, come ti chiami?”

“Maret”

Le sorride e scuote la testa “è bello…molto bello”

 

La sua voce si è ridotta ad un mormorio e quando la vede chiudere gli occhi, affonda una mano fra   i capelli e la bacia con una certa urgenza. “Torna anche stasera…” la supplica continuando a baciarla. Lei annuisce più volte e lo stringe per non farlo andare via. “Dopo la trasmissione…vengo dopo la trasmissione” sussurra con decisione e una tremenda nostalgia nel doverlo già lasciare.

“Trasmissione?” le domanda incuriosito “lavori in tv?”

“Radio”

Lui sorride e la bacia un’altra volta maledicendosi per non poter dare buca a quella riunione in cui si decide il tutto per tutto “allora ti ascolterò tutte le sere…”

  
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